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CHALLENGE RIMINI - BEST ITALIAN RACE 2013 Zona Cambio #11 - 1


A cura di: Stefano La Cara Strong + Master Runners Hanno collaborato a questo numero: Stefano La Cara Strong, Master Runners, Giulia “IRONica” Della Zonca, Christian “Mac” Ferretti, Marco Selicato, Lorenzo Pisani, Alessio “Kayale” Piccioni, Marco “Titan” Bucci, Stefano “Barney”Barnaba, Gianluca “IronPianta”, Fabio Catufi, Eugenio Belli. Grafica ed impaginazione: Stefano La Cara Strong

CONTATTI: info@zonacambio.com stefanolacarastrong@zonacambio.com - gianluca@zonacambio.com

Zona Cambio nasce e si struttura come raccolta di aneddoti, consigli ed esperienze personali. Ogni articolo deve dunque considerarsi privo di fondamenti tecnici o scientifici. Zona Cambio #11 - 2


4 Editoriale 6 Gente che si incontra in Zona Cambio 8 PerchÊ amo l’inverno 10 Best Triathlon Races 2013 12 Il cornicione 15 Triatleta del mese 17 Il doping, la paglia e la Maddalena 20 Vecchie calze 21 Swim Bike Run 25 Le perle di Marco 26 I triathleti e la carriera lavorativa 28 Kettlebell

irunners.it Zona Cambio #11 - 3


Con qualche chilo in più di Stefano La Cara Strong www.stefanolacara.com

S

iamo tutti super impegnati tra allenamenti e regali natalizi dell’ultimo minuto. Però ci tenevamo a regalarvi per le feste natalizie ancora un numero di Zona Cambio, così tra un panettone e l’altro avete qualcosa di divertente da leggere. Il numero sicuramente sarà un po’ meno ricco delle precedenti edizioni, naturalmente non ci sono gare da raccontare, ma abbiamo cercato di mantenere sempre lo stesso livello di qualità—speriamo comunque alta— ed il nostro stile che spazia dalla goliardia più caciarona

ad argomenti tanto tecnici quanto interessanti. Come l’anno scorso, abbiamo stilato la classifica di Zona Cambio delle migliori gare di triathlon in Italia nel 2013. Speriamo come sempre che possa essere utile a chiunque voglia avere un’idea su dove e come pianificare il 2014 ed una spinta per gli organizzatori a fare sempre meglio! A questo punto si è davvero fatta l’ora di scartare dolci e regali. Auguri, amici miei e buone feste. Ci rivedremo nel 2014 con qualche chilo in più e con tanta voglia di scherzare nuovamente. Zona Cambio #11 - 4


Triplici Auguri

di Gianluca “Master Runners” Simei podisti.blogspot.it

D

icembre, tempo di pianificazione, il calenda-

tutto andare, chi è in tensione per il prossimo obiettivo

rio gare per l'anno 2014 è ormai uscito e

chi invece non dorme la notte per il suo esordio nel

non c'è periodo migliore delle festività di fine

2014, quelli che fanno finta di stare fuori forma quando

anno per potersi mettere a tavolino e comin-

escono in gruppo e quelli che (sempre nello stesso

ciare a spuntare le date per le gare del prossimo anno. Anche se la maggior parte dei triathleti ha già pianificato

gruppo) si sparano piattoni a tutta per spiazzare i loro avversari.

tutto diverso tempo fa non c'è niente di più rilassante

Quelli di ZonaCambio sono fatti così, ottimi compagni di

che stare seduto sul divano e decidere dove gareggiare,

squadra, buoni avversari sulle classifiche, grandi bugiar-

quale albergo prendere, con chi andare, mandare mes-

di negli allenamenti, ma sinceri amici nella vita.

saggi di coinvolgimento ai propri amici e messaggi di sfida ai propri avversari. E quelli di ZonaCambio? Cosa stanno facendo in questo periodo? C'è chi ancora sta in fase di riposo chi invece già sforna combinati a

Buone feste a tutti! E magnate tanto in queste feste, ve vojo tutti belli grassi nel 2014!!! Zona Cambio #11 - 5


Gente che si incontra in Zona Cambio di stefanoSTRONG

o i ad

Quando si aggira per la zona cambio fa paura.

Un metro e novanta, bicipiti gonfi, gambe da Cipollini e polpacci venosi (non varicose), con il body talmente teso che sembra spezzarsi. Poi però inizia la gara. Nel nuoto cerca di limitare i danni. Poca tecnica e nuotata muscolosa gli permettono comunque di non uscire malissimo. In bici dipende dal percorso. Se è tutto piano riesce a fare la sua porca figura. Se la strada si impenna un po' però comincia ad impiantarsi sui pedali. Più si alza più si impianta, come se fosse inghiottito dalle sabbie mobili. E poi c'è la corsa. La sua agonia. Comincia sprintando per 100 metri, poi inizia a rallentare, fino a fermarsi. Prosegue a strappi, facendo allunghi di 500 metri e camminate di 200, cercando ogni bicchiere o borraccia per rovesciarsela sulla testa, neanche fosse alla Marathon des Sables. Di solito, quando taglia il traguardo, urla con tutti i polmoni la gioia di aver completato la sua gara.

L’

m r A

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Zona Cambio Triathlon ASD

Ti piace nuotare, pedalare e correre? Fallo con noi!!! www.zonacambio.com

info ed iscrizioni: iscrizioni@zonacambio.com

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Perché amo l’inverno Giulia “IRONica” della Zonca @ 360triathlon.blogspot.it Tante persone proprio non lo sopportano. Ai primi freddi, ai primi refoli di bora, ecco il triestino medio che attacca la solita lamentela, "che balle sta bora", come del resto si era lamentato fino poco prima "che balle sta piova" o "che balle sto caldo no posso più". A primavera ce l'hanno coi pollini di solito. Per me quando arriva dicembre è una magia.: non esiste periodo più bello e dolce dell'anno. Ho tanti bei ricordi, anche brutti in verità, ma soprattutto ricordi di odori, rumori e sensazioni che mi hanno resa negli anni amante del freddo. Ci sono nata, poi, non potrebbe essere altrimenti!

Il pandoro, che mia mamma ci vietava di mangiare tutto dicembre, se non la sera della Vigilia, così era speciale Correre nella neve, aver freddo, e poi entrare a casa e apprezzare il calduccio Le decorazioni, milioni, che mia mamma mi costringe a mettere ovunque, ogni anno La grappa a casa di tutti i paesani a Golac ...e poi sempre neve, neve , neve che tutto copre e tutto lava via

Amo veder scendere la neve, il cielo è grigio/bianco, la guardo mentre il fuoco nel camino scoppietta ricordandomi che sono al calduccio della mia casa. Mi piace il rumore della neve sotto le scarpe Le campane della Chiesa a mezzanotte della Vigilia Ricordi di sciate, ore e ore a far pali con l'allenatore, e poi thè caldo in rifugio Mia mamma che prepara a mano i ravioli e ci mette ore, e io ho fame Elton John che canta sad songs L'odore forte di pino L'albero che vado a tagliare in bosco, ogni anno, con la neve alta e il seghetto, di nascosto Zona Cambio #11 - 8


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BEST ITALIAN TRIATHLON RACE 2013 Giunta alla terza edizione, la classifica di Zona Cambio delle migliori gare di triathlon svolte in Italia nel 2013 riserva alcune sorprese. Dopo due anni di vittoria incontrastata di Elbaman, quest’anno la vittoria spetta ad una new entry: il Challenge Rimini. Ancora una gara lunga dunque, seguita da Ironman 70.3 Italy, sempre sul podio nella nostra classifica annuale. Terzo posto, a sorpesa, l’Olimpico d’Iseo, che scalza dal podio un’altra gara storica come Bardolino. Giuria: Edith Niederfriniger, Andrea Gabba, Gessica “Geki” Sarti, Fabrizio Cutela, Marco Scotti, Luigi Orlando “Magic”, Dario “Daddo” Nardone, Marco Selicato, Teodolinda Camera, Alessio “Kayale” Piccioni, Marco Novelli, Michele Insalata, Luca Molteni, Alessandro Alessandri, Giampaolo Gualla, Paola Saitta, Giuseppe Anatriello.

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NG RO T S ARA po LAC O FAN STE

d by were

CHALLENGE RIMINI IRONMAN 70-3 ITALY OLIMPICO ISEO OLIMPICO BARDOLINo VARANO LAKE TRI

BEST LOCATION

FORTE VILLAGE BEST SAFETY

FORTE VILLAGE XTERRA SCANNO BARBERINO DEL MUGELLO CREMONA ETU CUP Tri @MI —MILANO

IRONMAN ITALY 70. 3 BEST ROSTER

CHALLENGE RIMINI BEST ORGANIZATION

ISEO BEST NEW ENTRY

FORTE VILLAGE Zona Cambio #11 - 10


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IL CORNICIONE

Il senso della sfida, lo spirito di avventura, la voglia di uscire dalla zona di comfort, di provare nuove sensazioni, insomma quell'insieme di qualità che chi non le possiede definisce come “follia” ma che in realtà è solo “curiosità” – quella curiosità che ci spinge ad uscire fuori di testa per vedere cosa c'è ed a rimanerci perché là fuori è bello – sono doti quasi indispensabili per chi vuole affrontare un impegno duro come un ironman. C'è chi se le deve guadagnare forzando la sua natura di amante della vita comoda e chi invece le ha innate. Io, modesta-

mente, “curioso” ci nacqui e, a testimonianza di ciò, vi racconto un episodio della mia infanzia. Il cornicione. Ho esordito negli sport estremi a 5 anni con un'uscita di alpinismo urbano, uno sport che allora, nel 1970, era praticato solo da ladri di appartamento. All'epoca vivevo a Torino, in un appartamento all'ultimo dei 5 piani di un palazzo di via Saluzzo, vicino alla stazione di Porta Nuova. All'esterno della casa, proprio sotto le nostre finestre, passava il cornicione, una striscia di lamiera larga poco più di mezzo metro, inclinata Zona Cambio #11 - 12


verso l'esterno per convogliare l'acqua piovana in una canalina orizzontale e poi giù alla gronda. Il cornicione faceva il giro esterno del palazzo, unendo, come una sorta di via ferrata, tutte le finestre lato strada. Nella mia mente di cinquenne "curioso", quella pista sospesa era un passaggio segreto fantastico fra una stanza e l'altra. Un giorno che i miei genitori erano fuori casa, con mio fratello Claudio che all'epoca aveva 3 anni, decidemmo di provare l'avventura. Per salire sul davanzale bastava una sedia; abbiamo aperto la finestra e con un passo ... hop siamo scesi sul cornicione. Ricordo che non mi sentivo molto a mio agio: l'inclinazione verso l'esterno mi dava l'impressione di poter scivolare giù; vedere la strada 20 metri più in basso e sentire il rumore metallico della lamiera che si deformava sotto il peso dei miei passi mi rendeva inquieto ed esitante; Claudio invece era tranquillo e passo passo si stava avviando verso l'altra finestra. All'improvviso si sentì un urlo agghiacciante. Ero ancora di fronte alla finestra e la baby sitter, che non sapevo

fosse in casa (o che forse consideravo una presenza irrilevante), mi aveva visto ed aveva iniziato ad urlare isterica. Urlava così forte che mi sembrava pazza; ricordo che le urlai: “sei una scema!” La mia prima uscita sportiva finì con un indecoroso ritiro. Dovemmo rientrare e sorbirci una bella sgridata. Non ricordo cosa mi dissero i miei genitori ma furono convincenti e non ci riprovammo più. Quella baby sitter non è più tornata da noi, credo anzi che abbia cambiato mestiere. Se ripenso a mio fratello Claudio là fuori, a 3 anni, mi vengono ancora i brividi. Io invece non credo di avere rischiato molto, perché, a modo mio certo, ero stato prudente. Avevo fatto solo 2 o 3 passi. Ancora non lo sapevo ma erano i primi passi verso l'ironman.

pisanilorenzo.blogspot.it

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TRIATLETA DEL MESE di Christian “Mac” Ferretti

FOTO:fcz.it

GENZIANA CENNI

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Ancora ruote grasse, ancora una donna, non è certo colpa mia se

chi potesse pensare che, dato il numero ridotto di donne in gara,

vanno forte! Siamo in Toscana, lungo quella dorsale appenninica

potesse essere in solitaria. Avigliana, Bolsena, Santa Teresa di Gallu-

che certamente invoglia al fuoristrada, e che ricompensa con scorci

ra, per finire dive aveva cominciato, non nel senso della località, ma

unici al mondo, non per niente "sfondo" ideale dei quadri di mezzo

della specialità, vincendo alla grande il duathlon Tnatura di Cone-

Rinascimento. Ma non sono qui per celebrare Leonardo o Piero del-

gliano, e dominando quindi l'intero circuito. Corre certo veloce,

la Francesca, mi manca il physique du rôle per fare il Philippe Dave-

Genzi, ma non è che in bici stia lì a guardare, anzi. Da specialista

rio, e le fidanzate per fare lo Sgarbi. Al centro dell'attenzione, per il

esclusiva o quasi delle ruote grasse, ha forza, resistenza e capacità

mese di ottobre, non è la campagna aretina, che pure appunto fa

di guida, sommate al bell'aspetto, gli occhi azzurrissimi e il gran sor-

da sfondo, ma l'atleta che da quella splendida terra arriva, Genzia-

riso, suscitano non poca invidia e ammirazione. Ma la stagione non

na Cenni da Poppi. Specialista della corsa, specie off road, si difende

poteva certo terminare a Conegliano, per quanto in una cornice an-

bene anche sulle medie distanze (e non stupisce, data la classica

ch'essa da quadro, nella cornice della scuola enologica. Eh, no, va

affinità nell'allenamento fra triathlon "sporco" e 70.3), con un per-

bene l'autarchia, ma c'era quella formalità del 27 ottobre, da sbri-

sonale nella mezza maratona inferiore all'ora e trenta. Quest'anno

gare in quel paradiso terrestre delle isole Hawaii, versante Maui. In

ha stravinto, anzi dominato il neonato circuito Tnatura, ma ci arri-

compagnia dell'altro portacolori dell'Arezzo nuoto, Fabio Guidelli, il

viamo fra poco, perché le soddisfazioni arrivano prima dell'inizio del

viaggio agli antipodi, ovviamente non la tavola ma la fidata moun-

circuito predetto. In verità, l'inizio è in salita, come si converrebbe

tain bike al seguito. 21ma fra le pro, per gli amanti dei numeri

ma purtroppo in senso figurato, un ritiro al duathlon di Lucca, ma ci

3h47', e si tenga conto che quelle davanti erano pro "vere", nel sen-

vuole poco più di un mese per prendersi la prima soddisfazione sta-

so che quello fanno per vivere... Un ottimo coronamento di una sta-

gionale, altro duathlon, esito diverso: primo posto a Cortona. Da lì

gione al vertice, anzi, almeno un biennio, visto che le classifiche del

in poi, sono solo podi, di categoria e molto spesso assoluti, e di que-

2012 raccontano la stessa storia di inanellamento di podi. Vai, Gen-

sti solo uno o due sul gradino più basso, dietro ad atlete come Mo-

zi, ma nel 2014 qualcuna lasciala alle avversarie!

nica Cibin ed Elena Manzato, per capire il livello e fugare i dubbi di

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IL DOPING, LA PAGLIA e LA MADDALENA di Stefano “Barney” Barnaba barney-try/blogspot.it

Queste righe non vogliono in alcun modo giustificare il ricorso al doping, ma semplicemente rappresentare una riflessione sulle nostre incoerenze quotidiane, su "vizi privati e pubbliche virtù" o, se preferite, sulla paglia e sui travi.

In un tempo lontano lontano, nella mia beata ingenuità, pensavo che gli unici sportivi a "bombarsi" fossero i body builder, con i loro ormoni della crescita, il testosterone, gli anabolizzanti e chissà quali altre diavolerie. Poi fu la volta del ciclismo, con l'Epo e tutte le altre immondizie declinate in -ina o -one: scoprire l'esistenza dell'ematocrito (ma che ce l'ho anch'io 'sta roba?), delle sostanze che servono a coprire altre sostanze, sapere che il Bentelan ed il Ventolin fanno andare più forte rappresentò per me la fine dell'era romantica delle grandi imprese in salita. Ricordo, in particolare, una frase di Davide Cassani in una telecronaca del Giro d'Italia o del Tour: "Frigo è in una forma strepitosa, sembra una locomotiva!!", salvo poi scoprire che, probabilmente, andava a Protossido d'Azoto, invece che a carbone...

E così Basso, Di Luca (x2), Riccò (x2, x3, ...), Hullrich, poi Rasmussen, Armstrong (x5?, x7? boh), la U.S. Postal e mille e mille altri hanno fatto cadere, più o meno volontariamente, il muro dell'omertà e quello del buongusto: doping organizzato, doping di squadra, sacche di sangue nel frigorifero di casa, EPO, CERA, ormoni per nani... E poi il dottor Fuentes, l'Operaciòn Puerto, gli spagnoli intoccabili, Mario Cipollini (no, dico, Mario Cipollini...), etc. etc. Insomma, non se ne esce, com'è possibile crederci ancora? Tour de France 2005. Parata di "stelle". Ed eccoci ai giorni nostri: Horner che, dal nulla, vince la Vuelta a 42 anni arrampicandosi come un capriolo, Santambrogio che medita il suicidio, l'Olanda del "calcio totale" dopata, Licciardi che si infila un pene finto pieno di urina nelle mutande per superare i test (lo faceva anche Tyson, a quanto pare), Rasmussen che confessa di essersi

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iniettato sangue artificiale destinato ai cani, Ravanelli che avrebbe istigato i suoi giocatori dell'Ajaccio a doparsi (o ad utilizzare "integratori", come sostiene lui), Verbruggen che da controllore e garante diventa complice e correo. Machecazzo!!! Anche il calcio ha avuto il suo momento di gloria con i sospetti sulla Juventus di Vialli, Ravanelli (ancora lui?) e Del Piero, il dottor Agricola, le accuse di Zeman e le inchieste di Guariniello - una bolla di sapone, tipo processo Andreotti, a cui ci siamo purtroppo (e fin troppo) assuefatti - senza dimenticare l'atletica leggera con Carl Lewis, Ben Johnson, Marion Jones, Alex Schwazer e tanti, troppi altri. Fin qui la cronaca, ma per spiegare il perchè di questa lunga premessa, bisogna riportare gli atleti al loro stato primordiale di UOMINI (e donne, ovviamente), che, come tali (come noi), commettono errori. Ora andiamo avanti. A settembre, nelle more del Varano Lake Triathlon, ho avuto modo di conoscere, purtroppo solo superficialmente, Danilo Di Luca, e ne sono rimasto colpito per una serie di ragioni, prima fra tutte la sua disponibilità ad aiutarmi in un momento di difficoltà, nonostante fossi un emerito sconosciuto. Abbastanza normale, direte voi. Non tanto, al giorno d'oggi, sostengo io, ma non è questo il punto. Il fatto è che, dopo averlo conosciuto, ho iniziato a fare una serie di considerazioni (o di pippe mentali discorsi inutili sui massimi sistemi, come li definisco io) sull'argomento doping e, in particolare, sull'abitudine di guardare sempre agli "errori" degli altri con estrema severità, indulgendo molto verso quelli commessi da noi, nello sport come nella vita.

Mi verrebbe da dire: Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. (Luca 6,41-42) Tento di spiegare. In fondo, cosa non ci piace del doping? Il fatto che uno bari per migliorare la propria performance? giusto. Poi magari ci facciamo in scia tutta la frazione bike di una gara "no draft". Non è la stessa cosa, dite? Perchè, non stiamo forse barando? Non stiamo migliorando di molto la nostra prestazione, sia nella frazione stessa che in quella successiva di corsa, dove saremo sicuramente più freschi rispetto a chi ha seguito le regole? E che dire di quelli che tagliano i percorsi, che si nascondono tra i cassonetti o dietro le barche per fare qualche giro in meno nei multi-lap o si fanno "dare uno strappo" da auto o moto? Eh, si, va bene, ma l'etica? e i valori dello sport? e la menzogna?: giusto anche questo, ma quando inganniamo le nostre compagne/i nostri compagni, i nostri genitori, i figli o gli amici, non stiamo tradendo dei valori ben più fondamentali? E quando sul lavoro ci appropriamo di meriti non nostri, navighiamo in rete mentre siamo pagati per fare altro, o aggiriamo le regole per trovare una scorciatoia, dov'è sono la nostra etica, i nostri valori e l'amore di verità? Quando rifiliamo ad un cliente un prodotto che sappiamo non rispondere alle sue necessità o alla descrizione che ne abbiamo fatto, un prodotto vecchio o impercettibilmente fallato, quando aggiungiamo qualche oretta di manodopera alla fattura già salata, dov'è la nostra onestà? Salvo poi dirsi bravi ed onesti mariti/mogli/genitori/

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figli/impiegati/operai/commercianti oppure (APOTEOSI) andarsi a confessare la domenica, da buoni cristiani. Si, certo, ma almeno non faccio del male al mio fisico: dissi, aspirando una Marlboro ed investendo con la sua nuvola di fumo i miei figli... Ok, va bene, però t'hanno beccato una volta, se perseveri sei un idiota (cit. Scinto), un fottuto stupido (cit. Armstrong !!!!) o un coglione (cit. Molti)! Questa è l'affermazione che trovo maggiormente condivisibile tra quelle esposte sino ad ora, ma vogliamo dire che nessuno, oltre me, ripete più volte gli stessi sbagli? che sono l'unico a non riuscire a liberarsi da qualche "scimmia" che non vuole saperne di sloggiare, nonostante sappia che sia un errore? Può darsi, ma ci credo poco. Molto poco. E si potrebbe continuare a lungo... Pensate ancora che non sia la stessa cosa? Ok, magari avete ragione, però durante il prossimo allenamento lungo in bici, se non avrete niente di meglio a cui pensare, provate a rifletterci ancora un po', parificando lo sport agli altri ambiti della vostra vita di tutti i giorni, poi sappiatemi dire: i commenti sono qui sotto. Ora avanti, uomini probi, scagliate pure la prima pietra!!! (non prima di aver riletto le avvertenze in cima alla pagina) In attesa della valanga di m... pietre che mi seppellirà, caro Danilo, oltre a ringraziarti nuovamente per non avermi abbandonato in hotel, a differenza di altri, Ego, in qualità uomo (molto) fallibile, reiterante nei propri errori, e di peccatore impenitente, te absolvo. Amen.

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VECCHIE CALZE? ...copriscarpa! di Gianluca “IronPianta” @ my-ironmandream.blogspot.it

Avete vecchie calze malandate? Invece di buttarle potete semplicemente farne dei copriscarpa da bici! Utilissimi nelle stagioni autunnale e primaverile, quando il freddo non è ancora pungente ma il caldo è solo un ricordo... Proprio l'altro ieri ne ho preparato un paio, di seguito un mini tutorial su come ho fatto :-)

1 1)Infilate la vostra vecchia calza sulla scarpa 2)Ritagliate la forma della tacchetta 3)Dovete stare un po’ più stretti della tacchetta perché la calza tende a rilasciarsi… 4)Ed ecco il copriscarpa ponto! 5)Semplice, no?!

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SWIM

GLI OCCHIALETTI PER IL NUOTO QUALI SCEGLIERE E QUALI SCELGO IO di StefanoSTRONG Leggo sempre più spesso di persone che, nonostante abbiano comprato occhialetti da nuoto superfighicostosissimi, dopo una settimana si lamentano per l'appannamento. Da lì, il passaggio ai rimedi più assurdi è breve. Sputo spalmato sulla lente. Sfregamento con pelle di daino siberiano. Pulizia con nitroglicerina. Per ultima, spammeraggio su ogni forum con richieste di aiuto. Io ho trovato da subito la soluzione ideale. X-Base, prodotto "Blu" di Decathlon a 3€, probabilmente l'occhialino meno costoso che esista. Comodo e non eccessivamente brutto nell'estetica. C'ho fatto tranquillamente dagli sprint all'Ironman 70.3, si è immerso in acque dolci, clorate e salate, ha preso pugni e calci, ma è rimasto sempre al suo posto. Mai avuto problemi. Ah, sapete dopo quanto si appanna? Dopo una settimana, come tutti gli altri. Ma ogni mese/mese e mezzo ne compro un paio nuovo, lo pago quanto tre caffè ed ho sempre l'occhialino nuovo. Figo, eh?

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BIKE

La prima bici di Lorenzo Pisani Qualcuno che mi considera un ciclista ogni tanto mi chiede consigli sull'acquisto della prima bici. Se sapessero che non conosco, non dico il modello del “gruppo” della mia bici, ma neanche il numero di pignoni (8, 9 o 10? So solo che a un certo punto finiscono) forse si rivolgerebbero ad altri.

anche, ci aggiungete il valore della bici vecchia e vi potrete comprare una seconda bici di gamma superiore. Se invece (come succede nell'80% dei casi) vi stuferete quasi subito, avrete risparmiato un bel po' di soldi. Traduceteli in birre e mi potrete ringraziare offrendomene una.

Io invece qualche consiglio da me lo accetterei lo stesso e quindi qualche consiglio, sia pure molto generico, non da esperto ma da appassionato-contabile, mi sento di darvelo. Non col cervello; ve lo do col cuore e ve lo propino con l'intestino.

2-Peso. Fra un “gruppo” di alta gamma e uno di gamma medio bassa ci sono circa 500g di peso e 1000 euro di differenza. La stessa differenza, in peso e in costo, c'è fra un telaio superleggero e uno in normale acciaio. Anche per far dimagrire le ruote si paga circa una birra al grammo.

1-Ammortamento. Date un valore al vostro “piacere di andare in bici (PAB)” in euro/ora (tipicamente fra 5 e 10, quello che paghereste per un noleggio), valutate il numero di ore che pensate di passare in bici nei prossimi tre anni, dividetelo per tre per ottenere un valore realistico e moltiplicate per il PAB, ottenendo così la spesa massima che potete sostenere per riuscire ad ammortare la spesa (altrimenti vi conviene affittarla). Con questa semplice formuletta vedrete che la scelta si ridurrà drasticamente. Se dopo questi primi tre anni vi sarete appassionati, il PAB aumenterà, il numero di ore

Insomma far dimagrire la bici di un chilo costa circa 2000 euro. Non conviene perderlo voi quel chilo? Considerate anche che 1kg è poco più dell'1% del peso totale ciclista più bici e quindi se ora fate una salita a 10km/h, con duemila euro in meno nel portafogli (mille birre in meno in pancia) arriverete a farla a 10.1km/h. Vale la spesa? 3-Durata e manutenzione. Al contrario di tavolette del water e lavastoviglie, per le bici il rapporto prezzo/ durata è quasi invertito. La componentistica di alto liZona Cambio #11 - 22


BIKE

vello è pensata per professionisti che cambiano la bici in continuazione, che hanno un'assistenza meccanica continua ecc. ecc. Il buon vecchio acciaio pesa di più ma in confronto è indistruttibile; allora usate l'acciaio per la bici e tenetevi le fibre di carbonio per farci la tavoletta del water che lì le prestazioni aumenterebbero in modo bestiale. 4-Accettazione sociale. Quando, fino a circa 10 anni fa, andavo in bici vestito da “civile”, strappare un saluto ad un ciclista era quasi impossibile. Non importava quanto andassi veloce ma ai miei sorrisi e cenni di saluto hanno sempre risposto con un “ma che vuole questo” espresso con la faccia. Quando invece, come mi capita spesso quando vado dai suoceri a Fermo, esco con la bici sferragliante di mia cognata ma con il completino giusto, magari solo da lontano, ma qualche saluto riesco a strapparlo. Allora, compratevi un completino particolarmente vistoso per distogliere lo sguardo dalla bici e sarete salutati dai ciclisti risparmiando le solite birre. Conclusione: La prima bici dev'essere modesta. Se non vi divertite a pedalarci non è colpa sua. Se invece vi piace andare in bici, vi divertirete con qualsiasi bici. Io ho fatto cose che voi umani ... : ho fatto giri in mtb con gli amici usando la bici di mio figlio di 11 anni, sono salito sulle pendici dei Pirenei affittando a 3 euro al giorno una city bike da oltre 20 kg (con tanto di cestino sul manubrio) alla stazione di Perpignan, sono salito sul monte Serra, vetta delle colline pisane, con una

bici senza cambio, ho fatto discese frenando con i piedi, ho scalato i colli del cuneese con una trarovi a 3 marce e molto altro … e tutto ciò ha solo aumentato la mia passione. Avvertenze speciali: se mai doveste capitare nella zona cambio di un triathlon, state raggiungendo la vostra bici e vedete qualcuno che la osserva con occhi spalancati, fischiettate e passate oltre: vi potrebbero denunciare per bici oscena in luogo pubblico o, se siete fortunati, sarete solo esposti al pubblico ludibrio.

Se, seguendo i miei consigli avete comprato questa bici, forse mi avete preso troppo sul serio e vi devo una birra. www.velleita.blogspot.com Zona Cambio #11 - 23


RUN

IL SACCHETTARO di Lorenzo Pisani

Il sacchettaro quando legge il programma di gara, evidenzia subito il numero dei premi di categoria. Il suo obiettivo di gara sarà infatti arrivare ultimo dei premiati, per portare a casa il sacchetto facendo la minor fatica possibile. Se c'è un elenco dei partenti, lo studia con molta attenzione evidenziando quelli della sua categoria, mettendo un punto esclamativo accanto a quelli forti, suoi concorrenti per il sacchetto, un punto interrogativo accanto a quelli un po' meno forti ma comunque da tenere sotto controllo e un triplo punto interrogativo accanto al nome degli sconosciuti. Dovrà indagare su di loro e memorizzare il numero di pettorale di quelli pericolosi. Prima della partenza, con la scusa di scaldarsi, si aggira alla ricerca degli avversari diretti; controlla se ci siano o no, e, se ci sono, gli chiede con apparente nonchalance come stiano. La risposta però e scontata: un sacchettaro che ha rinunciato al sacchetto per problemi fisici o per obiettivi di allenamento lo ammette sempre volentieri; quasi sempre però, anche chi punta seriamente al sacchetto finge problemi per cercare di sviare l'attenzione. Alla partenza, il sacchettaro cerca di mettersi in prima fila, anche a rischio di essere travolto. Parte sempre veloce per avere completa padronanza della sua posizione nel gruppo. Poi assesta l'andatura e comincia la fase di controllo: ad ogni sorpasso deve verificare l'identità di chi passa. Se non lo conosce guarda il colore dei capelli per capire se può essere un avversario diretto - il sacchettaro odia i runners pelati - e, nel caso, controlla il numero di pettorale (se lo aveva memorizzato) o chiede "e quello chi è?" O, direttamente a lui: "di che categoria sei?" Spesso i sacchettari della stessa categoria tendono a raggrupparsi durante la gara per controllarsi reciprocamente. Se sanno che ci sono premi per tutti si coalizzano per sorvegliare meglio gli sconosciuti.

Un sacchettaro fuori sede non può controllare in modo deterministico la sua posizione di categoria e deve allora usare tecniche di controllo stocastiche. Guardando la posizione nella classifica assoluta dell'ultimo premiato della sua categoria nelle ultime 5 edizioni della gara, calcolando media e varianza, interpolando con una gaussiana e integrandola fino a ottenere 0.9, può identificare la posizione assoluta che gli darebbe una probabilità del 90% di entrare in premiazione. E' facile arrivare primi, basta stare davanti a tutti. Arrivare quinti di categoria è un'impresa che richiede doti finissime di controllo e, se non la laurea, almeno un diploma di ragioneria. Io? Vorrei essere un sacchettaro ma non riesco mai a partire davanti e perdo quindi subito il controllo della situazione. Sono piuttosto bravo invece nelle tecniche stocastiche, che spesso però, per avere un margine sufficiente di sicurezza, mi spingono ad arrivare troppo avanti; talvolta primo di categoria o, dio non voglia, addirittura nei premi assoluti, ottenendo, invece del sacchetto, quella piccolissima busta con dentro, al posto del pecorino (che non ci starebbe neanche), solo qualche immangiabile foglietto di carta. Sacchettaro sì e cestinaro anche, ma bustaro proprio no! Il test: sei un sacchettaro? •Quando vedi il programma della gara, vai mai a guardare il numero di premi della tua categoria? •In gara, hai mai chiesto a qualcuno di che categoria fosse? •Quando, all'arrivo, sei vicino ad uno della tua categoria, sprinti più forte che se fosse di un'altra categoria? Se hai risposto "sì" ad almeno due delle tre domande, sei un sacchettaro: puoi cliccare sul tasto corrispondente nel sondaggione in alto a destra.

Zona Cambio #11 - 24


Le perle di Marco @MarcoSelicato

L’OPPORTUNITA’ NON BUSSA? COMINCIA A COSTRUIRTI UNA PORTA! Zona Cambio #11 - 25


i triathleti e la carriera lavorativa di Marco “Titan” Bucci C'è questo rapporto tra i triathleti e carriera lavorativa che non è mai andata molto d'accordo, lo vedo per esempio nel mio club, chi pensa alla carriera lavorativa, nel triathlon....... lascia a desiderare, insomma Kona non é nei suoi obiettivi, chi invece sta bene con il suo lavoretto a Kona ci punta, di allenamento non ne salta neanche uno, ed é la gioia di ogni coach. Insomma il triathlon deve essere in primo piano e non vuole qualche altra cosa che gli occupi la scena. Ma ci sono anche quelli che i risultati li vogliono ottenere e qualche volta devono anche seguire la carriera lavorativa, anche perché senza soldi a fine mese é difficile potersi allenare, come fare? Zona Cambio #11 - 26


Il tutto sta come sempre nel sapersi organizzare, cercando e provando a far contenti tutti, il proprio capo e/o clienti/e ed i propri muscoli, provo a darvi qualche consiglio. Le cene come anche i pranzi di lavoro sono tassativi non le si possono assolutamente saltare, soprattutto se avete un capo italiano, il mangiare assieme è una delle cose più importanti che ci sono, non gli credete se vi dice "ma no te vai tranquillamente a correre! io mi organizzo" Si! lui si organizzerà, si organizzerà per rovinarvi ogni aspirazione di carriera!!! In 5 minuti per tutta l'azienda sarete "Ma te pensi solo a correre...." Le riunioni, se sono da remoto e siete in tanti......... è semplice esserci non esserci... se siete in trasferta.... difficile, ma l'aiuto di qualche "urgenza in ufficio" potrà salvarvi. I colleghi, dovete stringere forti al-

leanze vi dovete poter fidare e loro si devono fidare di voi è tassativo, se no siete fottuti!!! Quindi favori e scambi di favori sono d'obbligo!

Cosi una sessione sarà salva ;-) E voi arriverete anche più carichi e felici al lavoro con quella carica che l'allenamento ci ha dato!

Passiamo a qualcosa di più pratico.... Quando sono in trasferta cerco sempre un hotel il più vicino possibile ad un posto dove si possa correre, cerco su internet la piscina più vicina e mi studio l'orario del nuoto libero e in loco mi faccio consigliare una palestra dal portiere dell'albergo.

Se siete fortunati o avete giocato bene qualche vostra carta, avrete anche il buco tra le 17:30-18 e le 19:3019:00, ma dovete essere fortunati, perché se il vostro capo cerca compagnia per una passeggiata, andateci!!! Ve lo dico per esperienza!

Il momento migliore per allenarsi quando si sta in trasferta?? La mattina presto, prima del lavoro, prima della colazione, i motivi sono altrettanto semplici, non mi è mai successo che un capo mi chiedesse di incontrarsi per fare colazione 60-90 minuti prima di uscire, se mai 5 10 minuti prima di andare, e quindi avremo tutto il tempo che vogliamo, per correre o per andare in piscina!

Se non avete impegni, beh avete l'imbarazzo della scelta, piscina, o palestra o un'altra corsetta! Se siete ancora più fortunati ad avere un capo podista, ricordatevi di non superarlo mai!!! E se lui fatica a correre 2 km in 10 minuti avete fatto fatica anche VOI!!!!

thewaytomyfirstironman.blogspot.it

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L’a ng olo de l te cn ico

KETTLEBEL

Allenamento Funzionale del Triatleta di Alessio “Kayale” Piccioni— aletriathlon.blogspot.com

Sempre più in visione e presenti nelle palestre al giorno d’oggi, il KETTLEBELL sta diventando uno strumento sempre più diffuso per lo sviluppo della forza (nella forma di forza massima o forza resistente) nel triatleta. Innanzitutto possiamo identificare il Kettlebell come un attrezzo di forma sferica, in ghisa (il comune materiale che costituisce le piastre, bilancieri e pesi in palestra) cui è stata applicata una maniglia che meglio permette di impugnare e maneggiare l’attrezzo stesso. Sebbene ora sta divenendo di ampio uso e diffusione nel nostro paese, il suo utilizzo lo possiamo riscontrare nei paesi dell’est già qualche decina di anni fa. A differenza dei comuni bilancieri e manubri, il Kettlebell ci permette di lavorare sulla forza in modo dinamico coinvolgendo sempre e comunque il controllo della postura e dell’equilibrio durante l’allenamento. Il cosiddetto CORE viene stimolato e rafforzato costantemente durante l’allenamento con i Kettlebell Ma cos’ha di particolare e speciale l’allenamento con i kettlebell per i triatleti? L’allenamento con i Kettlebell incrementa la flessibilità. Alcu-

ni esercizi ci permettono di sviluppare una maggiore mobilità a livello delle anche. Lunghe e dure sedute di allenamento in bici possono portare ad un irrigidimento della muscolatura del bacino ed esercizi con il Kettlebell quali lo swing possono essere un’ottima soluzione a tale problematica. Tutti gli allenamenti con i Kettlebell agiscono sulla muscolatura del “core”. Indipendentemente dalla tipologia di esercizio, si lavorerà in maniera dinamica, questo fa si che tutti i muscoli stabilizzatori del tronco siano continuamente stimolati durante l’esercizio, cosa che non sempre accade utilizzando macchine. Correzione degli squilibri muscolari, problematica molto diffusa nei triatleti. La maggior parte dei triatleti possiede quadricipiti molto sviluppati a discapito di glutei e flessori della coscia. Mediante alcune tipologie di esercizi è possibile correggere tali disequilibri migliorando conseguentemente l’efficienza in corsa. Miglioramento dell’equilibrio. Molti esercizi con il kettlebell prevedono un’esecuzione lenta e controllata, che mettono alla prova l’equilibrio dell’atleta stesso. Controllando l’instaZona Cambio #11 - 28


L’a ng olo de l te cn ico

bilità durante l’esercizio si acquisisce una maggiore padronanza della propria postura prevenendo molti infortuni. L’allenamento con i Kettlebel ha un elevato consumo energetico e può essere un ottimo metodo di allenamento per controllare il peso nella off-season. Il Kettlebell può essere utilizzato come mezzo di valutazione. Lavorando in maniera dinamica è possibile valutare gli squilibri e intervenire con esercizi mirati per attuare una corretta compensazione al fine di evitare infortuni e migliorare l’efficienze del gesto sportivo.

Foto: Fabio Catufi

Da questa lista è facile capire che mediante questi semplice attrezzi il triatleta possa essere in grado di migliorare la propria forza massima e resistente, la percezione del proprio corpo e conseguentemente migliorare la propria postura. Molteplici possono essere le proposte di allenamento con i Kettlebell, sicuramente per il triatleta l’esecuzioni di esercizi pluriarticolari, svolti in circuito possono essere la soluzione ottimale per ottenere il massimo dall’allenamento stesso

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