Zona Cambio #13

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TRIATHLON ABU DHABI CAMPIONATI ITALIANI DUATHLON NUTRIZIONE SPORTIVA E FALSI MITI

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A cura di: Stefano La Cara Strong + Master Runners Hanno collaborato a questo numero: Stefano La Cara Strong, Master Runners, Lorenzo Pisani, Stefano “Barney” Barnaba, Luca “LucaOne” Bertaccini, Igor Nastic, Christian “Mac” Ferretti, Luigi Orlando “Magic”, Emanuele “Ironquaglia” Eguaglia, Marco Selicato,Gert dal Pozzo, Marco “Titan” Bucci, Igor Giancarlo “BigZ” Gentile, Gianmarco “The Runningpitt” Pitteri. Grafica ed impaginazione: Stefano La Cara Strong

CONTATTI: info@zonacambio.com stefanolacarastrong@zonacambio.com - gianluca@zonacambio.com

Zona Cambio nasce e si struttura come raccolta di aneddoti, consigli ed esperienze personali. Ogni articolo deve dunque considerarsi privo di fondamenti tecnici o scientifici. Zona Cambio #13 - 2


4 Editoriale 6 Gente che si incontra in Zona Cambio 8 Fantasmi 10 Abu Dhabi Triathlon 17 Oscar del Triathlon 20 C.I. Duathlon 24 1800 secondi 26 Triatleta del Mese 28 PerchĂŠ si va a Francoforte 31 Swim Bike Run 34 Le Perle di Marco 35 Gert dal pozzo, alla Nigeria, a Pescara

38 Autolesionismo triatletico 40 La catena degli eventi 42 Triatleta allo sbaraglio 44 Bisogna anche sapersi fermare 46 Nutrizione sportiva e falsi miti

irunners.it Zona Cambio #13 - 3


C’è un Master37 in ogni gara di Gianluca “Master Runners” Simei podisti.blogspot.it

S

ono di natura un tipo socievole, non rispondo male

mio "falso buonismo" e dentro me si cela un perfido competi-

(quasi) mai, sono educato, rispettoso, non mi offen-

tor che non aspetta altro che il guanto di sfida. Nell'ultima se-

do (falso), non sono permaloso (falsissimo) e sono

duta abbiamo provato ad annullare in qualche modo, quella

amico di tanta bella gente (credo), ma sono anche il

che lui definisce la sindrome del Master37, la causa scate-

bersaglio preferito di quei 'presunti amici'. In una squadra che si rispetti, si sa, le sfide sono all'ordine del giorno, e in ZonaCambio le sfide sono all'ordine delle ore! Partiamo dal presupposto che non sono un fenomeno del triathlon, sono (come direbbe Nembo) 'nu buono corridore, come ciclista mi sopravvaluto e a nuoto faccio proprio schif', questo però non mi esclude dalle competizioni "interne", anzi, mi ritrovo ad essere il più gettonato! Lo psicologo da cui vado in terapia dice che dipende tutto del

nante di tutto, dice lui. Ancora non abbiamo trovato una cura efficace e non sappiamo se mai se ne troverà una. Una sindrome ormai inarrestabile che si espande anche tramite tablet e smartphone, tanto grave al punto che, giusto pochi minuti dopo essermi iscritto al Phisioman del prossimo Aprile, è nato su Strava un segmento dedicato a un Master37! sempre, in qualsiasi gara di triathlon Challenge o Ironman a cui partecipate, mentre state pedalando, guardate sempre chi vi sta sorpassando, perchè voi non lo sapete ancora, ma potrebbe essere lui a vincere il Master37 che state percorrendo!

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Falsi buonismi

di Stefano La Cara Strong www.stefanolacara.com

OK! Seguiamo a ruota quello che dice Master e rincariamo la dose. Anche io faccio credere di essere uno di quelli che non si cura degli avversari e gareggia solo per divertirsi. Faccio outing! Non è vero, non è vero per niente! Se volessi divertirmi e basta uscirei solo qualche volta a settimana, a ritmi blandi e tornandomene

presto a casa. Se mi alzo la mattina alle 5.30 per andare a nuotare, se pedalo anche con pioggia e neve e mi sfondo di ripetute col cuore in gola è perché voglio migliorare. Perché voglio arrivare davanti a chi dico io. Che, attenzione, può essere sia il migliore dei miei amici (ed in questo caso, sinceramente, se dovesse vincere lui la cosa mi farebbe anche piacere), ma anche qualcuno che mi stia solennemente sul cazzo. Ed in quel caso la sconfitta mi roderebbe parecchio. Ecco, l’ho detto, anche i panda si incazzano! Zona Cambio #13 - 5


Gente che si incontra in Zona il m

o c a

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a

di stefanoSTRONG

l e d

g n fi

A

rriva alla partenza di una

gara conoscendo già a memoria ogni piccolo dettaglio, anche quello più insignificante. Nonostante questo, vuole ascoltare qualsiasi ulteriore specificazione, presenziando in prima fila al briefing. Il meglio di sé lo da nelle gare del circuito Ironman, dove sono previsti più briefing, in varie lin-

ie r b

gue, nei quali sostanzialmente si legge quanto già descritto nel sito ufficiale della gara. In quelle occasioni, a fine briefing, non mancherà di esibirsi in uno show di domande e chiaramenti, tutti assolutamente inutili (e dei quali comunque spesso conosce già la risposta). Il maniaco del briefing, al contrario del "NON divulgatore di informazioni", è prodigo di consigli per chiunque, perchè considera come una missione quella di informare gli altri atleti su ogni aspetto della manifestazione.

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Zona Cambio Triathlon ASD

Ti piace nuotare, pedalare e correre? Fallo con noi!!! www.zonacambio.com

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fantasmi

di Lorenzo Pisani @ pisanilorenzo.blogspot.it Ogni anno, a primavera, rinasciamo. Ci lasciamo dietro una scia, un odore, qualcosa di incorporeo; ogni anno, come una flatulenza, generiamo un fantasma. Siamo noi, non siamo noi, poco importa; il tempo ci distacca, e, se il nostro io di ieri o del mese scorso ci lascia ancora tracce tangibili della sua identità con noi – un mal di gambe, dei calzini sporchi … – quello dell'anno prima ha perso ormai ogni contatto, complicità o simpatia con noi. Ci somiglia molto a dire il vero ma fra noi resta solo rivalità e confronto. o ne ho 48 di fantasmi, per lo più gentaglia. Cerco di evitarli ma quando ripeto delle azioni che ho già compiuto anni prima, si presentano inesorabilmente; mi guardano, commentano, si confrontano con me come delle vecchie comari “ah, io, ai miei tempi ...”. E allora non c'è soddisfazione più grande che batterli, godimento maggiore che lasciarli lì ammutoliti dall'umiliazione. Rappresentano il passato, gli anni che passano, la vita che scorre e forse è per questo che li odiamo, soprattutto quando cominciano ad affollarsi così numerosi e a bat-

terci sempre più spesso. Così ci rifugiamo dove sappiamo che non verranno mai a trovarci. Inventiamo nuove sfide per tagliarli fuori. Cento chilometri, Ironman, loro non li hanno mai fatti, non ce la facevano quei flaccidi presuntuosi. Io però sono stufo di nascondermi. Come un vecchio pugile che a 49 anni ritorna sul ring con l'orgoglio come unica risorsa, li voglio affrontare ADESSO a viso aperto, in uno dei loro punti di forza. So che non sarà facile, alla granfondo del Sulcis mi hanno umiliato, ma ci voglio provare. So che il 9 marzo saranno tutti lì, ad Oristano, a guardarmi, additarmi e giudicarmi col cronometro in mano ma non mi sottrarrò dal confronto a viso aperto. Dovesse andare male, 3 settimane dopo ci sarà la mezza di Assemini per la rivincita; se no, non mi resterà che aspettare la prossima primavera, lasciarmi vestire dalla polvere del tempo e andare, con gli amici, a farmi due risate vedendo cosa riuscirà a combinare quel vecchietto velleitario … uuuuahahaha

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ABU DHABI di Stefano “Barney” Barnaba

Questione di temperature

Premessa Sabato 8 marzo, ore 22 circa. Interno notte. "Quanto c'ha?" "40 e 2" "Machecazzo! e quindi?" "E quindi che ne so? Prepariamo le valigie, poi domani decidiamo..." Ecco, la trasferta araba dell'allegra famigliola comincia così, con la temperatura corporea della piccola Dita che non accenna a diminuire. L'indomani, domenica, le cose sembrano andare meglio, con la temperatura della cucciola costantemente intorno ai 38°, quindi decidiamo di partire per non rinunciare a questa vacanza programmata da tanto tempo, forti anche dell'esperienza maturata nella trasferta in Florida, quando, anche in quella occasione, il giorno precedente la partenza per Miami la bimba aveva pensato bene di ammalarsi, ma alla fine tutto si era risolto per il meglio. E così sarà anche questa volta, per fortuna... Sorvolando sulle altre vicissitudini, di cui magari scriverò un un'altra occasione, veniamo agli aspetti più prettamente sportivi del viaggio. Il pre-gara

INTERNATIONAL TRIATHLON barney-tri.blogspot.it

Il format dell'Abu Dhabi International Triathlon mi sembra piuttosto azzeccato, con distanze che vanno dalla "Sprint" (750/50/5) alla "Long" (3000/200/20); visto il periodo piuttosto anticipato della stagione agonistica, la mia scelta è caduta sulla "Short distance" che, con i suoi 1.500 mt di nuoto, i 100 km in bicicletta ed i 10 di corsa, assomiglia molto ad un combinato (magari un po' lungo) in vista dei futuri impegni ed in prospettiva dell'Ironman di fine luglio. L'organizzazione è pressoché perfetta, come già avevo avuto modo di appurare in occasione di uno scambio di e-mail, alle quali avevano sempre risposto immediatamente e con risposte sensate e puntuali. Non esattamente come la WTC, insomma... Nonostante la competizione sia prevista per il sabato, le registrazioni sono possibili già da mercoledì pomeriggio, ma decido di registrarmi con calma, il giorno successivo. E così, "alle prime luci dell'alba" (per chi è in vacanza) di giovedì, inforco la bici e, zaino in spalla, mi dirigo verso la Corniche, il lungomare cittadino, un vero e proprio spettacolo tra giardini curatissimi, pista ciclabile, un marciapiede pedonale largo una decina di metri, parchi giochi per bambini, aree coperte da tensostrutture con panchine e distributori automatici di bibite, il tutto lindo e pinto come i giardini di Buckingham Palace. Percorsi circa 3 chilometri raggiungo l'area che ospita la zona cambio, posta su una grande rotonda sul mare (con tanto di disco che suona), dove i lavori sono già a buon punto, con le griglie per le bici, il "red carpet", i bagni e le

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tende per il cambio già perfettamente montati ed al loro posto. Sulla spiaggia, anch'essa magnifica, con sabbia bianca finissima ad incorniciare un mare tra lo smeraldo ed il turchese, vi sono numerosi membri dello staff prodighi di informazioni e consigli per chiunque ne faccia richiesta, mentre in acqua, oltre alle boette che delimitano le zone di ingresso ed uscita dall'acqua, vi sono due barche (in corrispondenza dei punti ove poi verranno posizionate le boe), diverse canoe con personale di supporto e due a Jet ski per il soccorso. Ed è solo una prova... Mentre indosso la muta vedo entrare in acqua uno dei due fratelli Brownlee (non so quale fosse dei due) che, dopo qualche bracciata di riscaldamento, completa il percorso ad una velocità davvero impressionante per chi, come me, non è molto avvezzo a seguire dal vivo le performance di questi marziani. Oltre a lui, in acqua c'è anche un altro triatleta di alto livello, Jairo Ruiz, campione spagnolo di paratriathlon. Chapeau, nient'altro che chapeau. Come detto l'acqua è fantastica, con una temperatura di circa 24 gradi ed una salinità così elevata che, complice anche la muta (non proprio necessaria, diciamoci la verità...), riduce notevolmente lo sforzo necessario per avanzare. "Se domani non vietano la muta a causa della temperatura", penso, " è perfetto!!". Grazie ai suggerimenti ricevuti dallo staff, poi, la navigazione in acqua è davvero semplice grazie ai riferimenti a terra ben visibili: un gruppo di palme su un isolotto per il primo lato, e le fantastiche Ethiad Towers per il secondo, rendono davvero impossibile zigzagare. Tutto ciò fa si che, nonostante qualche sosta ed un ritmo non proprio infernale, io esca dai 1.500 mt in circa 31 minuti, un tempo decisamente buono per essere solo una prova, ovviamente rapportato ai miei standard da ferro da stiro. Dopo la nuotata, sempre con la bicicletta mi dirigo all'hotel ufficiale dell'organizzazione, il Khalidiya Palace Rayaan, per la registrazione. Le operazioni sono talmente laboriose che in... 3 minuti è tutto concluso, e ne approfitto per fare qualche piccolo acquisto presso lo stand dell'organizzazione e per tentare di farmi registrare il cambio dai meccanici presenti con lo stand al di fuori della struttura. Concluso tutto ciò, rientro in hotel e da lì via, tutti in autobus al Ferrari Word!! Giusto per unire l'utile al dilettevole, la gita si rivela una valida e comoda ricognizione del percorso bike che si snoderà, esattamente sulla stessa arteria stradale, da Abu

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Dhabi allo Yas Marina Circuit. L'autodromo, ove si svolge annualmente il GP di Formula 1, è infatti adiacente al parco tematico della Casa di Maranello (o viceversa, fate voi). La strada non è paesaggisticamente indimenticabile, costituita da un'autostrada a 4 corsie circondata da deserto, sabbia e nulla cosmico per almeno il 70% del suo sviluppo. Già che ci sono, inizio a "pregare" che sabato non vi sia vento, altrimenti sarà un vero calvario. Venerdì mattina, dopo aver accuratamente riposto nelle sacche fornite dall'organizzazione tutto il necessario per affrontare le tre frazioni, ed attaccati gli adesivi su bici e casco, mi dirigo nuovamente in zona cambio per depositare il tutto. Anche in questa occasione l'organizzazione si dimostra assolutamente all'altezza, ed in meno di 5 minuti ho concluso tutte le operazioni necessarie. Da non crederci! Dalla zona cambio mi dirigo verso il vicino Marina Mall, un centro commerciale con tanto di pista da sci (al momento non funzionante) e pista di pattinaggio, dove vengo raggiunto dal resto della famiglia, poi una passeggiata nei pressi del fantastico Emirates Hotel (penso più o meno 25 stelle di lusso ed ostentazione) poi, alle 19:00, it's briefing time presso l'Hilton Beach Club. Anche qui 2 parole vanno spese: il briefing è in puro stile (e lingua) anglosassone, con poche chiacchiere, qualche battuta, informazioni chiare, immagini su maxischermo e possibilità di rivolgere domande all'organizzazione, il tutto per un migliaio di persone circa. Una ventina di minuti in tutto, decisamente ben spesi. Tornato in hotel, preparo un ottimo piatto di pasta con i ceci, sistemo le ultime cose, mi tatuo su braccio e gamba il numero di gara fornito dall'organizzazione e via a nanna. Sabato mattina la sveglia suona alle 5:30. Faccio colazione con del the, qualche biscotto, marmellata di arance ed una specie di pane in cassetta dolce. Doccetta per svegliarmi completamente ed alle 6:15 sono in strada. Per raggiungere la partenza, piuttosto che attendere un autobus, decido di prendere un taxi, e 10 minuti dopo sono in zona cambio. L'atmosfera è piuttosto rilassata, la temperatura è gradevolissima, credo intorno ai 20-22°, e le ultime operazioni prima della partenza si svolgono in piena tranquillità. Intorno alle 7 ho anche il tempo per vedere la partenza dei Pro: un vero parterre de roi con, fra gli altri, Frederik Van Lierde ed Eneko Llanos, oltre ai già

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citati fratelli Brownlee. Ci sono anche molti alti nomi di primissimo livello, soprattutto tra le donne, ma non li rammento. A proposito di operazioni pre gara, un piccolo accenno merita un particolare apparentemente banale, ma che sancisce in maniera definitiva la differenza tra "qui" e "lì", in zona cambio, ci sono i bagni mobili, sono puliti e le persone fanno diligentemente la fila per usufruirne, anche a pochi minuti dall'inizio della gara. "Qui" le persone si "appartano" in piena vista per espletare i loro bisogni fisiologici, anche perché i bagni Sebach diventano immediatamente impraticabili. Lascio ad ognuno le proprie considerazioni. La gara Ore 7:15. Lasciata la zona cambio, raggiungo una zona riservata al riscaldamento, perimetrata da boe di colore diverso da quelle che delimitano il percorso gara. L'acqua è più o meno alla stessa temperatura del giovedì, ma fortunatamente l'uso della muta viene dichiarato facoltativo. Fin dalle prime bracciate le sensazioni sono positive, e continuo a sentirmi tranquillo e rilassato. Nel frattempo, a pochi metri da me si susseguono le partenze delle diverse batterie, che si accavallano con i passaggi "australian style" dei lunghisti, questi ultimi incanalati in un'apposita corsia separata per l'ingresso in acqua. A scanso di equivoci, e per evitare ... ehm... furbate varie, le diverse batterie sono contrassegnate da cuffie dai colori piuttosto accesi, diversi dai colori delle boe presenti in acqua, mentre all'ingresso della zona riservata alla spunta e all'uscita dall'acqua vi sono i tappeti di rilevazione dei chip. Peraltro, una volta entrati in zona partenza, non se ne può uscire per alcun motivo, se non accompagnati da un addetto dello staff, come accaduto ad una ragazza che, nella concitazione, aveva dimenticato gli occhialini. Ancora una volta, non mi sembra che siano concetti così difficili da imitare, per evitare polemiche e balZelli vari...

agio, anche se l'assenza di "picchiatori professionisti", così presenti invece alle nostre latitudini, contribuisce ad alleviare le sensazioni di ansia che mi pervadono in tutte le occasioni simili. La realtà è che, nelle partenze di massa in acqua, devo essere un tantino agorafobico o qualcosa di simile. Dopo un paio di centinaia di metri riesco comunque a trovare un ritmo decente, e la nuotata diventa lunga e rilassata. Anche nei passaggi delle boe la situazione rimane tranquilla, senza gli schiaffoni tipici di quelle situazioni, ed in men che non si dica (si fa per dire, ovviamente), mi ritrovo nuovamente in spiaggia. Guardo il Garmin: 27'38". Non credo ai miei occhi... è PB sulla distanza!! Bene, il premio Rowenta è comunque mio, ma meno peggio di quanto pensassi. La permanenza della tenda per la T1 è piuttosto breve: indosso la cintura con il numero, il casco e gli occhiali e poi via, verso le griglie delle bike. A differenza di quanto avviene nelle altre gare alle quali ho partecipato, qui la bici non è posizionata in una postazione prestabilita dall'organizzazione, ma le varie corsie sono contrassegnate da lettere e suddivise per orario di partenza, ma ognuno sistema il proprio mezzo dove preferisce, o comunque dove trova posto. Nel mio caso, avevo posizionato la belva nella corsia ,

Ore 7:45. Si comincia. Il suono di un segnalatore acustico sancisce il via della mia batteria. Per evitare troppi contatti, parto all'estrema destra del gruppo, ma cercando di non defilarmi eccessivamente per non perdere troppo tempo. Come al solito, sin dalle prime bracciate non mi sento molto a mio

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piuttosto vicino all'uscita, cosa che mi ha permesso di velocizzare di molto la prima transizione. Appena in strada, mi avvicino subito alla prima postazione di rifornimento per prendere una borraccia di acqua fresca, poi subito in posizione, destinazione Yas Marina. Il percorso si presenta piuttosto scorrevole, senza nessuna asperità ad esclusione di diversi cavalcavia che, presi di slancio, non disturbano più tanto. Al 24° km incrocio i Pro del lungo che viaggiano come vagoni di Italo, in fila indiana e distanti una decina di metri l'uno dall'altro, ed al 29° anche i fratelli Brownlee, talmente fratelli da sembrare quasi gemelli siamesi, diciamo un po' al limite del regolamento no-draft. Nel vederli, mi sorprendo a pensare che che essere lì con loro, nella stessa gara, è più o meno come partecipare ad un'orgia in cui sono presenti Rocco Siffredi e Trentalance: sai che sei lì solo per fare numero e per fare figuracce, ma già che ci sei... pedali... Mentre mi insulto dandomi del "solito idiota", i km passano sotto le ruote e la mia velocità rimane costantemente sopra i 30 km/h; pedalo quasi sempre in posizione crono, tranne sulle salite dei cavalcavia, nelle quali mi alzo sui pedali non tanto perché le pendenze lo richiedano, ma per rilassare e scaricare i muscoli della schiena, poco abituati a quella posizione. La scelta si rivelerà giusta, poichè non accuserò i miei soliti problemi alla zona lombare né in bici né durante la corsa. Dopo tanti rettilinei, ecco finalmente l'ingresso dell'autodromo, il quale, oltre a sancire il raggiungimento della metà del percorso, rende un po' più interessante una frazione sino a quel momento piuttosto noiosa. Dato che un'occasione del genere non capita tutti i giorni, cerco di guardarmi un po' intorno. L'impianto è davvero moderno, con una struttura principale che assomiglia vagamente a quella che, quando (se?) sarà finalmente completata, sarà la "nuvola" di Fuksas. La tortuosità del percorso mi permette anche di guadagnare diverse posizioni, poiché la maggior parte dei concorrenti non ha alcuna idea di come si affronti una traiettoria in curva in un circuito e di quanto elevata sia la tenuta di un asfalto

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destinato alle competizioni, permettendomi di sorpassare all'interno, all'esterno, in salita ed in discesa. Wow, mi sembra di essere tornato alla mia vita precedente, quando l'unica fatica sulle due ruote la faceva il polso destro... Purtroppo i due giri di giostra finiscono presto, e si ritorna sulla strada. Intanto la temperatura si è alzata notevolmente, quindi cerco di mantenermi costantemente idratato cambiando la borraccia dell'acqua ad ogni rifornimento e bevendo un paio di buone sorsate da quelle di sali minerali, che getto via subito dopo per non portarmi appresso peso inutile. Anche il sole inizia a picchiare sul serio, facendosi sentire sulla pelle bianca da ragioniere, tipica di questo periodo dell'anno, facendomi considerare che forse sarebbe stato meglio perdere un po' di tempo in più in T1, per applicarmi della crema solare. (Master, dove sei?) Sulla via del ritorno decido di tentare di spingere un po' di più sui pedali, per vedere (di nascosto) l'effetto che fa. Inevitabilmente la media, che a causa dei due giri in circuito si era inevitabilmente abbassata, riprende a salire. I km passano e tutto sembra andare per il meglio fino a quando, intorno al 90° km, sento uno strano rumore provenire dalla parte posteriore della bici, e vedo alcuni pezzi di metallo nero sorpassarmi ruotando vorticosamente. No, dai, il cambio no, ti prego!! Per fortuna erano "solo" un paio di viti del porta borracce acquistato e montato dietro la sella il giorno precedente. Inizio a santificare il calendario, ma non ho problemi a terminare la frazione, pur dovendo rallentare leggermente l'andatura per non rischiare di perdere il costoso accessorio. Per fortuna l'accrocco regge sino all'ingresso della T2, quando decide di staccarsi del tutto, ma oramai senza fare troppi danni. Lo raccolgo, premo Lap sul Gramin e do un'occhiata: 3h e 8', 32 km/h di media. Meglio di un calcio faccia... Mollo la bici nel primo posto che trovo libero e mi precipito nella tenda dove indosso calzini, scarpe da corsa e cappellino, poi via verso l'ultima fatica della giornata. Ora il sole picchia davvero forte e la temperatura, che all'ombra si aggira intorno ai 30°, al sole è veramente elevata. Al primo ristoro, posto poche centinaia di metri fuori dalla zona cambio, una gentil donzella mi cosparge le spalle di crema solare, ma oramai il danno è fatto, e questo è il risultato della mia imprudenza.

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All'inizio della frazione le gambe sembrano girare bene, ma con il passare dei chilometri sembrano svuotarsi sempre più, ed inizia a girarmi un pochino anche la testa, chiaro sintomo di disidratazione. Comprendendo di non aver bevuto a sufficienza durante la frazione in bici, cerco di recuperare ai ristori, con l'ovvia conseguenza di riempire eccessivamente lo stomaco di liquidi, cosa che mi crea sovente qualche conato di vomito, al quale riesco comunque a resistere. Il percorso si snoda lungo la Corniche, poi svolta a destra verso il Marina Mall e poi ancora a destra verso la moschea che si vede nella foto in alto sotto l'enorme bandiera a Saudita, dove diventa improvvisamente tortuoso, con continue inversioni ad U che spezza ritmo, gambe e velleità velocistiche. Al resto, come detto, pensa il sole a picco.

Per tutto il resto c'è Mastercard. Anzi no, c'è pure Max, compagno di tante fatiche, che mi chiama a gran voce. Inizialmente avrebbe dovuto partecipare alla gara insieme a Lucaone, ma ha dovuto desistere per motivi lavorativi, non rinunciando però a sostenermi anche in questa occasione. Grazie, Amico mio. Ed un grazie va anche a tutti i miei compagni di squadra di Zona Cambio che mi hanno sostenuto e fatto sentire il loro appoggio, ed in particolare a Giuliano anche per il supporto logistico fornitomi. Con una famiglia così ed amici come loro, non c'è temperatura che tenga!

Intorno al 7° km le forze sembrano pian pianino tornare, e cerco di spingere un po'; in realtà credevo di correre piuttosto bene anche prima, fino a quando non ho notato un concorrente davanti a me correre davvero male, tutto dinoccolato come un vagabondo nel deserto, ed ho percepito che la distanza tra noi rimaneva costante. "Mi sa che sto andando davvero piano", mi sono detto, "e poi mica mi posso far battere da uno così!". Gli ultimi due chilometri li chiudo in leggero crescendo, fino a quando, a 100 metri dall'arrivo, non sento una voce conosciuta che urla qualcosa che finisce in "amore...". Il mio viziaccio di correre guardando per terra! Mi volto e vedo Anto, Picchio e Dita che si sbracciano per salutarmi. Senza pensarci un attimo torno indietro, prendo in braccio la cucciola ed invito Picchio a seguirmi verso il traguardo. Purtroppo, come già avvenuto a Miami, un addetta dell'organizzazione ferma il maschietto di casa, che più che l'età paga la sua altezza: vaglielo a spiegare che sarà pure alto quasi 1 metro e 80, ma ha solo 12 anni... Tant'è, faccio gli ultimi 100 metri camminando, prima con la bimba al fianco e poi sulle spalle, fregandomene beatamente del tempo finale ed assaporando ognuno dei secondi passati sul quel tappeto rosso. Lo speaker pronuncia il mio nome "Froooom Italy...". Stop al tempo. La mia fatica si chiude così, con un sorriso, 4 ore 38 minuti e 45 secondi dopo essere partito.

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La seconda edizione degli Oscar del Triathlon si è svolta sabato 1 marzo nello spettacolare Auditorium G. Testori di Palazzo Lombardia a Milano e ha premiato le eccellenze del triathlon italiano. Una serata di gala che ha reso onore al movimento del triathlon, con una sala gremita (357 posti) e il grande campione Antonio Rossi (Assessore allo Sport della Regione Lombardia) a fare gli onori di casa. Dario ‘daddo’ Nardone, organizzatore

degli Oscar del Triathlon, ha dato il via con una dedica speciale a tre cari amici scomparsi, ma sempre nel cuore dei triatleti italiani: Andrea Clerici, Italo Botter ed Emilio Di Toro. La serata dopo un’intro musicale di Nilaye’n Jazz, ha preso il via con la conduzione di Linus, coadiuvato da Micol Ramundo. Il Direttore artistico di Radio Deejay, come nell’edizione 2013, ha dato verve e prestigio all’evento, annunciando e premiando i vincitori delle 11 categorie.

Tanti gli ospiti saliti sul palco a consegnare l’ambita statuetta dell’omino FCZ, l’Oscar del Triathlon appunto: Manuela Garelli, Manlio Gasparotto, Andrea De Luca, Laura Patti, Aldo Rock, Aldo Lucarini, Ernesto Chiesa, Marco Zaffaroni, Luca Corsolini, Sergio Migliorini, Luca Sacchi e Luigi Bianchi, presidente della FITri che ha collaborato in maniera proficua per la realizzazione della serata. Di seguito l’elenco completo dei vincitori della seconda edizione degli Oscar del Triathlon: Zona Cambio #13 - 17


EVENTO Ironman 70.3 Italy TEAM Peperoncino Team AGE GROUP Donna Genziana Cenni AGE GROUP Uomo Valerio Curridori GIOVANE DONNA Angelica Olmo GIOVANE UOMO Delian Stateff PARATRIATHLON Michele Ferrarin TRIATHLON Lungo Donna E Niederfriniger TRIATHLON Lungo Uomo Daniel Fontana TRIATHLON Donna Alice Betto TRIATHLON Uomo Alessandro Fabian Spazio anche ai premi speciali, tra cui due premi internazionali che sono stati

shöfer). Di seguito l’elenco completo

BEST WORLD RACE Challenge Roth

assegnati al campione transalpino Nico-

dei riconoscimenti assegnati:

CAVALIERE DEL TRIATHLON Nicolas Le-

3BLOG Stefano La Cara

brun

AVVENTURA Free Mind Team

CENTENARIO Canottieri Napoli

las Lebrun (Cavaliere del Triathlon) e al Challenge Roth (Miglior gara al mondo, ha ritirato il premio Kathrin Walch-

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CUORE ESTREMO Pelo di Giorgio FAIR PLAY Gregory Barnaby MEDIA Barbara Cardinali SOLIDALE Piergiorgio Conti TREEATHLON Varano Lake Triathlon UOMO D’ACCIAIO Angelo Sorrentino WINTER TRIATHLON Daniel Antonioli Due momenti speciali sono stati dedicati al Paratriathlon, con la presentazione del Progetto Triuno, in collaborazione con la Onlus You Able; e un altro al Trentennale, con Marco Sbernadori, il “papà del triathlon italiano” e Luigi Pericoli che insieme a lui e ad Antonio Brazzit organizzarono il primo triathlon in Italia, a Ostia nel 1984.

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I T A N O I P M I A N C A I L A IUTATHLON D

di Luca “LucaOneâ€? Bertaccini Ha senso fare quasi 600km per un fare un duathlon sprint quando ne puoi fare comodamente uno sotto casa? L' anno scorso avrei risposto unendomi al coro con un bel: NO!!! Un duathlon? sprint?? A Bergamo???...? In un anno si fa in tempo a cambiare opinione facilmente tra la voglia di prendere un po' di schiaffi misurandosi con i piĂš forti e l' idea di rappresentare la tua squadra ai campionati italiani. Cosi grazie a Zona Cambio io e Costanza ci troviamo in macchina a chiacchierare di allenamenti, gare e voglia di faticare diretti verso Romano di Lombardia. Arriviamo in albergo e chiediamo al cuoco se ci presta un paio di forbici per tagliare i lacci elastici per le scarpe di Costa che due settimane fa si era fermata a fare il fiocco in zona cambio all' eur... naturalmente lui arriva con un trinciapollo. Il giorno dopo quando raggiungiamo la zona cambio Zona Cambio #13 - 20


il concetto di sprintino assume una dimensione nuova... 920 iscritti! e chi le ha mai viste cosi tante rastrelliere? La gara è inserita perfettamente nel centro storico del paese e l' organizzazione è superlativa. Le donne gareggiano la mattina e gli uomini il pomeriggio dopo i paratleti cosi ho il tempo di godermi una super COSTANZA SECONDA DI CATEGORIA! e capire con calma come è preparato il percorso. Calma? Chi ha detto calma? Passo la mattina con l' adrenalina a mille aspettando impazientemente di partire, cerco di rilassarmi su una panchina.. c' è il sole la temperatura è perfetta ma sudo come se fosse luglio e ho la tachicardia fissa da quando ho fatto colazione. Finisco il riscaldamento e preparo la zc carichissimo ma i miei bollenti spiriti si smorzano appena capisco che partirò in quinta griglia dietro a 450 persone... Il morale si abbassa, altro che adrenalina, sento pure freddo mentre aspetto il via nella mia gabbia che è cosi lontana dalla partenza che non sento neanche lo sparo della partenza. Quando parto e vedo che la gara che volevo fare la stanno facendo da un altra parte la rabbia sale. E come se sale!! Appena la strada si allarga mi butto sul marciapiede e parto al massimo pensando solo a passare più gente possibile. Il gps per fortuna l' ho lasciato in albergo( mi si è acceso in valigia e si è scaricato in autostrada) cosi posso correre senza paura sulle mie sensaZona Cambio #13 - 21


zioni(@3'19''/km). Il percorso bike è piattissimo giro unico andata/ritorno. Costanza mi ha prestato le sue sboruote stracazzute e la bici vola!! Cerco di organizzare i cambi a giro ma ogni tanto mi tocca tirare il gruppo che ormai ha raggiunto dimensioni impressionanti. Quando decido di rifiatare mi trovo nella pancia del gruppo e sembra di stare ad una granfondo... non fa per me. Scatto e entro in zc per primo, bollito ma fuori dai casini. Gli ultimi 2,5 km sono tosti soffro da morire ma sembra una

condizione abbastanza diffusa e perdo solo un paio di posizioni(@3'22''/km). Taglio il traguardo in 34 posizione felice come se avessi vinto!!! Incrocio il campione Daniel Hofer e ci scambiamo i complimenti… “Congratulazioni per la vittoria” faccio io...

“Figo il body!” risponde lui...

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1800 secondi basterebbero

corsa

per migliorare

3o minuti

30 minuti

a noi la scelta

lo stile di vita

per stare meglio

1800 secondi

in una giornata

cambiare

o continuare

danza

di 24 ore

a piccoli passi

a stare peggio

nuoto

86400 secondi

le sorti del mondo

www.distanza.ch

triatleta + pensiero Zona Cambio #13 -universale 24


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TRIATLETA DEL MESE

foto:www.trimexico.com

di Christian “Mac” Ferretti

SCOTT MOLINA

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Partiamo dal fondo: il primo del mese, mi cade l'occhio su un post facebook di Scott Tinley (ebbene sì, sono fra i suoi contatti e lui fra i miei, questione di affinità, sapete... Oppure di velocità, almeno nell'inviare la richiesta prima del raggiungimento della fatidica soglia dei 5.000... Ma sto divagando), con un link alla classifica dell'Ironman New Zealand, disputatosi appunto il 1 marzo, ed un commento: diceva che lui, un altro Scott, questa volta di cognome, tale Dave, un certo Mark Allen e appunto il nostro atleta del mese, Scott Molina, anni addietro si domandavano chi ce l'avrebbe ancora fatta una volta raggiunti i 50 anni di età, ed il link coi risultati dell'Ironman, cui ha preso parte Molina. Sono sobbalzato dalla sedia, non tanto nello scoprire che i Fab Four ancora si dilettano nel correre queste garette domenicali, ma nel ricordare in questo modo che il tempo passa, e che gli eroi, i pionieri del triathlon mondiale, hanno raggiunto la quinta decade. E anche superata, perché Molina nacque nel 1960, quindi siamo a 54, per altro compiuti nel giorno della gara, per così dire. Sì, perché in realtà è nato il 29 febbraio, la gara si è tenuta il primo marzo, adesso ci si può dividere in chi calcola il compleanno negli anni "regolari' il 28 febbraio, e chi il 1 marzo, ma

insomma: a 54 anni appena compiuti, Scott Molina festeggia con questa simpatica passeggiata. Lo scrivo ovviamente con molta ironia, anche perché il nostro, tutto sembra fuorché aver ammirato il panorama di Taupo e dintorni. Ha chiuso infatti poco oltre le dieci ore, con un nuoto di livello pro, 53' e spiccioli, 5h25' in bici, molto movimentata, e 3h39' in maratona, che certo non è un tempo da keniano, ma insomma, considerata età, difficoltà e un sorpasso su - altra leggenda Ken Glah, all'incirca al decimo miglio, deve aver lasciato soddisfatto il mitico Terminator, per la cronaca terzo di categoria (ma chi sono i primi due mostri?) 103mo assoluto e ottantesimo uomo. Evidentemente a Scott Molina non è passata la voglia di "farsi del male", oltre che di farne agli altri, dato che assieme al famoso coach Gordo Byrn, conduce la sua attività di allenatore per la Epic Camp. Sposato in seconde nozze con un'altra leggenda della triplice, Erin Baker, ha tre figli, ancora troppo giovani per sapere se abbiano ereditato i geni e la passione dei genitori, ed ha totalizzato oltre 250 gare da professionista, cui si aggiungono quelle, innumerevoli, da "comune" age group. Dal 1996 vive in Nuova Zelanda, quin-

di per lo meno si è risparmiato la traversata oceanica per gareggiare. Non che sembri uno che abbia bisogno di recuperare il jet lag, per altro. È, come ci si può aspettare, in splendida forma, solo qualche ruga d'espressione tradisce la sua età (su cui non vorrei troppo insistere, in vero, 54 anni son un bel totale, ma non sono roba da Matusalemme), e a giudicare dalle foto, è rimasto al passo anche con la "moda" del tempo, che vuole oggi body attillati e tutto l'armamentario tecnico che ben conosciamo. Il top, almeno per me, sarebbe stato vederlo correre in memoria dei "vecchi" tempi, in pantaloncini sgambati e soprattutto con quegli occhialoni stile maschera da sci, che hanno segnato indelebilmente gli anni a cavallo fra 80 e 90 del secolo scorso, tanto quanto le epiche battaglie sportive fra quei giganti della triplice. In effetti, non sarebbe una brutta idea se decidesse di festeggiare il prossimo compleanno con una bella sfida a quattro, lui, Tilney, Allen, Dave Scott. Glah è già stato regolato quest'anno. E, dati i tempi finali e intermedi, non sarebbe affatto una sorta di amarcord, ma una sfida davvero Epica, come la ragione sociale della ditta di The Terminator. Sicuramente non è un caso.

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Perché si va a Francoforte… ...quando si era deciso per Nizza? di Luigi Orlando “Magic” Già, perché? Stefano ce l’aveva quasi fatta a portarmi a Nizza, baci e abbracci per il rientro a casa dopo la finish line di Klagenfurt e…”dai 2014 a Nizza e 2015 dove vuoi tu!”. La realtà, però, era che il tarlo Francoforte si era insinuato nella testa di tutti…e la prova è stata l’euforica follia del luglio scorso. Bene, si va a Francoforte dunque, sul Meno, un gran fiume del colore dei fiumi delle grandi città, navigabile. Una città grande, con una bella skyline grazie ai suoi tantissimi grattacieli che le danno un’impronta decisamente moderna, ma facendo quattro passi in centro si scopre che non è proprio tutta così rigorosamente urban. Forse non proprio adatta ad una vacanza con bimbi piccoli, dato che ogni Iron-trasferta po-

trebbe essere un’occasione per una vacanza direi che è completamente l’opposto di Klagenfurt. La Wall Street europea vanta anche un altro soprannome, quello di Kona europea. Probabilmente solo Roth, sebbene Challenge, può tenere testa (una bella battaglia) a Francoforte per il tenore della gara. La prova inconfutabile è la starting list degli atleti professionisti, il titolo europeo sulla distanza ironman in palio, le ben 100 slots disponibili per partecipare alla gara delle Hawaii. Una cosa poi che salta all’occhio anche agli assidui frequentatori delle gare Ironman è che qui si rasenta la perfezione in ogni momento e situazione del pre-race, race e post-race. Insomma a Francoforte si respira un’aria importante per chi fa triathlon già da appena arrivati. Sarà tutto amplificato dal contorno metropolitano in cui

l’evento è inserito, il race-hotel super lussuoso, grandi e belle auto marchiate Ironman, furgoni e minibus di team, trademark, negozi in prossimità dell’expo che tra l’altro è veramente grande e sempre ben fornito. E poi, a parte un giro bike fuori porta, si finisce per stare sempre lì. Registrazione e già ti vedi la finish line in allestimento

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nuoto. Si deve andare un po fuori città per la partenza della gara e quindi anche per fare il bike check-in. Più precisamente si arriva a Langener Waldsee con gli shuttle a disposizione previa fila apposita (anche all’alba/notte prima della partenza!). A quanto ne so una ex cava di silicio la cui conformazione da l’idea di una L. Si nuoterà appunto sui due tratti della L, smezzati da una breve corsetta con tanto di microchip (non si sa mai!). L’expo poi dopo un giorno lo conosci a memoria, devi solo far zig zag con la testa per cercare di non comprare tutte le offerte che ti si presentano tutte assieme, perché in quel momento sembra si abbia bisogno proprio di tutto ciò che viene esposto! Le sgambatine di corsa poi finisci a farle esattamente sul percorso run della gara, che poi è lungo il Meno, vedi la T2, cerchi di memorizzare ogni scorcio panoramico e ti immagini a come starai passandoci per quattro volte prima di entrare in Romerberg per la finish line liberatoria. Anche il pasta party viene fatto in una zona sul Meno, in precedenza si andava all’Eissporthalle. La particolarità dell’Ironman Francoforte è che si sono davvero dovuti inventare i 3800 di

Appena finito di nuotare si va in T1, occhio alla salita sabbiosa, a me sembrava durissima dopo il poco uso della gambe in acqua. La T1 è abbastanza lunga e grande, il consiglio è di velocizzare le operazioni per non avere sulla coscienza troppo tempo morto.

Il collegamento con Francoforte è un pezzo veramente veloce, approfittarne please! Appena arrivati in città inizia il percorso da ripetere due volte. Si schizza veloci tra i grattacieli per poi superare il Meno e uscire fuori dalla città. Il percorso non presenta orografie importanti, non ci sono salite notevoli, l’altimetria è alquanto bassa se si realizza che va spalmata su 180km. C’è subito fuori città una salita poco impegnativa, poi si incontrerà The Hell, con il tratto trita cervello in pavé per poi arrivare all’Heartbreak Hill, salita con tantissima gente ai bordi in stile tappa di montagna, ma di gran lunga meno pendente e molto più breve. Da non sottovalutare però sul secondo giro, visto che siamo verso la fine della bike. Per il resto del circuito, sempre che qualcuno abbia voglia di distogliere lo sguardo da strada/appendici e alzare la testa, il panorama è davvero molto bello, enormi distese mozzafiato (dove il vento potrebbe essere il nemico di giornata) intervallate dal susseguirsi di piccoli borghi ed agglomerati di pubblico festoso e veramente imprevedibilmente chiassoso. La T2 sarà più veloce come transizione rispetto alla prima, per iniziare subito i 4 laps

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per la frazione run. Sulla carta sembra alienante dover fare ben 4 giri, in realtà se si affronta mentalmente un giro per volta da mettere in cascina forse la testa si scorderà che si tratta di percorrere una maratona. 4 braccialetti diversi da ritirare, tantissimi ristori sempre riforniti (anche verso la fine della gara!), tantissimo pubblico.

Attenzione ai cavalcavia, uniche asperità e speriamo non sia caldo torrido, visto che il meteo in questa zona di centro Europa è veramente una lotteria, anche se siamo a luglio.

bier nella zona ristoro dell’athlete garden con medaglia al collo e felici come bimbi a Natale!

Non mi resta che augurare a tutti un buon proseguimento di preparazione e…appuntamento con bratwurst und

www.trifunlife.blogspot.it

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SWIM

I consigli di Bonolis di stefanolacarastrong

Tempo fa mi era venuta un po' di otite. Mia madre non ha perso tempo per dichiarare la sua sentenza (non richiesta, tra l'altro...). "Non dirmi che non utilizzi i tappi per le orecchie quando vai in piscina?!?!?!" "A mà, ma che cazzo stai a di', a parte che perderesti ogni forma di equilibrio, ma poi non s'è mai visto un nuotatore con i tappi!" "Ma che dici! Lo ha detto pure Bonolis!" "Ma chi, il presentatore?" "No, quello che aveva la farmacia trent'anni fa vicino casa di nonna...." (Uno che la convinceva che con le Zigulì all'arancia i suoi nipoti sarebbero andati benissimo a scuola e le rifilava ogni novità che passava in quel negozio...) Allora, a parte la moralità di Bonolis, a parte il fatto che in trent'anni molte cose sono cambiate, a parte il fatto che neanche trent'anni fa si nuotava con i tappi, il problema è che, per mia madre, ogni frase uscita dalla bocca delle persone che conosce è verità assoluta, soprattutto quando se si tratta di sport e di persone che di sport non ci capiscono un cazzo. Zona Cambio #13 - 31


BIKE

Punti di vista di Roberto Eguaglia @ ironquaglia.it Diciamocelo: per un ciclista l’inverno è la morte. Poche uscite, niente luce la sera, piogge insistenti. Un calvario. Ma “per fortuna” esistono i rulli, così il ciclista medio si può allenare, impuzzolentire casa, fare la pozzetta sul pavimento, rompere le balle a chi gli sta a fianco ecc… ecc…

…merda!

E così, chi su facebook ha come amici altri pazzi scatenati, si ritrova la bacheca piena di gente che fa le foto

Nota per mamma: nessun pavi-

mentre pedala in casa…

mento è stato maltrattato nello

Le fa StefanoStrong mentre guarda un film…

scatto di questa foto.

Le fa Guzzo guardando le olimpiadi…

Nota per Arianna: nessun fidanza-

Le fa anche padre Cipo tra una confessione e l’altra…

to è stato maltrattato nello scatto di questa foto.

“Al diavolo! Anch’io voglio la foto mentre faccio i rulli” disse il fiero Quaglia. Zona Cambio #13 - 32


RUN

QUELLE CAZZO DI BRACCIA di stefanolacarastrong Ormai quando il mercoledì c'è il ritrovo in pista per l'allenamento di gruppo di Zona Cambio, la frase rituale è diventata "Strong! Le braccia!!!!" Dopo secoli sono riuscito finalmente a sistemare un po' le gambe. Non ho più quella corsa brutta seduta e riesco addirittura ad andare in spinta (almeno finchè non sono troppo affaticato).

quanto sono brutto mentre corro con quelle braccia. E così, durante le gare, adesso devo anche controllare dove cazzo si mettono i fotografi e mettermi bene in posa con le braccia a posto appena li vedo. Che finaccia…

Le braccia, tuttavia, non ne vogliono sapere. Ogni volta che mi alleno al campo devo sopportare i continui rimbrotti di coach Diego... "Muovi quelle cazzo di braccia" "Me pari un tronco!" "Me pari l'omino de Runtastic" Ormai sembra diventato lo sport nazionale, anche durante il riscaldamento i miei "amici" ogni tanto si avvicinano e mi dicono "Strooooong... le braccia"

l’omino Panda vs l’omino Runtastic

La scorsa settimana il coach s'è andato pure a spizzà le foto su internet di una gara per farmi vedere Zona Cambio #13 - 33


Le perle di Marco @MarcoSelicato

I R O R R E I R E V I C I N U I L G A R A P M I I S N O N I U C A D SONO QUELLI Zona Cambio #13 - 34


l a , a i r e g i N a l l a o z z o P l a d , t Ger . . . a r a c s e P a , n o l h t a tri di Gert dal Pozzo

Ci eravamo lasciati con tutto il mio entusiasmo da “rookie” della disciplina, quello che passa il tempo a visitare siti web sul triathlon, a fantasticare sulla gloria imperitura derivante dall’essere finisher di un 70.3 se non addirittura di un Ironman intero, l’entusiasmo di colui che, periodicamente, torna a rileggersi i racconti degli amici e compagni di squadra in merito alle loro imprese (grazie Giancarlo, Gianluca, Stefano, i vostri racconti continuano ad emozionarmi). Tuttavia, passato l’inebriante slancio iniziale bisogna soffrire perché, come ho imparato nella mia vita, non mi considero uno di quelli a cui danno qualcosa senza chiedere qualcosa in cambio, peraltro proprio per questo, quando raggiungo

un obiettivo me lo godo di più perché so di essermelo conquistato. Viaggiare, anche in posti veramente brutti, mi ha fatto capire che non bisogna scoraggiarsi di fronte alle prime difficoltà e, anzi, sperare sempre di poter trovare qualcosa di positivo. Inizialmente, nelle mie valutazioni più ottimiste, contavo di riuscire ad allenarmi in bici al massimo la domenica per poi ultimare la preparazione sui rulli (che pal…..) e mi ritenevo già fortunato nell’avere la possibilità di avvalermi di un’auto di scorta per qualsiasi evenienza. Altro grande passo avanti l’ho fatto con l’arrivo di una coppia di ruote di scorta indispensabili a causa delle frequenti forature (una Zona Cambio #13 - 35


volta sono tornato a casa con l’ape taxi, vedi foto) causate dalle pessime strade Nigeriane. Insomma, proprio quando già sentivo di aver ottenuto il massimo possibile, una mattina mentre vado in Ufficio mi cade l’occhio su un minivan recante la seguente dicitura: “Nigerian Cycling Team”. Oh perbacco…….sogno o son desto (o ubriaco..)? Immediatamente molesto l’autista, parcheggiato davanti all’Ambasciata del Sudafrica, investendolo con una gragniuola di domande sul ciclismo. In pieno stile Nigeriano l’autista non sa assolutamente nulla, incluso che il minivan recasse la citata entusiasmante dicitura!!!!! La macchina dei sogni, tuttavia, ormai era messa in moto e non ci metto molto a risalire, tramite le varie conoscenze in loco, al vertice di questa famigerata federazione ciclistica nigeriana e…..cosa

scopro? Il vice presidente è un italiano con doppio passaporto. Insomma per farvela breve in un paio di giorni incontro 2 appassionati nigeriani di ciclismo, il vicepresidente italiano e 2 pseudo professionisti africani che per qualche strana ragione si trovano qui. A questo punto finchè non arriverà la stagione delle piogge (sì c’abbiamo pure questo….) addio rulli e via con 3 uscite settimanali (alle 5.45 del mattino) con i nigeriani. In sintesi, i 2 pro africani, il Camerunense IbrahimCancellara in quanto passistone di livello capace di sparate a 50km/h e il Centro Africano Cyril-Virenque per le sue doti da scalatore (di lui raccontano che abbia scalato una salita di 24 km al 16% di pendenza media, ma facendo una botta di conti non saZona Cambio #13 - 36


rebbe bastata l’altitudine del Kilimangiaro per raggiungere questi numeri…..) equivalgono ai nostri forti cicloamatori. Due parole vanno spese per i 2 non pro, i miei amici Kunle, ricchissimo imprenditore locale alto 198cm per 97kg di soli muscoli (un armadio). La sua particolarità, oltre alle 4/5 bike da 10.000 euro e passa sparse per i luoghi dove si reca per lavoro, è che, al termine degli allenamenti, costringe i compagni di pedale (una volta pure me…) a sedute di flessioni e pesi presso casa sua a bordo della piscina privata. Poi c’è Iboroma, IB per tutti, avvocato laureato ad Harvard, 50 anni 183cm e 8% di massa grassa, tirato come una corda di violino con talmente tante vene di fuori da far pensare che fosse amico di Armstrong. Intanto, mentre vi scrivo, entrambi sono a Cape Town a godersi la Cape Argus 2014 la manifestazione ciclistica cronometrata con + partecipanti al mondo (oltre 12.000) e il prossimo anno ci vado pure io, Eddajè no!

ha fatto venire in Nigeria Andrea Tonti, ex nazionale gregario di Bettini e team manager di una squadra pro, a testare ciclisti locali e soprattutto organizza alcune gare annuali alle quali sicuramente prenderò parte (l’ultima di 80km piatti, tra i non pro l’hanno vinta a 31km/h di media…..corro per vincere insomma!!!!). Al riguardo scopro, per chi non avesse nulla da fare, che ci sono ben 3 siti internet nigeriani sul ciclismo: www.rscanig.org www.lifestylecycling-ng.com www.cfn.org.ng

In ogni caso oltre ad avere la possibilità di allenarmi su strada, pedalare in Africa ti consente di vedere ogni giorno qualcosa di particolare delle quali spero di potervi mandare qualche foto. Preso dall’entusiasmo ho comprato 3 completini bike ZCT da regalare agli amici africani e per far scattare la superfoto in divisa ufficiale!!!! Ah, dimenticavo il vice-presidente italiano della federazione, Giandomenico, 60enne cicloamatore accanito! Scopro che Zona Cambio #13 - 37


Autolesionismo Triathletico di Marco “Titan “Bucci @ thewaytomyfirstiroman.blogspot.it

Si dice che il lupo perde il pelo ma non il vizio, che si dovrebbe imparare dai propri sbagli per non ripeterli più, e che ogni situazione e/o imprevisto portano esperienza. Con tutte le cavolate fatte nella mia vita da triathleta dovrei essere un vecchio saggio con la barba lunga e bianca, che sa ben bene! cosa fare in ogni circostanza, del tipo "Oggi piove ,è meglio fare rulli che uscire in bici", "c'è ghiaccio per terra e meglio non correre li", ed invece..... la mattina mi alzo e nello specchio del bagno non vedo un saggio pieno di conoscenza, ma soltanto un giovane ed inesperto "guerriero Jedi" che continua a farsi male non avendo mai imparato nulla da quello che fa 6 giorni su sette ogni settimana, un Autolesionista. Si! Autolesionista triathletico! Perché dai sbagli fatti in passato non imparo e continuo a sbatterci la testa. Qualche esempio? Zona Cambio #13 - 38


Fuori nevica..... usciamo in pantaloncini corti, intanto

proprio nel punto più lontano buco! E con la schiuma

poi mi scaldo..... e giù di raffreddore perenne!

mi ci pulisco.....

Piove? il cappellino lasciamolo a casa intanto finirà di

Fa freddo e piove, dopo 20 minuti da l'aver ingurgitato

piovere (quando sono settimane che piove senza mai

4 kili di lasagne esco a correre, stranamente nel punto

fermarsi) Oggi dovrebbe piovere se non nevicare, ma-

più lontano del mio lunghissimo aver crampi alla pan-

gari se esco 5 minuti prima che inizia.....

cia....

La schiena mi fa male, facciamo pesi cosi poi la buttia-

L'altro giorno un compagno di squadra mi diceva "un

mo, invece di riposare!

atleta deve saper dire ora mi fermo che é meglio",

Le scarpe da corsa che ho non sono adatte e/o sono

troppo difficile per me....

trooooppo consumate, facciamoci un bel lungone da 27-28 km! E la schiena ringrazia..... In bici sei stanco dopo 300 km di fuori soglia, ma non ce la faccio a non inzigare chi va più veloce di me ed è più fresco, intanto dopo mi spetta solo un altra oretta di corsa che ci arriverò sicuramente fresco! Il copertone della bici ormai fa vedere la camera d'aria.... perché non spararsi il giro del lago??? Magari

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LA CATENA DEGLI EVENTI

Ho visto due treni allontanarsi in direzioni opposte ognuno trasportando un pezzo del mio bagaglio … Gestire una zona cambio richiede attenzione, precisione, meticolosa cura del dettaglio, tutte doti che non ho. Con distrazione, pressapochismo e raffazzonatezza, si rischia di perdere un sacco di tempo o, peggio, di ripartire dimenticando qualcosa di essenziale. La vita però è maestra e a furia di bacchettate riesce ad insegnare qualcosa anche ai suoi studenti peggiori. Una delle lezioni di “zona cambio” che ricordo era un'esercitazione pratica: cambio di treno con bagaglio. Ecco la cronaca.

Mattina di fine estate di fine anni '80. Finite le vacanze in trentino, dovevo tornare a Torino in treno. La zia Cristina salutandomi, mi regala una bella giacca di lana dicendo: “mi raccomando, Lorenzo, non perderla come al solito, fai attenzione” “stai tranquilla, Cristina, ho smesso di fare quelle cose”. A Milano dovevo cambiare treno. Salgo sul treno in partenza per Torino, trovo uno scompartimento libero e mi accomodo. Siccome sono una persona attenta, mi rendo quasi subito conto di aver dimenticato il regalo di Cristina sull'altro treno! La promessa era

fresca e dovevo rimediare. Scendo di corsa, guardo il tabellone ma arrivo al binario solo in tempo per vedere il treno ripartire, verso Venezia, con sopra la mia giacca. Sconsolato, me ne torno al mio treno. Arrivo al binario giusto in tempo per vederlo partire verso Torino, con sopra la mia borsa! Il mio bagaglio era dilaniato! Simmetria … gioco di specchi … principio di conservazione della quantità di moto … l'eleganza della situazione era troppo evidente per arrabbiarsi o disperarsi. Mi guardavo da fuori e mi veniva da ridere. Mentre andavo alla poliZona Cambio #13 - 40


zia ferroviaria, per cercare di recuperare almeno la borsa, dubitavo che avrebbero creduto alla mia storia ma non volevo inventarne altre: era troppo bella e non vedevo l'ora di raccontarla. L'agente doveva averne sentite molte di storie strane e mi ha ascoltato sorridendo ma senza incredulità. Alla stazione di Novara i suoi colleghi sono saliti sul treno a cercare la mia borsa e l'hanno recuperata. Insomma alla fine ho perso solo una giacca, un paio di treni e quel poco che restava della mia faccia. Spesso le persone distratte si giustificano dicendo: Einstein era un genio – Einstein era distratto – io sono distratto – ergo: io sono un genio … ma non funziona, è un sillogismo errato che dimostra solo di essere molto lontani anche da una minima capacità di pensiero razionale.

Ci vorrebbe un teorema per giustificare anche questa defaillance … il teorema dei due treni …l'entanglement quantistico … la catena degli eventi … boh, ci provo.

nellati in una solida catena … io non ho fatto che tirarla!

Spiegazione razionale. Gli eventi sono concatenati: i diversi anelli si legano l'un l'altro: il maglione, la raccomandazione, il primo treno, il secondo treno … La probabilità che si realizzino tutti non è il prodotto delle singole probabilità, come sarebbe se fossero eventi indipendenti, ma al primo seguono necessariamente tutti gli altri … swiishh (perdo aderenza cominciando a scivolare sulla superficie dello specchio). Ma, è vero! Per aver fatto la promessa a Cristina, dovevo cercare di recuperare la giacca. Per avere qualche speranza di recuperare la giacca, dovevo correre e non potevo portarmi dietro la borsa. I tre eventi erano inaZona Cambio #13 - 41


Triatleta Allo sbaraglio di Giancarlo “Big Z” Gentile

…ed

O I D R O E S S E E M L E D

eccoci qui, a scrivere il mio primo articolo per Zona Cambio….ma andiamo per gradi, facciamo qualche passo indietro. Mi chiamo Giancarlo Gentile, ho quasi 37 anni ed ho praticato sport per tutta la vita. Sono Siciliano, istruttore di surf, personal coach, e dato che le cose da fare non mancano mai, specialmente quelle meno “comuni” , lo scorso anno ho iniziato ( ovviamente a modo mio) ad allenarmi per praticare questo famoso Triathlon pensando tra me e me…beh…e che ci vuole ? Oggi, con due mesi di allenamento alle spalle e due pseudo-gare all’attivo, la risposta esatta alla mia domanda è : Col cazzo che ci vuole !

Purtroppo la mia mente si è fermata al 1990 quando bruciavo le piste d’atletica leggera in tutta Italia ottenendo ottimi risultati sui 100HS, ed a cinque anni dopo quando vinsi una medaglia d’oro ai Campionati Nazionali Militari nel salto in lungo, più tutto lo sport agonistico praticato ai tempi del liceo, ma il tempo passa ed anche se la mente non ne risente poi tanto, il fisico invece si…eccome ! Devo dire a mia discolpa che questi ultimi due anni sono stati molto intensi e tra più o meno 4 traslochi Roma-Catania e la nascita del mio primogenito Luigi Maria, sono ingrassato di circa 15 kg rispetto al mio peso forma. Da qui questa sfida del triathlon , ovvero trovare una una motivazione importante per rimettermi in carreggiata in poco tempo, per darmi nuovi obiettivi e perché no, anche possibilità di crescita professionale...ma non ci piangiamo troppo addosso e torniamo subito al dunque ! Zona Cambio #13 - 42


Da perfetto principiante prima di capire i meccanismi e le dinamiche di questo nuovo sport multi disciplina, mi sono documentato su internet su tutti i siti possibili ed immaginabili, ho comprato libri, visto tutorial, scaricato video e devo dire con mio grande rammarico che, non parlando né il cinese né il giapponese mi sono dovuto fermare in questa mia spasmodica ricerca finché non ho trovato il blog del “panda” , dello Strong, insomma di Stefano La Cara, ed allora li, proprio in quel momento, tutto ha avuto un senso, ovviamente più per me che per lui!!! Non dimenticherò mai la mail che gli mandai quella sera, e soprattutto quella che lui mi mandò in risposta il giorno seguente… chissà forse un giorno le pubblicheremo, ma chi conosce Stefano può sicuramente immaginarne i contenuti . Nonostante io non abbia alcuna esperienza in questo campo, mi SENTO ugualmente un TRIATHLETA fino al midollo: ho le scarpe da running giuste, l’abbigliamento giusto, gli occhiali giusti, la bicicletta figa tutta nera con telaio aero, le scarpe da bici con una sola strap per velocizzare la transizione , il

casco rigorosamente abbinato nei colori alle scarpe , la giacca antivento con i taschini posteriori, e l’immancabile computer con tanto di sensore per contare le frequenze di pedalata…poi cosa importa se al Duathlon Sprint di Carnevale , appena finita la frazione di corsa, dopo i primi 5km in bici sono scoppiato terminando la gara praticamente mentre l’organizzazione stava smontando tutto, e cosa importa se al Duathlon Super Sprint del Mugello venivo umiliato da ragazzini con 20 anni in meno che mi passavano accanto sfrecciando come i matti e soprattutto nella frazione in bici i commissari di gara a piedi andavano più veloce di me ? Io sono quello che ha le scarpe sulla bici attaccate con gli elastici al telaio per perdere meno tempo durante il cambio, che ripassa in mente le tattiche di gara a pochi minuti dallo start per ottenere il risultato migliore, e soprattutto sono colui che non vede l’ora di terminare un allenamento per caricarlo su strava, dove pur essendoci da pochissimo, controlla cento volte al giorno gli unici due allenamenti pubblicati come se fossero imprese bibliche con andature che farebbero ridere i polli…ma alla fine co-

sa importa…IO SONO TA ! !

UN

TRIATHLE-

Ringrazio di cuore la società Zona Cambio per avermi accolto nella famiglia e tutti i ragazzi che fino ad oggi mi hanno aiutato con il sorriso, anche se guardando gli articoli pubblicati online sono incazzatissimo per non avere delle belle fotografie poiché ancora non ho il body da gara, perché anche se i miei tempi fanno schifo , per me, lo stile è tutto !

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di Gianluca “Master” Simei Una bella giornata, fredda al punto giusto per fare l'ultimo lungo prima di Roma. Parto presto per andare alla pista da 1km160m dove solitamente faccio i miei allenamenti, poco prima di arrivare vedi i cartelli (Cross del Tevere), ok, decido per la ciclabile di Saxa Rubra. Sulla Tiberina un bip troppo lungo mi porta lo sguardo a una spia arancione, cavolo sto in riserva da ieri e sto per rimanere a secco, poco male, ecco un self. Ma dov'è il portafogli? A casa. Merda. Torno indietro, si sono fatte quasi le 8.00 Decido di andare a pochi passi da casa, in mezzo al verde, non proprio piatto, ma potrebbe andar bene. Finalmente comincia l'allenamento, ma qualcosa non va. Sono nervoso, cerco di calmarmi, ormai è andata così, non ci posso fare niente, mi concentro sulla corsa. E' una bella giornata, facciamo passare queste 2 ore. Non riesco a impostare il passo. Un cane maremmano mi attraversa la strada, mi guarda, ma dallo sguardo capisco che sta solo pensando "E lo chiami correre quello?" In discesa a 4:30, in salita a 4:50, in pianura non riesco a tenere un ritmo, ancora. Arrivo alla macchina, mi fermo. Oggi non ci sono. Meglio rimandare. C'è ancora tempo per l'ultimo lungo.

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NUTRIZIONE SPORTIVA tteri i P o c r ianma

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com . tt i p g in n n u r e th Capita spesso di sentir citare falsi miti riguardanti l'alimentazione e l'attività fisica, ovviamente nessun problema se queste informazioni arrivano dalla televisione o dalla carta stampata generalista (specchi della media della popolazione, pertanto non siamo messi benissimo!), se invece tali discorsi vengono tirati fuori da amici e conoscenti, ecco ci si sente in dovere di spiegare... Purtroppo capita sovente, ed è sicuramente ancora più grave, che anche professionisti del settore (allenatori, medici ecc.) riportino informazioni ormai superate senza mai nemmeno prendersi la briga di approfondire. Ecco quindi una rassegna disordinata di frasi fatte e falsi miti, continuamente aggiornabile con ulteriori aggiunte, purtroppo non c'è limite al peggio! Per dimagrire bisogna allenarsi a bassa intensità. Classica interpretazione errata o limitata di concetti corretti. È vero che a bassa intensità si usano maggiormente i grassi che ad alta intensità, però bisogna fare attenzione a non perdere il discorso d'assieme. Esempio pratico: Persona di 90 kg che corre per 5 km: consuma circa 450 kcal (approssimando). Diciamo che li corre a un'intensità tale da

riuscire a utilizzare il 40% di energia dai grassi (che è già tanto per una persona non allenata!), quindi 180 kcal. Dividiamo circa per 9 (1 g di grasso = 9 kcal). Ha consumato 20 grammi di grasso corporeo per fare 5 km! Il che vuol dire che per consumare 100 grammi deve correre 25 km, per 1 kg diventano 250 km! Riassumendo, il discorso vale per quantità consistenti (80 km di corsa a settimana, 240 km di bici a settimana ecc.), ma per chi fa mezz'oretta tre volte a settimana o poco più è assolutamente ininfluente. Ecco invece la corretta strategia: quanto tempo ho oggi per correre? 30 minuti? Bene, cerco di fare più strada possibile in quei 30 minuti (le calorie dipendono dal chilometraggio!), quindi il più velocemente possibile! Inoltre, più lo sforzo è intenso, più il corpo continuuerà a consumare nelle ore successive (viene stimolato l'ormone adiponectina). 5 km in 30 minuti o in 25 minuti saranno sempre circa 450 kcal per uno di 90 kg, ma nel secondo caso la stimolazione nelle ore successive sarà superiore, e quindi anche il consumo calorico della giornata. Mangiare cibi grassi fa ingrassare. Concetto purtroppo durissimo a morire... si ingrassa o si dimagrisce a seconda di quanto si consuma e di quanto si rein-

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troduce. Il consumo calorico e pertanto il fabbisogno calorico di un individuo sono influenzati da tantissimi fattori: tipo (e quantità) di attività svolte durante il giorno, ore e qualità del sonno, stato "mentale", stato ormonale ecc. Conta quanto si consuma e quanto si mangia. Quello che è sicuramente vero è che a parità di calorie, determinati cibi possono influenzare di molto lo stato ormonale del soggetto: per fare un esempio banale, la stessa persona, con lo stesso peso e le stesse attività, può aumentare o diminuire il proprio fabbisogno calorico a seconda dello stato ormonale del momento, più o meno "attivo". Questo significa che è importante controllare tanto il "cosa" quanto il "quanto" (scusate la ripetizione). Tornando al titolo, più che ai grassi, bisogna guardare alla quantità dei carboidrati in relazione a quando li si assume (ovvero se il corpo ne ha bisogno al momento e soprattutto se è in grado di utilizzarli a breve), anche se in realtà bisogna guardare un po' tutto! Mangiare cibi "ricchi" di colesterolo fa aumentare il colesterolo nel sangue. Altro concetto che sembra indistruttibile. Spesso colpa anche di medici generici poco informati o poco aggiornati. Il colesterolo che arriva con l'alimentazione influisce in minima parte sul colesterolo circolante nell'organismo (per intendersi, quello che si legge nelle prove del sangue), la maggior parte di esso viene auto-prodotta. Come si traduce tutto ciò? Se sei grasso, avrai probabilmente il colesterolo alto anche senza introdurre alcun cibo con colesterolo, se sei magro, potrai mangiare tutto il colesterolo che vuoi che il tuo colesterolo nel sangue cambierà di poco. Più che dire "Mangia cibi con poco colesterolo!" a chi ha il colesterolo alto, un medico dovrebbe dire "Dimagrisci (perdi grasso, non necessariamente peso), se vuoi che il tuo colesterolo si abbassi". Semmai è l'abuso di carboidrati a influire negativamente sul profilo lipidico! Il dato sul colesterolo totale delle prove del sangue è importante. In realtà da solo dice poco se non niente. Quello che conta è

il rapporto tra la parte buona (HDL) e quella cattiva (LDL), oltre ai trigliceridi. È nettamente meglio una situazione dove il buono è 100 e il cattivo 150 (totale 250 ma rapporto buono/cattivo 1,5) piuttosto che buono 50 e cattivo 120 (totale 170 ma rapporto buono/cattivo 2,4). Per spiegarla banalmente: se produco 3 sacchi di spazzatura al giorno ma gli spazzini che lavorano per me potenzialmente ne possono smaltire fino a 6, posso stare decisamente più tranquillo di chi ne produce solo 2 ma ha a disposizione spazzini che a fatica ne smaltiscono 3! Bisogna mangiare tanto prima della gara. Dipende da quanto è lunga la gara ma soprattutto da cosa si intende per "tanto". Le scorte di glicogeno sono limitate (circa 500 grammi per un'atleta di 70 kg), riempite quelle, tutto quello che si assume in più, il corpo cerca di immagazzinarlo come grasso (soprattutto se il surplus è dato dall'assunzione di carboidrati, il famoso "carbo loading" che spesso si trasforma in "fat building"!). Se poi la gara è particolarmente corta, è addirittura controproducente partire a scorte piene, pensate a una Formula 1: per il giro veloce le condizioni migliori sono serbatoio quasi vuoto e gomme fresche. Per approfondire, "Zona Cambio 3". Per gli sport di endurance bisogna mangiare tanti carboidrati complessi (pane, pasta, riso ecc.). Da qualche anno per fortuna le cose sono cambiate. C'è anche chi azzarda approcci very low carb per abituare l'organismo all'utilizzo dei grassi come carburante primario, fermo restando che ad alta intensità, non c'è alternativa ai carboidrati. Argomento vastissimo e molto interessante, ne parlerò in uno dei prossimi numeri... Gli integratori fanno male. Gli integratori sono obbligatori per chi si allena tanto. Concetti opposti, entrambi inesatti. Gli integratori servono a

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colmare una carenza accertata o eventualmente a evitare che ci si arrivi. Possono servire, ma alimentandosi adeguatamente se ne può fare anche a meno. Come tutte le cose, non fanno miracoli (tranne per chi li vende). Abusarne, come con tutte le cose, può portare invece a problemi. Essendo un mondo vastissimo, si possono raggruppare in categorie, le cito ordinate dalla meno vasta in su: probabilmente utili, forse utili, probabilmente inutili, sicuramente inutili. Un po' di grasso corporeo fa bene. Fossimo nudi e al freddo, niente da obiettare. Vivendo abbastanza comodamente a temperature ideali o con vestiti adeguati, i valori di grasso in percentuale "minimi" (il cosiddetto "grasso essenziale") per non incorrere in problemi di salute sono veramente bassi (si parla del 3-4% per gli uomini e del 10-12% per le donne). Che poi, dal punto di vista estetico, sia piÚ bello da vedere un uomo col 10% (equivalente per esempio alla presenza di vene sugli addominali, giusto per fare un esempio esplicativo...), 20% o 50% di grasso corporeo, beh sono gusti personali. Come dico sempre, il concetto di "bello" è soggettivo, quello di "grasso", oggettivo! Durante le gare lunghe bisogna mangiare ai ristori. I cibi solidi (biscotti, frutta, pane ecc.) necessitano di tempi digestivi lunghi, quindi molto probabilmente verranno assimilati una volta terminata la gara o, se la gara è molto lunga, a fronte di una spesa energetica non indifferente, dirottando risorse che forse era meglio riservare alla competizione. Decisamente meglio i carboidrati in forma liquida (bevande, gel ecc.), alla giusta percentuale (per esempio 6 grammi di carboidrati ogni 100 ml di acqua), accompagnati da sali, soprattutto ad alte temperature. Per approfondire, "Zona Cambio 4" ... continua, purtroppo! ;-)

tteri i P o c r ianma

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