Voci - Numero 1 Anno 6 - Amnesty International in Sicilia

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Psicosociologia

LA QUESTIONE DELL’ERGASTOLO di Aristide Donadio

© Caspar Benson / Foto stock / Getty Images

“La giustizia riparativa è un percorso volontario lungo il quale vittima e colpevole arrivano a un incontro dove la vittima possa sentirsi riconosciuta e riparata del male subìto e il responsabile possa assumere consapevolezza del male inferto: prima sapevo di essere un omicida, ora so di aver ucciso una persona” G. Colombo In tempi relativamente recenti in Italia la dicitura “Fine pena mai”, che connotava la condizione del recluso a vita, è stata tramutata in “Fine pena 31.12.9999”, qualcosa di decisamente kafkiano che ci induce a pensare che il tentativo di migliorare una locuzione ritenuta sconveniente abbia prodotto un rimedio che è peggiore del male. Sono in molti, a partire da Papa Francesco, a ritenere l’ergastolo una “pena di morte nascosta”, una pena avvertita dagli stessi condannati peggiore della stessa pena di morte 1.

Il termine “ergastolo” deriva dal latino ergastŭlu(m), un adattamento del termine greco ergastḗrion, derivato a sua volta da ergázesthai, ‘lavorare’; traducibile con ‘casa di lavoro’. Con questo termine i Romani indicavano l’abitazione degli schiavi impiegati principalmente nei lavori agricoli dei latifondi; ma sappiamo bene che nell’antichità classica gli schiavi vivevano una condizione sub-umana, tanto da non godere di alcun diritto civile e politico. Una condizione di reificazione, di allontanamento dal genere umano propriamente detto. Ma anche in questo caso la parola “ergastolo” nella nostra accezione risulta una definizione inappropriata, incongrua, che non aiuta a comprendere né la natura della condanna né la specie del condannato. È da questi infelici tentativi di definire ciò che di per sé non è definibile 2, un “nomen-omen” inapplicabile, che ricaviamo l’assurdo nel senso etimologico del termine: il vuoto di senso 3, la nota stonata, l’allontanamento dalla significazione umana. Il fallimento linguistico ci induce già a ritenere che ci sia qualcosa di lontano  2  -  Pietro Ingrao affermò più volte: “Sono contrario all’ergastolo perché non riesco a concepirlo”.

1  -  Nel 2006 dieci detenuti del penitenziario francese di Clairvaux attirarono l’attenzione sulla sorte di chi e’ condannato a scontare pene lunghissime o l’ergastolo. Nella lettera, datata 16 gennaio, chiedono che, ritenendosi dei sepolti vivi senza alcuna prospettiva di liberazione, venga ripristinata almeno per loro la pena di morte, da loro stessi considerata preferibile a una morte lenta, e una soluzione meno ipocrita.

Voci - FEBBRAIO 2020 N.1 / A.6

3  -  Per un approfondimento sul tema, anche dal punto di vista giuridico e della ben nota incostituzionalità dell’ergastolo per l’inconciliabilità con l’art.27 della nostra Costituzione: N. Valentino, L’ergastolo, Sensibili alle foglie, Acqui Terme (AL), 2009; anche: P. Gonnella e M. Ruotolo, Giustizia e carceri secondo papa Francesco, Jaca Book, Milano, 2016; S. Anastasia e F. Corleone, Contro l’ergastolo. Il carcere a vita, la rieducazione e la dignità delle persone, Ediesse, Roma, 2009.

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