YouBuild - luglio 2025

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YouBuild YB

YB YouBuild

PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE

PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE

ECOCOSCIENZA

Nuovi equilibri per chiudere il cerchio della natura

GIOVANNI VACCARINI ARCHITETTI

MOLO BEVERELLO

Architettura ibrida nella città storica

Riqualificazione tra città e porto

RIGONSIMONETTI

ARCHITETTI

PIRELLI 35

Progettare un casale tra vincoli e materiali

Rigenerazione strutturale

JERNBANEBYEN

RETE IRENE

Quartiere sostenibile a Copenaghen

L’impresa che crea valore sociale

DIAMOND DEVELOPERS

Città sostenibile a Dubai

LATERLITE + NORD RESINE

UNSTUDIO

Una città nel parco a San Paolo

VIA INGEGNERIA

Riqualificazione al Molo

Beverello a Napoli

A sinistra, Lionello Caregnato, a destra,
Gian Domenico Giovannini

YouBuild YB

PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE

MOLO BEVERELLO

Riqualificazione tra città e porto

PIRELLI 35

Rigenerazione strutturale

RETE IRENE

L’impresa che crea valore sociale

LATERLITE + NORD RESINE

Un nuovo polo d’eccellenza per l’edilizia tecnica su misura

A sinistra, Lionello Caregnato, a destra, Gian Domenico Giovannini

IL NUOVO SISTEMA DI POSA

Metodo Fast Base
Riduce l’attività di scavo
Riduce l’utilizzo di sabbia e ghiaia
Drenante
Riduce i costi di manodopera (oltre al 20% in meno)
Permette di risparmiare sui costi dello scavo

YB

YouBuild

PROGETTARE E COSTRUIRE SOSTENIBILE

ANNO 10 - NUMERO 37 - LUGLIO 2025

Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità Head office, Editorial office, Subscription, Administration and Advertising Virginia Gambino Editore S.r.l.

Sede legale: Viale Monte Ceneri, 60 - 20155 Milano - Italy

Sede operativa: Via San Benedetto 6 - 24122 Bergamo - Italy Tel. +39 02 47761275 - info@vgambinoeditore.it

ISSN 2532 - 5345

Direttore responsabile / Publisher VIRGINIA GAMBINO virginia@vgambinoeditore.it

Direttore Editoriale / Editorial Director LIVIA RANDACCIO

Direttore Scientifico / Scientific Director PROF. EMANUELE NABONI (professore e tecnologo per la sostenibilità di città, edifici e componenti costruttivi, opera globalmente)

Comitato scientifico / Scientific Committee

PAOLA ALLEGRI (Presidente associazione nazionale Esperti in Edificio Salubre), GIANLUCA BRUNETTI (Politecnico di Milano, Italia), PAOLO CARATELLI (Istituto Marangoni, Dubai), MATTEO CAZZANIGA (Politecnico di Milano, Italia), ANGELOS CHRONIS (Infrared, Austria), GUIDO CIMADOMO (Università di Malaga), MATTEO CLEMENTI (Politecnico di Milano, Italia), ANDREA COSTA R2M (Solution), MARWA DABAIEH (University of Malmö, Svezia), MARCELLA GABBIANI (Direttore premio internazionale alla committenza di architettura Dedalo Minosse), FRANCESCO GASTALDI (Università Juav di Venezia), BARBARA GHERRI (Università di Parma, Italia), LUCA GIRAMIDARO (Perkins and Will, Stati Uniti), ALESSANDRA MISURI (Abu Dhabi University), CONSUELO NAVA (Università Mediterranea, Italia), FRANCESCA OLIVIERI (Università Politecnica di Madrid, Spagna), ELISABETTA PALUMBO (Università degli Studi di Bergamo), VALENTINA PUGLISI (Politecnico di Milano, Italia), AGATINO RIZZO (Lulea University of Technology, Svezia), ALESSANDRO ROGORA (Politecnico di Milano, Italia), TIZIANO RUMORI (Gottlieb Paludan Architects, Danimarca), FRANCESCO SOMMESE (Università degli Studi di Napoli Federico II)

GliarticolipubblicatisonostatipreventivamentesottopostiareferaggiodapartedelComitatoScientificodellaRivistaYouBuild. ThepublishedarticleshavepreviouslybeensubjectedtopeerreviewbytheScientificCommitteeoftheYouBuildMagazine.

Collaboratori / Contributors

REBECCA ALBERTI, SIMONA AZZALI, LORENZA BISBANO, ILARIA BIZZO, PIERLUIGI BONOMO, LUISA CASTIGLIONI, MATTEO CAZZANIGA, STEFANO CORNACCHINI, FRANCESCO GASTALDI, SELENE MAESTRI (FOTOGRAFA), VERONICA MONACO, SILVIA NANNI, LORENZO PERINO, CARLO PESTA, MORENO PIVETTI, VALENTINA PUGLISI, TIZIANO RUMORI, FRANCO SARO, FRANCESCO SOMMESE, PATRIZIA SPADA

Impaginazione e grafica / Layout and graphics RAFFAELLA SESIA

Ufficio commerciale - Vendita Spazi pubblicitari/ Commercial department - Sale of advertising Spaces Via San Benedetto 6 - 24122 Bergamo - Italy / Tel. +39 02 47761275 - cell. +39 340 1761951 / info@vgambinoeditore.it Come abbonarsi / How to subscribe Italia annuo € 48,00 - Copia singola € 15,00. Per abbonarsi è possibile sottoscrivere l’abbonamento online al link https://www.virginiagambinoeditore.it/ oppure, fare richiesta via mail ad abbonamenti@vgambinoeditore.it o telefonando al numero +39 02 47761275 Stampa / Printing Pixartprinting S.p.A. stabilimento Lavis – Trento

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LUGLIO 2025

EDITORIALE

Infrastrutture, architettura e valore sociale 11

Integrare performance based a place-based ecologico e culturale 13

ABSTRACTS 14

GRANDI TEMI

Antropia ed entropia

Nuovi equilibri per chiudere il cerchio della natura 16

Scenari di sviluppo

Fotovoltaico in attesa di un nuovo impulso 24

Mercato

In aumento il peso dell'impiantistica nelle costruzioni 30

Progetto pilota Centro Polis

Involucro edilizio, integrazione fotovoltaica in facciata 36

PROGETTI ITALIA

Pescara | Trabucco Urbano

Architettura ibrida, una de-formazione nella città storica 44

Vicenza | Casa dei Tigli

Architettura sincera: progettare un casale tra vincoli materiali 52

Ristrutturazione | Interni tra estetica e funzione

Un linguaggio contemporaneo e design su misura 60

Eco design | VitaD Table

La lampada che fa bene a corpo e ambiente 66

PROGETTI MONDO

Copenaghen | Masterplan di Jernbanebyen

Da città industriale a nuovo quartiere sostenibile 70

Dubai | The Sustainable City Laboratorio di sostenibilità: le città del futuro sono a emissioni zero 80

Brasile | EZ Parco della Città

Comunità connessa, ambiente di vita ottimale 90

L’INTERVISTA

Daniele Rangone | Settanta7

Architettura, è una responsabilità condivisa per progettare valore 100

I COMMENTI

Territorio & Società

Cultura della rigenerazione urbana 108

Cultura del costruito

La costruzione di umanità intorno alle cose 109

Gestione e organizzazione del cantiere

Il noleggio a supporto dell'impresa responsabile 110

DOSSIER

TOP 100

Top 100

Società gestione immobiliare 113

CANTIERI ITALIA

Napoli | Molo Beverello

Riqualificazione del waterfront tra città e porto 124

Milano | Pirelli 35

Rigenerazione strutturale e architettonica

a Porta Nuova 136

L’INTERVISTA

Manuel Castoldi | Rete Irene

Riqualificare significa creare valore sociale 150

PRODUZIONE

Storia di copertina | Laterlite

Laterlite + Nord Resine: nasce un polo d'eccellenza 154

Sistemi e protezione antincendio

Norme e materiali per la sicurezza strutturale 164

Isotex

L'innovazione in edilizia per la sicurezza antincendio 168

Dierre

La sicurezza delle porte tagliafuoco in legno 172

Ninz

La porta tagliafuoco diventa estetica 174

Siguria

Il futuro dell'antincendio: revamping comparti rei 176

Correzione e isolamento acustico

Prestazioni acustiche, principi, tecnologie e norme consolidate 178

Isolmant

Il comfort acustico che incontra i materiali bio based 182

Eclisse

Porte insonorizzate per il controllo e la riduzione del rumore 184

Volteco

Impermeabilizzazione e protezione dal gas radon delle

strutture interrate 186 Pucci

Primi a creare la cassetta incasso e la sua evoluzione 189

Gruppo Cavatorta

Una storia di crescita e leadership nel settore delle reti metalliche 190

Boero

Innovazione e qualità per l'edilizia esterna e per i professionisti 192

Brianza Plastica

Formazione e assistenza alla posa 194

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IX Convegno Nazionale YouBuild 2025

IL FUTURO DELLA RIGENERAZIONE

Mercato | Idee | Processi |

La rigenerazione urbana e la decarbonizzazione sono oggi al centro delle politiche globali per affrontare i cambiamenti climatici e migliorare la qualità della vita nelle città. Puntando a trasformare interi contesti urbani, rendendoli più inclusivi, resilienti e sostenibili.

La decarbonizzazione, invece, mira a ridurre le emissioni di CO2 attraverso interventi come l’efficientamento energetico degli edifici, l’uso di energie rinnovabili e la promozione della mobilità sostenibile. Molte città stanno implementando progetti innovativi, come l’uso di materiali circolari e tecnologie digitali per ottimizzare i processi costruttivi. Tuttavia, la strada è ancora lunga: per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050, sono necessari investimenti significativi e una maggiore integrazione tra urbanistica ed energia. Il futuro punta verso città intelligenti, dove rigenerazione e decarbonizzazione lavorano insieme per creare spazi urbani che non solo riducono l’impatto ambientale, ma generano valore positivo per le comunità e gli ecosistemi.

Il IX Convegno YouBuild rappresenta un momento fondamentale per fare il punto sul dibattito nazionale e internazionale sull’edilizia rigenerativa coinvolgendo Imprese di Costruzione e Progettisti . Saranno presentati i numeri della rigenerazione in Italia e la Top 100 della progettazione elaborati dal Centro Studi YouTrade.

TEMI DI APPROFONDIMENTO

• Rigenerazione degli edifici storici

• Rigenerazione inclusiva

• Utilizzo dell’AI per progettare green

• Ridefinizione della filiera edile in chiave green

• Misurabilità della qualità degli edifici

• Materiali rigenerativi

YOUBUILD AWARD 2025 Riconoscimenti al contributo rigenerativo Tra i momenti più attesi del IX Convegno YouBuild vi è la celebrazione delle eccellenze nel campo del Regenerative Design attraverso il Premio YouBuild Profession e il Premio YouBuild Accademia. Questi riconoscimenti, dedicati rispettivamente ai professionisti e alla ricerca universitaria evidenzieranno l’importanza di progetti e ricerche che stanno contribuendo in modo significativo a scrivere il futuro del settore. I vincitori avranno l’opportunità di presentare le loro opere e di vedere valorizzato il proprio lavoro.

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Infrastrutture, architettura e valore sociale

In un’Italia che evolve e cerca nuove coordinate urbane, il dialogo tra infrastruttura, architettura e cultura industriale si fa progetto concreto. In questo numero lo dimostrano in modo emblematico tre ariticoli: il nuovo terminal del Molo Beverello a Napoli, la riqualificazione di Pirelli 35 a Milano e l’intervista a Manuel Castoldi che illustra il modello di efficienza energetica proposto da Rete Irene.

Tre punti di vista

Tre visioni, tre linguaggi, una sola direzione: creare spazi più sostenibili, inclusivi e capaci di generare valore sociale. Centrale il ruolo dell’impresa di costruzione che, insieme agli altri attori del processo costruttivo, contribuisce a coniugare rispetto per la memoria e innovazione tecnica, ed è responsabile della conservazione dei materiali originali e dell’integrazione di nuove soluzioni per migliorarne sicurezza, efficienza e accessibilità.

A Napoli e a Milano

Il Molo Beverello, con 2.400 metri quadri coperti, è il nuovo volto del porto di Napoli. Il terminal, moderno e funzionale, ha sostituito una serie di prefabbricati con un edificio in cemento armato e vetro dotato di servizi, biglietterie e ristori, integrando al suo interno un antico molo borbonico. Più che una semplice infrastruttura, è una vera rimodellazione del suolo urbano: il tetto diventa passeggiata panoramica, il sottopassaggio collega il porto alla rete metropolitana e la nuova viabilità separa e razionalizza i flussi tra cittadini e viaggiatori. Un progetto da 20 milioni di euro che trasforma il waterfront in elemento di relazione e bellezza, con un’attenzione particolare all’accessibilità e all’integrazione con il tessuto urbano. A Milano, Pirelli 35 è tornato protagonista con una riqualificazione radicale. L’edificio, simbolo del centro direzionale degli anni '60, è stato ripensato dagli studi Snøhetta e Park Associati per Coima Sgr, trasformandosi in uno spazio permeabile, accessibile e integrato nel paesaggio urbano di Porta Nuova. Due edifici interconnessi da un ponte, una piazza interna di 3.000 mq e una visione strategica in linea con le certificazioni Leed e Well: l’architettura diventa occasione per restituire alla città uno spazio pubblico che dialoga con l’ambiente e con il vivere contemporaneo.

Cultura industriale

In questo scenario, la rigenerazione urbana incontra la cultura industriale di Rete Irene, nata nel 2013 con l’obiettivo di affrontare l’efficientamento energetico in modo sistemico. Composta da 18 imprese e 8 partner industriali, Irene ha gestito più di 200 interventi nel periodo del Superbonus, puntando alla “deep renovation” e strutturando un modello operativo innovativo che include formazione, strumenti finanziari agevolati e certificazioni di qualità. Il presidente Manuel Castoldi sottolinea come riqualificare significhi oggi rispondere ai bisogni reali delle persone, passando dal semplice cappotto all’elettrificazione, alle comunità energetiche e alla riduzione del fabbisogno. La direttiva Epbd, secondo Irene, è un’opportunità che richiede informazione, strategia e progettualità diffusa. E già dal 2013 anticipava il mercato con formule di credito flessibili per facilitare l’accesso agli interventi. Irene oggi è un ecosistema che unisce visione, competenza, qualità e attenzione sociale. Più che un modello industriale, è una comunità che condivide valori e metodo. Dimostrando che la transizione ecologica è anche cultura condivisa. Che si tratti di un molo che accoglie passeggeri e turisti, di una torre direzionale o di una rete industriale, il messaggio è lo stesso: progettare oggi significa creare connessioni. Tra spazio e persone, tra memoria e futuro, tra sostenibilità e bellezza.

Integrare performance based a place-based ecologico e culturale

L'analisi dei progetti e delle tendenze documentati in questo numero permette di tracciare una traiettoria evolutiva della pratica architettonica: un progressivo spostamento dal paradigma della sostenibilità, intesa come mitigazione dell'impatto negativo, verso quello del design rigenerativo, che ambisce alla co-generazione di capitale ecologico e sociale.

Architetture orientate alla performance

Osserviamo un primo livello di approccio, che potremmo definire performance-based. Le metriche qui sono chiare, quantitative. Lo studio sul fotovoltaico in Italia ci parla un linguaggio di kilowattora e di obiettivi temporali (il target Pniec 2030), evidenziando un divario tra capacità tecnologica e implementazione sistemica. Il Centro Polis di Lugano con i suoi 173 kWp di facciata fotovoltaica rappresenta una metrica di produzione energetica; essi costituiscono l'involucro architettonico, ne definiscono l'estetica e la materialità. Su scala urbana, The Sustainable City a Dubai ha storicamente rappresentato uno degli apici, molti anni fa, di questo modello, e permette alcuni bilanci su questo approccio. I suoi indicatori dopo un lasso di tempo più che ampio per una post occupancy evaluation sono notevoli: riduzione del 78% dell'impronta di carbonio, 100% di riciclo delle acque reflue. Si tratta di un sistema chiuso ad alta efficienza, che ottimizza i propri flussi interni. Dal punto di vista rigenerativo, la domanda verte sul suo impatto netto sul contesto circostante: è un’enclave che importa risorse e ottimizza i propri output, o un sistema che contribuisce attivamente alla salute ecologica e sociale del deserto e della città-regione in cui è inserito?

A San Paolo, il progetto EZ Parque da Cidade di UNStudio usa la tipologia planimetrica a “mulino a vento” come strategia bioclimatica per ottimizzare i flussi di ventilazione e luce naturale, rispondendo a un contesto climatico specifico.

Un secondo livello di approccio è quello che potremmo definire place-based culturale, o contestuale. I progetti italiani presentati operano su questa scala. L'intervento di RigonSimonetti sulla Casa dei Tigli lavora con l’energia e la materia incorporate nell'edificio esistente, un principio chiave per ridurre il metabolismo entropico del costruire. A Pescara, il progetto di Giovanni Vaccarini attinge a una tipologia vernacolare, il trabucco, per generare una forma contemporanea. Questo dimostra una certa comprensione del progetto come atto di rigenerazione culturale, un innesto che rafforza l'identità del luogo. Questi interventi, pur non essendo misurati con metriche di performance globale, manifestano una sintonizzazione con il luogo, prerequisito per la strategia rigenerativa. L'intervista a Daniele Rangone di Settanta7 sposta la metrica del successo sul valore sociale generato.

Verso un impatto rigenerativo

Il passaggio che definisce la teoria regenerativa avviene nella sintesi di questi due mondi. La tecnologia e i dati sono uno degli strumenti per una profonda integrazione ecologica e sociale. La tecnologia si integra nel corpo dell'edificio, diventando un organo del suo metabolismo. Stiamo evolvendo da un'architettura che mira a essere meno dannosa a una che si interroga su come generare un impatto netto positivo. L'obiettivo è il net-positive in termini di biodiversità, salute degli ecosistemi, coesione sociale e benessere umano. Il ruolo del progettista si trasforma: da creatore di oggetti isolati a orchestratore di processi e relazioni, capace di integrare i flussi energetici, materici, idrici e sociali in sistemi che migliorano la vita e la salute del pianeta.

CONTENT ABSTRACTS

NEW EQUILIBRIA TO CLOSURE NATURE'S CIRCLE

To mitigate the disruption of natural cycles and safeguard an increasingly overpopulated, global, and technocratic planet, we need to address production technologies and consumption patterns in both rich and rapidly growing countries, developing new indicators to measure the quality of goods and services produced and consumed, such as environmental costs or energy costs Pag. 16

PHOTOVOLTAIC INTEGRATION IN THE FACADE

The Polis Center experience demonstrates that Bipv can be a standard building material and, if optimized for exposure and access to the sun, also economically competitive. However, the need for integrated design from the initial stages is clear to maximize performance and reduce costs

Pag. 36

HYBRID ARCHITECTURE, A DEFORMATION IN THE HISTORIC CITY

On Via De Amicis in Pescara, a new residential building takes shape, interpreting the urban identity with a contemporary style. The project stands out for its use of sustainable materials, clean lines, and a design attentive to dialogue with the built and social environment

Pag. 44

FROM INDUSTRIAL CITY TO A NEW RESILIENT NEIGHBORHOOD

In Copenhagen, Jernbanebyen is being transformed from a former railway area to a sustainable neighborhood. 550,000 m2 of urban regeneration with green spaces, culture, soft mobility, and 9,000 new residents. A project that combines historic identity and ecological innovation in the heart of Vesterbro Pag. 70

ZERO-EMISSION CITIES

The Sustainable City in Dubai, open for 10 years, is an innovative example of sustainable urban planning, an open-air laboratory for zero-emission living models. Based on social, environmental, and economic aspects, it aims to achieve carbon neutrality by 2050, inspiring other Gulf cities Pag. 80

CITY IN THE PARK, CONNECTED COMMUNITY AND OPTIMAL LIVING ENVIRONMENT

EZ Parque da Cidade introduces a new housing paradigm in Brazil, integrating energy efficiency, social sustainability, and user well-being. Through landscape design, communal spaces that promote social interaction, and apartments with panoramic views, the complex redefines the vertical living experience Pag. 90

DANIELE RANGONE, SETTANTA7: ARCHITECTURE AS A VALUE

With offices in five European cities, twelve partners and over 130 collaborators, Settanta7 is today one of the most dynamic realities of Italian architecture. We talk about it with Daniele Rangone, cofounder of the studio together with Elena Rionda Pag. 100

REDEVELOPMENT OF THE WATERFRONT BETWEEN THE CITY AND THE PORT

The new passenger terminal at Naples’ Beverello Pier merges accessibility, safety and urban quality. A rooftop promenade and the Filtering Line reinterpret the interface between city and port, promoting sustainable and multimodal mobility Pag. 124

ARCHITECTURAL REGENERATION

Redeveloped by Coima with Snøhetta and Park Associati, Pirelli 35 becomes a smart, sustainable business hub. With urban integration, new volumes, a public courtyard and dual Leed & Well certifications, it’s a strategic asset in Milan’s growing Porta Nuova district Pag. 136

Essere ecoscenti | Antropia ed entropia

Nuovi equilibri PER CHIUDERE IL CERCHIO DELLA NATURA

Per attenuare la rottura dei cicli naturali e salvaguardare un pianeta sempre più superpopolato, globale e tecnocratico, occorre agire su tecnologie di produzione e stili di consumo tanto dei Paesi ricchi quanto di quelli in forte crescita, prefigurando nuovi indicatori per misurare la qualità di merci e servizi prodotti e consumati, come il costo ambientale o il costo energetico

Moreno Pivetti, Architetto

"La Terra è malata? Si, ma non è grave”. Con questa ironica prefazione al suo libro “La Terra scoppia. Sovrappopolazione e sviluppo” (2003) il politologo Giovanni Sartori contrasta la formula imbonitrice comparsa sulle colonne di Ideazione (settembre-ottobre 2002), ove si leggeva: “L’apocalisse ecologica è stata l’ultima delle grandi narrazioni del Novecento… Oggi il catastrofismo è in declino… Gli ambientalisti appaiono logorati… Il concetto di sostenibilità appare superato”. Beh, L’apocalisse ecologica sarà forse stata l’ultima delle grandi narrazioni del Novecento - un secolo nato con le Avanguardie e salutato dall’avvento dell’informazione digitale - ma certo

To mitigate the disruption of natural cycles and safeguard an increasingly overpopulated, global and technocratic planet, it is necessary to act on production technologies and consumption styles of both rich and fast-growing countries, prefiguring new indicators to measure the quality of goods and services produced and consumed, such as environmental cost or energy cost

è e sarà la prima e più allarmante cronaca del nostro millennio, nato sulle macerie del terrorismo globale e tenuto in ostaggio dagli effetti di un riscaldamento ormai altrettanto globale, frutto dell’uomo e dei suoi ecocrimini. Mentre “tra un secolo, di questo passo, il pianeta Terra sarà mezzo morto e gli esseri umani anche” (Sartori). A soli 15 anni dal Rapporto Brundtland (Our Common Future, United Nations, 1987) - con il quale si presentava al mondo un modello di sviluppo sostenibile - Il concetto di sostenibilità veniva tacitato da Ideazione come superato. Il nuovo millennio si apriva vedendo quadruplicata la

popolazione terrestre (da 1,6 a 6 miliardi) nell’arco del solo ultimo secolo, secondo un crescendo giornaliero di 230.000 nuovi inquilini.

“Ogni anno nascono così più di due Spagne. Di questo passo nel 2015 saremo già cresciuti di un ulteriore miliardo e nel 2050 saremo, si prevede, 9-10 miliardi”. Le previsioni di Sartori sono già state confermate dalle proiezioni ONU e dai fatti e cresciamo a suon di 300.000 abitanti al giorno. Per sostenere sopravvivenza e benessere, la crescita demografica richiede sviluppo economico, ovvero progresso tecnico. Ma la cosiddetta Età del Progresso - come la definì Jeremy Rifkin – la stiamo vivendo ormai da tempo e altri popoli ancora si appresteranno a viverla. Risuonano le deduzioni del senatore Giorgio Ruffolo (1926-2023): “crescita e tecnica concorrono, con la popolazione, a provocare l’insostenibilità dello sviluppo”. Quindi la domanda che sorge spontanea è: come possiamo garantire uno sviluppo sostenibile del pianeta in equilibrio con la sua crescita economica, tecnica e demografica? Su quale fattore occorre maggiormente operare nell’interazione dinamica delle tre variabili? Qualche autore ha addirittura sostenuto la tesi della decrescita, dietro l’ovvia constatazione che le risorse sono esauribili, ma intanto siamo 8 volte quanti eravamo appena 125 anni fa. Nei suoi 2-300mila anni di evoluzione, l’homo sapiens non ha mai conosciuto e affrontato una crescita così esplosiva, per questo “La Terra scoppia”. In quale misura si può sperare che la tecnologia ci possa salvare? Se da un lato l’evoluzione tecnica sta trascinando il pianeta nel vortice del collasso, come già osservava Sartori “l’altra faccia della medaglia è che la tecnologia scopre anche le medicine che la curano, e quindi i progressi della tecnologia ne possono curare i danni”. A patto che il progresso tecnico sia etico, ovvero possa sostenere in equilibrio le risorse ambientali indispensabili alla convivenza e sopravvivenza dei nostri ecosistemi antropici e naturali. “Allora, la tecnologia ci può salvare? Si, ma ci può anche finire di ammazzare. E ci ammazzerà di certo se accettiamo la formula che il problema non è lo sviluppo ma il sottosviluppo. A popolazione crescente, sviluppare il sottosviluppo può soltanto produrre un collasso da ipersviluppo” (G. Sartori). Ci potrà salvare quella tecnologia che combinerà i fattori di produzione con l’obiettivo di sviluppare una crescita sopportabile per il pianeta. Non molto tempo fa, erano i primi anni 2000, la FAO prevedeva un aumento della popolazione globale ad 8 miliardi nel 2030. Ebbene, abbiamo tagliato il traguardo con almeno un lustro di anticipo. In un’intervista al Corriere della Sera del 6 settembre 2001, l’allora presidente Diouf dichiarava che “il numero delle persone che soffrono la fame sarà comunque dimezzato nel 2030”. A distanza di vent’anni - Rapporto 2021 – la stessa FAO concludeva che “circa 2,3 miliardi di persone (29,3%) in tutto il mondo erano in una situazione

Disastro petrolifero di Santa Barbara, gennaio 1969

Essere ecoscenti | Antropia ed entropia

Daily News (copertina), 23 aprile 1970

di insicurezza alimentare moderata o grave” (…). “Quasi 294 milioni di persone (11,7% della popolazione mondiale) hanno sofferto di insicurezza alimentare grave”. A distanza di soli 5 giorni seguì il crollo delle Torri gemelle a New York, mentre a distanza di vent’anni seguì il crollo delle previsioni di Diouf. Negli stessi anni veniva fissato a 6 miliardi il “limite di rottura degli equilibri ecologici”. Potremmo quindi definire sostenibile quello sviluppo in grado di garantire una crescita compatibile con gli equilibri ecologici del pianeta (una crescita ecorealista).

POTERE LATERALE ED ENERGIA DISTRIBUITA

vulgatori scientifici del nostro tempo - individua in un nuovo capitalismo distribuito la visione per chiudere il cerchio della questione energetica nell’era della decarbonizzazione.

Disastro petrolifero di Santa Barbara, gennaio 1969 (Bettmann)

Nel suo libro “La terza rivoluzione industriale” (2011) Jeremy Rifkin - uno dei più brillanti economisti e di-

“I regimi energetici determinano la forma e la natura delle civiltà: come sono organizzate, come vengono distribuiti i proventi della distribuzione e dello scambio, come viene esercitato il potere politico e condotte le relazioni sociali. Nel ventunesimo secolo il ciclo della produzione e della distribuzione di energia è destinato a passare dalle colossali società energetiche centralizzate, che sfruttano i combustibili fossili, a milioni di piccoli produttori, che generano da sé le energie rinnovabili nelle proprie case e scambiano l’eventuale surplus in un ambito collettivo infoenergetico. Nel secolo che stiamo vivendo la democratizzazione dell’energia avrà profonde ricadute sull’organizzazione complessiva della vita degli uomini. Stiamo entrando nell’era del capitalismo distribuito”. Continua Rifkin: “le energie rinnovabili, ampiamente disponibili, della Terza rivoluzione industriale creano lo spazio per migliaia di imprese distribuite connesse tra loro attraverso relazioni economiche collaborative integrate in reti, che funzionano più come ecosistemi che come mercati. Nella nuova era, i mercati concorrenziali lasceranno sempre più il passo a reti collaborative, e il capitalismo verticistico sarà sempre più marginalizzato dalle nuove forme del capitalismo distribuito”. Una nuova visione economica di democratizzazione dell’energia in cui la parola chiave è rete, un processo partecipativo dell’energia a distribuzione laterale – non di tipo top-down – in cui ciascuno mette in rete (o per meglio dire inforete) il proprio surplus energetico prodotto secondo una partecipazione collaborativa paricratica. Ecomercati dell’energia alimentati dalla rete, un oligopolio dell’energia a gestione capillare costruito non sul carbonio e i suoi derivati bensì sui pilastri di una nuova rivoluzione industriale, la terza in ordine di tempo. Perché continuare a pompare “all’ultima goccia” le energie fossili confinate negli inferi del sottosuolo quando possiamo far leva sulle energie vitali dell’ecosfera, convertendo i suoi elementi primari - acqua, aria, sole e terra - in energia vitale?

Questo “nuovo sistema nervoso dell’economia” accompagnerà la transizione dal mito dell’efficienza produttiva di narrazione taylorista a una nuova efficienza, quella energetica.

Potremo quindi coniare un neologismo: energesi, ovvero la narrazione della transizione cosciente da regimi energetici che determinano la forma e la natura della civiltà ad oligarchie e “poteri laterali” che ne assicurino la sopravvivenza nella “Età della Resilienza” e dei cambiamenti climatici.

Del resto, come osserva lo stesso Rifkin “le grandi trasformazioni economiche della storia avvengono quando

una nuova tecnologia di comunicazione converge con un nuovo sistema energetico: le nuove forme di comunicazione diventano il mezzo per organizzare e gestire una civiltà più complessa, resa possibile dalle nuove fonti di energia”.

ANTROPIA ED ENTROPIA

Antropia ed entropia sono le due scintille di una reazione dagli effetti multipli ed esplosivi: l’aumento di impronta entropica innesca il secondo principio della termodinamica, degenerando o dissipando energia. Nel suo libro Civiltà e sviluppo: un approccio termodinamico alla storia della civiltà (Cuen, Napoli, 1999), Orazio Nobile osserva che “il prodotto delle trasformazioni operate dall’uomo (e in generale dagli animali e dalle piante, sia pure con velocità molto diverse), è un disordine del quale non è più possibile ricostruire le condizioni di partenza”, “l’uomo è un complesso sistema dissipativo, risultato di numerosi processi irreversibili”. Per farsi un’idea del consumo di energia connesso al carico entropico, basti pensare che a metà Ottocento il consumo pro capite annuo di energia non raggiungeva il megawattora (0,9 Mwh), pari al lavoro di uno schiavo “24 ore al giorno per tutto l’anno”. Il miliardo e 200 milioni degli allora inquilini del pianeta consumava un’energia pari a quella che avrebbe dovuto produrre un esercito di schiavi altrettanto numeroso. A 150 anni di distanza, a fine millennio, il consumo pro capite annuo di energia si era già ventuplicato; moltiplicato a sua volta per una popolazione ormai quintuplicata (5,5 mld circa) raggiungeva un’impronta energetica globale superiore ai 100 mld di megawattora.

E oggi? Gli attuali 8,1 mld di abitanti del pianeta sono ormai responsabili di un consumo medio pro capite annuo di circa 79 GJ (GigaJoule), media tra i 240 GJ di uno statunitense ed i 14 GJ di un africano. Tradotto in megawattora, questo valore equivale a circa 153.000 mld di Mwh (153.000 Twh) (equivalente a un consumo pro capite stimato in 19 Mwh/anno), corrispondente al lavoro di un esercito di schiavi pari a venti volte l’attuale popolazione terrestre.

L’ormai dibattuto tema della superpopolazione, sollevato da Malthus oltre due secoli fa, va quindi declinato in termini di dissipazione energetica. Sulla scena del dibattito mondiale fa la sua comparsa il concetto di sviluppo sostenibile, definito da Giovanni Sartori come quel “limite oltre il quale c’è catastrofe”. Sostenibile è quel pianeta che viene prima o si ferma prima della catastrofe, previene l’Ecocidio. Ne furono pionieri Aurelio Peccei (1908-1984) e il Club di Roma da lui fondato, cui si deve la pubblicazione de I limiti dello sviluppo (1972), quindici anni prima che il Rapporto Brundtland (Report of the World Commission on Environment and Development: Our Common Future) ne formulasse termini e linee guida.

Negli stessi anni, correva il 22 aprile 1970, venne battezzata l’Earth Day, la prima Giornata della Terra. In seguito a un incidente petrolifero avvenuto l’anno prima al largo di Santa Barbara, nel sud della California, 20 milioni di americani si mobilitarono in difesa dell’ambiente, guidati

Disastro petrolifero di Santa Barbara, gennaio 1969

Giovanni Sartori, Gianni Mazzoleni, La Terra scoppia. Sovrappopolazione e sviluppo, Rizzoli, Milano, 2003

Essere ecoscenti | Antropia ed entropia

Barry Commoner, The Closing Circle, Knopf Doubleday Publishing Group, 2014

Barry Commoner, Il cerchio da chiudere, Garzanti, Milano, 1977

dal celebre discorso del senatore Nelson: “Tutti quanti, a prescindere dall’etnìa, dal sesso, dal reddito o dalla provenienza geografica, hanno diritto a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”. Il 28 gennaio 1969, un’improvvisa esplosione avvenuta a bordo della Platform A, la piattaforma battente Union Oil, aveva infatti riversato in mare 100.000 barili di greggio, con un impatto devastante sulla fauna marina; le vittime dell’ecocidio furono oltre

Barry Commoner, Il cerchio da chiudere, Garzanti, Milano, 1972

3.500, in gran parte uccelli, delfini, foche e leoni marini. Per educare l’opinione pubblica all’importanza dell’ambiente, il Consiglio d’Europa proclamò lo stesso 1970 Anno europeo per la conservazione della natura: i delegati di 30 Paesi si diedero appuntamento a Strasburgo per delineare un piano per evitare il caos e la distruzione delle più preziose riserve ancora a disposizione dell’umanità e per contrastare la minaccia incombente di una catastrofe biologica.

Il cosiddetto “Fronte mondiale per la natura” era deciso ad affrontare quello che già allora, più di cinquant’anni or sono, veniva considerato il problema capitale del nostro tempo: “come far si che il progresso tecnologico non si risolva nella distruzione di ogni forma di vita animale e vegetale, nell’inquinamento dell’aria e dell’acqua, nell’avvelenamento e nella desertificazione del pianeta Terra”. Già allora ci si chiedeva quali potessero essere “i criteri generali di una pianificazione democratica che eviti il caos e la distruzione delle più preziose risorse naturali, quali strumenti devono essere messi in atto per controllare le modificazioni sempre più veloci e massicce cui l’uomo sottopone il territorio, al fine di evitare che esse si traducano in uno sfruttamento cieco, indiscriminato e suicida”. I quattro temi prevalenti affrontati erano e sono tuttora di assoluta attualità, dagli effetti dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione, dalla difesa del suolo alla “domanda di spazi naturali per la ricreazione di masse sempre più numerose”, riguardante “un impiego moderno e intelligente del tempo libero”. Sembra di leggere l’Agenda che si ripropone, ogni volta sempre più urgentemente, tra gli imperativi delle diverse

Conferenze mondiali sul clima e sull’ambiente che si rincorrono con cadenza annuale. O ancora, l’elenco delle problematiche connesse ai piani di sviluppo delle aree più densamente popolate del pianeta, legate a Paesi ed economie in forte crescita.

In un articolo di presentazione della Conferenza - pubblicato sulle colonne del Corriere della Sera in data 8 febbraio 1970 - per la prima volta si fa cenno a una nuova disciplina che ha a che fare con la sopravvivenza dell’uomo e lo stato di salute del pianeta, “che studia i rapporti tra ogni forma di vita e il suo ambiente”: l’ecologia. Antonio Cederna concludeva il suo saggio osservando che “difesa della natura e dell’ambiente naturale altro non significa che difesa e sicurezza dell’uomo”. Era il 1970: l’ombra della catastrofe ecologica già aleggiava minacciosa sul secolo a venire.

Per diversi anni la questione ecologica fu ospite fissa di quotidiani, organi di informazione, saggi e dibattiti scientifici. Tutt’altro che “Scienza sovversiva” o di tendenza, come qualcuno era solito definirla, la parola ecologia era già stata coniata da oltre un secolo, nel 1866, dal biologo tedesco Ernst Haeckel (1834-1919) per descrivere “la scienza del complesso delle relazioni tra gli organismi e il mondo circostante, comprendente tutte le condizioni di esistenza”. Haeckel la definì come “economia della natura”, composta dalle parole greche “oikos” (casa) e “logos” (studio), letteralmente “studio della casa”, a designare il significato dell’ambiente come casa di tutte le creature viventi. Ma come tutte le dimore, le case vanno gestite e protette: da qui la definizione “economia della natura”, dal greco “oikonomia”, gestione della casa.

Giovanni Sartori (19242017), politologo e divulgatore scientifico

Giorgio Nebbia (a cura di), Morte ecologica, Laterza, Roma-Bari, 1972
1880-2020 Global Surface Temperature (DataViz by Fabio Fantoni (PantoMvp), Data by Nasa
Time Magazine, febbraio 1970

Essere ecoscenti | Antropia ed

La nostra casa-madre, il mondo naturale, è governata da cicli chiusi che la conservano in equilibrio. Il cerchio della natura può chiudersi soltanto se le sostanze chimiche contenute nei suoi elementi primari - aria, acqua e terra – vengono rimesse in circolazione e ridiventano materia per alimentare altri cicli naturali. Come osserva il chimico e ambientalista Giorgio Nebbia (1926-2019) “la degradazione ambientale e gli inquinamenti provocano rottura dei cicli naturali che da chiusi si fanno aperti, dalle riserve viene estratta più materia di quanta non venga restituita, i rifiuti aumentano in misura tale che la natura non riesce ad assimilarli tutti”. Soltanto una circolarità non dissipativa può rinaturalizzare processi e cicli vitali, consentendo alla natura di chiudere il cerchio. Il mondo naturale si è stratificato in tempi lunghissimi che hanno attraversato le fasi evolutive del pianeta prima che questo venisse trascinato nel vortice turbolento e degenerante degli ultimi tre secoli di “Età del Progresso”, una frazione di tempo infinitesimale nelle dinamiche evolutive del pianeta. Eppure, meno di tre secoli di rivoluzioni industriali sono bastati all’uomo insipiente per bruciare all’ultima goccia i forzieri del carbonifero che la natura ha sedimentato e custodito per millenni nel ventre delle sue miniere di energia confinata. Liberare questi depositi celati da lunghissimi cicli evolutivi ha completamente disarticolato e scomposto le catene della natura.

Nel suo libro Chiudere il cerchio (The Closing Circle,

1971), Barry Commoner (1917-2012), biologo e politico statunitense, spiega che “in ecologia, come in economia, non c’è guadagno che possa essere ottenuto senza un costo. (…) Infatti, poiché l’ecosistema globale è un tutt’uno connesso – in cui nulla può essere guadagnato o perso e che non è soggetto a un miglioramento globale – tutto ciò che viene utilizzato dall’uomo deve essere sostituito. E il pagamento di questo prezzo non può essere evitato, può solo essere ritardato. E l’attuale crisi ambientale è un avvertimento che abbiamo ritardato troppo a lungo”. Commoner osserva che la rottura del cerchio della natura, “che si manifesta sotto forma di impoverimento delle scorte di risorse e sotto forma di inquinamento, non dipende – o non dipende soltanto – dal fatto che siamo in troppi sulla Terra, ma dipende dalle regole economiche correnti”.

Certo, già allora la popolazione globale stava incalzando al ritmo di 80 milioni l’anno, ma per allentare l’impronta antropica ed entropica sull’ambiente Commoner suggerisce piuttosto di agire sulla tecnica di produzione e sull’etica dei consumi. Le sue argomentazioni vengono tradotte in una semplice equazione nella quale l’intensità (I) dell’impronta ambientale (l’inquinamento) è direttamente proporzionale alla popolazione (P), alla domanda annua di merci e servizi per individuo (A) e alla quantità di inquinanti per unità di merci e/o servizi prodotti (T), il cosiddetto fattore tecnologico (I = P x A x T).

Per attenuare la rottura dei cicli naturali e salva-

Grazia Francescato, Il pianeta avvelenato, La Nuova Italia, Firenze, 1977
Giorgio Nebbia, La Terra brucia. Per una critica ecologica al capitalismo, Jaca Book, 2020

BIBLIOGRAFIA

• Antonio Cederna, Un Fronte comune per la natura, Corriere della Sera, 8 febbraio 1970;

• The World Population Situation in 1970, Onu, New York, 1971;

• Donella Meadows et al., I limiti dello sviluppo, Per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell’umanità, Mondadori, Milano, 1972;

• Barry Commoner, Il cerchio da chiudere, Garzanti, Milano, 1974;

• P. Bohm, A. V. Kneese (a cura di), L’economia dell’ambiente, Franco Angeli Editore, Milano, 1974;

• E. K. Fȅdorov, Risorse, ambiente, popolazione, Editori Riuniti, Roma, 1975;

• Alfredo Todisco, Breviario di ecologia, Rusconi, Milano, 1976;

• Antonio Cederna, La distruzione della natura in Italia, Einaudi, Torino, 1976;

• Barry Commoner, La povertà del potere, Garzanti, Milano, 1976;

• Grazia Francescato, Il pianeta avvelenato, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1977;

• Donald Worster, Storia delle idee ecologiche, Il Mulino, Bologna, 1994;

• Giovanni Sartori, Siamo incoscienti e siamo in troppi, Corriere della Sera, 31 dicembre 2000;

• World Population Prospects: the 2000 Revision, Onu, New York, 2001; http:// www.un.org/popin/.

• Emilio Gerelli, Controcanto dell’ambientalista scettico, Domenica Il Sole-24 Ore, 23 dicembre 2001;

• Giovanni Sartori, Giovanni Mazzoleni, La Terra scoppia. Sovrappopolazione e sviluppo, Rcs Libri spa, Milano, 2003;

• Donella E Dennis Meadows, Iorgen Randers, I nuovi limiti dello sviluppo. La

guardare - o per meglio dire salvare - un pianeta oggi sempre più superpopolato, globale e tecnocratico, è più che mai urgente agire su tecnologie di produzione e stili di consumo tanto dei Paesi ricchi quanto di quelli in forte crescita, prefigurando nuovi indicatori - non solo monetari - per misurare la qualità di merci e servizi prodotti e consumati, come il costo ambientale o il costo energetico. L’analisi di Commoner già introduceva un concetto di economia sostenibile e circolare che oggi la Tecnica ci consente compiutamente di realizzare, sta nella nostra etica saperla usare per ri-chiudere il cerchio della natura. Il significato economico dell’ecologia sta nella compatibilità fra sistemi economici e sociali esistenti e la conservazione degli equilibri dei sistemi naturali, cioè la possibilità di chiudere il cerchio della natura. La natura non riconosce i rifiuti che l’uomo produce. Occorre trovare un’equilibrata compatibilità tra una natura che genera risorse e un’umanità che fabbrica rifiuti.

Se è vero che “L’uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire, finirà per distruggere la Terra” - come scri-

Energia rinnovabile | Scenari di sviluppo

Fotovoltaico IN ATTESA DI UN NUOVO IMPULSO

Uno studio del Politecnico di Milano fotografa lo stato delle rinnovabili: aumenta la potenza, cresce il numero d'installazioni medio-grandi. Ma la fine del superbonus e del meccanismo dello scambio sul posto rallenta la corsa. E il traguardo del 2030 sembra troppo lontano

A study by the Polytechnic University of Milan photographs the state of renewables: power increases, the number of mediumlarge installations grows. But the end of the superbonus and the method of the exchange on site slows down the race. And the 2030 goal seems too far away

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IL PESO DEI DISINCENTIVI SOLOPER

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Potenza installata da fotovoltaico
Fer installate 2024

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Distribuzione Fer in alcuni Paesi europei

PRESYSTEM® Mineral Wool

Il primo monoblocco termoisolante incombustibile e resistente al fuoco

Per rispondere ai requisiti di prevenzione della propagazione del fuoco in facciata, Alpac ha progettato il primo monoblocco ignifugo e sostenibile, in grado di garantire le prestazioni acustiche e termiche necessarie: PRESYSTEM® Mineral Wool, realizzato con materiali ignifughi come lana di roccia e fibrocemento, assicura una classe di reazione al fuoco A2-s1, d0.

un team di ricerca composto da Davide Chiaroni, Vittowww.alpac.it

Scarica la brochure di approfondimento

In aumento il peso DELL’IMPIANTISTICA NELLE COSTRUZIONI

Uno studio del Cresme fotografa lo stato dell’ampio settore che incide sempre di più nella realizzazione di edifici e infrastrutture.

La fine degli incentivi pesa, ma la flessione nel 2024 è stata minore rispetto a quella dell’intera edilizia

A Cresme study photographs the state of the large sector that increasingly affects the construction of buildings and infrastructure. The end of incentives is a burden, but the decline in 2024 was less than that of the entire construction industry

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Il mercato degli impianti in Europa (miliardi di euro a valori costanti 2023) ©Cresme

Il mercato degli impianti in Europa (var.% a valori costanti 2023) ©Cresme

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| ©Cresme

La dinamica del mercato degli impianti per macro area (2020=100)

INCOGNITA DAZI, QUALE IMPATTO PER L’ITALIA?

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Valore della produzione del settore degli impianti (miliardi di euro, principali paesi)

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Dinamica complessiva del mercato italiano degli impianti di climatizzazione ambientale (termici e di raffrescamento)

©elaborazioni e stime Cresme/SI su dati Assotermica, Assoclima, Angaisa, Assoascensori, e Cresme/SI

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Le cassette Pucci le conosciamo da sempre e non ci hanno mai deluso

Dicevano che le 6 litri hanno un mercato di nicchia, poi c’è stato il boom! Ma quanta acqua ci fanno risparmiare, giorno dopo giorno? E adesso c’è pure l’Europa che ci chiede di installarle, per fortuna Pucci le ha sempre prodotte e ha una gamma completa ed esclusiva. Sara è sempre andata alla grande, la Eco doppio pulsante è un mito dal ‘90, Sfioro a comando “touch” è il “must” del bagno chic, Tronic mi piace un botto programmarla in un attimo con la sua App! Tutte 6 litri super risparmiose e garantite a norma europea.

Sara 6l
Eco 6-3l
Sfioro 6-3l
Tronic 6-4l

Lugano | Progetto pilota Centro Polis

Involucro edilizio INTEGRAZIONE FOTOVOLTAICA IN FACCIATA

L’esperienza del Centro Polis dimostra che il Bipv può essere un normale materiale da costruzione e, se ottimizzato in termini di esposizione e accesso al sole, competitivo anche dal punto di vista economico. Tuttavia, emerge chiaramente la necessità di una progettazione integrata fin dalle fasi iniziali, per massimizzare le prestazioni e ridurre i costi

The experience of Centro Polis shows that Bipv can be a normal building material and, if optimized in terms of exposure and access to the sun, competitive even from an economic point of view. However, the need for integrated design from the initial stages clearly emerges, to maximize performance and reduce costs

SOLO

Pierluigi Bonomo

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Centro Polis, Lugano © S up S i

SOLO

Polis, Lugano ©SUPSI

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Facciata ventilata fotovoltaica. Centro Polis, Lugano. Stralcio delle superfici verticali fotovoltaiche, realizzate con vetro trattato in superficie | © S up S i

HPL VETRO LEGNO
Centro

Lugano | Progetto pilota Centro Polis

Facciata ventilata fotovoltaica. Centro Polis, Lugano. Vista tridimensionale del sistema costruttivo

| ©solarchitecture

Facciata ventilata fotovoltaica. Centro Polis, Lugano. Sezione verticale del sistema costruttivo | ©solarchitecture

Facciata ventilata fotovoltaica. Centro Polis, Lugano. Sezione orizzontale del sistema costruttivo

©solarchitecture

SOLO

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Facciata ventilata fotovoltaica. Centro Polis, Lugano. Foto di cantiere del sistema costruttivo © S up S i

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Pescara | Trabucco urbano

Architettura ibrida UNA DE-FORMAZIONE NELLA CITTÀ STORICA

In via De Amicis a Pescara prende forma una nuova palazzina residenziale che interpreta l'dentità urbana con stile contemporaneo. L'intervento si distingue per l'uso di materiali sostenibili, linee essenziali e una progettazione attenta al dialogo con l'ambiente costruito e sociale

A new residential building is emerging in via De Amicis, Pescara, blending contemporary style with the local urban character. The design stands out for its sustainable materials, clean architectural lines, and its thoughtful connection to the built and social environment

Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini

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Vista frontale del prospetto principale

Pescara | Trabucco

IL COMMENTO di Giovanni Vaccarini

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Vista d’angolo del prospetto frontale e della foresta di metallo
Schizzo

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Pianta piano tipo

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Lo spazio ibrido dell’attacco a terra

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Vista frontale e d’angolo del trabucco urbano in versione notturna
Prospetto nord

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LA SCHEDA

L’androne comune
Ingresso tipo alle ville

Motta di Costabissara, Vicenza | Casa dei Tigli

Architettura sincera RIPROGETTARE UN CASALE TRA VINCOLI E MATERIALI

Studio RigonSimonetti transforms a 19th century farmhouse, maintaining its physicality and original materials, experimenting with how constraints can generate new creative freedom, between targeted demolitions and contemporary insertions

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Vista dalla strada

Lo studio RigonSimonetti trasforma un casale del XIX secolo, mantenendo la sua fisicità e i materiali originali, sperimentando come i vincoli possano generare nuova libertà creativa, tra demolizioni mirate e inserimenti contemporanei

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Ilaria Bizzo e Stefano Cornacchini
Vista della facciata del corpo principale Bow-window

IL COMMENTO

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Vista della sala polifunzionale

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Bow-window dall'interno

Motta di Costabissara, Vicenza | Casa dei Tigli

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Cucina

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Cucina e soggiorno
La nuova scala

Motta di Costabissara, Vicenza | Casa dei Tigli

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Il corridoio e la sequenza di spazi del piano primo

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LA SCHEDA

Pianta piano terra
Pianta piano primo

Ristrutturazione | Interni tra estetica e funzione

Un linguaggio CONTEMPORANEO E DESIGN SU MISURA

Questa ristrutturazione è più di un semplice restauro. È un progetto che valorizza il patrimonio architettonico bresciano, trasformando un’antica dimora in una residenza contemporanea. Un luogo dove la ricca storia della città convive con il futuro del design

This renovation is more than a restoration; it is a project that enhances Brescia’s architectural heritage, transforming an ancient residence into a contemporary home. A place where the city’s rich history coexists with the future of design

Rebecca Alberti

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I materiali selezionati raccontano di una sensorialità che gioca su contrasti raffinati e armonie sottili. Il calore del legno incontra la matericità della pietra locale, elemento che richiama la storicità dell’edificio e del suo contesto urbano. I metalli ossidati e le finiture in ottone aggiungono un tocco di eleganza industriale, mentre i tessuti donano profondità e carattere agli spazi. La palette cromatica è studiata per valorizzare la luce naturale e creare un’atmosfera avvolgente: toni neutri e sofisticati come il beige caldo, il grigio perla e il tortora si alternano a dettagli più decisi, tra cui il verde bosco e il blu notte, che richiamano le cromie delle opere d’arte presenti all’interno dell’abitazione.

IL COMMENTO

dell’arch. David Morini, Ceo Pelizzari Studio

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La lampada

CHE FA BENE AL CORPO

E ALL’AMBIENTE

The VitaD Table lamp by Nature Light, presented at Euroluce 2025, combines natural design and innovative technology to promote the synthesis of vitamin D, improving well-being. Made with sustainable materials, it is smart, dimmable and integrated with apps and sensors for simple and eco-friendly use

La lampada VitaD Table di Nature Light, presentata a Euroluce 2025, combina design naturale e tecnologia innovativa per favorire la sintesi di vitamina D, migliorando il benessere. Realizzata con materiali sostenibili, è smart, dimmerabile e integrata con app e sensori per un uso semplice e eco-friendly

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Il sistema è dotato di un’intelligenza integrata avanzata in grado di rilevare la presenza o l’assenza di individui nell’ambiente e di adattarne il funzionamento nella modalità ottimale

Lorenza Bisbano

Vita D Table, ideata da Serena Vinciguerra, coniuga sostenibilità, forme organiche, soluzioni eco-sostenibili e tecnologiche

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Serena Vinciguera Designer | ©Lorenza Bisbano

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Copenaghen | Masterplan di Jernbanebyen

Da città industriale A NUOVO QUARTIERE SOSTENIBILE E RESILIENTE

A Copenaghen, Jernbanebyen si trasforma da ex area ferroviaria a quartiere sostenibile. 550.000 m² di rigenerazione urbana con spazi verdi, cultura, mobilità dolce e 9.000 nuovi residenti. Un progetto che unisce identità storica e innovazione ecologica nel cuore di Vesterbro

Tiziano Rumori, Leed Ap, Lead design Architect presso Gottlieb Paludan Architects

In Copenhagen, Jernbanebyen is transformed from a former railway area into a sustainable neighborhood. 550,000 m² of urban regeneration with green spaces, culture, soft mobility and 9,000 new residents. A project that combines historical identity and ecological innovation in the heart of Vesterbro

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Tracce di binari ferroviari ispirate a Sønder Boulevard

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Strade immerse nel verde che favoriscono l’armonia tra persone e natura
Banegårdsterræn Påfyldning af kul på Lokomotiv, 1916

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Banegårdsterræn Lokomotivremisen, 1916

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Vista aerea di Jernbanebyen
Il quartiere della stazione ferroviaria

Un pergolato lungo Vasbygade progettato come barriera acustica

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Il quartiere produttivo

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Jernbanebyen
Lokomotivskoven

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Spazio eventi
Jernbanebyen di sera

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LA SCHEDA

Laboratorio di sostenibilità

LE CITTÀ DEL FUTURO A EMISSIONI ZERO

The Sustainable City in Dubai, open for 10 years, is an innovative example of sustainable urbanism, an open-air laboratory for zero-emission living models. Based on social, environmental and economic aspects, it aims to be carbon neutral by 2050, inspiring other cities in the Gulf

The Sustainable City a Dubai, aperta da dieci anni, è un innovativo esempio di urbanistica sostenibile, un laboratorio a cielo aperto per modelli di vita a zero emissioni. Basata su aspetti sociali, ambientali ed economici, mira a neutralità carbonica entro il 2050, ispirando altre città del Golfo

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Simona Azzali, professore associato di Architettura e Urban Design presso Canadian University Dubai
Strategia energetica distribuita: una rete capillare di pannelli fotovoltaici su tetti e parcheggi copre gran parte del fabbisogno, rendendo The Sustainable City un modello urbano alimentato da fonti rinnovabili

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Stazione di ricarica per veicoli elettrici e mobilità sostenibile con la promozione di mezzi di trasporto a zero emissioni

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Agricoltura urbana integrata: serre geodetiche, orti condivisi e spazi verdi si combinano in un sistema ecologico diffuso, che coniuga produzione locale, educazione ambientale e qualità paesaggistica

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Le micro coltivazioni gestite dagli abitanti rappresentano un dispositivo educativo e comunitario, rafforzando la resilienza alimentare e il coinvolgimento diretto dei residenti nella gestione sostenibile del suolo

Sistemi idrici circolari e paesaggio attivo: il riciclo delle acque reflue alimenta specchi d’acqua multifunzionali, che favoriscono raffrescamento climatico, biodiversità urbana e qualità ecologica degli spazi pubblici

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Aree verdi attrezzate e percorsi protetti sono parte integrante della strategia urbana di The Sustainable City, finalizzata a incentivare l’inclusività, la socializzazione intergenerazionale e il benessere psico-fisico quotidiano

L’organizzazione spaziale privilegia la mobilità dolce, con percorsi ciclabili e pedonali che riducono la dipendenza dall’auto privata e supportano modelli di mobilità a basso impatto ambientale

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LA SCHEDA

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L’integrazione tra edifici e spazi verdi favorisce un ambiente vivibile, promuovendo comfort e qualità della vita quotidiana

Infrastrutture verdi: la rete ciclabile continua e ombreggiata consente spostamenti sicuri ed efficienti all’interno del quartiere, riducendo le emissioni e promuovendo uno stile di vita attivo e compatibile con gli obiettivi climatici

REFERENZE

San Paolo, Brasile | EZ Parco della Città

Una città nel parco COMUNITÀ CONNESSA AMBIENTE DI VITA OTTIMALE

EZ Parque da Cidade introduce un nuovo paradigma abitativo in Brasile, integrando efficienza energetica, sostenibilità sociale e benessere degli utenti. Attraverso un design paesaggistico, spazi comuni che promuovono l’interazione sociale e appartamenti con viste panoramiche, il complesso ridefinisce l’esperienza di vita verticale

Francesco Sommese

Università degli Studi di Napoli Federico II

EZ Parque da Cidade introduces a new residential paradigm in Brazil that combines energy efficiency, social sustainability and the well-being of users. Through landscaping, communal spaces that encourage social interaction and flats with panoramic views, the complex redefines the vertical living experience.

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Vista dall’alto delle due torri nel parco
UNStudio © Joana Franca

San Paolo, Brasile | EZ Parco della Città

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EZ Parque da Cidade
UNStudio ©Marcio Hideki Kato

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Vista delle due torri
nel parco
UNStudio
©Joana Franca

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Dettaglio ingresso torre UNStudio ©Joana Franca

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Aree verdi UNStudio © Joana Franca

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Aree verdi UNStudio
©Joana Franca

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DATI SIGNIFICATIVI

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Spazi ricreativi esterni UNStudio © Marcio Hideki Kato

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RIFERIMENTI

Daniele Rangone | Settanta7

Architettura come RESPONSABILITÀ CONDIVISA PROGETTANDO VALORE

Con sedi in cinque città europee, dodici soci e oltre 130 collaboratori, Settanta7 è oggi tra le realtà più dinamiche dell’architettura italiana. Ne parliamo con Daniele Rangone, cofondatore dello studio insieme a Elena Rionda

With offices in five European cities, twelve partners and over 130 collaborators, Settanta7 is today one of the most dynamic realities of Italian architecture. We talk about it with Daniele Rangone, co-founder of the studio together with Elena Rionda

SOLOPER

Luisa Castiglioni
Daniele Rangone, co-fondatore e chief vision officer di Settanta7, con il board dello studio: la co-fondatrice Elena Rionda e Lorenzo Albai, Patrizio Cagnoni, Manuel Depetris, Luca Fontana, Gianmarco Fornara, Benedetta Mea, Silvia Polini, Stefano Rao, Federico Spanò, Matteo Valente | ©Stefano Anzini

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Interni della sede di Settanta7 ©Vincenzo Parlati

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IL PROGETTO I RESTART SCAMPIA

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IL PROGETTO I BOSCO DELLA MUSICA

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ABBONATI

©Secchi Smith

IL PROGETTO I HUB DELL’INNOVAZIONE UNIVERSITÀ DI PADOVA

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Francesco Gastaldi

Università Iuav di Venezia

Cultura della rigenerazione urbana

A partire dagli anni Novanta è maturata nelle città europee una progressiva consapevolezza del ruolo della cultura nei processi di rigenerazione urbana; le attività creative assumono sempre di più una posizione centrale nell’economia della città, accelerando la transizione verso forme di economia post-industriale. Molti centri, dovendo ridefinire il proprio modello di crescita economica, hanno tentato la carta dei processi di valorizzazione turistica e culturale, ben consapevoli di come le mostre e gli eventi, da soli, non bastino per innescare sviluppo, ma allo stesso tempo di come l’organizzazione di questi possa configurarsi come l’occasione per un miglioramento della dotazione infrastrutturale, dei servizi e per la riqualificazione di edifici e spazi pubblici, musei e ambienti espositivi.

Politiche culturali

Le trasformazioni urbane avvengono per migliorare l’accoglienza dei visitatori, ma anche per esporre una città rinnovata all’opinione pubblica e ai mass media. Le politiche culturali possono essere infatti una strategia per uscire dal declino sociale ed economico delle città di antica industrializzazione, mediante grandi interventi di eccellenza e di richiamo per consistenti flussi di visitatori. Esse possono fungere da propulsore per l’ideazione di nuove e intraprendenti iniziative progettuali o avere un ruolo determinante nella rigenerazione fisica ed economica della città, soprattutto nel costruire un’immagine innovativa che agisca da catalizzatore di nuove attività provenienti dal mercato internazionale e collegate allo sviluppo di settori quali il turismo, l’editoria, le telecomunicazioni, l’industria della moda, per citarne alcuni.

Il ruolo delle amministrazioni pubbliche L’aumento di autonomia dei poteri locali ha consentito alle amministrazioni di far ricorso a una maggiore capacità di spesa e quindi anche a una maggiore libertà nell’interpretazione del ruolo della cultura nelle politiche territoriali. L’approccio della rigenerazione tende a mettere in relazione le politiche culturali con quelle urbanistiche, con l’obiettivo

di recuperare e rifunzionalizzare i grandi contenitori architettonici o le aree urbane degradate, per restituire alle città spazi che per lungo tempo sono stati sottratti alla funzione pubblica, in cui vengono ambientate mostre e manifestazioni. Le città tendono infatti a dotarsi di nuovi musei, spesso orientando la scelta localizzativa sulle ex aree industriali, secondo i principi della sostenibilità urbana; in altri casi viene data importanza al binomio cultura-turismo, promuovendo la costruzione di musei di rilevanti dimensioni e architettonicamente simbolici, per attrarre flussi consistenti di turismo.

I centri urbani in Europa

Le città europee, al fine di essere competitive a livello globale e allo stesso tempo dovendo divenire unità di riferimento per la costruzione di una nuova geografia a scala europea, cercano di promuovere i processi di sviluppo mediante la valorizzazione del bagaglio storico-culturale, che si rivela essere la risposta più efficace agli stimoli provenienti dall’esterno, nonché il percorso più pertinente per la costituzione di una nuova forma di identità capace di rendere attrattivi i centri urbani. Un discorso analogo, ma a sé stante, riguarda il tema dei grandi eventi internazionali legati alla cultura o allo sport, che rappresentano per le città e per le amministrazioni locali un’occasione di crescita e di rilancio della propria immagine, grazie alla quale possono ottenere vantaggi in termini di occupazione locale, finanziamenti pubblici e visibilità. L’aumento di competitività generata dai processi di rigenerazione urbana incrementa la capacità delle città di attrarre turismo e ne facilita l’inserimento nei circuiti mondiali ed europei dei convegni e degli incontri di vertice, degli eventi sportivi o dello spettacolo, nonché la candidatura per ospitare manifestazioni di rilievo internazionale. Queste dinamiche innescano una forte mobilitazione di tutti i soggetti interessati affinché la scelta ricada sulla propria città, e si assiste a una collaborazione tra istituzioni a vari livelli e tra queste e attori privati, allo scopo di raggiungere un obiettivo che si spera possa rappresentare un’occasione di sviluppo e di aumento della visibilità della città su ampia scala.

La costruzione di umanità

intorno alle cose

Dormire, cucinare, rilassarsi, conversare con gli amici, lavorare, oziare, pensare, meditare, scrivere, lavarsi e lavare, allevare, leggere un libro, mangiare, ballare, cantare, giocare con i propri figli, coltivare, dipingere e disegnare, sporcare, guardare dalla finestra, cucire, ricamare, costruire modellini o interi mobili, collezionare, conservare, riparare. Quante di queste azioni, quante di queste esperienze di vita, di questi gesti sono ammessi in quel “luogo geometrico, un buco convenzionale”, usando una definizione di Poul Cloudel, che sono le case che immaginiamo per noi e per gli altri, che fanno parte dell’immaginario collettivo?

“Abbiamo costruito il nulla intorno alle cose” scriveva Carlo Scarpa. In effetti quanti pochi gesti possiamo compiere all’interno dei funzionali appartamenti in condominio, dove la vita è codificata in funzioni, ogni funzione ha i suoi tot metri quadrati - e ogni singola funzione ha una superficie ma non ha spazio - non c’è spazio per la vita, che è fatta di gesti, di azioni, di significati. “Gli ambienti delle nostre vite si stanno irrimediabilmente trasformando in realtà kitsch prodotte in massa e universalmente commercializzate” osserva Juani Palasmaa.

Non solo metri quadri

Non è una semplice questione di metri quadrati; forse più di proporzioni, di atmosfere, di disposizioni, di dettagli – il tipo di pavimento, l’aspetto delle pareti, la forma delle finestre e la particolare luce che vi entra nelle diverse ore del giorno. La misura dei nostri passi e dei nostri sguardi, una misura dunque; la nostra misura. Non quella dello zooning, degli standard urbanistici: tot metri quadri per abitante di verde, di scuole, eccetera; Non quella dei regolamenti edilizi: tot metri quadri per la camera da letto, tot per il soggiorno.

Ma orizzonti

Non superfici ma spazi, orizzonti, luoghi del nostro sentire e delle peculiari capacità percettive dell’es-

sere umano, spazi nei quali sentirsi a proprio agio, spazi di cui riusciamo a occuparci e occupare, di cui poter avere cura, con soddisfazione. Vorrei tornare con la mente un solo attimo in quella dimensione archetipa, come in una di quelle grandi stanze con il focolare, un focolare così generoso che ci si poteva stare dentro, in poltrona. Quanti gesti erano accolti nella grandiosa semplicità di quelle case antiche, con le stanze odorose dell’aroma dei legni, di una bellezza così autentica da non aver bisogno dell’aspirapolvere.

L’approccio nesso causale ha prevalso in ambito scientifico ma non solo, modificando radicalmente l’approccio a tutte le discipline, non solo a quelle scientifiche. Tutto dev’essere misurabile, il non misurabile diventa trascurabile, non significativo. Eppure, il non misurabile continua a esistere, e a rimanere una dimensione dell’esistenza; una dimensione forse resa ancor più potente proprio da questa tutto sommato irrazionale pretesa, che forse di scientifico non ha poi così tanto.

I progressi della fisica quantistica aprono alla dimensione della possibilità - nel senso più esteso del termine, del possibile – aprendo (o riaprendo) orizzonti un pò in tutti i campi del sapere e del saper fare. Alla misura – intesa come quantificazione e determinazione ma anche limitazione e presupposto di predicibilità, quindi di controllo – si affianca l’universo del possibile e dell’infinitamente piccolo. Anche nell’abitare l’universo del possibile apre (o riapre) gli orizzonti a spazi di vita possibili, non misurabili – come non sono misurabili le emozioni, i valori psicologici significanti, i sentimenti, la bellezza; ogni casa è un racconto, ogni spazio è narrazione, è ricerca di senso.

È soprattutto domanda di possibilità, disponibilità, apertura, abbraccio alle molteplici situazioni, culture, etnie, abilità, stagioni di vita. “Un luogo dove una parte degli umori della vita possono diventare più o meno felici” scriveva Renzo Mongiardino. È la costruzione di umanità intorno alle cose.

Silvia Nanni Architetto

Gestione e organizzazione del cantiere

Il noleggio a supporto dell’impresa responsabile

L’attività di noleggio per sua natura può certamente essere considerata un’attività sostenibile: la proprietà e il possesso di beni strumentali da parte delle imprese di costruzione comporta senza dubbio impatti economici, ambientali e anche sociali maggiori rispetto all’utilizzo esclusivamente in caso di bisogno. Da un punto di vista economico la flessibilità dello strumento del noleggio e il minore impiego di capitali sono elementi che contribuiscono a ridurre il rischio d’impresa, rendendo le imprese di costruzioni più agili e meno soggette a investimenti di capitali. Un ulteriore elemento di sostenibilità economica poi è costituito dal sempre maggiore sviluppo di imprese di noleggio altamente professionalizzate, che applicano procedure di controllo interno severo e dotate di un elevato grado di affidabilità. La qualità del servizio di noleggio e l’attenzione riservata allo stato dei macchinari e dell’attrezzatura offerta sul mercato contribuisce a minimizzare il rischio di infortuni o danni a terzi. È noto quanto il verificarsi di un infortunio in cantiere vada ad impattare negativamente a livello economico ed anche reputazionale sull’impresa di costruzioni.

Impatto ambientale

Il profilo ambientale poi è fondamentale in questo ambito. L’impatto che un’attività d’impresa ha sull’ambiente è uno dei parametri (se non il più importante) per valutare il livello di sostenibilità di un’azienda e della sua attività. L’attività di noleggio macchinari innanzitutto comporta il consumo di grandi quantità di carburante, sia per l’utilizzo dei macchinari stessi, sia per il trasporto degli stessi in cantiere. Quindi fare ricorso a un noleggiatore “sostenibile”, che provvederà a minimizzarli e a ridurre le emissioni nocive attraverso la sostituzione del parco macchinari e veicoli industriali con altri più moderni e “verdi”, può rappresentare un valore aggiunto per l’impresa di costruzioni. Ulteriore ambito di riflessione è quello relativo alla gestione dei

rifiuti aziendali e di cantiere. Una corretta politica di produzione, stoccaggio, smaltimento e riciclo degli stessi è uno dei pilastri della sostenibilità ambientale dell’attività d’impresa. Il fatto di avvalersi di macchinari ed attrezzature a noleggio esternalizza tutta una serie di rischi in ambito ambientale legati alla manutenzione e gestione delle attrezzature. Inoltre, fermo restando il rispetto degli obblighi di legge in termini di immissioni, avere macchinari di ultimissima generazione in cantiere comporta una sensibile riduzione del livello di fumi prodotti o di rumore che l’esercizio di molte fasi della produzione genera.

Impatto sociale

Ultimo profilo da considerare parlando di sostenibilità dell’attività è quello relativo alla sostenibilità sociale. Il contesto in cui si trovano ad operare i lavoratori è il primo parametro su cui si basa la valutazione di sostenibilità sociale di un’azienda. Questo significa che è certamente necessario porre la massima cura nell’adempimento degli obblighi previsti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con particolare attenzione alla formazione del personale. Qui viene in evidenza lo strumento del noleggio a caldo che, se effettuato da aziende di noleggio professionali, riduce il rischio di infortunio in cantiere. Inoltre, il datore di lavoro è tenuto a garantire un ambiente di lavoro salubre oltre che sicuro e il riferimento in questo caso riguarda polveri, emissioni nocive, rumore e vibrazioni a cui possono essere soggetti i lavoratori. Anche qui lo strumento del noleggio diventa determinante, potendo offrire tutta una serie di prodotti che l’azienda magari non comprerebbe direttamente, come torri faro per una corretta illuminazione, cannoni ad acqua per l’abbattimento delle polveri e in generale macchinari con motori moderni a basse emissioni e vibrazioni contenute. E i vantaggi diretti si misurano anche in termini di produttività: un lavoratore in cantiere tranquillo e soddisfatto è certamente anche un lavoratore motivato e quindi più produttivo.

Avv. Lorenzo Perino

Lastra metallica modulare da copertura

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YouBuild DOSSIER TOP 100 SOCIETÀ GESTIONE IMMOBILIARE

L’analisi dei bilanci delle società specializzate del settore indica un netto miglioramento per quelle sopra i 30 milioni di ricavi. Ma la redditività non decolla: per tutti pesa l’aumento dei costi per il personale, cresciuti fino al 10,2%

Conti in crescita PER CHI AMMINISTRA IL REAL ESTATE

L’analisi dei bilanci delle società specializzate del settore indica un netto miglioramento per quelle sopra i 30 milioni di ricavi. Ma la redditività non decolla: per tutti pesa l’aumento dei costi per il personale, cresciuti fino al 10,2%

PERABBONATI

a cura del Centro Studi YouTrade

LA TOP 100 DELLA GESTIONE IMMOBILIARE: VARIAZIONI % DEL FATTURATO SU ANNO PRECEDENTE (IN VALORI CORRENTI)

TOP 10 DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE IMMOBILIARE IN ITALIA PER INCREMENTO DI FATTURATO 2023/2022

TOP 10 DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE IMMOBILIARE IN ITALIA PER PERCENTUALE DI UTILI SUL FATTURATO 2023

Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali

IL CRUSCOTTO ECONOMICO DELLA GESTIONE IMMOBILIARE

Variazioni percentuali delle dinamiche economiche tra il 2022 e il 2023

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Margine operativo lordo in % sul val. prod.

Utili netti in % sul fatturato

Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su analisi dei bilanci delle aziende del settore

Gestione immobiliare

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Valori espressi in milioni di euro

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Valori espressi in milioni di euro

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FATTURATO

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Valori espressi in milioni di euro

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Napoli | Molo Beverello

Riqualificazione DEL WATERFRONT TRA CITTÀ E PORTO

Il progetto del nuovo terminal passeggeri al Molo Beverello di Napoli coniuga accessibilità, sicurezza e qualità urbana. Una promenade pedonale si integra alla Filtering Line, riformulando il dialogo tra città e porto in un’ottica sostenibile e multimodale

The new passenger terminal at Naples’ Beverello Pier merges accessibility, safety and urban quality. A rooftop promenade and the Filtering Line reinterpret the interface between city and port, promoting sustainable and multimodal mobility

Valentina Puglisi, Dipartimento ABC, Politecnico di Milano

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Schizzo progettuale elaborato dal gruppo di progettazione

IL COMMENTO

di Francesco Nicchiarelli

Ingegnere e socio di VIA Ingegneria

Vista del Molo Beverello sviluppato per circa 165 metri di lunghezza e una larghezza variabile di circa 18 metri

Napoli | Molo Beverello

IL COMMENTO

di Fabrizio Capolei

Partner

Studio 3C+t Capolei Cavalli

Planimetria del Molo
Beverello caratterizzato da forme spezzate che ricordano le vie di un borgo antico

Localizzazione del Molo Beverello all’interno del porto monumentale di Napoli. Sullo sfondo il Maschio Angioino, il Palazzo Reale e Piazza del Municipio. Sulla sinistra il Molo San Vincenzo

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Fotomontaggio del concept di progetto

Sistemazione delle aree esterne

Il Molo Beverello terminato

Napoli | Molo Beverello

Illuminazione puntuale della passeggiata in copertura

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Vista della passeggiata panoramica posta sulla copertura dell’edificio caratterizzata da un’illuminazione puntuale

Vista della passeggiata panoramica sulla copertura dell’edificio

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Particolare di un triangolo realizzato con teli tesi della Barrisol, retroilluminati nelle aree da mettere in evidenza e collocati su una pavimentazione posata in continuità con gli ambienti interni

Vista dell’interno dell’edificio pensato come una grande piazza coperta. L’illuminazione è stata progettata sfruttando il disegno e la tipologia del controsoffitto

L’esterno dell’edificio caratterizzato da un rivestimento in pietra lavica

Napoli | Molo Beverello

Il cantiere di tipo lineare semi-ipogeo del Molo Beverello quasi ultimato
Alcune immagini di cantiere

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Il Realizzazione della struttura portante in cemento armato del Terminal Beverello

Napoli | Molo Beverello

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Realizzazione del massetto della copertura

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LA SCHEDA

Napoli | Molo Beverello

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Posa dei ferri per la realizzazione della copertura in cemento armato

Milano | Pirelli 35

Rigenerazione strutturale E ARCHITETTONICA NEL CUORE DI PORTA NUOVA

Pirelli 35, riqualificato da Coima con Snøhetta e Park Associati, si trasforma in hub direzionale smart e sostenibile.

Integrazione urbana, nuovi volumi, corte pubblica e doppia certificazione

Leed & Well lo rendono un asset strategico per il business district milanese

Redeveloped by Coima with Snøhetta and Park Associati, Pirelli 35 becomes a smart, sustainable business hub. With urban integration, new volumes, a public courtyard and dual Leed & Well certifications, it’s a strategic asset in Milan’s growing Porta Nuova district

Valentina

Vista sul giardino del piano interrato settentrionale caratterizzato da una pavimentazione in lastre di diversa dimensione di beola grigia

L’edificio Pirelli 35

completato: vista da via Pirelli e piazza Einaudi

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Il cortile principale e il Bridge Building. Sullo sfondo, l’ingresso da via Adda e via Bordoni

IL COMMENTO di Andrea Maraschin

General Manager dell’Impresa Carron

Vista della facciata dell’edificio C da via Pirelli e via Bordoni e del giardino pensile
Il primo piano del Bridge building
Viste del Bordoni Building e del Bridge Building

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IL COMMENTO

Vista del cortile principale e del Bridge Building

IL COMMENTO

Coima Rem

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Rapporto di cortina con l’edificio The Corner

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Il cortile principale e il Bridge Building: posa della pavimentazione in sampietrini

L’edificio Pirelli 35 è stato consapevolmente riprogettato con un’attenzione particolare alle ambizioni sociali e ambientali del progetto. Elementi e soluzioni previsti dal progetto si supportano per raggiungere questo obiettivo.

Individuazione dei corpi di fabbrica dell’edificio esistente

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La struttura in cemento armato dell’edificio esistente

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L’intervento di sopralzo
Struttura a telaio in cemento armato del Bordoni Building terminata

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Realizzazione del solaio post-teso al nono piano del Bordoni Building
Ancoraggio della carpenteria metallica del Bridge building alla struttura in cemento armato del Bordoni Building

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Montaggio dello scheletro in ferro del Bridge Building e realizzazione degli innesti in carpenteria metallica al Bordoni Building

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Il cantiere di Pirelli 35: montaggio della struttura in ferro del Bridge Building, assemblaggio delle facciate del Bordoni Building e realizzazione del solaio del cortile principale
Le facciate prospicenti il cortile interno terminate
Montaggio della facciata del Bordoni Building

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Montaggio dei montanti e dei traversi sulla facciata del Bordoni Building su via Pirelli durante e al termine del cantiere
Montaggio della facciata del Bridge Building

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Posa della pavimentazione sopraelevata negli interni e al nono piano del Bordoni Building

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LA SCHEDA
Installazione dei pannelli fotovoltaici sulle coperture

Manuel Castoldi | Rete Irene

Riqualificare SIGNIFICA SOPRATTUTTO CREARE VALORE SOCIALE

Tecnologia, etica e visione strategica. Come lavora oggi Rete Irene, la prima rete di imprese nazionale guidata da Manuel Castoldi. Un ecosistema che mette insieme competenze, innovazione, capacità realizzativa e visione.

Le imprese che fanno parte del network condividono valori, metodo e obiettivi

Technology, ethics and strategic vision: how Rete Irene, the first national business network led by Manuel Castoldi, works today. An ecosystem that brings together skills, innovation, implementation capacity and vision. The companies that are part of our network share values, method and objectives

SOLOPER

Luisa Castiglioni
Manuel Castoldi, presidente del network di imprese Rete Irene dal 2013

PERABBONATI

Collaborazione con l’Agenzia CasaClima Alto Adige per costruire un protocollo specifico per la riqualificazione dei condomini

G iornate di confronto e di informazione con gli ordini professionali

IL CANTIERE | COOPERATIVA SAN MARTINO, BOLLATE

IL CANTIERE | VIA GIOBERTI - MORO, TREZZANO SUL NAVIGLIO

SOLOPERABBONATI

IL CANTIERE | ASSOCIAZIONE ASYLUM, COMO

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Laterlite + Nord Resine

NASCE UN POLO DELL’ECCELLENZA

Da sinistra, Lionello Caregnato, fondatore di Nord Resine, e Gian Domenico Giovannini, amministratore delegato di Laterlite ©

Un’acquisizione tesa a rafforzare la propria offerta con soluzioni chimiche avanzate, impermeabilizzazioni e resine decorative. Un passo strategico verso un polo integrato e sostenibile per l’edilizia tecnica, al servizio di progettisti, imprese e distributori

Progettare e costruire con soluzioni complete, sicure e sostenibili per il mercato dell’edilizia e delle infrastrutture. Questa la visione di Laterlite che di recente concluso l’acquisizione di Nord Resine, specializzata in soluzioni per impermeabilizzazione, resine per interni e pavimenti industriali, e della sua controllata Sicema, impegnata nella produzione di premiscelati ad elevato valore tecnico. L’acquisizione, la quarta in sei anni, s’inserisce nella strategia di diversificazione e crescita di Laterlite, che con Nord Resine mira a implementare l’offerta di prodotti e soluzioni tecniche al fianco della distribuzione edile e della progettazione. Giandomenico Giovannini, amministratore delegato di Laterlite da più di 20 anni, spiega a YouBuild le strategie di questa nuova acquisizione e le novità che comporta per il mercato.

Laterlite ha acquisito Nord Resine. Qual è la logica dell’operazione?

Laterlite, ormai da più di 10 anni, ha intrapreso un percorso di diversificazione per andare oltre l’argilla espansa. Questo percorso è avvenuto attraverso l’acquisizione nel 2019 di Ruregold, specializzata in rinforzi strutturali, di GrasCalce, leader italiana dei predosati, nel 2021 e di PreMix, azienda di premiscelati nel Sud Italia, nel 2023. Oggi si è aggiunta Nord Resine che consentirà di dare al nostro gruppo soluzioni sempre più complete, in linea con la mission di Laterlite.

Betonguaina

Storia di copertina | Laterlite

CREARE CIÒ CHE NON ESISTEVA, LA FILOSOFIA DI UN PIONIERE

Lionello Caregnato racconta la nascita di Nord Resine, dall’idea rivoluzionaria di un’impermeabilizzante applicabile anche su superfici bagnate alla creazione di Betonguaina. Una storia di passione, intuizione e crescita industriale fino all’incontro con Laterlite

Su quale idea alla fine degli anni Ottanta ha fondato Nord Resine?

Mi occupavo di chimica già da dieci anni. Inizialmente si trattava di una chimica di manutenzione, successivamente di chimica applicata all’edilizia. Avevo scoperto che nel settore edilizia si nascondevano grandi potenzialità, per creare nuovi materiali e coprire le necessità di un mondo che stava iniziando a evolversi. Dalla vecchia edilizia fatta di mattoni, calce e cemento, infatti, il settore delle costruzioni stava diventando molto più complesso, con la necessità di prodotti molto più evoluti.

Qual è il valore aggiunto che la sua azienda ha dato al mondo dell’edilizia?

Amo trovare una soluzione a problemi che nessuno ha mai affrontato. A fine anni Ottanta ero ossessionato dall’idea di inventare un sistema di impermeabilizzazione che potesse essere applicato indifferentemente su superfici asciutte, umide o addirittura bagnate. I primi anni di Nord

Resine mi sono dedicato con costanza a questa ricerca e, dopo aver assunto un chimico con le competenze giuste, nel giro di un anno e mezzo abbiamo messo a punto la prima formulazione di quello che ancora oggi è il nostro cavallo di battaglia: Betonguaina.

Quali sono le caratteristiche di questo prodotto?

Betonguaina è sistema impermeabilizzante, di cui gli applicatori si innamorano per la sua semplicità. È un prodotto che solleva la manodopera dall’esigenza di conoscere lo stato e la stratigrafia del supporto sottostante. Anche se il supporto è umido o bagnato, Betonguaina consente attraverso il passaggio capillare del vapore la fuoriuscita dell’acqua. Questo meccanismo è alla base del successo di questo prodotto e incredibilmente nessuno è riuscito in tutti questi anni a copiarla completamente.

Come le è venuta l’idea di questo prodotto?

Soprattutto nei fine settimana, frequentavo i cantieri per sbarcare il lunario. Capitava di arrivare sul posto, magari anche a un’ora di strada, e scoprire che nella notte aveva piovuto. Bisognava tornare indietro: gli operai andavano pagati lo stesso e il lavoro era rimandato. Mi sono messo nei panni di tutti quelli che facevano il mio stesso mestiere e ho deciso di ottimizzare il processo. Qualunque cosa fosse successa nei giorni precedenti, non avrebbe più dovuto influire sull’applicazione.

Betonguaina può essere applicato sia sul nuovo che in lavori di riqualificazione?

Principalmente nella riqualificazione, dove si riscontrano la maggior parte dei problemi inerenti i supporti. Durante gli interventi di riqualificazione spesso si incontrano situazioni sconosciute sul tipo di stratificazione presente e quindi è difficile valutare che tipo di prodotto andare ad applicare. Betonguaina risolve questo tipo di problemi.

Qual sono stati le principali tappe della storia di Nord Resine?

Nel 1990, dopo aver venduto un’azienda che possedevo insieme ad altri soci nel Lazio, mi sono trasferito in Veneto, sulle colline del trevigiano. I primi cinque anni sono stati durissimi, perché nella zona non si riuscivano a trovare dipendenti. Il lavoro non mancava, ma non avevo il personale per portarlo a termine. Poi, dopo il lancio della Betonguaina nel 1995, tutto è cambiato. Lo stesso anno abbiamo inventato Natural, sistema composito per l’applicazione delle resine. Questi due prodotti hanno cambiato la mia vita industriale e il futuro dell’azienda, che da allora ha avuto una crescita enorme.

Com’è nato il Natural?

Mi era stato chiesto di risolvere un problema nel mondo della moda. Cambiando spesso proprietà, i negozi di moda vanno assiduamente ristrutturati, ma è assurdo smantellare ogni volta il preesistente. È più conveniente trovare prodotti che si adattano a qualsiasi superficie, coprendola in sottili spessori per cambiarne le caratteristiche estetiche. Nel giro di un mese e mezzo, abbiamo realizzato i primi campioni del Natural, che è diventato poi un successo straordinario, tanto da essere scelti dalla Calvin Klein quando sbarcò per la prima volta in Europa.

Siamo arrivati così a fine anni Novanta. Cosa è successo dopo?

Nel 1998 mi sono ritrovato a dover gestire da solo un fatturato da 8 miliardi di lire. Era diventato impossibile reggere una crescita del genere, così ho deciso di fermare l’espansione e cominciare a strutturare la fabbrica in modo da realizzare ciò che avevo sempre sognato: un’azienda orizzontale, con responsabilità e soddisfazioni condivise.

Poi sono arrivati i suoi figli…

Sì, i miei figli Andrea e Alex hanno sempre pensato che il loro futuro sarebbe stato nell’azienda di famiglia. Sono entrati con idee fresche e giovani, in un mercato che nel frattempo stava cambiando rapidamente. C’è stato un periodo di assestamento piuttosto lungo. Il più piccolo, Alex, dopo cinque anni di lavoro in cantiere, è partito con un progetto sulle resine decorative: abbiamo creato un marchio all’interno di Nord Resine, inMateria, che è stata scorporata dall’acquisizione da parte di Laterlite e vive di vita propria. Alex si occuperà anche dell’attività di marketing nell’ambito dell’integrazione con Laterlite, mentre Andrea si occuperà dello stabilimento di Susegana (Treviso) e del sito produttivo di Sicema a Spilimbergo (Pordenone).

Di cosa si occupa Sicema?

Sicema è una società controllata da Nord Resine, confluita anch’essa nell’acquisizione di Laterlite, che si occupa della produzione di premiscelati.

Quando è iniziata a serpeggiare l’idea di vendere l’azienda?

In realtà l’idea era quella di espanderci. Il mercato sta vivendo un fenomeno di concentrazione: era fondamentale diventare più grandi per reggere la complessità e la competitività del mercato attuale. Stavamo cercando di capire con chi potessimo fare i primi passi per avviare un’operazione di acquisizione, quando è arrivata la proposta di Laterlite. Ci hanno convinto subito con la loro grinta ed energia.

Perché ha deciso di vendere a Laterlite?

Perché hanno la mentalità giusta, quella di chi ha saputo creare un mercato su prodotti difficili e non standardizzati. Mi è piaciuta la loro dinamicità e singolarità.

Qual è il valore aggiunto che Nord Resine può dare a Laterlite?

I prodotti Nord Resine vanno a completamento della gamma Laterlite, perché trattano la parte superficiale dei massetti. Personalmente, posso mettere a disposizione le conoscenze tecniche maturate in oltre 40 anni di esperienza. Continuerò a lavorare finché sarà ritenuto utile. Per chi come me ha creduto tutta una vita a un progetto, ciò che interessa è che diventi più grande e importante, al di là della propria presenza personale. Al momento sono consigliere del consiglio di amministrazione e ho le stesse responsabilità di prima, con la differenza che ogni decisione viene confrontata con la casa madre.

Come si sente oggi?

Mi sento bene e meno preoccupato. A un certo punto devi combattere un problema ineluttabile, l’invecchiamento delle persone con cui hai raggiunto il successo, e fare un passo indietro. A 72 anni resto ancora una persona piena di passioni e idee, ci sono tantissime cose che mi interessa fare. Più mi impegno, più scaturiscono energie positive.

Che tipo di azienda è Nord Resine?

Da anni sentivo parlare di Nord Resine come sinonimo di prodotti ad alevata qualità tecnica e di know-how nel settore delle resine. Il principale campo di applicazione dei prodotti dell’azienda è quello delle impermeabilizzazioni liquide con il marchio Betonguaina, un comparto sinergico con le realizzazioni su tetti piani, terrazze, balconi, massetti alleggeriti e tecnici di Laterlite. Le altre applicazioni di Nord Resine riguardano il mondo delle finiture tecniche per pavimenti industriali e il mondo delle finiture decorative con il marchio Nativus. Un altro campo di applicazione è quello dei rinforzi strutturali, sia in verticale con la tecnologia Frp, motivo per cui siamo entrati in contatto diretto con l’azienda, sia in orizzontale con resine e prodotti tecnici. Quindi, in alcuni casi i prodotti Nord Resine completano le nostre soluzioni, in altri casi permettono di allargare la nostra offerta.

Si aprono anche nuovi canali di vendita?

Con Ruregold, acquisita nel 2019, partivamo da una suddivisione delle vendite che vedeva l’80% del fatturato realizzato con gli applicatori specializzati e il 20% con il canale della distribuzione. In soli cinque anni abbiamo invertito le proporzioni. Con Nord Resine partiamo già da una buona base in quanto il 60-70% del fatturato transita già attraverso la distribuzione. Abbiamo quindi già più di 2mila ragioni sociali come clienti in comune, su cui applicare sinergie commerciali e logistiche. In aggiunta, Nord Resine lavora con alcuni applicatori specifici per interventi che tradizionalmente non transitano attraverso le rivendite, come ad esempio la finitura di pavimenti industriali o nei settori alimentari e farmaceutici, e in qualche caso anche con colorifici. Partiamo dunque con tante sinergie nel mondo della distribuzione edile che possiamo allargare e rafforzare.

L’acquisizione di Nord Resine è un investimento che segue quelli per gli altri marchi: la strategia è una crescita per linee esterne?

Laterlite persegue due strategie. Abbiamo lanciato molte nuove gamme prodotti e abbiamo molte novità per il futuro. Chiaramente, entrare in un settore nuovo come quella della chimica per linee interne è praticamente impossibile, quindi abbiamo scelto di acquisire una delle realtà tecnicamente più affermate in Italia, un’azienda con 65 collaboratori e 23 milioni di euro di fatturato. La strategia richiama un po’ quella delle aziende di private equity che intorno a un campione, in questo caso composto da Leca e Laterlite, aggregano altre realtà di qualità per sfruttare sinergie tecniche, commerciali, amministrative, produttive, finanziarie e logistiche.

Storia di copertina | Laterlite

Gian Domenico Giovannini e Lionello Caregnato con il team Nord Resine
La linea Nativus
© YouBuild
© YouBuild

Quali sono le caratteristiche più interessanti di Nord Resine?

La qualità dei prodotti, l’ampiezza di gamma e il profondo know-how nel settore di riferimento.

I vecchi proprietari rimarranno in azienda?

L’approccio di questa acquisizione è un po’ diverso rispetto alle precedenti che hanno caratterizzato la nostra storia. Abbiamo infatti scelto di mantenere, perlomeno per i prossimi anni, Nord Resine separata da Laterlite. Quindi rimane l’attuale partita iva, ma anche di gran parte dell’attuale struttura manageriale che, come in molte aziende familiari, è costituita dalla famiglia dei precedenti titolari, i Caregnato. In primis, faremo affidamento su Lionello Caregnato, «il Lionel Messi delle resine italiane», di gran lunga la persona più esperta e preparata nel campo delle impermeabilizzazioni e delle resine, pronta a passare tutto il suo bagaglio di conoscenze all’ampia struttura marketing e commerciale di Laterlite. Oltre alla sua grande esperienza, on board ci sono anche i suoi due giovani ed energici figli: Andrea, che si occupa della gestione dei due stabilimenti, e Alex, che ha sviluppato il brand per il settore resine decorative Nativus e ora si occupa delle attività di marketing e assistenza tecnica dell’azienda.

Quali saranno le sinergie con Laterlite e come s’integrerà l’offerta dei prodotti?

Si svilupperà su due linee principali. Nord Resine per Laterlite realizzerà una serie di prodotti chimici a completamento delle attuali soluzioni del mondo Leca e Ruregold, ad esempio le resine per Frp, e primer, connettori e altri prodotti per completare l’offerta massetti e sottofondi Laterlite. Il secondo binario è quello di Laterlite per Nord Resine: in questo caso, abbiamo una struttura commerciale, distributiva, di promozione e formazione presso gli studi tecnici che supporterà Nord Resine nel divulgare il proprio know how tecnico nel campo delle impermeabilizzazioni e delle finiture in resina presso tutto il mondo della progettazione e dei rivenditori che già non conoscono l’azienda. Oltre a ciò, stiamo valutando anche sinergie logistiche, come già fatto con grande successo tra Leca e GrasCalce, Ruregold e Lecablocco.

Assieme a Nord Resine l’operazione comprende la controllata Sicema, specializzata nella produzione di premiscelati. Quali sono i suoi punti di forza?  Sicema è specializzata in premiscelati tecnici, per cui una serie di malte da rispristino, autolivellanti speciali, adesivi per ceramica ad alte prestazioni, rasanti-collanti.

Da sinistra, Lionello Caregnato, Domenico Piromalli, addetto al picking nelle spedizioni e Gian Domenico Giovannini
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Storia di copertina | Laterlite

In aggiunta, per completare la struttura produttiva e logistica di Laterlite, sarà per noi importante avere un punto di produzione di premiscelati nell’est Italia. Con Nord Resine e Sicema, Laterlite arriva ad avere otto stabilimenti in Italia.

Con questa acquisizione che cosa cambia nel dialogo con il mondo del progetto?

La rete di field engineering di Laterlite inizierà in queste settimane un programma di formazione tecnica per conoscere tutte le soluzioni Nord Resine. L’azienda sarà

protagonista della diffusione e promozione presso gli studi tecnici e di webinar, convegni, seminari, in integrazione con le soluzioni Laterlite.

Un tema che si è prepotentemente imposto nel mondo delle costruzioni è quello dell’impatto ambientale. Come lo state vivendo?

Laterlite prosegue nel proprio percorso di sostenibilità. Con grande orgoglio abbiamo mostrato il nuovo campo agrivoltaico di 3,8 MW, nato di fianco allo stabilimento di Rubbiano di Fornovo (Parma) e che sarà collegato in

I laboratori Nord Resine

rete nelle prossime settimane. Questa e altre iniziative, come l’aumento dei prodotti con contenuto di riciclato e la continua riduzione di combustibili fossili, sono i pilastri del nostro percorso. Nord Resine è in linea con questa filosofia: pur essendo un’azienda chimica, è sempre stata attenta all’utilizzo di sostanze e formulati compatibili con la preservazione dell’ambiente e della sostenibilità.

Laterlite ha, di fatto, costituito un polo integrato per l’edilizia. Quali sono gli ambiti di attività e qual è il traguardo?

Laterlite è leader nel mondo dei massetti alleggeriti, dei massetti a basso spessore e per pavimenti radianti, di sottofondi, calcestruzzi leggeri, sistemi di consolidamento dei solai. Con GrasCalce siamo leader nel mondo dei predosati con i tre stabilimenti produttivi di Trezzo sull’Adda (Milano), Rubbiano di Fornovo (Parma) e Lentella (Chieti). Con Lecablocco siamo leader dei blocchi tecnici per isolamento termico e acustico e tagliafuoco. Infine, con Ruregold siamo leader nei sistemi di rinforzo strutturale antisismico Frcm. Adesso si aggiunge la leadership tecnica nelle applicazioni di Nord Resine. Siamo molto ambiziosi per il futuro, ma intendiamo fare un passo alla volta. Abbiamo tante idee per il futuro, ma è ancora presto per parlarne.

Oggi qual è la dimensione economica del gruppo?

Nord Resine e Sicema hanno chiuso il 2024 con un fatturato poco superiore ai 23 milioni. L’unica linea di prodotti in calo è quella dei rinforzi strutturali, che nel 2024 hanno risentito della scomparsa dell’incentivo del 110%.

Quando e com’è nato il rapporto con Nord Resine? Avendo linee prodotti che si sovrappongono e complementari, in questi anni ho sempre sentito parlare bene dell’azienda. Abbiamo avuto un primo contatto per la produzione di resine per Frp attarverso Ruregold, ma il vero punto di svolta è stato il contatto che ho avuto con Lionello Caregnato a metà giugno 2024. Attraverso un agente, sono riuscito ad avete il suo contatto telefonico: abbiamo fatto una chiacchierata di un’ora e mezza, trovandoci subito d’accordo su tanti aspetti. Il titolare di Nord Resine mi ha confessato di essere stato approcciato da vari professionisti di fusioni e acquisizioni, ma di essere rimasto favorevolmente colpito dal nostro approccio. Lionello è una persona eccezionale dal punto di vista tecnico, umano e professionale, che ha dedicato tutta la sua vita al settore delle resine. La vera trattativa è nata a settembre 2024 e ad aprile 2025 siamo arrivati al closing. Da poche settimane siamo entrati nel vivo dell’operazione e ora ci aspetta tanto lavoro per strutturare le sinergie.

I materiali pesanti e molti centri produttivi significano anche una logistica impegnativa. Come la gestite? La logistica è uno dei nostri fiori all’occhiello. Sino a ieri avevamo un asse costituito dagli stabilimenti di Trezzo sull’Adda (Milano), Rubbiano di Fornovo (Parma) e Lentella (Chieti) e Siracusa, in cui si trovano sempre a magazzino i prodotti ad alta rotazione. Nel giro di un paio di giorni è possibile ricevere dagli altri stabilimenti anche i prodotti a bassa rotazione, più tecnici. A questo, adesso si aggiunge anche l’opportunità di creare un punto in Triveneto. I prodotti

Storia di copertina | Laterlite

La produzione
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Nord Resine sono meno impattati dal trasporto, al contrario delle polveri Sicema, perché sono prodotti chimici liquidi ad alto valore aggiunto. Abbiamo in progetto di integrare anche questi prodotti ad alta rotazione negli stabilimenti Laterlite. Chiaramente, servono strutture e tempi adeguati alla finalizzazione di questo lavoro.

Avete in arrivo novità sotto il profilo dei prodotti?

Già oggi Laterlite ha a catalogo una decina di prodotti chimici, che saranno gradualmente prodotti da Nord Resine, ma soprattutto saranno migliorati grazie al contributo della ricerca dell’azienda. Oltra a ciò, arriveranno alcuni nuovi prodotti già da questo autunno, ma al momento non posso dare anticipazioni.

Lo stop al superbonus si fa sentire? Il Pnrr sta integrando il gap?

Il 2025 sta andando nella direzione che ipotizzavamo: nonostante tanto scetticismo. Laterlite è in crescita di qualche punto percentuale. C’è ancora una piccola contrazione dei lavori legati al superbonus, che avevano avuto una coda a inizio del 2024, ma c’è comunque un ottimo dinamismo su tutte le altre applicazioni. Probabilmente tutte le maestranze che si sono dedicate a cappotti e rinforzi strutturali, ora rincorrono i lavori lasciati indietro negli scorsi anni. Inoltre, c’è un buon impatto dei lavori del Pnrr per scuole, ospedali, caserme. Si sta muovendo anche il settore delle infrastrutture, solo in parte è legato al Pnrr, con il settore ferroviario e i lavori Anas-Autostrade, figli della poca manutenzione fatta nel decennio scorso. Quindi, complessivamente per noi il 2025 è ancora un anno positivo. Il

magazzino
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Sistemi e protezione antincendio

Norme e materiali PER LA SICUREZZA STRUTTURALE

La protezione antincendio è fondamentale per la sicurezza negli edifici. Il requisito Rei (Resistenza, Ermeticità, Isolamento) determina la classificazione dei materiali strutturali. Tecnologie come placcature, intonaci e vernici intumescenti migliorano la resistenza al fuoco e la compartimentazione degli spazi

Matteo Cazzaniga

PERABBONATI

Sistemi e protezione

SOLOPERABBONATI

PERABBONATI

L’innovazione in edilizia PER LA SICUREZZA

ANTINCENDIO

Il settore delle costruzioni evolve con nuovi standard di sicurezza antincendio. Isotex, leader nel legno cemento, offre soluzioni certificate Rei 120 e Rei 240 e ha superato il test europeo Lepir2. L’azienda sviluppa sistemi avanzati come Isotex Air e Esoscheletro, per edifici più sicuri e durevoli

Patrizia Spada

Negli ultimi anni il settore delle costruzioni ha conosciuto una profonda trasformazione normativa, spinta anche dall’adeguamento ai nuovi standard in materia di sicurezza antincendio. Un cambiamento sostanziale che ha portato aziende come Isotex, leader nel settore del legno cemento, a rafforzare ancora di più il proprio impegno verso soluzioni sempre più affidabili, durature e performanti.

NTC 2018, PRIMO PASSO

VERSO UNA MAGGIORE SICUREZZA

Con le Norme Tecniche per le Costruzioni 2018, il tema della sicurezza antincendio ha assunto una nuova cen-

Sistema costruttivo in legno cemento Isotex Blocco Isotex HDIII 44.20 grafite Basf Neopor

tralità. Nei Principi Fondamentali 2.1, vengono chiariti tre aspetti essenziali:

• sicurezza antincendio, ovvero la capacità di un edificio di mantenere le proprie prestazioni strutturali in caso di incendio per un periodo definito;

• durabilità, ossia la tenuta delle prestazioni nel tempo, in funzione delle condizioni ambientali e della manutenzione prevista;

• robustezza, cioè la resistenza a eventi eccezionali come esplosioni o urti, senza danni sproporzionati. Il sistema costruttivo Isotex risponde pienamente a questi requisiti, come dimostrano le certificazioni Rei 120 e Rei 240 ottenute rispettivamente per pareti in blocchi cassero e per i solai, oltre al superamento di test e prove documentali di resistenza allo scoppio.

TEST EUROPEI, LA PROVA LEPIR2

A partire dal 2020, diversi Paesi europei (tra cui Francia, Germania e Svezia) hanno introdotto nuove norme nazionali sul comportamento al fuoco di facciata. Isotex, fortemente presente anche nel mercato estero, Ue ed extra-Ue, ha deciso di anticipare i futuri obblighi normativi, sottoponendo la propria parete in blocchi cassero al test Lepir2 presso una delle sedi francesi del rinomato laboratorio Efectis. Addossato a un edificio in c.a., già presente sul sito di prova e privo di facciata, la prova ha previsto la costruzione di una parete Isotex di facciata di 5,5x7 m con blocco HdIII 44/23 in Eps grafite Neopor

Bmbcert di Basf

Questa facciata, strutturata su tre livelli, di cui i primi due con doppia apertura, è stata sottoposta per 60 minuti a fiamme generate dalla combustione di 600 kg di bancali di legno posizionati all’interno del locale di piano terra. I risultati? Sorprendenti: temperatura al piano superiore contenuta (max 35°C), contro picchi di oltre 800°C in facciata, garantendo un tempo di evacuazione sicuro. Post-prova, in fase di demolizione della parete per ripristino del sito, l’isolante è risultato perfettamente integro, motivo per il quale, durante il test, c’è stata totale assenza di emissioni nocive. Tutto ciò conferma la totale sicurezza del sistema costruttivo Isotex nei confronti della salvaguardia delle vite umane e la garanzia in termini di assenza di danneggiamento.

RTV13 E NUOVE CLASSI DI REAZIONE AL FUOCO

Con l’introduzione delle nuove Regole Tecniche Verticali Rtv13, parte integrante del Codice di Prevenzione Incendi, sono state definite le chiusure d’ambito degli edifici in base a tre classi (Sa, Sb Sc), in funzione dell’altezza e del grado di affollamento:

• SA: edifici ≤ 12 m, affollamento ≤ 300 – classe consigliata C-s2,d0

• SB: edifici ≤ 24 m – classe minima obbligatoria B-s2,d0

• SC: edifici > 24 m o con comparti medico-sanitari – classe minima B-s1,d0.

I blocchi Isotex vantano classe di reazione al fuoco Bs1,d0, la più stringente tra le minime richieste dall’Rtv13, risultando adatti a tutte le tipologie di edificio, anche in ambiti particolarmente critici (ospedali, case di cura).

Resistenza al fuoco del sistema Isotex
Parete Isotex durante la Prova L epir 2

LA PARETE VENTILATA ISOTEX AIR

Al fine di assolvere a più funzioni possibili con una solo operazione di posa ma nella completa garanzia di garantire la sicurezza antincendio, questo ha portato Isotex a sviluppare il blocco Isotex Air, il nuovo cassero in legno cemento che integra nella propria geometria una parete ventilata. Il blocco AIR sarà tra i primi sistemi in Europa a essere sottoposto al nuovo test sperimentale “Fire On Facade” di Itc-Cnr , confermando l’impegno dell’azienda nel proporre soluzioni già pronte per gli standard di domani.

ESOSCHELETRO ISOTEX

L’innovazione Isotex non riguarda solo le nuove costruzioni. Per il patrimonio edilizio esistente, Isotex propone la modalità di impiego del sistema cassero come Esoscheletro: una parete in blocchi cassero Isotex perimetrale esterna, vincolata all’edificio esistente, che consente di adeguare l’edificio sotto il profilo sismico, antincendio e di isolamento termico, il tutto in un’unica operazione di posa

semplice e veloce.

Tra i suoi vantaggi:

• intervento non invasivo: non richiede l’abbandono dell’abitazione;

• posa semplice e veloce, con riduzione delle tempistiche di cantiere e necessità di manodopera, con una conseguente diminuzione dei costi;

• massima sicurezza anche per edifici costruiti con criteri obsoleti.

Questa tecnica d’intervento si presta molto bene per la riqualificazione non solo dell’edilizia privata ma anche quella pubblica, con tempistiche molto competitive della fase di cantiere.

IMPEGNO COSTANTE VERSO L’INNOVAZIONE

Isotex guarda al futuro dell’edilizia con spirito pionieristico e concretezza tecnica. Da 40 anni l’azienda investe in ricerca, test e sviluppo di soluzioni integrate, a servizio di una costruzione più sicura, efficiente e sostenibile.

Il blocco ventilato Isotex AIR

GUIDA DEL CONDOMINIO SOSTENIBILE LA NUOVA

Le nuove regole per gli incentivi fiscali ancora disponibili, che fare con la cessione del credito, le deroghe ammesse, gli obblighi per gli amministratori, gli adempimenti passo dopo passo, le schede di tutti i bonus: la nuova Guida del Condominio Sostenibile è un prezioso manuale per proprietari e professionisti della gestione immobiliare. Assicurati subito una copia!

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Opera DiSuper LA SICUREZZA DELLE PORTE TAGLIAFUOCO IN LEGNO

L’azienda innalza gli standard di sicurezza con porte tagliafuoco in legno certificate EI30 ed EI60 con tenuta ai fumi freddi.

Oltre alla resistenza al fuoco, offrono isolamento acustico fino a 47 dB, trasmittanza termica ottimale e un design personalizzabile per hotel e grandi edifici

Sono nate per rispondere alle esigenze degli spazi pubblici e dell’hotellerie di fascia alta, ma le porte tagliafuoco in legno Opera DiSuper Dierre vanno oltre la semplice funzione tecnica. Pensate per ambienti dove il comfort visivo è parte integrante dell’esperienza, combinano resistenza al fuoco, isolamento acustico, tenuta ai fumi e design in un unico prodotto. Una linea certificata per la resistenza EI30 ed EI60, che può vantare un’altra importante caratteristica: le porte tagliafuoco Opera DiSuper sono infatti certificate per la tenuta ai fumi freddi (Sa) secondo la norma En 1634-3.

Al Radisson Collection

Hotel Dierre ha fornito porte custom con sopraporta e inserti speciali, progettati per valorizzare il restauro dell’edificio storico

Patrizia Spada

TENUTA AI FUMI TOSSICI

Un traguardo importante in un ambito, quello alberghiero e dei grandi edifici pubblici, dove il pericolo spesso non sono solo le fiamme, ma i fumi tossici che le precedono. La diffusione dei fumi e la loro inalazione è infatti la principale causa di morte per gli occupanti di un edificio che viene attaccato dalle fiamme. I fumi freddi sono inoltre particolarmente insidiosi non solo perché si propagano nelle prime fasi di un incendio, ma perché ristagnano anche nelle zone più lontane dal fuoco, dove la temperatura è inferiore alla soglia che fa scattare sistemi di protezione e guarnizioni termoespandenti di isolamento. La tenuta ai fumi freddi è quindi importante per garantire che i sistemi antincendio funzionino correttamente e che i fumi non si propaghino in modo incontrollato in un ambiente. L’unione di certificazione Rei e tenuta al fumo rende le porte tagliafuoco Opera la soluzione più efficace per proteggere ambienti, scale e vie di fuga. Una caratteristica che può fare la differenza.

ABBATTIMENTO ACUSTICO

Ma le prestazioni di Opera DiSuper non si fermano qui. I valori di abbattimento acustico possono arrivare fino a 47 dB, un contributo determinante al benessere degli ospiti in contesti dove la qualità del riposo è parte della promessa del brand. Anche la trasmittanza termica raggiunge livelli elevati di isolamento, con coefficienti fino a 1,1 W/m²K: un vantaggio per l’efficienza energetica, sempre più centrale nei capitolati del settore. Tutti questi requisiti convivono in un prodotto che non rinuncia alla personalizzazione sartoriale, con finiture in essenza, laccature su richiesta, inserti decorativi, maniglie e cerniere a scomparsa, dimensioni fuori standard. La tecnologia è nascosta, integrata nel pannello o nel telaio: dai chiudiporta alle soglie mobili, dalle guarnizioni termoespandenti a quelle per la tenuta al fumo, ogni dettaglio contribuisce a creare una barriera invisibile e coerente con il progetto architettonico.

DAI RESORT ALPINI AL CUORE DI MILANO

A conferma della versatilità della gamma, le porte Opera DiSuper sono sempre più richieste da progettisti alla ricerca di soluzioni capaci di dialogare armonicamente con lo spazio architettonico, senza cedere a compromessi tra forma e funzione.

Al Radisson Collection Hotel, Palazzo Touring Club Milan, firmato dallo Studio Marco Piva, Dierre ha fornito porte custom con sopraporta e inserti speciali, progettati per valorizzare il restauro dello storico edificio, ex sede del Touring Club Italiano. Nella stessa direzione il progetto Campzero, oggi Aethos Mon-

terosa di Champoluc, in Valle d’Aosta, dove le ante della linea Opera sono state personalizzate dallo studio Bladidea con rivestimenti in abete e pietra silver shine, richiamando il paesaggio naturale circostante.

Che si tratti di grandi alberghi cittadini o resort immersi nella natura, le porte tagliafuoco Opera DiSuper si confermano alleate preziose per chi progetta in equilibrio tra sicurezza, comfort ed estetica. Un connubio di tecnica e design che rappresenta, oggi, uno dei punti più alti dell’innovazione firmata Dierre.

Portone sezionale Dierre per il garage dell’Aethos Monterosa di Champoluc, in Valle d’Aosta
Porta tagliafuoco Dierre con rivestimenti in abete e pietra silver shine

Oltre la funzione tecnica

LA PORTA TAGLIAFUOCO DIVENTA ESTETICA

La porta personalizzata per gli spazi pubblici

Con Ninz Digital Decor, la porta tagliafuoco diventa un vero elemento di design. Grazie alla tecnologia di stampa digitale Uv, è possibile personalizzare l’anta con immagini, texture e colori, mantenendo intatte le certificazioni di sicurezza. Un’evoluzione estetica e funzionale per ogni ambiente

Patrizia Spada

Il concetto di porta per Ninz è cambiato: da semplice elemento tecnico a protagonista dello spazio architettonico. Sempre più progettisti e clienti cercano soluzioni che coniughino funzionalità e identità visiva, rendendo anche le porte tagliafuoco parte integrante del design. Con NDD – Ninz Digital Decor, Ninz spa ha sviluppato una tecnologia di decorazione digitale ad alta definizione, trasformando la porta in un complemento d’arredo che racconta storie e si integra armoniosamente nell’ambiente.

UNA TECNOLOGIA CHE LIBERA LA CREATIVITÀ

La stampa diretta Uv su superfici metalliche garantisce alta resa cromatica, resistenza e durabilità. Il cliente può scegliere tra immagini proprie o otto collezioni tematiche:

• Legno: essenze naturali come rovere e larice

• Pietra: marmi e graniti per un look sofisticato

• Artline: opere d’arte impresse sulla porta

• Fantasy: pattern creativi e geometrie dinamiche

• Simboli: iconografie funzionali ed evocative

• Fotografie: scatti e soggetti realistici

• Finimenti: finiture e decorazioni consolidate

• Publicity: immagini che raccontano il contesto.

LA VERA INNOVAZIONE

Ogni cliente può creare un pezzo unico, personalizzando la porta con un file grafico originale, per un’integrazione perfetta con il progetto architettonico.

SICUREZZA E PERFORMANCE

Oltre all’aspetto estetico, NDD garantisce le certificazioni antincendio senza alterare le prestazioni tecniche

delle porte Ninz. La verniciatura Uv offre: resistenza alla luce e agli agenti atmosferici, durabilità in ambienti interni ed esterni e mantenimento delle certificazioni di sicurezza Rei.

UN NUOVO MODO

DI COMUNICARE CON LO SPAZIO

La personalizzazione di NDD si adatta a ogni contesto: in hotel, per coerenza visiva tra porta e ambiente, in negozi, per un impatto narrativo ed estetico, nelle scuole e negli ospedali, per migliorare orientamento e comfort.

La porta così non è più solo un elemento tecnico. Diventa un’opportunità creativa, capace di dialogare con lo spazio e arricchire l’esperienza visiva.

La porta in legno

Il futuro dell’antincendio REVAMPING COMPARTI REI CON SISTEMI FLESSIBILI

L’azienda fornisce soluzioni antincendio certificate ce, tra cui tende tagliafuoco EI120, impianti a nebulizzazione ed evacuatori Enfc. Offre un servizio chiavi in mano con progettazione, installazione e manutenzione, come nel caso del centro commerciale Rondinelle nel bresciano

Fondata sulla visione dell’ing. Luca Camedda e con la sinergia di importanti realtà specializzate nel settore dell’antincendio e dell’antiesplosione, Siguria srl si distingue da oltre un decennio come riferimento nazionale nella protezione attiva e passiva contro gli incendi. Con sede a Torino e una presenza consolidata su tutto il territorio italiano, l’azienda offre soluzioni certificate e su misura, con uno sguardo sempre orientato all’innovazione e all’affidabilità. Siguria non vende semplicemente prodotti, ma progetta sicurezza. L’azienda si rivolge a progettisti, property manager, general contractor e aziende che cercano partner affidabili per ogni fase del processo antincendio. Il valore aggiunto risiede nella formula chiavi in mano, che comprende: progettazione tecnica interna, gestione del cantiere, installazione a regola d’arte, documentazione completa per le verifiche dei Vigili del Fuoco fino alla manutenzione post-intervento tramite una rete nazionale di partner qualificati.

COLLABORAZIONI INTERNAZIONALI

Dal 2016, Siguria è distributore esclusivo per l’Italia dei prodotti Bach, società portoghese leader nella produzione di tende tagliafuoco e tagliafumo. Questa partnership rafforza l’impegno dell’azienda nella diffusione di soluzioni antincendio avanzate, progettate e implementate secondo standard europei.

CASO

STUDIO | CENTRO COMMERCIALE RONDINELLE

Uno degli interventi più significativi di Siguria si è svolto all’interno del centro commerciale Rondinelle a Roncadelle (Brescia), dove sono stati sostituiti 6 portoni tagliafuoco con tende tagliafuoco EI120. Il problema iniziale? I portoni scorrevoli esistenti non potevano essere manutenuti a causa della loro posizione tra pareti adiacenti ai negozi. La soluzione firmata Siguria ha previsto: la progettazione e installazione di strutture metalliche di supporto, il rivestimento

Tende tagliafumo fisse per la creazione di compartimenti a soffitto all'interno di un grande garage pubblico
Tende tagliafuoco EI120 ad umido per la compartimentazione del magazzino meccanizzato di un importante stabilimento

LA VISIONE DI LUCA CAMEDDA | FONDATORE DI SIGURIA

"Quando in un centro commerciale non è possibile sostituire un portone tagliafuoco, interveniamo con una soluzione altrettanto efficace e più flessibile: le nostre tende tagliafuoco. È esattamente ciò che abbiamo realizzato per il centro commerciale Rondinelle, dimostrando ancora una volta la nostra capacità di adattarci con rapidità ed eccellenza alle esigenze del cliente. La nostra expertise nasce nel 2009 e prende piena forma nel 2016 con la nascita di Siguria, oggi rivenditore esclusivo in Italia delle tende tagliafuoco firmate Bach, azienda portoghese sinonimo di qualità. Negli ultimi due anni abbiamo superato con continuità i due milioni di euro di fatturato, consolidando la nostra presenza su tutto il territorio nazionale con una rete commerciale strutturata e composta da sei agenti specializzati. I nostri interlocutori privilegiati? Progettisti, property manager e imprese di costruzione che cercano

SOLUZIONI ANTINCENDIO

AD ALTE PRESTAZIONI

Il catalogo prodotti di Siguria include:

• tende tagliafuoco e tagliafumo

• impianti di spegnimento ad acqua nebulizzata (alta e bassa pressione)

• sistemi di rivelazione incendio

• evacuatori naturali di fumo e calore (enfc) Tutti i prodotti sono conformi alle normative vigenti e certificati ce, a garanzia di sicurezza, qualità e durata nel tempo.

in calcio silicato, la connessione dell’intero sistema al loop antincendio esistente, il collaudo finale e il rilascio completo della documentazione necessaria. Si è trattato di un intervento che ha unito efficienza tecnica e rispetto normativo, migliorando la sicurezza e la funzionalità dell’infrastruttura (per approfondire visita: www.siguria.it)

in noi non solo un fornitore, ma un vero partner tecnico. Siamo consapevoli delle sfide attuali, come la carenza di maestranze qualificate a fronte di una domanda crescente. Tuttavia, è proprio in questo contesto che Siguria si distingue: in un mercato verticale e ad alta specializzazione, la fidelizzazione del cliente si costruisce con competenza, affidabilità e visione. Il nostro valore aggiunto è duplice: consulenza tecnica specializzata e posa a regola d’arte. Ogni nostro intervento coniuga sicurezza antincendio e qualità architettonica, garantendo finiture eccellenti grazie alle verniciature interne di Bach e una difettosità praticamente nulla. Il futuro ci chiama. Il mercato delle tende antincendio è vasto e ancora largamente inesplorato. Noi siamo pronti a guidarne la scoperta, a intercettare bisogni latenti e a offrire soluzioni d’avanguardia con passione, know-how e una visione ambiziosa".

Alcuni dettagli applicativi dell’intervento svolto da Siguria all’interno del centro commerciale Rondinelle a Roncadelle (Brescia), dove sono stati sostituiti 6 portoni tagliafuoco con tende tagliafuoco EI120. La tenda è in tessuto in fibra di vetro con rivestimento intumescente, cucito con filo di acciaio e fissato a un rullo in acciaio di 89 mm di diametro. Cassonetti e guide laterali in acciaio zincato hanno diverse dimensioni in base alle esigenze di ciascun progetto

Correzione e isolamento acustico

Prestazioni acustiche PRINCIPI, TECNOLOGIE E NORME CONSOLIDATE

Il comfort abitativo dipende anche dall’isolamento acustico, elemento chiave per la qualità della vita negli edifici. Tecniche costruttive, normativa vigente e materiali innovativi come pareti stratificate e materassini anticalpestio migliorano il benessere e la protezione dai rumori esterni e interni

Matteo Cazzaniga

PERABBONATI

SOLOPER

PERABBONATI

Il comfort acustico CHE INCONTRA I MATERIALI BIO BASED

Isolmant sostiene il comfort

acustico sostenibile con il protocollo

Green Planet e materiali Fossil

Free. In occasione della Giornata

Mondiale dell’Ambiente, l’azienda

ha lanciato un’iniziativa speciale per promuovere prodotti innovativi a base biologica, per un’edilizia più ecologica e performante

IL COMMENTO

di Eugenio Canni Ferrari, Ceo di Tecnasfalti

Vogliamo sottolineare quanto sia importante che ognuno di noi si faccia carico di azioni concrete per contribuire alla salute del nostro pianeta. La sostenibilità richiede l’investimento di molte energie. Attraverso la Ricerca & Sviluppo abbiamo dato vita a materiali bio based che hanno le stesse identiche caratteristiche tecniche e prestazionali dei prodotti tradizionali, ma è chiaro che siano più costosi, e lo saranno fino a quando non saranno veramente diffusi nel mercato. Con questa iniziativa ci facciamo carico per un mese di questo costo, perché il nostro impegno verso la sostenibilità sia ancora più concreto.

Nel settore edilizio, la ricerca di soluzioni più sostenibili è sempre più centrale. Secondo Precedence Research, il green building supererà 1.000 miliardi di dollari di ricavi globali entro il 2034, mentre il World Green Building Council prevede la riduzione del 40% delle emissioni di carbonio entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050. Materiali e tecnologie innovative giocano un ruolo fondamentale in questa transizione, anche per garantire comfort acustico senza impatti negativi sull’ambiente. L'impegno di Tecnasfalti si è concretizzato nell'ormai decennale protocollo Isolmant Green Planet, un codice interno che influisce sulla sostenibilità dei prodotti e dei processi. Tra le certificazioni ottenute figurano: ReMade in Italy, che garantisce l’uso di materiali riciclati, Air Comfort Gold by Eurofin, per basse emissioni Voc e Blue Angel, ecolabel tedesca

Rebecca Alberti

che attesta elevati standard di sostenibilità. L’azienda ha introdotto una schiuma di polietilene reticolata a base biologica, certificata Iscc Plus, contribuendo alla bioeconomia del settore edilizio con materiali alternativi alle tradizionali fonti fossili.

UN MESE PER LA SOSTENIBILITÀ

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il 5 giugno, Isolmant ha avviato un’iniziativa speciale su due prodotti di punta:

1. Isolmant Underspecial Classic, per isolamento acustico sottomassetto

2. Isolmant IsolGypsum Special, per partizioni verticali a basso spessore.

Dal 5 giugno al 5 luglio 2025, questi prodotti sono stati forniti nella versione Fossil Free, sostituendo i tradizionali materiali a base fossile. Un'occasione per testare queste nuove tecnologie, presenti in gamma già da qualche anno, e ridurre fattivamente l'impatto ambientale, garantendo al contempo eccellenti performance acustiche. Tutti gli sforzi Isolmant sono concentrati nell’obiettivo di continuare a coniugare innovazione, performance e responsabilità ambientale, contribuendo a un futuro edilizio più sostenibile e consapevole, come dice bene Eugenio Canni Ferrari, Ceo Tecnasfalti.

I PRINCIPI DEL PROGETTO GREEN GENERATION

• Ricerca continua sulle materie prime: utilizzo di materie prime all’avanguardia e alternative a fonti fossili.

• Ottimizzazione della catena di approvvigionamento delle materie prime: salvaguardia del suolo, utilizzo di fonti rinnovabili, recupero di materia prima senza opere di deforestazione e non in competizione con le colture alimentari.

• Catena logistica sostenibile: approvvigionamento locale, certificazione delle materie prime, dei processi e dei prodotti.

• Diminuzione delle emissioni nocive: riduzione di CO2 e di consumi di energie non rinnovabili.

Origine delle materie prime

Il polietilene Isolmant Serie R Fossil Free, è realizzato grazie all’utilizzo di residui di lavorazione di altre filiere produttive che altrimenti andrebbero smaltiti senza ricreare valore. Attraverso l’ottimizzazione di altri processi produttivi è quindi possibile recuperare scarti altrimenti inutili che si trasformano in materiali preziosi senza la necessità di avvalersi di opere di deforestazione e senza utilizzare prodotti destinati all’industria alimentare. Questi residui di lavorazione vengono successivamente sottoposti a un normale processo di polimerizzazione per arrivare alla produzione di un materiale plastico “naturale”, ovvero derivato da materie prime rinnovabili di origine non fossile.

IsolGypsum Special Super Geen
Isolmant Underspecial Classic Fossil Free

Porte insonorizzate PER CONTROLLO E RIDUZIONE DEL RUMORE

Il comfort acustico in casa e negli hotel dipende anche dalle porte. Le soluzioni insonorizzate Eclisse, sia scorrevoli che a battente, riducono i rumori fino a 38 dB. Con guarnizioni, paraspifferi e pannelli fonoisolanti, garantiscono un ambiente tranquillo, elegante e tecnicamente performante

Chi desidera creare un ambiente tranquillo e privo di disturbi, oltre a isolare acusticamente pareti e soffitti, deve necessariamente tener conto dell’elemento porta. Le porte acustiche sono progettate specificatamente per questo scopo, ovvero attenuare i rumori e le onde sonore tra le stanze, rendendole ideali per applicazioni residenziali e commerciali. Nell’ambito delle strutture ricettive, come gli alberghi, l’isolamento acustico delle camere è cruciale per assicurare un migliore comfort degli ospiti. Anche in casa però, una porta acustica può aiutare a limitare i rumori provenienti, per esempio, da una stanza dedicata alla musica e allo svago verso un’altra dedicata invece allo studio e alla concentrazione. Eclisse offre nuove soluzioni per porte insonorizzate adatte a soddisfare diverse esigenze di stile, sia per porte scorrevoli che a battente che comprendono un kit completo di componenti in grado di garantire elevate performance di abbattimento acustico.

KIT PER PORTE A SCOMPARSA CON STIPITI

Compatibile con i controtelai Eclisse Unico, Eclisse

Rebecca Alberti

Luce, Eclisse Ewoluto, consente un abbattimento acustico pari a 38 dB e comprende:

• un pannello porta fonoisolante sp. 40 mm (finiture disponibili: noce tanganika semilavorato o laccato Ral a richiesta);

• stipiti e coprifili con lavorazioni specifiche;

• due coppie di magneti che tengono la porta in chiusura;

• guarnizioni e dossi da applicare in fase di posa; sono disponibili in bianco e nero;

• paraspifferi dedicati che si attivano all’aprirsi e chiudersi della porta.

KIT PER PORTE SCORREVOLI ACUSTICHE

SENZA STIPITI

Compatibile con i controtelai Eclisse Syntesis Line, Eclisse Syntesis Luce, consente un abbattimento acustico pari a 34 dB e comprende:

• un pannello porta fonoisolante sp. 40 mm fornito di serie con le lavorazioni necessarie per l’applicazione degli accessori (finiture disponibili: grezzo con primer o laccato opaco colori Ral);

• guarnizioni acustiche che sigillano superiormente e verticalmente la porta, disponibili in bianco e in nero;

• paraspifferi dedicati che sono inseriti nelle fresate del pannello porta e sono regolabili in discesa, in salita e in inclinazione, per una pressione omogenea su tutta la lunghezza: si alzano e si abbassano ad ogni apertura e chiusura della porta.

KIT PER PORTE BATTENTI FILOMURO

ACUSTICHE

Compatibile con i telai Eclisse Syntesis Line battente, consente un abbattimento acustico pari a 33 dB e comprende:

• un pannello porta fonoisolante sp. 45 mm (finiture disponibili: grezzo con primer o laccato opaco colori Ral);

• guarnizioni acustiche da applicare in fase di posa;

• paraspiffero inserito nella fresata inferiore del pannello porta: si alza e si abbassa ad ogni apertura e chiusura della porta battente.

Le porte insonorizzate Eclisse comprendono un kit completo di componenti in grado di garantire significative performance di abbattimento acustico

Gas Radon

L'IMPERMEABILIZZAZIONE

DI STRUTTURE INTERRATE

Nel quartiere Casoretto di Milano, un nuovo complesso residenziale affronta sfide geotecniche e ambientali con soluzioni avanzate. Il progetto integra sistemi di impermeabilizzazione e gestione del gas radon, garantendo sicurezza e durabilità.

Tecnologie innovative come Amphibia 3000 Grip ottimizzano la protezione delle strutture

Ci troviamo nel quartiere Casoretto di Milano, un vivace quartiere a nord di Piazzale Loreto, delimitato dal Naviglio della Martesana, la Stazione Centrale e via Leoncavallo. Nato ufficialmente due anni fa, ha vissuto un’importante riqualificazione, diventando un polo culturale e residenziale in crescita. In questa zona è sorto un nuovo complesso residenziale nell’ambito di un intervento di demolizione di un edificio esistente ed edificazione a nuovo. La struttura comprende un condominio sovrastante, con autorimessa e vani tecnici distribuiti su un piano interrato. La realizzazione ha comportato sfide geotecniche e strutturali che hanno richiesto soluzioni avanzate in termini di impermeabilizzazione e gestione della protezione dal gas radon, così come sancito dall’attuale quadro normativo della Regione Lombardia.

DEPRESSURIZZAZIONE

DEL TERRENO DAL GAS RADON

Ing. Carlo Pesta

Informatore tecnico Volteco

Il gas radon, essendo un elemento naturale presente nel sottosuolo, rappresenta un rischio significativo

Impermeabilizzazione della trave di coronamento della berlinese e sigillatura delle teste dei micropali mediante posa di fazzoletto integrativo di Amphibia 3000 grip

per gli ambienti interrati, poiché può accumularsi negli spazi chiusi e raggiungere concentrazioni dannose per la salute. La sua presenza è particolarmente critica nelle strutture con piani interrati, in alcuni contesti la sua concentrazione negli ambienti indoor può essere rilevante già a quota campagna, realizzare volumi interrati può acuire di molto la problematica in quanto realizzare un vuoto nel terreno può creare una zona di forte depressione che attira naturalmente maggiori quantità di gas. Per la sua gestione, è stato implementato un sistema di depressurizzazione passiva del terreno seguendo le direttive della lr 12678 mediante:

• rete di tubi microforati con distribuzione a doppio anello, posizionata nel terreno a quota sotto magrone di fondazione dell’autorimessa, un anello attiguo al perimetro in prossimità della berlinese di micropali e un anello più interno in prossimità della fossa ascensore; punti di evacuazione verticali che veicolano, mediante tubazioni a tenuta stagna, il gas captato dal sistema di depressurizzazione dall’area della fossa ascensore fino alla copertura dell’edificio, dove viene smaltito in atmosfera.

TRATTAMENTO DELLA TRAVE

DI CORONAMENTO

CON INTERFERENZE STRUTTURALI

Per aderire alle specifiche esigenze progettuali e di cantiere, al fine di evitare qualunque fenomeno di by-pass ai sistemi di impermeabilizzazione, la richiesta è stata di collegare le impermeabilizzazioni di interrato con quelle di copertura evitando interferenze nel nodo strutturale solaio di copertura/ trave di coronamento. Per tale motivo, si è optato nel trattare la trave di coronamento in pre-getto gestendo l’interferenza dell’attraversamento dei micropali della berlinese. In questo modo si è potuto generare il collegamento con le impermeabilizzazioni di copertura sul perimetro esterno evitando interferenze con la struttura.

LE SOLUZIONI VOLTECO

Per consentire il passaggio dei micropali attraverso la trave di coronamento, evitando interferenze con il sistema di impermeabilizzazione, è stata adottata una soluzione specifica:

• sigillatura individuale dei micropali: ogni micropalo è stato sigillato mediante l’utilizzo di Akti-vo 201 e Wt 102 applicati sulla circonferenza esterna alla base sul punto di attraversamento del manto impermeabile;

• svuotamento della testa per 5 cm sigillatura sul

perimetro interno del micropalo con Akti-vo 201 e riempimento con Bi Mortar Levelling Seal, garantendo la continuità dell’impermeabilizzazione.

Per garantire una protezione efficace dall’acqua in pressione, è stata impiegata la membrana idroreattiva Amphibia 3000 Grip, una soluzione avanzata che assicura un’impermeabilizzazione attiva e duratura. L’intervento ha previsto l’applicazione della membrana nei seguenti elementi strutturali:

• fondazione: Amphibia 3000 Grip è stata utilizzata per la platea di fondazione, garantendo una completa barriera contro l’acqua e impedendo la migrazione dell’umidità dal sottosuolo;

• pareti contro opera provvisionale: Amphibia 3000 Grip, caratterizzata da un’elevata aderenza al supporto, offre una protezione continua contro infiltrazioni d’acqua e umidità, riducendo il rischio di degrado nel tempo.

Completamento della sigillatura delle teste dei micropali della berlinese mediante l’utilizzo di cordone bentonitico W t 102 e Akti-vo 201

Sigillatura delle tubazioni per il passaggio degli impianti mediante

l’utilizzo di cordone bentonitico W t 102 e Akti-vo 201

Posa di Amphibia 3000 grip pre-getto sotto platea e contro le opere provvisionali

TECNOLOGIA E PRESTAZIONI

La membrana Amphibia 3000 Grip si distingue per la sua capacità di autoreazione in presenza d’acqua, formando un sigillo ermetico che impedisce l’ingresso dell’acqua e dell’umidità. Inoltre:

• si auto-sigilla in caso di perforazioni accidentali, garantendo continuità nella protezione;

• resiste a variazioni idrostatiche, adattandosi alle

condizioni del terreno senza perdere efficacia; • offre una soluzione completa e continua, eliminando il rischio di discontinuità tra giunti e raccordi.

L’utilizzo di questa tecnologia ha permesso di realizzare un sistema impermeabile affidabile, fondamentale per la protezione degli ambienti interrati e per la durabilità dell’intero edificio.

ESECUZIONE E RISULTATI DELL’INTERVENTO

L’intervento è stato eseguito da Iride srl, applicatore specializzato nel settore delle impermeabilizzazioni. Le lavorazioni hanno richiesto alta precisione, in particolare per il trattamento dei micropali e la posa delle membrane, con verifica costante della qualità e della tenuta. L’integrazione tra progettazione strutturale, sistemi di impermeabilizzazione avanzati e soluzioni per la gestione del gas radon ha permesso di realizzare un’opera conforme agli standard di sicurezza e durabilità richiesti per edifici residenziali con piani interrati. Il caso del quartiere Casoretto rappresenta un esempio di applicazione di tecniche innovative per la protezione e la salubrità delle strutture interrate.

Primi a creare LA CASSETTA A INCASSO E LA SUA EVOLUZIONE

Sara Tronic è la prima cassetta W c eco-compatibile e programmabile via app, ideale per hotel, scuole e residenze. Funziona a impulso elettrico e permette di regolare distanza e litri di scarico per un uso personalizzato e sostenibile. Conforme alla normativa D nsh , garantisce risparmio idrico ed efficienza

La prima cassetta eco-compatibile e programmabile da smartphone è Sara Tronic, specializzata nei servizi a uso collettivo di alberghi, scuole e altri luoghi residenziali. È a impulso elettrico, quindi senza necessità di contatto diretto. Ma soprattutto, si programma secondo le esigenze specifiche dell’utente tramite l’apposita app. Programmare la cassetta è facile e veloce. Innanzitutto, si imposta la distanza a cui entra in azione il rilevatore a infrarossi che aziona lo scarico, da 0,50 a 1,50 metri. Poi si programma la quantità di litri da scaricare, scegliendo tra uno scarico completo da 9 litri, lo scarico da 6 litri che garantisce un forte risparmio idrico e lo scarico da 4 litri per wc specifici in formato ridotto. Distanza e litri di scarico vengono impostati in base alle esigenze del bagno e degli utenti e possono essere variati in un attimo quando le esigenze cambiano. L’accessibilità, che dev’essere garantita e agevolata in ogni modo; il consumo dell’acqua, che deve essere razionalizzato anche per ridurre i costi molto elevati, senza però scalfire un’esigenza primaria, ovvero la massima igiene; la resistenza all’uso intensivo e stressante; infine, ma non ultimo, occorre essere in regola con le normative europee relative alla sostenibilità.

La nuova generazione Tronic a corpo ridotto, 6-4 litri, interpreta un’esigenza che è sia ecologica che economica ed è conforme alla normativa Dnsh. È disponibile anche sui sistemi Rapido e Modulo con cassetta pre-montata, che velocizzano l’installazione del wc sospeso in ogni contesto.

La placca Sara Tronic eco-compatibile e programmabile da smartphone

Rebecca Alberti

Una storia di leadership NEL SETTORE DELLE RETI METALLICHE

Dal 1961, il Gruppo Cavatorta guida il settore delle reti metalliche con qualità, sicurezza e sostenibilità. Con sei stabilimenti e una presenza internazionale, mantiene salde le radici nel Made in Italy, puntando su processi produttivi eco-friendly e certificati Green Touch

Fondato nel 1961, il Gruppo Cavatorta si è affermato come un punto di riferimento nel settore delle reti per recinzioni e della lavorazione dei metalli. Nata a Calestano (Parma), l’azienda ha ampliato progressivamente la propria gamma di prodotti, includendo reti elettrosaldate, zincate e plastificate, oltre a chiodi di alta qualità. Negli anni ‘70, la crescita produttiva ha portato alla costruzione di un nuovo stabilimento in provincia di Teramo, dando il via a una fase di espansione su scala nazionale. Negli anni

Rebecca Alberti
Uffici Cepim Fontevivo (Parma)

Decoplax Evoluzione, la recinzione in rotolo dall’iconografico design

‘80, Cavatorta ha consolidato la sua leadership nel mercato delle recinzioni, diventando un marchio riconosciuto a livello internazionale, con sei stabilimenti produttivi e una rete di centri logistici in punti strategici.

Grazie alla presenza in Francia, Inghilterra e Portogallo, il Gruppo è riuscito a rispondere con efficacia anche alle esigenze europee, mentre negli Stati Uniti ha aperto un deposito a Whitinsville, Massachusetts, per servire il mercato nordamericano.

MADE IN ITALY: UN IMPEGNO COSTANTE

Nonostante la dimensione internazionale, il Gruppo Cavatorta ha mantenuto la produzione in Italia, contrastando le spinte alla delocalizzazione per garantire la massima qualità. Questa scelta strategica permette di salvaguardare gli standard di produzione, rispettare le normative europee Uni-En e offrire soluzioni tecnologicamente avanzate, tutelando così clienti e partner commerciali.

QUALITÀ PER LA SOSTENIBILITÀ

La qualità Cavatorta nasce da un attento processo di selezione delle materie prime e da un approccio rigoroso alle norme di sicurezza e rispetto ambientale. Ogni prodotto è realizzato seguendo i più severi standard Uni-En, garantendo durata e resistenza. I processi e i prodotti Cavatorta sono contraddistinti dal marchio Green Touch, sinonimo di sicurezza per l’ambiente e le persone. la trafilatura ecosostenibile ( Esd) è un’innovazione sviluppata negli stabilimenti abruzzesi per ridurre l’impatto ambientale e Galvaplax Process è una tecnologia avanzata per la plastificazione, che utilizza un Pvc eco-friendly, atossico e autoestinguente.

VERSO IL FUTURO CON RESPONSABILITÀ

L’impegno di Cavatorta non si limita alla produzione, ma si estende alla responsabilità sociale e ambientale, integrando metodi sempre più sostenibili. Il rispetto delle risorse, la sicurezza del personale e l’attenzione ai dettagli sono valori che guidano l’azienda, rendendola un esempio di eccellenza industriale. Il futuro del Gruppo Cavatorta è segnato dall’innovazione, dalla qualità e dal rispetto dell’ambiente. Si tratta di un marchio che continua a crescere, mantenendo salde le radici nel Made in Italy, e che si proietta verso nuove sfide globali.

I PROGETTI LIFE

Il Gruppo Cavatorta ha sempre puntato alla riduzione dell’impatto ambientale nei processi produttivi. Grazie al supporto della Commissione Europea, cinque progetti Life hanno introdotto innovazioni per migliorare l’efficienza e la sostenibilità nella lavorazione delle vergelle metalliche.

• esD – Eco Sustainable Drawing ha rivoluzionato la trafilatura con descagliatura a secco e trafilatura lubrificata, riducendo l’uso di acidi.

• Ultra Crash Treatment ha sostituito il decapaggio con micropallinatura ceramica e spruzzatura di zinco a freddo, garantendo una pulizia efficace e sicura.

• MDpAtc ha introdotto il trattamento al plasma e una zincatura innovativa con Zn-Al-Mg, migliorando la qualità e riducendo i consumi energetici.

• LifenAture ha promosso il riciclo di alluminio e titanio, sviluppando rivestimenti più resistenti per ambienti estremi.

• Life M&M ha perfezionato la protezione del filo metallico con leghe riciclate e termospruzzatura controllata, riducendo costi e impatti ambientali. Questi progetti dimostrano come l’innovazione tecnologica possa trasformare il settore metallurgico, garantendo qualità, sicurezza e rispetto per l’ambiente.

Produzione, Mosciano S. Angelo (Terni)

Innovazione e qualità PER L’EDILIZIA ESTERNA

E PER I PROFESSIONISTI

L’azienda rafforza la sua presenza nel settore dell’edilizia esterna con soluzioni certificate e performanti. Dai Sistemi a Cappotto Boerotherm al rilancio di B.BetonHP, investe su qualità e innovazione per rispondere alle esigenze dei professionisti con prodotti all’avanguardia

Boero, il colore italiano dal 1831, è un punto di riferimento per il mondo del design, dell’architettura e dell’edilizia in tema di colore, cicli vernicianti ed efficienza energetica dell’involucro edilizio. L’azienda continua a investire per rafforzare la propria presenza nel mercato degli esterni, con un’offerta riconfigurata: soluzioni sempre più performanti, certificate e pensate per rispondere alle esigenze dei professionisti, con un posizionamento tecnico e qualificato.

SISTEMI A CAPPOTTO

SOLUZIONI CERTIFICATE PER L’INVOLUCRO

La crescita del marchio nel comparto degli esterni prevede un potenziamento dell’offerta di soluzioni professionali certificate, con un focus particolare sui Sistemi a Cappotto

Rebecca Alberti

o Etics (External Thermal Insulation Composite System) Boerotherm, certificati Eta, conformi ai più elevati standard di efficienza energetica e dotati di marcatura Ce. L’attenzione alla qualità e all’innovazione in questo ambito ha portato Boero ad essere socio e partner di importanti realtà del settore, come il progetto associativo Cortexa – Eccellenza nel Sistema a Cappotto e Agenzia per l’Energia Alto Adige - CasaClima. A oggi, gran parte delle soluzioni Boero per esterni, incluso il sistema Boerotherm, è già dotata di certificazione Epd, mentre le restanti sono attualmente in fase avanzata di certificazione, a conferma dell’impegno costante dell'azienda verso la piena conformità ai requisiti Cam e agli standard ambientali più evoluti. L’ottenimento delle certificazioni consente a Boero di rispondere a una domanda sempre più qualificata e, al contempo, di rafforzare la propria competitività negli appalti pubblici e di grandi opere, fornendo soluzioni in linea con i capitolati previsti per le nuove costruzioni.

B.BETONHP

Nell’ambito della più ampia riconfigurazione dell’offerta per esterni, Boero rilancia quest’anno B.Beton, che evolve in B.BetonHP. Si tratta di un rivestimento murale acrilico antialga ad elevata stabilità cromatica, in grado di mantenere nel tempo la sua intensità e profondità. La Tecnologia Mbi (Microbiocida Incapsulato), presente in B.BetonHP, impiega microbiocidi incapsulati capaci di resistere agli agenti atmosferici e garantisce: protezione duratura ed efficace del film; mantenimento del colore inalterato sulle superfici in esterno anche a distanza di molti anni, grazie all’elevata resistenza alla luce unita alla stabilità del colore e alla bassa presa di sporco; infine, riduzione dei costi di manutenzione, dovuti al deterioramento. Il tempo aperto prolungato consente lavorazioni su metrature più ampie e una miglior applicabilità anche in fase di rifinitura, rispetto agli standard di mercato. La distribuzione del prodotto è uniforme e regolare, si stende

Novità del 2025 è la mazzetta colori 1831 e S terni – Il colore italiano

senza creare zone di accumuli o superfici non adeguatamente coperte.

B.BetonHP è conforme alle norme Uni En 1504, Uni En 1062-6, Din 4108-3, Uni En 15457 e Uni En 15458 e alle certificazioni Cam ed Epd. La formula di B.BetonHP, a base di polimeri acrilici in emulsione con plastoriti micronizzate, consente resistenze superiori agli agenti atmosferici ed agli alcali, buona permeabilità al vapore acqueo e basso assorbimento d’acqua. Possiede, inoltre, un’elevata resistenza alla diffusione della CO₂, che lo rende un ottimo protettivo anticarbonatazione, contribuendo a proteggere dalla corrosione e conservare le armature interne delle strutture in cemento armato.

1831 ESTERNI - IL COLORE ITALIANO

Un'ltra novità del 2025 è la mazzetta colori 1831 Esterni – Il colore italiano: 410 colori proprietari, di cui 85 desaturati, tratti dalle aree cromatiche dei grigi e dei neutri, che incontrano le esigenze dell’edilizia contemporanea e 325 colori cromatici, che esprimono un’ampia selezione di gialli, aranci e rossi, tipici dell’architettura italiana e mediterranea, senza dimenticare blu e verdi, per una proposta cromatica completa. Fondamentale per il suo sviluppo è stata l’esperienza maturata negli anni da Boero nella realizzazione di oltre 80 Piani del Colore su tutto il territorio italiano. Ogni colore di 1831 Esterni - Il colore italiano è formulato con pigmenti altamente resistenti alla luce e agli agenti atmosferici, per la massima stabilità nel tempo e per la riduzione del fenomeno del metamerismo. Con la sua offerta di soluzioni complete e certificate per interni ed esterni, Boero offre ai professionisti della filiera dell’edilizia strumenti efficaci per rispondere alle sfide presenti e future del settore.

B.BetonHP è un rivestimento murale acrilico antialga ad elevata stabilità cromatica, in grado di mantenere nel tempo la sua intensità e profondità

Il Sistema a Cappotto Boerotherm è certificato e ta ed è conforme ai più elevati standard di efficienza energetica

Formazione E ASSISTENZA ALLA POSA

Il gruppo punta sulla sempre maggiore attività di supporto tecnico sia in aula che in cantiere per un’applicazione a regola d’arte del suo sistema Isotec, con un team dedicato e corsi per gli operatori

Bata nel 1962, Brianza Plastica ha sviluppato negli anni i suoi prodotti seguendo alti standard qualitativi e una innovazione tecnologica costante, diventando una delle aziende protagoniste del mercato edilizio e tra i maggiori player a livello globale nel settore dei laminati in vetroresina. Con il Sistema Isotec, lanciato oltre 40 anni fa, Brianza Plastica ha aggiunto alla sua offerta una proposta all’avanguardia per la coibentazione e ventilazione di tutto l’involucro, ideale sia per ristrutturazioni che per nuove realizzazioni. Alla proposta commerciale, l’azienda ha affiancato nel tempo anche un ampio programma di formazione e un capillare servizio di assistenza tecnica, sia in fase progettuale che in cantiere, che le ha permesso di rispondere in maniera sempre più diretta alle esigenze di prescrittori e installatori. Ne parliamo con Simone Pruneri, sales manager Insulation Building di Brianza Plastica.

Veronica Monaco
Simone Pruneri, sales manager insulation building di Brianza Plastica

Uno dei punti di forza che ha contraddistinto l’azienda fin dalla nascita è la formazione e l’assistenza tecnica. Come si sono evolute nel tempo?

L’attenzione verso questi due approcci è cresciuta negli anni. Fin dai primi anni del prodotto, l'azienda ha sempre supportato gli operatori del settore con la presenza in cantiere, in modo da favorire la conoscenza della corretta posa del sistema. Nel corso del tempo abbiamo ulteriormente sviluppato rapporti e interazioni con i professionisti e aumentato costantemente le attività di divulgazione tecnica, tramite eventi in presenza, spesso in collaborazione con ordini, collegi e scuole edili sul territorio, affiancando negli ultimi anni anche la formazione online. Questi appuntamenti sono l'occasione per discutere con i professionisti della filiera di argomenti legati all'applicazione del prodotto, alla sua versatilità, mostrando soluzioni di casi concreti.

Chi sono i vostri interlocutori?

In primis ci rivolgiamo ai progettisti, quindi ingegneri, architetti e geometri, che sono sostanzialmente i prescrittori dei capitolati, quindi coloro che devono metabolizzare e comprendere il valore e le peculiarità dei nostri prodotti. Alla base della nostra attività c’è la divulgazione tecnica, a cui si affianca un importante servizio di assistenza in cantiere, ove ci interfacciamo con chi si occupa della posa dei prodotti e dei pacchetti tetto e facciata.

Come è organizzata l’assistenza tecnica?

Abbiamo sia un ufficio tecnico in sede, sia personale sul territorio. Dal punto di vista della progettazione, l’assistenza tecnica è legata all’analisi e ottimizzazione dei quantitativi di materiale, della tipologia e degli spessori adeguati. In questo caso, i progettisti si correlano con il nostro ufficio interno o fanno riferimento ai tecnici che Brianza Plastica mette a disposizione sul territorio,

cercando di fornire una risposta rapida e precisa a ogni richiesta. Per quanto riguarda l’assistenza in cantiere, spieghiamo ai posatori e al capocantiere le modalità di posa del nostro sistema, i suoi vantaggi, come lavorare i materiali, il loro corretto stoccaggio.

Come gestite eventuali problematiche?

Saper divulgare e trasmettere il corretto utilizzo delle nostre soluzioni fa sì che in cantiere non si arrivi a inciampare in problemi, spesso legati al mancato rispetto delle regole applicative. Può capitare che ci sia bisogno di intervenire a fronte di una posa non corretta, di qualche criticità o semplicemente di un dubbio. Brianza Plastica è in grado di rispondere tempestivamente in loco e con persone preparate, per evitare perdite di tempo in cantiere. È un approccio molto apprezzato.

Quante persone conta il vostro ufficio tecnico?

In sede abbiamo tre persone dedicate a questa funzione, e altre quattro persone esterne che svolgono attività tecnicocommerciale; la stessa rete vendita di agenti plurimandatari è formata per offrire assistenza pre e post-vendita ed è supportata dalla sede su argomenti particolari o fuori standard. La figura del funzionario tecnico-commerciale, che abbiamo inserito negli ultimi dieci anni, è più eclettica e tarata su argomenti specifici, in grado comunque di fornire un'assistenza completa. Questa figura è oggi più che mai strategica e necessaria e lo dimostra il fatto che molte società stanno investendo in profili del genere, perché riescono a rappresentare l’azienda sul territorio in maniera competente e diretta, facendo anche attività di divulgazione tecnica.

Queste figure si interfacciano anche con i rivenditori? Assolutamente sì. Il canale delle rivendite per noi è fondamentale. Il fatto di lavorare molto con i progettisti

Pannello Isotec XL

Brianza Plastica

fa sì che siano generati dei capitolati, che poi prendono forma e vengono accettati dalle committenze. Le imprese si rivolgono poi alle rivendite, che a loro volta fanno la loro proposta commerciale. Molte rivendite riconoscono il valore dei nostri prodotti e propongono il nostro sistema in maniera quasi automatica di fronte a determinate scelte tecniche.

Tornando alla formazione, come sono organizzati i vostri corsi?

Il nostro programma si è evoluto nel corso degli anni. Le modalità di divulgazione tecnica e commerciale sono diverse: agli interventi in presenza con i classici seminari tecnici, in partnership con altre aziende o solo come Brianza Plastica, aggiungiamo webinar e attività presso le scuole di posa nelle scuole edili. Questa è una novità che abbiamo portato avanti negli ultimi tre anni. All’interno di queste tipologie di attività, secondo il tipo di interlocutore a cui ci rivolgiamo, cambiano le modalità di divulgazione e il tipo di comunicazione.

Facendo riferimento ai rivenditori, che tipo di iniziative organizzate?

Tendenzialmente realizziamo attività di formazione dei tecnici-commerciali interni alla rivendita. Negli ultimi anni abbiamo evitato attività come gli open day, al fine di promuovere incontri con taglio più formativo, rivolti a coloro che devono proporre le nostre soluzioni alle imprese.

Facendo un bilancio dell’attività di formazione, finora qual è stato il risultato?

I risultati sono diversi a seconda delle attività che proponiamo. Siamo soliti valutare il feedback nelle settimane successive all’evento. Tendenzialmente sono tutti riscontri positivi e spesso siamo ricontattati attraverso diversi canali: mail, social o telefonicamente in azienda.

Per prodotti a elevato contenuto tecnico come i vostri, le imitazioni sono una minaccia?

L’imitazione di un competitor rappresenta giocoforza una minaccia ai risultati economici. Tuttavia, si tratta di una divulgazione aggiuntiva rispetto a una determinata tipologia di prodotti-soluzioni: più se ne parla, meglio è. Ciò che manca, invece, è la parte formativa. L’attività di Brianza Plastica di sviluppare interesse, in particolare nei progettisti, aumenta le possibilità di essere scelti in capitolato. Siccome parliamo di soluzioni innovative e altamente performanti, credo che ci sia lavoro fondamentalmente per tutti. Chiaramente è una battaglia commerciale, ma fa parte del libero mercato.

Quali sono le differenze del costruire rispetto a una decina di anni fa?

Non ci sono grandi differenze. Dieci anni fa si parlava già di sistemi a secco, strutture a telaio, x-lam, tetti piani. Chiaro che alcune soluzioni si sono evolute più di altre. Sicuramente la prefabbricazione sul nuovo sta prendendo sempre più piede, anche se in Italia il focus del mercato delle costruzioni rimane quello della riqualificazione. Ci sono sempre nuovi prodotti e soluzioni, ma tendenzialmente non vedo grandi novità, e soprattutto nei due anni e mezzo di superbonus si sono consolidate determinate proposte. Esiste, invece, un’importante questione legata alla mancanza di manodopera qualificata. Anche per questo abbiamo deciso di ampliare l’attività di divulgazione tecnica anche alla platea delle scuole edili. Un piccolo passo che si aggiunge all’assistenza quotidiana in cantiere.

E sul fronte della sostenibilità è cambiato qualcosa in questi anni?

Purtroppo, la sostenibilità è un tema che tutti trattano, ma su cui il cliente finale non è così ingaggiato, anche e soprattutto per un motivo di prezzo. Qualche anno fa il mercato aveva iniziato a interessarsi alla bioedilizia e

Momenti di formazione tecnica e di posa

alla bioarchitettura, argomenti molto interessanti, ma legati a un’edilizia di nicchia. Durante il superbonus c’è stata un’inversione di marcia: c’era tanto lavoro e si è tornati ai materiali che si era soliti utilizzare. È ovvio che tutte le aziende produttrici sono tenute a porre attenzione alla sostenibilità, dalla gestione degli imballaggi ai trasporti, dalle modalità di produzione dei materiali alle quantità del contenuto di riciclato, fino a metodi di produzione meno energivori. Tuttavia, l’utente finale non è ancora così interessato a questi argomenti, ma banalmente ricerca la soluzione più performante al minor costo possibile.

Che cosa bisognerebbe fare di più, per aumentare la sensibilità green degli utenti finali?

Sicuramente le direttive, che impongono dall’alto paletti fissi, aiutano a cambiare un po’ rotta. Contano però molto gli esempi: per questo Brianza Plastica pubblica costantemente referenze esemplificative di cantieri che promuovono l’aspetto della sostenibilità. Il nostro focus è rendere gli edifici meno energivori, un aspetto che tocca anche il portafoglio delle persone, diminuendo i costi in bolletta. Essere meno energivori vuol dire essere green, utilizzando prodotti che consentono di produrre meno emissioni. In questo senso, l’azienda organizza anche attività di comunicazione rivolte agli utenti finali.

Il tema della sostenibilità rientra anche nei Cam, obbligatori per i progetti del Pnrr. Siete coinvolti in progetti di questo tipo?

Assolutamente sì. Da sempre forniamo materiali per la realizzazione e la riqualificazione di edifici pubblici. Oggi, con il Pnrr, si lavora molto su scuole, edifici comunali, palestre, strutture ricettive. Sicuramente il Pnrr ha rappresentato una buona sponda in un periodo in cui, scemando il superbonus, il mercato si è un po’ contratto.

Quali sono gli interventi più difficili che si possono affrontare con i vostri prodotti rispetto ad altre soluzioni?

Brianza Plastica propone soluzioni per l’isolamento dell’involucro edilizio, agendo sulla parte esterna. Gli interventi possono essere complessi per vari motivi: la tipologia di materiale di finitura utilizzato, la morfologia dell’edificio, il posizionamento dello stesso. In edilizia può capitare di portare a termine un lavoro molto semplice, come la riqualificazione di un capannone prefabbricato, ma anche di agire in contesti complessi, come sui tetti di edifici storici, dove bisogna avere più di attenzione nella fase di preparazione. I nostri prodotti rispondono alle esigenze più diverse, dal semplice progetto al cantiere più complesso. La trasversalità e la versatilità sono i punti di forza delle nostre soluzioni, adatte alla maggior parte delle casistiche, sempre con risultati eccellenti.

Nel corso degli anni è cambiata la tipologia di prodotti richiesti?

Dal punto di vista degli isolanti, no. Escludendo le nanotecnologie, che riguardano una nicchia di mercato, hanno costi diversi e volumi inferiori, non abbiamo riscontrato novità. Ciò che conta è la capacità di contestualizzare i prodotti all’interno di un progetto: per far questo bisogna conoscere i materiali di finitura, le tipologie strutturali, gli obiettivi a livello di isolamento e di efficientamento energetico richiesti dal progetto. Bisogna essere molto preparati, appunto perché bisogna far capire e trasmettere i plus da noi proposti.

Oltre alla formazione e all’assistenza tecnica, ci sono altri servizi che potete aggiungere alla vostra offerta?

Oltre alla parte commerciale, che fa fronte a richieste di preventivo e prezzi, c’è il servizio tecnico, che si occupa di chiarire aspetti sui singoli progetti, l’assistenza in cantiere, l’attività di divulgazione tecnica attraverso seminari, webinar e altro. Queste sono le attività principali, non è poco.

I pannelli Isotec per la riqualificazione della copertura di una chiesa a Verona e per la facciata del Rugby Sondrio

Aziende & Mercati

Le quattro sfide indicate da Ance: città, clima,

casa e innovazione

Nel cuore di Roma, nell’auditorium di via della Conciliazione, si è tenuta a fine giugno l’assemblea annuale dell’Ance, un appuntamento che quest’anno ha assunto un significato particolarmente simbolico. A fare da filo conduttore, non a caso, lo slogan “Il tempo giusto”: un richiamo potente alla responsabilità collettiva di affrontare con coraggio le trasformazioni del nostro Paese.

La presidente Federica Brancaccio ha tracciato un quadro ampio e ambizioso, toccando i temi più urgenti per lo sviluppo urbano e sociale: rigenerazione urbana, riqualificazione energetica, piano casa e Pnrr. Un’assemblea che non si è limitata a fotografare l’esistente, ma ha voluto spingere lo sguardo in avanti, invocando un cambio di paradigma: non più misure emergenziali, ma politiche strutturali capaci di ridare prospettiva e fiducia al settore delle costruzioni e, più in generale, al futuro delle nostre città.

La presidente ha evidenziato il grande potenziale del Pnrr e il valore dell’approccio strategico europeo, pur ammettendo le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi. Sui temi della rigenerazione urbana, ha lanciato un appello: dopo 76 tentativi falliti, è giunta l’ora di approvare una legge adeguata ai tempi.

Federica Brancaccio ha delineato quattro direttrici fondamentali: rigenerazione urbana, infrastrutture per l’adattamento climatico, rivoluzione digitale e dignità del lavoro con formazione. Sotto il profilo ambientale, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un piano organico per l’adattamento ai cambiamenti climatici, con investimenti mirati sulla gestione dell’acqua e la resilienza territoriale.

Il discorso ha toccato anche il grande potenziale della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale nel settore edilizio: dai bandi di gara alla sicurezza nei cantieri, l’innovazione può generare efficienza e maggiore qualità, ma serve una strategia condivisa tra imprese e pubblica amministrazione.

Gli impegni di Matteo Salvini: 204,6 miliardi di euro d'investimenti

Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha partecipato all’assemblea annuale di Ance e nel suo intervento ha sottolineato le principali linee di intervento del Mit, a presidio dei temi di interesse dell’associazione dei costruttori, a partire dal Codice degli appalti e dalla bozza di revisione del Testo Unico sull’edilizia.

Ha inoltre ribadito l’importanza del settore per la crescita del Paese e confermato il supporto del Governo, anche attraverso i fondi destinati alla rigenerazione urbana nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Il ministro, in particolare, ha evidenziato i 204,6 miliardi di euro di investimenti in corso destinati ai settori ferroviario, stradale e idrico, oltre che per il trasporto pubblico locale, il Piano Casa e gli interventi per le Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026, volti a rafforzare la competitività del sistema Italia.

Per le Ferrovie – ha dichiarato – ci sono investimenti per 81 miliardi:

i cantieri attivi sono 1.200, di cui 700 per nuove opere e 500 di manutenzione programmata. Per le strade la spesa è di 37 miliardi per nuove opere e 4,7 miliardi per manutenzione. I cantieri attivi sono 1.313 di manutenzione e 103 di nuove opere.

“Per la prima volta – ha concluso il ministro – abbiamo messo in piedi un Piano nazionale per la gestione del tema acqua. Sono previsti 12 miliardi di investimenti per 418 progetti, di cui 122 per acquedotti, 137 per opere di adduzione, 66 invasi e 93 derivazioni. Abbiamo già finanziato 950 milioni per le prime 62 opere su tutto il territorio nazionale”.

IL DESTINO DELL’ARCHITETTURA. PERSICO, GIOLLI, PAGANO

Cesare de Seta

Editore Clean Edizioni (Napoli)

Anno di pubblicazione 2024

Pagine 283

ISBN 9788884979346

Prezzo di copertina € 15,00

De Seta, professore emerito alla Federico II di Napoli, dei tre autori, figure centrali della cultura artistica tra le due guerre, ripubblica qui, con i dovuti aggiornamenti, saggi, documenti e immagini già a loro dedicati nel passato, commentando i caratteri di ciascuno.

Di Edoardo Persico, “storiografo in nuce del Movimento Moderno” (Napoli, 1900 – Milano, 1936), il libro riproduce lettere e scritti significativi; la grafica editoriale sulla rivista Casabella; disegni di mobili, documenti e l’epistolario familiare, ceduti e resi pubblicabili dal nipote Giovanni; le testimonianze di intellettuali, artisti e amici, colpiti dalla sua prematura scomparsa.

Di Raffaello Giolli, “critico d’arte e d’architettura” (Alessandria, 1889 – Mauthausen, 1945), ripropone una corposa “nota bibliografica”, composta da un elenco di volumi e saggi pubblicati sulle numerose riviste e quotidiani a cui collaborò.

Di Giuseppe Pagano, “architetto e critico” (Parenzo, 1896 – Mauthausen, 1945) ci sono disegni, dettagli costruttivi e immagini di varie opere concepite da lui o in collaborazione con altri; a Torino: i ponti di Sassi e Balbis (1927) sul Po; i Padiglioni all’Esposizione Internazionale del 1928; case, palazzi, ville e arredi; progetti per la V Triennale di Milano (1933); per la Stazione di Firenze (1939); l’Istituto di Fisica della città universitaria di Roma (1935); a Biella: il Convitto (1936); i Lanifici Rivetti (1939); a Milano: l’Università Bocconi (1941), le proposte “Milano verde” (1938) e “Città orizzontale” (1940). Un capitolo gli è inoltre dedicato riguardo all’attività di fotografo sul tema Città e campagna, di paesaggi urbani e rurali.

LA COSTRUZIONE DEL POTERE. PERCHÉ L’ARCHITETTURA FASCISTA NON ESISTE

Gianni Biondillo

Editore Marsilio (Venezia)

Anno di pubblicazione 2025

Pagine 320

ISBN 9788829791941

Prezzo di copertina € 19,00

Nel libro l’autore, architetto e scrittore, parla di un’architettura “punta di diamante di una stagione edilizia che ha inseguito il cambiamento della società, la crescita demografica, l’inurbamento”.

Narra delle vicende artistiche sotto il fascismo, sia delle opere rispondenti alle aspettative del regime, che di quelle che hanno rappresentato stili e tendenze, più o meno accettate, o respinte dal potere amministrativo e politico del “ventennio”, quando ebbero impulso con esiti controversi anche novità tipologiche: colonie estive, stazioni e uffici postali, città coloniali, monumentalità celebrative, impianti sportivi, case del fascio, città di fondazione, l’E42, l’italianizzazione di Bolzano; ma ottennero spazio anche movimenti d’avanguardia, il Razionalismo, il Novecentismo milanese, i concorsi, le composizioni di Angiolo Mazzoni, la Bocconi.

Affermando che l’architettura “ha tempi lunghi, cambia funzione, segno, significato, viene usata, trasformata, ridefinita”, inizia inquadrando ciascun tema politicamente; poi lo associa agli architetti che ne ottennero incarichi; critica e mette in ridicolo gli eccessi; infine descrive le architetture più significative e, con merito, promuove qualità di architetture meno note e di impronta non smaccatamente fascista.

La scelta letteraria di raccontare l’architettura come cronaca della politica e dell’evoluzione tecnico-artistica della nazione negli anni tra le due guerre, senza alcuna immagine di corredo, non consente al lettore una verifica visiva delle opere descritte, ma ha evidentemente l’obiettivo di rendere appassionante e fluente un argomento di solito ritenuto per soli “addetti ai lavori”.

di Roberto Gamba

GAE AULENTI. LA GAE

A cura di Giovanni Agosti

Editore Electa (Milano)

Anno di pubblicazione 2025

Pagine 880

ISBN 9788892826298

Prezzo di copertina € 105

Il volume nasce dall’esperienza della mostra tenutasi tra il 2024 e il 2025 alla Triennale di Milano. Prevedeva una ricostruzione di alcuni interventi di Gae Aulenti (Palazzolo dello Stella, 1927 – Milano, 2012): tredici situazioni disposte cronologicamente, lungo un’escursione di mezzo secolo, dal 1964 al 2012.

La Aulenti, designer e architetta, ha fatto parte della redazione di Casabella e di Lotus; è stata assistente universitaria a Venezia e a Milano; ha collaborato con Luca Ronconi a Prato al Laboratorio di Progettazione Teatrale; è stata presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera; ha realizzato l’allestimento del Museo nella Gare d’Orsay a Parigi, 1986; l’arredo di Piazzale Cadorna a Milano, 2000; l’Istituto di cultura italiano, a Tokyo, 2005; a Palermo, la trasformazione in polo culturale di Palazzo Branciforte, 2012.

Il volume ha un formato orizzontale, scelto interpretando la propensione dell’autrice a fare riferimento nei suoi progetti al mondo del teatro, alla disposizione dei palcoscenici e delle fotografie degli spettacoli.

Comprende l’introduzione di Agosti, che insegna Storia dell’arte moderna all’Università di Milano e che vi rivela l’amicizia e l’ammirazione verso la Gae; seguono i contributi di Nina Artioli, Nina Bossoli, la bibliografia di Clara Polizzotti, le fotografie di Giovanna Silva.

Le innumerevoli testimonianze, ordinate dal curatore, grazie alla ricca documentazione superstite (diari, carteggi, agende, interviste) resa disponibile dalla figlia Giovanna, scandite negli anni, mettono a fuoco le diverse stagioni creative dell’architetto e rivelano le connessioni tra vita personale e professionale.

L’IMMAGINE STORIOGRAFICA

DELL’ARCHITETTURA

CONTEMPORANEA

DA PLATZ A GIEDION

Maria Luisa Scalvini, Maria Grazia Sandri

Editore Quodlibet (Macerata)

Anno di pubblicazione 2024

Pagine 256

ISBN 9788822923165

Prezzo di copertina € 22,00

Il volume è la ripubblicazione di un testo di Officina Edizioni del 1984, che precedette di poco il trasferimento della Scalvini (1934-2017) dal Politecnico di Milano alla Facoltà di Architettura di Napoli e costituì un notevole supporto di rinnovamento didattico. Trattava la vicenda del moderno, valutava fenomeni, personaggi, contesti (il romanticismo nordico, l’esperienza coloniale della Nuova Delhi, figure come Denys Lasdun o Paul Rudolph, scritti contestatissimi come Complexity and Contradiction in Architecture di Robert Venturi, 1966); invitava a scoprire rari testi di studiosi europei e americani. Si conferma pietra miliare per la comprensione, l’evoluzione critica e interpretativa della storia dell’architettura del XX secolo, per l’importanza metodologica che risiede nelle modalità dell’analisi comparativa e nella disamina delle dinamiche che guidano l’interpretazione critica della storia, presentata in alcuni testi fondamentali. Il nucleo del volume converge nell’analisi di opere di Gustav Adolf Platz: Die Baukunst der neuesten Zeit (1927-1930); Henry-Russell Hitchcock: Modern Architecture. Romanticism and Reintegration (1929); HenryRussell Hitchcock, Philip Johnson: The International Style: Architecture since 1922 (1932); Nikolaus Pevsner: Pioneers of thè Modern Movement front William Morris to Walter Gropius (1936 e 1949); Walter Curt Behrendt: Modern Building. Its Nature, Problems and Forms (1937); Sigfried Giedion: Space, Time and Architecture. The Growth of a New Tradition (1941). In appendice le schede bio-bibliografiche (a cura della Sandri -  1944 – già docente al Politecnico di Milano) e una selezione di brani di tali autori.

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