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La Notte della politica sulla sanità del Verbano-Cusio Ossola C. Zanotti Per una nuova visione della Medicina
from Alternativa 4_2022
LA NOTTE DELLA POLITICA SULLA SANITÀ DEL VERBANO-CUSIO OSSOLA
“Nell’arco di un ventennio sulla “questione sanità” la politica – intesa come realtà organizzata e strutturata territorialmente in forma di partito o movimento – si è scoperta prima debole, poi impotente e infine inesistente. Sulla scena sono rimasti sindaci e amministratori comunali, che spesso con miopia autolesionista hanno rivendicato distanza dai partiti ed estraneità alla politica, quasi fossero – l’ostentata distanza e la rivendicata estraneità – titoli di merito e punti di forza della loro azione e non già gli indicatori di una conclamata incapacità di assumere in tutta la sua complessità la questione della sanità (ospedaliera e territoriale) della provincia e di lavorare a una sintesi e a una mediazione alta tra interessi contrastanti e spinte divergenti. Sintesi e mediazione che possono essere raggiunte solo attraverso una visione più ampia dei problemi, sottraendo il dibattito alla logica distruttiva dei localismi municipali che ormai intrappolano gli amministratori entro la cinta daziaria dei rispettivi Comuni”. Ma per questo servirebbero dei partiti organizzati su base provinciale, degli amministratori locali consapevoli di un’appartenenza politica che si estende oltre i confini del proprio municipio, dei cittadini interessati a confrontarsi su questioni di vivo interesse e di stringente attualità. E forse quello che servirebbe non c’è. Claudio Zanotti
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l dibattito sulla sanità provinciale sembra ormai un nonsense avvitato da quasi tre anni intorno all’interrogativo di quale struttura ospedaliera dotare il territorio (ospedale unico baricentrico, ospedale nuovo nell’Ossola, ospedale “per poli”, ospedale unico plurisede), dando per acquisita la presenza del COQ di Omegna e la sua natura di ospedale pubblico/privato per prestazioni polispecialistiche d’elezione. L’ultimo pronunciamento dell’Assemblea dei Sindaci del Vco (inizio luglio) è consistito nella bocciatura della proposta di mantenimento del Castelli e del San Biagio formulata dalla Regione Piemonte (vedi qui e qui) e nella contestuale richiesta che sia la Regione stessa a individuare il sito ove costruire il nuovo ospedale unico provinciale (nel 2021 la Regione aveva parlato di ospedale nuovo per il Vco in questo documento). Non è intenzione di chi scrive riprendere e analizzare i contenuti delle proposte formulate nell’ultimo triennio (chi fosse interessato può trovare qui una silloge di articoli tematicamente omogenei e cronologicamente ordinati), ma organizzare una ricostruzione della tormentata vicenda della sanità del VCO potrebbe aiutare a capire che al marasma di oggi non è estranea la notte della politica che nel corso di quarant’anni è calata sempre più fitta sulla nostra comunità provinciale.
Il primato della politica (1980-1992)
La legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (n. 833 del 1978), estendendo a tutta la popolazione le garanzie di tutela della salute sino ad allora assicurate da un’eterogenea organizzazione mutualistica, attribuiva ai cittadini –rappresentati dai rispettivi Comuni - il “governo” del sistema, incardinato territorialmente sulle Unità Sanitarie Locali. Osservato con le lenti dell’antipolitica oggi dominante, quel mondo ci appare incomprensibile. Eppure…Eppure le elezioni nazionali del ’76 avevano certificato un’affluenza degli elettori superiore al 90% e più
Idell’80% dei consensi era appannaggio di tre soli partiti (38% DC, 34% PCI, 10% PSI). Era dunque del tutto naturale che i cittadini eletti in Parlamento, nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni su liste di partito si sentissero pienamente legittimati ad agire in virtù della delega loro conferita dai cittadini. Nel caso del VCO, i consiglieri comunali delle tre USSL (la 55 del Verbano, la 56 dell’Ossola e la 57 del Cusio) in elezioni di secondo grado sceglievano il Presidente e i componenti del Comitato di Gestione, organo di governo dell’USSL: amministratori che erano dunque diretta espressione delle forze politiche votate nei Comuni, a garanzia del carattere democratico di quegli organismi. Per una decina d’anni, suddivisi in di due cicli amministrativi (1980-1985 e 1986-1991), la politica esercitata dai partiti ha orientato e guidato l’attività delle tre Ussl del Vco, costruendo dalle fondamenta un sistema integrato di servizi sanitari e sociali articolato in tre grandi settori di intervento: la sanità specialistica e ospedaliera, incardinata sui presidi territoriali del Castelli, del San Biagio e del Madonna del Popolo che nell’arco del decennio hanno visto crescere – in attuazione degli indirizzi nazionali e regionali di politica sanitaria – le strutture edilizie, le divisioni ospedaliere, i servizi specialistici e le attrezzature diagnostiche, terapeutiche e riabilitative; la sanità territoriale e di prevenzione, attraverso l’istituzione e il progressivo potenziamento nelle sub-aree delle Ussl dei Distretti Socio-Sanitari di Base; le prestazioni socio-sanitarie rivolte a situazioni di fragilità, con specifica attenzione ai minori (comunità-alloggio, adozione/affido, sostegno educativo domestico e scolastico, consulenza psicologica…), alle persone disabili (assistenza domiciliare, inserimento lavorativo, comunità diurne…), agli anziani con problemi di autosufficienza (assistenza domiciliare e realizzazione di residenze sanitarie assistenziali), alle persone con fragilità psichiatrica e da dipendenza (servizi
territoriali, comunità-alloggio). Il fatto che gli amministratori delle USSL fossero in larga misura cittadini impegnati in politica e direttamente investiti di un mandato elettorale espresso dalla comunità locale attraverso liste riconducibili a partiti di rilevanza nazionale, ha da un lato legittimato democraticamente la loro azione nelle nuove istituzioni socio-sanitarie, dall’altro ha responsabilizzato gli amministratori di fronte alle comunità cittadine e ai media locali, che non hanno mancato di chiedere puntualmente conto delle scelte compiute, dei progetti avviati, della qualità e delle inevitabili disfunzioni delle prestazioni, del rapporto tra i costi sostenuti e i servizi erogati. E dove localmente la politica ha saputo contrastare con successo lo scadimento delle idealità e la deriva criminogena dei comportamenti che hanno portato al tracollo della prima tangentopoli (1992), il confronto dialettico tra forze diverse e il dibattito cittadino si sono spesso nutriti di importanti questioni di rilievo sociale e sanitario, i cui contenuti – declinati sul piano locale – erano padroneggiati con cognizione di causa proprio grazie al coinvolgimento diretto degli esponenti politici del territorio negli organi di governo e di amministrazione delle USSL. Non si tratta di affermazioni generiche. Chi vorrà, potrà trovare qui la raccolta dei quaranta numeri (ognuno preceduto da un sommario degli argomenti trattati) di un’artigianale rivistina che un gruppo di giovani amministratori della sinistra DC di Verbania pubblicò tra ’89 e il ’93. Molti articoli furono dedicati a un puntuale e documentato approfondimento di tematiche socio-sanitarie di forte impatto politico e amministrativo, di viva attualità ora come allora: l’ampliamento della struttura e dei servizi dell’ospedale Castelli; i bisogni socio-assistenziali e sanitari degli anziani; il fenomeno dell’interruzione di gravidanza e le politiche a sostegno della maternità; il problema della diffusione dell’Aids; le politiche e i servizi a contrasto della tossicodipendenza; la creazione di strutture per persone non autosufficienti; l’emergenza infermieristica e il fenomeno dell’assistenza privata in ospedale; l’inserimento scolastico e lavorativo di persone disabili. E molto altro ancora, come potrà verificare chi avrà la pazienza di scorrere i sommari dei numeri e magari leggere qualche pezzo. La legittimazione politica e la responsabilizzazione degli amministratori, riconosciuti come espressione diretta della volontà degli elettori, per un decennio garantì un buon livello di osmosi tra la classe politica locale impegnata nell’amministrazione delle tre USSL e la popolazione che fruiva dei servizi socio-sanitari, ai quali era riconosciuta una qualità complessivamente apprezzabile. Poi tutto cambiò.
La punizione della politica (1992-2000)
L’effetto combinato di tangentopoli e della crisi finanziaria muta radicalmente e repentinamente il quadro politico nazionale tra il ’91 e il ’92. Il degrado nelle amministrazioni pubbliche e l’esplosione della spesa pubblica (il ’92 è l’anno di Tangentopoli, del prelievo forzoso sui conti correnti, della svalutazione della lira, dell’uscita della nostra moneta dallo SME e della manovra finanziaria monstre del governo Amato per 90.000 miliardi) impongono una profonda revisione del sistema delle USSL previsto nella legge 833, spazzando via insieme al malaffare anche le esperienze di buona gestione. Gli amministratori espressi dai Municipi vengono sostituiti da commissari e da amministratori straordinari (poi direttori generali) di profilo cosiddetto “tecnico” nominati dalla Regione, mentre i servizi socioassistenziali già in capo alle USSL vengono stralciati e riassegnati a consorzi di Comuni. Le tre USSL della provincia sono unificate in un’unica azienda sanitaria (ASL VCO), in cui gli enti locali sono rappresentati dalla Conferenza e dalla Rappresentanza dei Sindaci, cui la legge assegna compiti (sulla carta) di indirizzo, verifica e valutazione, ma che di fatto nel corso degli anni si sono