Jordan Rudess - Wired For Madness, intervista - primavera 2019

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Grazie alla collaborazione instauratasi ormai da diverso tempo tra YtseItalia e Mascot Label Group, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Jordan Rudess, il quale; con la sua ormai proverbiale gentilezza e disponibilità; si è concesso per una chiacchierata telefonica dall’hotel in cui si trovava per il tour dei Dream Theater, per parlare principalmente del suo ultimo album solista Wired For Madness, ma anche per qualche curiosità su Distance Over Time e sull’attuale tour in cui è impegnata la band. Ciao Jordan, un grande benvenuto dallo staff di YtseItalia e tutti gli iscritti al fan club Italiano. Iniziamo parlando di Wired For Madness, il tuo album solista di prossima uscita. Dopo diversi album composti da cover o suonati esclusivamente al pianoforte, questo è il tuo primo album tipicamente progressive da Rhythm Of Time (2004). Cosa dobbiamo aspettarci da questo disco? Si tratta di un progetto davvero grande per me. Ho deciso che volevo realizzare un altro album progressive/rock/elettronico, quindi vi ho dedicato grande impegno, molto tempo e ho chiamato un sacco di ospiti. Al suo interno puoi trovarci stili differenti, a partire da quello che potremmo chiamare prog “ibrido”, al blues, a brani più melodici. Chiunque segua o sia un fan della mia musica capirà cosa intendo dire, ma quelli che non hanno molta familiarità con la mia storia musicale potrebbero rimanere sorpresi da questo album, perché è alquanto fuori di testa... è come se Jordan Rudess si fosse fatto esplodere il cervello [ride]. Hai dichiarato che, per realizzare questo album, hai letteralmente aperto le porte del tuo studio personale e lavorato con tutta la tua attrezzatura. Hai preferito utilizzare sintetizzatori analogici o quelli digitali? Hai anche attinto da alcune librerie di campioni come Sample Tank o Omnisphere? L'album è stato realizzato in gran parte davanti al mio computer, usando soprattutto strumenti virtuali. Possiedo un sacco di fantastiche librerie di strumenti virtuali che adoro e che utilizzo spesso, dal Synthogy’s Ivory Plugin per il pianoforte, 8DIO per i suoni orchestrali, alcuni presi da Sample Tank, molti da Omnisphere, Kontakt Plugin ed altra roba interessante. Uso i suoni interni di Logic, uso Logic come mio DAW [digital audio workstation, ndr] ed anche Geoshred che è la mia applicazione creata per iOS. Tutte le registrazioni delle tastiere sono state realizzate nel mio studio casalingo, mentre gran parte del lavoro, ad esempio per quanto riguarda la registrazione di alcune batterie, il mixaggio e il mastering, si è svolto nello studio del mio tecnico del suono che si chiama John Guth, una persona con cui ho lavorato assieme per molti anni, da lui abbiamo registrato le batterie di Rod Morgenstein. L'altro batterista dell'album è Marco Minnemann, che invece ha registrato le parti di batteria nel suo studio casalingo. Marco suona nella parte 2 della title-track Wired For Madness, mentre nella parte 1, quella che è stata pubblicata online (videoclip visibile qui), suona Rod Morgenstein. Per i fan dei Dream Theater, John Petrucci suona in alcuni momenti della parte 1. Sì, molta gente registra i propri album nel proprio studio casalingo, e anch'io ho svolto così il mio lavoro. Negli ultimi anni, molte band di diversi generi musicali (progressive, pop, rock) hanno scelto di riportare in voga il sound degli anni ‘80. Si può chiaramente sentire negli ultimi lavori di band come Haken, Muse o The Killers, solo per citarne alcune. Questo revival degli anni ‘80, in qualche modo, ha influenzato la composizione del tuo album? Non proprio. Io vedo il progressive rock come una possibilità per “spingersi in avanti”. Per me significa utilizzare idee armoniche e ritmiche più avanzate riguardo al rock tradizionale e applicarle a quella che è la sua energia. Ma sono anche interessato alla musica elettronica e a quello che la gente fa con suoni e tecniche, a cui poi mi piace dedicarmi. Così, quando sono per conto mio, per dedicarmi al mio materiale solista, sono meno interessato a omaggiare uno stile del passato, mentre il mio desiderio principale è muovermi in avanti, verso l'esplorazione di nuove sonorità.


In che modo hai lavorato con gli ospiti presenti nel tuo album? Li hai avuti "fisicamente" nel tuo studio, oppure avete collaborato a distanza? Hai dato loro delle indicazioni precise su cosa dovevano fare oppure hai lasciato che fossero liberi di creare le loro parti? Ognuno è stato diverso dall'altro. Ad esempio, per le batterie, che come tu sai sono state suonate da batteristi incredibili, ho registrato delle tracce grezze usando usando la batteria delle mie tastiere e le ho inviate a loro, in modo che potessero sentire gli accenti e farsi un'idea di quello che avevo in mente. Le metriche e le ritmiche possono essere molto complicate. Con Rod Morgenstein ho avuto delle sessioni live, così abbiamo potuto lavorare assieme e provare un po' di cose, mentre Marco Minnemann ha preferito lavorare per conto suo, seguendo la mia guida. Ma un ragazzo come lui capisce al volo dove voglio arrivare, musicalmente parlando, e mi ha consegnato del materiale fantastico. Quindi sì, ho dato loro una specie di guida o di spiegazione riguardo quello che volevo e, a volte, anche dei feedback su ciò che facevano. Ho lavorato molto a contatto con questo musicista di nome Alek Darson, proveniente dagli Special Providence, che è stato il chitarrista ritmico di alcuni brani. Ho parlato molto con lui, perché lui era il cuore delle chitarre ritmiche, quindi volevo essere sicuro che lavorassimo in sincrono. Tra gli ospiti ho avuto Marjana Semkina, cantante degli iamthemorning, a cui ho mandato una sorta di guida, insieme ai testi, di quello che volevo. Come background singer ho avuto i due fratelli Josh e Zack Page, e anche a loro ho mandato una guida. A Joe Bonamassa ho spedito la canzone in cui volevo farlo suonare e gli ho detto: “Il brano è questo: suonaci sopra qualcosa di meraviglioso”. Stesso discorso con Guthrie Govan, che ha suonato la chitarra nel brano Off The Ground: gli ho mandato il brano e gli ho semplicemente chiesto di suonarci un assolo. Ci sono diversi ospiti i che suonano qui e là e poi ci sono alcuni musicisti che sono fondamentali, come i batteristi, che suonano per tutto il brano. E poi ci sono un sacco di orchestrazioni, di tastiere potenti, su più livelli… è come se ci fosse una grande orchestra di sintetizzatori. C'è qualche musicista o cantante che hai sempre voluto avere come ospite in un tuo album, ma con il quale, per un motivo o per l'altro, non sei ancora riuscito a collaborare? Mi sarebbe piaciuto poter avere Steve Vai all'interno nel mio album, ma non siamo mai riusciti a incontrarci. Forse, un giorno... Il tuo tour da solista From Bach To Rock è stato un grande successo. Pensi che potresti ripetere questa esperienza, magari in nazioni che non hai visitato lo scorso anno? E pensi che, in futuro, potresti intraprendere un tour solista incentrato principalmente sulla tua musica? Innanzitutto, andare in giro per il mondo con From Bach To Rock è stata una grandissima esperienza, poiché era focalizzato sul pianoforte. È stato grandioso per la mia idea di musica e per le mie dita. L'ho adorato perché è stata un'opportunità per connettersi ai fan in una maniera più intima, che non sarebbe possibile in un tour dei Dream Theater. È stato molto soddisfacente per me. Certamente, potrei tornare a proporre lo show in posti dove non sono riuscito a suonare la prima volta, perché si trattava di una serata molto divertente e mi piacerebbe rifarlo. In generale, mi piacerebbe poter fare qualcosa di diverso in un mio prossimo tour da solista, ma certamente sarebbe grandioso portare From Bach To Rock in altri paesi. E certamente sto pensando a come si potrebbe presentare Wired For Madness in un concerto dal vivo, ma ora, come tu ben sai, i Dream Theater hanno intrapreso un grande tour, quindi mi tocca aspettare. Parliamo dei Dream Theater. È passato circa un mese dalla pubblicazione di Distance Over Time e le reazioni dei fan sono state in gran parte positive. Hai avuto modo di leggere commenti e reazioni sul web? Cosa ne pensi? Sì, sono consapevole delle reazioni dei fan. Sono felice del fatto che abbiano apprezzato l'album e che i responsi siano stati positivi... specialmente dopo aver realizzato che un album come The Astonishing, che era il mio preferito, invece è stato apprezzato solo parzialmente ed ha diviso i fan. Era una reazione che ci aspettavamo, e un po' mi è dispiaciuto vedere che le persone non lo hanno apprezzato, ma la cosa è


comprensibile, perché era un album molto diverso dagli altri. Ma con questo [Distance Over Time, ndr] siamo tornati ad un rock più potente, con canzoni più brevi, ma anche più semplici e “digeribili”. Credo che abbia funzionato, alla gente piace e forse è ciò che la maggioranza del pubblico dei Dream Theater vuole sentire. Che influenza ha avuto l'uso di un synth analogico come l'Arturia Matrixbrute sulla composizione delle tracce di Distance Over Time? In quali canzoni lo hai usato? L'ho usato in diversi punti, ora non me li ricordo esattamente. Lo uso in Pale Blue Dot, sicuramente nell'intro di Barstool Warrior e in At Wit's End. È un grande sintetizzatore. Quando l'ho portato in studio, tutti erano eccitati e abbiamo subito trovato dei punti in cui utilizzarlo. Tutti sanno che sei un bravo chitarrista. Sappiamo anche che è stata costruita per te una chitarra signature, a 8 corde, chiamata “The Wizard”. Con i Dream Theater è mai stata presa in considerazione l'idea di scrivere un brano che, anche durante i concerti, richieda l'uso di una seconda chitarra al posto della tastiera? No. [La risposta è stata questa, non ha aggiunto altro, ndr] Ok, l'ultima domanda. Quest'estate i Dream Theater saranno in Italia per due show (quando abbiamo intervistato Jordan non erano state ancora annunciate le altre date, ndr) e i fan italiani non vedono l'ora di vedervi dal vivo. Solitamente, durante i festival, i Dream Theater eseguono set più brevi rispetto ai concerti tradizionali. Puoi già dirci qualcosa riguardo le setlist dell'imminente tour estivo? Suonerete una versione ridotta della setlist americana o ci saranno dei brani differenti? Ottima domanda. Non abbiamo ancora deciso nulla; sicuramente manterremo alcune cose dell'attuale setlist, anche perché non vogliamo impazzire nel dover studiare e provare troppi nuovi brani mentre siamo in tour, ma cambieremo qualcosa. Ovviamente dovranno essere più brevi, per adattarci alle tempistiche dei festival, ma potete aspettarvi qualcosa di diverso. Ma in realtà non lo sappiamo ancora nemmeno noi, ne stiamo ancora parlando, cercando di capire cosa vorremmo suonare, cosa abbia più senso. Penseremo a qualcosa di bello. Grazie per averci concesso il tuo tempo e per averci regalato questa intervista. Un ringraziamento anche alla Mascot Labet Group. Ci vediamo quest'estate, a Firenze e Verona. Buona giornata. Ci vediamo in giro! Grazie a voi.

Intervista realizzata da Andrea Mancini. Traduzione a cura di Johnny Bros. © 2019 YtseItalia 2.0 Fan Club Ufficiale Italiano dei Dream Theater. Vietate la diffusione e riproduzione anche parziale. DREAM THEATER WORLD ONLINE: dreamtheater.club/ www.facebook.com/TheDreamTheaterWorld www.instagram.com/dreamtheaterworld twitter.com/TheDTWorld www.youtube.com/channel/UCpixvPjs3kIdfUJPwBNcsA

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