Zona Cambio #18

Page 1

#18 DUBAI CHALLENGE FORZA & CICLISMO Fitness, nutrizione e salute Tour of Flanders


A cura di: Stefano La Cara Strong + Master Runners Hanno collaborato a questo numero: Stefano La Cara Strong, Master Runners, Cristiano Caporali, Marco Guglielmetti, Lorenzo Pisani, Igor Nastic, Gert dal Pozzo, Massimo Giandelli, Giorgio Delfini, Mattia Prandini, Marco Novelli, Stefano Zucchelli, Marco “Piastrella” Piccolino, Emiliano Ventura, Gianmarco “The Runningpitt” Pitteri. COVER PHOTO: romacorre.it Grafica ed impaginazione: Stefano La Cara Strong

CONTATTI: info@zonacambio.com stefanolacarastrong@zonacambio.com - gianluca@zonacambio.com

Zona Cambio nasce e si struttura come raccolta di aneddoti, consigli ed esperienze personali. Ogni articolo deve dunque considerarsi privo di fondamenti tecnici o scientifici.


4 Editoriale 5 The family (wo)men 6 Le migliori città per il triathlon 7 Il ruolo dello sport 10 Gente che si incontra in Zona Cambio 15 Challenge Dubai 21 Il tuo coach privato 23 Forme di egoismo 25 Tour of Flanders 30 Swim Bike Run 35 Il gusto particolare dell’ultima volta 36 l’involuzione del settore giovanile

38 Sei ‘na sòla 39 Perché le vere medaglie sono altre 40 Power Song 41 Forza e ciclismo 44 Fitness, nutrizione e salute


www.stefanolacara.com

uante volte ve l’hanno chiesto? Quante volte avete evitato di rispondere, perché gli altri non avrebbero potuto capire? Difficile da capire, se non lo fai, tutto questo. Tutto questo nuotare, pedalare e correre. Però, forse, una risposta c’è. Il sorriso. Chi non fa sport, a qualsiasi livello, non ha quel sorriso stampato in volto, senza motivo, anche quando si è esausti, quando non si ha più fiato neanche per parlare. Il sorriso più bello del mondo. Il sorriso di Linda.


podisti.blogspot.it

siamo, questo è il periodo di vedere se la semina fatta nei mesi scorsi comincia a dare i suoi frutti. Il punto però è sapere cosa si è seminato, se verdure, ortaggi, alberi da frutto o più semplicemente fiori. C'è chi spera di raccogliere frutti saporiti e invece trova fiori, chi crede di raccogliere pochissimo e invece raccoglie ogni ben di Dio.

La stagione è iniziata, a livello sportivo potrebbe essere un anno di record come potrebbe essere un anno da dimenticare, quello che non dobbiamo mai dimenticare però è che qualsiasi sia il raccolto della nostra semina l'importante è raccoglierlo apprezzarlo e gustarselo fino all'ultimo. Buona stagione a tutti, ci vediamo in ZonaCambio!


BEST TRIATHLON PLACE in Italy

PESCARA Avete votato ed avete scelto. Per il 2014 il miglior posto in Italia dove vivere il triathlon si trova in Abruzzo e si chiama Pescara. Molto sicuramente avrà influito il traino del 70.3 che ormai da 5 anni permette ai triatleti italiani e non di vivere al meglio il mare pescarese ed il

Viareggio Verbania Trieste Trento Riccione Pescara Livigno Bologna Bardolino Alghero 0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

20%

fascino dell’entroterra abruzzese, ma indubbiamente la città offre tante risorse e strutture per poter vivere al meglio il nostro sport preferito. Al secondo, relativamente a sorpresa, Verbania, mentre sul terzo gradino del podio un’altra città del litorale adriatico, Riccione.


Il ruolo dello sport nel sistema universitario italiano di Marco Guglielmetti

articolo pubblicato su triathlonmania.it Cari Lettori, volevo sottoporre alla vostra attenzione l’importanza, ma al tempo stesso la difficoltà, di riuscire a conciliare lo sport praticato ad alto livello con l’istruzione universitaria. Per quanto riguarda le linee generali e gli obiettivi che mi prefiggo di raggiungere, ho preso spunto da un interessante Documento di Lavoro del Parlamento Europeo risalente al 2004 ed intitolato: Conciliare lo sport e l’istruzione – Sostegno agli atleti dei paesi membri della UE. Vi sembrerà datato, ma è invece ancora attualissimo nel nostro paese visti i pochi sviluppi che ci sono stati nel settore di cui ci si occupa.

Nel suddetto documento gli autori si erano prefissati l’obiettivo di comparare le scelte politiche dei vari paesi membri per conciliare lo sport e l’istruzione e di individuare quali siano le opportunità di formazione e le prospettive professionali a lungo termine disponibili per gli atleti professionisti e semiprofessionisti al termine della loro carriera sportiva. Per non annoiarvi evito di dilungarmi sui risultati del documento limitandomi a dire che, con estremo rammarico, è emerso come gli altri paesi membri della UE si siano fatti parte diligente ed interessati a questo argomento con largo anticipo rispetto a noi, con tutte le ovvie conseguenze in termini di risultati.

Ma veniamo a noi, oggi come oggi, è evidente come lo sport sia divenuto sempre più un’attività commerciale ed il numero di atleti professionisti e semiprofessionisti sia cresciuto in modo significativo. Infatti, per avere successo gli atleti sono costretti, sin dalla giovane età, a dedicare tempo ed energie quasi esclusivamente all’allenamento e all’attività agonistica, spesso a scapito della loro istruzione. La tendenza generale è stata quella di concentrarsi su obiettivi a breve termine, nella ricerca del successo sportivo, ignorando quale sarà la vita dopo la carriera sportiva. Di conseguenza, molti atleti sono giunti al termine della loro carriera sportiva da pro-


fessionisti ritrovandosi senza le qualifiche accademiche o professionali necessarie e sufficienti tali da consentire un corretto inserimento nel mondo del lavoro. Il mio interesse è pertanto volto a sollecitare le istituzioni a promuovere le migliori iniziative per assistere gli atleti nell’ambito della loro istruzione superiore e universitaria: · iniziative destinate a giovani atleti di talento a livello di scuola superiore; · quote per l’ammissione degli atleti alle Università; · flessibilità nell’ambito del sistema universitario (ad esempio in relazione agli orari delle lezioni, alle scadenze degli incarichi assegnati, alla programmazione degli esami, ecc.);

Tuttavia, e salvo rare eccezioni, non sono previste borse di studio universitarie appositamente concepite per gli atleti né risultano quote per facilitare l’ammissione degli atleti alle Università. Infatti, iniziative specifiche per venire incontro alle esigenze degli atleti/studenti vengono attuate soltanto in alcune Università, di cui vi evidenzio, solo a titolo esemplificativo, quelle che ritengo le più significative: Università Luiss – (PROGETTO STUDIO E SPORT); Università di Trento – (PROGETTO TOPSPORT), dove, peraltro, fondamentale è il contributo del nostro collega-triathleta Degasperi;

a consentire un corretto inserimento nel mondo del lavoro. Ed infatti, non sono a mio avviso sufficienti le iniziative, seppur virtuose, tese a risolvere il problema a posteriori: Assegno Straordinario Vitalizio, intitolato “Giulio Onesti”, da attribuire agli sportivi italiani che nel corso della loro carriera abbiano onorato la Patria, anche conseguendo un titolo di rilevanza internazionale in ambito professionistico o dilettantistico, e che versino in condizione di grave disagio economico; Convenzione Coni/Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, volta a sostenere con impegno l'educazione al lavoro di atleti disoccupati, stimolando la condivisione dei valori sportivi all'interno dell'ambiente aziendale.

Università di Pavia - (COLLEGE REMIERO); · borse di studio; · assistenza generale (economica e di altro tipo) per gli atleti che desiderano conciliare la carriera sportiva e lo studio. Se pur bisogna dare atto che si stanno sviluppando ottime iniziative per la promozione dei giovani atleti con l’istituzione dei Licei Sportivi, a livello Universitario ancora gli atleti riescono a trovare assistenza solo attraverso i centri sportivi universitari (CUS) e comunque, quasi sempre, a livello dilettantistico.

Università degli Studi dell’Insubria di Varese (COLLEGE SPORTIVO UNIVERSITARIO – ATLETICA LEGGERA E CANOTTAGGIO); Università di Udine (Convenzione con la FEDERAZIONE ITALIANA TRIATHLON dell’agosto 2014). Mai come in questo periodo storico è importante per un atleta ottenere nel corso della propria carriera sportiva le qualifiche accademiche o professionali necessarie e sufficienti

Il problema va risolto all’origine e, a livello di fattibilità, ravvedo nelle Università il vettore per costituire gruppi sportivi in grado di accompagnare i giovani talenti ad ambire a competere anche in campo internazionale, dando quindi man forte all’ottimo lavoro già svolto dai Gruppi Sportivi Militari, ma senza per questo rinunciare ad una formazione accademica che - a carriera terminata - ritornerà molto utile. Senza contare che proprio in questo periodo c’è molta attenzione su questo argomento:


Il nuovo programma ERASMUS +, dove per la prima volta è stato incluso anche lo sport; Dichiarazione su Innovazione, Università e Sport sottoscritta a fine 2013 da CRUI, MIUR, Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio, CUSI, FISU e da molti rappresentanti istituzionali ed accademici;

-atleti più meritevoli (provenienti anche da altre regioni) nonché tutors per agevolare lo studio e previsto sessioni di esami adatti agli impegni delle gare con ciò mostrando sensibilità sull’argomento.

La XII Conferenza sulle carriere duplici dell'11 settembre 2014 svoltasi a Roma;

Anche la Federazione ha fatto la sua parte e, oltre ad individuare, con oneri a proprio carico, un direttore tecnico incaricato di supervisionare la preparazione agonistica degli atleti, ha fornito supporti logistici.

Workshop organizzato dall'Università di Trento: IL RUOLO DELLO SPORT NEL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO che si terrà proprio in questi giorni (12-13 marzo 2015).

Ancora, a riprova della bontà del progetto, il College di Mezzofondo dell’Insubria è formalmente diventato anche Centro Tecnico Nazionale di Atletica Leggera.

Trattasi di progetti e dichiarazioni di intenti molto interessanti ma, a mio avviso, la chiave di volta per introdurre in Italia (ed in tempi brevi) il modello dei College Universitari anglosassoni non può non ravvisarsi nella collaborazione diretta e fattiva con le Federazioni di riferimento.

Ritengo che il modello di impostazione utilizzato dalla FIDAL/INSUBRIA sia un ottimo spunto di riflessione nonché modello ed esempio da promuovere e, ove possibile, da integrare e migliorare.

Dallo studio da me effettuato, la suddetta impostazione è già stata utilizzata con successo dalla Federazione Italiana Atletica Leggera (FIDAL) e dalla Federazione Italiana Canottaggio (FIC) di concerto con l’Università degli Studi di Varese e Como (INSUBRIA). La predetta Facoltà ha messo a disposizione borse di studio e fornito alloggi agli studenti

Per quanto riguarda il Triathlon, sarà pertanto interessante verificare gli effetti e gli sviluppi della convenzione che la FITRI ha sottoscritto con l’Università di Udine nell’agosto 2014 rispetto ai modelli applicati dalle altre Federazioni. Altrettanto importante sarà dare la massima visibilità alle già numerose realtà che, in fase embrionale o già perfettamente strutturate, si stanno sviluppando sul terri-

torio nazionale nella disciplina del Triathlon: CUS BARI - CUS BRESCIA - CUS CATANIA CUS CASERTA - CUS FERRARA - CUS NAPOLI -CUS PARMA - CUS PADOVA - CUS PRO PATRIA MILANO - CUS TORINO - CUS UDINE CUS VERONA - UNI.SPORT TRENTO. Auspico, pertanto, un interesse sempre maggiore da parte della FITRI all’argomento che ritengo fondamentale per lo sviluppo del nostro sport. Senza contare che - soprattutto tramite l’educazione e la possibilità di creare ai nostri giovani talenti delle prospettive che vadano oltre la carriera sportiva - si può contribuire ad abbattere una volta per tutte la piaga del doping. Infatti, il doping attecchisce molto più facilmente su soggetti che non hanno altra prospettiva di guadagno che non quella che derivi dall’attività di atleta professionista. Bisogna far capire ai nostri giovani che lo sport praticato ad alto livello deve essere inteso come un momento bellissimo della vita a cui farà seguito un’altra fase altrettanto stimolante ma, per consentire che ciò accada, dobbiamo consentirgli di formarsi ed istruirsi nel modo migliore.


di stefanolacarastrong Non può fare a meno della sua borraccia (chissà quale intruglio serberà al suo interno). E' in grado di fare anche gare lunghissime tenendo sempre stretta quella bottiglia, applicando a volte anche un po' di colla attack per evitare di perderla strada facendo. Il fatto che ormai ad ogni gara, anche la più stupida, ci siano rifornimenti completi di acqua, sali, zuccheri, biscotti, pomodori ripieni e bignè ogni 5km è per lui un particolare trascurabile. L'attaccamento che dimostra ha sicuramente risvolti legati all'infanzia, probabilmente da piccolo a letto invece di abbracciare l'orsacchiotto, preferiva stringere il biberon (naturalmente contenente sali minerali). Ulteriore problema è che questa mania ha dei risvolti egostici non indifferenti. Quando infatti un crampo devastante non gli permette più di stringere niente dopo la terza ora di corsa, costringe qualcuno di sua conoscenza a seguirlo per qualche chilometro tenendogli la borraccia da passargli ad ogni richiesta. Io un tizio del genere lo conosco (ma non ha i baffi...) E voi?


for





DUBAI CHALLENGE LA GIORNATA CHE NON TI ASPETTI di Gert dal Pozzo

Come spesso accade agli sport addicted ed in particolare ai triathleti, il giorno dopo aver terminato il Challenge 70.3 di Paguera-Mallorca (10/2014) eccomi subito spulciare compulsivamente internet alla ricerca della prossima gara. Mallora è stata un’esperienza stupenda perché vissuta insieme alla famiglia come una vacanza ma dal punto di vista sportivo si è rivelata una mezza Caporetto tra l’infortunio alla vigilia, il caldo pazzesco e i crampi devastanti.

scervello sulle possibili soluzioni ecco che da un giorno all’altro qualche sceicco emiratino decide che il 27 febbraio 2015 a Dubai si svolgerà un 70.3 battente bandiera Challenge Family. D’altronde il suddetto sceicco avrà pensato: “e che solo il principe del Bahrein in quattro e quattrotto si organizza una gara a casa sua????” e secondo me al termine di questa pensata lo Zayed di turno avrà aggiunto anche: “dajeeeeè!!!!”.

In breve tempo mi faccio convincere da un manipolo di atleti seri a “cliccare” per l’IM 70.3 Kraichgau del 7 giugno 2015, evento, che si preannuncia spettacolare e che è andato sold-out in poche settimane. Tuttavia, questa scelta oltre ad eliminare la possibilità di ripetere Pescara (sigh…la prima volta non si scorda mai) pone un’altra questione: che fare nei 7 mesi che mi separano dallo start?

Fin da subito metto le mani avanti, sarà una gara di allenamento, è troppo presto, dopo le feste ho preso un paio di chili ecc. Insomma le solite menate dei triathleti, podisti, ciclisti, che poi in realtà cercano sempre di dare il meglio possibile in gara. Gli allenamenti procedono ma senza grande entusiasmo e anche il solito fastidioso infortunio dietro la coscia sx torna a condizionare le sessioni run.

La prima soluzione che trovo è il challenge 70.3 Bahrein a dicembre ma rimarrebbero comunque altri 6 mesi fino a giugno senza contare che sarebbe vicino alle ferie di natale e non c’è nemmeno il volo diretto. Mentre rassegnato mi

Nelle settimane che precedono l’evento cerco di convincere qualche amico dall’Italia a raggiungermi per condividere questa esperienza ma per motivi più che comprensibili non riuscirò nell’impresa di coinvolgere qualcuno. Nel


frattempo, sul sito web della gara, le info scarseggiano e solo scrivendo all’organizzazione riesco ad avere qualche dettaglio sul percorso Bike che, pur senza grandi asperità, dovrebbe raggiungere il 650mt d+ (!?) che conoscendo un po’ Dubai mi sembra molto difficile. Nonostante le premesse ormai sono in ballo e parte la macchina organizzatrice: prendo il volo diretto Abuja-Dubai (notte in viaggio), scelgo l’hotel per una volta non in base a quanto è figo ma alla distanza dalla partenza (scelta sempre vincente e a maggior ragione a Dubai), e ovviamente “clicco” alla modica cifra di 300$ (alla faccia….). Ho un amico nigeriano a Dubai e con lui organizzo il Bike service il giorno del mio arrivo e una pedalata test un paio di giorni prima della gara. Parlando di Dubai, può piacere o non piacere la sensazione di artificialità, il lusso ostentato e il costante work in progress con centinaia di cantieri sempre aperti, tuttavia è innegabile che la qualità della vita raggiunge livelli di assoluta eccellenza. Sole tutto l’anno, esercizi commerciali fantastici, strutture sportive, con particolare riguardo al ciclismo, che in Italia possiamo solo sognarci. Due esempi su tutti: un percorso cittadino di 8 km completamente chiuso alle auto, aperto da prima dell’alba fino a tarda notte, illuminato e sorvegliato perfetto per gli allenamenti brevi infrasettimanali e la mega pista ciclabile che si spinge nell’entroterra lunga 86km solo

andata!!!! Luoghi per correre quanti ne volete come ad esempio Safa Park o la pista gommata della Jumeirah Beach e per quanto riguarda il nuoto….vabbè, buttatevi in mare e divertitevi! Anche dal punto di vista economico, se si riesce a trovare una buona offerta per il volo, ci sono hotel dignitosissimi a 70/80 euro a notte (o 10.000 a notte…) e per mangiare ristoranti per tutte le tasche. Dubai è anche la città dei centri commerciali più impressionanti del mondo come il Dubai Mall e il Mall of Emirates (quello con la pista da sci) su tutti. Presso il Dubai Mall vale la pena ammirare il grattacielo + alto del mondo, il Burj Khalifa, ai piedi del quale ogni 30’/60’ vanno in scena suggestivi giochi d’acqua e musica nelle enormi fontane. Infine, Dubai grazie al potere economico riesce a portare nell’emirato l’eccellenza nel campo sportivo (automobilismo, ippica, tennis, ciclismo, atletica) e dell’intrattenimento (concerti, mostre, ecc.). Per rimanere al triathlon/ciclismo, il negozio presso il quale ho portato la TT bike per il montaggio e controllo ha 30 meccanici e per prenotare un servizio devi muoverti una settimana prima!!!! Ah, ultimo ma non per importanza, per vivere bene a Dubai uno stipendio adeguato aiuta altrimenti che gusto c’è!!! Venendo alla gara, per non aver mentito sul tempo di accredito finisco nella batteria del mio age-group con partenza alle 7.50 ovvero 1.05h dopo la partenza dei Pro e di moltissimi altri.


Questo alla vigilia mi innervosisce poiché significa correre la mezza con temperature ben più alte rispetto a chi parte prima. La prova bike dell’antivigilia è un disastro, mi si incastra la catena in maniera inestricabile e sono costretto a spingere la bici a piedi per 2km e solo grazie al mio amico in loco riesco a sistemare tutto il giorno successivo. Alla vigilia della gara opto, invece, per la prova swim del bacino di gara e facendo lo “splendido” mi presento sulla spiaggia per nuotare senza muta. Purtroppo è appena iniziata quella che qui chiamano “storm” che non è esattamente una tempesta ma un forte vento teso e costante che cresce gradualmente per 2/3 giorni e che scoprirò avere l’apice della sua forza la mattina della gara (il solito culo direi, Pescara bufera, Mallorca 32° umidità 90%, Dubai “storm” ma vfkl!!!!). Pazienza, l’acqua non è fredda e la prova swim nei limiti delle mie scarse capacità natatorie va meglio di quella bike. Per il carbo load opto per la pizza da Eataly al Dubai Mall (eccellente davvero), cammino in giro un po’ troppo e la sera mangio abbastanza sano in hotel. Nel tentativo di evitare i crampi decido di iniziare ad assumere dei sali la sera prima della gara ma la cosa si rivelerà un tremendo boomerang poiché nelle poche ore di sonno mi alzerò 5 volte, ogni ora, per fare la pipì. Sveglia alle 4.30 colazione, navetta e sono alla partenza dove 30-40km/h di vento violen-

tano le bandiere, spostano le bike in zona cambio e minacciano di abbattere le transenne. Fa anche freddo ma provo a vedere il lato positivo e cioè che almeno non sarò troppo penalizzato nella frazione run. Sistemo le ultime cose sulla bici, scarpe con elastici incluse e poggio le sacche ai loro posti riflettendo su quante poche cose ho messo dentro. Inevitabile sosta “importante” ai bagni alla partenza (eccellenti e puliti) e vado in spiaggia per vedere quelli forti al via. Ci sono oltre 100 pro tra uomini e donne perché gli sceicchi pagano e pagano bene, i premi per i vincitori sono circa 10 volte + alti delle altre tappe Challenge e il principe del Bahrein ha messo in palio 1.000.000$ a chi si aggiudicherà la triple crown ovvero chi otterrà i migliori risultati nelle gare di Dubai, Oman, Bahrein. Mando un bacio non visto ne’ tantomeno ricambiato alla bella danese Helle Friedriksen (anche da parte di Titan e Lollo) e mi godo la partenza dei Pro Men che senza grandi problemi percorrono il primo dei 2 giri derivati dalla modifica del tracciato causa vento e correnti. Dopo 10’ partono le Pro Women e qui succede l’assurdo, dopo la seconda boa sbagliano tutte traiettoria tranne una che alla fine uscirà dall’acqua con 2’ di vantaggio sulle migliori inseguitrici. Il nuovo percorso è un disastro la corrente porta fuori traiettoria e c’è il serissimo (poi confermato) rischio di scontrarsi con altri

atleti che nuotano in senso opposto. In tutto questo la partenza dei primi viene posticipata di 5’ (ricordatevi questi 5’ saranno importanti per me alla fine….). Lentamente si avvicina il mio momento e dopo aver nuotato qualche minuto per scaldarmi e corricchiato sulla spiaggia per non congelarmi al vento, entro nella gabbia e come al solito mi metto abbastanza avanti perché sarò una pippa a nuotare ma non ho paura delle botte e se posso sfruttare qualche scia lo faccio volentieri. Indosso la muta Tyr Hurricane 5 smanicata, occhialini Tyr special ops 2.0 polarized camouflage, oscena cuffia rosa dell’organizzazione, Garmin 920xt con fascia cardio e sotto, ovviamente, il body Zona Cambio. 3, 2, 1…..boooom corsa nell’acqua, le onde hanno la prevalenza sugli inguainati atleti e ci vuole un po’ per riuscire a nuotare. Come sempre le prime boccate più che d’aria sono d’acqua, si vede poco si mena tanto e dopo un centinaio di metri ho un po’ di spazio per nuotare. Non troverò mai il ritmo, troppe volte l’onda condiziona la respirazione e dopo qualche centinaio di metri mi sento un po’ vuoto, scarico. Provo a non pensarci e come sempre mi concentro solo sull’uscire dall’acqua. La prima boa come sempre è una lotta ma passa, la seconda è corta e arriva subito, ora si punta verso riva ma qualcosa non va….inizio a sfiorare atleti che nuotano in senso opposto fuori traiettoria per il


loro secondo giro. Alzo più volte la testa e mi rendo conto di essere nel giusto ma tantè, devo stare attento a non fare qualche frontale poiché non ci sarebbe constatazione amichevole! Arrivo in spiaggia, piccolo giro intorno ad una transenna e sul tappeto per la rilevazione del chip e di nuovo in acqua per il secondo giro dove capisco il perché degli incroci pericolosi. Il percorso è fatto male, non si vede nulla e quindi via a casaccio. Durante un corpo a corpo sento il bip del garmin e smadonno….nuotare, nuotare e basta!!! Non mi sto divertendo, non ho grinta, non ho voglia ma vado avanti. Pescara in acqua è stata sofferenza pura ma ero spinto dall’entusiasmo, Mallorca, pur senza muta, è stato bellissimo e spettacolare, qui solo sofferenza e voglia di fermarmi. Giro l’ultima boa (onestamente all’interno perché me la sono trovata in faccia) guadagnando qualche secondo e svogliatamente dopo qualche altro minuto trovo finalmente la terra. Scopriro’ di aver chiuso in 37’ e spicci tempo per me buono. Raccolgo la sacca bike, entro nella tenda dove 2 volontari mi sfilano la muta (grande cosa…..) e velocemente indosso il casco, aggancio la cintura con il numero prendo la bike che fatico a spingere dritta a causa del vento e riparto. Il tracciato bike è filante e il vento all’andata è prevalentemente favorevole, non spingo a tutta sia perché immagino già il ritorno sia perché sto pensando ad idratarmi e bere sali nella speran-

za di non finire con i crampi. La nuova borraccia profile design oltre che fica è anche molto pratica e riesco a “ciucciare” liquidi costantemente. Dopo pochi km sono fuori dalla città, su stradoni larghi in totale balia del forte vento che quando è favorevole consente di pedalare sempre sopra i 50km/h senza nemmeno forzare troppo ma quando è laterale o peggio frontale è un vero incubo. Non c’è nulla che possa proteggerti, né una transenna, né un muretto un guard rail, niente. Nuvole di sabbia si alzano e ad un certo punto ho mezzo corpo totalmente insabbiato,: non mi diverto, non ho grinta non ho voglia. Mi guardo intorno, vedo i Pro che rientrano contro vento faticando di brutto e l’umore non migliora. Nonostante tutto non mi passa quasi nessuno tranne qualche staffetta e qualche ciclista molto forte (vantaggi di partire tardi e andare piano in acqua) mentre opero decine e decine di sorpassi in danno di persone in totale balia del vento. In teoria so che devo rimanere in posizione crono perché solo così posso minimizzare la resistenza dell’aria ma fatico a trovare il corretto assetto e mi devo rialzare spesso, mi fa male il sotto scapolare e molte altre cose. Il rientro controvento è un calvario mitigato solo dal vedere che stanno quasi tutti peggio di me….in pianura pedalo a 24/25km all’ora e quando arrivano gli enormi cavalcavia vedo anche 18/19 ed in più non riesco a stare giù per i dolori. Mi rendo conto di pedalare troppo basso e che ancora una volta


non ho ottimizzato la posizione sulla TT. Come se non bastasse adesso devo anche fare pipì, inizialmente la cosa è sotto controllo ma negli ultimi 10km lo stimolo diventa una vera tortura, tuttavia non cedo e resisto fino al termine della frazione. Chiudo 90 km abbondanti in 2.43h, per nulla soddisfatto. Poso la bici, prendo la sacca run indosso calzini e scarpe Adidas Energy Boost, indosso il cappellino e cerco disperatamente i bagni ch…..e NON ci sono!!!! Esatto non ci sono bagni all’uscita o all’interno della T2!!!! Esco di corsa e chiedo al volontario, risposta: lungo il percorso run tra il km 1 e il km 2….mi sta esplodendo la vescica e contemporaneamente il leggero mal di pancia è “maturato” quindi la cosa è seria adesso! Corro il primo km bene intorno ai 4’10’’/km e dopo ancora un paio di minuti trovo i bagni pubblici della spiaggia, mi fiondo al primo: occupato, via al secondo, occupato, ma no dai! Anticipo una signora e mi infilo gridando “Sorry madame” in quello delle donne….3 minuti abbondanti di sosta con ripulitura perfetta dei sanitari e sono fuori, finalmente libero di correre. La signora è ancora fuori dalla porta e le grido thanks, sorry again, I was feeling very bad (rido da solo mentre penso che appena entrerà si sentirà very bad anche lei…….). Al netto della lunga sosta al bagno, corro i primi 10km intorno ai 4’10’’-15’’/km ma velocemente mi rendo conto che non riesco a tenere questo

passo, mi fa malissimo il ginocchio destro (forse colpa dell’errata posizione bike) non sento + la parte anteriore dei piedi che iniziano a fare male e di nuovo quella sensazione che mi ha accompagnato sin dall’inizio: non mi sto divertendo, non ho grinta non ho voglia. Cerco un motivo o una scusa per fermarmi ma non ne trovo. Neanche il fatto di stare sotto le 5h riesce ad entusiasmarmi e tra il km 10 e il km 15 calo vistosamente, mi sembra che vada tutto storto, i dolori, il cappellino che mi vola e mi costringe a fermarmi per raccoglierlo, il garmin che non mi da il tempo totale, un disastro! Improvvisamente davanti vedo che recupero su un’atleta dal nome italiano che mi aveva passato in bici e riesco a trovare lo stimolo raggiungerlo, lo affianco e inizio a parlarci. In realtà è di Zurigo e per qualche misterioso motivo gli chiedo se conosce Titan (!?), comunque sono contento si corre a 4’15-20’’/km e mi sta benissimo. Mentre faccio in tempo a sentirmi dire che si sta allenando per l’IM New Zealand arriva il solito maledetto crampo, stavolta al bicipite femorale sx, e sono costretto a rallentare sensibilmente. Gli ultimi 4km li corro con questa spada di damocle fermandomi 20/30’’ per fare stretching il che mi consentirà di correre dignitosamente almeno l’ultimo km. Al passaggio sotto il traguardo leggo 6h01’30’’ e facendo una “botta di conti” essendo partito 1.05h dopo lo start dei primi tutto sommato sono molto con-

tento perché significa 4h58’30’’!!!!! Però…..infatti c’è sempre un però…..ricordate i 5’ di ritardo???? Esatto, quindi official time 5h01’35’’ ma vfkl va!!! Che dire? Nonostante tutto è una bella gara e la consiglio per chi avesse tempo e soldi da investire in un weekend lungo (direi 5gg). Errori organizzativi ce ne sono stati ma darei l’attenuante delle avverse condizioni atmosferiche (anche se l’assenza dei bagni dopo la t2 è da denuncia….) e della prima edizione. La gara senza vento sarebbe velocissima e i 650mt d+ della frazione bike non esistono. Il mio risultato alla fine non è stato nemmeno male, 124esimo assoluto che al netto dei 100 pro non è malissimo, 7° di categoria. Quello che ho imparato da questa esperienza è che andare a fare una gara completamente da solo mette un po’ tristezza perché non vivi le cose più belle dello sport, non c’è sfottò, non c’è lo spirito di squadra non c’è condivisione. Alla fine che mi sono goduto più la vacanza che la gara quindi il prossimo anno vedete di rompere il “dindarolo” perché vorrei tornarci!!!! Dajèèèèèèèèèè!



IL TUO COACH PRIVATO di Massimo Giandelli — megliointre.blogspot.it

Chiacchieri con il collega di turno mentre correte, e lui ti racconta che deve uscire alla mattina alle 5,45 a correre, perchè alla sera quando torna dal lavoro non ha molto tempo, tra il bambino che chiede attenzione e la moglie che ha bisogno di una mano.

puzzano.

Chiacchieri con il collega di turno mentre pedalate, e lui ti racconta che ha appena litigato con la moglie perchè il sabato mattina, invece di aiutarla con la casa e con le incombenze famigliari, lui è uscito in bici.

E' dura la vita dello sportivo amatore, soprattutto se in casa non ti capiscono e fanno di tutto per farti passare la voglia.

Chiacchieri con il collega di turno appena finito di nuotare, e lui ti racconta che probabilmente dovrà cambiare orario per il corso di minimaster, perchè quest'ora che state facendo insieme è troppo tardi, e quasi non riesce a vedere il bambino alla sera prima che vada a letto. Poi c'è quello che non ha detto alla moglie il vero prezzo della bici che ha appena comprato. E quello che si fa da solo la lavatrice dei vestiti da correre che la moglie non vuole metterli assieme ai vestiti dei bambini perchè

E quello che se lo inviti a correre alla domenica mattina alle sette e mezza, ti dice che non può, le sette e mezza sono troppo tardi, chè lui deve essere a casa in tempo per andare a messa con la famiglia.

Te no. Te hai il problema contrario. Te hai una moglie che se torni a casa dal lavoro alle sette per impegni imprevisti, magari stanco e magari fa un freddo becco, ti dice: E allora cosa fai, non vai a correre? Guarda che ti stai allenando poco questa settimana ... Te hai una moglie che ha insistito pesantemente quando era il momento di cambiare la bici, e ti spingeva per comperare la più bella. Te hai una moglie che ti fa: Ma oggi non ti alleni? Ho visto Bako


che stamattina è andato alle sette in piscina e in pausa pranzo a correre. E tu che fai? (Stai pensando di cancellare alcune amicizie su FB e Garmin Connect, gente antipatica che ti fa fare brutta figura. Se qualcuno si vedrà estromesso, ora sà). Te hai una moglie a cui piace tenere la sua bicicletta da corsa pulitissima, e già che c'è lava anche la tua. Per dirla chiaramente, c'è qualcuno che ad una cera età è atleta nonostante la famiglia. Te sei atleta grazie (anche) alla biondina. La ami anche per questo.

PS Cari atleti, invidiatemi sì, ma non troppo. C'è anche l'altro lato della medaglia, come nell'esempio che segue. Andate a letto e tu gli dai un bacio, poi un altro, poi diventi audace ... ... e no! giù le mani! non si può! lo faccio per il tuo bene, chè domani devi pedalare 110 km ... Altro che la scusa del mal di testa.


Forme di egoismo soprattutto quando corro penso al significato

e mi porto appresso

dossare

questi pesanti pensieri

abiti che non mi appartengono

del sano egosimo

di massa grassa mentale

a come una malattia

vorrei correre nudo

possa essere sana

senza continuare ad in-

non tanto per correre pi첫 in fretta

e lontano da qualsiasi forma di egoismo sano e malsano www.distanza.ch

ma per sentirmi finalmente leggero

triatleta + pensiero universale



Tour of Flanders Emiliano Emiliano & & Emanuele Emanuele Ventura Ventura L’idea di seguire dal vivo per la prima volta il Giro delle Fiandre nasce quasi per caso lo scorso Gennaio, quando io e il resto della mia famiglia decidiamo che quest’anno le vacanze di Pasqua le avremmo passate girovagando alla scoperta del Belgio. Ricordo che mio fratello mi chiamò per chiedermi se anch’io ero disponibile a trascorrere una settimana in Belgio con i nostri genitori: all’istante, da vero malato di ciclismo, ho associato immediatamente tre parole nella mia testa: BelgioPasqua-Classiche. Infatti, il Giro delle Fiandre o “Ronde van Vlaanderen” in fiammingo, è una delle cinque “classiche monumento” del ciclismo su strada, e si svolge annualmente nella regione delle Fiandre, in Belgio. Si disputa di regola la prima domenica di Aprile, una settimana prima della Parigi-Roubaix, ed è in ordine di calendario la prima delle grandi classiche della "campagna del Nord", cioè il gruppo di corse che si corrono in primavera tra Francia, Belgio e Paesi Bassi. Ideata dal giornalista Karel Van Wynendaele, fondatore del giornale Sportwereld, la corsa si tenne per la prima volta il 25 maggio 1913: quella prima edizione prevedeva un percorso di 330 chilometri che passava in tutte le più caratteristiche località del Belgio, come Gand e Bruges, nel cuore delle Fiandre. Vi parteciparono soli 37 corridori e sul traguardo di Mariakerke, alla periferia di Gand, vinse il beniamino di casa Paul Deman. Dopo aver vinto la tremenda Bordeaux-Parigi (592 km), De-

man vide la sua carriera interrotta dalla Prima Guerra Mondiale. Lavorò per lo spionaggio belga, nascondendo i documenti nella bicicletta, ma durante uno dei suoi viaggi fu arrestato dai tedeschi: solo l’armistizio lo salvò dalla fucilazione. Tornò a correre dopo la guerra e, nel 1920, vinse anche la Parigi-Roubaix, primo dei 22 corridori della storia capaci di centrare la doppietta nelle due classiche sul pavé. Interrotta quindi dopo due sole edizioni a causa della Prima guerra mondiale, il Giro delle Fiandre riprese nel 1919. Da allora si è tenuta ininterrottamente, unica grande classica a non aver subito interruzioni durante la Seconda guerra mondiale. I plurivincitori della corsa sono Achiel Buysse, Fiorenzo Magni, Eric Leman, Johan Museeuw, Tom Boonen e Fabian Cancellara con tre vittorie ciascuno. Magni è il solo ad aver vinto tre edizioni consecutive, dal 1949 al 1951, tripletta che gli ha valso il soprannome di "Leone delle Fiandre". Gli elementi che rendono caratteristica questa corsa, che in realtà attraversa una regione piuttosto pianeggiante e per lo più simile alla nostra


Pianura Padana, sono i cosiddetti "muri" o “coat”, tratti di salita brevi ma molto ripidi, spesso pavimentati in pavé. Negli ultimi anni il percorso del Fiandre si è svolto su una distanza di 250-260 km e dal 1998 si parte dall’incantevole cittadina di Bruges, attraversando anche più di una volta durante la stessa gara circa 15-18 muri. Il muro più famoso e difficile è considerato il Muro di Grammont, o "Muur van Geraardsbergen" in fiammingo. Presente nel percorso dal 1969 al 2011, costituiva in genere la penultima difficoltà della corsa, posta a circa 15 km dall'arrivo, e molto spesso uno dei punti decisivi per le sorti della gara. Lo spostamento del traguardo, deciso dall’edizione 2012, da Meerbeke, ove si arriva dal 1973, a Oudenaarde ha comportato però l'esclusione del Muro di Grammont dal percorso. Altri celebri muri, tutti per intero o almeno in parte pavimentati in pavé, sono il Vecchio Kwaremont, o "Oude Kwaremont", il Bosberg, inserito per la prima volta nel 1975 e fino al 2011 ultima asperità della gara, il Koppenberg, il Molenberg e il Paterberg, dal 2012 ultimo muro prima del traguardo dopo l'esclusione del Bosberg. Quest’anno, l’edizione 2015 è stata resa ancora più dura dall’aggiunta di altri due muri. In questo modo le salite in totale sono passate da 17 a 19, con un tracciato complessivo di 264,9 km, con il Koppenberg, ascesa di 600 metri con pendenza media dell’ 11,6% e una pendenza massima del 22%, posto a 45 km dal traguardo. Il nostro tour in giro per il Belgio, nella settimana che precede la Domenica di Pasqua e il Giro delle Fiandre, ci porta quindi ad Anversa, città nella quale arriviamo il Sabato prima della gara. Super gasati e appena in albergo, ci connettiamo immediatamente ad internet per poter studiare attentamente il percorso della gara. La nostra idea iniziale era quella di seguire la gara piazzandoci direttamente su uno dei muri più famosi, il Koppenberg, ma capiamo che questa prima possibilità è complicata dal fatto che i muri decisivi della corsa, affollati di tifosi e chiusi al traffico già dalla mattina, non sarebbero stati facilmente raggiungibili il giorno della gara. Alla fine optiamo quindi per la scelta più semplice: ci accontentiamo, quindi, di seguire la partenza della gara da Bruges, cittadina situata a 90 km da Anversa. Nonostante Domenica 5

Aprile sia il giorno di Pasqua e anche il compleanno di nostro padre, imponiamo ai nostri genitori una levataccia mattutina alle ore 6.30. Infatti, considerando che Anversa e Bruges distano tra loro un’ora a venti minuti circa di macchina, io e mio fratello abbiamo calcolato tutto: sveglia alle 6 e 30, colazione e partenza al più tardi per le 7 e 30, arrivo a Bruges intorno alle ore 9.00, e più di un’ora per vivere in pieno l’atmosfera pre-partenza fissata alle ore 10.00 dalla piazza principale di Bruges. Terrorizzati all’idea che i nostri genitori potessero boicottare la gara, riusciamo alla fine a partire da Anversa quasi in orario. Nel tragitto in macchina, nostra madre, che chiaramente di ciclismo non sa nulla, inizia incuriosita a fare domande su che tipo di gara stiamo andando a seguire: “quindi andiamo a vedere il Giro D’Italia? Il Tour de France? Il Giro di che??”. Entrambi infastiditi dalle domande inopportune di nostra madre rispondiamo in coro: “Ma’, annamo a vede’ il Giro delle Fiandre!!!”. Arriviamo a Bruges con un po’ di ritardo, perché, scocciati dalle indicazioni del GPS, che voleva farci lasciare l’autostrada per tagliare all’interno delle campagne belghe, avevamo deciso di seguire le indicazioni autostradali, inconsapevoli però di allungare di ben 20 minuti. Parcheggiata la macchina, io e mio fratello ci fiondiamo lungo i vicoli di Bruges, lasciandoci alle spalle i nostri genitori che speriamo di poter rivedere in prossimità della partenza. Infatti, mancano solo 30 minuti allo start, l’elicottero per le riprese della gara passa più volte sulle nostre teste, e la paura di perdersi la partenza mi fa impostare delle ripetute a 4’ al Km mai viste in allenamento. Attraversando le stradine del centro storico e i suoi pittoreschi canali, arriviamo finalmente nella “Markt”, la piazza principale della città, dove è stato allestito un enorme palco per il foglio firma, insieme al grande striscione che indica la partenza della gara. Qui troviamo una folla enorme di persone: un mare di gente si è riversato alla partenza, e la prima sensazione è quasi quella di ritrovarsi in Piazza del Campo a Siena, durante il giorno del palio. Dei volontari distribuiscono, oltre a cappellini offerti dagli sponsor, numerose bandierine della ragione delle Fiandre (gialle, con al centro


un leone nero): sì, perché questo è il giro delle Fiandre, orgoglio e massimo evento sportivo di una regione storica culturalmente lontanissima dalla Vallonia, l’altra grande regione del Belgio. Se in Vallonia c’è la Liegi-Bastogne-Liegi (“la decana delle classiche”, la più antica classica del ciclismo), qui c’è il Giro delle Fiandre; se in Vallonia la lingua ufficiale è il francese, qui il francese è invece escluso e osteggiato: si parla il fiammingo, e si rivendica da secoli l’indipendenza dal resto del Paese. Il sentimento sportivo dei fiamminghi si mescola, quindi, come in nessun altro luogo, a motivazioni fortissime di carattere storico e politico. Proviamo ad avvicinarci lungo le transenne, ma davanti a noi abbiamo già file di persone che, con i cellulari in mano, sono pronti a immortalare i corridori, i quali, chiamati a gran voce dallo speaker, dal palco del foglio firma raggiungono man mano lo striscione della partenza. Alzandomi in punta di piedi, mi accordo che i primi a essersi posizio-

nati sono proprio alcuni corridori del team Trek. Decidiamo, quindi, che questo punto non è affatto strategico per scattare foto ravvicinate ai corridori e decidiamo di spostarci lungo la strada, sempre transennata, che condurrà i ciclisti all’uscita dalla piazza e pian piano al di fuori del centro storico di Bruges. Troviamo quindi uno spazio libero lungo le transenne 500 metri più avanti, proprio davanti alle moto che faranno da apripista alla gara e alla macchina della giuria. Più indietro scorgiamo invece differenti autovetture della Shimano, responsabili dell’assistenza in gara ai ciclisti, e che contribuiranno a questa 99esima edizione del Giro delle Fiandre in maniera molto particolare. Dopo alcuni minuti le moto e la macchina della giuria davanti a noi cominciano a muoversi più avanti lungo la strada, il che ci fa capire che la gara è partita. La conferma ci arriva anche dalle urla, dagli applausi e dal suono dei clacson delle ammiraglie che dalla piazza generale si propagano lungo le vie limitrofe del centro storico. Scorgiamo quindi da lontano la macchina rossa della Skoda, con la scritta “inizio corsa”, e progressivamente più indietro il gruppo dei ciclisti tutto compattato. In un attimo la carovana ci passa accanto, e alcuni ciclisti ci sfiorano passando molto vicini alle transenne. Inizio a scattare foto a ripetizione, ma nel frattempo non riesco a intravedere nessuno degli italiani in gara. In un attimo il gruppo si dilegua, ma a una cinquantina di metri scorgo due ciclisti attardati, uno con la divisa giallo-nera della Lotto-Jumbo e un altro con la divisa inconfondibile biancorossa del Team Katusha. Inizialmente non riconosciamo chi sia quest’ultimo, ma poi a una decina di metri di distanza da noi, la barba rossastra ci fa subito intuire che si tratta di Luca Paolini (vincitore in solitaria alla Gand-Wevelgem solo una settimana prima). Quasi d’istinto gli urliamo a squarciagola: “daje Paolini, daje tutta!!!”. Ora le cose sono due: o Paolini, sentendoci incitarlo in stile ultrà dopo neanche 30 secondi di corsa, ha trovato delle motivazioni in più per affrontare i 264 Km (di fatto sarà il suo capitano a vincere la gara...), o ci ha preso per degli emeriti deficienti e pure esaltati. In un attimo i corridori sono ormai lontani e non ci resta che ammirare invece la carovana delle ammiraglie, ognuna con le proprie bici di riserva da 10000 euro sui tettucci. Penso: “un giorno riuscirò a rubarmene una di quelle bici”. Pensiero che però mi rapisce solo per


una frazione di secondo. Intatto la piazza centrale da cui era partita la gara, inizia a svuotarsi velocemente, e lungo il percorso riusciamo finalmente a ritrovarci con i nostri genitori. Sono solo le 10 del mattino, e a questo punto soddisfatti per la possibilità di essere riusciti almeno una volta nella vita a vedere dal vivo la partenza di una grande classica del ciclismo, non ci rimane che goderci in pieno l’inaspettata giornata di sole in una delle città medievali più fiabesche delle Fiandre: Brugge o Bruges (in francese). Iniziamo quindi il nostro tour proprio dalla “Markt”, la piazza principale della città da cui è partita la gara. Circondata da palazzi che sfoggiano magnifici frontoni a gradoni in stile medievale, la splendida piazza del mercato è il centro nevralgico di Bruges. Da qui ci immergiamo immediatamente nelle pittoresche viuzze acciottolate e canali incantevoli, che collegano le piazze mercantili, circondate da alte torri, alle chiese storiche. Da subito mi rendo conto quanto interessante sia questa città, e quanti siano gli angoli ameni carichi di fascino che la caratterizzano. Perlustrando la città entriamo più volte nelle innumerevoli cioccolaterie artigianali che fanno da contorno alle vie del centro, cioccolaterie che, visti i prezzi e la cura nell’allestimento delle vetrine, più che cioccolaterie ci sembravano vere e proprie gioiellerie. Girovagando tra i graziosi canali, incontriamo numerosi locali con tavoli all’aperto: ovunque una gran folla di turisti e appassionati di ciclismo in festa. Presi dalla fame, decidiamo che sia arrivato finalmente il momento di assaggiare le patatine fritte, caratteristica gastronomica di tutto il Belgio. Infatti, i belgi si definiscono o si sono appropriati del titolo d’inventori delle patatine fritte o “french chips”. Entriamo quindi in un piccolo locale. All’interno solo un bancone, e al di là, in un’enorme friggitrice, tonnellate di patatine fritte e una grassa signora, che forse di patatine fritte ne ha mangiate fin troppe. Il posto nel complesso mi piace e l’odore di frittura ormai impregnato nei muri del locale e sui nostri vestiti, rende bene l’idea di un posto dove si può trovare il classico “cibo di strada”. Assetati dopo il cartoccio di patatine da 3 euro, decidiamo di dirigerci verso “l’Herberg Vlissinghe”, il pub più vecchio di Bruges che serve birra belga dal 1515. Appena entriamo, l'atmosfera è subito accogliente e piuttosto rustica, anche perché dobbiamo condividere il tavolo con altre persone. Le Birre sono ottime (soprattutto quella di loro produzione), ma quello che più ci ri-

mane impresso è l'ambiente, un tuffo nel passato di 500 anni. Sorseggiamo birra belga, e il tempo trascorso nel locale sembra volare, anche perché è quasi metà pomeriggio e decidiamo quindi di affrettare il passo per poterci godere ancoro un po’ il fascino della città. Lasciamo Bruges nel tardo pomeriggio per fare ritorno ad Anversa. Solo di ritorno in albergo sappiamo del risultato del Giro delle Fiandre. Alla fine la vittoria è andata ad Alexander Kristoff del Team Katiusha. Il Norvegese ha dominato lo sprint finale dopo essere stato in fuga negli ultimi 25 km insieme a Niki Terpstra. Oltre alla vittoria finale, quello che ha caratterizzato questa 99° edizione del Giro delle Fiandre sono stati gli incidenti causati dalle autovetture della Shimano. Il più grave ha coinvolto l’incolpevole Jesse Sergent, urtato dalla vettura del cambio ruote, che è stato costretto al ritiro con la clavicola fratturata. Poi un’altra auto del cambio ruote ha tamponato l’ammiraglia della FdJ che stava assistendo Sebastien Chavanel, investendo a suo volta il corridore fermo per la sostituzione della ruota. Forse gli autisti del cambio ruote, quel giorno, già a colazione ci avevano dato dentro con la birra belga!



100x100 esaltati di Giorgio Delfini — obiettivofinishline.blogspot.it

Fai che metti insieme un gruppo d'esaltati nel bel mezzo delle feste di Natale tutti intenti a smaltire un po' di calorie. Fai che scegli l'acqua come gioco per farli divertire... Cosa esce fuori??

swim

100 volte 100 metri SL

Ripartenza comoda a 2' , ma pur sempre 10000 mt (diecimilametri!!!) Dopo la prova TITANica , ci siamo trovati tutti alle prese con un'ottima gricia e dolci vari per ripristinare le calorie bruciate nonchĂŠ a combattere secrezioni nasali e occhi lacrimosi che solo 3 ore e 20 di nuoto possono garantire.. D'altronde siamo Esaltati!!


Bike

di campagna e strani incontri di stefano “sciffo” zucchelli - blog.libero.it/noeasywayout Outside in the cold distance A wild cat did growl Per i miei primi 35 anni, ho sempre vissuto in città. Fatta eccezione per una piccola parentesi di qualche mese, a Parma dove mi trovavo per lavoro, e un collega mi aveva affittato la dependance della sua casa alle pendici delle colline. Una limpida sera di primavera, di ritorno da un allenamento, spenta la radio e uscito dall'abitacolo asettico dell'auto, mi ritrovai inaspettatamente sotto una volta di stelle da togliere il fiato, circondato dal canto di grilli e rane. Pensai che, un giorno, avrei voluto una casa mia con una sedia comoda, dove sedermi in giardino ad ascoltare quella stessa musica, magari dopo una birra e una costata cotta sul barbecue. Passò qualche tempo finchè, nel 2001, la mia vita prese una di quelle tipiche direzioni impreviste. E così mi sono ritrovato a vivere in campagna, in una frazioncina con un centinaio di abitanti circondata dai campi. All'inizio, ricordo, era una sensazione strana, per certi versi inquietante. La mia prima notte nella nuova casa, riuscii a dormire ben poco. Tutto quel silenzio.

Era piena estate, il caldo ci costringeva a tenere le finestre aperte, e fuori sembrava che il mondo fosse finito, e animali feroci e affamati potessero assalirci da un momento all'altro. Ma poi mi sono abituato in fretta, e oggi farei fatica a tornare indietro, anche se forse, prima o poi, sarò costretto a farlo. Amo il vento che annuncia primavera, sedermi sotto i tre pioppi giganteschi vicino alla casa abbandonata, la musica di un milione di foglie appena nate che vibrano di vita. E le nuvole d'ovatta che passano correndo, dirette chissà dove. Amo le sere d'estate, nell'ora della luce d'oro, sull'orlo del tramonto, che accende il verde del grano ancora acerbo. Porto Wally a passeggio, e me ne sto lì a guardare i campi, compatti e regolari come il tappeto di un titano, nel silenzio che addolcisce il calore della terra secca. Amo l'arrivo dell'autunno, quando il sole del mattino scaccia via la nebbia, e ogni zolla fuma come lava di vulcano, ogni filo d'erba risplende di un suo privato arcobaleno. Senti l'aria che pian piano si riscalda, con un ultimo brivido, e il bofonchio di un trattore che lavora senza fretta. Amo l'inverno quando i campi sono una distesa di bianco intatto, solo le tracce di Wally che corre ubriaco di gioia e si tuffa nei fossi pieni di neve come fossero cuscini. Se c'è il


Bike

sole, gli occhi spaziano dal profilo dell'Abetone a quello delle Prealpi. In mezzo mille campanili, il fumo dei camini e l'odore della legna umida. E poi capitano cose strane. So che non mi crederete, anche moglie e figli mi han guardato con sorrisi di compatimento, enunciando vaghe teorie socio-scientifiche. Ma è successo. Mezzogiorno di maggio, porto il cane a fare una corsa nella tenuta del conte. E' un posto meraviglioso, campi verdi senza fine con un castagno alto venti metri, che si erge nelle pianura come un vecchio guardiano. In quindici anni non ho mai visto nessuno da queste parti, se non anonime e mostruose macchine agricole per i pochi giorni della trebbiatura, e poi per l'aratura e la semina. Solo una volta ho incontrato il proprietario, che girava in Mercedes ML per i sentieri a bordo dei campi: gli ho chiesto il permesso di portare Wally a passeggiare, mi ha fatto i complimenti per il cane ed è sparito. Per il resto, non c'è mai anima viva. Appunto... Entriamo per la stradina che porta al grande fienile abbandonato, a fianco c'è una casa da mezzadro, diroccata e seminascosta da una jungla di alberi di fichi cresciuti senza controllo. Giro l'angolo e, nello spiazzo tra la casa ed il fienile, c'è una vecchia vestita di nero e con il fazzolettone in testa, che parte in bicicletta senza voltarsi a guardarmi, diretta verso il nulla dei campi. Un lieve alito, freddo e alieno, mi rinfresca il sangue nelle vene, e lo fa pure adesso mentre sto scrivendo. Voglio puntualizzare che siamo nel 2014, a 3 km da una città industrializzata: l'ultima volta che ho visto una donna con abiti di quella foggia è stata quand'ero bambino, ed i miei

genitori mi avevano portato a visitare un paesino dell'entroterra calabrese. La vecchia se ne va per lo stradello, curva dietro il fienile e la perdo di vista. Il tempo di riprendermi e di camminare fino al limitare dei fabbricati, forse trenta secondi, massimo un minuto, e i campi sterminati mi si presentano deserti. E si che, a parte il castagno di guardia, non ci sono altri alberi o alta vegetazione che possa impedire allo sguardo di spaziare liberamente. Io a certe cose non ho mai creduto. Ma potete dire quel che volete: sarà stato anche mezzogiorno, ma quella era un cazzo di fantasma.


La mia Ferrara Marathon di stefanolacarastrong

Ce so partito da Roma pensando di fare una Maratona "più" facile. A parte il fatto che Maratone facili naturalmente non esistono, ma la Maratona di Ferrara è stata tanto dura quanto emozionante.

Ogni tanto si affianca Roberto e ci facciamo coraggio.

E per questo, indelebile.

Avere un amico a fianco in battaglia è sempre una carica in più.

Nonostante sia prevista leggera pioggerella, quando spalanco le finestre dell'albergo il cielo è completamente limpido.

Al 18°km c'è il bivio per chi gareggia solo per 21km.

Certo, tira parecchio vento, ma le condizioni non sembrano malvagie. Alle 8.45 ho appuntamento con Giorgio "the Bridge", Roberto "Wolf" (con cui condivido l'obiettivo odierno) e Sara "Saetta" che è quei per correre la mezza maratona. Partenza unica per Maratona e mezza alle 9.30. Anche se c'è il sole, alle 8.30 di una mattina di metà marzo in una città del centro-nord fa comunque un po' fresco e mi ritrovo ad essere uno dei pochissimi a correre solo con la canottiera. Con il senno del dopo, la scelta è stata azzeccatissima.

RUN

Guardo il crono esclusivamente sui parziali di ogni chilometro, evitando di avere un quadro generale dell'andatura.

Mi butto a destra e c'è una persona dello staff che ci urla "31,32,33,34,35,36,37,38...." La posizione???? Ok, non saranno i numeri di New York o di Roma, ma stare tra i primi 40 in una Maratona per me, oltre ad essere una novità, è una botta di autostima enorme. Passiamo alla mezza in 1h28' con sensazioni ottime, meglio ancora di quelle che avevo avuto l'anno scorso a Padova. Da qui purtroppo cominciano le difficoltà.

Alle 11,30, in pieno sforzo, grondavo di sudore.

La strada si apre nella pianura senza alcuna protezione e siamo totalmente esposti al vento.

Due ore prima di grondare di sudore ero allineato tra le prime file, con gli occhi fissi sui palloncini delle 3 ore.

Fondamentale è rimanere nel gruppetto, chi perde anche 5 metri non rientra più ed infatti cominciamo a perdere qualche pezzo.

L'obiettivo stavolta è solo uno, correre meno di 180 minuti.

Alessandro, il pacemaker, con il simpatico accento emiliano ci dice di aver leggermente forzato il ritmo nella prima metà per avere un po' di margine contro il vento.

Il passo è subito più veloce del previsto, si viaggia costantemente tra i 4'10 e 4'13 e la cosa mi sta benissimo. Tanto più che il gruppetto delle 3 ore è ancora discretamente nutrito e si riesce a stare abbastanza coperti dal vento.

Ora non si scherza più, testa bassa e si tira dritto. Tra il 24 ed il 27 abbiamo gli unici 3km con il vento a favore ma ormai


si fatica comunque.

2h54'.

Appena il vento ritorna contrario restiamo in sei nel gruppo.

E' fatta.

Roberto purtroppo si è staccato un po', io ed un altro ragazzo ci teniamo costantemente nelle retrovie.

Curva a sinistra e difronte a me c'è l'arco di arrivo.

Nonostante la fatica, quando mancano 10km all'arrivo faccio un controllo del corpo e sto ancora discretamente. Naturalmente per come può stare uno che ha corso già 32km... Alessandro ci dà la seconda brutta notizia di giornata. Tra il 36° ed il 40°km si corre sotto le mura, nello sterrato con tanti zigzag. "L'andatura vi calerà di almeno 5/10" al chilometro." Questa sì che è una mazzata, Il gruppo si sfalda completamente. Cedono tutti, restiamo solamente io e l'altro ragazzo che correva con me nelle retrovie. Nonostante ci inciti a tener duro perché al 37° non si può mollare, le energie sono al lumicino. Potrei dirvi che è stato magico, che è stata una cavalcata eroica verso il traguardo, che l'emozione mi ha spinto, ma non sarebbe vero. Ho fatto l'unica cosa che potevo fare per arrivare al traguardo sotto le tre ore.

RUN

Ho spento il cervello. Sguardo in avanti e soffrire per altri venti minuti. Non guardo né il passo, né il tempo. Al quarantesimo finalmente si ritorna sull'asfalto. Ormai le gambe girano bene ed i dolori sono scomparsi. Non è finita ancora Ste'. Al quarantunesimo finalmente abbasso gli occhi sul crono.

Cerco con lo sguardo Alessia ma sto talmente suonato che nonostante lei stia urlando non la vedo. Per un'ultima cosa però ho conservato ancora un po' di forze. Alzo le braccia al cielo e libero un urlo. SI'!


IL GUSTO PARTICOLARE DELL’ULTIMA VOLTA pisanilorenzo.blogspot.it

Le prime volte sono eccitanti, hanno un gusto forte, nuovo e sorprendente, leggermente asprigno e piccante. Dopo i primi cinquant'anni, le “prime volte” cominciano a scarseggiare. I secondi cinquanta si popolano di “ultime volte”. Invece di imparare, si disimpara o, più semplicemente, passa la voglia. Anche le ultime volte hanno un gusto particolare, complesso, con un retrogusto amarognolo ma, in fondo, piacevole che ce le fa godere di più. Facendo girare al contrario il nastro della vita, le ultime volte diventano prime anche se il suono sembra diverso: parte smorzato e finisce di colpo. La prima è netta, l'ultima è sfumata e a volte si ripete con l'eco. Quante ultime sigarette sono state fumate o quante verginità riacqui-

state? Comunque sia, quest'anno andrò a correre il passatore consapevole che sarà l'ultima volta. Quando affronterò quella lunga salita, in qualsiasi condizione, fatica, caldo, freddo … passerò ogni paese, ogni tornante, ogni maledetto chilometro con la consapevolezza del fatto che non accadrà mai più. Il sollievo dell'ultimo giro si mischierà a quel pizzico di tristezza che sempre accompagna gli addii, ma la nostalgia non mi toglierà un bel sorriso di liberazione. E, se ci arriverò, sarà la prima e ultima volta che correrò nel silenzio della notte fra le lucciole dei corridori e quelle degli insetti, e al piccante della prima si unirà l'amarognolo dell'ultima in un tripudio di sapori. Non vedo l'ora.


I NUMERI DELL’INVOLUZIONE DEL SETTORE GIOVANILE Il progetto giovani, che è stato pubblicato tempo fa sul sito fiti, riportava in ben 80 pagine tutta la politica federale legata alla gestione del settore giovanile. Sempre meno importanza viene data alla frazione ciclistica, con riduzione delle distanze (la coppa crono di triathlon prevederà solo 4 km di bici anche per gli Junior), mentre molta (forse troppa) viene data ai riscontri cronometrici nelle altre due discipline, tant’è che le PSN hanno assunto una vera e propria valenza ufficiale che andrà ad incidere anche sulle classifiche che assegneranno premi alle società. Si è parlato di raduni allargati e molto frequenti, incentivi per la partecipazione a gare europee , la possibilità di partecipare al grand prix Italia per avere un confronto con gli atleti “grandi” e diverse iniziative che secondo l’area tecnica servirebbero per innalzare le capacità prestative dei nostri giovani.

IL POLEMICO

Al di là di test cronometrici, valutazioni ai raduni ecc, l’unico strumento che stabilisce se la strada intrapresa è quella giusta è il campo gara. Abbiamo analizzato i risultati dell’unica manifestazione internazionale di livello assoluto, i campionati mondiali Junior , focalizzando l’attenzione su alcuni aspetti: Il tempo del vincitore /vincitrice il tempo del/della migliore azzurro/a il parziale podistico del vincitore/ vincitrice il parziale podistico del/della migliore azzurro/azzurra In base a questi dati abbiamo ricavato ,per ogni edizione, il distacco totale del miglior azzurro dal vincitore e la differenza nella frazione podistica. Il tutto è stato analizzando tenendo conto del passato quadriennio e dell’attuale , logicamente per quest’ultimo possiamo considerare solo 3 anni.

di Marco Novelli www.triathlonmania.it


UOMINI Nello scorso quadriennio (2008-2012) in campo maschile i nostri junior hanno raccolto ottimi risultati. In particolare ai mondiali di categoria, in 4 edizioni il distacco medio dal vincitore è stato di 1’11″ con un massimo di 1’54″ (2008) a un minimo di 35″ (2009). Incoraggianti i dati relativi alla frazione di corsa dove addirittura nel 2008 il miglior azzurro ( che da un paio di anni ha abbandonato l’attività ) aveva fatto realizzare lo stesso tempo del vincitore, mentre il distacco medio nel quadriennio è stato di soli 22″. La situazione in questi primi 3 anni della nuova gestione è disastro-

sa! Il distacco medio dal vincitore è quasi raddoppiato , passando a 2’04″ con un picco di 2’10″ nel 2012 mentre addirittura nel 2014 non abbiamo schierato alcun Junior al via. Ancora peggiore la situazione se analizziamo il parziale della frazione podistica, dove il distacco medio è addirittura quasi quadruplicato , passando a 1’13″ con un massimo di 1’40″ nell’ultima partecipazione e un minimo di 46″ nella prima. DONNE In campo femminile numeri leggermente migliori, ma forse situazione altrettanto drammatica. Il distacco medio sul tempo totale

è aumentato solo di poco rispetto allo scorso quadriennio ( da 2’30″ a 2’42″ ) , così come quello relativo alla frazione podistica è di fatto rimasto uguale ( 2’10″ contro 2’09″) , ma quello che preoccupa è l’involuzione rispetto allo scorso quadriennio, e comunque l’ampio distacco rispetto alle leaders.

Più nel dettaglio si può notare come nel periodo dal 2008 al 20012 il distacco assoluto dalla vincitrice è andato di anno in anno costantemente calando, passando da 3’17″ a 1’20″,mentre in questi primi 3 anni di gestione Bianchi il trend si è invertito, andando di anno in anno aumentando, arrivando a 3’05″, cioè più del doppio rispetto alla chiusura dello scorso quadriennio. Il gap è ampio, a piedi poi non riusciamo a limitare i danni con un distacco medio superiore ai 2′. In conclusione i numeri dicono che a fronte di numerosi progetti i colori azzurri sono sempre più lontani dall’eccellenza e dalle posizioni che contano e, di solito, quando ci si trova di fronte a questi numeri si parla di fallimento !


Skechers GoRun3

SEI na sola

di marco “piastrella” piccolino

Skechers go run 3...una scarpa per ogni occasio- Devi partire ma nel bagaglio a mano non puoi ne. mettere un secondo paio di scarpe per correre l'indomani? Nessun problema, nella variante Tra tutte le scarpe che ho provato le go run si nera e rossa stanno benissimo sotto un paio di sono rivelate tra le più versatili. jeans alla moda. Ancora poco diffuse tra i runners "tradizionali" Infine, sei tentato dal provarle ma non usi i godono invece di una notevole fama tra coloro jeans oppure non sei sicuro che ti faccia piacere che si affacciano al mondo "natural". correre con l'effetto gomma americana sotto i Un approccio meno estremo rispetto alle sorel- piedi? Niente paura, l'investimento non sarà le go bionic le rende perfette per chi vuole alleg- mortale. On-line non è raro trovarle intorno ai gerirsi un po ma ha ancora qualche timore ad 50 euro. affrontare distanze importanti con scarpe più p.s. Non le prendete troppo larghe, le scarpe a estreme. vocazione natural vanno abbastanza "precise" Ne ho due paia, mezzo numero di differenza, soprattutto in considerazione della possibilità di quelle più corte da usare esclusivamente senza utilizzarle senza soletta. soletta per un'esperienza a drop 0, le altre per p.s.2 Ricordate di correre atterrando di mesoun uso più classico. piede e presto fasciti e tendiniti saranno solo un Hai necessità di una ammortizzazione salva ma- lontano ricordo. ratona? Taac loro ti forniscono un piacevole cuQUALITA' - 15/20 scino su cui correre. COMFORT - 16/20 PREZZO - 20/20 Vorresti provare l'ebbrezza del drop 0 ma hai LOOK - 16/20 paura che poi ci potresti prendere gusto? Et voi#MAQUANTOMIPIACE - 16/20

là togliendo e mettendo la soletta interna passi da 0 ad un più rassicurante 4mm in un battiba- TOTALE—83/100 leno.


E I L G A D E M E R E V E L ’ E PERCH E R T L A SONO

ini Mattia Prand

Chiamali amatori o age grouper..sono la stessa cosa, sono tutti coloro che dopo i 30 per noia, per tenersi in forma, per amore dello sport o per sentirsi vivi praticano triathlon, corsa o quant’altro. Non voglio sindacare nulla a riguardo ma mi piacerebbe che i soldi e la passione che queste persone riversano quotidianamente nella triplice possano essere incanalati nel far crescere giovani atleti e nel far si che non ci si avvicini al triathlon solo dopo qualche anno in terza categoria di calcio, dopo il divorzio o per il rifiuto delle taglie comode. A parer mio una A.S.D. dovrebbe lottare per diventare una realtà tout court con almeno una gara organizzata, un team giovanile e un manipolo di Age Gropers bramanti di medagliette di finisher. E a chi mi dice che non ci sono i soldi dico che intanto si potrebbe pensare a creare delle sinergie tra squadre per unire le forze e non sperperare danaro in maniera inutile…

Penso che anche uno sponsor sarebbe più felice di essere sul body di un 18enne che compete per un campionato italiano o su quello di un S2 che si qualifica per il mondiale 70.3 piuttosto che solo su quello di un 50enne che finisce un ironman in 13 ore a 1000 km ( se và bene) dalla sede dell’azienda che ha stampata sulla schiena…


POWER SONG di stefanolacarastrong

“Nothing to lose but your head�

Augustines


di Cristiano Caporali

Nel presente articolo vorrei presentare alcune metodologie di allenamento che dovrebbero essere utilizzate nella fase invernale della preparazione per il ciclismo. Nell’ultimo decennio la ricerca nell’ambito delle scienze dello sport ha permesso di migliorare notevolmente la fase di preparazione invernale del ciclista con la proposta di allenamenti integrativi, propedeutici alla preparazione specifica da svolgere in sella. E’ stato recepito il messaggio, per la verità risalente agli anni settanta, che nella corretta periodizzazione e programmazione della stagione agonistica ci deve essere una fase di perdita di condizione (periodo di transizione) che segue la stagione agonistica della durata di non meno di 2-3 settimane. Questa fase è molto importante poiché, se non si ha un calo prestativo, causato dal periodo di stop, i miglioramenti nella successiva stagione saranno dei semplici aggiustamenti della condizione esistente, anziché uno step qualitativo di una certa rilevanza. Passato il periodo di meritato riposo cosa dovrebbe fare il ciclista fino a gennaio? Personalmente consiglio un allenamento mirato allo sviluppo della forza che sia funzionale allo sviluppo tecnico-coordinativo (pedalata rotonda) e metabolico. Il ciclista dovrebbe allenare le seguenti aree: Forza Massimale High Intensity Interval Training (HIIT) Core Training Coordinazione Mobilità articolare La ricerca metodologica ha da sempre sostenuto un principio fondamentale e spesso male interpretato relativo alla programmazione degli allenamenti: il principio di specificità. Sostiene, molto banalmente, che gli allenamenti, mano a mano che ci si approssima alle gare devo divenire sempre più simili a quello che è la prestazione richiesta nella gara stessa. Quello che troppo spesso si disattende è ciò che si deve fare lontano dalle gare per poter esprimere al meglio il proprio potenziale quando richiesto. La preparazione va vista come una piramide capovolta (vedi figura) il cui vertice rappresenta la mas-


sima performance, più è ampia la base e più sarà alta la performance successiva. Il VO2max è la “cilindrata” del motore del ciclista, sviluppare questa qualità, con allenamenti brevi intensi già ad inizio stagione, permette di poter agire sulle sue sottocomponenti (soglia del lattato e potenza lipidica) partendo da un livello più elevato. Generalmente il ciclista conosce un solo mezzo di allenamento: pedalare, rinunciando ad una serie di allenamenti collaterali che, se inseriti con cognizione di causa, hanno svariati vantaggi. Sicuramente la possibilità di “staccare la mente dai pedali” è un fattore che permette di recuperare energie nervose e motivazionali, uscendo dalla routine. Allenare le capacità coordinative “mettendo” sotto torchio anche il cervello predispone a gestire il mezzo in situazioni di pericolo, il ciclista sa bene quanto è alta la probabilità di caduta se non si è pronti a reagire a situazioni improvvise. Allenare la forza, soprattutto il Core (addominali, lombari, erettori della colonna e glutei), aumenta la stabilità in sella, permettendo un’applicazione più efficiente della forza sui pedali evitando di disperderla in movimenti del busto e delle spalle. Una muscolatura più forte permette di prevenire infortuni. Ricordiamo poi che la forza ha un decremento a partire dai 25 anni se non allenata. Perché si deve allenare la forza?

do la contrazione. L’alterazione causata dai metaboliti durante la contrazione non permette alla giunzione neuro-muscolare di trasmettere correttamente il segnale elettrico e quindi meno fibre motorie si contraggono e meno watt arrivano ai pedali. Gli allenamenti di coordinazione e di forza massimale si sono dimostrati efficaci nel ritardare questo fenomeno. Una serie di studi hanno dimostrato che gli allenamenti di forza permettono di: 

mantenere le rpm elevate più a lungo

stabilizzare la posizione in sella riducendo i movimenti del busto

 aumentare la prestazione di potenza media, massima, alla soglia e in prove su strada a cronometro aumentare il numero dei mitocondri (gli organelli cellulari che sono il motore aerobico) e degli enzimi. Oltre agli allenamenti di forza la letteratura e la pratica sul campo hanno dimostrato che le High Intensity Interval Training, permettono di agire in modo significativo su:

E’ una qualità che si perde con l’età se non allenata Allenare le capacità coordinative (migliora Cr)

Aumento del VO2max

Prevenire infortuni

Aumento degli enzimi mitocondriali

Migliorare l’assetto del ciclista (core training)

Allenamento delle situazioni reali di gara

Migliorare le capacità aerobiche (aumento degli enzimi mitocondriali) Prevenire l’affaticamento neuro-muscolare (eccitazione neuromuscolare) L’ultimo punto è spesso trascurato ma è stato dimostrato che c’è una componente dell’affaticamento muscolare che è di origine nervosa. Sappiamo che il muscolo si contrae perché un segnale di origine elettrica proveniente dal sistema nervoso, si propaga nella cellula muscolare innescan-

Una metodica a cavallo tra le HIIT e l’allenamento di forza che ho avuto modo di inserire nella preparazione degli atleti di endurance è il Metodo Serie Lente a Scalare (MSLS), proposto da Alberti per lo sviluppo della forza ed ipertrofia degli atleti di potenza, come i lanciatori in atletica. Il principio si basa sul creare una riduzione del flusso sanguigno sul muscolo che lavora mantenendo lo stato di contrazione, attraverso esercizi di forza con


pesi leggeri, per un tempo che supera il minuto. La restrizione della circolazione ha la capacità di aumentare notevolmente la forza espressa e anche la biogenesi (nascita) di nuovi mitocondri. In sostanza le MSLS sviluppano sia qualità di forza che aerobiche situandosi, come tipologia di esercizio, al limite estremo dell’intensità aerobica, laddove inizia l’intensità adeguata allo sviluppo della forza. Per concludere ecco una proposta di allenamento della forza: Nel mese di Novembre (3 allenamenti settimana) 2 settimane di: adattamento alla forza a circuito (squat+panca+trazioni); adattamento alla pliometria; core training e stretching post work out Nei mesi di Dicembre/Gennaio (3 allenamenti settimana): Allenamenti combinati (Pliometria+HIIT brevi, HIIT lunghe+MSLS partendo da 30% e scalando del 20% ad esaurimento, SFR) Core con swissball, palle mediche, elastici, crossfit… Stretching sempre post work out Il resto dell’anno (1 allenamento settimana) : Richiami di forza (MSLS, SFR) Core con swissball Stretching sempre post work out

(3’


FITNESS, NUTRIZIONE e SALUTE CHIUNQUE TU SIA, OVUNQUE TU SIA om tteri i P o c r ianma

G

itt.c p g n i n therun

tici "... colesterolo alto? Niente tuorli!..." o "... per dimagrire devi fare attività cardio a bassa intensità..."). Uniscono conoscenza ed esperienza pluriennale sul campo per tutto quello che ri“VIVEREINFORMA, IL NETWORK AL TUO SERVIZIO guarda l'alimentazione, la forma fisica e quindi il benessere psicologico a tutto tonSempre più spesso ricevo messaggi privati inerenti dubbi sull'alimentazione o con do. richieste di consigli a riguardo. Il più delle volte si tratta di una sorta di "chiacchierata tra amici", dove si scambia- Dietisti, personal trainer, esperti in nutrizione sportiva e psicobiologia del controllo alimentare, specializzati in nutrition and functional foods ecc. con un approccio sì no consigli e opinioni tipo "... leggi questo libro...", "... segui questo sito...", "... vai a scientifico, ma anche molto pratico. leggerti questa ricerca..." ecc. Altre volte sono delle vere e proprie richieste di diete dettagliate, alle quali ovviamente non posso (e non voglio!) rispondere, non avendo Il punto di partenza è il sito vivereinforma, dove trovate una raccolta di articoli molto interessanti, con anche approfondimenti per "addetti ai lavori", ma spiegati i titoli per farlo. talmente bene da risultare comprensibili a (quasi) tutti. Il curatore del sito è VincenTra l'altro, non sempre le persone sono interessate a capire "il perché" delle cose. Della serie "... non mi interessa capire come funziona il consumo e lo stoccaggio del zo Tortora, esperto in nutrizione sportiva e psicobiologia del controllo alimentare, autore tra l'altro di "The Body Chance. Un approccio scientifico alla Ricomposizione glicogeno epatico e muscolare nel corpo, mi basta sapere che oggi alle 13:00 e alle 20:00 devo mangiare tot frutta/pasta/riso/ecc.". Come per tutte le cose, a ognuno i Corporea.". Al blog è collegato un e-magazine (Body Science Magazine) con articoli sia gratuiti che a pagamento, un forum di discussione (qui) e diverse pagine Fasuoi interessi! Quindi oggi parlo di un servizio o meglio di un gruppo di lavoro che mi sento di defi- cebook (vivereinforma, Body Science, Dieta & Allenamento per il Dimagrimento & la Ricomposizione Corporea), dove vengono riportati i vari articoli del blog, oltre a nire, senza mezzi termini, al Top in Italia. A dirla tutta, non c'è niente del genere in post più brevi con risultati e "spunti" presi da ricerche recenti. giro che nemmeno si avvicini per qualità, professionalità e risultati. Si tratta di un gruppo di professionisti, ognuno col suo campo d'intervento, che laMa la cosa più interessante è il servizio di consulenza online (giustamente a pagavora assieme per fornire risposte il più complete e soprattutto aggiornate possibili mento) che permette al singolo di essere seguito in maniera personalizzata e costanalle richieste del singolo legate al benessere fisico (e quindi anche psicologico). Ma attenzione, e questa a mio avviso è la parte più importante, sono persone che non si te da tutto il team a livello solo nutrizionale, solo sportivo (principalmente legato alla pesistica, ma non solo!), o combinando entrambi. Ovviamente è possibile anche sono limitate a concludere il percorso di studi "classico" senza più aggiornarsi concordare un appuntamento "live" nelle sedi di Milano o Pisa. (come troppo spesso purtroppo accade!), ma che hanno continuato e continuano a Un servizio simile è attivabile anche da professionisti del settore, soprattutto per studiare, sperimentare, e che spulciano costantemente in ogni dove ogni pezzo di ricerca e articolo per non perdersi nemmeno un dettaglio, con una visione assoluta- fornire un intervento "di squadra" nei casi di difficile risoluzione. Da febbraio/marzo 2015 vi saranno ulteriori novità, con un approccio ancora più mente razionale, scettica e scientifica, volta anche ad abbattere tutti quei falsi miti che sentiamo spesso e che ormai sono entrati nei modi di dire quotidiani (tipo i pate- completo, per esempio con la possibilità di essere seguiti direttamente anche da un

Sul mio blog ne avevo già scritto a dicembre…


professionista (nutrizione, allenamento potenza/ resistenza, counseling/coaching) geograficamente vicino, una sorta di tramite tra la persona che vuole essere consigliata/seguita e il gruppo di lavoro. Probabilmente avrò modo di collaborare anch'io... Mi preme aggiungere che non sono collegati a siti di vendita o simili, quindi vi assicuro che il servizio non è una scusa o un mezzo per vendere integratori spesso inutili, come in tanti fanno in maniera più o meno subdola. Quindi, per tutti quelli che mi scrivono in privato chiedendomi per esempio un piano dietetico completo e dettagliato... rivolgetevi tranquillamente a loro, non ve ne pentirete! ... seguiranno aggiornamenti... ;-)”

Nel post avevo citato febbraio/marzo 2015 per le novità, beh direi che ci siamo. Ve le spiego nel dettaglio… Il servizio si chiama “fitsmart”, e comprende una consulenza online per essere seguiti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, via pc, smartphone o tablet. La consulenza comprende piani e valutazioni nutrizionali, di integrazione e di allenamento, suddivisi per obiettivo: wellness (il benessere al primo posto), bodyrecomposition (ridurre il grasso e aumentare la massa muscolare), performance (sport di endurance, di potenza o misti) e vegfit (dedicato ai vegani). Ma cosa distingue fitsmart da altri servizi? 1. Lavoro in team: punti di vista diversi per un obiettivo comune. 2. Visione sinergica di alimentazione, integrazione e allenamento: uno influenza l’altro, quindi devono andare di pari

passo. 3. Feedback continui che permettono di allineare alimentazione e allenamento ai bisogni del momento. 4. Piani nutrizionali specifici e altamente personalizzati a seconda dell’attività svolta e alle abitudini dell’atleta (impegni familiari, lavorativi, orari degli allenamenti...). E per chi ha già il suo preparatore o la sua scheda di allenamento? Nessun problema a collaborare: un confronto è sempre positivo, soprattutto quanto l’obiettivo comune è il miglioramento del singolo. A maggior ragione per le discipline di endurance, dove i carichi e gli stimoli allenanti sono diversi durante la stagione e vengono modulati e modificati settimanalmente, lo schema alimentare diventa fondamentale: al variare dell’allenamento deve corrispondere una variazione nell’alimentazione, per assecondare e influenzare positivamente le risposte dell’organismo, a 360°. Su vivereinforma.it tutte le informazioni. Per chi si iscrive con il codice ZONACAMBIO, uno sconto del 20% sul pacchetto “performance-endurance”, dedicato a tutti gli sport di durata. Per tutti gli altri pacchetti, lo sconto sarà del 10%. Il servizio “fitsmart” è già da tempo attivo, ma il codice sconto sarà valido per due mesi a partire dal lancio del nuovo sito (a giorni)!

G

eri tt i P o c ianmar

m o c . tt i p ng i n n u r the



Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.