Jordan Rudess intervista per Lots Of Musik ottobre 2018

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Come abbiamo scritto quando l'abbiamo intervistato circa un anno fa, Jordan Rudess non sembra volersi fermare. Fresco di un tour con Al Di Meola, è pronto per intraprendere un tour da solista intitolato “From Bach to Rock”, con date programmate in Asia, Australia e Sud America. In aggiunta, ha apena finito di registrare il nuovo album dei Dream Theater, che promette il ritorno al sound che li ha resi una delle più influenti band del panorama prog metal. Rodrigo Altaf, collaboratore di Lots of Musik, ha avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Jordan; hanno parlato del suo programma per il tour “From Bach to Rock”, delle sue influenze musicali, di alcuni aspetti del nuovo album e di altre cose interessanti. LOM (Lotsofmuzik) - Ciao Jordan, è un piacere parlare con te. Quindi, tu hai delle date programmate da novembre a dicembre e il tour si chiama “From Bach to Rock”, giusto? Cosa devono aspettarsi i fans? JR: il tour “Bach to Rock” per me è stato uno sbocco professionale fantastico perché mi dà la possibilità di tornare alle mie radici e suonare il pianoforte. Il mio percorso musicale è iniziato come un giovane pianista all'età di 7 anni, mentre a 9 ho iniziato i miei studi alla Julliard di New York. Così “Bach to Rock” è una specie di viaggio, una sorta di viaggio musicale di Jordan Rudess. Conduco, letteralmente, le persone attraverso il mio percorso da musicista e lo faccio attraverso il pianoforte. E ci metterò in mezzo anche un po' di tecnologia, mostrando il mio lavoro con le applicazioni musicali. Utilizzerò anche il mio GeoShred, ma il tutto si svolgerà principalmente sul pianoforte. I fan possono aspettarsi, non solo un po' di musica classica e qualche improvvisazione, ma anche brani dei Dream Theater riarrangiati per pianoforte come se fossero brani originali. Così, sarà un vero e proprio viaggio, quasi cronologico, attraverso la mia vita musicale ed in cui parlo e racconto anche della sua storia. LOM - Molto bello! Ho visto la setlist dell'altro tour con lo stesso nome che hai fatto e sembra un grande show. Pensi che ci saranno dei cambiamenti di setlist o suonerai, fondamentalmente, le stesse cose? JR - ci saranno delle similitudini, ma questo perché sono sempre io e posso fare quello che voglio, quindi faccio sempre qualcosa di spontaneo qua e là. Se qualcosa mi viene in mente, posso suonarlo. Quindi non è qualcosa di prefissato come gli altri tipi di show. LOM - Ad agosto e settembre hai anche fatto alcune date con Al Di Meola. Come siete arrivati a lavorare assieme? Immagino che ognuno di voi conoscesse l'altro da molto tempo, vero? JR - Non ho mai conosciuto Al, in realtà. L'ho incontrato molti anni fa, circa 30 anni fa. Non gliene ho mai parlato, tanto lui non si sarebbe ricordato di me [ride]. Lui conosceva il mio nome perché era molto informato sui Dream Theater, John Petrucci e tutto il resto. Ma io l'ho realmente incontrato per la prima volta, secondo lui [ride], e il tour c'è stato perché abbiamo la stessa agenzia, la APA. Lui sta con la sezione californiana della APA, mentre io sono con quella di New York. Stavano organizzando il tour di Al e qualcuno in California ha pensato “Sarebbe bello se Jordan si unisse al tour, perché questo migliorerebbe il pacchetto e lo renderebbe ancora più interessante”, così mi è stato chiesto di partecipare. Ho pensato che sarebbe stato bello, ero molto eccitato, perché penso che anche se ci sono delle similitudini nel nostro modo di approcciarci agli strumenti classici, abbiamo un pubblico molto diverso. Il pubblico di Al Di Meola è molto diverso da quello dei Dream Theater e di Jordan Rudess. E' più vicino alla fusion, al latin jazz e tutti noi abbiamo pensato che quel pubblico avrebbe gradito quello che faccio. E' stata una grande opportunità per uscire e raggiungere persone differenti, che è quello che vuoi, specialmente quando fai un opening act. È il tuo proposito principale. Ed ha funzionato. Ho fatto otto show nella West Coast e, curiosamente, l'unica cosa che è andata male, è stato che il mattino dopo il primo show mi sono svegliato con un fortissimo dolore. Ho avuto dei problemi alla schiena e ho dovuto farmi operare. È stato orribile, perché era dolorosissimo, ma ce l'ho fatta. Come si dice: “the show must go on!” [ride]. Così, in ogni show, sostanzialmente, ho avanzato lentamente verso il piano, ho fatto il mio spettacolo e poi sono tornato a New York. E mi sono detto “ok, dovrò avere a che fare con questa cosa”. Se devo raccontartela tutta, quando ci sono stati gli show, è stato molto difficile. Ma, musicalmente parlando, grazie a Dio è andato tutto bene.


Ora mi sto preparando per un'altra serie di show. Sarà fantastico per me, perché, anche se io sono conosciuto in tutto il mondo come il tastierista dei Dream Theater, non ho mai suonato da solo in così tanti posti prima d'ora. E' davvero eccitante poter andare a fare dei concerti da solo, specialmente perché è qualcosa di personale e di intimo. E' l'occasione, per me, di condividere un certo tipo di musicalità personale con la gente, ma è anche un modo, vista la natura degli show, per poter avere una connessione molto più personale, perché farò dei meet and greet che saranno molto più rilassati rispetto a quelli della band, dove abbiamo dei ritmi più serrati e dobbiamo stare molto più attenti. In questo caso, spendo più tempo a incontrare le persone e a parlare con loro. Questa è una grande opportunità per connettermi con altra gente, musicalmente e personalmente. LOM - Ho notato che sia nel tuo tour solista con Al Di Meola che in quelli con i Dream Theater, ci sono delle serie di show -a volte brevi, a volte più lunghi con delle pause al loro interno. Hai trovato il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, a questo punto della tua carriera? JR: - È sempre qualcosa di difficile da fare. Mi sento come se, questa volta, stessi impiegando molte più energie nel mio materiale solista, perché sto cercando di trovare una stabilità, quindi uso il mio tempo libero dai Dream Theater per fare questo. Mi sto spingendo un po' più in là del solito. A volte, nel corso di una carriera, uno deve spingersi maggiormente in una direzione rispetto ad un'altra. Alcuni sono abbastanza fortunati da potersi riposare e prepararsi per il prossimo capitolo Dream Theater, ma nel mio caso mi sono detto “Bene, ho un po' di tempo, devo sfruttarlo, devo uscire”. Ognuno ha un modo diverso di gestire la propria vita e la propria carriera. È davvero stancante fare tutto questo, ma si ottiene tanta soddisfazione. Quando ci metti la tua energia, molto spesso questa ti torna indietro, ma a volte è difficile trovare le forze per fare qualcosa in più rispetto a quello di cui hai bisogno. LOM - Alla tua età, molti musicisti suonano le stesse canzoni ancora e ancora, facendo affidamento sulle loro hit, mentre tu guardi sempre in avanti. Perché credi di avere questa forza? JR - Proprio qualche giorno fa, parlando con qualcuno, gli dicevo che io non ho molti hobby. La musica è la mia vita, la mia passione, il mio hobby. Continuo a creare e a improvvisare. Mi siedo al piano e, semplicemente, suono. Lancio una diretta Facebook e suono qualsiasi cosa mi passi per la testa. Mi piace farlo quindi, creo continuamente musica in quel modo. Anche da un punto di vista compositivo, mi piace scrivere musica. Mi piace farlo con la mia band e mi piace farlo da solo. Allo stesso tempo, come mi piace creare cose nuove, non sono un musicista a cui dispiace suonare il vecchio materiale, come invece fanno quelli che “Oh, ho suonato quella canzone centinaia di volte e non voglio più suonarla”. Sento come se tutte quelle canzoni fossero parte di me e, ogni volta che le suono, sento una sensazione diversa e forse mi sento di migliorarla... così ne posso godere di ogni singolo aspetto. LOM - Ti sei mai fermato a pensare sul percorso che avresti preso, se non fossi entrato nei Dream Theater? JR - Ci sono diversi passaggi da considerare nel modo in cui ti chiedi cosa sarebbe potuto accadere. I Dream Theater sono stati un passo importante per me, perché mi hanno messo sotto i riflettori. Io stavo già suonando prima, in quanto ero già un professionista da quando mi sono unito alla band di Vinnie Moore. Ho suonato con Paul Winter, ho fatto concerti con i Dixie Dregs e ho pubblicato un album solista. Ma niente di tutto questo mi stava portando ad un punto in cui poter dire “Ok, posso vivere di questo”. Quindi è difficile dire che sarebbe potuto accadere: i Dream Theater sono riusciti a farmi avere una solida carriera. Non so cosa sarebbe potuto accadere, altrimenti. Musicalmente parlando, avrei sicuramente continuato il percorso che avevo iniziato. Ero felice di navigare nella direzione in cui stavo andando. Sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe accaduto se non fossero arrivati i Dream Theater, perché loro mi prendono gran parte del tempo. Non lo dico in maniera negativa, ma solo nel senso che c'è un sacco di musica a cui sarei interessato mentre lavoro con i Dream Theater, ma riesco comunque a fare un sacco di cose. E' interessante, perché ora mi sto prendendo più tempo per sviluppare la mia carriera solista, che è una mossa interessante per me, perché mi sento come se ci fosse una parte di me che vuole espandere delle possibilità, in aggiunta ai Dream Theater, che prima non potevo sfruttare. LOM - Da quel che vedo nei tuoi lavori solisti, sei un fan del prog. Quale di questi tastieristi è stata la tua maggiore influenza: Rick Wakeman, Tony Banks o Keith Emerson? JR - Il mio più grande ispiratore è stato Keith Emerson. E la ragione è dovuta al suo senso armonico, che ho sempre trovato interessante. Io li adoro tutti e tutti sono stati una fonte d'ispirazione per me, ma gli accordi utilizzati e la potenza del suono che aveva lui... per un tastierista, avere quel tipo di potenza e di energia era davvero impressionante, attraverso le armonie che utilizzava, gli accordi sospesi, nella mia testa era tutto incredibilmente potente. Gli altri hanno


avuto un altro tipo di influenza, anche se non direi che è stata grande quanto quella avuta da Keith Emerson. Quando si parla di Rick Wakeman, io apprezzo come ha portato elementi di musica classica nel rock. Il suo album “The Six Wives of Henry VIII” è stato un esempio di come si possano usare melodie classiche e renderle rock, ed ho pensato che fosse molto interessante. Tony Banks è stata un'altra fonte di ispirazione. Ho sempre pensato che il linguaggio armonico di Tony fosse molto interessante, molto diverso da quello di Emerson, che usasse accordi interessanti e molte idee basate sull'ostinato, dove lui si trova a cambiare accordi sopra una singola nota di basso. Puoi dirmi un movimento armonico di Tony Banks e io proverò a convertirlo nel mio linguaggio musicale e mescolarlo con le altre cose da cui sono stato influenzato. Sono finito ad avere un mix di idee armoniche nella mia testa che mettevano questi musicisti insieme agli studi classici e le influenze jazz, così ora tutto questo galleggia nella mia testa e viene fuori, in un modo o nell'altro. LOM - Ci sono nuove band che ammiri? Ti ho visto assistere ai concerti degli Haken, per esempio. Altri nomi? JR - penso che gli Haken siano davvero grandiosi. Molte delle nuove prog metal band suonano bene, come gli Animals As Leaders, per esempio. Io rispetto il loro virtuosismo, la loro dedizione e come mantengano il loro stile. Musicalmente, i miei gusti si rifanno sia alla musica classica, come Chopin, o prog classico come Genesis, Gentle Giant, Pink Floyd ecc... Quando ascolto musica nuova, mi piace come gli Haken paghino il loro tributo al sound del prog classico e ci aggiungano un pizzico di metal. E ci sono gruppi come Periphery e Animals As Leaders che mischiano le carte e spingono verso l'alto il loro livello tecnico. Ho sentito alcune cose nella loro musica che mi hanno fatto pensare “Oh mio Dio, non sapevo che si potesse suonare la chitarra in questo modo” [ride]. Mi impressiona molto la totale rivoluzione nel modo di suonare la chitarra da parte di persone come Jason Richardson. E' incredibile pensare a quanto si sia evoluta la chitarra, da quando è diventata elettrica, fino ad oggi. Non puoi dire la stessa cosa riguardo le tastiere, perché non è lo stesso tipo di percorso. Abbiamo avuto musicisti come Franz Liszt o Rachmaninoff che suonavano cose incredibili al pianoforte e ciò che la gente oggi suona sulle tastiere non è necessariamente più difficile. Invece, con la chitarra, è accaduto proprio così, perché l'idea di usare il plettro in un certo modo sulla chitarra elettrica è nata con Les Paul. Così l'evoluzione dello strumento è molto interessante da vedere, ma avviene in modo differente con le tastiere. Certamente non c'era nessuno che faceva un pitch bending su una tastiera all'epoca di Bach, anche se sul clavicordo, che è lo strumento precedente il clavicembalo, con una certa pressione dei tasti puoi modificare l'altezza di una nota. Questo è un aspetto interessante su cui riflettere perché, pochi se ne rendono conto, ma ogni strumento tastiera nato dopo di quello permetteva di farlo (clavicembali, pianoforti, organi, ecc.). Dobbiamo andare fino all'età dei sintetizzatori per avere una leva che permettesse di cambiare l'altezza delle note. LOM - Molto interessante! Uno dei più grandi risultati al di fuori dello show business è essere un Artist in Residence alla Stanford University’s CCRMA (Center for Computer Research in Music and Acoustics). Cosa implica, esattamente, e come si svolge il lavoro? Quanto impegno richiede? JR - Mi sono divertito moltissimo come un artist in residence a Stanford. Il mio legame con i ragazzi di Stanford è dovuto al mondo della tecnologia musicale e alla mia compagnia che realizza app. Ho collaborato con alcuni ragazzi usciti da lì e nelle mie varie visite alla Stanford, come artista che mostrava le sue nuove tecnologie, ho stabilito una relazione con la scuola e con queste persone, al punto che sono stato invitato per trascorrere un semestre lì, da artista. Essere un artist in residence è una posizione flessibile e piacevole in cui trovarsi, perché, sostanzialmente, significa che tu stai facendo la tua arte fuori dall'università e ci si aspetta che tu apra il tuo mondo artistico agli studenti e alla comunità attorno a te. Hanno questa cosa chiamata “simposio”, ma che io ho cambiato in “synthposio” [ride], e dove ho mostrato varie tecnologie, sulla seaboard, su un Ipad, ecc... Ho invitato le persone a partecipare, ho parlato di quello che uso nel mio lavoro e ho anche fatto un po' di concerti per questi giovani studenti. Quindi essere un artist in residence è stata una combinazione tra il suonare e aprire le porte della mia vita musicale ad altre persone, incontrare gente, istruire ed essere istruito a mia volta. Questo inverno tornerò a Stanford, non come un artist in residence, ma probabilmente come un insegnante, per un semestre. LOM - In aggiunta a tutto questo, tu hai il tuo “posto fisso” con i Dream Theater, con i quali hai appena finito di registrare il nuovo album. Ho visto una foto di te in studio con un organo Hammond. Lo porterai in tour o farai tutto con la Korg?


JR - Sì, stavo suonando con l'idea di tirar fuori dei bei suoni di organo e stavo pensando a tutte le possibilità, visto che oggi la tecnologia digitale permette molti modi per ottenere quel tipo di suono. Ma alla fine sono finito con un Hammond X5 e l'ho trovato fantastico. Ho scoperto un dispositivo che si chiama “motion device” che è una specie di Leslie: muove il suono, girando su se stessa. Quindi ho pensato che avrei dovuto portarlo con me, perché avrebbe potuto trovare posto nel nuovo album, ha un suono molto potente e non sarebbe male poter fare qualcosa di nuovo. LOM - Mi fa piacere sentirlo! E, per usare una frase che molti fan hanno detto, in un modo o nell'altro, questa sembra essere la tua collaborazione più attiva, almeno dal lato della scrittura dei testi. Si può dire la stessa cosa anche della musica, oppure tu e John Petrucci ne scrivete la gran parte come in passato? JR - È stata sicuramente una grande collaborazione, ci siamo divertiti molto tutti assieme. Sostanzialmente ci siamo nascosti in una location segreta, abbiamo trovato un vecchio fienile trasformato in uno studio di registrazione e ci siamo sistemati lì per un paio di mesi per fare tutto. Siamo stati molto costruttivi, energici, ci siamo divertiti, molte risate, abbiamo cucinato assieme, scherzato, ma in generale abbiamo avuto un'ininterrotta esperienza musicale, che è stata molto produttiva. Siamo fiduciosi riguardo il nuovo materiale, pensiamo che sia molto valido e che i fan lo apprezzeranno. LOM - Alcune delle critiche maggiormente sollevate dai fan riguardano il suono della batteria di Mike Mangini in studio e quanto sia stato difficile assimilare The Astonishing. Ne siete consapevoli e ne avete discusso quando è arrivato il momento di registrare il nuovo album? JR - Sì, sappiamo che molte persone hanno avuto problemi con il suono della batteria. Personalmente non ho mai avuto problemi, mi piace, ma penso che al giorno d'oggi tutti sono critici e che nel mondo di internet, chiunque possa dare importanza alla propria voce, dietro il proprio computer [ride]. Credo di aver capito perché molta gente non abbia gradito il suono di batteria e posso dire che neppure Mangini ne è stato soddisfatto al 100%. Ma penso che questo nuovo disco avrà un fantastico suono di batteria... un suono “killer!”. Dopodiché, tutti sono critici e sono sicuro che alla fine qualcuno troverà lo stesso qualcosa da dire, ma per me è uno dei migliori suoni di batteria che abbia mai sentito. Riguardo la seconda parte della tua domanda, i Dream Theater hanno avuto una lunga carriera e quando è arrivato il momento di realizzare l'album che sarebbe diventato The Astonishing volevamo creare qualcosa che fosse diverso da tutto il resto. Volevamo realizzare un concept album, quindi io e John Petrucci abbiamo deciso che il modo migliore per farlo era sedersi in una stanza e scrivere questa cosa, come un musical o una rock opera, e così abbiamo fatto. Abbiamo dedicato del tempo per scrivere tutta la musica, è un album di cui sono molto orgoglioso. È uno dei risultati, con i Dream Theater, di cui vado più orgoglioso. Ma so bene che è stato un album che ha diviso i fan e penso che la ragione stia nel fatto che i nostri fan sono molto vari. C'è quello a cui piace il materiale più heavy, mentre altri preferiscono quello più progressive o più melodico... e ci sono molti stili differenti nella musica che facciamo, quindi si crea questa situazione. Non si può soddisfare tutti e, con The Astonishing non avremmo potuto farlo. Molti dei nostri fan più metallari si sono addormentati e hanno detto “Che diavolo state facendo con questi brani così soft?” [ride]. E ho capito che va bene così... non si può piacere a tutti contemporaneamente. Ma sono eccitato perché sento che questo nuovo album sarà come un fuori campo. I fan dei Dream Theater non amano stare comodi per troppo tempo... forse una ballad qui e là, ma penso che la maggior parte di loro non sia amante delle influenze Disneyane [ride]. L'abbiamo fatto e l'abbiamo amato, ci siamo divertiti, è stata la produzione più grande di sempre. Ma ora il prossimo passo è tornare alle radici, tornare all'essenza della band... organi Hammond, lead synth, riff taglienti, batterie violente... e tutti a pogare! [ride] LOM - Alcuni artisti dicono che le tensioni tra i componenti delle band permettano di creare i loro album migliori. Sembra essere stato il caso di Mick Jagger e Keith Richard, David Lee Roth ed Eddie Van Halen, ecc. Quello dei Dream Theater, d'altro canto, sembra essere un ambiente molto amichevole. Pensi che avere tensioni nel gruppo potrebbe generare un album diverso, o migliore?


JR - Penso che ciò che è avvenuto in questo album dipenda dal fatto che John Petrucci ed io abbiamo scritto l'ultimo album assieme senza alcun input dagli altri componenti, quindi ci sono state tensioni quando abbiamo iniziato a scrivere quello nuovo. Penso che questo ci abbia portato a scegliere di riunirci in questo rifugio. Quindi, in un certo senso, le tensioni lo hanno reso un grande album, perché tutti erano ansiosi di essere coinvolti e poter dire “Io voglio fare questo, io voglio fare quello” e lavorare come un gruppo. John e io eravamo molto aperti a questo, visto che in passato facevamo gran parte del lavoro di scrittura. Allo stesso tempo dicevamo “dai ragazzi, fatevi sotto!” [ride] Sentiamo la vostra energia e creiamo qualcosa che possa godere dell'approvazione del gruppo. È stato grandioso avere qui Mike Mangini, perché è sempre di ottimo umore ed è molto reattivo, creando eccitazione nella stanza. Io suonavo qualcosa e lui “Wow, Wizard, è fantastico!” [ride] e questo ha influenzato anche il suo drumming. In The Astonishing non abbiamo avuto tutto questo e stavolta ci ha aiutato a mettere più energia nell'album. Avere tutti i ragazzi coinvolti ha portato un sacco di divertimento. Credo si possa ricollegare alla domanda, in quanto tutto questo è stato il risultato di un certo tipo di tensione, tanto che tutti abbiamo voluto tornare a ciò che eravamo e trovarci tutti assieme in una stanza per lavorare. LOM - Ti ho visto smanettare su una chitarra, su Youtube. Hai mai pensato all'idea di suonarla dal vivo o di usarla per registrare un brano? JR - Ho suonato molto la chitarra. Non tanto nell'ultimo mese, in quanto ho dei dolori alla schiena, ma l'ho suonata nel mio nuovo album. Ciò che mi ha fatto venire voglia di farlo è stato l'ultimo NAMM, quando ho incontrato un fantastico liutaio di nome Przemek Drużkowski, che puoi trovare online. Mi ha costruito una chitarra custom a 8 corde chiamata “The wizard model” e che è possibile acquistare sul suo sito. È una fantastica chitarra. Poi ho scoperto le chitarre Strandberg, che sono costruite in leggera fibra di carbonio, quindi le ho suonate. La parte triste di tutto ciò è che tutti i miei calli se ne sono andati! [ride], devo lavorare per farli tornare, ma ora sono spariti perché non suono da tanto tempo. Credo che la parte peggiore del suonare la chitarra sia il fatto che devi sopportare un po' di dolore prima di poter ingranare al massimo. LOM - Sei conosciuto per il fatto di farti un giro per le città quando fate un concerto. Io stesso ti ho incontrato per le strade di Pamplona nel 2014, quando eravate in tour. Quanto spesso vieni riconosciuto e qual è stato l'incontro con i fan più stravagante che hai mai avuto? JR - Mi riconoscono più facilmente se passeggio intorno all'area della venue il giorno del concerto. Se cammino per un'area casuale di una grande città come Barcellona, solitamente una o due persone mi riconoscono, ma la mia carriera non è al livello di Madonna, ad esempio [ride]. Solitamente, una o due persone mi riconosco all'aeroporto e va bene così. L'incontro più stravagante l'ho avuto in Italia, dove stavo passeggiando il giorno del concerto e non mi ero accorto di essere vicino al luogo dove avrei suonato poche ore dopo. La gente ha scoperto che ero nei paraggi e ho dovuto letteralmente nascondermi, perché quando si verificano situazioni del genere, tutti vogliono una foto o un autografo e cose del genere vanno benissimo, ma quando la gente aumenta, le cose finiscono per essere un po' caotiche. LOM - Ho trovato divertente scoprire che tu non hai una security o roba del genere. JR - In alcune nazioni ho la security, ma dipende da dove suoniamo. LOM - Ok, questa è una domanda stupida per concludere il tutto: hai mai pensato di tagliarti la barba? JR - Ci ho pensato, ma non l'ho ancora fatto. Credo che sia un mio marchio di fabbrica. Da artista, è divertente avere un look caratteristico. Se me la tagliassi e sembrassi così [si nasconde la barba con la mano davanti alla telecamera] cosa penseresti? LOM - Non male, sembreresti una persona normale [ride] JR - Potrei nasconderla, così non sarei riconosciuto dai fan e potrei camminare ovunque, giusto? LOM - Esatto! Bene, grazie mille per il tuo tempo e in bocca al lupo per il tuo tour! JR - È stato un piacere parlare con te! Stammi bene. Ciao.


Per il calendario aggiornato del tour solista di Jordan Rudess, cliccate su: www.jordanrudess.com/tours Link all'intervista originale: https://lotsofmuzic.weebly.com

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