17-06-2011rc

Page 15

15

VENERDÌ 17 giugno 2011

D A L

P O L L I N O

A L L O

calabria

S T R E T T O

ora

il caso gioia tauro

Un presidio permanente aspettando la soluzione

Anche la chiesa si mobilita: «È la lotta di tutti»

«Le commesse sono sempre meno. Si rischia la chiusura» GIOIA TAURO L’incertezza regna sovrana al porto di Gioia Tauro. Anche tra lavoratori e sindacati, che non sembrano trovare per il momento una linea comune sulle strategie da attuare nell’immediato. In attesa di capire se il terminalista Mct otterrà quegli aiuti chiesti al Governo per scacciare la crisi, la Cgil prova a compattare il fronte con il presidio permanente partito già dal pomeriggio di mercoledì scorso. Un’iniziativa «informativa» a beneficio dei lavoratori, ha spiegato il sindacato, anche se l’impressione è più di una sorta di sondaggio interno per testare gli umori e, soprattutto, invocare la partecipazione anche di Cisl e Uil. E non certo positiva, in questo senso, è risultata la completa assenza fatta registrare dagli altri confederali anche nella giornata di ieri. Mentre rispetto all’esigenza di “informare” i lavoratori, è chiaro che i portuali capiscono benissimo già da soli lo sta«Come al solito to dell’arte, e sopratl’azienda vuole tutto le contraddizioni sempre più evidenti scaricare la crisi che stanno emergendo su di noi, ma la rispetto alla gestione colpa è altrove» attuale della vertenza. «Come al solito, l’azienda vuole scaricare la crisi su di noi - affermano - ma che colpa hanno i lavoratori se l’azienda non è riuscita a trattenere a Gioia Maersk?». E c’è anche chi ricorda gli “sprechi” aziendali passati e presenti. «Oggi l’azienda lamenta perdite - protesta un portualema che senso aveva, nel 2005, organizzare per il decennale dell’apertura festeggiamenti e una crociera costati 2 milioni di euro?». E poi c’è la gestione del personale. Se è vero, infatti, che l’organico appare oggi ridimensionato, un lavoratore denuncia: «Una volta c’era un capoturno per ogni turno, adesso anche tre, a che servono?». Discorso diverso, invece, quando si parla di passare all’azione. Rispetto all’ipotesi di uno sciopero, infatti, l’indecisione è palpabile. Prevale la prudenza, la stessa dei sindacati che, seppure con sfumature diverse, attendono che vengano ufficializzati gli eventuali esuberi per far scattare la mobilitazione. Il timore, infatti, è che un blocco del porto in questa fase possa dare l’«alibi» alla compagnia svizzera Msc, l’unico grande cliente rimasto sulla banchina, per abbandonare lo sca-

lo. Quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, insomma, il rapporto di forza si rivela tutto a vantaggio dell’azienda rispetto alle parti sociali. La stessa Cgil che ha organizzato il presidio, in attesa di avvicinare le altre sigle, continua infatti a sollecitare il tavolo nazionale che dovrebbe, nella sostanza, scongiurare la crisi con aiuti e sgravi all’azienda. Lo fa Pasquale Marino, segrtario territoriale della Fiom, che chiede «un tavolo con la Presidenza del Consiglio per capire quali saranno gli investimenti sul Il segretario della porto». Fiom chiede Ma la presenza del segretario Fiom è imun incontro portante anche perché della Gellog (setcon il presidente ratore segna l’allargamento tore metalmeccanico, 22 del Consiglio della vertenza all’area dipendenti), ma con industriale, oltre che contratti ormai limitati a alla banchina, con particolare riferi- 15 giorni e metà del personale già in casmento al settore metalmeccanico. La sa integrazione. crisi, per il momento, si sta scaricando «Le commesse sono sempre di meno infatti sulle aziende esterne che lavora- spiega il dipendente - si richia la chiusuno per Mct, dallo stesso settore metal- ra». Insomma, un clima rovente, ma con meccanino al rizzaggio, per un totale di una politica che appare sempre più lonta400 lavoratori all’incirca. Il terminalista na dalla drammatica realtà vissuta dai lainfatti comincia ad utilizzare per tali at- voratori, e soprattutto incapace di capire tività il personale proprio attualmente e governare le questioni. Ma anche quein eccedenza, e di conseguenza non dà sta, in fondo, è storia vecchia. più commesse alle aziende esterne. E a FRANCESCO RUSSO confermare la tendenza arriva un lavof.russo@calabriaora.it

GIOIA T.«La situazione che si sta delineando nel porto di Gioia Tauro non può lasciare indifferente la chiesa. La chiesa non è colei che può trovare la soluzione, ma questo non vuol dire stare a guardare. Siamo chiamati a dare il nostro contributo». È giunto forte e chiaro, durante la preghiera solidale officiata ieri pomeriggio nella cappella del porto, il messaggio lanciato da don Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido-Palmi e referente locale di “Libera”. «È necessario che in tutti gli ambiti, quello politico, quello economico e quello lavorativo, ci si ricordi di ciò che Benedetto XVI ha detto, e cioè che il primo capitale da salvaguardare è l’uomo nella sua integrità. Faccio quindi appello - ha detto don Pino Demasi - agli imprenditori e ai vertici aziendali affinchè il profitto non diventi l’unico motivo di riferimento. E ricordiamo che la lotta di ciascuno per il lavoro, è la lotta di tutti». Dunque una profonda dimostrazione di solidarietà per i lavoratori del porto, il momento di preghiera organizzato nel piazzale della piccola cappella del porto dal cappellano don Natale Ioculano, dalla Pastorale sociale e del lavoro, dalla Consulta diocesana aggregazioni laicali e dal consiglio Pastorale diocesano. L’evento, presieduto da don Pino Demasi, si è svolto alla presenza, fra gli altri, del comandante della capitaneria di porto Giuseppe Andronaco, e dell’ispettore dei vigili del fuoco Natale Zucco. Meditando alcuni brani della “Laborem Exercens”, il cappellano don Natale Ioculano ha evidenziato: «La situazione del porto riflette le problematiche del lavoro, come chiesa ci sentiamo di essere solidali in quello che determina il futuro di tante famiglie». Don Natale ha poi proseguito rivolgendosi ai sindacati, definiti «un organo importante di lotta, ma che sia fatta in nome della giustizia sociale», e ai politici, «affinchè svolgano fino in fondo il loro dovere per risolvere la crisi». Eva Saltalamacchia

gli appelli GIOIA TAURO Ancora gli appelli prevalgono sulle azioni di rivolta che pure sono state ventilate. La speranza che le istituzioni regionali e nazionali trovino una buona soluzione per lo scalo marittimo di Gioia e per quanti vi lavorano, viene sinora affidata a manifestazioni di pacifica protesta come il sit-in, organizzato già da qualche giorno, dei lavoratori portuali per lo più affiancati da rappresentanti di categoria sindacale in quota Cgil. Ma il clima potrebbe cambiare da un momento all’altro. E le avvisaglie non mancano. Soprattutto perché i lavoratori che in queste ore si stanno ritrovando presso il sit-in sento-

I lavoratori continuano a sperare nel dialogo Ma la tensione è già al suo limite massimo no l’urgenza di non farsi rappresentare da alcuna bandiera ma, nello stesso tempo, di convogliare nell’alveo della protesta le istanze nude e crude della gente del posto e delle proprie famiglie. Perciò, l’ansia cresce e, anche nelle ultime ore, come tutta risposta, si moltiplicano gli inviti «all’unità sindacale» con parole concilianti affidate a “note” firmate da esponenti politici locali e segretari sindacali. Al fianco del sindacato “rosso” ieri mattina c’era il consiglie-

re provinciale di Reggio, Giuseppe Longo, di Rifondazione, che invita proprio alla riunificazione delle sigle «affinché - scrive - si possa mettere in piedi un tavolo di concertazione con il Governo». La richiesta di un dialogo prevale anche negli altri rappresentanti sindacali, ben consci della piega che potrebbe assumere la questione in termini di tensioni sociali. In un documento a firma congiunta, Fit-Cisl, Uil-Trasporti e Ugl-Ferrovie tra le righe tentano di

spiegarlo che la realtà potrebbe rivelarsi ben più grave di quanto non venga rappresentata: «La crisi delle attività nel porto e nell’area portuale di Gioia Tauro - si legge nel documento , se non affrontata con le modalità più adeguate a superare le ragioni di fondo che la stanno generando, rischia di pregiudicare ogni possibile strategia d’azione condivisa». In palio c’è il futuro di un’intera classe di lavoratori ancorché di un intero territorio. Ed oggi più di sempre appare drammaticamente beffarda l’agonia di una delle più importanti infrastrutture costiere del Mediterraneo. l. g.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.