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Voci - Numero 1 Anno 6 - Amnesty International in Sicilia

EDITORIALE

di Chiara Di Maria

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Ci trattavano come bestie. Volevano raggiungere il massimo dell’inumanità. Ho visto sangue scorrere a fiumi. Non avrei mai immaginato che l’umanità potesse toccare livelli così bassi. Non si facevano alcun problema a uccidere persone a casaccio

ha raccontato Samer, un avvocato arrestato nei pressi di Hama, in Siria.

Il tema delle violazioni dei diritti umani all’interno delle carceri continua ad essere, purtroppo, ancora molto attuale.

Spesso il carcere, ovvero il luogo che dovrebbe anche rieducare in qualche modo il carcerato quale essere umano, diventa esso stesso il luogo in cui si verificano una serie di violazioni dei diritti umani.

Celle sovraffollate, sporche, prive di fonti esterne di aria e di luce, carcerazioni arbitrarie, torture e maltrattamenti disumani e degradanti: queste le drammatiche condizioni in cui molte persone sono soggette a detenzione da parte dei Governi o gruppi armati.

Prigioni quelle della Siria in cui le donne vengono sottoposte ad aggressioni sessuali e a stupri da parte di personale di sesso maschile.

All’interno dei centri di detenzione dei servizi di sicurezza, i detenuti subiscono costanti torture, durante gli interrogatori per ottenere “confessioni” o altre informazioni, oppure semplicemente come punizione, svilendo in tal modo qualsiasi finalità riabilitativa dei detenuti.

In Madagascar le carceri sono veri e propri inferni, infaustamente celebri per il crescente e degradante sovraffollamento e le conseguenti pessime condizioni di vita all’interno per i detenuti.

Non di rado le celle hanno latrine a cielo aperto, cosa che espone ad un altissimo rischio di malattie dilaganti: la tubercolosi è tra le prime cause di morte nelle carceri dell’isola.

Nel corso delle nostre visite, Amnesty International ha potuto verificare che il 55% della popolazione carceraria (oltre 11.000 persone) era detenuta in attesa di processo. Le percentuali aumentano se si considerano le donne (70 per cento) e i minori (80 per cento).

Molti prigionieri, a causa di un sistema giudiziario inefficiente, restano in attesa di un processo per anni.

La prolungata detenzione preventiva viene applicata senza eccezioni né per donne incinte né per bambini, violando così il diritto alla presunzione di innocenza.

Molte persone, anche indagate per piccoli reati, a causa di un sistema giudiziario inefficiente restano in attesa di un processo per anni; rilasciati dopo mesi di detenzione preventiva, faticano poi a “reinserirsi” nella società e sopravvivono senza lavoro, in povertà e in condizioni fisiche e mentali precarie.

Una problematica, quella della necessità del rispetto dei diritti umani nelle carceri, dunque, che spesso non riceve dall’opinione pubblica l’attenzione che meriterebbe e che non viene debitamente affrontata dalle Istituzioni preposte: questo accade in Siria, in Madagascar, come anche in Italia.

Si dimentica infatti, o si vuole dimenticare, che anche i detenuti sono persone e che, come tali, sono titolari di diritti.

Amnesty International, infatti, ha sempre posto e continua a porre l’attenzione sulla necessità del rispetto del diritto alla libertà, alla presunzione di innocenza e ad essere trattati con umanità e nel rispetto della dignità intrinseca della persona umana affinché si possa effettivamente parlare di legittima detenzione che conduca ad una riabilitazione del condannato.

Chiara Di Maria: Responsabile Circoscrizione Sicilia Amnesty International Italia