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Io, Noi, una Comunità Ufficio Stampa Link
from Alternativa 4_2022
IO, NOI, UNA COMUNITÀ
Entro febbraio 2023 la Cooperativa La Bitta prevede l’inaugurazione della ristrutturata Casa Anziani della Valle Antrona. E le persone saranno sempre più al centro di questa nuova ri-partenza.
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Ufficio Stampa del Consorzio Link
Come raccontare il cambiamento? Come trovare le parole per parlare della fatica e di un’attesa lunga due anni tra pandemia e un cantiere aperto? Come dare voce all’amore e alla rabbia, alla passione per il proprio lavoro e alle difficoltà? Come narrare le emozioni di chi conclude la propria vita in un luogo altro che deve imparare a chiamare casa? «Pensare all’inaugurazione della rinnovata Casa Anziani della Valle
Antrona – spiega Simonetta Valterio, direttrice della Casa - è stata un’occasione per farci tante domande, per riguardare tra le pieghe della quotidianità operativa e per provare a trasformarle in un’occasione per valorizzare chi, all’interno della nostra organizzazione, ogni giorno da senso a una mission che non è solo parole ma vita vissuta». Così la direzione ha pensato di intrecciare queste vite e queste storie con il futuro della Casa stessa, donando a ciascuno l’immortalità che solo l’arte sa donare. Oss, personale infermieristico e amministrativo e alcuni ospiti sono diventati infatti i protagonisti di un progetto di arte relazionale condotto a tre mani da Antonio Spanedda, artista relazionale, diplomato in scultura e dottorato di ricerca in Arte Sacra all’Accademia di Belle Arti Brera di Milano; Lorenzo Camocardi, fotografo, videomaker e regista; Cristina Barberis Negra, giornalista e facilitatrice di narrazioni autobiografiche, terapeutiche e di comunità. Che cos’è un progetto di arte relazionale? «L’essenza risiede nell’invenzione e costruzione di relazioni fra soggetti spiega l’artista Antonio Spanedda si comincia con la proposta di abitare un mondo in comune; il mio lavoro insieme ai diversi protagonisti diventa una trama di rapporti che genera altri rapporti, e così via, all’infinito: da chi agisce, a chi crea, a chi fruisce del risultato dell’opera stessa. Io oggi penso a questo progetto di relazioni come una struttura collettiva che nasce dal voler far partecipare tutti all’opera, contribuendo a determinarne il senso. Il risultato sarà manifestato attraverso la creazione di una visione comune che dà forma a una crescita collettiva, attraverso una nuova consapevolezza». I protagonisti hanno così partecipato a laboratori di narrazione, shooting fotografici, video interviste che insieme hanno costruito “la materia” da cui prenderà forma un’opera d’arte permanente che verrà svelata ai partecipanti, in forma privata, il prossimo dicembre e al pubblico il prossimo febbraio, in occasione dell’inaugurazione ufficiale. «Ho accolto con interesse e curiosità la proposta di Cristina Barberis Negra - spiega Simonetta Valterio quando insieme, qualche mese fa abbiamo cominciato a parlare dell’inaugurazione della Casa e del nostro desiderio di valorizzare le nostre persone che tanto avevano collaborato, e sopportato, durante questi due anni complessi. Trovare nuove narrazioni per raccontare il nostro mondo e chi tutti i giorni si adopera per portare avanti impegno e valori, ci sembrava un bel modo per celebrare insieme questo traguardo. Adesso siamo curiosi di vedere il risultato. Di certo la giornata di laboratorio è stata un’occasione per riguardarci tutti, comprendere il nostro valore di squadra e l’impegno che mettiamo o vogliamo mettere in ciò che facciamo. L’apprezzamento degli ospiti poi ci ha davvero reso felici, è come se gli avessimo regalato un piccolo sogno».


Foto - Backstage set fotografico