Zona Cambio #15

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#15 LANZAROTE FRANCOFORTE ZURIGO PESCARA Zona Cambio #15 - 1


A cura di: Stefano La Cara Strong + Master Runners Hanno collaborato a questo numero: Stefano La Cara Strong, Master Runners, Francesca Mei, Lorenzo Pisani, IronMarz, Edoardo “romanomedio” Bernaschi, Giorgio “the bridge” Delfini, Igor Nastic, Christian “Mac” Ferretti, Davide Palmisano, Francesca Mei, Roberto “ironquaglia” Eguaglia, Marco “Titan” Bucci, Gert dal pozzo, Mattia Prandini, Elisa Terrinoni, Marco Novelli, Alessio “kayale” Piccioni, Gianmarco “The Runningpitt” Pitteri.

CONTATTI: info@zonacambio.com stefanolacarastrong@zonacambio.com - gianluca@zonacambio.com

Zona Cambio nasce e si struttura come raccolta di aneddoti, consigli ed esperienze personali. Ogni articolo deve dunque considerarsi privo di fondamenti tecnici o scientifici.

Grafica ed impaginazione: Stefano La Cara Strong Zona Cambio #15 - 2


4 Editoriale 5 The family (wo)men 6 Gente che si incontra in Zona Cambio 7 Il vergine ed il veterano 10 Un IronMan senza poesia 14 Frankfurt 19 Candia 22 Zurigo 27 Saggio è colui che si ferma 29 Triatleta del Mese 32 Swim Bike Run 36 Elisa Terrinoni

38 Gert, dal pozzo, alla Nigeria, a Pescara 48 50 motivi per fare sport 50 Il polemico 51 Compralo adesso / compralo dopo 53 Aarhus 55 Power Song 56 Ottimizzare la prestazione 58 Integratori, un approccio sensato

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stata una stagione agonistica lunga, per me e, immagino, per molti di voi. A questo punto comincia ad arrivare la stanchezza e la voglia di tirare un po’ i remi in barca. Per molti però c’è ancora un ultimo grande impegno sportivo: la classica “gara importante” della seconda parte di stagione. Chi vuole togliersi un’ultima soddisfazione dopo una grande annata, chi vuole provare a prendersi una rivincita su una stagione sfortunata e chi vuole finalizzare nel migliore dei modi, magari a Kona…, quanto faticosamente sudato.

Abbiamo ancora un ultimo sprint da fare. Non mollate perché poi arriva l’inverno, quando le gare sono lontane e bisogna far finta di essere podisti, sciatori, ciclocrossisti o bikers per lenire l’assenza di fare tutte e tre le cose insieme. Quale sarà il vostro ultimo Everest? Scrivetecelo, raccontatecelo, mandateci le vostre foto. Dice che condividere la fatica con gli altri serve pure a soffrire di meno in gara...

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the family (wo)men di Francesca Mei

B

eh...

Appena letto un discorso di ringraziamento che insomma stasera ho del buon materiale per due lacrimucce di numero. Il discorso rafforza l'idea che il triathlon (come altre passioni sportive e non) è un affare di famiglia. Quella famiglia in cui si condividono sogni e progetti di vita affiancandosi con amore e dedizione. Quella famiglia dove non esiste la competizione ma la collaborazione nel bene dei singoli in nome di un più grande bene comune. Quella famiglia dove la sera si va a dormire talmente sfiniti da non poter scambiare due parole, ma felici, sapendo che si recupererà il mattino dopo a colazione. C'è bella gente da queste parti... Davvero bella.

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di stefanolacarastrong

Di solito il suo cavallo di battaglia è "lo potrei fare tranquillamente" (più raramente potreste sentire anche "potrei farlo con buoni risultati", soprattutto se il tizio crede di avere ha discrete qualità in UNA delle tre discipline), affrettandosi però a lamentare: peccato che c'è il nuoto peccato che non ho la bici peccato che quando corro mi fa male la schiena non ho tempo (io invece non ho un cazzo da fare tutto il giorno e mi alzo alle 5 di mattina per nuotare perché me l'ha detto il dottore...) 

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Sul triathlon però conosce solo quali sono le tre discipline, ignorando distanze e, soprattutto, le regole. Quando vi incontra si sente quasi obbligato a raccontarvi i suoi progressi e record nell'unica disciplina che pratica, sbrigandosi ad aggiungere che col tempo a disposizione che ha già è tanto che riesce a fare quello. Ogni volta, tutte le volte, vi richiederà le distanze di un triathlon sprint. "Ah beh, 5km a 3'50" non è un problema per me, me ne metterei parecchi dietro..." Ma non ha mai corso 5 metri dopo una pedalata. Zona Cambio #15 - 6


Il vergine ed il veterano Il Vergine chiede: "Ma King of Pain come facciamo a trovarci in zona cambio dopo il nuoto, per fare la bici insieme?" E il veterano King of Pain risponde "Non preoccuparti, non saranno rimaste tante biciclette quando avremo finito il nuoto...." Zona Cambio #15 - 7


8x8 Saracinesco

26 Ottobre 2014

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2.0

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un IronMan senza poesia… di Edoardo “romanomedio” Bernaschi

Sembrerà strano a molti sentir parlare di ironman nella maniera con la quale farò io ma di storie di poesie, sogni ,desideri ,emozioni ne avrete già abbastanza . Non che per me sia il significato di portare a termine una gara cosi dura sia stato diverso ….la prima volta quando mi sono avvicinato timidamente a questa distanza dopo solo 2 anni di triathlon ho vissuto anche io un mix di sensazioni fortissime e pazzesche ma mano a mano che negli anni successivi gli ironman si sono succeduti ed è iniziata la sfida al dare il meglio di se è cambiato l’approccio, le aspettative e le ambizioni. Poco spazio al romanticismo e all’improvvisazione ma molto allo studio e alla pianificazione ; non fraintendete ma non è che sia diventata una cosa puramente meccanica senza alcun divertimento ma è diventata prioritaria la consapevolezza che i miglioramenti passavano attraverso i sacrifici e non attraverso il compiacimento del livello già raggiunto o il di-

vertimento o la condivisione con gli amici ecc ecc Studio e pianificazione dicevo come seguire gli allenamenti di altri atleti con maggiore esperienza o di allenatori che hanno approfondito ogni piccolo aspetto della preparazione per l’ironman e adattare il tutto alle proprie caratteristiche fisiche, allle propie capacità e al proprio tempo a disposizione. Studio come la scelta della gara ove raggiungere il proprio obiettivo in base alle caratteristiche della stessa pianificando in anticipo i carichi di lavoro e i momenti di riposo e compensazione ,cercando di evitare le trappole lungo il percorso di avvicinamento come il sovrallenamento o gli infortuni o le discussioni in famiglia per il troppo tempo che si sottraeva ad essa. Quest’anno quindi l’obiettivo non era finire l’ironman , non era divertirsi e non era farne uno in più da mettere nel palmares ma era qualificarsi per la V volta ai mondiali di KONA.

La scelta della gara è avvenuta considerando variabili come la data ( non troppo presto poiché la preparazione sarebbe stata troppo corta né troppo tardi per aver modo di passare poi un estate riposante e “famigliare” in attesa del nuovo carico per le Hawaii) , il percorso perché come dicevo essendo l’obiettivo la SLOT dovevo cercare una gara dura , la più dura possibile in bicicletta per ridurre il mio svantaggio nella corsa rispetto a chi corre più veloce di me e per ultimo anche la conoscenza della gara stessa e LANZAROTE era perfetta , due anni prima l’avevo già conclusa con successo arrivando VI di categoria e 65° assoluto. Quindi ironman Lanzarote come si dice da sempre “il mas duro” : temperatura alta, raffiche di vento fortissime e salita , 2.500m di dislivello tanto da far scegliere a molti la bici normale (più leggera e maneggevole) piuttosto che quella da crono (più veloce ma più pesante )….i podisti forti abituati alle gare facili tipo klagen-

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furt ,francoforte e zurigo sarebbero scesi dalla bici stanchi , io anche … ma io la corsa da stanco l’avevo allenata moltissimo e moltissimo avevo “adattato” il mo corpo a stare le ore in bici senza scendere sconvolto . Purtroppo , rispetto al passato si erano iscritti quasi 500 atleti in più e il numero di Slot era rimasto invariato , solo 40 per 2.300 persone ; 4 nella mia categoria (ed eravamo 342) e quindi tutto questo studio rischiava di essere vanificato dall’ingresso di atleti in percentuale anche più forti di quelli che aspettavo di trovare in un primo momento. Quest’anno avevo con me sia cardiofrequenzimetro che powermeter , la tattica era mettermi a pedalare ad un ritmo tale da poter correre la maratona vicino o poco sopra al proprio al ritmo di fondo lento e per far questo dovevo gestire e centellinare le forze fin dal primo colpo di pedale , più facile a dirsi che a farsi visto le continue e forti raffiche divento spesso laterale e contrario . Al 90° ero già in ritardo di 7’ rispetto il tempo impiegato 2 anni prima , c’era molto più vento che se nelle salite aiutava perché era a favore ,nei lunghi tratti in pianura o falsopiano era

contro e la bicicletta da strada benché leggera non era aerodinamica e quindi decisamente lenta in quelle particolari condizioni. Col senno di poi dirò che è andata bene cosi ma l’accorgersi di un tale ritardo avrebbe potuto farmi spingere di più nella seconda parte chissà con quali risultati e invece sempre grazie alle informazioni della “spesa energetica” che mi arrivavano dagli strumenti sapevo di non dover dare assolutamente di più . Finivo quindi la frazione in bici in 5h44 con 12/13’ sopra l’anno prima e senza farmi prendere dallo sconforto ho iniziato la parte più dura della gara : abbozzare una corsa dignitosa con la speranza di corrrere ininterrottamente combattendo la fatica e scacciando la paura dell’arrivo della crisi che tanto prima o poi sarebbe arrivata ( perche arriva sempre ben allenati o mal allenati ) . Mia moglie mi metteva di volta in volta al corrente della mia posizione di categoria imbeccata dai messaggi che arrivavano dagli amici che da roma analizzavano il tracking , addirittura sapevo di come stava correndo chi mi avanzava di poco o chi mi

precedeva ; tale consapevolezza mi aiutava a non mollare e tener duro poiché passavo velocemente dal IV posto al VIII posto e viceversa , una battaglia di nervi fino alla fine affrontando due piccole crisi che mi sono costate due brevi pause ma che mi hanno dato modo di riprendere le forze . Come dicevo all’inizio poche storie di emozioni ma passare la finish line stata una totale liberazione , ero contento perché avevo corso sempre ed in maniera piuttosto costante e quindi sentivo di aver fatto tutto il possibile ma il tempo che vedevo sul display sapevo non essere sufficiente per l’obiettivo che mi ero prefissato: finivo VI di categoria , entravano i primi 4 , avrei dovuto aspettare il giorno successivo per poi scoprire che il II e il III avevano rinunciato e quindi si erano liberati 2 posti. Non è proprio la stessa cosa , entrare di diritto o grazie al roll dawn ma in effetti 4 su 342 erano proprio poche e io ho voluto comunque premiarmi con questa nuova finale mondiale , mi ero veramente allenato troppo (in media 18 ore a settimana per 4 mesi ) per gettarla via per una

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questione di principio. Come è successo altre volte cercherò di meritarmela l’11 ottobre facendo una buona gara ,altre volte è capitato di entrare dalla porta di servizio ma di uscire da quella principale : non una semplice presenza o un'altra fi-

nish line ma cercherò di nuovo di dare il meglio , quel che conta a Kona è arrivare ….prima del tramonto BEFORE THE SUNSET !!!!!!!!!!!!!!!!!

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FRANKFURT IRONMAN

EUROPEAN CHAMPIONSHIP di Gianluca “Master” Simei

"Ma che ci sto a fare io qua?" Chissà perchè gli vennero in mente proprio mentre si stava registrando allo stand quelle parole, non che fosse scontento di essere li, ma un poco sorpreso si. Fino a tre giorni dalla partenza ancora non era sicuro di poter andare, non spiegò mai a nessuno del perchè e su come abbia risolto poi quel piccolo problema che avrebbe buttato via mesi di passione allenamenti e sudore, la sola cosa che contava adesso era portare a termine quella che per lui era diventata una missione. Il viaggio per arrivare a Francoforte era cominciato la notte precedente, tredici ore di autostrada, passando per l'Austria, erano volate e appena fatta la registrazione in albergo si era letteralmente dirottato al Village per la registrazione. Il suo secondo Ironman, con diversi mezzi conclusi dignitosamente, sempre organizzati dalla emme con la testa. La calma nel fare le cose, anche se si trovava nella terra dalla lingua incomprensibile, regnava nella sua testa, tanto che neanche quando

Judith gli disse che il suo tesserino era scaduto e non poteva procedere con la registrazione, senza battere ciglio, con quel suo inglese crucco le disse "giast a moment plis". Una veloce telefonata al suo amico Strong e in meno di due minuti la foto del suo tesserino valido per l'anno in corso era già sul suo smartphone, che diede a Judith, la quale dopo aver scritto su un post-it il suo bib number, gli indicò i vari percorsi per concludere quella che stava diventando la complicazione dell'anno. Di una cosa era rimasto stupito, della semplicità, ma nello stesso tempo efficiente, dell'organizzazione. La serata passata a mangiare curry wurst e a bere birra con la sua famiglia, stracciò via l'ultimo velo d'ansia da prestazione che solitamente aleggia intorno a lui nei giorni precedenti la gara, e lo stare (purtroppo) lontano dai suoi compagni di squadra lo ha aiutato a non cadere nel lungo pozzo delle pippe mentali sulla scelta di cosa, come, quando e altre tattiche da seguire. Tutto era chiaro nella sua mente, solo un obiettivo ben delineato.

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Sabato, subito dopo pranzo, prendendo il bus per il lago artificiale dove si sarebbe svolta la frazione del nuoto, si accorse di essere fin troppo calmo, forse qualcosa gli stava sfuggendo e magari se ne sarebbe accorto solo nel momento più critico della gara... pensieri che venivano a tratti, ma che andavano via molto più velocemente. Nelle sacche tutto era pronto, nella blu le scarpe il casco i guanti gli occhiali e la maglia da ciclista, nella rossa le scarpe il cappello e gli occhiali. Si, due paia di occhiali, dato che pioveva per la bici aveva preparato quelli con le lenti gialle, in modo da avere una visibilità migliore nel caso fosse nuvoloso, e quelli con le lenti scure per il run. Tutto chiaro, tutto nitido e una calma che dava quasi fastidio a se stesso. Penne all'arrabbiata e birra accesero il suo spirito nella cena pregara, tenendo al caldo il drago che in lui si stava preparando per il giorno dopo. Una notte tranquilla, molto.

La sveglia era impostata per le 4:00, ma 10 minuti prima girava già per la stanza d'albergo per sistemare le ultime cose, poi scese per la colazione. Con la famiglia al completo già pronta per lui, si diresse verso la navetta, destinazione Langener Waldsee, il tempo prometteva bene anche se qualche nuvola intorno fluttuava meschinamente. Aran era ricoperta dal telo giallo impregnato d'acqua della notte che stava ancora finendo, appena tolto fece un veloce controllo alle cose preparate il giorno prima, mentre magicamente il telo a terra dietro di lui sparì. Tutto è pronto, manca il casco che si trova ancora nella sacca blu, pochi minuti dopo era già sulle appendici di Aran. La fila al bagno era lunga, ma impossibile non farla, più cose dalla testa si levava meno pensieri per la testa avrebbe avuto. L'incontro finalmente con i suoi compagni di squadra lo fece sentire sollevato, alcuni non li aveva visti da quando era arrivato e non poteva non salutarli prima di quella lunga giornata. Aspettò fino a 10 minuti dal via accanto alle persone che da sempre sono la sua certezza, la sua sicurezza, la sua determinazione. La calma regna nella sua testa, ancora troppo, quasi infastidito da questo cominciò a nuotare nel lago 5 minuti prima dello start, avvicinandosi piano piano alla linea di partenza, in mezzo alla calca. "Sono pronto" Swim Gli occhialetti nuovi da 3 euro si sono rivelati una scelta fantastica, nessun appanno e nessuna goccia d'acqua in un ora e passa di calci e pugni, solo un vistoso cerchio intorno agli occhi appena uscito, ma le tante ore in bici avrebbero sistemato anche quello. La nuotata è regolare, braccia lunghe e corpo disteso, tante botte a destra e a sinistra, ma il suo focus era tutto per la mega borracciona della PowerBar sulla collina, messa dallo staff come punto di riferimento per la giusta direzione. Avvisi sul Garmin impostati ogni 500m, con gli occhialetti puliti si possono vedere anche gli intermedi allora, 9:28 9:51 9:53 10:00 Finito il primo tratto esce dall'acqua, gli altri camminano, sul fondo parecchi sassi e melma, lui corre, sorpassa sei nuotatori come fosse in preda a una reazione allergica all'aria, sembra quasi un pesce fuor d'ac-

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qua ...e si rituffa. Altra vibrazione al polso, il tratto in apnea con le branchie chiuse ha dato i suoi frutti, 8:36, facendolo rilassare un po troppo nei successivi 500m, 10:30 Comincia allora quella che sarà per lui la prova di carattere, allungare la bracciata negli ultimi 800m, senza aumentare la frequenza cerca di prendere più acqua con le mani, distendere il corpo, le gambe e spingere ancora, 9:51, ma... Le boe sono almeno a 50m lateralmente a lui, è andato fuori traiettoria. Senza fretta allora punta direttamente l'arco posto sulla spiaggia fregandosene delle boe, allungando complessivamente la frazione a 4000m 10:30 Che il nuoto sia la sua più grande lacuna lo ha sempre saputo, che quei 4 minuti in più lo avrebbero fatto impazzire in bici non lo aveva ancora realizzato. T1 La sua sacca è sulla parte bassa della quarta rastrelliera a destra, a colpo sicuro la prende e visto il sovraffollamento nelle tende decide di cambiarsi poco fuori, ma poi una panca si libera e si siede. Pietro lo saluta, il tempo di rispondergli e la muta già stava nella sacca, la maglia da bike nelle mani e le scarpe ai piedi "Aran sto arrivando" bisbiglia. Bike Ancor prima di salire in sella lui stava già pedalando, con gli occhi guardava l'uscita della T1, ma con la mente già stava sulla super strada. L'aria è fredda, non troppo, ma da fastidio, non a lui. "Cominciamo" e posiziona gli avambracci sulle prolunghe. Il vento entra nel casco e in poco tempo la superstrada lascia il posto al centro città, la media è alta, i battiti sono sempre sopra i 145 ma non superano i 150, un'idea sulla gestione di quella frazione ce l'ha, ma deve stare attento a non esagerare, concludendo il primo giro con un buon tempo e riposarsi nel secondo. Le salite ci sono, ma non sono proibitive, il percorso non è piatto, si alternano le salitelle alle discese, alcuni li chiamano tratti mangia e bevi, lui no, lui li chiama tratti ondulati del cazzo. Poco prima del punto in cui il percorso si divide tra l'arrivo e l'inizio del secondo giro, il crono segnala i 90km, metà gara, dice 2 ore e 40 minuti,

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"Porca puttana!" è il suo pensiero, ma uno strano sorriso comincia a formarsi sul suo volto, quasi un ghigno. Ricomincia il giro, un olandese per poco non lo scaraventa sui birilli che separano la carreggiata ciclistica da quella veicolare, ma come se niente fosse lui lo passa come fossero al fotofinish di una cronoscalata. Lo sguardo è fisso, davanti, la posizione è da crono anche sulle salite degli ondulati del cazzo, la frequenza non accenna a scendere sotto i 145bpm, sembra appena partito. 140km in poco più di 4 ore, l'idea di rallentare al secondo giro ormai fa parte del suo mondo parallelo. Dopo il novantesimo uno strappo spazio temporale gli si è aperto di fronte, senza dubbio alcuno, lui e Aran ci si sono fiondati dentro, si va a tutta fino alla fine. Con una bella manciata di stupore raggiunge Strong, il suo mito delle due ruote, ammettendo di non aver risparmiato neanche un km prosegue nella sua corsa impazzita. Un pazzo sregolato o un genio? Un pazzo, che appena svolta per dirigersi alla T2 si slaccia le scarpe, saluta i suoi due sostenitori di vita e lascia Aran ringraziandola, una bestia da domare quella bike. T2 Terza rastrelliera a destra, in basso a metà c'è la sua sacca rossa, velocemente la prende e si chiude in bagno ...per 48secondi. In tenda lo raggiunge Strong, si scambiano due parole veloci e si salutano dandosi appuntamento alla mezza. RUN Partire dopo 7 ore di fatica e sudore per fare 42km non lo spaventa più, uno dei suoi pregi è la pazienza, è forse per questo che le lunghe distanze le preferisce. E' pronto al collasso totale, anche se i primi passi sono molto promettenti. Il fatto di aver opzionato una irragionevole e forsennata frazione in bici, non gli permette di pensare ad altro, a quando avrebbe cominciato a camminare. Dopo 10km lo raggiunge il suo amico, come diverse volte ormai accade, si incitano a vicenda, il passo del Panda è da maratoneta, lui fatica a mettere un piede dopo l'altro. La corsa gli piace, ha cominciato a fare sport correndo, appena 10 anni

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fa. Quando corre, tutto intorno a lui scompare, anche i cattivi pensieri se ne vanno, finchè metterà un piede davanti all'altro lui non si fermerà. Il sole è alto e fa male, sulla fronte e su molte parti del corpo scoperto il sale forma una leggera patina bianca, intorno agli occhi brucia. Col passare dei km anche quei pochi punti d'ombra scompaiono, eppur si muove. Sono passate più di otto ore da stamattina, e con consapevolezza stavolta si rende conto che gran parte della giornata è andata via e che il sole sta calando. Il passo è costante, lento, ma costante, ai ristori si ferma e beve acqua, cola, gel, cola e ancora acqua, poi due spugne e così prosegue e continua per tutti i ristori. Raggiunge di nuovo il suo compagno di squadra, il passo non è più quello di prima, ma la determinazione è sempre la stessa. "Quando sai di averci provato puoi solo che essere fiero di te stesso, se la cosa poi non va come deve andare puoi solo che essere orgoglioso di te, Stè sei una persona fantastica" La fatica ormai ha raggiunto i livelli di sicurezza, la cola agli ultimi ristori non c'è più, e la sensazione di assenza di zuccheri comincia a farlo preoccupare. Il tratto di ritorno del circuito è completamente al sole, le spugne ormai sono esaurite, l'acqua non basta più, c'è un tavolo sul retro della tenda dei soccorsi, ci sono dei bicchieri, sotto al tavolo due bottiglie di coca, entra e se ne versa due bicchieri, nessuno gli dice niente. Appena fuori dalla tenda ricomincia la corsa, ma le gambe non reggono, una sensazione che non ha mai provato prima, una sensazione di vuoto complessivo, di assenza totale di forze, cammina. Cammina, non guarda neanche il crono, l'ultimo braccialetto dista ancora quasi due kilometri, una distanza infinita. La gente sdraiata sul prato la odia, pensa che loro fanno la cosa giusta, che loro sono i migliori, arrivare in questa condizione vuol dire volersi male, non amarsi, odiarsi.

Finalmente gli zuccheri cominciano a fare il loro effetto, come un giocatore d'azzardo punta sullo sfavorito, lui ricomincia a correre, molto lentamente. Lo sguardo ritorna al crono, km 39, 3 ore e 39 minuti, 40 minuti, "Ce la posso fare". La vista del giro di boa dove consegnano i braccialetti lo rianima quanto basta per farlo arrivare all'ultimo ristoro, dove si ferma e beve, acqua cola un ultimo schifiso gel ancora cola acqua e... le spugne non ci sono, ma un volontario gli offre dei cubetti di ghiaccio, incosciamente ne prende uno e se lo tiene in mano, e ricomincia a correre. Gli ultimi due kilometri sono stati per lui incredibili, i cinque sensi, esclusa la vista, erano scollegati dal resto, le motivazioni che in quel momento sono apparse dentro di lui lo hanno reso migliore, lo hanno fortificato, motivato e sostenuto. Un perfetto sconosciuto lo segue sull'ultimo ponte e gli mette una mano sulla spalla incitandolo, non saprà mai chi fosse, ma questi gesti rimarranno per sempre in lui. Un volontario lo avvisa del cambio percorso, il tappeto passa da rosso a nero e blu, un corridoio di mani umane tese lo accoglie, tende le braccia anche lui, il calore di quelle persone lo riempie di gioia, Lorenzo e Alessandra sono ancora una volta li, ad aspettarlo, a salutarlo, i loro sguardi in un attimo diventano eterni. Il traguardo è lì, davanti a lui, ancora non sa se ce l'ha fatta a stare sotto le 11 ore o no, ma in quel preciso istante lui ha vinto. Ferma il crono e legge 10:57:22, piange di gioia. Non doveva essere li, non poteva, ma alla fine ce l'ha fatta. Lui c'era e quei momenti magnifici nessuno mai potrà toglierli, perchè nessuno mai, da oggi in poi, potrà dirgli se ce la può fare o non fare. Se ce l'ha fatta stavolta ce la farà sempre.

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La storia inizia circa una settimana prima dell’ evento, è sabato 31 maggio piove e io dovrei allenarmi in bici alla conquista del col del Lys ( altitudine 1300 mt slm ), opto per una ricca sessione di rulli, 3 ore con simulazione di salite. Il giorno successivo mi spetta un allenamento doppio, 140 km di bici al mattino e 21 km di corsa lenta la sera. Nulla mi spaventa, mi sento in splendida forma, peccato che non leggo completamente le note del coach e interpreto l’ allenamento come un super combi, quindi parto al mattino per tornare a casa nel primo pomeriggio con 140 km di bici e una mezza maratona subito dopo.

CANDIA

di Davide Palmisano

Tutto entusiasta giro i risultati dell’ allenamento al coach, il quale mi fa notare l’ errore, a questo punto dovrà rimodulare tutta la settimana di scarico in vista del medio di Candia. Non mi scoraggio, penso “domenica ho fatto un ottimo lavoro, a Candia sarà solo puro divertimento!” Passa la settimana di scarico e finalmente arriviamo a domenica mattina, nei giorni scorsi le temperature sono state ottimali, ma nel week end è previsto molto caldo. Appuntamento con Pietro alle 8 in zona cambio, posizioniamo bici, materiali indossato il mio fantastico body Taymory mi aggiro per la zona cambio a salutare vari amici triatleti. A differenza di altre gare non sono per niente teso, mi sento tranquillo... Nonostante non sia obbligatorio indossiamo la muta andiamo a fare un paio di bracciate nel lago, la temperatura dell’ acqua non è male, ma non si vede assolutamente nulla, a malapena le boe più grandi…

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Ma si, tanto sicuramente non sarò il primo della frazione di nuoto, basterà seguire il gruppo J Dopo aver fatto una breve nuotata in compagnia di Pietro e Loredana arriva la spunta e 3 2 1 VIA!! Fin dall’ inizio cerco di tenermi sulla parte esterna della tonnara, non ho nessuna voglia di prendere gomitate, imposto il mio ritmo e via fino alla prima boa, sono concentrato, ogni tanto alzo la testa e noto di essere ancora nel gruppo, bene continua così!! Altra boa e si torna indietro, inizio a sentire un po’ di fatica, mollo un po’, ogni tanto alzo la testa e reimposto la rotta… Arrivato alla fine salgo sul pontile e corro verso la zona cambio, dopo qualche metro di corsa mi ricordo di guardare il garmin, frazione chiusa in 39 minuti… Lo so, per molti di voi 39 minuti sono molti, ma per il momento va bene così J In T1 decido di prendermela comoda, riprendo fiato, bevo un goccio di coca indosso casco, occhiali, maglia bike e via, pronto per la seconda frazione. Salgo in sella, inizio a pedalare col 34 e a far girare le gambe velocemente, becco subito un bel gruppo di triatleti, ci sorpassiamo a vicenda senza darci pace… ad un certo punto, quando decido di essere pronto a spingere inserisco il 50 e giù sulle appendici! Con grande stupore degli altri triatleti parto come un treno, li passo uno ad uno. Dentro di me una vocina mi dice: “Davide, controllati o la pagherai, ricorda di calibrare per bene

ogni frazione”, ma il tapascione che è in me vuole godersi il momento!! Neanche me ne accorgo e termina il primo giro, ora arriva la parte dove bisogna usare la testa, basta fare il tapascione, decido di moderarmi un po’, l’ acqua scarseggia e il caldo inizia a farsi sentire e nel tracciato ci sono sempre meno avversari… è un segno positivo o negativo ?! Circa a metà del secondo giro, sono a corto di acqua, fa caldo e ho sete… trovo una fontanella, mi fermo a riempire le borracce, nel frattempo perdo posizioni… riparto a bomba, devo riprenderli!!! Ad un certo punto spunta Pietro…. Pietro dietro di me??? Il primo pensiero è “se Pietro è dietro di me oggi sto girando alla grande!!!” Ma che!! Ha bucato, è ancora al primo giro… facciamo un tratto insieme poi lui è talmente incarognito che va troppo forte per me, rallento e continuo con il mio ritmo. Arrivo all’ ultimo strappetto primo del rientro verso Candia, sento un po’ di fatica… conosco quella sensazione… sta finendo la benzina…. Non ci devo pensare, sto finendo la seconda frazione e tra poco si corre e poi domenica scorsa dopo 140 km ho corso una mezza in assoluta leggerezza!! Daje! Arrivo in zona cambio, poso la bici, la mia famiglia è lì ad incitarmi… via la maglia bike, sorso di coca che nel frattempo è diventata caramello, scarpe, cappellino, gel e via di corsa…

Fin dai primi metri sento una strana sensazione nelle gambe, è normale devo adattarmi… respiro, cerco di ossigenarmi, rallento il passo e il primo km passa, subito dopo arriva il primo crampo, decido di fermarmi e fare un po’ di stretching… Fa caldo, il tracciato è sterrato e dicono che ci siano 37 gradi percepiti e ci sono delle ca…o di mosche mutanti giganti e che pizzicano!! Decido di ripartire, corro un altro kilometro e arrivano di nuovo i crampi e ancora più forti, mi fermo cammino, mi sento demoralizzato… un tizio mi sorpassa urlandomi: “salutami er panda!!”, riesce a strapparmi un sorriso e a darmi la forza per provare a continuare, ma nulla le gambe hanno deciso di abbandonarmi. Mi viene in mente l’ agonia del mio primo 70.3 di Pescara, ho “corso” in queste condizioni per tutta la mezza, ma allora l’ obiettivo era finire il mio primo 70.3 , oggi la mia gara è solo l’ ennesimo allenamento verso l’ iron. Non ha senso continuare, decido di terminare il primo giro camminando. Nella mia passeggiata incontro vari amici triatleti che mi incitano a non mollare, ma ormai ho deciso, il mio medio finisce qui. Torno in zona cambio sconfitto, a testa bassa ritiro il materiale e mi allontano guardando con invidia i triatleti che attraversano la finish line. Va beh, oggi è andata così, anche questo è stato un ottimo allenamento verso l’ iM

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IM ZURIGO

di Giorgio “the bridge” Delfini E' il titolo del mio blog .

OBIETTIVO FINISHLINE

Ha segnato gli ultimi 8 mesi della mia vita e di chi mi sta vicino. Ha mostrato a tutti che ANYTHING IS POSSIBLE. Ha smesso da poco di piovere e il cielo è ancora nuvoloso.. L'erba della zona cambio è completamente bagnata e fangosa.. è assordante il silenzio che c'è tra più di 2000 atleti presi a sistemare la propria bici in zona cambio , controllando ancora una volta le sacche sulla rastrelliera, e approfittando per mangiare le ultime scorte caloriche. Sono le 6:00 di domenica 27 luglio ,il grande giorno è arrivato. E tra quegli atleti finalmente IO CI SONO! Ho una calma che mi mette ansia. Faccio tutto serenamente. controllo la bici, riempio le borracce con i sali, apro e controllo le mie sacche. Entro nel box dove mi posso cambiare, c'è un forte odore di olio canforato e tutti gli atleti alle prese con vasellina e altre creme per mettersi la muta. Mi infilo la muta fino al costume ed esco: la mia zona cambio è pronta. Do uno sguardo alla piantina della transition area e mi dirigo sulla spiaggia. Ora sono con Sara Il cielo si sta schiarendo con le prime luci, rimangono le nuvole che minacciano pioggia.

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Mi infilo la muta e cerco di sentirmi a mio agio, odio la costrizione del neoprene.

Quando sentivo i racconti dei miei amici Ironman su quanto sia facile e più breve del previsto la parte del nuoto non ci credevo. Sono partito con ancora timori sulla frazione natatoria , ma a questo punto posso ricredermi..

Entro in acqua e la temperatura è accogliente, inizio a sbracciare un po', il mio stato d'animo è ancora tranquillo.

Mi trovo sulla prima boa che neanche me ne accorgo e punto diretto alla seconda..

6:40 saluto Sara e vado verso la Startline. Fra pochi minuti partiranno i Pro , mentre per gli altri age group sono previste 2 batterie divise in <1:10 e >1:10, mi dò una botta di autostima e decido di partire tra i "veloci" e quindi di stare sotto 1 ora e 10 minuti

Ai cambi di direzione si crea un bel caos, tutti che cercano di chiudere la traiettoria per non fare metri in più. Calma e sangue freddo e avanti..

Il silenzio assordante di poco tempo fa ha lasciato spazio alla musica sparata e alle parole dello speaker che chiama gli applausi di tutti , atleti e spettatori.

Respiro...respiro... Start!!

Vedo solo mute e cuffie verdi accanto a me, i piedi sulla sabbia sono pronti a scattare e il corpo ad immergersi.

Ho visto molti video e immagini , la tonnara E’ impressionante e sono preparato al peggio. Ho buone sensazioni , non sono in affanno e cerco lo spazio vitale per nuotare..

Partono i pro, riesco a malapena a vederli tra una spalla e una testa di chi mi sta accanto… e poi.. Ci tolgono il nastro che ci tratteneva e ci dirigiamo sul bagnasciuga.. Ora pochi secondi mi separano dal mio Ironman , da qui parte la fine dei miei sacrifici , delle mie restrizioni e fatiche, mi vengono in mente tanti momenti difficili e tante soddisfazioni...tiro giù gli occhialetti che già sono appannati , li pulisco ma vedo ancora appannato , forse sono i miei occhi lucidi!! Countdown… mai vissuto 5 secondi più lunghi!

Corro qualche metro e mi butto subito in acqua… inizio a sbracciare.

E’ chiaro le botte ci sono , ma c'è anche una forma di rispetto che ci tutela. Siamo tutti ad inseguire lo stesso nostro sogno e non quello degli altri.. Mi rendo conto di nuotare troppo rigido e anche se non in affanno non riesco a respirare bene. Mi rilasso un pò la schiena e allungo la bracciata. E’ notevole il cambio di passo quando riesco a nuotare bene, tuttavia sono nel traffico ed è difficile superare.. Il percorso prevede un triangolo con il lato più lungo parallelo alla spiaggia da fare 2 volte con l'uscita dall'acqua tra il 1°e il 2° giro..

Vedo l'isolotto dove usciremo dall'acqua, per raggiungerlo passiamo sotto un ponticello con i nostri tifosi che ci incitano... Sara riesce anche a fotografarmi. Qualcuno mi riconosce?? Salgo sul ponte e un volontario mi tira da un braccio. Corro , vedo il garmin, 35' ok! E mi ributto per il 2° giro.. oOa c'è più spazio e riesco a nuotare meglio Mi stendo mi allungo , prendo e tiro... Ad un tratto ho un principio di crampi sui polpacci, sto nuotando con le compression che dovrebbero salvaguardarmi da questi problemi. Mantengo la calma e con il "piede a martello " mi stendo i muscoli. Avanti! ci sono quasi vedo di nuovo il ponticello ma ora dovrò uscire dall'acqua e andare in Zona Cambio...sono fuori! Sono felicissimo , la prima parte è andata! mi tolgo la muta e vedo Sara , mi fermo e le do un bacio. E corro dentro la Transition Area..

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Vado sulla rastrelliera , prendo la mia borsa bike, mi cambio. ho preventivamente deciso di cambiarmi totalmente in ogni frazione , pedalando con il completo da bici per avere un confort maggiore sulla sella. Ciò mi farà perdere più tempo ma oggi non è il tempo il mio obiettivo. Ora sono pronto e corro verso la bici. Attraverso la zona cambio dove l'erba è diventata solo fango , ho i calzini fradici.. Prendo la bici e esco… Via! Iò primo tratto è completamente pianeggiante attorno al lago.. C'è una leggera pioggia e sento un po' freddo.. Non ho intenzione di spingere troppo e soprattutto non mi sembra di avere buone sensazioni. Decido di fermarmi per mettermi l'antivento.. Il freddo non mi fa stare tranquillo, ho paura di qualche blocco intestinale.

Intorno al 56 km è salita.. Mi ero fatto un'idea diversa del percorso bike. Non l'ho sottovalutato ma sinceramente credevo più veloce o forse c'era qualcosa che non andava in me. Ho pensato molto anche qui ai discorsi fatti o letti. "Vedrai ti sentirai di spingere ma contieniti" "andrai forte". Voglio essere sincero con me stesso ed analizzerò la mia prestazione a fondo. Ma non mi sono sentito al 100% All'85 km c'è la famosa salita Heartbreakhill!! E' UNO SPETTACOLO!!! Sono cresciuto vedendo in tv giri d'Italia e Tour de France, e per una volta ho vissuto quello che vivono i ciclisti.. Due ali di folla che ti incitano in uno spazio dove solo una bici può passare , con campanacci , urla e incitamenti arrivo in cima con un sorriso spaccato!!

Seguo il programma alimentare che mi ero prefissato , ogni 30 minuti circa mangio metà barretta o panino che mi sono preparato. Bevo continuamente facilitato dalla borraccia comoda sulle appendici..

Finita la discesa si attraversa di nuovo la zona cambio e si parte per il 2°giro!

Dopo 30 km iniziano le prime salite.. Sontinui sali e scendi che non mettono paura. Vado comunque agile. Ma la gamba mi sembra ancora infreddolita o chissà cosa..

E poi di nuovo sulle salite...

Ormai lo conosco. Spingo nei 30 pianeggianti, ma c'è anche un po' di vento contro...disteso sulle prolunghe Faccio 2 soste pipì nei giri, il freddo non fa sudare molto e da qualche parte i liquidi che bevo devono uscì..

La 2 volta sull'Heartbreakhill meno emozioni ma sempre molti tifosi che incitano "Super" "bravo" fantastici! Ultimi 10 km e via verso la zona cambio... Scendo dalla bici. Sono felice che non sia successo nulla.. Purtroppo durante il percorso ho avuto modo di vedere molte forature e anche un incidente di un atleta contro una macchina per un'ingenuità dell'autista di fronte allo stop dei volontari che presidiavano gli incroci.. Lascio la bici e vado verso l'ultima sacca Run, entro nel tendone e mi cambio. Mi spalmo di vasellina, cambio le calze e indosso il body spezzato. Anche qui perdo un po' più di tempo , ma fa parte del gioco.. Prendo la borraccia che mi sono preparato per correre ed esco dalla zona cambio.. Saluto Sara che mi fa vedere il cartello che ha preparato con su scritto "Forza Goggo" just a little a marathon. Che carica!! E si, appena una maratona mi separa dal mio obiettivofinishline. Ora non resta che correre.. Ho buone sensazioni finalmente...la bici è venuta fuori più lunga del previsto ma almeno ho risparmiato qualcosa che mi

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fa ben sperare.. Corro senza pensare..incontro un ragazzo italiano e scambio qualche parola con lui.. i primi 10 km filano via tranquillamente senza fermarmi mai...con me ho la borraccia per dissetarmi e non mi fermo ai ristori..

cosa significa non stare a posto con lo stomaco.. ora mi fermo ai ristori. Riempio la borraccia e spizzico un pò di frutta. Quando riparto con la corsa il ritmo è più lento..

vado avanti, ogni volta che passo sul chip faccio un sorriso e penso a tutti coloro che mi stanno seguendo sul live tracker. Tra me e me penso "diamogli st'altro segno di vita"

al 15° km ho ancora buone sensazioni. I mu-

Tra i 20 e il 30 non passa più...

Il percorso RUN

mentre durante una maratona il timore del fatidico muro del 30° km è un appuntamento imperdibile durante l'Ironman ci sono molti muri..

mi ricordo che quando feci Pescara la prima volta , lo speaker durante la lettura del regolamento ad ogni limitazione tipo , No Drafting, no Coaching etc esclamava con decisione IT'S AN IRONMAN. Come dire sappiate quello a cui state andando incontro..

e sembrano insuperabili ma ogni crisi va superata solo correndo.. al 3° braccialetto decido per la sosta bagno lunga..

Beh...il percorso RUN di Zurigo è stato veramente fastidioso!! (lo definirei in maniera più colorita)

Riparto (più scarico :) ma ora i ritmi sono decisamente più bassi ma sto al 30° km e posso fare il mio countdown..

continui sali e scendi , dentro sottopassaggi bui , all'interno di un parco con tanto di salita e discesa ripida spacca gambe.. Sampietrini e brecciolini...

Barney. Quando incrocio Barney è un piacere, lo vedo affaticato ma costante..

sicuramente non monotono ma IT'S AN IRONMAN..

La nostra storia ha inizio tempo fa, quando insieme facemmo l'iscrizione per l'IM di Nizza, poì dopo mille peripezie e cambi di gare, ci troviamo a partecipare insieme a Zurigo..

prendo il primo braccialetto nel parco e proseguo per il 2° giro.. sul ponte che porta da una sponda all'altra c'è molto vento. Cerco di non prendere freddo allo stomaco.. siamo a più di 8 ore di gara e stamattina non sono neanche riuscito ad andare al bagno. So che ai più la cosa non interessi minimamente , ma chiunque ha fatto una gara sa

continui e le pause più lunghe..

scoli delle gambe non fanno male , ma la mente mi dice di stare calmo e non forzare..

e chiaramente il destino ha voluto premiare la nostra fedeltà.. mancano circa 4 km..

aspetto la crisi

corriamo insieme..

passo il 20° km ora ristori sono sempre più

ora sono molto stanco. Lui ne ha di più..

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Provo ad insistere per farlo andare , ma già sò cosa mi risponderà. ai meno 2 riusciamo anche a riderci sopra... Barney: dai mancano 2km stiamo a 12 ore e 24..dai che possiamo chiudere sotto le 12 e 30! Io: Stè dobbiamo fà 3' al km! Barney: .... :):) Ultimi 100 metri Siamo sul tappeto blu. Quante volte ho pensato a questo momento. Quante fatiche portate a termine solo per arrivare qui... IO CI SONO! e per quanto puoi immaginare questo momento..non sarà mai come lo vivi!! Giorgio You are an Ironman! oggi sono trascorsi 4 giorni.. ho recuperato molto bene.. fisicamente fino a ieri vivevo uno stato generale di affaticamento, del tipo che un paio di scalini e il cuore sale.. mentalmente..? Sono felicissimo ma non soddisfatto..per quanto abbia cercato di convincermi del contrario ho voglia di rimettermi in

gioco e dimostrare il mio vero potenziale! Ironman quest'anno ti ho affrontato con troppo rispetto..il 2015 è già segnato.. IO CI SARO'.

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saggio è colui che si ferma qualche settimana di smarrimento

allenamenti come fuga

ho meditato a lungo

fitta

da chi o da che cosa?

il tempo di scattare una foto

le priorità non erano sportive

ora l’obiettivo è chiaro

di volatili in fila indiana nella mosella

una vita no draft è impossibile

a volte viene prima la vita quella propria e quella altrui

come un’illusione ottica cosa voglio dallo sport cosa voglio dalla vita

c’è sempre qualcuno che tira il gruppo e c’è sempre chi ne appro-

pochi secondi per capire una cosa saggio è colui che si ferma www.distanza.ch

triatleta + pensiero Zona Cambio #15 -universale 27


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TRIATLETA DEL MESE di Christian “Mac” Ferretti Foto: http://content.answcdn.com

APOLO OHNO

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Il triatleta del mese, per questo mese...non è un triatleta! O meglio, non lo è ancora, ma andiamo con ordine. Forse non tutti sono appassionati di sport invernali, ma immagino che quasi tutti, almeno ogni 4 anni, in concomitanza con le Olimpiadi, abbiano potuto sentire il nome di Apolo Ohno. Poco più che trentenne, americano di chiare origini...boh, non proprio americane, comunque, ha nel suo palmarés qualcosa come otto medaglie olimpiche, di cui due d'oro, vinte nello short track, con comportamenti e grinta spesso ai limiti del regolamento, cosa che gli valse fortissime critiche da parte dei coreani, alle Olimpiadi di Salt Lake City, coreani per cui il pattinaggio sul ghiaccio è una delle religioni nazionali, assieme al Tae Kwo Ndo e allo spezzatino di cane. Ma perché un ex pattinatore, e poi concorrente dell'edizione americana di "Ballando con le Stelle", come triatleta del mese? Diciamo che è una scelta sulla fiducia, dettata dall'annuncio - come vuole la tradizione U.S.A. -in pompa magna, della futura partecipazione di Apolo all'Ironman

Hawaii. Da pochi secondi sul ghiaccio, a diverse ore fra la lava, il salto non pare essere proprio dei più corti, eppure... E ovviamente, un tre volte olimpionico non poteva che puntare al bersaglio grosso al primo colpo, probabilmente anche invogliato da diversi sponsor e da una campagna stampa di World Triathlon Corp. degna di Rocky 4, dove l'altro Apollo sfidava Ivan Drago, fra James Brown, piattaforme rotanti, vestiti alla Zio Sam e tutte le amenità del caso. L'augurio è che questa volta non finisca come nel film! Di certo ci metterà del suo l'allenatrice di Ohno, una certa Paula Newby Fraser, che comunque, nonostante l'esperienza da atleta prima e da coach dopo, avrà il suo bel daffare per "resettare" cervello e gambe dell'ex pattinatore. Che infatti, non è che non abbia mai pedalato o corso. Solo che quando pedalava per allenare le gare in short track, durata media 80", lo faceva per pochi minuti al massimo sforzo. Idem per la corsa: nella presentazione della "Missione Apollo" (sempre più sobri, come si diceva, gli americani), ha dichiarato di esaurirsi

dopo un'ora, in pratica finito il riscaldamento della sua allenatrice. Non penso possa essere possibile correre la maratona di Kona sotto l'ora, quindi il ragazzo dovrà in qualche modo rallentare, per lo meno i battiti. Lo sponsor principale di questa sfida, è una nota bevanda rigenerante, che ha già "portato al traguardo" prima di Ohno un tale Hines Ward, che solo gli appassionati seri di football americano potranno conoscere, trattandosi di un giocatore ritirato da poco, ex Pittsburgh Steelers. Un altro che di sicuro ha fatto qualche corsetta, pure veloce e con una manciata di pazzi corazzati ad inseguirlo e malmenarlo, ma che ha avuto la sua bella sofferenza nel completare i 226 km della distanza regina. Chiudendo per altro con un dignitoso tempo di poco superiore alle 13 ore. Che altro dire? Nulla, a parte augurare in bocca al lupo al controverso personaggio, magari non un mostro di simpatia, ma che ne merita almeno un po' solo per aver pensato di cimentarsi in questa nuova follia.

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FISICA ACQUATICA di Roberto “ironquaglia” Eguaglia - ironquaglia.it

La leggenda vuole che, mentre si trastullava sotto un albero leggendo innumerevoli studi scientifici, Isaac Newton venne colpito da una mela caduta dalla pianta al cui era appoggiato. E fu un lampo di genio. E fu la gravitazione universale.

SWIM

…348 anni dopo… La leggenda vuole che il giovine (o non più) Quaglia, stressato da una giornata di lavoro e costretto a cercare una nuova piscina, finì in un impianto di Milano, vicino alla stazione del treno. Lesto entrò negli spogliatoi per cambiarsi di tutto punto, ma al momento dell’entrata in piano vasca, il suo cuore si fermò. L’acqua bolliva e brulicava di nuotatori. Oddio nuotatori: persone. Oddio persone: blocchi di marmo non galleggianti. Nella corsia laterale, signore si davano all’acquagym forsennato, mentre nel mezzo della vasca, nelle altre 4 corsie, gente macinava bracciate in uno stile rudimentale e sgambava a rana occupando l’intero spazio vitale della corsia.

“Poffarbacco” – esclamò il Quaglia in maniera forbita – “e adesso in qual maniera potrò io entrare in codesta acqua?”. Notò con stupore che v’era segnalato un cartello di “Corsia Veloce”, ma all’interno di essa prendevano posto una decina di persone. In quella a fianco ve n’erano 4. “Orbene! Entrerò di lato alla veloce!” disse l’ingenuo Quaglia tuffandosi in acqua e iniziando ad avanzare con bracciate lunghe e potenti. Esattamente 2, prima di trovarsi a dover sorpassare. E sorpassare… E sorpassare… Poi, ad un certo punto, la situazione mutò. O per dirla in termini più volgari, si incasinò per bene. Il motivo era ben banale: il bagnino aveva spostato il cartello dalla corsia a fianco, a quella dove attualmente il Quaglia avanzava. Nulla di più. E dopo 5 minuti, come la mela aveva fornito a Newton l’intuizione della gravitazione universale, l’ennesimo contatto in coda con i manichini di piombo della corsia gli diede la figurata “botta in testa” per l’elaborazione di una nuova teoria.

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O forse era solo una commozione cerebrale. Arrivato al muretto dopo un numero impressionante di “Mi scusi” e “Permesso” e “Si levi dal c**zo!” contò la gente nella propria corsia. Il numero superava abbondantemente la decina. Mentre a fianco, l’ex-corsia veloce, contava 5 persone. E questo gli diede la prova finale.

A meno che il cervello ospitato abbia coscienza delle proprie capacità e/o gli occhi funzionino regolarmente, facendo notare l’intasamento della suddetta corsia.” E fu la legge di gravitazione natatoria. O anche la legge del “Perchè-nella-mia-corsia-c’è-semprepiù-gente-che-nelle-altre”.

SWIM

“Qualsiasi corpo, all’interno di una vasca riempita con liquido clorato e divisa in settori detti volgarmente ‘corsie’, è soggetto alla forza di attrazione della ‘Corsia Veloce’, tendendo a posizionarsi in essa o leggermente a fianco.

Tale attrazione è direttamente proporzionale al suo peso specifico ed inversalmente alla sua velocità (?) di avanzamento all’interno del fluido.

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La posizione in bici del triatleta di stefanolacarastrong chilometri e brutte esteticamente. E così, dopo essere usciti dallo studio del biomeccanico con un po' di soldi in meno ed un foglio pieno di calcoli matematici ed astratte figure geometriche, il triatleta decide di mettersi in sella da solo.

una posizione ciclistica e che somiglia più alla spinta in piedi nel classico esercizio di "step" che si ammira nelle palestre... ...ma che, finalmente, ci piace tanto!

La soluzione è univoca. Di solito l'ordine di procedura segue meticolosamente tali operazioni arbitrarie:

BIKE

comprare una sella ISM, anche se non si pedala in punta La posizione da crono è croce e delizia per i triatleti.

avanzare totalmente la sella

Devono associare aerodinamica, comodità e, sopratutto, estetica.

montare al contrario la pipa manubrio

Per questo motivo è aperto scontro con i classici biomeccanici, che si "ostinano" a e mettere in bici triatleti con posizioni, a detta degli stessi triatleti, allungate, non consone ad una distanza di 90 e più

avanzare ancora un po' la sella, che già stava alla massima estensione

alzare la sella

Il risultato finale è qualcosa che non ha più nulla a che vedere con Zona Cambio #15 - 34


Natural running VS Marshmellow running di stefanolacarastrong

leta in questa stagione (in Italia, perché negli USA se ne parla già da 10 anni) è se andare su una scarpa da running minimalista o con la massima ammortizzazione. Al contrario di quanto si possa immaginare, molti

MARSHMELLOW RUNNING

La più grande discussione che sta animando il triat-

runners esperti si stanno buttando su canotti ultraze-

RUN

corridori meno evoluti hanno la pretesa di provare “nuove sensazioni” con il minimalismo del natural running. Secondo voi quale direzione potevo scegliere?

DAJE PANDA RUNNING

ppati, per proteggere le proprie articolazioni, mentre

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Giovani Promesse Elisa Terrinoni Elisa è una giovane triatleta che è riuscita a vincere, unica nelle categorie giovanili, il titolo nazionale di triathlon, duathlon ed acquathlon nel 2014. Per conoscere questa ragazza che vive il triathlon al 100% (in una famiglia di triatleti), le abbiamo rivolto alcune simpatiche domande

1) Qual è il tuo soprannome o "nome di battaglia"? Non ho "un nome di battaglia" ma solo un soprannome: "Lillo". 2) Tra quanto batterai tuo padre? A nuoto già lo batto, a corsa tra poco sulle distanze brevi e in bici forse mai. 3) Il miglior consiglio sportivo che ti hanno dato i tuoi genitori? Che la gara finisce solo quando tagli il traguardo.

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4) Ed il peggiore? Vai e divertiti (perché in realtà la gara più che un divertimento è una fatica!). 5) Cos'è la cosa che ti dà più fastidio in gara? Quando mi tirano i piedi a nuoto, quando mi tagliano la strada in bici e quando mi strattonano a corsa ... insomma le scorrettezze. 6) Papà, mamma ed altre due sorelle tutti triathleti. Tra qualche anno ci aspettiamo una staffetta di famiglia ai campionato italiani? Magari!!!! Io la frazione di nuoto, Susanna di bici e Sofia a corsa. 7) Hai un "bonus paghetta" per ogni vittoria ottenuta? Sì, per le gare importanti dal mio"sponsor": mio nonno. 8) Hai un oggetto o qualche gesto scaramantico per le tue gare? Sì, l'elastico porta pettorale. 9) Cosa possiamo offrirti per strapparti dalla New Green Hill ed ingaggiarti in Zona Cambio? Niente mi strappa via dalla New Green Hill! 10) Stanno pensando di fare le Olimpiadi 2024 a Roma, allenati bene che staremo tutti lì a tifare per te! Ahahah speriamo bene e grazie!

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Gert, dal pozzo alla Nigeria, al triathlon, a Pescara... Dalle stalle alle stelle 1^ Parte Titolo: Le Stalle Sottotitolo: Tutto quello che non va fatto nelle 48 ore precedenti un IM 70.3 specie se costituisce il tuo esordio assoluto…… Premetto che non sarò breve……. Infine ci siamo……giovedì 29 maggio 2014 h.23.45 Aeroporto Internazionale Nnamdi Azikiwe di Abuja Nigeria, volo AF51, con 45 minuti di ritardo sono finalmente a bordo. Alle 06.10 LT del 30 maggio arriverò a Parigi Charles de Gaulle e alle 07.15 LT salirò sul volo AF 1204 per Roma Fiumicino con arrivo previsto alle 09.20 LT. Il giorno della gara saranno esattamente 4 mesi che mi alleno per l’IM Italy 70.3 di Pescara, allenamenti svolti in condizioni ambientali e climatiche estreme, in completa (o quasi) solitudine e con la tentazione di mollare sempre in agguato (per finire come la maggior parte degli espatriati in questo Paese ad ubriacarsi o a mign….te). In questa simpatica cornice il Triathlon, estremizzando il concetto, mi ha salvato l’esistenza. Se non nel corpo di sicuro ci è riuscito nell’anima. Lontano dalla famiglia, dai miei stupendi 2 piccoli marmocchi e da mia moglie Paola, fin troppo tollerante nel sopportare questa temporanea lontananza accollandosi il peso dell’educazione e della crescita dei nostri figli, allenarmi per questa gara è stata la più stordente delle droghe con il vantaggio non

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solo di non distruggermi ma, al contrario, di farmi ritrovare la forma fisica dimenticata ormai da oltre 1 anno (febbraio 2013 – 1.19’ mezza maratona di Terni). Tornando alla cronaca, dopo aver rischiato di perdere la coincidenza per Roma a causa del ritardo in partenza, finalmente arrivo a Fiumicino, stanco poiché l’ultimo allenamento nigeriano l’avevo fatto la mattina della partenza alle 5.30, e “perbacco” la mia valigia bike non è arrivata!!!! Ovvio con poco tempo per la coincidenza non hanno fatto in tempo a caricarla, calma Luca….arriverà nel pomeriggio mi dicono. Per fortuna nella valigia non c’era la Bike, già a Pescara e teoricamente messa a punto per la gara tuttavia, conteneva una lunga serie cose particolarmente utili e importanti tanto per la gara quanto per la mia normale esistenza. Come se non bastasse mi ero “intelligentemente” organizzato un tranquillo venerdì di antivigilia gara: 9.20 arrivo a Fiumicino dopo notte insonne in volo con scalo a Parigi alle 4.00am; 10.30 Ostia, Petta Sport per ritiro bici nuova da por-

tare in Nigeria e montaggio acessori; 13.00 prendere la famiglia a Fiumicino proveniente dalla Sicilia; 14.30 massaggio dal fisioterapista di fiducia vicino Villa Pamphili; Entro le 17.00 ritiro auto a noleggio (a Via Veneto!!!); Parcheggiare l’auto a noleggio da qualche parte per il successivo recupero in tarda serata (nel frattempo ero con l’auto di mio padre che andava riportata al proprietario….); Organizzazione partenza dell’indomani per Pescara (non è semplice con moglie e 2 bambini piccoli che arrivano stanchi del volo dalla Sicilia e tu sei + stanco di loro…); Cenare (perché no…); Recupero auto a noleggio precedentemente parcheggiata a caso. Facile no? Che ci vuole! Peccato che io non abbia calcolato il fatto che fosse venerdì a Roma e per giunta di ponte del 2 giugno e muovendomi dal litorale ho passato circa 3h.30’ complessive in fila in auto!!!!!

Arrivo alla fine della giornata, distrutto, nervoso, pessimamente alimentato dopo mesi di dieta perfetta e senza la benché minima idea dell’orario in cui sarei riuscito a partire il sabato mattina (cioè la vigilia de LA GARA!!!). Sabato di vigilia: dopo alcune peripezie riusciamo a partire per le 10.15 e arriviamo a Pescara intorno alle 12.30 dove avrei voluto/dovuto sia provare la TT bike sia provare la muta smanicata per decidere se usarla invece della rodata TYR C5 Hurricane intera. Arrivo nella zona degli stand ma non riesco a trovare alcun pertugio per raggiungere l’hotel, divento matto perché ogni strada è chiusa dalle transenne o dal nastro, mi imbatto per caso nel posto di ritiro pettorali e almeno espleto questa formalità senza problemi. Dopo aver telefonato ai compagni di squadra per sapere come diavolo accedere al lungomare e dopo aver percorso in fila almeno 5 volta le stessa stradina, arrivo davanti all’albergo dove trovo e saluto Master ed altri già in tenuta ciclistica. Mi chiedono se ho prenotato il parcheggio dell’hotel…….ovviamente no e ovviamente non c’è modo di parcheggiare nel rag-

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gio di 1km!!!!! Lascio la macchina temporaneamente in zona carico/scarico e apprendo che la stanza non è pronta e chi ci vorrà almeno 1 ora (ma porc….), fosse stato per me pazienza ma moglie e marmocchi?????? Cambio pannolini? Pappe? Lasciamo alla meno peggio i bagagli al deposito e ci rechiamo a mangiare qualcosa presso lo stabilimento di fronte, peccato che a pranzo facciano solo pizzette, supplì e qualche calzone, vabbè mangiamoci qualche pizzetta (buone però!!!). Vari problemi per far bollire l’acqua per la pappa del piccolo e tra imprecazioni varie torniamo in hotel dove almeno 1 stanza nel frattempo si era resa disponibile. La TT Bike era a casa da mio fratello che raggiungo in auto, velocemente la porto in hotel, solito parcheggio provvisorio quando grazie a Master mi accorgo che il mozzo anteriore delle mie nuovissime e bellissime ruote Vision Metron 55 “balla” la cosa dopo un consulto tra scienziati della bici, viene definita “non normale”. Pazienza andrò un “minuto” allo stand di Masciarelli

Bike e sistemeranno il problema….un minuto???? Fila che nemmeno alle poste quando pagano la pensione e nessuna possibilità di ricevere udienza! Decido di fare comunque la prova bike poiché (altra furbata inevitabile ahimè) ho sella nuova, attacco nuovo e quindi posizione sulla TT mai provata nemmeno una volta con questo assetto. Indosso il fichissimo completino bike di ZC, inforco la bike, attacco energicamente la scarpa allo speedplay in titanio (anch’esso nuovo) e traktraaktraarrarrrara salta la catena facendomi cadere pesantemente sul ginocchio destro e procurandomi due belle escoriazioni con forte contusione!!! Con un sorriso a 32 denti faccio finta di nulla (in realtà sul lungomare c’erano minimo 50 persone…… (figura di M…) e senza nemmeno sciacquare le ferite parto per la prova bike con Master. Dopo aver pedalato una 20ina di minuti valuto con soddisfazione che la posizione crono è passabile e che almeno di quella non mi dovrò preoccupare. Rimane il problema del mozzo….e forse anche del fatto che entro le 19 devo portare la bici e le sacche in ZC!!!!! Non dico panico ma un certo nervosismo

iniziavo ad avvertirlo….da un lato la famiglia giustamente mi reclamava dall’altro la GARA aveva le sue inderogabili regole ed orari e di certo non mi avrebbe aspettato. Decido di lasciare la bici al Bike Service, di tornare dai bimbi e di sperare che me la restituiscano in tempo per la chiusura della ZC. Cosa potrebbe succedere ancora? Qualcuno disse “potrebbe piovere” e su Pescara si abbatte un diluvio che incasina tutto e tutti. Ritorno al Bike Service a 30’ dalla chiusura della ZC e praticamente l’unica bici rimasta era la mia, chiedo del mozzo e vengo tranquillizzato poiché andava solo stretta una brugola, chiedo se la messa a punto è stata fatta e mi dicono con l’entusiasmo di chi ha lavorato su circa 1000 biciclette di cui la mia era l’ultima, che è tutto OK (più tardi ricordiamoci di questo ok…..). Recupero il mezzo meccanico e velocemente mi reco verso l’entrata della ZC che, chiaramente, per la legge di Murphy, è esattamente all’opposto del bike service. Trovo un’altra volta la fila (ma quante pensioni pagano a Pescara…..) e il ligio volontario mi contesta qualcosa che ora nemmeno ricordo ma che mi costringe a farmi da parte per regolarizzare la

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cosa. Entro e stancamente lascio bici e sacche e senza pensare a niente (per fortuna avrò la mattina per rivedere tutto) e rientro in hotel. Mi sento come se mi fosse passato sopra un treno, mi si chiudono gli occhi mi fanno male le gambe per le interminabili ore passate in piedi e mi fa male il ginocchio per la caduta, tuttavia, sì può sempre peggiorare!!!! Infatti, essendo un’occasione speciale non posso andare a cena al comodo ristorante dell’hotel (che scoprirò il lunedì post gara essere anche ottimo come qualità) quindi assecondando il mio desiderio di stare in compagnia degli amici Master e RB nonché del terzo fratello venuto per l’occasione dall’Inghilterra, ci troviamo in un ristorante sul lungomare dove arrivo tardissimo, fuori da ogni ragionevole orario per i piccoli (e anche per me in realtà vista la stanchezza). Il ristorante è stracolmo, i camerieri nel panico, contemporaneamente si svolgono le normali cene, una festa di 18 anni e un pre-discoteca. Mangiamo male, troppo e polemizziamo con quelli dello staff….non finisce in lite solo perché ci hanno fatto un po’ pena. All’uscita veniamo fermati da 2 loschi individui vestiti

come venditori di tecnocasa (abito nero, cravatta nera, scarpe a punta) che ci chiedono di favorire la ricevuta di pagamento. No problem, rientro per recuperare lo scontrino lasciato sul tavolo pensando a 2 agenti della Guardia di Finanza nel pieno e legittimo svolgimento in borghese del loro dovere. Invece no! Erano 2 loschi figuri che ostentavano un distintivo di plastica di “Polizia Privata” !!!!!! A questo punto non sapevo più se mettermi a ridere o a piangere o ad urlare. Considerato che qualche “entratura” nel mondo delle Forze di Polizia ce l’ho e che tra noi c’era un Agente/funzionario VERO di Polizia sono stato tentato di proferire (fortunatamente senza farlo) la classica frase “lei non sa chi sono io”.

tempesta, l’organizzazione annuncia che l’indomani ci potrebbero essere modifiche alla frazione swim (possibile anche l’annullamento) e il meteo non prevede nulla di buono, forte vento e possibili rovesci.

Per fortuna come disse una certa tipa: “domani è un altro giorno”!!!!!

2^ Parte Titolo: Le Stelle Sottotitolo: il mazzo fatto negli ultimi 4 mesi, fisico ma soprattutto mentale, ha pagato…..

Ma i 2 venditori di tecnocasa sfoggiavano la sicurezza degli stolti e quindi per non infierire, anche a seguito dell’intervento per “sedarli” di uno dei camerieri del locale, ci allontaniamo per porre fine a questa giornata “Kafkiana”. Chiaramente dopo avere parcheggiato l’auto (nel frattempo ancora in sosta vietata) a circa 1.5km dall’hotel ed essere dovuto rientrare a piedi.

La colazione in hotel è molto buona, le crostate fresche, la torta di mele eccellente tuttavia, dopo mesi in cui ero abituato a mangiare sempre la stessa cosa (caffè nero, yogurt magro, cereali con miele) e dopo la devastante cena della sera prima, effettuo ben 3 pit-stop al bagno. Non si tratta di sedute da nervoso pre-gara, quelle le conosco bene, è proprio che ho massacrato il fisico sovralimentandomi senza motivo.

In tutto questo dimenticavo di dire che il mare è in

Mi reco in ZC per verificare e controllare tutto e, do-

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po aver ultimato le operazioni, essermi goduto il momento ed aver appreso che la frazione Swim si farà ma verrà accorciata a 1000mt (che poi si riveleranno 1250 mt), rimango 10 minuti, dico 10 (!!!) a fissare come un cretino la Bike per capire se mi è sfuggito qualcosa….se qualcuno mi avesse ripreso sarei finito su youtube di sicuro. Rientro verso l’hotel che quasi stanno per partire le prime batterie (alle 12.00 mentre la mia partirà alle 12.50) effettuo il 4° pit-stop al bagno, afferro la muta, una barretta energetica e mi avvio verso la spiaggia in versione bagnante della domenica. Dopo grossi sforzi, e mentre i primi atleti già avevano preso il via, mi tiro su la muta accorgendomi di averla indossata con la chiusura davanti invece che dietro…..pazienza ricominciamo. Sudo, impreco ma riesco ad indossare la preziosa guaina, la cuffia verde del mio age-group (che scoprirò essere il + numeroso) e gli occhialini. In una solitudine quasi irreale entro in acqua, ci sono le onde alte e forte corrente ma mi sento come da bambino quando sul litorale romano facevo il bagno per ore in quelle condizioni mentre mia madre enun-

ciava gridando dalla spiaggia tutti i possibili pericoli del mare mosso. Poi penso a quando 15enne con una tavola da surf sfidavo d’inverno le onde di maestrale per trovarne qualcuna decente da cavalcare. Insomma sensazioni positive ed energizzanti. Torno sul pianeta terra e vedo i vecchi e nuovi amici di ZC, Master, Barney, Titan, con cui scambio qualche parola. Alla fine rimaniamo io e Master, vicini vicini alla partenza seppur abbastanza dietro rispetto all’arco ed ai primi ma, per fortuna, dal lato giusto ovvero sulla sinistra per non dover correggere controcorrente la direzione del nuoto per raggiungere la prima boa. Con Master è stato un continuo sfottò in questi mesi, non ci vediamo quasi mai ma è sempre stato al gioco e alle battute ed è per merito (o colpa…) sua e di Nonno RB se mi sono avvicinato a questo sport. Le sfide all’interno del gruppo di ZC, tramite la chat di Whatsup erano tante. C’era il “Beat Strong”, il “Beat Master”, anche se loro 2 onestamente sembravano un gradino avanti ed avevo previsto di arrivare dietro Strong e vicino, ma sempre dietro, a Master.

Tuttavia, la riduzione della distanza swim qualche speranzuccia di migliorare il pronostico me la dava…….Titan e Sberi ovviamente sono (per ora….) altra categoria. Giorgio the Bridge una mina vagante, super allenato e fresco di maratone si presentava come un altro osso duro da battere e, che dire di RB? Sempre in agguato sornione ad attendere sulla riva del fiume il passaggio del cadavere (sportivo) degli amici/avversari. Degli altri (Barney, Multilap, ecc.) non sapevo molto in quanto a potenzialità (ma chi ci crede!!! Ovviamente li avevo controllati e sapevo di potergli arrivare avanti….). Ormai ci siamo, mancano pochi minuti al mio start, guardo le persone intorno a me e noto volti tesi e concentrati mentre io mi sento carico ma rilassato, scherzo con i miei fratelli che mi sfottono da dietro le transenne e scattano qualche ultima foto. Booom si parte, 300 persone corrono incontro al mare mosso, ma non lo temo, ho deciso che se devo “combattere” lo farò in prima linea ed infatti non appena l’altezza dell’acqua e delle onde lo consente inizio a mulinare le braccia nel mezzo della tonnara. Questa è la parte della gara della quale vado più orgoglioso, posso affermare con buona certezza che si

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sia trattato di un’impresa, non tanto per la velocità (che in nuotate successive in mare e con la muta ho confermato) quanto per come ho affrontato la tonnara alla prima esperienza assoluta! Bevute, onde che ti sbattono da una parte e dall’altra, manate prese, manate date, calci, gomitate, gente che (inspiegabilmente!!!???) ti afferra la caviglia ed alla quale rifili immediatamente un calcione per liberartene….. Ogni tanto alzo la testa per cercare la boa e per capire se il “banco” di tonni impazziti mi sta lasciando indietro. Con sorpresa vedo che ho sempre qualcuno intorno, alcuni mi sorpassano ma alcuni li riprendo (!?) la prima virata mi viene abbastanza bene grazie alla partenza a sx. Da lì inizio il tratto con corrente a favore ma cmq più lungo della gara. Citerò, non testualmente ma nella sostanza RB, “è incredibile come in acqua il tempo abbia la facoltà di rallentare”, mi sembra di passare in acqua una vita ma continuo ad avere altri atleti intorno e mi dico quindi che non sono l’ultima pippa!!! Anche la seconda boa passa senza troppe difficoltà

ma l’ultima mi sembra lontanissima e per giunta contro corrente. Ad un certo punto un gigante straniero, sovrappeso e dall’inconfondibile pelle lattiginosa (muta smanicata) che avevo individuato alla partenza non invidiando chi se lo sarebbe trovato addosso, mi affonda con la sola forza dell’avambraccio. Bevo una mezza litrata di acqua salata ma riesco a riemergere e percorro un breve tratto sincronizzando la bracciata con un ragazzo accanto a me con il quale, respirando su lati opposti, ci guardiamo ad ogni boccata d’aria. In questo lato di gara finisco un po’ troppo basso e vedo altri atleti che sfruttando l’acqua bassa iniziano a camminare a più di 400mt dall’arrivo! Sul momento poggio i piedi a terra anche io ma mi rendo subito conto di 2 cose: 1) non è per questo che mi sono tormentato in una piscina nigeriana senza corsie e senza striscia direzionale a terra litigando con i bagnanti ecc. 2) secondo me si fa più fatica e non si guadagna nulla! Testa bassa e nuotare, finalmente arriva l’ultima virata a sx più faticosa perché devo risalire un po’ in diagonale evitando la collisione con gli altri. Appena

punto la testa verso riva l’acqua si fa veramente bassa e tutti iniziamo a camminare per le ultime decine di metri. Sul momento non ho idea di che prestazione posso aver offerto e, francamente, non mi interessa. Sono uscito dall’acqua, non ho mollato nonostante le condizioni estreme e, tutto sommato, non mi sento stanco perché al di là della tensione da “tonnara” non ho minimamente forzato la bracciata. Abbasso la chiusura lampo della muta e la porto alla vita, corricchio per attivare l’apparato neuromuscolare della parte inferiore del corpo che, spero mi condurrà tra qualche ora al traguardo. Come previsto dai miei esperti compagni di squadra, la zona cambio è facile e non c’è possibilità di errore. Impiego 5’32’’ per completare la T1 e nemmeno mi accorgo che Master, di cui noto con soddisfazione la bici n° 1414 ancora in rastrelliera (miracolo o è affogato?), mi sorpassa mentre armeggio con il mezzo meccanico uscendo prima di me per la frazione bike. Monto goffamente in sella alla “bersagliera” e inizio a pedalare. Ho la sensazione di essere fermo e non riesco a vedere il Garmin, indossato come d’abitudi-

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ne al polso sx rivolto verso l’interno, poiché coperto dal nuovissimo porta borraccia orizzontale tra le appendici (altro oggetto nuovo non provato prima…). Alla prima curva impegnativa incontro una caduta segnalata malissimo dal volontario e per poco non mi schianto anche io, dimenticare e pedalare! La cannuccia verticale del nuovo portaborraccia occupa lo spazio riservato normalmente alla testa in posizione crono (ma porc….mannaggia a me e alle cose nuove in gara), ci combatto un po’ poi lascio perdere. Nel frattempo, sempre il citato accessorio, mi “stoppa” ripetutamente il Garmin contro cui sbatte ad ogni irregolarità del terreno, maledizione!!!! Dopo una decina di km prendo un buon ritmo e sui saliscendi mi trovo bene grazie al fatto che le mie uscite bike ad Abuja sono tutte così. Nemmeno il tempo di gongolare un po’ che sdraaaanghete, salta la catena, calma Luca è solo la catena….mi fermo, scendo la rimetto e riparto lanciando occhiate di sfida a quelli che sfilano via veloci. Riparto e dopo pochi minuti ancora giù la catena!!! Adesso le imprecazioni sono ai massimi livelli, inizio a temere che non finirò la frazione che ci sia qualche irrimediabile problema o che, peggio, impiegherò 4 ore per terminar-

la. Altri 20’’ persi e riparto, inizia un tratto di salita, metto il 39 e noto che la catena non salta più, IDEONA!!!! Non metterò più il 53 tutto sommato con il 39/11 in frequenza posso fare una discreta velocità…..sì certo, bravo Luca, va bene adesso che hai le salite e i brevi saliscendi ma in discesa???? Infatti appena giungo alla prima discesa lunga, mulino le gambe a 110 bpm e nonostante questo mi passano, MALEDIZIONE, riprovo con il 53 e sdrangheeeete via la catena altre 2/3 volte, disperazione ma per fortuna la strada ricomincia a salire (credo la salita più lunga) e di rabbia vado su bene, infatti riprendo Master (chiedendomi, peraltro, quando fosse passato….). A questo punto, per la prima volta nella vita, mi dispiace che finisca la salita ed inizi la discesa, provo con il 39 ma non si può, passo al 53/11 e miracolosamente la catena tiene ma non ho il coraggio di cambiare i rapporti stando sul 53 quindi da qui in poi userò il 53/11 in discesa e i vari rapporti del 39 in salita e pianura (non esattamente il massimo dato che in pianura adoro tenere il 53). La discesa termina e poco dopo arrivo sul campo di gara del Trofeo Master 37 (al riguardo rimando

all’apposito articolo sul sito www.zonacambio.com). Ora sarà anche facile dirlo ma vi assicuro che non mi interessava minimamente, il vento soffiava ad oltre 30km/h contrario e i km all’arrivo erano sufficienti per scoraggiarmi dal cercare questa gloria transitoria, punto al bersaglio grosso, non so come sto andando perché il garmin è out e ho dovuto più volte chiedere ad altri atleti quanti km avessimo percorso, però sono in trance agonistica e mi aspetta una mezza maratona ovvero una distanza mai corsa in allenamento a causa del clima torrido nigeriano. Dopo qualche km sul famoso asse attrezzato mi volto e vedo l’inconfondibile livrea di un completino ZC, è Master!!! Mi confessa di aver spinto in bici e che non sa come farà nella frazione run (tutti buciardi si zonascambisti….) però io so di stare bene e quindi con la scusa di scambiare 2 chiacchiere, seppur su lati opposti della larga carreggiata, non gli faccio mai mettere la ruota avanti nella speranza che non acceleri ulteriormente! Per un paio di km trovo qualche buco di vento pedalando sul lato sinistro attaccato al guard-rail (come cavolo si scrive?), chiedo a Master quanto ancora

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duri questa infernale galleria del vento e mi risponde “quando vedi le torri è finita”…….e torri siano!!!! Ultima salitella nel prendere il cavalcavia che conduce all’uscita, alcune curve impegnative ed entusiasta decido di alzarmi sui pedali, distanzio (non so di quanto) Master e dopo l’ultimo tratto di lungomare, ovviamente controvento, entro in T2. Il posto della mia bici è dopo pochi metri, la aggancio e scarpe in mano (sì proprio scarpe in mano!!!!) percorro l’intera ZC fino alle sacche run (la ZC cambio era lunga 420mt….). T2 sempre troppo lenta (3’39’’ mi pare), indosso le newton running elite Ironman (altra prima volta…scarpa superleggera con cui ho corso al max 8km) e mi butto sul percorso run. Not tecnica: nella frazione Bike ho bevuto una borraccia di carboidrati liquidi ed una (sola) di sali (con il senno di poi sarà un po’ poco….). A questo punto, prima che il demone dell’agonismo torni a controllare la mia mente e di conseguenza il mio corpo, ho stampato in faccia un sorriso ebete, sì, adesso in un modo o in un altro arriverò al traguardo. Le mie peggiori paure erano in ordine di priorità:

1) rottura meccanica bike; 2) foratura tubolare; 3) incapacità di completare la frazione swim; 4) caduta bike inabilitante. Nessuna paura run, al massimo mi sarei trascinato al traguardo camminando. Per un maniaco dello stimolo cronometrico come me non avere il total time della gara sul garmin è stata una tortura tanto che alla fine, confidando nella puntualità dello start alle 12.50, facevo i conti su quello. Come avevo notato nei combinati di allenamento, inizio a correre che sembro fermo ma nella realtà sto viaggiando ad un buon passo. Faccio i conti solo al 4° km da gps che nel frattempo ho resettato (non ho nemmeno l’autolap ogni 1000!!!) e mi accorgo che senza forzare sono poco sopra i 4’10’’/km (mah!?), via correre, non pensare, ascolta il tuo corpo. Sorpasso continuamente e vengo sorpassato solamente da buffi personaggi in calzoncini scosciati e canotta (grazie Strong per avermi minacciato qualora avessi indossato tali indumento dopo la T2) evidentemente facenti parte delle staffette. Con il passare dei km incrocio o sorpasso gli amici/

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avversari di ZC che incito pur desiderando di batterli tutti (ma il bello è anche questo), vedo Strong senza PandaCappello ed infatti gli chiedo il perché ricevendo una risposta che non capisco ma che mi sarà chiara nel post gara, vedo Giorgio e provo a farmi i conti di quanto prima sia partito e di quanto avanti stia contandogli i braccialetti al polso (sono malato….). Ne vedo tanti altri e li incoraggio tutti, ho fiato e le gambe girano, fatico il giusto e mi preoccupo solo di bere un po’ d’acqua ad ogni ristoro. Davanti al mio hotel, al giro di boa, ho la mia famiglia che mi incita e questo mi da ancora più energia tanto che mentre passano i km, durante i quali mantengo il ritmo iniziale, pregusto l’ultimo giro da fare a tutta (anche sotto i 4’/km). Ci siamo, ultimo giro di boa intorno al gonfiabile Brooks…..ci arrivo allegrotto e il pubblico dall’altro lato invade un po’ troppo la sede stradale tanto da costringermi ad un movimento innaturale per non sbatterci contro…..taaaackkk sento l’inconfondibile, subdolo, bastardo morso del crampo al bicipite femorale destro. Maledetti, mando loro qualche accidente e ignoro,

correre Luca….riprendo la progressione ma dopo qualche centinaio di metri un’altra pizzicata, che palle…..rallentare, gestire, pazientare, mantieni il ritmo iniziale e bevi ai ristori (in realtà so perfettamente che i crampi quando iniziano non puoi fermarli bevendo, è tardi dovevo pensarci già nella frazione Bike). Rallento mettendomi ad un passo tra 4’20’’ e 4’30’’ al km ma l’intervallo di tempo dopo il quale si ripresenta il crampo continua ad accorciarsi. Vivo gli ultimi km con la testa e il cuore che mi spingono ad aumentare il ritmo e le gambe che mi ricordano, attraverso il crampo, che non posso farlo. Inizio l’ultimo tratto di lungomare (circa 1.7km all’arrivo) che ormai il dolore si presenta ogni 30’’, non posso rimandare ancora, accosto a sinistra ed effettuo 20’’ di stretching del muscolo interessato. Funziona e riesco a percorrere tutto il lungomare a ritmo controllato ma senza più dolore. Controllo per sicurezza di avere al polso tutti i braccialetti che indicano i giri percorsi e mi incanalo nella mia personalissima “walk of glory”, tappeto blu, ali di folla tra le quali con difficoltà riesco ad individuare la mia famiglia (peccato avrei voluto portare con me in braccio la piccola Giorgia per la foto finale…).

Adesso per lei il Papà è un nuovo supereroe “AIRONMEEER”!!!!!! Mi toccherà continuare per non deluderla ……. Official Results: Swim: 23’15’’ Bike 2h45’44’’ Run 1h29’12’’ Overall: 4h47’22’’ Overall Ranking: 208° su oltre 2000 partenti 636° dopo la frazione swim 345° dopo la frazione bike 208° dopo la frazione run Age Group Ranking: 32°/310 95° dopo la frazione swim 70° dopo la frazione bike 32° dopo la frazione run Insomma esordio con il botto, in condizioni climatiche difficili e sbagliando tutto lo sbagliabile alla vigilia…..Il nuoto corto e il mare mosso mi hanno aiutato ma sono convinto che in condizioni ottimali, anche con 1.9km di swim oggi under 5h ci poteva scappare!!!! Post-gara di assoluto relax in una Pescara che il giorno successivo ha mostrato sole, calma piatta di ven-

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to e mare una tavola…..un classico!!! Grazie alla mia bellissima famiglia per aver accettato di essere con me nonostante, durante la mia missione africana, stiano vivendo a circa 760km da Pescara e grazie anche a quelli venuti “semplicemente” da Roma forse nel timore che affogassi, grazie anche a mio fratello venuto dall’Inghilterra per “esserci”. Grazie a tutti gli amici di ZC sempre gentili e disponibili e prodighi di consigli indispensabili per un esordiente assoluto nonché stimolo a migliorarmi per batterli. Grazie al Coach Alessio Piccioni, che ha saputo traghettarmi nel mare delle difficoltà che un esordiente affronta nel preparare all’esordio un 70.3. In particolare per aver reso il training in vasca “sopportabile” a chi lo odia, attraverso un approccio graduale, per aver sopportato le mie continue domande e richieste di modifiche soprattutto agli allenamenti run per via del caldo africano (trasformare i lunghi in bigiornalieri mi ha salvato). Per la competenza, la passione e la professionalità dimostrate. Siccome l’appetito vien mangiando…mi sono iscritto, ho preso il volo e l’hotel per il Challenge 70.3 Paguera-Maiorca del 18 ottobre 2014, forza un po’!!!!

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PERCHE’ LO FAI?

50 ragioni per fare sport

di Lorenzo Pisani

#2 PER VINCERE UN PROSCIUTTO pisanilorenzo.blogspot.it

Non l'ho vinto. Non ancora. Ecco perché continuo a partecipare a gare, ad allenarmi duramente; ecco cosa desidero in cambio di tutti quei litri di sudore. Ho vinto chili di pecorino, diversi metri di salsiccia, casse di frutta e verdura, prodotti tipici di quasi ogni comune sardo, capi di abbigliamento da uomo e da donna, integratori e creme di bellezza, anche soldi con cui avrei potuto comprarne ben più d'uno ma lui, il mitico prosciutto, la

fenice dei premi in natura, mi è sempre sfuggito. Perché proprio il prosciutto? Non so bene; il mito del prosciutto forse mi è entrato in testa ascoltando il racconto di qualcuno che lo avrebbe vinto dopo una fuga solitaria o uno sprint rabbioso. Forse invece è perché rappresenta le immagini della coscia, simbolo del corridore, e del maiale simbolo dell'abbuffata fuse in un unica entità …

Vincere è come un amplesso, si dice. Per noi che gareggiamo contro noi stessi, vincere contro sé stessi è dunque un po' come farsi una sega. Ne vale la pena? Possiamo correre allora contro il tempo, ma il tempo, per quanto uno cerchi di fermarlo pigiando il tasto “stop” del cronometro, tende a sfuggire; in mano ci ritroviamo solo aria e se stringiamo la mano se ne va anche quella. Il prosciutto no. È di una concretezza assoluta, sfugge alle astrazioni e, se solo

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sapesse cantare, delizierebbe tutti i cinque sensi. Allora punto al prosciutto, la mia lepre da inseguire con la bava alla bocca, il mio oro olimpico,

il mio sogno di gloria ‌sul podio con un prosciutto al collo e un ramo d'alloro in testa ‌ . Quanti atleti, sognando il prosciutto, hanno provato ad ad-

dentare l'oro olimpico rischiando di rompersi i denti in pubblico e quante affettatrici hanno rotto nell'intimo delle loro abitazioni.

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Ennesima farsa no-draft

IL POLEMICO

Si è corsa Domenica in una splendida cornice la prima edizione del Dolomiti triathlon che a causa della bassa temperatura dell’acqua è stata trasformata in duathlon. La gara ha visto un’ottima organizzazione ma la scorrettezza degli atleti e la totale noncuranza dei giudici di fronte a una situazione vergognosa. La frazione in bici era infatti no draft, cioè non permetteva agli atleti di pedalare “a ruota” e di mantenere una distanza minima dal concorrente che lo precede. La foto dimostra chiaramente come la situazione sia vergognosamente degenerata, lunghi serpentoni e grupponi hanno caratterizzato la gara , senza che nessun giudice mettesse fine all’ennesima dimostrazione di come una gara no draft si trasformi spesso in una farsa e dell’inadeguatezza del corpo arbitrale che in diversi casi non ha fatto altro che assistere indifferente a spettacoli scandalosi. C’è da chiedersi che senso abbia parlare di gare no draft quando ci si trova di fronte a normalissime gare con scia, che senso ha avere un regolamento con una moltitudine di regole se poi i giudici stessi o non le conoscono tutte o le “interpretano” a modo loro , soprattutto se vengono applicate in alcune occasioni mentre in altre no. Naturalmente a fronte di queste situazioni vergognose con scie talmente palesi da non poter negare l’evidenza sanzioni praticamente nulle, mentre ad Acqui Terme situazioni più che discutibili hanno portato a squalifiche assurde. Due pesi e due misure come sempre. Per la cronaca la gara è stata vinta da Bruno Pasqualini (Torino Tri) e da Chiara Ingletto (Firenze Tri)

di Marco Novelli www.triathlonmania.it

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COMPRALO ADESSO COMPRALO DOPO di Mattia Prandini Iniziare a praticare il triathlon, specie per chi viene dalla corsa o dal nuoto può risultare uno shock per la mole di acquisti che bisogna fare ( bici, scarpe varie, orologi, abbigliamento, gare ecc…); dato che è difficile comprarsi subito tut-

tri in vacanza a Rimini, è lodevole ma serve a poco…la cosa migliore è iscriversi ad un corso per iniziare da subito a lavorare sulla tecnica e sull’idrodinamicità.

to ecco alcuni consigli:

3. SCARPE DA CORSA: spesso si vedono persone che iniziano a correre utilizzando sneakers da passeggio o vecchie scarpe da tennis…investire un centinaio di euro in buon paio di Running Shoes può prevenire da infortuni e problemini vari….

COMPRALO ADESSO: 1. BICI DA CORSA: per iniziare meglio una bici da corsa rispetto ad una bici da cronometro…costa sicuramente meno, è più versatile e più facile da guidare…con pazienza e fortuna nel mercato dell’usato si possono fare buoni affari. 2. CORSO DI NUOTO: farsi una tessera da 10 ingressi in piscina, dopo aver nuotato in vita propria al massimo 50 me-

4. CRONOMETRO: per iniziare un buon cronometro subacqueo (resistene fino a 100 atm minimo) è un buon compagno di avventure sia in bici, che in piscina che di corsa… 5. CASCO DA BICI: Sicurezza!!!!

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COMPRALO DOPO: 1. GPS MULTISPORT: poter controllare tutti i propri parametri e sapere la velocità esatta è sicuramente accattivante ma per ora risparmiate quelle diverse centinaia di euro per investirle magari in un telaio da bici in carbonio… meglio una buona bici con un modesto ciclocomputer ( o anche solo il cronometro) che una bici che vale come il gps o il ciclocomputer.

ma per iniziare meglio un paio di normali scarpe da bici…le scarpe da triathlon le si possono usare principalmente d’estate in quanto non sono molto chiuse. 5. CASCO AEREODINAMICO: dà un vantaggio così così tra i 35 km/h e i 40 km/h, sensibilmente maggiore a velocità via via superiori…a velocità inferiori è solo peso, scarsa ventilazione alla testa e 200-300 euro in meno sulla carta di credito….

2. RUOTE ALTO PROFILO: ti fanno guadagnare velocità ( quando superi i 35 km/h) ma che prezzo? sono meno guidabili per via della pista frenante in carbonio, necessitano di una “buona gamba” per essere usate con efficienza, costano tanto e se buchi e hai il tubolare son dolori….per iniziare meglio una “scattante” ruota in allumunio, profilo da 30 mm, più sicura, più affidabile e più economica!!! 3. MUTA: sicuramente l’acquisto più cool ma attenzione…è un acquisto molto delicato, deve essere giusta, nè grande nè piccola….visto che probabilmente il vostro fisico subirà delle modifiche dopo i primi mesi di allenamento meglio rimandare questo acquisto almeno al secondo anno. Se gareggiate in acque libere nessun problema….in ogni gara c’è un servizio di noleggio mute…occasione valida anche per provare vari modelli!!!

mattiaprandini.tumblr.com

4. SCARPE DA BICI DA TRIATHLON: sicuramente sono belle

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3 . 70

s u h r a A ci

uc n” B

di

ita T “ co r a M

S

econdo 70.3 della stagione

e terza gara della stagione, ci arrivo troppo rilassato e con qualcosa in testa che non va, non so neanche se ho recuperato al 100% dalla precedente gara. Per il secondo, che poi doveva essere il terzo, 70.3 dell'anno scelgo Aarhus seconda città della Danimarca, e con un bel viaggio in macchina dalla Svezia (Malmö) ci arrivo mercoledi. Qualche giorno di ambientamento ed arriva velocissimo la mattina della gara. Tanti gli iscritti, sopra i 2000 e non ci sono staffette, io parto in terza batteria alle 8;15, la penultima il che vuol dire che in bici si troverà tanto traffico. Puntali si parte, percorso semplice e rettangolare, acqua pulita e limpida ma fredda 14.5°, io cerco di seguire la massa senza fare coZona Cambio #15 - 53


me al mio solito di fare un giro tutto mio allungando di qualche centinaio di metri. Tonnare non c'è ne sono anche perché il percorso é molto largo, ma ad un certo punto vedo una medusa! Le meduse poi diventano tante, non nascondo che mi spavento, anche perché non é piacevole essere pizzicato dalle meduse. Mano mano che si va avanti aumentano, alcune son proprio grandi ed inevitabilmente ne tocco una e ne sento passare anche diverse sulla muta, ma non pizzicano! Cosi fregandomene continuo a nuotare, nuotata ora che é molto piu' accorta sui sorpassi dei ranisti delle categorie che hanno preceduto la mia partenza, e qualche calcione lo prendo pure. Esco dall'acqua in 32 minuti e mezzo, mah si più o meno bene..... Corro verso le sacche, trovo subito la sacca, ma la tenda é stra-piena di gente, mi butto sul prato e mi cambio ve-

locemente e via con la bici. Non noto che quasi tutte le biciclette del mio gruppo sono ancora li.... La bici è tecnica e anche trafficata ma soprattutto ventosa, vento che prima da ovest passa poi da nord con forti raffiche. si passa prima in un bosco per poi passare sul lungo mare per poi anche nell'entroterra, molto bello il percorso, tra campi e paesi e laghi. Nel tratto contro vento cerco di non forzare, anche perché non mi va.... e non me ne frega molto vedere i passistoni di lenticolare equipaggiati che vanno via, non é la mia giornata e non posso fare la vostra gara, ripete il mio cervello ed io mi adagio su questo pensiero. Con il vento a favore negli ultimi km ne riprendo tanti di questi lenticolarimuniti ormai scoppiati che cercano di salvare il salvabile per riuscire a correre i 21 km finali. Finisco sopra i 35 di media in 2:32, non bene ma neanche male.

Transazione veloce e indolore, con i volontari che ti prendono al volo la bici. La corsa non è piatta, inizia subito con una leggera lunga salita, discesa e poi dentro al bosco, si entra nello stadio cittadino per fare 3/4 di giro di campo e poi di nuovo nel fresco bosco per qualche bella salitaccia, tutto questo per 3 volte e 180 m. di dislivello, che vanno via velocemente, solo al terzo giro inizio ad incontrare tanto traffico sul percorso e la media ne risente. chiudo in 1:26 e 40. Passo sotto il traguardo non contento della mia prestazione sapevo che potevo dare molto di più ma non ho forzato perché...... non mi andava..... Gara comunque mooooooolto bella, la bici stupenda e divertente non c'è da annoiarsi un attimo, la corsa bellisssima con tantissimo pubblico, peccato aver trovato una giornata un po' cosi! thewaytomyfirstironman.blogspot.it Zona Cambio #15 - 54


POWER SONG di stefanolacarastrong

“GET HURT”

The Gaslight Anthem

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de l te cn ic o

L’a ng o lo

OTTIMIZZARE LA PRESTAZIONE curando la composizione corporea di Alessio “Kayale” Piccioni— aletriathlon.blogspot.com

Come è facile immaginare e capire, il triatleta presenta

E’ interessante notare però che, sebbene triatleti elite di

una conformazione corporea che potremmo definire

livello mondiale risultino eccellere nelle tre discipline che

“ibrida”, ossia un mix di caratteristiche antropometriche

caratterizzano il triathlon, non (nella maggior parte dei

che

casi) equiparabili ai campioni delle singole discipline, sia

caratterizzano

atleti

delle

singole

discipline

(Nuotatori, Ciclisti, Podisti).

per differenti metodiche di allenamenti finalizzati a gare

Generalmente il Triatleta presenta una statura elevata,

differenti, sia per la diversa composizione corporea.

non tanto quanto quello del nuotatore specialista.

Ad esempio ci sono stati casi di nuotatori di alto livello,

Dal punto di vista muscolare possiamo notare che la par-

cimentatisi nella triplice che però non sono stati in grado

te superiore del corpo è meno sviluppata rispetto un

di eccellere nel complesso e di colmare le lacune fisiche e

nuotatore, ma senza ombra di dubbio più strutturate ri-

tecniche che presentavano nella bici e/o in corsa.

spetto ciclisti o podisti. Inoltre, la combinazione di allena-

Questo per dire che il triathlon richiede appunto una

menti in bici e corsa fa si che il triatleta presenti delle

composizione corporea differente rispetto i singoli nuota-

gambe più muscolose del singolo podista ma meno svi-

tori, ciclisti e podisti.

luppate rispetto il ciclista puro.

Una cosa però sembra avvicinare e fare assomigliare i Zona Cambio #15 - 56


triatleti agli altri specialisti delle singole discipline e degli

allenamento e corretto stile di vita quotidiano.

sport di resistenza in generale: avere una composizione cor-

Un errore molto diffuso è quello di ottimizzare l’allenamen-

porea funzionale, con una muscolatura efficiente e non

to, essere meticolosi e curare i minimi particolari, trala-

troppo sviluppate, ed una morfologia magra nel complesso.

sciando invece il recupero e la corretta alimentazione du-

La percentuale di grasso corporeo media nei triatleti di alto

rante la giornata. Il Corpo percepisce tutto ciò come un du-

livello è stimata tra il 6-10% per gli uomini, 12-16% tra le

plice stimolo stressante e non è in grado di rispondere ed

donne.

adattarsi, quindi migliorarsi, a seguito di tali stimoli.

Cosa si può fare?

L’organismo umano è intelligente e ha come principio fon-

Non è possibile modificare l’altezza, la larghezza dei tuoi

damentale il “risparmio”, quindi a seguito di stimoli stres-

fianchi, o altre caratteristiche antropometriche che possano

santi eccessivi o contrastanti, non attua alcun processo di

interessare la prestazione negli sport di resistenza, ma è

adattamento o modifica, entrando in una sorta di “steady

possibile ridurre la propria percentuale di grasso corporeo

state” che gli permetterà di sopravvivere. Di qui l a difficoltà

ai livelli che sono stati sopraindicati essere ottimali per me-

di migliorarsi e di ridurre la percentuale di grasso corporeo.

glio eccellere negli sport di endurance.

Curare l’allenamento senza porre attenzione al recupero, ad

Aggiustare la propria dieta quotidiana, riducendo l’introito

un sana alimentazione ed un corretto stile di vita, non per-

calorico e meglio ripartendo i macro e micronutrienti nei

metteranno all’atleta di ottenere l’ottimale composizione

singoli pasti, ottimizzare le tipologie di allenamento, dare il

corporea per eccellere negli sport di resistenza

giusto peso al recupero, al risposo, possono aiutare a raggiungere i miglior peso forma individuale. In molti casi inviamo segnali contrastanti al nostro corpo tra Zona Cambio #15 - 57


INTEGRATORI

UN APPROCCIO SENSATO Riprendo un altro discorso lasciato in sospeso in Zona Cambio 13 (“Nutrizione sportiva e falsi miti”), dove scrivevo... Gli integratori fanno male. Gli integratori sono obbligatori per chi si allena tanto. Concetti opposti, entrambi inesatti. Gli integratori servono a colmare una carenza accertata o eventualmente a evitare che ci si arrivi. Possono servire, ma alimentandosi adeguatamente se ne può fare anche a meno. Come tutte le cose, non fanno miracoli (tranne per chi li vende). Abusarne, come con tutte le cose, può portare invece a problemi. Essendo un mondo vastissimo, si possono raggruppare in categorie, le cito ordinate dalla meno vasta in su: probabilmente utili, forse utili, probabilmente inutili, sicuramente inutili. In questo articolo nessun consiglio su cosa prendere o cosa non prendere, semplicemente un modo per verificare da sé quanti studi ci sono dietro a un supplemento.

tteri i P o c r ianma

G

m o c . tt i gp n i n n u ther

Un ottimo sito è Examine.com, che in home page scrive: “Learn the truth about supplements: You'll learn about which supplements work and which are a waste of money. As an independent and unbiased organization that does not sell any supplements, we focus on the actual scientific evidence when it comes to supplements and nutrition. We currently have over 36000 references to scientific papers.” Il sito (che non vende niente e non è collegato ad alcun sito di vendita integratori, premessa importante!), è praticamente un’enorme raccolta di studi scientifici su gran parte degli integratori conosciuti. Detto in parole povere, permette di capire quali (forse) servono a qualcosa e quali sono un’inutile perdita di soldi. A seconda del numero degli studi per quel determinato supplemento, della serietà degli stessi e delle conclusio-

Zona Cambio #15 - 58


ni, ogni effetto per ogni integratore riceve una lettera (livello di evidenza: “A” se ci sono diversi studi in doppio cieco, “B” se ci sono diversi studi di cui almeno due in doppio cieco, “C” se c’è un unico studio in doppio cieco o altri studi, “D” se sono studi non controllati o di osservazione), una valutazione quantitativa relativa ai presunti effetti nel corpo umano, una percentuale di consenso nei vari studi e un commento a riguardo. Per esempio, prendiamo i BCAA (aminoacidi ramificati): http://examine.com/supplements/ Branched+Chain+Amino+Acids/ Il sommario iniziale spiega i vari effetti ipotizzati e le modalità di assunzione più comuni, con varie notizie utili. La parte più interessante sono gli effetti. Per esempio, c’è una “B” (8 studi con il 62% dei consensi) per quanto riguarda la riduzione della fatica (“A decrease in fatigue (mental fatigue when measured after the workout) results when BCAA supplementation is taken during exercise at a dose above 10g or so”). A livello quantitativo, l’effetto è segnalato con una stellina su tre, ovvero effetto minore (“A change was noted, but it is small in magnitude. It will not be very discernable”). Sempre per i BCAA, abbiamo un totale di 4 effetti con la “B” e 17 con la “C” (quindi non male, anche se non c’è nemmeno una “A”). E pensate che è uno degli integratori dove c’è maggiore accordo scientifico!!! Ne cito altri due, tra quelli parecchio studiati e dove c’è maggior certezza di un efficacia:

Omega 3 http://examine.com/supplements/Fish+Oil/ 13 effetti con la “A”, 23 con la “B”, 53 con la “C”, 3 con la “D” Vitamina D http://examine.com/supplements/Vitamin+D/ 2 effetti con la “A”, 5 con la “B”, 31 con la “C”, 6 con la “D” Scorrendo i vari integratori, se ne trovano tantissimi senza uno straccio di studio a conferma o con pochissimi studi osservazionali (“D”). Come comportarsi quindi se su qualche giornale o su qualche sito Internet leggete del solito integratore miracoloso? Semplice, andate su examine.com, lo cercate (qui l’elenco completo http://examine.com/ supplements/) e vi fate un’idea a riguardo, soprattutto valutando quanti e quali studi ci sono. Inoltre, è possibile cliccare anche sul singolo effetto per vedere quali integratori lo influenzino (anche qui suddivisi per livello di evidenza) e soprattutto di quanto.

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com . tt i p g in n n u r e th Zona Cambio #15 - 59


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