Dalla norma al cantiere, l’arte della posa a secco
Idropittura superlavabile con Tecnologia 4K. Risolve segni di ripresa e profilatura, per finiture perfette e uniformi, in alta definizione anche su colori scuri o intensi.
Boero - Il colore italiano dal 1831
Boero_coloreitaliano1831
LIVIA RANDACCIO
Direttore editoriale
Costruire con competenza, innovare con consapevolezza
Cari applicatori artigiani, questo numero si rivolge direttamente a voi. Professionisti della manualità, della precisione e del dettaglio, siete il cuore operativo del cantiere moderno. E mai come oggi la vostra figura è protagonista di un mondo in trasformazione: un mondo fatto di tecnologie a secco, materiali a basso impatto, consapevolezza ambientale e, soprattutto, sicurezza sul lavoro. Abbiamo incontrato realtà come Rei System, che ha costruito il proprio successo su un approccio specialistico alle finiture, alla protezione al fuoco e alla logistica per prefabbricati. Un esempio di come competenza, visione e organizzazione possano far crescere un’impresa artigiana senza snaturarne l’identità. Abbiamo anche parlato di Fel – Festival dell’edilizia leggera, che continua a dimostrarsi un luogo d’incontro strategico per artigiani, rivenditori e produttori. Un’opportunità concreta per confrontarsi, aggiornarsi e scoprire nuove sinergie, tra colore, finiture, decorazione ed edilizia evoluta.
In questo numero celebriamo l’esperienza e la curiosità, raccontando il percorso dell’architetto Sergio Sabbadini, convinto interprete di un’edilizia rispettosa, fatta di scelte circolari e di profonda sintonia con l’ambiente. E lo facciamo anche entrando nei cantieri, come quello di Urbino, dove la conservazione murale incontra la diagnostica avanzata, o a Ponte San Pietro, dove la ricostruzione a secco permette di progettare nel costruito, senza sacrificare il tessuto urbano. Ma non basta progettare bene: bisogna lavorare meglio e in sicurezza. A voi, artigiani, è affidato il compito di trasformare materiali in ambienti, cantieri in case, superfici in emozioni. La normativa Uni 11704:2018 valorizza le vostre competenze, mentre le regole sull’uso delle scale e delle piattaforme richiamano alla responsabilità quotidiana.
Scegliere attrezzature certificate, conoscere i materiali, leggere il contesto: sono gesti che fanno la differenza tra lavoro e mestiere. E il mestiere, il vostro mestiere, è fatto di scelte consapevoli, di attenzione all’aria che si respira in casa, di dettagli che durano nel tempo.
TANTI TEMI DEDICATI A VOI PERCHÈ SIATE PORTATORI
DI CULTURA TECNICA.
8
In copertina: Boero per Mudec Invasion
Ph. Carlotta Coppo
CRISTIAN SAPORITI
› REI SYSTEM
20 anni di crescita e sfide
14 ANDREA ZANARDI
› FEL
Piattaforma specializzata per il colore e l’edilizia leggera
18 GAETANO TERRASINI
› ASSOGESSO
Gesso e sostenibilità la sfida è adesso
22 SERGIO SABBADINI
› ARCHITETTO
Ritorno alla Terra
Tecniche antiche, nuove sfide
26 Facciate in terra cruda
texture e sistemi a secco
30 DIE BAUSTOFFE
Materiali su misura per imprese e artigiani
› COSTRUIRE & RISTRUTTURARE
36 EDILIZIA RESIDENZIALE
Nuova palazzina con involucro stratificato a secco
SOMMARIO
n.2 giugno/luglio 2025
42 EDILIZIA RESIDENZIALE
Sistemi costruttivi leggeri per l’edilizia storica
48 EDILIZIA SCOLASTICA
Tecnologia a secco per l’innovazione didattica
› SUPERFICI STORICHE
52 DEGRADO
Dinamica dei distacchi negli intonaci
56 PITTURE E RIVESTIMENTI MURALI
Tecniche e prodotti per esterni a regola d’arte
› INNOVAZIONE IN CANTIERE
60 CAP ARREGHINI
Il potere delle sfumature colori e materiali in facciata
62 BRIANZA PLASTICA
Isolamento termico ventilato con finitura intonacata
66 ELENI
Decorazioni termiche e architettoniche su misura
70 BOERO
Idrocolor Alta Definizione interni dai colori inalterabili
72 ISOLMANT
Il comfort acustico incontra i materiali bio based
74 REVELIN
Intonacatrice Kompakta Versatilità e potenza
SOMMARIO
› TOP 200
76 IMPRESE DI VERNICIATURA
Ecco chi vince la classifica dei tinteggiatori
› SALUBRITÀ INDOOR
92 INQUINANTI E MATERIALI
Scegli, applica, proteggi e leggi l’etichetta
› IN SICUREZZA
96 SCALE, TRABATTELLI E BUONE PRATICHE Il lavoro perfetto? È quello svolto in sicurezza
Chi conosce la norma? E sopprattutto, chi la applica?
Periodico trimestrale di informazione sul mondo dell’edilizia leggera
Anno 1 - Numero 2 - giugno/luglio 2025 Direzione, Redazione, Abbonamenti, Amministrazione e Pubblicità
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Collaboratori / Contributors
Rebecca Alberti, Mirko Berizzi, Lorenza Bisbano, Matteo Cazzaniga, Centro Studi YouTrade, Stefano Cornacchini, Francesca De Vita, Alice Fugazza, Veronica Monaco, Daniela Pittaluga, Livia Randaccio, Alessandro Rinaldi, Gaetano Settimo, Giuseppe Sciabica, Patrizia Spada
Impaginazione e grafica / Layout and graphics Gaia Avallone
Periodicità / Frequency of publication
Trimestrale - quattro numeri /anno Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/TN
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SISTEMI A SECCO
Dalla norma al cantiere l’arte della posa a secco
EDILIZIA LEGGERA Edifici, Ambienti e Mercati
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fassa olour
I PROTAGONISTI EDILIZIA LEGGERA
› Cristian Saporiti
FONDATORE REI SYSTEM
VENTI ANNI DI CRESCITA E SFIDE
› Gaetano Terrasini
PRESIDENTE ASSOGESSO
LA SFIDA DELLA
SOSTENIBILITÀ È ADESSO
› Andrea Zanardi
PROJECT MANAGER FEL
UNA PIAZZA PER GLI ATTORI DELLA FILIERA
› Sergio Sabbadini
PROGETTISTA
RITORNO ALLA TERRA, LA MATERIA CHE DIVENTA MESSAGGIO
› Il team
DIE BAUSTOFFE LA PARTNERSHIP
CON FASSA BORTOLO
Rei System 20 anni di crescita e sfide
Fondata nel 2011 da Cristian Saporiti, Rei System è oggi un punto di riferimento nelle tinteggiature e sigillature di prefabbricati e nella protezione al fuoco. Cresciuta grazie alla logistica e a progetti come Amazon, l’azienda conta 25 dipendenti e un parco mezzi di 50 unità
Da oltre 20 anni referente specializzato nella consulenza e applicazione di prodotti per la protezione dal fuoco, Rei System si occupa di tinteggiature e sigillature interne ed esterne di prefabbricati. Fondata e amministrata da Cristian Saporiti, la società è cresciuta negli anni fino a contare una squadra di 25 dipendenti e un parco mezzi di proprietà di 60 piattaforme e mezzi di trasporto, disponibili anche a noleggio. Nata nel 2011, Rei System ha conosciuto grande slancio appena cinque anni dopo, realizzando il primo magazzino Amazon a Roma, entrando definitivamente nel settore della logistica e realizzando numerosi grandi cantieri in tutta Italia. WeLight ha incontrato l’imprenditore per conoscere le strategie di crescita e i nuovi progetti dell’azienda.
Quali sono state le principali tappe della crescita di Rei System?
Ho fondato Rei System nel 2011, ma già dal 1996 operavo come artigiano con un’altra società, la SC di Saporiti Cristian. Poi nel 2001 è nata la SC Piattaforme che operava sia nel noleggio di piattaforme aeree, furgoni, minivan e macchine movimento terra, che nei lavori di tinteggiature
Cristian Saporiti fondatore e amministratore di Rei System
di Veronica Monaco
Dai
piccoli cantieri al colosso Amazon, Rei System racconta l’evoluzione di un’impresa che ha saputo crescere con visione, innovazione e un parco mezzi di tutto rispetto
e sigillature dei prefabbricati. Ho dato vita a Rei System per diversificare i due rami di attività, concentrandosi sulle opere di tinteggiatura e sigillatura.
Quando avete fatto il primo salto di qualità?
Dalla sua nascita, l’azienda è sempre cresciuta fisiologicamente negli anni. Poi nel 2016, quando siamo entrati nel settore della logistica, abbiamo conosciuto una crescita esponenziale, iniziando a lavorare in numerosi grossi cantieri.
Di che tipo?
In collaborazione con la Isocell Precompressi di Pognano (Bergamo), abbiamo realizzato nel 2016 il primo grande centro logistico Amazon a Roma, per il quale abbiamo portato a termine circa 150 mila metri quadrati di verniciatura. Questa esperienza ci ha aiutato a crescere e ci ha dato tanta visibilità. Da lì abbiamo continuato a operare in questo settore realizzando tanti altri cantieri in tutta Italia. Complice il covid, l’e-commerce ha avuto infatti un’impennata fortissima e questo ha portato all’apertura di moltissimi magazzini per lo stoccaggio delle merci. Subito dopo il periodo della pandemia, abbiamo iniziato a lavorare tantissimo.
Cosa avete imparato dalla prima esperienza con Amazon?
Abbiamo imparato a lavorare bene in gruppo. Solitamente facevamo piccoli lavori con al massimo un paio di operai in cantiere. Per l’intervento nel magazzino Amazon eravamo sei persone. Organizzare una squadra di dipendenti è molto più impegnativo, io personalmente ero in cantiere tre giorni su cinque.
Il 2016 è stato anche l’anno in cui avete fatto anche un salto di fatturato?
Sì, e da lì in poi è stato un crescendo. Il primo bilancio Rei System nel 2011 ha chiuso a 560mila euro, per arrivare nel 2023 a 5,6 milioni di euro.
Com’è andato il 2024?
A causa del maltempo il 2024 è andato un po’ meno bene rispetto agli altri anni, con una inflessione del 15%. Ha piovuto tantissimo e molti lavori sono rimasti bloccati. Un altro fattore negativo è stato lo stop bonus 110%, che ha reso
■ Cristian Saporiti con il suo team in azienda.
■ In alto, esterno dell’azienda Rei System che ha sede a Calcio, in provincia di Bergamo.
■ L’ingresso in azienda e sotto totem e foto dei siti dell’azienda.
■ Nella pagina accanto, piattaforme aeree che fanno parte del parco macchine destinato a noleggio.
la concorrenza molto più aggressiva. Abbiamo notato un aumento esponenziale di aziende che si sono buttate nei cantieri logistici.
Quali sono le specializzazioni di Rei System?
Sono due: la protezione al fuoco con sistemi intumescenti e quello della sigillatura e tinteggiatura dei prefabbricati, che è il settore per noi più importante.
Avete nuovi progetti?
Per il momento no.
Passiamo alla protezione al fuoco, che si realizza anche attraverso la pittura: in che modo?
Le pitture intumescenti aumentano la resistenza al fuoco del manufatto che viene trattato. Si tratta di pitture speciali che in caso di incendio attivano una reazione chimica e si trasformano in schiuma. In base alle superfici da trattare, cambia la quantità di prodotto da applicare e la tipologia di prodotto. Ci sono quattro diverse tipologie di prodotti
In un settore competitivo, Rei System si distingue con un prodotto esclusivo e una squadra affiatata. Ecco come un’idea ha fatto la differenza contro la concorrenza
in base alla resistenza Rei che le aziende richiedono, arrivando fino al valore massimo di 240. A seconda delle indicazioni dei Vigili del fuoco e del carico d’incendio, si individua il quantitativo di vernice da impiegare. In seguito all’applicazione, un tecnico verifica lo spessore e rilascia una certificazione. In caso di problematiche, la responsabilità oltre che nostra, in qualità di applicatori, è anche dell’ingegnere certificatore.
Siete anche produttori di questi prodotti?
Delle vernici intumescenti no. Abbiamo però realizzato un prodotto a marchio, che si chiama Paint Protect 2, ed è una pittura lavabile per interni, la tipologia di prodotto che usiamo di più in cantiere. Paint Protect 2 lo utilizziamo solo noi e non può essere venduto con questo marchio.
Perché avete pensato di mettere a punto un prodotto a marchio e perché avete scelto un prodotto per interni lavabile?
È quello che consumiamo di più. Parliamo di 50mila chili di prodotto al mese, che si traduce in 600mila chili di materiale all’anno. Inoltre, avere un prodotto a marchio ci permette di avere un valore aggiunto e proteggerci dalla concorrenza, che l’anno scorso è stata particolarmente aggressiva.
Quando è nato Paint Protect 2?
Due anni fa, nel 2023, dopo un iter di certificazione durato quasi sei mesi. Ora tutte le pitture per interni devono infatti essere certificate Emicode per le emissioni di Voc. Questo prodotto a marchio ci ha dato modo di difendere le marginalità e avere meno concorrenza. Posso comunque dire che aziende strutturate come la nostra, con piattaforme di proprietà, sono poche. Riusciamo a gestire una certa mole di lavoro che altre aziende non si possono permettere.
Quante macchine avete oggi?
Una sessantina, che si dividono tra dieci piattaforme autocarrate, 16 piattaforme semoventi, 18 piattaforme verticali elettriche da interni e 12 mezzi da lavoro di varie dimensioni e 5 auto di rappresentanza. Questo già nel 2001 ci ha consentito il passaggio al noleggio. Fin da quando ho
acquistato la prima piattaforma ho pensato di destinarla al noleggio nei momenti di fermo.
È stato lungimirante…
La prima macchina che ho comprato mi è costata 50 milioni di lire, un milione e mezzo di lire al mese di leasing. Noleggiarla nei giorni di fermo mi ha aiutato a pagare le rate. Crescendo poi il parco mezzi, ci siamo strutturati per fare noleggio in maniera più strutturata.
C’è differenza tra le pitture intumescenti e le vernici ignifughe?
Sì, le vernici ignifughe fanno in modo che le fiamme di un incendio non si propaghino, mentre le pitture intumescenti, grazie alla reazione chimica che si innesca con il calore, vanno proprio a proteggere il manufatto. La reazione chimica si innesca già a 300 gradi centigradi: la pittura diventa una schiuma che si va a gonfiare, proteggendo il manufatto trattato.
Sono prodotti per esterni o per interni?
Per entrambe le applicazioni. Le pitture per interni non hanno bisogno di protezione dagli agenti atmosferici, mentre quelle che si applicano in esterno devono essere protette dalla pioggia. Essendo a base acqua, le vernici intumescenti sono molto delicate nel caso dovessero bagnarsi.
Come sono catalogate dal punto di vista della salubrità queste pitture?
Sono tutti prodotti all’acqua. Solo in casi estremi si usano ancora i solventi. Il prodotto che utilizziamo per i magazzini logistici e i capannoni è certificato Leed, Breeam, Indoor Air Comfort Gold e Cam. Queste certificazioni sono le più
■ Vernici intumescenti e soluzioni antincendio.
stringenti per quanto riguarda le pitture e non è stato facile ottenerle. Vuol dire garantire un impatto zero di Voc rilasciati nell’arco di 30 giorni dall’applicazione.
In quali casi sono utilizzate?
La pittura intumescente ha un costo abbastanza elevato, quasi 10 volte più di una pittura normale, quindi, viene utilizzata solo nei casi in cui viene richiesta dai Vigili del fuoco a chi ha strutture ad alto rischio di incendio. In questo modo si permette alla struttura di resistere il più possibile, il tempo necessario alle persone per evacuare e ai Vigili del Fuoco per intervenire. La pittura lavabile che usiamo per i magazzini può essere utilizzata in tutti i casi, dal piccolo garage alla grande logistica.
Chi sono i vostri clienti?
I nostri clienti principali sono le aziende di prefabbricati e i general contractor che fanno grandi opere e logistica.
La vostra azienda è specializzata in un tipo di applicazione che non tutti sono in grado di fare: quali sono le principali difficoltà?
Conoscere il prodotto, sapere come applicarlo, come prepararlo. Ad esempio, se viene utilizzato sul ferro è possibile applicarlo in uno spessore minore rispetto a un’applicazione su supporto in cemento, che invece assorbe. Inoltre, bisogna conoscere le pompe che vengono utilizzate per i vari manufatti che si vanno a pitturare e la quantità di pressione che si deve usare. Questo lo impari solo lavorando, al di là della teoria.
Quindi come vi regolate per la formazione dei vostri collaboratori?
Abbiamo la grande fortuna di avere dipendenti storici, che lavorano con noi anche da 25 anni. Ormai sono loro che
Vernici che salvano vite? Con le pitture
intumescenti Rei System protegge strutture
e persone. Scopri il dietro le quinte di un lavoro tecnico, complesso e fondamentale
possono insegnare a me. Ho totale fiducia dei miei dipendenti. Cerchiamo ogni tanto di inserire in azienda qualche giovane leva, ma non è facile.
Quali sono le principali difficoltà che incontra nel suo lavoro?
L’ingrediente segreto per il nostro successo, e per cui siamo tanto ricercati, oltre il prezzo e l’affidabilità, sono le tempistiche. Bisogna saper essere rapidi e soddisfare il cliente a 360 gradi. Un’altra grande criticità è riuscire a trovare dipendenti. Abbiamo tanto lavoro, con richieste di preventivo quotidiane, e non riusciamo a soddisfare tutte le richieste, proprio per mancanza di personale. Al momento impieghiamo circa 25 persone, tra operai, geometri e impiegati. Non c’è solo difficoltà a trovare personale in cantiere, ma anche in ufficio. Se avessimo più personale, potremmo crescere ancora di più.
In Italia ci sono poche aziende specializzate nel vostro lavoro: perché?
Per mancanza di imprese strutturate e perché molti imbianchini vogliono guadagnare tanto, nel modo più semplice possibile. Il nostro lavoro è molto impegnativo e richiede l’utilizzo di macchinari specifici. Ho da sempre creduto in questo ramo di attività, anche perché c’è sempre stata poca concorrenza. Non ho mai voluto fare altro.
Quanti ordini avete nel cassetto e a quanti mesi?
Non siamo mai fermi e abbiamo già lavoro fino all’anno prossimo. Ci sono tanti progetti in cui siamo coinvolti, anche con clienti storici che si affidano a noi da più di 20 anni.
Quali sono le previsioni di fatturato a fine anno?
Più o meno simili a quelle dell’anno scorso. Anzi, quest’anno dovremmo essere in crescita.
Attraverso il tempo, efficace sempre.
Piattaforma specializzata per il colore e l’edilizia leggera
Fel si conferma hub strategico per il colore e l’edilizia leggera. Format dinamico, matchmaking digitale, sinergia con Made Expo e focus su imprese, rivenditori e artigiani fanno di Fel un evento verticale, settoriale e in evoluzione. Prossime tappe: Milano 2025 e Bari 2026. Ne abbiamo parlato con Andrea Zanardi che di Fel è il project manager
Dove il colore incontra la filiera e il mercato. Fel non è semplicemente una fiera, ma una piattaforma di relazioni, contenuti e opportunità che da otto edizioni accompagna e anticipa l’evoluzione del mondo dell’edilizia leggera. Un evento costruito intorno ai protagonisti del settore, pensato per generare connessioni concrete tra imprese, professionisti e mercato. Dell’evento milanese ne parliamo con Andrea Zanardi che di Fel è il project manager.
Fel si conferma un appuntamento imprescindibile per il mondo del colore in edilizia. Qual è il motivo del successo di questa manifestazione?
Fel è molto più di una semplice fiera. È un evento costruito su misura per produttori, rivenditori, applicatori e progettisti che operano nel settore del colore e dell’edilizia leggera. L’evento si è plasmato nel tempo (ormai siamo all’ottava edizione) assecondando le richieste del mercato. La sua for-
Andrea Zanardi, project manager Fel
di Patrizia Spada
■ Immagini tratte dall’edizione Fel 2023.
za sta nel format, semplice e dinamico, snello e modulare: stand preallestiti, a partire da 16 mq, permettono a ogni azienda, grande o piccola, di avere la massima visibilità e ottimizzare i costi; un pubblico di visitatori targetizzato e il supporto costante di una comunicazione multicanale e capillare. È una vera “piazza” dove si incontrano tutti gli attori della filiera, in un contesto pensato per stimolare dialogo, business e formazione, con una nota d’intrattenimento.
Quali opportunità hanno le aziende espositrici?
Partecipare a Fel significa coinvolgere direttamente la propria rete di rivendite professionali, incontrare imprese e artigiani, dialogare con i posatori e gli utilizzatori finali. È un’occasione concreta per rafforzare le relazioni esistenti, costruirne di nuove e posizionarsi strategicamente all’interno di un settore in continua evoluzione. Inoltre, grazie alla piattaforma di matchmaking sviluppata con Fiera Milano, mettiamo in contatto diretto espositori e buyer interessati, facilitando l’incontro tra domanda e offerta in modo mirato e digitale. Partecipano aziende che vogliono dialogare con nuovi rivenditori, che vogliono premiare e valorizzare la propria rete vendita esistente, presidiare la posizione sul mercato, o spingere alcuni prodotti connettendosi con posatori, artigiani e imprese.
Il 2025 segna un’altra collaborazione con MADE Expo. Che impatto ha questa sinergia?
L’accostamento a Made Expo, all’interno del contenitore Miba, ha dato a Fel una nuova dimensione. La scorsa edizione ha registrato numeri importanti, con oltre 10.000 operatori del nostro settore (edilizia leggera e colore) e un totale di passaggi che ha superato le 80.000 unità nei quattro giorni a Rho Fiera Milano. Grazie a questa partnership, Fel ha rafforzato non solo la sua vocazione nazionale, ma ha aperto le porte anche all’internazionalizzazione, mantenendo però sempre saldo il legame con i territori e i professionisti italiani. Inoltre, ha riposizionato il settore finiture sulla scala del valore dei vari segmenti del mercato costruzioni, restituendo al settore Colore un evento di riferimento.
A chi si rivolge Fel in modo particolare?
Al Fel partecipano come espositori i produttori di pitture, vernici, attrezzature, sistemi a secco e a cappotto, abbigliamento da lavoro, prodotti decorativi, carte da parati, e tutte quelle merceologie che trovano naturale collocazione in un colorificio professionale, o in un centro edilizia leggera. L’evento è pensato per coinvolgere i distributori, i rivenditori specializzati, dal colorificio alle ferramenta specializzate,
Fel è il punto d’incontro specializzato per operatori della filiera colore-edilizia leggera. Un format modulare pensato per ottimizzare visibilità, networking e posizionamento nel mercato
■ Immagini tratte
dall’edizione Fel 2023.
passando dai magazzini edili con tintometro. Dall’altra parte, la manifestazione parla a imbianchini, cartongessisti, applicatori, progettisti e imprese. È un evento verticale e settoriale, che non disperde energie: chi partecipa sa esattamente con chi parlerà e perché.
Quali iniziative collaterali arricchiranno l’edizione 2025?
Oltre al matchmaking digitale (incontri mirati tra aziende per creare collaborazioni, partnership e opportunità commerciali con l’obiettivo di creare connessioni efficaci, ottimizzando tempo e risorse), stiamo lavorando a una serie di attività in fiera dedicate alla formazione, all’aggiornamento tecnico e al networking. Collaborazioni come quella con Aitiva, o Adiver (l’associazione che riunisce le rivendite italiane di vernici) testimoniano la volontà di Fel di essere non solo una vetrina, ma un punto di riferimento per tutta la filiera. Le rivendite Adiver, ad esempio, avranno una visibilità privilegiata e potranno usufruire di convenzioni per l’organizzazione di visite in fiera con i propri clienti artigiani, oltre a momenti d’incontro diretti con gli espositori.
Stand modulari, rete di relazioni e contenuti tecnici fanno di Fel un modello di evento verticale, concreto e orientato al business
Cosa devono fare le aziende interessate per partecipare?
Il consiglio è: prenotare subito. Gli spazi espositivi sono già in fase di assegnazione e il format prevede stand preallestiti in moduli da 16, 32, 48 e 64 mq con soluzioni personalizzabili. Il nostro team è a disposizione per guidare ogni azienda nella scelta più adatta. Fel è una manifestazione agile, concreta, ben riconoscibile, che permette alle aziende di essere protagoniste con un investimento misurato e mirato.
Un’anticipazione sul futuro della manifestazione?
Fel continuerà con la sua vocazione itinerante: dopo Milano 2025, nel 2026 ci sposteremo a Bari, per rafforzare la nostra presenza anche nel Mezzogiorno in collaborazione con Miba Levante. Milano e Bari si sono dimostrate in passato le due piazze vincenti, e diventeranno così le due capitali italiane del colore in edilizia. È un progetto ambizioso sul quale, anche dietro il suggerimento di molti espositori che seguono il progetto da tempo, si è reso necessario, perché il mercato chiede continuità e prossimità, contenuti e valore aggiunto. Fel con questo accordo vuole rispondere con entusiasmo e visione.
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Gesso e sostenibilità la sfida è adesso
Intervista a Gaetano Terrasini, presidente di Assogesso, sul futuro dell’edilizia sostenibile. Tra economia circolare, innovazione tecnologica e formazione, il gesso si conferma protagonista della transizione ecologica del comparto edilizio
Il mondo dell’edilizia è al centro della transizione ecologica e Assogesso, l’associazione che riunisce i produttori italiani di gesso, è in prima linea nel guidare questo cambiamento. Ne parliamo con il presidente Gaetano Terrasini, che ci racconta come il gesso, materiale antico ma modernissimo, sia oggi simbolo di un’edilizia sostenibile, performante e circolare.
Qual è il ruolo principale di Assogesso nel supportare le aziende del settore del gesso in Italia? Assogesso è l’associazione dei produttori italiani di gesso, che ha il ruolo di promuovere gli interessi dell’industria italiana del gesso, assicurando che a livello istituzionale e politico ci sia la consapevolezza del contributo che tale industria offre alla società, in termini economici, di innovazione tecnologica e progettuale, di sicurezza nelle costruzioni e in particolare di sostenibilità ambientale e riduzione dei consumi energetici.
Quali sono le principali sfide che il settore del gesso sta affrontando oggi, sia a livello nazionale che internazionale?
Negli ultimi anni siamo stati testimoni sia di un’innovazione tecnologica importante sia di un peggioramento delle condizioni climatiche. Oggi, alla luce del fatto che l’edilizia costituisce uno dei settori che più di altri possono influenzare il futuro del pianeta – è responsabile di oltre il 36% delle emissioni climalteranti –, è chiaro che il settore delle costruzioni deve accelerare la decarbonizzazione del patrimonio edilizio,
Gaetano Terrasini, presidente di Assogesso
di Livia Randaccio
concentrandosi sul privilegiare l’utilizzo di soluzioni leggere (di cui il gesso è materia prima fondamentale) e a bassa impronta di carbonio per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni, e adottando modelli di sviluppo urbano in grado di massimizzare l’efficientamento energetico e di ridurre l’utilizzo di risorse e materie prime. Per questo l’edilizia a secco è il futuro dell’edilizia, anche per l’Italia. In termini di innovazione sono stati migliorati i processi industriali con l’obiettivo di massimizzare l’efficienza energetica e ridurre l’impatto sull’ambiente, dando vita a prodotti a base gesso dalle prestazioni eccellenti, al pari dei prodotti tradizionali, in alcuni casi superiori. I prodotti nati negli ultimi anni sono performanti in termini di resistenza ai carichi, flessibilità, protezione passiva dal fuoco, e in termini di sostenibilità, dal momento che ha un impatto ridotto in termini di emissioni di CO2.
Qual è stato il momento più significativo della sua presidenza di Assogesso e quali sfide ha affrontato per portare avanti la crescita e l’innovazione del settore?
Il programma che stiamo portando avanti punta molto sull’economia circolare e sull’end of waste, che sono convinto siano la chiave per un futuro sostenibile dell’edilizia. Il gesso è un minerale naturale salubre, conosciuto e utilizzato fin dall’antichità, potenzialmente riciclabile al 100% e all’infinito. Il cartongesso, sempre più protagonista dell’edilizia sostenibile, si ottiene abbinando un rivestimento di cartone proveniente da carta riciclata al nucleo di gesso. Migliorare le tecnologie al servizio del recupero e riuso significa procedere lungo la strada di produzioni e costruzioni sempre più sostenibili e meno impattanti, grazie alla riduzione dei volumi e dei costi di smaltimento dei rifiuti da edilizia e a un uso sempre più responsabile delle risorse naturali.
In che modo Assogesso promuove la sostenibilità e l’innovazione nell’industria del gesso tra riduzione dell’impatto ambientale e riduzione dei consumi energetici?
In Italia, così come in Europa, i produttori stanno mettendo in
■ Il gesso viene estratto da banchi di roccia sedimentaria formatisi per evaporazione marina milioni di anni fa, ed è riconoscibile per il suo colore chiaro e la consistenza friabile, che può variare dal compatto alabastrino al cristallino selenitico.
atto azioni finalizzate all’ottimizzazione dei processi di fabbricazione per ridurre i consumi energetici, il consumo di acqua e la produzione di rifiuti. Anche nella composizione dei prodotti vi è in atto una trasformazione che vede da un lato il passaggio verso l’utilizzo di additivi di origine naturale che, oltre a migliorare salubrità e comfort negli edifici, sono facilmente smaltibili senza produrre emissioni nocive, dall’altro l’uso di materie prime riciclate e sottoprodotti riutilizzabili. Per accelerare questo processo è necessario rafforzare la struttura normativa dell’economia circolare, attivando dei sistemi di demolizione selettiva, raccolta e controllo dei rifiuti per consentire il riuso sicuro dei materiali provenienti dal mondo delle costruzioni e demolizioni. In questo modo sarà possibile incentivare il riciclo del gesso. La sostenibilità ambientale è strettamente correlata al ciclo di vita del prodotto, dall’approvvigionamento delle materie prime, alla produzione, lavorazione e successiva dismissione o recupero per l’eventuale riciclo. L’impegno e l’obiettivo comune delle aziende che fanno parte dell’Associazione che rappresento è promuovere la sicurezza e il benessere di chi vive gli edifici, con particolare riguardo alla protezione passiva dal fuoco, alla resistenza alle sollecitazioni sismiche e al possibile fenomeno dello sfondellamento dei solai. I sistemi a secco a base gesso offrono un eccellente comportamento nei confronti del fuoco e degli incendi, garantendo elevate prestazioni di compartimentazione e protezione delle strutture portanti, essendo costituiti da materiali incombustibili. La leggerezza e l’elevata capacità deformativa permettono ai sistemi a secco di ridurre l’azione sismica e di assorbirne gli effetti, rendendoli più sicuri e idonei rispetto alle soluzioni tradizionali. L’elevata resistenza meccanica dei controsoffitti antisfondellamento permette di contenere elevati carichi da caduta, tipicamente negli edifici scolastici spesso soggetti al fenomeno dello sfondellamento dei solai. Quali sono le prospettive di crescita del mercato del gesso in Italia nei prossimi anni?
L’avvento dei sistemi costruttivi a secco in edilizia ha rappresentato una sostanziale evoluzione per tutta la filiera delle
■ Pietra di gesso.
■ Sito industriale in cui la roccia estratta (gesso naturale o gesso da riciclo) viene lavorata per ottenere prodotti finiti destinati all’edilizia, come lastre in cartongesso o gesso in polvere per intonaci e finiture.
costruzioni: progettisti, distributori, imprese edili e applicatori hanno cambiato il loro modo di operare in maniera più razionale ed efficiente, passando dai sistemi tradizionali a sistemi da assemblare più leggeri, sicuri e facili da gestire e mettere in opera, che permettono di adottare strutture portanti ridotte con eventuale risparmio nei costi di fondazione. Fornendo il sistema a secco completo, è possibile garantire sistemi collaudati, con prestazioni testate e certificate. Di questi vantaggi si avvale non solo il progettista, che trova risposta completa alle sue esigenze progettuali, ma anche l’utente finale che trova nei sistemi a secco quelle elevate prestazioni non fornibili dai sistemi costruttivi tradizionali. Altro aspetto da sottolineare, già citato prima, è la necessità di fornire prodotti e soluzioni sostenibili, che preservino le materie prime incentivando il contenuto di riciclato al loro interno per un riutilizzo sempre più efficiente delle risorse. Non dimentichiamo che con la nuova Direttiva EPBD Case Green le potenzialità sono enormi, sebbene il mercato italiano, in questo momento, non sia pronto. Ma la direzione del settore e del mercato deve per
I PUNTI CHIAVE
❯ Il ruolo di Assogesso Promuove l’industria italiana del gesso, con un focus su sostenibilità, innovazione, sicurezza ed efficienza energetica.
❯ Decarbonizzazione dell’edilizia Il gesso e i sistemi a secco sono protagonisti della transizione ecologica grazie alla loro leggerezza e bassa impronta di carbonio.
❯ Economia circolare e riciclo
Il gesso è riciclabile al 100%: Assogesso punta su end of waste e tecnologie di recupero per ridurre l’impatto ambientale dell’edilizia.
■ Sotto, il gesso dei pannelli (sia cartongesso che lastre massicce) può essere riciclato al 100%. Dopo la rimozione del cartone e la frantumazione, viene calcinato nuovamente per essere riutilizzato nella produzione di nuove lastre o come legante per altri prodotti da costruzione.
forza essere questa con un impegno profuso da tutti gli attori della filiera. Alla luce di questo, ci attendiamo una prospettiva di continua crescita del mercato.
Come Assogesso collabora con le istituzioni per garantire normative che favoriscano lo sviluppo del settore?
L’impegno di Assogesso è senza dubbio quello di promuovere gli interessi dell’Industria Italiana del Gesso, assicurando
❯ Sicurezza e comfort negli edifici
I sistemi a secco a base gesso offrono protezione passiva dal fuoco, resistenza sismica e comfort abitativo.
❯ Innovazione di prodotto e di processo
Nuove lastre e finiture a base gesso performanti e sostenibili, con minori consumi idrici ed energetici nei cicli produttivi.
❯ Prospettive di crescita
La direttiva Case Green e la necessità di edilizia sostenibile spingeranno il mercato verso sistemi costruttivi leggeri e certificati.
❯ Formazione e qualificazione Assogesso investe in formazione, in collaborazione con le scuole edili, per creare una nuova generazione di posatori esperti.
❯ Dialogo con le istituzioni
L’associazione lavora per normative favorevoli all’economia circolare e al riutilizzo dei materiali da costruzione.
❯ Comunicazione e sensibilizzazione Campagne educative per informare il pubblico e gli operatori di settore sul valore ecologico e prestazionale del gesso.
che a livello istituzionale e politico ci sia la consapevolezza del contributo che l’industria del gesso offre alla società, in termini economici, di sicurezza nelle costruzioni, e in particolare di eco-sostenibilità ambientale e riduzione dei consumi energetici. Ci impegniamo molto nel costruire un efficiente e consapevole dialogo con le istituzioni in tutti gli ambiti che riguardano la competitività dell’industria del gesso.
Quali iniziative state portando avanti per sensibilizzare il pubblico sull’importanza del gesso come materiale ecologico e versatile?
Credo che la formazione attraverso le campagne di sensibilizzazione siano fondamentali per far comprendere al pubblico le potenzialità e le proprietà del gesso e del cartongesso. I privati hanno sempre più consapevolezza dell’importanza di ristrutturare e costruire con materiali versatili, performanti e sostenibili. La direzione imboccata è giusta, ma c’è ancora tanta strada da fare anche con gli addetti al settore e con le istituzioni.
Formazione: l’accordo privilegiato con il sistema delle scuole edili quali risultati ha prodotto sulla qualificazione dei posatori?
Questo si lega a quanto dicevamo poco fa, c’è bisogno di formare professionisti del settore in grado di soddisfare la sempre maggiore richiesta di utilizzo del cartongesso sia nelle ristrutturazioni sia nelle nuove costruzioni. Le domande di partecipazione per le qualificazioni dei posatori sono molto alte e dall’altra parte l’associazione e le aziende che ne fanno parte devono strutturarsi per fornire la formazione adeguata richiesta anche utilizzando le risorse delle scuole edili distribuite su tutto il territorio nazionale.
Veniamo all’innovazione tecnologica sia nel settore delle lastre di gesso rivestito, ma anche in quello del gesso in polvere come rivestimento e finiture d’interni.
In questi ultimi anni siamo stati testimoni di molte interessanti innovazioni di prodotto già insite nella fase di ideazione. L’obiettivo è sicuramente quello di diminuire quanto più possibile la materia prima vergine per la produzione delle lastre e privilegiare il gesso riciclato e la materia prima seconda, in ottica di economia circolare e end of waste. Si tratta di prodotti che, oltre a essere sostenibili, godono di caratteristiche prestazionali uguali a quelle dei prodotti cosiddetti standard se non superiori: resistenza meccanica, protezione dal fuoco, sicurezza, isolamento acustico. Anche i processi produttivi stessi hanno subìto degli avanzamenti e delle innovazioni tecnologiche non da poco, basti pensare all’utilizzo di meno risorse idriche ed energetiche in fase di produzione. È importante che l’efficientamento energetico dei siti produttivi industriali vada di pari passo con l’innovazione tecnologica dei prodotti, siano lastre in gesso rivestito o prodotti di finitura a base gesso, per raggiungere una completa decarbonizzazione del settore.
Gli elementi costruttivi a base gesso nella filiera delle costruzioni, dal progettista all’utente finale: come è cambiata negli anni la percezione dei prodotti e del loro utilizzo?
I sistemi innovativi come quelli a secco in lastre di cartongesso hanno modificato il modo di progettare e costruire, grazie alle caratteristiche peculiari che li contraddistinguono quali rapidità di posa, leggerezza, versatilità nel crea-
re forme e composizioni architettoniche originali, elevato isolamento termo-acustico, resistenza al fuoco, elevata resistenza meccanica anche alle azioni sismiche, ecc. Negli edifici a uso abitativo, così come in costruzioni complesse e di grandi dimensioni quali ospedali, scuole o centri direzionali, i sistemi a secco sono diventati lo standard costruttivo, familiare a progettisti e imprese, per la distribuzione funzionale degli spazi interni. Un impulso significativo all’impiego dei sistemi a secco deriva dall’affermarsi di una nuova concezione di involucro edilizio, considerato parte altamente prestazionale dell’edificio, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, il contenimento dei consumi energetici e il comfort acustico. La praticità sperimentata nell’utilizzo dei sistemi a secco per interni è stata trasferita anche all’involucro esterno che nella costruzione a secco deve essere costituito da più strati di materiali, montati su strutture portanti in acciaio, legno o cemento. Le soluzioni attualmente proposte dai produttori sono molteplici e consentono di realizzare pareti altamente performanti in termini di isolamento termo-acustico, sicurezza e protezione dagli agenti atmosferici con prestazioni maggiori rispetto a quelle raggiungibili con i sistemi tradizionali.
■ Negli edifici a uso abitativo, così come in costruzioni complesse e di grandi dimensioni quali ospedali, scuole o centri direzionali, i sistemi a secco sono diventati lo standard costruttivo, familiare a progettisti e imprese, per la distribuzione funzionale degli spazi interni.
■ In alto, una lastra in gesso rivestita è un elemento costruttivo industriale costituito da un nucleo di gesso emidrato racchiuso tra due fogli continui di cartone speciale, che svolgono una funzione sia strutturale che protettiva. È uno dei componenti principali dei sistemi costruttivi a secco.
Ritorno alla Terra Tecniche antiche, nuove sfide
Quello dell’arch. Sergio Sabbadini è un racconto autentico di passione e innovazione: dall’università alla bioedilizia europea, passando per esperienze internazionali, cantieri urbani e circolarità delle terre di cava. Un impegno concreto per un’architettura sana, ecologica e condivisa, in armonia con l’ambiente e le persone
Come e quando è iniziata la tua esperienza di lavoro con materiali naturali?
L’esperienza con i materiali naturali è iniziata durante il secondo anno di Università quando ho partecipato a un bando per un corso europeo sulla bioedilizia. Questo percorso ha rappresentato una rivelazione: l’architettura è una professione con una duplice valenza, da un lato quella di “medicina preventiva” in grado di creare ambienti sani, dall’altra quella di tutela ambientale, lavorando sulla riduzione degli impatti dei materiali. Successivamente è stata fondamentale l’esperienza presso il centro ecologico europeo “Terre Vivante” in Francia, dove ho lavorato in modo immersivo a progetti legati a bioedilizia, energie rinnovabili e giardinaggio biologico. L’approccio pratico è stato determinante, come il primo contatto con la terra cruda in un cantiere in Val Venosta con l’architetto Anntraud Torggler. Dopo la laurea, attraverso il lavoro con realtà francesi e tedesche, ho introdotto in Italia metodologie formative teorico-pratiche, fondamentali per la diffusione della bioedilizia.
Cosa ti ha spinto a continuare negli anni? La motivazione era così forte e profonda che per me ha avuto
Sergio Sabbadini
di Lorenza Bisbano e Giuseppe Sciabica
valenza simile a un “giuramento di Ippocrate”. Il desiderio di diffondere la bioedilizia è accompagnato da una consapevolezza crescente: non si tratta di imporre un’idea, ma di creare collaborazioni armoniose tra committenza, progettisti e artigiani. Questo approccio inclusivo è cruciale per ottenere risultati duraturi e condivisi.
Che cosa pensi che i visitatori si siano portati via dall’esperienza alla Fabbrica del Vapore nel contesto della Milano Design Week 2025?
L’iniziativa Terra Migaki Design è stata un esempio di lavoro collettivo, con la partecipazione di oltre 50 realtà tra artigiani, aziende e studenti. L’evento ha unito esposizioni, laboratori, visite guidate e incontri, coinvolgendo un pubblico diversificato: professionisti, progettisti, artisti e bambini. La manifestazione alla Design week ha costituito un punto importante di un percorso basato sull’economia circolare delle terre di cava, puntando più sulla sostanza che non sull’estemporaneità. La sensibilizzazione verso l’uso di materiali naturali ha portato anche a collaborazioni internazionali, come la proposta di portare il progetto in Spagna e in altri paesi stranieri. Ci puoi raccontare il processo di selezione e lavorazione dei materiali? Come si è riusciti a riutilizzare gli scarti delle cave?
Il processo si è sviluppato in modo inusuale. Anziché sviluppare un prodotto richiesto da un’azienda, si è approfondita una ricerca sulla valorizzazione di un materiale “terra” che ad oggi è un sottoprodotto di cava sottoutilizzato. Una prima tappa significativa sull’utilizzo di questa terra è stata la realizzazione della Casa del The a Monticello d’Alba, costruita con la tecnica della terra battuta portante (rammed earth o pisé). La terra,
opportunamente vagliata, si è dimostrata un’ottima mescola dopo test di compressione. Il progetto ha richiesto la formazione di maestranze specializzate, come la Fratelli Sartore srl, già attiva nella bioedilizia e la collaborazione con aziende come Cava Marco snc. La chiave del successo è stata il lavoro di squadra e la capacità di costruire un team tecnico capace di rispondere alle esigenze di un mercato emergente. Tuttavia, investire tempo e risorse in tecniche innovative non è scontato per le imprese, che solitamente si formano in rispondenza a nuove normative o mercati già consolidati.
Quali sono state le principali sfide tecniche o logistiche nel lavorare con la terra cruda in un contesto urbano come quello di Milano?
È una domanda molto interessante perché ripercorre un po’ la mia storia e quindi i primi cantieri di cui mi sono occupato. Le difficoltà principali riguardano la gestione delle proprietà specifiche della terra cruda rispetto ai materiali convenzionali. Nel tempo, il lavoro con diverse aziende ha permesso di sviluppare prodotti premiscelati che semplificano il processo, rendendo più accessibile l’uso della terra anche in contesti urbani.
e lavoro di restauro conservativo delle pareti.
Un viaggio iniziato tra i banchi universitari si trasforma in una missione etica per l’ambiente, tra terra cruda, tecniche antiche e sfide urbane
■ Museo Casa Don Bosco, Torino: finiture a calce
Alla
Milano
Design
Week la materia diventa messaggio: la terra unisce designer, artigiani e bambini in un evento che guarda lontano
Al giorno d’oggi anche in città è facile utilizzare la terra cruda perché esistono prodotti già miscelati correlati da schede tecniche e manuali sulla loro messa in opera. La sfida maggiore resta il ponte d’aggrappo poiché la terra necessita di superfici scabre e assorbenti al fine di garantire un buon aggrappo di tipo meccanico. È possibile anche utilizzare specifici grip ecologici qualora le superfici di partenza siano troppo lisce o non adeguate. Inoltre, intonaci e finiture in terra richiedono particolari attenzioni all’uso specifico del materiale, come angoli stondati, gestione del raccordo tra diversi materiali e gestione dell’attacco a terra, per ottenere un buon risultato finale sia dal punto di vista estetico che ecologico.
Pensi che l’uso della terra cruda, che ha una tradizione antica, possa essere adottato su larga scala nelle costruzioni contemporanee?
canapa, sono nate appositamente per il mercato bioedile, mentre altre, come le fornaci, sono concentrate su materiali tradizionali. La bioedilizia, in Italia, si è sviluppata di più nel campo del calce-canapa, grazie a ditte leader che esportano prodotti all’estero. Tuttavia, manca ancora un impianto locale di prima produzione, rendendo necessaria l’importazione di materia prima. Molte aziende faticano a credere nel mercato della bioedilizia e ad avviare filiere specifiche, nonostante esempi pionieristici come Tom Group con Geosana o le importazioni di prodotti tedeschi di alta qualità come quelli della ClayTec molto presenti nel mercato italiano.
Come cambierà il modo di costruire nei prossimi dieci anni alla luce della crisi climatica e ambientale?
■ Soggiorno con cucina a vista e termocamino integrato nelle pareti organiche con seduta.
L’uso della terra cruda è assolutamente applicabile su larga scala e in contesti urbani, anche se in Italia siamo ancora indietro rispetto ad altri paesi. Abbiamo tecnologie e know-how eccezionali, ma molte soluzioni innovative, come i pannelli prefabbricati, vengono ancora importate dall’estero. Esempi internazionali dimostrano il potenziale della terra cruda, come il progetto di Renzo Piano in Uganda, ma anche esempi di architetti e colleghi meno famosi che hanno fatto delle architetture strepitose dal punto di vista dell’innovazione tecnologica. Ci sono anche nuove frontiere come la stampa 3D di WASP con cui ho collaborato direttamente. La diffusione della terra cruda dipende dalla sensibilità delle aziende. Alcune aziende italiane, come quelle che lavorano con la
Da architetto molto sensibile al patrimonio ritengo che il futuro dell’edilizia sarà fortemente influenzato dalla necessità di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici, ma “con grande sensibilità” verso il patrimonio architettonico esistente. In Italia, la sfida principale è intervenire su edifici storici o vincolati senza comprometterne l’aspetto e il valore culturale. Ad esempio, il lavoro di restauro conservativo che ho svolto su una cascina, trasformata in una casa quasi passiva (nZEB), ha mostrato come sia possibile raggiungere alte performance energetiche intervenendo sull’involucro e integrando il fotovoltaico migliorando il suo assetto volumetrico e integrazione con il paesaggio urbano circostante. Ovviamente questo richiede una progettazione specifica caso per caso. Un problema rilevante è rappresentato dai materiali petrolchimici utilizzati per cappotti termici e non solo, che al giorno d’oggi sono ancora economicamente concorrenziali. Se pensiamo però alle problematiche della loro futura dismissione questo gap economico nell’intero ciclo di vita del prodotto si riequilibra. Spesso questi sono composti o inglobano un mix di materiali diversi che rendono il riciclo quasi impossibile. I materiali naturali perlopiù garantiscono capacità igroscopiche, come la terra cruda e il calce-canapa, che interagiscono con l’umidità ambientale senza creare condense interstiziali. Questo li rende ideali per interventi interni su edifici storici in pietra o mattone facciavista, dove l’uso di soluzioni esterne potrebbe risultare invasivo o inappropriato. Il cambiamento richiederà anche un lavoro congiunto tra normative, produzioni e sensibilità, in linea con le direttive europee che già incentivano un’edilizia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. L’evoluzione normativa sarà fondamentale per superare ostacoli e sfruttare appieno il potenziale di materiali innovativi ed ecocompatibili.
Un consiglio per le nuove generazioni di architetti e tecnici che dovranno adattarsi ai cambiamenti?
Ripercorrendo la mia esperienza mi sento di dire che la passione per la propria professione e l’interesse per le tematiche ambientali e di salubrità delle persone è sempre stata una motivazione vincente per proseguire costantemente in questo percorso di ricerca e progettazione. A questo proposito, quello che raccomando di più alle nuove generazioni è di vivere esperienze dirette di cantieri e workshop lavorativi. Questi offrono un contatto fisico con i materiali, le tecniche e le dinamiche umane, insostituibili rispetto alla formazione online o ex cattedra. Non sono contrario agli strumenti innovativi che abbiamo a disposizione oggi, come ad esempio all’intelligenza artificiale, però io penso che non ci sia nulla come un’esperienza diretta che aiuta anche a mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione.
La gamma di stucchi Knauf, disponibile in polvere e pasta, offre soluzioni per ogni esigenza , dal riempimento di fessure e giunti alla finitura di superfici come cartongesso, calcestruzzo, intonaco e muratura. Progettati anche per applicazioni speciali, come aree umide, resistenti al fuoco o ai raggi X, garantiscono conformità agli standard UNI 11424.
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Facciate in terra cruda texture e sistemi a secco
Durante la Milano Design Week 2025, la manifestazione Ris-Volti
Materici ha messo in scena l’uso della terra cruda in architettura e design. Un percorso tra arte, sostenibilità e innovazione, con installazioni simboliche, materiali di cava rigenerati e tecnologie bioedili avanzate
di Lorenza Bisbano e Giuseppe Sciabica
La manifestazione Ris-Volti Materici si è tenuta presso gli spazi della Fabbrica del Vapore nel contesto della Milano Design Week 2025. L’iniziativa ha posto al centro la sostenibilità e l’uso della terra cruda applicata in architettura ma anche in opere artistiche e di design. L’evento è stato promosso da Anab in collaborazione con Terra Migaki Design, un collettivo di professionisti uniti dal desiderio di crescita e scambio internazionale sulla bioedilizia.
La terra cruda, tra i materiali da costruzione più antichi, è oggi al centro di una rinnovata attenzione grazie alla bioedilizia e agli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030. Si compone di argilla, sabbia, limo e, talvolta, fibre vegetali come paglia o canne, utilizzate con tecniche come Adobe e Pisé per realizzare strutture sostenibili e performanti. Uno dei principali vantaggi è il suo basso impatto ambientale: è abbondante, non richiede trattamenti chimici e può essere restituita alla natura al termine del ciclo di vita. Inoltre, i muri possiedono una notevole inerzia termica, accumulando calore e umidità per rilasciarli gradualmente e la porosità dell’argilla garantisce buone proprietà fonoisolanti, oltre che resistenza al fuoco. Dal punto di vista strutturale, è un materiale plasmabile e altamente legante, ideale per edifici robusti e duraturi.
TRADIZIONE ANTICA
Nel contesto italiano, è in Sardegna che l’uso della terra cruda rappresenta una tradizione antica, espressa nella tecnica del ladiri, mattoni crudi essiccati al sole. Nella pianura del Campidano, questa tecnica è stata ampiamente impiegata per abitazioni ed edifici rurali che si integrano perfettamente con il paesaggio locale. Questi edifici, caratterizzati da muri spessi e intonaco bianco, sono un apprezzabile esempio di architettura vernacolare.
SOSTENIBILITÀ
La terra cruda è tornata al centro del dibattito sulla sostenibilità anche durante la Cop26 di Glasgow, dove è stata riconosciuta come materiale chiave per il futuro delle costruzioni, raccomandandosi sulla necessità di rispettare le risorse locali, evitando l’importazione della materia
prima, per un approccio veramente sostenibile. La terra cruda è dunque un ponte tra tradizione e innovazione: le sue caratteristiche uniche la rendono una soluzione ideale per affrontare le sfide ambientali, valorizzando il patrimonio culturale di territori come la Sardegna e contribuendo a un futuro più sostenibile. Recentemente, questo materiale ha attratto l’interesse di progettisti e ricercatori, che stanno lavorando per incrementare lo stato dell’arte sulla terra cruda con diversi approcci che vanno dalla valorizzazione di tecniche antiche, alla diffusione di conoscenze e pratiche, fino alla ricerca scientifica e tecnologica che vuole creare una sinergia tra il materiale naturale e le nuove tecnologie.
IL PADIGLIONE RIS-VOLTI MATERICI
La manifestazione Ris-Volti Materici nasce con scopo divulgativo, proponendosi come momento di confronto e approfondimento su pratiche costruttive responsabili. È stata animata da una serie di eventi a tema, un convegno, visite guidate e la mostra vera e propria composta da un padiglione e alcuni pezzi artistici e di design che esplorano il materiale nelle sue sfaccettature. Il padiglione a pianta centrale Ris-Volti materici è stato protagonista dell’omonima manifestazione. Progettato dall’architetto Sergio Sabbadini con il contributo artistico di Matteo Mezzadri e la collaborazione delle aziende Ecobel, Marco snc e MGS, si propone come una riflessione progettuale sul valore delle risorse naturali del suolo e del sottosuolo. Questi materiali, reinterpretati in
chiave contemporanea, si trasformano nei protagonisti delle superfici architettoniche dell’intero padiglione. La pianta a forma di cerchio è un richiamo simbolico ai principi dell’economia circolare, approccio utilizzato per la ricerca e la scelta dei materiali. Sono infatti utilizzati materiali di scarto provenienti dalla Cava Marco di Botticino, situata nel comune di Nuvolera (Bs). Queste terre, un tempo considerate residui dell’attività estrattiva del marmo, sono oggi oggetto di studi che ne esplorano l’impiego in diverse applicazioni e vengono valorizzate come risorse per l’innovazione edilizia. Il padiglione è di fatto formato da due semicilindri con struttura in legno che si
Terra cruda e gessofibra dialogano nel padiglione: tra installazione artistica, intonaci materici e sistema radiante innovativo, l’architettura sperimenta nuove sinergie tra arte, tecnica e sostenibilità
• Convivio di Daria Tiflea. Un tavolo da pranzo, massimo luogo di convivialità, le cui ombre sono riprodotte e accolte nell’orizzontalità della terra.
• Unweaving di Beatrice Loda. L’intento è quello di porre l’attenzione sulla linea di confine indistinta tra l’artista e l’artigiana.
• Sonno di Terra di Irene Finocchiaro. Rappresenta una figura giacente, un corpo abbandonato a riposo in un campo e dominato dalla forza di gravità.
guardano tra di loro creando uno spazio interno, il visitatore si muove intorno e dentro al padiglione espositivo tra le quattro facciate concepite e realizzate con la volontà di presentare al pubblico e valorizzare altrettante tecnologie e texture materiche. Al centro del padiglione, sul pavimento è posta una pallina di argilla mentre sul soffitto è appeso un uovo: due elementi altamente simbolici.
FACCIATE IN TERRA CRUDA
E PANNELLI IN GESSOFIBRA
Uno dei due semicilindri si presenta con entrambe le facciate rivestite in terra cruda. La facciata esterna è rifinita con una doppia rasatura in terra cruda mescolata con fibre in paglia di grano, il tutto finito con una lavorazione spugnata facciavista. Su questa parete è proiettata l’installazione artistica “Sindone” che rappresenta il volto dell’artista e autore dell’opera Matteo Mezzadri. Il volto, più evocato che descritto, emerge come traccia impressa nell’argilla, dove i tratti somatici essenziali si fanno segno di una presenza sospesa tra identità e astrazione. Nella parte interna del semicilindro, ai pannelli in gessofibra ancorati meccanicamente alla struttura è integrato il sistema radiante innovativo FinoTherm di Ecobel, caratterizzato da uno spessore molto ridotto e da una bassa inerzia termica, il sistema consen-
Canapa e marmo si fondono in una facciata ventilata innovativa: un equilibrio tra leggerezza, prestazione termica e arte visiva per un’architettura che guarda al futuro senza dimenticare la materia
te una grande libertà compositiva e la sua posa è rapida e intuitiva. Il rivestimento esterno è un intonaco formulato dall’arch. Sabbadini con lavorazione frattazzata lasciata facciavista con l’intento di valorizzare la matericità e il cromatismo originale della mescola.
Tradizione antica e innovazione grazie a tecnologie costruttive all’avanguardia e materiali naturali
rendono i processi costruttivi bioedili
arte, cultura e azione sostenibile concreta
Il secondo semicilindro si presenta con entrambe le facciate rivestite in lastre di marmo di Botticino. Il prospetto esterno è il risultato di un prototipo di facciata ventilata e isolata con canapa, costruita tramite pannelli montati a secco con le staffe Trigobel progettate da Ecobel con un disegno triangolare che assicura flessibilità applicativa e le rende ideali per il fissaggio su superfici non regolari. Questa soluzione è in grado di rispondere alle esigenze funzionali ed estetiche del progetto. Le lastre di marmo dello strato più esterno della facciata sono lavorate tramite levigatura e ospitano la proiezione del video “identity”, una seconda installazione artistica di Matteo Mezzadri: una serie di volti che scorrono in sequenza continua, con un ritmo quasi ipnotico. Internamente è presentato un sistema di facciate isolate dove la solidità e il valore materico del marmo spazzolato e graffiato si uniscono alla leggerezza e alle proprietà termoisolanti della canapa. I due materiali sono stati accoppiati mediante un collante naturale di caucciù in grado di garantire un’adesione sicura a durevole, mentre la lastra in marmo, lavorata con precisione tramite tagli kerf e tasche, viene ancorata alla struttura portante grazie alla tecnologia sviluppata da Ecobel. Il risultato è un sistema costruttivo che unisce tradizione e innovazione, elevando il concetto di facciata isolata a nuova sintesi di sostenibilità ed efficienza.
Con 4 filiali attive e una quinta in arrivo nel 2026, Die Baustoffe è punto di riferimento per imprese e artigiani nell’edilizia a secco, colore e cappotto in Alto Adige, Trento e Brescia. Fondata nel 2014 da Andreas Blattner, si distingue per consulenza personalizzata e partnership con Fassa Bortolo
di Veronica Monaco
■ Il team di Die Baustoffe di Bolzano. Da sinistra a destra, Aaron Preganella, Michael Faden, Lili Blattner, Andreas Blattner, Albert Planinschek, Franz Pfattner, Daniele Cappello.
Specialisti di sistemi a secco, cappotto e colore, l’azienda di distribuzione Die Baustoffe si propone come interlocutore esclusivo per imprese e artigiani nelle province di Bolzano, Trento e Brescia. Con quattro punti vendita, e un quinto in cantiere che aprirà forse già nel 2026, la società è guidata da Andreas Blattner, che l’ha fondata nel 2014, avviando fin da subito delle partnership strategiche con il mondo della produzione, come quella con Fassa Bortolo, fornitore esclusivo per le lastre in cartongesso, oltre che punto di riferimento per il Sistema Colore e il Sistema Cappotto. We Light ha incontrato il fondatore, insieme al responsabile acquisiti e vendita colore Albert Planinschek.
Precisione su misura per ogni cantiere.
Dal cartongesso al colore, ogni progetto trova qui la sua soluzione perfetta. Un supporto tecnico che diventa alleato quotidiano per professionisti dell’edilizia
I NUMERI DI DIE BAUSTOFFE
❯ Punti vendita: 4
❯ Addetti: 20 persone
❯ Fatturato 2024: 11,3 milioni di euro
❯ Area coperta: 3.000 mq
❯ Area scoperta: 2.500 mq
Die Baustoffe in italiano si traduce «I materiali da costruzione». Quali sono in particolare i materiali che trattate all’interno della vostra rivendita?
Andreas Blattner. Tutto quello che riguarda il cartongesso, il sistema a cappotto, interno ed esterno, e tutto il mondo del colore, interno ed esterno.
Qual è la tipologia dei vostri clienti?
Andreas Blattner. Non facciamo vendita al dettaglio e non abbiamo clienti privati. Non abbiamo cassa, facciamo solo bolle di accompagnamento e fatture. I nostri clienti sono tutti artigiani, imprese edili, imprese di costruzione, imbianchini, verniciatori, cartongessisti.
In percentuale quanti cartongessisti e quanti imbianchini?
Il 60% sono cartongessisti, il 40% imprese di coibentazione e intonacatori.
Quali servizi offrite al cliente?
Andreas Blattner. Diamo un supporto a 360 gradi. Offriamo consulenza, un servizio di consegna molto veloce, facciamo sopralluoghi per consigliare la soluzione più idonea al tipo di lavoro che deve essere svolto. Abbiamo anche soluzioni antincendio e anche in questo ambìto offriamo un supporto completo per quanto riguarda colori, lastre e intonaci. Abbiamo una speciale macchina fresatrice per realizzare pezzi speciali in cartongesso, come velette, scalette, cerchi, e misure fuori standard. Questi pezzi speciali li realizziamo anche in polistirolo per facciate o contorni piscina. Inoltre, realizziamo anche tappeti di ghiaia e per i soffitti acustici prepariamo anche botole su misura. Qualsiasi paraspigolo o profilo di delimitazione, che a volte in Italia non si trovano, Die Baustoffe li ha a disposizione.
Vi è mai capitata una richiesta alla quale non eravate in grado di rispondere?
Andreas Blattner. No, mai.
Attualmente quali sono i materiali per l’edilizia a secco più richiesti?
Andreas Blattner. Cartongesso, in qualsiasi forma e misura, il sistema acustico e il sistema antincendio. Anche i pezzi speciali sono molto richiesti perché facilitano il lavoro degli applicatori.
Quale trend state riscontrando in questo segmento di mercato?
Andreas Blattner. Il mondo del cartongesso cresce sempre di più. Costruire in cartongesso è molto più semplice e il sistema funziona sempre sia nel nuovo che nelle ristrutturazioni. Anche nel settore dell’acustica e dell’antincendio siamo molto forti perché risolviamo anche i vari problemi che possono emergere, lavorando insieme a un architetto.
Quando è nata la vostra azienda e come si sono inseriti i prodotti nel corso del tempo?
Andreas Blattner. L’azienda è nata a Bolzano nel 2014. Ho lavorato per anni in Germania per un’azienda che distribuiva materiale edile. Quando ho deciso di aprire la mia attività in Alto Adige avevo già una conoscenza del settore a secco. Per il primo anno ho fatto tutto da solo, dalle bolle agli ordini, poi nel 2015 sono stati assunti i primi due dipendenti. Nel 2016 abbiamo iniziato a costruire la nostra flotta mezzi per rispondere alle esigenze dell’azienda in espansione, nel 2019 abbiamo aperto la filiale di San Lorenzo Brunico (Bolzano), a cui sono seguite quelle di Trento e San Zeno Naviglio (Brescia) due anni fa. Attualmente l’azienda conta 20 dipendenti, dislocati in quattro punti vendita.
■ Esterno e un interno di Die Baustoffe di Bolzano.
Daniele Cappello
Come si compone oggi il vostro parco macchine?
Andreas Blattner. Abbiamo due autocarri a quattro assi con gru di 32 metri, due autocarri a tre assi con gru di 18 metri, due autocarri due assi da 7,5 tonnellate con gru di 12 metri e nove furgoni aperti per il trasporto dei materiali.
Da quando è nata l’azienda, cos’è cambiato nella richiesta dei clienti e nella vostra offerta?
Andreas Blattner. Il nostro slogan è «Facciamo quello che gli altri non fanno». Per noi il cliente non è un numero. Dal semplice consiglio alle forniture più importanti, rispondiamo ad ogni richiesta. Conosciamo i nomi di tutti i nostri clienti e loro conoscono quelli di tutti i dipendenti. In Die Baustoffe siamo tutti intercambiabili: ognuno ha la sua mansione, ma conosce anche il lavoro degli altri. Con i clienti abbiamo davvero un rapporto eccezionale, sappiamo addirittura come ognuno di loro preferisce il caffè!
Nei cantieri c’è sempre meno manovalanza italiana. Questo comporta un differente approccio al cliente?
Andreas Blattner. No. Inizialmente magari c’è lo scoglio della lingua e si fa fatica a capire cosa vogliono, ma alla fine troviamo sempre una soluzione. Si cresce insieme.
DANIELE CAPPELLO
AREA MANAGER NORD-EST DI FASSA BORTOLO
Come sta andando il business nell’area che segue?
Il business in Alto Adige è prevalentemente orientato verso prodotti tecnici e soluzioni per l’edilizia a secco. Nelle aree del Veneto e del Trentino, invece, la conformazione edilizia del territorio favorisce l’impiego di sistemi per il consolidamento, i rinforzi strutturali e tutte le finiture, sia interne che esterne. Entrambi i mercati trovano un valido supporto nel Sistema Integrato Fassa Bortolo, che offre un’ampia gamma di soluzioni: dalla posa di pavimentazioni e rivestimenti al mondo del colore, dai cicli di risanamento delle murature umide ai prodotti per il ripristino del calcestruzzo ammalorato. Un’unica azienda in grado di rispondere alle diverse esigenze del settore edile, adattandosi alle specificità di ogni regione.
Rispetto a un anno fa le richieste da parte del mercato sono cambiate?
Sì, le richieste continuano a essere molto più tecniche e si focalizzano su soluzioni che possono garantire un comfort abitativo elevato. Anche le soluzioni costruttive si sono molto trasformate, per cui non basta più adottare un’unica soluzione di intonaco, ma è necessario rivolgersi a sistemi molto più evoluti che diano garanzie prestazionali nel rifacimento dell’involucro, sia interno sia esterno. I sistemi a secco permettono di rispondere a diverse esigenze, sia sul fronte delle efficienze termiche, sia dal punto di vista antincendio e di isolamento acustico. Questo ci consente di dare un valore aggiunto alla stratigrafia, ma anche a livello di finitura con soluzioni colorate intumescenti, pitture antincendio, soluzioni anti-formaldeide per il raggiungimento del massimo benessere all’interno della casa.
C’è un sistema che sta crescendo più di altri?
Tutti i prodotti per il restauro e la bio-edilizia, dove siamo specialisti, stanno crescendo notevolmente. Ad esempio abbiamo da qualche tempo lanciato una linea di prodotti totalmente esente cemento, Novantica, per interventi in centri storici o su edifici vincolati. Un altro sistema che continua la sua crescita è proprio il sistema a secco Gypsotech, grazie alla moltitudine di soluzioni che può offrire sia all’interno che all’esterno del fabbricato.
Nella sua area di riferimento, cosa si aspetta a fine 2025 a livello di business?
Mi aspetto un incremento del 2-3%, soprattutto per ciò, che riguarda il consolidamento e rinforzo strutturale, il risanamento delle murature umide, il sistema a secco e le molteplici soluzioni offerte dal sistema colore.
Oltre la lingua, ci sono altre difficoltà?
Andreas Blattner. No, per noi la nazionalità non rappresenta un problema. Spesso i clienti stranieri vengono da noi perché sanno di trovare un aiuto che in altre aziende fanno fatica a ricevere. Ci chiedono molta formazione, consulenza, servizio in cantiere con consegne immediate, che è il nostro fiore all’occhiello.
In alto Adige siete bilingue: è un vantaggio?
Andreas Blattner. Sì, abbiamo clienti sia di madrelingua tedesca, sia di madrelingua italiana. Sapere le due lingue perfettamente è sicuramente un vantaggio.
Com’è organizzata l’azienda?
Andreas Blattner. L’ufficio amministrativo si trova a Bolzano. Non abbiamo un vero e proprio ufficio acquisti, che sono gestiti da me, Michael Faden, capofiliale di Bolzano, e da Albert Planinschek per il mondo del colore. Ci sono poi i magazzinieri e gli autisti, oltre al personale interno in ogni punto vendita. Il bello è che siamo tutti intercambiabili: ognuno è in grado di emettere una bolla, fare una conferma d’ordine, servire al tintometro. Se manca una persona in qualche filiale, può sopperire il dipendente di un’altra. Anche la disposizione delle merci a scaffale è identica per ogni punto vendita, proprio per favorire questo tipo di operatività.
Franz Pfattner
Ci sono delle specificità in termini di materiali che caratterizzano le varie province in cui siete presenti?
Andreas Blattner. Sì, i materiali che si usano in Alto Adige non vengono usati a Brescia e viceversa. C’è sempre richiesta di diverse tipologie di intonaci e intonachini, anche per quanto riguarda gli spessori. Se in Alto Adige si usa spesso il 2-3 millimetri, a Brescia si arriva massimo a 1,5 millimetri di spessore. Anche per i cappotti: in Alto Adige si arriva anche a 24 centimetri, a Brescia lo spessore massimo si ferma a 14-16 centimetri.
Con Fassa Bortolo avete un rapporto di partnership molto stretto: quali sono i motivi alla base di questo sodalizio?
Albert Planinschek. Il rapporto con Fassa è iniziato nel 2014
FRANZ PFATTNER
TECNICO COMMERCIALE DI ZONA FASSA BORTOLO
Quando è iniziato il rapporto con Die Baustoffe?
È iniziato nel 2014. Siamo partiti da zero, costruendo un rapporto molto solido e crescendo insieme. Ringrazio Die Baustoffe per avermi dato grande fiducia.
Qual è stato il primo prodotto/sistema che le hanno ordinato?
Il primo prodotto è stato il cartongesso Gypsotech. Proprio su quel prodotto cercavo un partner con il quale costruire un business importante sul territorio.
Quali sono i milestone su cui si fonda il rapporto con Die Baustoffe?
Ci lega un sentimento di fiducia reciproca. Die Baustoffe è un cliente di cui mi posso fidare in assoluto. È una partnership importante, equilibrata, che è diventata anche un’amicizia.
Quali sono i principali ostacoli nel creare questo tipo di rapporto con le altre rivendite?
La disponibilità. A certi clienti manca un po’.
Quali sono invece i vantaggi di un rapporto di questo tipo?
Riuscire sempre a risolvere i problemi in maniera collaborativa.
Per quanto riguarda la logistica, come offrite questo servizio al cliente per essere sempre allineati alle loro richieste?
È fondamentale la presenza. Minimo due volte alla settimana mi presento dal cliente, in modo da conoscere anche in anticipo ciò di cui hanno bisogno e organizzarmi preventivamente, facendo una programmazione.
Servizio che corre più veloce del cantiere. Consegne rapide, consulenze puntuali e soluzioni su misura: qui non si vendono solo materiali, si distribuisce competenza ed esperienza diretta sul campo
e con l’azienda siamo cresciuti insieme sul territorio. Penso che Die Baustoffe sia il rivenditore più forte in Alto Adige per quanto riguarda i sistemi Fassa. Il merito va anche all’agente di zona Franz Pfattner, che ci ha dato fiducia: grazie a lui è nato questo bellissimo rapporto che va avanti ormai da tanti anni e ci ha permesso di realizzare un fatturato importante. La collaborazione ormai è diventata anche un bel rapporto di amicizia.
Quali sono le soluzioni Fassa Bortolo maggiormente richieste dai vostri clienti?
contano 14 certificazioni, contro le 7 italiane. Inoltre, Fassa Bortolo è l’unica azienda ad avere un sistema per qualsiasi tipo di intervento: Sistema Colore, Sistema Cartongesso, soluzioni antincendio, Sistema Cappotto. L’azienda è in continuo sviluppo: ogni anno escono novità e nuove certificazioni, per noi questo è molto importante perché riusciamo a rispondere sempre in maniera efficace alle richieste dei clienti.
Come ha influito sul vostro business il Sistema fassaColour?
Albert Planinschek. Il Sistema fassaColour è stato inserito in Die Baustoffe nel 2016. Inizialmente i clienti erano un po’ titubanti, perché tutti conoscevano Fassa Bortolo per i suoi intonaci e prodotti a calce, meno per il colore, ma adesso sono soluzioni molto richieste, che ci hanno dato una grandissima spinta.
Quali sono le innovazioni di prodotto Fassa che hanno favorito l’attività della rivendita?
■ In primo piano, centro fassaColour e finiture Fassa.
Albert Planinschek. Le lastre di cartongesso. Non abbiamo altre lastre, per un semplice motivo: le lastre Fassa Bortolo sono certificate sulla base della normativa francese, molto più stringente rispetto a quella italiana o tedesca. I prodotti
Albert Planinschek. Fassa Bortolo ha sviluppato un sistema di colori molto apprezzati, con soluzioni anche a emissioni zero, requisito molto importante per applicazioni in scuole, locali sanitari e ambienti che richiedono certificazioni Haccp. Sono prodotti molto interessanti e validi, la richiesta è continua.
Gli aspetti di compatibilità ambientale sono così importanti?
Albert Planinschek. Specialmente in Alto Adige, l’impatto ambientale è molto importante. Tutti richiedono le certificazioni Cam. Il mondo sta cercando di essere sempre più ecologico e bisogna stare al passo coi tempi. Tutta l’innovazione realizzata negli ultimi due anni da Fassa Bortolo è molto importante anche in questo senso. Anche i colori sono certificati Cam, come le lastre e i cappotti.
Quali sono i vantaggi del Sistema Cartongesso Gypsotech?
Albert Planinschek. Le certificazioni. Inoltre, la lastra è molto più resistente rispetto alle soluzioni di altri competitor.
Fassa Bortolo ha molto linee di prodotto: quali sono quelle più richieste in zona?
Albert Planinschek. Le più richieste sono il sistema cartongesso, il sistema intonaci e il sistema cappotto.
Assistenza e formazione tecnica sono centrali: qual è il rapporto con Fassa?
Albert Planinschek. Per l’assistenza tecnica ci basta telefonare in azienda per avere supporto immediato. Per quanto riguarda la formazione, organizziamo 5-6 corsi all’anno nelle varie filiali, durante i quali vengono presentati nuovi prodotti. Facciamo corsi specifici per pittori, cartongessisti, cappottisti.
I distributori spesso si lamentano di non essere allineati con i produttori: è vero?
Andreas Blattner. Nel nostro caso no, con i nostri fornitori abbiamo ottimi rapporti e cerchiamo sempre di risolvere qualsiasi tipo di problematica possa incorrere. Siamo come una famiglia.
Secondo voi, quali sono le principali sfide che dovrete affrontare sul mercato a breve-medio termine?
Andreas Blattner. La mia personale opinione è che la difficoltà più grande sarà la concorrenza che ribassa i prezzi all’inverosimile. Ci sono concorrenti che hanno fatturati in calo anche del 20% e che vendono al prezzo di costo: questo è sleale e crea un danno al mercato. Dovrebbe esserci un prezzo sotto il quale non si può scendere. Noi non siamo economici, non regaliamo niente, ma i nostri clienti continuano a comprare da noi per quello che sappiamo fare.
Come sta andando il 2025 rispetto all’anno scorso?
Andreas Blattner. Il 2025 vede un fatturato in calo rispetto all’anno scorso. C’è un po’ di stallo, anche perché il mercato sta uscendo dal periodo del superbonus dove i prezzi sono aumentati in maniera spropositata. Adesso, c’è un generale ribasso dei prezzi di acquisto e di vendita e in giro si sentono molte aziende con fatturati in flessione.
In questo momento nel mondo delle rivendite c’è una grande concentrazione. Quali sono i vostri progetti per il futuro?
L’edilizia
parla due lingue, ma
una sola
efficienza. Dalla fresatrice ai tappeti di ghiaia, l’offerta è ricca e pronta a ogni sfida. E con la forza del bilinguismo, il dialogo con il cliente è sempre più vicino
Andreas Blattner. Non abbiamo bisogno di far parte di un gruppo. Abbiamo la nostra politica aziendale, ce l’abbiamo sempre fatta da soli e continueremo da soli. Facciamo quello che gli altri non fanno, nessuno ci può dare una mano. Non è arroganza, ma la testimonianza che la specializzazione per noi è la carta vincente.
Avete nuovi progetti nel cassetto?
Andreas Blattner. Abbiamo progetti per ingrandire sempre di più l’azienda aprendo nuove sedi lungo l’asse Milano-Bergamo. Il progetto è molto ambizioso e forse qualche risultato si vedrà già nel 2026.
■ In primo piano, il Sistema Gypsotech di Fassa Bortolo.
Nuova palazzina con involucro stratificato a secco
A Ponte San Pietro, la demolizione e ricostruzione a secco di una palazzina ha permesso un intervento rapido, sostenibile ed efficiente, mantenendo volumetria e comfort. L’involucro stratificato assicura alte prestazioni energetiche, acustiche e tempi di cantiere ridotti
■ La palazzina residenziale ricostruita con tecnologia a secco al termine dei lavori.
Il patrimonio edilizio urbano esistente possiede un’enorme fetta di edifici energivori che necessitano di essere riqualificati o addirittura demoliti e ricostruiti per “Costruire nel costruito” senza dover sottrarre preziose aree verdi urbane fondamentali per la regolazione del microclima locale. Il caso studio che abbiamo approfondito illustra le necessità di dover demolire e ricostruire in tempi brevi una palazzina residenziale esistente per poter sostenere economicamente l’intervento edilizio garantendo un nuovo fabbricato performante e confortevole caratterizzato dalla medesima volumetria. Siamo a Ponte San Pietro, comune dell’hinterland di Bergamo. L’edificio oggetto di intervento è localizzato vicino al nucleo storico dell’abitato ed è composto da 3 piani fuori terra residenziali e un piano interrato destinato a garage, parcheggio e cantine.
LA SCELTA DI RI-COSTRUIRE A SECCO L’intervento di riqualificazione energetica e strutturale non era sostenibile, pertanto si è deciso di demolire completamente il fabbricato e di ricostruirlo a cavallo dell’anno 2023/24 con la
medesima volumetria e lo stesso layout architettonico dotandolo di un involucro perimetrale e interno stratificato a secco. Questa scelta di campo ha consentito di ottenere numerosi vantaggi:
❯ temporali: la tecnologia costruttiva a secco ben progettata ha velocizzato le operazioni di cantiere;
❯ operativi: le soluzioni e i materiali adottati per realizzare l’involucro hanno ridotto a circa 1/3 i pesi in gioco avvantaggiando la velocità di manodopera (e alleggerendo anche le strutture portanti del fabbricato);
❯ prestazionali e architettonici: il pacchetto d’involucro stratificato a secco consente di assottigliare gli spessori in gioco garantendo però elevate prestazioni termiche;
❯ comfort: le soluzioni stratificate a secco rappresentano la miglior soluzione per garantire ottimi risultati di isolamento acustico aereo tra le varie unità abitative desolidarizzando gli elementi divisori;
❯ risultati acustici: verificati con collaudo finale.
IL CANTIERE
Il lavoro acquisito da Vanoncini spa nelle vesti di General contractor ha previsto la demolizione totale del fabbricato esistente con relativo smaltimento del materiale di risulta. Successivamente sono stati effettuati gli scavi per poter impostare le nuove fondazioni a plinto con travi rovesce di collegamento e - per la sola porzione del piano interrato - le strutture in elevazione costituite da setti e/o pilastri in cemento armato. Fuori terra le strutture in elevazione sono composte da un telaio in carpenteria metallica laminata a caldo imbullonata in opera, dal vano scala centrale in
Demolire per rigenerare: la realizzazione di un edificio sostenibile, performante e confortevole, ricostruito a secco senza intaccare il verde urbano
Berizzi
cemento armato e dai solai in lamiera grecata con getto di calcestruzzo collaborante. Questi ultimi elementi controventanti a livello sismico.
L’involucro perimetrale dell’edificio, tutte la partizioni interne e i controsoffitti interni ed esterni sono stati realizzati con la tecnologia stratificata a secco (S/R) mentre i sottofondi all’estradosso dei solai strutturali sono convenzionali.
INVOLUCRO PERIMETRALE
TECNOLOGICO E PRESTAZIONALE
La tecnologia, le prestazioni energetiche e il comfort di un edificio dipendono principalmente dalla capacità del contenitore o involucro che lo delimitano. Se l’involucro perimetrale del fabbricato è performante le dotazioni impiantistiche interne risultano minimali, semplici ed economicamente sostenibili per svolgere al meglio il compito di condizionamento estivo, invernale e di ricambio d’aria meccanico richiesti dall’utente. Questo significa che la tecnologia in edilizia risiede in primis nella stratigrafia d’involucro ovvero in ciò che non vedo ma percepisco in termini di comfort finale. Ecco perché la ricostruzione di questo fabbricato è stata definita con la nuova “pelle” stratificata a secco scelta per garantire tempi di ricostruzione ristretti, carichi da gestire in opera ridotti, costi contenuti ma, soprattutto, prestazioni termiche, acustiche, igrotermiche e meccaniche elevate in poco spazio occupato. L’involucro perimetrale che avvolge la maggior parte di superficie dell’edificio plurifamiliare è costituito da un pacchetto stratificato a secco di spessore totale pari a 36 cm, peso di circa
■ Il cantiere a cura dell’impresa edile Vanoncini spa.
70 kg/mq e trasmittanza termica U pari a 0,12 m2K/W. Nel dettaglio, il pacchetto è costituito da due contropareti perimetrali affacciate rispettivamente verso l’esterno e all’interno degli ambienti. Le due contropareti perimetrali rappresentano i due layout estremi d’interfaccia dell’involucro con, da un lato, gli agenti atmosferici e il microclima esterno e, dall’altro, con le esigenze di comfort indoor. I due layout che compongono il pacchetto sono molto differenti. Seguendo la logica d’installazione in opera dell’involucro, il primo manufatto da realizzare è la controparete affacciata all’esterno che definisce la geometria dell’edificio e consente di realizzare le imperme -
Struttura mista acciaiocalcestruzzo e involucro stratificato a secco da 36 cm, U=0,12 W/m²K per un edificio leggero, efficiente e ad alte prestazioni
❯ 1. L’isolamento acustico di facciata D2m,nT,w misurato sui diversi fronti perimetrali, compreso il fronte strada, presentano D2m,nT,w che oscillano dai 41 ai 42 dB (> dei 40 dB minimi richiesti per legge).
❯ 2. Il rumore aereo tra le unità abitative adiacenti su ogni piano, ovvero il parametro indice di potere fonoisolante apparente R’w è pari a 58 dB (> dei 50 dB minimi richiesti per legge).
❯ 3. Il rumore aereo tra le unità abitative sovrapposte tra i piani, ovvero il parametro indice di potere fonoisolante apparente R’w è risultato pari a 73 dB (> dei 50 dB minimi richiesti per legge).
❯ 4. Il rumore impattivo tra le unità abitative sovrapposte tra i piani, ovvero il livello di rumore di calpestio L’n,w è risultato in alcune misure pari a 51 dB e in altre pari a 49 dB (< dei 63 dB minimi richiesti per legge).
Risultati che confermano la bontà del comfort acustico in soluzioni d’involucro convenzionali.
ALCUNI VALORI VERIFICATI IN FASE DI COLLAUDO DA STUDIO SONING
INVOLUCRO A SECCO I FORNITORI
• Sistema stratificato a secco d’involucro perimetrale (pareti e controsoffitti) Knauf Italia
• Sistema stratificato a secco d’involucro interno (pareti, contropareti e controsoffitti) Knauf Italia
• Coibenti termoriflettenti sottili Actis
• Coibenti fibrosi in lana minerale Knauf Insulation e Rockwool
• Coibenti espansi estrusi Knauf Insulation
• Coibenti in lana di legno mineralizzata Celenit
• Sistemi monoblocco per serramenti e oscuranti Roverplastik
• Sistema cappotto termico di facciata Sto Italia
abilizzazioni alla base del fabbricato. Questo manufatto è composto da un’orditura metallica composta da guide a U (40x75x40 mm, spessore 0,8 mm) e montanti a C (dim. 50x75x50 mm, spessore 0,8 mm) in zinco-magnesio (Mgz) disposti a un determinato interasse (come da dimensionamento del produttore del sistema). Le
orditure vengono tracciate e allineate in verticale mediante opportuna piombatura che considera le tolleranze di allineamento dei solai superiori sfruttando la possibilità di portare a sbalzo il 30% della superficie di appoggio delle guide. Le orditure di ogni piano, una volta disposte, vengono rivestite da un telo permeabile al vapore ma impermeabile all’acqua e da un manto in lastre di fibro-cemento (spessore 12,5 mm) disposte ortogonalmente alle orditure stesse, avvitate con apposite viti e sfalsate nei giunti; giunti che sul lato longitudinale prevedono un’apertura di circa 4/5 mm necessaria per riempire i medesimi con apposito rasante in modo da garantire la continuità della massa fibro-cementizia.
La superficie fibro-cementizia, in questo caso, funge anche da supporto e ancoraggio per il sistema a cappotto in Eps grigio (spessore 50 mm) realizzato al di sopra mediante incollaggio dei pannelli con spatola dentata a superficie piena e rasatura armata (spessore 6/7 mm) di finitura esterna con intonachino finale colorato (granulometria 1,5 mm). Cappotto in grado di tranquillizzare termicamente il layout esterno e gestire al meglio i raccordi con i sistemi monoblocco dei serramenti. La medesima controparete prevede verso l’interno pannelli in lana di roccia (spessore 60 mm, densità 70 kg/m3) inseriti in luce all’orditura dei montanti e successivamente un pannello in lana di legno mineralizzata (spessore 30 mm, densità 400 kg/m3) avvitato sulle ali interne dei montanti stessi. Successivamente, il pacchetto annovera tra gli strati un pannello in lana di roccia (spessore 80 mm, densità 40 kg/m3) addossato alla lana di legno retrostante e presenta la controparete interna.
Controparete interna realizzata con orditura in acciaio zincato composta da guide a U (dim. 40x75x40 mm, spessore 0,6 mm) e montanti a C (dim. 50x75x50 mm, spessore 0,6 mm) dimensionati dal produttore all’opportuno interasse di posa. In luce all’orditura è presente un pannello in lana di vetro (spessore 60 mm, densità 20 kg/m3). Il rivestimento della controparete è composto da doppia lastra di cartongesso A13 (spessore 12,5 mm/cd) con interposta barriera a vapore in lamina di alluminio. Rivestimento in lastre A13 stuccato e armato con nastro di armatura in carta microforata nei giunti; stuccatura eseguita con livello di qualità superficiale Q3 successivamente tinteggiata con idropittura.
SISTEMA D’INTERFACCIA
TRA INVOLUCRO E SERRAMENTI
L’involucro perimetrale integra differenti tipologie di serramento (a battente, fisso o scorrevole) mediante un sistema industrializzato di monoblocco in grado di ottimizzare la velocità di realizzazione del foro muro garantendo tutte le prestazioni nel sistema d’interfaccia in termini acustici, igrotermici, termici e di tenuta all’aria. Inoltre, progettando e integrando il sistema monoblocco è possibile ordinare immediatamente i serramenti senza dover rilevare in opera il foro muro. Il monoblocco è da installare in opera prima di procedere con la realizzazione della controparete esterna per poter verificare piombo e squadri di facciata; monoblocco che consente d’integrare tutti i sistemi oscuranti in questo caso composti da sistemi di avvolgibili elettrificati e di supportare le varie tipologie di davanzale. Sostanzialmente, l’assemblaggio a secco dell’involucro perimetrale non può prescindere dal sistema
monoblocco industrializzato e personalizzato in ogni sua parte.
PACCHETTI A SECCO INDOOR
E IPERISOLAMENTO TERMICO
MULTISTRATO IN SPESSORI SOTTILI
I divisori interni alle singole unità abitative sono distinti in pareti in singola orditura in acciaio zincato (guide e montanti di 75 mm) rivestiti da doppia lastra in cartongesso A13 per lato (o H13 - spessore 12,5 mm/cd, nel caso di ambienti umidi) con in luce alle orditure pannelli in lana di vetro (spessore 60 mm, densità 20 kg/ mc). Invece i divisori tra unità abitative (determinanti per il comfort acustico tra gli appartamenti adiacenti) sono composti da pareti composte da due orditure metalliche (guide e montanti di 75 mm/cd) desolidarizzate rivestite ciascuna sui lati estremi con due lastre in cartongesso A13 (o H13 - sp. 12,5/cd, nel caso di ambienti umidi) e nel mezzo da una lastra in gesso rivestito A13 (spessore 12,5 mm) applicata a una sola delle due orditure. Ciascuna delle due orditure poi contiene in luce panelli in lana di vetro (spessore 60 mm, densità 20 kg/mc). In questo modo le
■ Nella pagina accanto e in questa pagina, l’involucro perimetrale che avvolge la maggior parte di superficie dell’edificio plurifamiliare è costituito da un pacchetto stratificato a secco.
Sistema monoblocco integrato: interfaccia industrializzata tra involucro a secco e serramenti per prestazioni acustiche, termiche e igrotermiche ottimali e posa rapida senza rilievi in opera
■ Termoriflettente Actis che funge da termocoperta in grado di garantire prestazioni termiche elevate nella metà dello spazio rispetto ai coibenti termici convenzionali.
due unità abitative risultano suddivise da un sistema stratificato a secco in grado di garantire un potere fonoisolante in opera R’w importante grazie all’alternanza del sistema “massa – molla – massa” generato dal susseguirsi di lastre, lame d’aria e di materiale fonoassorbente fibroso che si verifica nella stratigrafia. Ci sono poi tutti i sistemi di controparete autoportante che delimitano gli spazi interni rispetto al vano scala in cemento armato; ovvero orditure in acciaio zincato composte da guide e montanti di 75 mm con interposto pannello in lana di vetro e rivestite da doppia lastra in cartongesso A13 con interposta barriera a vapore in alluminio; queste
contropareti affacciate verso il vano scala non riscaldato rappresentano a tutti gli effetti delle chiusure perimetrali. Pertanto, per garantire le prestazioni termiche richieste e non occupare superficie interna preziosa il setto in c.a. del vano scala è stato rivestito con iperisolante termoriflettente multistrato Actis Triso Hybrid s (spessore 45 mm, resistenza termica 3,15 m2K/W) applicato mediante listelli di legno al setto e involucrato dalla controparete di finitura. Il Termoriflettente Actis funge da termocoperta in grado di garantire prestazioni termiche elevate nella metà dello spazio rispetto ai coibenti termici convenzionali.
CONTROSOFFITTI INTERNI ED ESTERNI
Le finiture a secco indoor sono completate da tutte le tipologie di controsoffitto installate all’interno dei locali. Sono presenti controsoffitti “ancorati” con sistema pendino/gancio molla, doppia orditura in acciaio zincato 50/27 incrociata e singola lastra in gesso rivestito A13 oppure fino a luci di 6 m controsoffitti autoportanti con singola orditura in acciaio zincato composta da guide e montanti e rivestita da singola lastra in cartongesso A13 (o H13 nel caso di ambienti umidi). In entrambi i casi il plenum impiantistico al di sopra dei controsoffitti prevede l’inserimento di un pannello
■ Dettaglio Nodo verticale tra pareti divisorie tra unità abitative e solaio interpiano.
in lana di vetro (spessore 60 mm, densità 20 kg/m3) per smorzare eventuale riverbero acustico in intercapedine. Sono presenti, inoltre, controsoffitti esterni all’intradosso dei solai in lamiera grecata e getto collaborante; controsoffitti realizzati con singola orditura metallica 50/27 in zinco magnesio (Mgz) ancorata rigidamente a solaio con barre filettate inox e sistema di gancio semplice; c.soffitti rivestiti mediante lastra in fibro-cemento con successiva rasatura armata di finitura e intonachino colorato. Controsoffitti che si raccordano mediante velette esterne alle scossaline di lattoneria delle testate dei balconi.
Comfort
PRESTAZIONI ACUSTICHE
E PROVA DI COLLAUDO
■ Dettaglio Nodo verticale tra involucro perimetrale e solaio interpiano con balcone.
La scelta della tecnologia d’involucro stratificata a secco è strettamente legata all’esigenza del comfort acustico condominiale. Prestazione acustica dell’involucro che è stata sin da subito approfondita in fase esecutiva coordinando i dettagli costruttivi elaborati dall’ufficio tecnico Vanoncini spa con le specifiche progettuali del tecnico competente in acustica (Tca) incaricato, elaborate nel documento di Valutazione previsionale dei requisiti acustici passivi. Tra le varie scelte progettuali (in tema di “potere fonoisolan-
acustico garantito con pacchetti a secco ottimizzati: dettagli acustici approfonditi che superano il collaudo e assicurano performance
R’ w e D2m,nT,w d’eccellenza
te apparente tra ambienti R’w”) si è posta particolare attenzione ai dettagli costruttivi di raccordo tra le pareti divisorie delle unità abitative, il solaio in lamiera grecata e i controsoffitti di raccordo. Qui si è deciso di realizzare in opera una coppia di velette nel plenum dei controsoffitti a ridosso dell’intradosso del solaio strutturale in prossimità del raccordo con la parete divisoria tra le unità abitative. Questo per poter evitare l’eventuale ponte acustico di nodo salvaguardando le prestazioni fonoisolanti del pacchetto parete sottostante. Altro punto critico in tema di “isolamento acustico standardizzato di facciata
D2m,nT,w” è la porzione di parete perimetrale d’involucro occupata dal cassonetto del sistema monoblocco che ospita gli avvolgibili; in questo caso la controparete interna ha previsto l’inserimento di una lastra fibro-cementizia in sostituzione della lastra A13 in gesso rivestito per aumentare la massa locale del sottile rivestimento beneficiandone in tema di isolamento acustico ai rumori aerei. Soluzioni che, correttamente realizzate in opera, hanno consentito di ottenere risultati di collaudo acustico più che soddisfacenti garantendo il comfort all’utente finale.
Sistemi costruttivi leggeri per l’edilizia storica
■ Accantieramento. La movimentazione di importanti volumi di materiali ha reso necessaria l’installazione di un montacarichi di cantiere, ancorato alla struttura portante dell’edificio, unitamente a un castelletto di ponteggio a telai prefabbricati.
Il cantiere analizza il recupero strutturale di un edificio milanese del Novecento con demolizioni mirate e consolidamento dei solai lignei. Operazioni complesse, logistica sfidante, tecnologie innovative e soluzioni leggere per garantire stabilità e rispetto della storicità
Intervenire sul patrimonio edilizio esistente è una sfida sempre nuova: ogni cantiere ha la sua storia, perché è ciascun edificio ad avere le proprie caratteristiche che derivano dai materiali, dalla collocazione urbana, dall’utilizzo che dello stesso è stato fatto nel tempo. Proprio la destinazione d’uso di un immobile, che negli anni può variare o semplicemente essere rinnovata, è forse la variabile che influisce maggiormente nella definizione dell’identità materiale di un fabbricato. Questo perché determina un fenomeno fondamentale quando si parla di interventi sul costruito: la stratificazione.
La sovrapposizione di vari interventi che si sono succeduti nel tempo permette infatti di apprezzare la storicità del manufatto; nel contempo però ci mette talvolta di fronte a modifiche che possono aver danneggiato o quantomeno alterato le condizioni di esercizio originarie dell’edificio, costringendo così a interventi di recupero finalizzati prima di tutto al ripristino di un livello prestazionale adeguato del manufatto stesso. È questo il caso del cantiere oggetto di analisi del presente articolo: la ristrutturazione di due interi
di Alessandro Rinaldi
■ L’aspirazione delle macerie di risulta mediante escavatori a risucchio autocarrati ha portato velocità di esecuzione, pulizia e minor disagio possibile all’ambiente circostante.
IMPIANTO MULTISERVIZIO A POMPA DI CALORE COMFORT, EFFICIENZA E ZERO EMISSIONI DIRETTE
Se per quanto riguarda l’impiantistica elettrica è stata riproposta una tipologia piuttosto tradizionale, per la parte di riscaldamento/raffrescamento l’impianto originario costituito da radiatori e caldaiette autonome è stato sostituito con un sistema centralizzato in pompa di calore con unità split interne. La macchina esterna, collocata nel cortile condominiale, genera ora non solo il contributo per la climatizzazione invernale ed estiva, ma anche l’acqua calda sanitaria per tutte le 10 unità interessate, grazie a un accumulatore in grado di soddisfare il fabbisogno richiesto. La gestione è da remoto grazie a un sistema domotico che, oltre a un sistema di controllo accessi alle singole unità, ne permette anche la termoregolazione integrata per evitare inutili sprechi. L’utilizzo del gas metano è stato completamente eliminato, grazie anche all’installazione di piani cottura a induzione in tutte le unità.
IL CANTIERE
› Tipologia: edificio residenziale
› Luogo: Milano
› Impresa esecutrice: Cazzaniga Costruzioni srl, Besana in Brianza (Mb)
› Progettista e direzione lavori: An Ingegneria
ing. Angelo Novara, Seregno (Mb)
piani di un edificio del primo Novecento a Milano, a destinazione d’uso residenziale. Se l’utilizzo degli spazi è rimasto sostanzialmente invariato negli anni, non si può dire lo stesso della sua struttura originaria: trattasi di un edificio multipiano di 5 piani fuori terra sorretto da una muratura portante in mattoni pieni di uno spessore che raggiunge fino ai 50/60 cm in corrispondenza dei setti di spina centrali. Gli orizzontamenti sono costituiti da solai lignei molto semplici,
con travetti e assito grezzo misto. Il fabbricato è stato oggetto, negli anni, di interventi di vario tipo incluso un sopralzo con recupero di sottotetto all’inizio degli anni Novanta la cui opportunità, se rapportata alla compatibilità con la struttura originaria, non è forse completamente condivisibile soprattutto se vista in funzione delle deformazioni strutturali riscontrate durante gli interventi ai piani inferiori.
LE FASI DI DEMOLIZIONE
I piani oggetto d’intervento sono stati il terzo e il quarto: l’accesso al cantiere, limitato da uno stretto androne che collega la strada comunale a un ridotto cortile interno, ha reso necessaria l’installazione di un montacarichi di cantiere a servizio delle attività di sollevamento e abbassamento materiali.
materiali di risulta.
■ La demolizione di tutti i divisori interni e successivamente di pavimenti e massetti ha generato un grande volume di
■ La messa a nudo dei solai lignei ha rivelato una struttura parzialmente compromessa nelle sue componenti e sottoposta a deformazioni dimensionali non indifferenti.
Le operazioni di demolizione si sono fin da subito rivelate più impegnative del previsto: a causa di forti deformazioni dimensionali dei solai in legno, infatti, inizialmente ci si è focalizzati soprattutto sull’alleggerimento della struttura esistente, mediante la rimozione completa di tutte le sovrastrutture gravanti su di essa. Divisori tra unità abitative, divisori interni, pavimenti e sottofondi: ogni peso doveva essere rimosso, per giungere al nudo della struttura portante. La prima sorpresa è emersa nella rimozione del pacchetto di pavimento, nella cui stratigrafia è stata riscontrata la presenza di un doppio sottofondo, di cui uno in calcestruzzo alleggerito e armato con rete elettrosaldata, probabilmente figlio di un precedente tentativo di consolidamento dei solai lignei che però non presentava alcuna connessione diretta con il solaio stesso. In buona sostanza, un sovraccarico di almeno 150 kg/ mq, privo di ogni utilità strutturale. Allo stesso modo, tutti i locali presentavano un controsoffitto realizzato con rete metallica tipo Nervometal e intonaco cementizio con finitura a gesso di spessore variabile dai 3 ai 5 cm: anche qui un notevole aggravio di peso non giustificato, che non ha fatto altro nel tempo che rendere sempre più macroscopiche le deformazioni dimensionali dei solai lignei. Di fronte a spessori di sottofondo che in alcuni
punti raggiungevano fino ai 24/26 cm, uniti a tutte le sopraelencate demolizioni, ci si è trovati a dover gestire un quantitativo di materiali di risulta imponente in rapporto ad una logistica di cantiere con così forti limitazioni come quella di un intervento comunque parziale su un palazzo collocato nel pieno del tessuto cittadino urbanizzato.
La scelta per le modalità di rimozione e smaltimento è pertanto ricaduta sull’aspirazione macerie mediante impianto meccanizzato: l’utilizzo cioè di escavatori a risucchio in grado di aspirare fino a 8 mc per ogni viaggio, con il minimo impatto sull’ambiente circostante il cantiere. Una scelta vincente in termini di pulizia e velocità di esecuzione.
IL CONSOLIDAMENTO STRUTTURALE
Una volta giunti al nudo dei solai, con conseguente alleggerimento dei sovraccarichi gravanti sulle strutture portanti, sono partite le complesse operazioni di consolidamento strutturale che si sono articolate secondo delle fasi ben precise:
❯ Sostituzione dell’assito ammalorato: in diversi punti l’assito grezzo risultava compromesso al punto da imporne una sostituzione con nuove tavole di abete, chiodate o avvitate alla struttura esistente.
❯ Applicazione di tiranti per appendere
■ Il consolidamento dei solai lignei con il sistema Laterlite. Ben visibili, il telo separatore Membrana Centro Storico e gli elementi metallici Connettore Centro Storico. L’armatura metallica costituita da una rete elettrosaldata e da barre di armatura di collegamento tra le differenti campiture di solaio. Il getto finale è stato eseguito con calcestruzzo alleggerito preconfezionato Laterlite Leca Cls1600.
i solai alle murature portanti: il mantenimento in esercizio della funzione abitativa ai piani sottostanti, non interessati dall’intervento edilizio durante la cantierizzazione, era una condizione fondamentale posta dalla Committenza per l’esecuzione dei lavori. Ne è conseguita un’impossibilità di installare alcun tipo di opere provvisionali di sostegno dei solai, come ad esempio delle puntellazioni. Si è pertanto optato per l’installazione di una serie di tiranti metallici applicati “a raggiera” in rapporto 1 a 5 in cui a un tassello con occhiolo, inserito nelle murature portanti perimetrali e di spina erano collegati cinque viti per legno con occhiolo una per ogni travetto in legno interessato. Il trefolo metallico dotato di tenditore che univa questi dispositivi ha reso di fatto possibile mediante opportune regolazioni l’appensione dei solai alle murature, senza gravare sui piani sottostanti. L’operazione è stata eseguita con la partnership e il supporto tecnico logistico di Würth. ❯ Getto integrativo in calcestruzzo alleggerito e connettori: queste sono state le opere propedeutiche al vero e proprio intervento di
consolidamento strutturale, eseguito secondo il ciclo specifico Laterlite:
❯ Posa di strato separatore: Membrana Centro Storico sul tavolame grezzo del solaio, che da questo momento in poi ha assunto la funzione di cassero a perdere.
❯ Posa di connettori a vite: Connettore Centro Storico in corrispondenza dei travetti in legno del solaio, con passo più ravvicinato in prossimità delle murature portanti.
■ L’impossibilità di eseguire delle puntellazioni per sostenere i solai in legno nelle fasi di getto è stata risolta mediante l’appensione degli stessi alle murature portanti, tramite tiranti a raggiera costituiti da trefoli metallici e occhioli a vite (Wurth).
❯ Armature integrative nei punti più critici e lungo le murature perimetrali con barre d’acciaio presagomate ad aderenza migliorata del tipo B450C.
❯ Rete elettrosaldata Diam. 8 mm maglia 10x10 cm per una ripartizione omogenea dei carichi.
❯ Getto integrativo eseguito con cls alleggerito preconfezionato in sacchi Leca Cls 1600 per uno spessore medio di 10 cm.
A maturazione del calcestruzzo già in stato avanzato, dopo circa un paio di settimane dai getti, sono stati rimossi i tiranti con un recupero quasi completo dell’intera attrezzatura per successivo riutilizzo nelle altre campiture di solaio.
In alcune situazioni localizzate, in particolar modo in un paio di piccoli locali, laddove la presenza di un solaio non più in legno bensì in travi di acciaio e tavelloni presentava degli spessori al rustico del massetto superiore molto risicati (nell’ordine dei 4/5 cm) si è dovuto optare per una soluzione di consolidamento strutturale più minimale: un getto a basso spessore (2/3 cm) di cls ad altissima resistenza HPFRC fibrorinforzato Ruregold Micro Gold Steel.
LA RICOSTRUZIONE A SECCO
Le opere di ricostruzione interna hanno sposato in maniera completa la metodologia a secco: divisori tra unità abitative, divisori interni e controsoffitti sono stati tutti realizzati mediante l’utilizzo del cartongesso.
In particolar modo per le pareti di separazione tra unità abitative, la scelta è ricaduta sulla stratigrafia specifica in grado di garantire un abbattimento acustico di oltre 60 dB: una doppia parete con struttura da 50 mm e doppio materassino in lana di roccia, con lastra centrale GKB da 12,5 mm e doppia lastra per lato di finitura (n. 1 GKB standard + n. 1 Vidiwall ad alta densità). Questo pac -
■ Il getto finale è stato eseguito con calcestruzzo alleggerito preconfezionato Laterlite Leca Cls1600.
■ La rimozione dei pesanti controsoffitti in gesso e rete metallica nervata ha messo a nudo la struttura lignea originaria dei solai.
chetto murario è in grado di garantire un abbattimento sonoro di 63 dB grazie alla ripetuta stratificazione e alla presenza di una lastra centrale che non rimane intatta da qualsiasi elemento impiantistico, il tutto con uno spessore complessivo inferiore ai 20 cm e quindi decisamente più compatta di quella preesistente. Per quanto riguarda i divisori interni si è optato per una classica parete in doppia lastra con spessore finito 12,5 cm e interposto materassino in lana di roccia.
I controsoffitti sono stati realizzati in lastra piena con pendinatura ai solai lignei o, laddove le luci lo consentivano mediante tipologia autoportante, al fine di limitare le sollecitazioni oscillatorie determinate dall’elasticità intrinseca dei solai. Date le notevoli sollecitazioni che
■ Divisori interni, tra unità abitative e contropareti, sono stati realizzati con sistemi costruttivi a secco.
le strutture comunque potrebbero avere nel tempo, oltre che all’influenza del traffico veicolare, si sono adottate le pratiche del buon costruire che prevedono l’utilizzo del nastro monoadesivo tra le guide perimetrali, a pavimento e a soffitto delle pareti in cartongesso e le strutture esistenti, per ottenere un maggior margine di sicurezza in caso di vibrazioni eccessive. Allo stesso modo, si è evitato di vincolare eccessivamente montanti e guide tra di loro, ricorrendo inoltre a una stuccatura delle giunte non con retina microforata ma con apposito nastro carta.
■ Una piccola chicca impiantistica: per il fissaggio dei supporti dei sanitari sospesi sono stati utilizzati dei montanti a spessore maggiorato (2 mm). Un accorgimento tecnico che permette di limitare al massimo le flessioni da carico sulla parete in cartongesso.
Spatola professionale per lisciare con sistema di cambio lama rapido e innovativo.
Lama flessibile in acciaio inox.
Tecnologie a secco per l’innovazione didattica
L’ampliamento della scuola secondaria di Cassola, realizzato con tecnologia a secco, integra spazi dinamici e flessibili per la didattica moderna. L’agorà centrale, punto di incontro e apprendimento, favorisce relazioni e interazione, trasformando l’ambiente scolastico in un luogo sociale ed educativo innovativo
Il mondo della scuola è una perfetta cartina al tornasole della nostra società. Riflette e amplifica i suoi umori e, in molti casi, anticipa e innesca le dinamiche delle sue trasformazioni. Non stiamo quindi parlando di un semplice contenitore in cui depositiamo i nostri figli, ma del primo contesto in cui i bambini sperimentano le dinamiche sociali.
LABORATORIO SOCIALE
La scuola è quindi, a tutti gli effetti, un laboratorio dove gli alunni si esercitano sui diritti e sui doveri del vivere in modo comunitario uscendo, per la prima volta, dal bozzolo delle confortevoli relazioni familiari. Una sorta di palestra emotiva in cui si allenano al confronto con i loro pari e dove testano le dinamiche dei ruoli misurandosi anche con l’autorità.
OPERA FINANZIATA CON FONDI PNRR
Il progetto in esame è uno degli innumerevoli cantieri fioriti, su tutto il territorio nazionale, grazie ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dedica un capitolo ri-
■ Visione esterna dell’ingresso.
■ Pianta piano terra.
levante al mondo dell’educazione. La comunità di Cassola, in provincia di Vicenza, ha ritenuto necessario ampliare la locale scuola secondaria di primo grado per dotare il plesso di spazi didattici più adatti ad accogliere i bisogni educativi che negli ultimi anni hanno vissuto una profonda evoluzione. Altra richiesta della committenza è stata quella di mantenere in essere le attività della struttura esistente, escludendo a priori soluzioni temporanee per la ricollocazione provvisoria degli alunni.
ARCHITETTURA RAZIONALE E INNOVAZIONE COSTRUTTIVA I progettisti incaricati, Scattola Simeoni Architetti di Rossano Veneto, paese a 5 km dal sito d’intervento, si sono quasi subito orientati su una metodica costruttiva a secco che potesse minimizzare i tempi di realizzazione riducendo l’impatto di un cantiere installato in così stretta contiguità con una scuola completamente a regime. L’impostazione del nuovo complesso è estremamente razionale, al centro della composizione troviamo l’agorà che si configura come un grande volume
› Impianti elettrici e meccanici: Studio Omega srl
› Acustica: Irene Menichini
› Impresa edile: Maroso Costruzioni
› Realizzazione: 2020-2024
› Fotografie: Marco Zanta, Matteo Grifalconi.
■ Aule e laboratori affacciano sull’agorà arricchendo le visioni interne.
■ Prospetto sud.
■ L’atrio.
■ Il giardino posto in relazione con l’agorà tramite un infisso a tutta altezza.
■ Render di progetto.
a doppia altezza dotato di un’ampia gradonata rivestita in legno. Questo spazio di relazione, dinamico e arioso, unisce i due livelli dove si trovano, sia al piano terra che al piano primo, 3 aule normali, 2 laboratori, spazi per i docenti e un blocco di servizi igienici. L’agorà è strutturata in modo da fungere da elemento di risalita e al contempo per accogliere le attività inter-ciclo funzionando, di fatto, come un mini-auditorium. Lo spazio viene però declinato anche come una potenziale area di studio, singolo o di gruppo, grazie a una parete integralmente attrezzata con scaffalature a giorno. L’ambiente ricorda da vicino lo stesso clima informale, ricercato dai Mecanoo nella LocHal Library di Tilbury, nella contea dell’Essex nel sud-est dell’Inghilterra, e probabilmente auspica di replicare lo stesso modello didattico. L’ampio sistema di sedute lineari, creato dal pluripremiato studio olandese all’interno di un’architettura industriale dismessa, viene utilizzato come una piazza coperta che ascende portando dolcemente l’utente dalle parti più pubbliche della biblioteca verso le zone più riservate e silenziose dedicate alla consultazione. L’essenza scelta per marcare i gradoni è un bel larice chiaro dalle venature lunghe e morbide che ritroviamo anche nella parete attrezzata, nelle porte interne e nelle pavimentazioni delle aule e dei laboratori. Il resto della pavimentazione è invece in resina grigio chiara.
GRADONATA E PERCORSI
Nel caso che qui vi mostriamo la gradonata diviene un tramite per raccogliere e riannodare tutti i percorsi del plesso; fondere gli spazi interni e il giardino, connessi visivamente e fisicamente grazie a infissi a tutta altezza; illuminare e arieggiare gli spazi di relazione che diversamente risulterebbero interclusi; definire uno spazio più fluido e aperto anche all’autogestione degli alunni. L’effetto di piazza coperta viene enfatizzato grazie ad ampi infissi, inseriti in una boiserie grigio antracite, che mettono in comunicazione visiva diretta le aule con l’agorà.
STRUTTURA IN X-LAM
L’intero ampliamento della scuola, sia gli elementi verticali che quelli orizzontali, è stato realizzato con pannelli in X-lam. Questo sistema permette allo stesso tempo di stabilire una regolare partitura di setti, che ben si adatta all’inevitabile modularità degli spazi didattici, ma anche di gestire le anomalie, come l’agorà appunto, che presentino luci libere che superano l’ordinario. Il sistema, soprattutto negli ultimi anni, è stato utilizzato in modo più massivo diventando economicamente più sostenibile rispetto al passato quando era di fatto una tecnica costruttiva di nicchia ad appannaggio, quasi esclusivo, dei territori di lingua tedesca. Completano i pacchetti un isolamento esterno a cappotto e una contro-parete interna che contiene la maggior parte dell’impiantistica. L’impostazione modula-
■ Sezioni.
re si legge anche nelle facciate ma non risulta mai statica e ripetitiva in quanto gli aggetti di gronda e le riquadrature metalliche delle bucature, che proteggono gli infissi delle aule dall’incidenza diretta del sole, creano un marcato chiaroscuro che alleggerisce e dinamizza tutta la composizione. Scattola Simeoni Architetti disegnano un’architettura con un partitura semplice, leggibile, mai sopra le righe per restituirci un’immagine complessiva molto misurata ma ricca di dettagli eleganti.
■ Visione dell’ampliamento al crepuscolo.
Dinamica dei distacchi negli intonaci
Nel centro storico di Urbino, il monitoraggio delle pitture murali dell’Oratorio di San Giovanni ha rivelato dinamiche stagionali tra muratura e intonaco. Il rilievo dei distacchi ha guidato interventi mirati di restauro, con un approccio integrato tra tecnologia, arte e conservazione
di Francesca De Vita*, Daniela Pittaluga **
* Restauratrice, Alef Conservazione e Restauro
** Prof associato di Restauro architettonico, Dipartimento Architettura e Design, Università di Genova
■ Oratorio di San Giovanni Battista a Urbino, interno affrescato dai fratelli Salimbeni. (foto di Andrea Sestito, 2012)
■ A destra, Francesca De Vita.
Nel 2008, il laboratorio di progettazione dei Lavori Pubblici del Comune di Urbino ha redatto un progetto per il risanamento ambientale di una zona collinare del centro storico, volto a regolare le acque sotterranee. L’intervento interessa l’area a valle dell’Oratorio di San Giovanni Battista, che ospita un importante ciclo pittorico dei fratelli Salimbeni (1416). Prima dell’inizio degli scavi, e in due fasi successive (2009, 2010, 2011), è stata effettuata una mappatura dei distacchi dell’intonaco sulla parete affrescata, su richiesta della Soprintendenza Base delle Marche. Il rilievo ha due caratteristiche principali: l’uso
di una legenda per distinguere i diversi tipi di distacco, utile per comprendere meglio le tecniche costruttive e decorative dell’epoca, e la realizzazione di tavole che documentano i movimenti di apertura e chiusura delle fessurazioni. Lo studio evidenzia come il sistema murario-intonaco sia dinamico, soggetto a variazioni stagionali, e sottolinea l’importanza di considerare questi fenomeni nella pianificazione degli interventi di consolidamento.
VARIAZIONI DINAMICHE DEI DISTACCHI
La campagna di rilievo è stata avviata per monitorare i possibili effetti delle trivellazioni per micropali (trivellazioni effettuate nella collina sul cui fianco poggia l’oratorio) sulla stabilità degli intonaci dipinti dell’Oratorio di San Giovanni Battista, edificio di origine medievale (attestato dal 1365). I lavori ambientali nella zona soprastante, condotti da Cospe srl, includevano migliorie per la salvaguardia dei beni artistici. Sono stati installati strumenti per il rilevamento di vibrazioni e fessurazioni quali velocimetri e fessurimetri elettronici (geologo Giovanni Michiara, Parma), con dati scarica-
Aperture settembre 2010
Aperture settembre 2010
Chiusure settembre 2010
Rilievo di base febbraio-aprile 2009
Aperture settembre 2010
Chiusure settembre 2010
Aperture aprile-maggio 2011
Chiusure aprile-maggio 2011
bili in remoto. Le osservazioni riguardanti la corrispondenza tra le lesioni presenti nei dipinti e le problematiche statiche delle pareti, insieme a una serie di valutazioni sull’edificio supportate da documentazione fotografica, sono state condivise con l’ingegnere Paolo Varacca di Parma. Queste informazioni si sono rivelate fondamentali per collegare alcuni dati rilevati a problematiche strutturali reali. Per la realizzazione dei grafici relativi ai distacchi dell’intonaco, si è utilizzata una piattaforma mobile. Le immagini delle singole scene sono state riprodotte in tonalità chiare di grigio, la tavola è stata montata su un foglio di poliplat (70x100 cm). Ogni rilievo è stato ottenuto tracciando con precisione linee di contorno, utilizzando punti di riferimento ortogonali. Le aree di distacco dell’intonaco sono state individuate mediante la tradizionale tecnica della leggera percussione, distinguendo i suoni più acuti e metallici da quelli più sordi e profondi. A questo metodo si è aggiunta una classificazione grafica che differenzia le varie morfologie dei distacchi. I dati rilevati hanno permesso di formulare alcune ipotesi sui cambiamenti subiti dall’edificio prima della decorazione pittorica parietale, nonché sulle tecniche utilizzate dagli artisti di San Severino Marche. Il restauro effettuato nel 2014-2015, che ha previsto la rimozione delle stuccature
Aperture aprile-maggio 2011
Chiusure aprile-maggio 2011
Collecchio - Comune di Urbino
Rilievi di Francesca De Vita
Elaborazione grafica di Sanam Nasiri e Matteo Pala
Chiusure settembre 2010
Aperture aprile-maggio 2011
non idonee e il recupero degli intonaci originali (Consorzio Pragma-Palermo), insieme agli interventi di consolidamento strutturale negli ambienti adiacenti ai dipinti (Meliffi e Guidi snc-Urbania), ha confermato quanto emerso durante i rilievi preliminari. Per la seconda e la terza campagna di verifica sono state impiegate tavole delle stesse dimensioni di quelle usate in precedenza, ma suddivise in quattro sezioni (fig. 2, pag. 54), riportanti la stampa del primo rilievo. I dati relativi ai movimenti riscontrati nei diversi periodi sono stati evidenziati con modalità grafiche distinte.
Chiusure aprile-maggio 2011
Nascita sovrastante), e l’altra lungo fessure parallele inclinate di circa 45° nel riquadro del Congedo di Maria, con fessure anche nella scena inferiore del Battesimo di Cristo. Queste zone avevano già subito interventi di consolidamento. Nonostante le tamponature non siano ammorsate, mostrano pochi distacchi anche dopo movimenti sismici, comportamento simile a quello degli intonaci aderenti alle buche delle capriate.
INTONACI PRECEDENTI
CONDIZIONI DI VARIAZIONE
NELLE MURATURE
Durante le indagini a percussione su alcune zone del dipinto, i suoni rilevati indicano che gli intonaci aderiscono a porzioni di muratura non saldamente collegate al paramento. La disposizione regolare e la forma circolare delle discontinuità fanno ipotizzare la presenza di un precedente livello di capriate, confermato dai lavori di recupero del 2014 che hanno trovato buche simili tamponate sulla parete retrostante le Storie. Nelle scene della Crocifissione e delle Storie sono visibili varie bucature tamponate. La mappatura ha individuato due aree critiche: una sopra e intorno a una porta tamponata nel Battesimo delle torme (e nella
Sotto alcune stuccature non idonee, nelle parti inferiori, è stato individuato un intonaco di epoca medievale (fig. 3, pag 54), battuto e in alcuni casi con tracce di sinopie e coloriture riconducibili a un precedente apparato decorativo. I Salimbeni utilizzarono proprio questo intonaco come base per applicare il loro sistema ad arriccio e intonachino, che risulta avere uno spessore inferiore rispetto al centimetro tipico dei dipinti. La composizione dell’intonaco medievale è simile a quella adottata successivamente dai Salimbeni, inclusa la presenza di ossidi di ferro, come evidenziato dalle analisi di Marcello Spampinato (Lucca) [1]. Già nel 2010, durante una campagna fotografica in luce ultravioletta condotta con Stefano Pulga (CO.RE sas, Aosta), era stata rilevata una differenza tra gli intonaci sottostanti (fig. 4, pag 55).
■ Oratorio di San Giovanni Battista, Urbino, Lorenzo e Jacopo Salimbeni 1416. Storie di San Giovanni Battista. (fig. 9)
Rilievo
Aperture
Aperture
Chiusure
Chiusure
Oratorio di Lorenzo e Storie di
Cospe srl, Collecchio
Rilievi di Francesca Elaborazione
Confronto
Rilievo Aperture
Aperture
Chiusure
Chiusure
Oratorio di Lorenzo e Storie di
Cospe srl, Collecchio
Rilievi di Francesca Elaborazione
Confronto
Oratorio di San Giovanni Battista - Urbino
Lorenzo e Jacopo Salimbeni (1416)
Storie di san Giovanni Battista
Cospe srl, Collecchio - Comune di Urbino
Rilievi di Francesca De
Oratorio di San Giovanni Battista - Urbino
Lorenzo e Jacopo Salimbeni (1416) Storie di san Giovanni Battista
Confronto tra i tre momenti di rilievo Rilievo di base febbraio-aprile 2009
Oratorio di San Giovanni Battista - Urbino
Lorenzo e Jacopo Salimbeni (1416)
Storie di san Giovanni Battista
Confronto tra i tre momenti di rilievo
Oratorio
Jacopo Salimbeni (1416)
Storie di san Giovanni Battista
Cospe
Nasiri e Matteo Pala
Confronto
Oratorio di San Giovanni Battista - Urbino
Lorenzo e Jacopo Salimbeni (1416) Storie di san Giovanni Battista
Cospe srl, Collecchio - Comune di Urbino
Rilievi di Francesca De Vita
Elaborazione grafica di Sanam Nasiri e Matteo Pala
Confronto tra i tre momenti di rilievo
INTONACI DEI SALIMBENI
L’osservazione delle superfici ha rivelato un arriccio molto liscio su cui è stato steso uno strato sottile di intonachino. La scarsa adesione tra i due strati può causare sottili fessure poligonali, dovute al ritiro della malta durante la presa, anche senza soluzioni di continuità evidenti. Un esempio chiaro si trova nel prato in basso a sinistra della scena della Crocifissione, dove l’intonachino dipinto con terra verde presenta molte cavillature e segni di compressione rapida con cazzuola tipici delle maestranze del Quattrocento.
Le aree con fessurazioni poligonali evidenti, ma con la superficie ancora planare, possono essere ricondotte a tre diverse cause:
■ Esecuzione a rilievo, in malta, di aureola.
1. difetti di adesione tra gli strati di intonaco, con una distribuzione irregolare e casuale; 2. presenza nella parte inferiore delle Scene, dove le microfessure hanno permesso la fuoriuscita di sali in soluzione, accentuando l’azione fisica del degrado;
3. segnali di distacco o allontanamento tra elementi della muratura, specialmente quando si nota una distanza tra i bordi delle crepe, pur in assenza di deformazioni dell’intonaco. Quando si osservano spostamenti fuori asse, si può ipotizzare che la muratura si è spostata verso l’esterno. In alcuni casi, questo è confermato dalla perdita di allineamento delle strutture o delle linee guida originarie (fig.5, pag 55). In alcuni casi, le zone di distacco
■ Rilievo delle morfologie dei distacchi sulla Natività e Circoncisione (fonte: De Vita 2015), (fig. 2).
■ Sotto, Predicazione: lacerto di intonaco medievale; Incontro con Erode: ripresa a U.V. (De Vita 2015), (fig. 3).
coincidono chiaramente con i limiti delle giornate di lavoro. Questo può essere dovuto a una diversa pressione applicata durante la stesura della malta oppure a un indurimento troppo rapido, causato da temperature elevate e bassa umidità relativa. Tali difetti di adesione non sono quindi direttamente attribuibili a movimenti della muratura, anche se possono essere aggravati da eventuali dissesti del paramento murario. Nei dipinti urbinati, i difetti di adesione legati alla stesura mostrano spesso un peggioramento progressivo: si osservano suoni gravi nelle aree più ampie, e suoni acuti nelle zone più circoscritte e con distacchi superficiali. La presenza di un degrado differenziato suggerisce che il distacco stia avanzando, anche in assenza di segni evidenti di movimento sulla superficie pittorica.
SEGNI DEI RESTAURI PRECEDENTI
La maggior parte dei distacchi si verifica all’interfaccia tra l’arriccio e l’intonachino. Gli interventi di consolidamento realizzati in precedenti campagne hanno spesso perforato il dipinto, con risultati non sempre efficaci. Anche queste tracce sono state documentate. Si osservano difetti di adesione e cadute parziali in corrispondenza di vecchie stuccature, indicativi di un movimento ancora attivo delle murature. In particolare, le lacune più estese, realizzate con malte a base cementizia, presentavano distacchi dal supporto e risultavano consolidate con resine in emulsione acquosa. Per quanto riguarda gli sfalsamenti di piano, in alcuni casi le superfici risultano irregolari e
frammentate a causa di un’eccessiva compressione durante i precedenti interventi di consolidamento.
LETTURA DEI MOVIMENTI DEI DISTACCHI
I grafici relativi alle singole scene sono stati realizzati utilizzando AutoCad e Adobe Illustrator CS5.Per mettere in evidenza i movimenti, il primo rilievo (febbraio-aprile 2009) è stato rappresentato interamente con un unico colore (giallo), senza distinguere i diversi stati; una prima verifica (settembre 2010) è stata rappresentata con aree rosse per le aperture e verdi per le chiusure. Una seconda verifica (aprile-maggio 2011), invece, ha utilizzato il rosa per le aperture e l’azzurro per le chiusure. La dinamica complessiva dei movimenti è illustrata in fig. 8, a pag 53, dove si può osservare la sequenza delle aperture e chiusure. Durante la fase di raccolta dati, si è rilevato
■ A sinistra, Predicazione: lacerto di intonaco medievale; Incontro con Erode: ripresa a U.V. (De Vita 2015), (fig.4).
■ Sotto, Giornata di rifacimento del volto visionata a luce radente da destra, (fig. 5).
Serve quindi ripensare prassi e concetti del consolidamento, tenendo conto della dinamicità delle murature e del contesto ambientale e urbano. Infine, è fondamentale il lavoro interdisciplinare: restauratori esperti devono collaborare con tecnici per interpretare correttamente i dati e le tecnologie, come dimostrato nel caso dei dipinti dei Salimbeni.
PER SAPERNE DI PIÙ
❯❯ Francesca De Vita, Michele Felici, Mara Mandolini, Agnese Vastano, Le pitture murali dei Fratelli Salimbeni nell’oratorio di san Giovanni battista a Urbino. Lettura della dinamica dei distacchi attraverso il confronto di tre campagne di rilevo, in Atti del XIII Congresso Nazionale IGIIC, 22-24, ottobre 2015, pp. 237-244.
❯❯ Spampinato, Marcello, “Prelievo n. 2”, in “Analisi petrografiche su campioni prelevati da dipinti murali dell’Oratorio di S. Giovanni a Urbino”, Relazione tecnica, Lucca, 20 maggio 2015, pagine 8 - 11.
che alcune aree sono tornate alla condizione iniziale, mentre altre hanno mostrato un’estensione progressiva.
CONCLUSIONI
A differenza dei rilievi tradizionali, questo studio condotto su due anni evidenzia l’importanza dell’osservazione continuativa per comprendere davvero l’evoluzione dei distacchi negli intonaci. Le rilevazioni uniche non sono sufficienti, poiché i distacchi possono manifestarsi o evolvere nel tempo. Inoltre, non tutti i segnali acustici (o la loro assenza) indicano una reale adesione tra gli strati. Serve dunque un’analisi più approfondita, anche con strumenti scientifici, ma sempre in collaborazione con restauratori esperti. È necessario valutare i distacchi in relazione al contesto specifico e non come segni assoluti di degrado. Estesi interventi di consolidamento, se non ben studiati, possono generare nuovi danni.
Tecniche e prodotti per esterni a regola d’arte
L’involucro esterno di un edificio, vero biglietto da visita, richiede pitture adeguate per estetica e protezione. Le soluzioni spaziano da finiture organiche (acriliche, silossaniche) a quelle minerali (silicati, calce), ciascuna con proprietà e indicazioni specifiche d’uso
di Matteo Cazzaniga
La pelle di un edificio è l’immagine con cui esso si presenta al mondo, sia ai suoi diretti fruitori che agli sguardi occasionali: è sostanzialmente il suo biglietto da visita. Quando si parla di “pelle” di un edificio generalmente ci si riferisce al suo involucro, inteso come unità tecnologica composta da un insieme di elementi tra di loro stratificati, ognuno rispondente a una specifica funzione: isolamento termico, isolamento acustico, impermeabilità all’acqua, resistenza
meccanica. Lo strato più esterno è quello in cui risiede la maggior valenza architettonica, è ciò che fa dire a ognuno di noi: questo edificio mi piace, questo edificio lo trovo interessante. È in quest’ottica che ci approcciamo al mondo delle pitture per esterni e dei rivestimenti murali in generale: un mondo affascinante e particolarmente ampio di soluzioni, in cui le variazioni cromatiche e la consistenza a livello di texture la fanno da padrone nell’orientare una scelta verso una tipologia piuttosto che un’altra. Ma c’è anche molto altro: traspirabilità, durabilità, adesione al supporto, tutti fattori di cui tenere conto nella scelta di una pittura.
LE TRE FASI CHIAVE PER UNA FINITURA A REGOLA D’ARTE
Ogni pittura per esterni ha le sue peculiarità ed elementi distintivi che la rende idonea per uno specifico progetto. Orientarsi nella vasta proposta di vernici per esterni non è semplice, talvolta neppure per gli addetti ai lavori. Non esiste un’unica tipologia di prodotto ideale per ogni esigenza. Occorre prima di tutto stabilire che la definizione di un ciclo applicativo avviene a seguito della messa in atto di tre attività preliminari fondamentali:
❯ 1. la valutazione circa lo stato di conservazione del supporto murario su si va ad intervenire. Occorre infatti studiarne la natura, la composizione e le caratteristiche, sia per conoscerne l’integrità sia per poter valutare nella maniera più corretta possibile la compatibilità con il rivestimento prescelto; ❯ 2. le operazioni di ripristino dell’integrità del supporto murario, da eseguirsi con materiale compatibile sia con l’esistente che con la finitura da applicare. Particolarmente importante è il rispetto dei tempi di corretta maturazione e asciugatura delle porzioni ripri-
stinate, in modo da evitare discontinuità cromatiche nell’applicazione del prodotto di finitura; ❯ 3. l’applicazione di prodotti di preparazione e di fondo, in modo da migliorare l’adesione del supporto ed eliminare il più possibile le irregolarità che lo stesso può presentare. La scelta e l’applicazione di uno specifico tipo di finitura pertanto può essere considerato come lo step finale di un processo di analisi preliminare approfondito, al fine di minimizzare i possibili errori.
Terminati questi tre passaggi essenziali, si può passare a scegliere il tipo di finitura adatto, sempre nel rispetto di alcuni fattori esterni che possono influenzare l’andamento del ciclo applicativo, primi tra tutti la tipologia di edificio, tecniche costruttive e i materiali impiegati al tempo della costruzione, sia esso recente o meno.
PITTURE PER ESTERNI:
LE SOLUZIONI ORGANICHE
La prima famiglia della pittura per esterni è caratterizzata dalle finiture organiche, la cui principale caratteristica è quella di essiccare per effetto della coalescenza, vale a dire il processo di fusione delle particelle del polimero conseguente all’evaporazione dell’acqua. Rientrano nelle finiture organiche la pittura acrilica, la pittura silossanica e la pittura acrilsilossanica.
❯ Pittura acrilica
La pittura acrilica per esterni è una soluzione verniciante a base di polimeri acrilici. Le resine acriliche durante il processo di formazione del film, che è di tipo fisico, rilasciano il solvente contenuto costituito in genere da sola acqua (> 90% più pochi co-solventi) per semplice evaporazione, formando successivamente una pellicola dura e resistente. I prodotti acrilici vengono utilizzati sotto forma di trasparenti o semi-pigmentati, per lo più a solvente, come fondi di preparazione consolidanti da applicare su supporti murali posti all’esterno, ma anche come finiture, per lo più all’acqua, per la protezione ottimale delle superfici esposte a forti sollecitazioni climatiche. La pittura per esterni di tipo acrilico è un prodotto a basso assorbimento e altrettanto bassa traspirabilità, che è caratterizzata da una buona adesione a supporti aventi caratteristiche (anche minime) di porosità e rugosità. Al contrario, la pittura acrilica non è adeguata nel caso in cui il supporto non sia ben asciutto, perché l’acqua ne ostacola l’essiccazione e impedisce alla resina di penetrare. Molto lavorabili, sono anche di facile applicazione.
❯ Pittura silossanica
La pittura silossanica per esterni è un prodotto
La pelle dell’edificio non è solo estetica: scopriamo come scegliere la pittura giusta per proteggerla e valorizzarla
Supporto degradato, umidità, esposizione solare? Ogni facciata ha la sua finitura ideale
verniciante caratterizzato da elevata idrorepellenza e buona traspirabilità, a base di polimeri silossanici, ideale per proteggere le facciate degli edifici, sia di nuova che di vecchia costruzione, situati in ambienti particolarmente aggressivi, come quelli metropolitani, industriali e marini. Affinché un prodotto possa essere definito di natura silossanica, deve contenere una percentuale di polimero silossanico non inferiore al 40% sul totale del legante presente. La resina silossanica viene normalmente utilizzata in combinazione con delle dispersioni acriliche in un rapporto variabile tra 50/50 e 40/60 per poter assicurare ottime caratteristiche prestazionali.
Ha come legante la resina silossanica, la cui peculiarità è quella di respingere l’acqua proveniente dall’esterno e allo stesso tempo consentire l’evaporazione esterna del vapore acqueo. Altri plus dei prodotti silossanici sono la buona compatibilità con i supporti e l’ottima resistenza ai cicli gelo-disgelo, che ne denota le ottime prestazioni in occasione di condizioni climatiche avverse.
❯ Pittura acrilsilossanica
Le pitture acrilsilossaniche per esterni hanno meno del 40% di resina silossanica e hanno un comportamento e prestazioni intermedie tra la pittura acrilica e la pittura silossanica. Si carat-
terizzano per avere un basso assorbimento di acqua e un buon livello di traspirabilità.
PITTURE PER ESTERNI: LE SOLUZIONI A BASE MINERALE
Seconda grande famiglia appartenente alla pittura per esterni è composta dalle finiture minerali, che legano per reazione chimica, in parte fisica con il supporto. A questa categoria di soluzioni, appartengono la pittura ai silicati e la pittura a base di calce.
❯ Pittura ai silicati
È una pittura il cui elemento legante è il silicato di potassio che, penetrando profondamente nel supporto, dà origine a una forte reazione chimica di natura alcalina, favorendo il processo di cristallizzazione delle sostanze minerali presenti. Grazie a questo processo, la pittura tende a legarsi con il supporto, aumentandone considerevolmente la coesione e la consistenza. La pittura ai silicati per esterni in generale può essere applicata su qualsiasi supporto minerale, a esclusione del gesso in ogni sua forma: intonaco rasato a gesso, cartongesso, prefabbricati e stucchi di natura gessosa. Ne viene sconsigliato l’impiego anche su supporti in cemento e calce additivati con argilla espansa. Grazie allo strato uniforme che si viene a creare col supporto, le pitture ai silicati garan-
Cicli applicativi completi: diagnosi, ripristino e scelta della pittura più adatta
tiscono longevità nel tempo delle facciate su cui sono applicate. Hanno un’ottima resistenza agli agenti atmosferici e si caratterizzano, rispetto agli altri prodotti di pittura per esterni, per un effetto estetico mosso.
Le principali proprietà della pittura ai silicati per esterni sono:
❯ elevata permeabilità al vapore acqueo, dovuta alla sua struttura cristallina e porosa;
❯ buona idrorepellenza che ne fanno un prodotto particolarmente indicato per la protezione di facciate di edifici dislocati in condizioni climatiche sfavorevoli.
❯ Pittura a base di calce I prodotti vernicianti a base di calce per esterni, grazie alla loro natura minerale e alla composizione praticamente analoga alle antiche coloriture, vengono impiegati sia per il trattamento di superfici murarie nuove che per il recupero e la valorizzazione di vecchie facciate e/o superfici murali di edifici di interesse storico. La pittura a calce, una volta applicata, indurisce per carbonatazione, riassorbendo cioè la CO2 presente nell’aria; al fine di evitare situazioni critiche dal punto di vista dell’aderenza, è necessario che anche all’interno del supporto sia presente della calce. In tal modo, a seguito di reazioni chimiche e fisiche che intervengono tra la calce presente nella pittura e quella contenuta nell’in-
Acrilica, silossanica, ai silicati o calce? Attenzione a non sbagliare rivestimento
tonaco preesistente, l’adesione al supporto murario risulta essere pressoché perfetta. A fronte di un prodotto sicuramente naturale, si deve comunque tener conto di un paio di importanti limitazioni che lo rendono non applicabile in qualsiasi situazione:
❯ una gamma di colori limitata derivante dalla incompatibilità di molti pigmenti, soprattutto di natura organica, con l’alcalinità elevata della calce
❯ una minore resistenza agli agenti inquinanti, in particolare alle piogge acide. Un’importante variazione nel campo delle pitture per esterni che, negli ultimi anni, ha saputo ricavarsi un importante spazio sul mercato sono le pitture elastomeriche. Per lo
più legate al mondo delle vernici organiche a base resinosa, riscuotono particolare apprezzamento per merito della loro principale caratteristica: un elevato grado di elasticità in grado di assorbire le dilatazioni derivanti dall’esposizione diretta agli agenti atmosferici unito ad un’ottima capacità riempitiva. Questo tipo di pitture sono spesso usate in interventi di ristrutturazione o di rinnovamento facciate e costituiscono una soluzione dal buon rapporto qualità-prezzo. Abbiamo visto quindi come il mondo delle vernici per esterni sia oltremodo variegato: questa ampia possibilità di scelta presuppone un’adeguata conoscenza tecnica dei prodotti disponibili sul mercato, per non incorrere in errori evitabili.
Il potere delle sfumature colori e materiali in facciata
Il colore per esterni definisce l’identità degli edifici e dialoga con l’ambiente. CAP Arreghini propone soluzioni tecniche come SIL96
Active e K81 Universale, che uniscono estetica, protezione e durabilità, in linea con le tendenze cromatiche più attuali e sostenibili
■ Applicazioni con K81 Universale, idropittura acrilica superlavabile.
Nel mondo dell’edilizia e del design architettonico, il colore per esterni è molto più di una semplice scelta estetica: definisce l’identità di un edificio, ne valorizza i materiali e instaura un dialogo diretto con il paesaggio circostante. Le tendenze attuali puntano su tonalità naturali, armoniose e sostenibili, capaci di trasmettere equilibrio e raffinatezza. Dai beige sabbiosi ai grigi vegetali, fino ai toni freddi del cemento e dell’ardesia, le sfumature più richieste oggi si distinguono per la loro capacità di esaltare volumi, texture e dettagli costruttivi. I contrasti delicati, come i neutri abbinati a tonalità decise, ad esempio bianco e terracotta, grigio chiaro e blu profondo, permettono di creare giochi visivi sofisticati e coerenti con l’architettura contemporanea.
COLORE E SUPPORTO: BINOMIO STRATEGICO
La scelta del colore, però, non può prescindere dalla natura del supporto. Ogni materiale richiede un trattamento mirato, e solo un prodotto tecnico adeguato può garantire durata, resistenza e qualità estetica nel tempo. CAP Arreghini, da sempre al fianco dei
Nel design architettonico, il colore per esterni non è solo estetica: è identità, dialogo con il paesaggio, valorizzazione dei materiali. Le tendenze puntano su tonalità naturali, armoniose e sostenibili, capaci di raccontare l’edificio
professionisti della pittura e della decorazione, propone due soluzioni altamente performanti per l’esterno: SIL96 Active, pittura silossanica antimuffa-antialga, e K81 Universale, idropittura acrilica superlavabile. Due prodotti specifici per esigenze diverse, ma accomunati dalla qualità, dalla facilità di applicazione e dalla compatibilità con molteplici supporti.
SIL96 ACTIVE: PROTEZIONE SILOSSANICA E RESA CROMATICA
Perfetta per intonaci tradizionali o supporti minerali, SIL96 Active è un’idropittura silossanica per esterni dotata di eccellente
di Patrizia Spada
idrorepellenza e alta traspirabilità. Resistente agli agenti atmosferici, previene la formazione di muffe e alghe, mantenendo nel tempo la bellezza e l’integrità del colore. La sua formulazione consente di esaltare le tonalità calde, come ocra, terra di Siena, beige e sabbia, che oggi dominano il panorama cromatico delle facciate, soprattutto in contesti urbani e storici. Grazie alla compatibilità con il sistema tintometrico AC16, SIL96 Active permette una personalizzazione totale della palette, rispondendo a qualsiasi esigenza progettuale.
K81 UNIVERSALE: VERSATILITÀ
ACRILICA E ALTA COPERTURA
Quando si cercano versatilità e uniformità tra superfici interne ed esterne, K81 Universale è la risposta ideale. Si tratta di un’idropittura acrilica superlavabile, adatta per molteplici supporti e ambienti. L’eccellente adesione, unita al potere riempitivo e alla copertura elevata, la rende perfetta per applicazioni sia in ambito residenziale che commerciale. Impermeabile all’acqua e facile da applicare, K81 Universale garantisce una maggiore resistenza meccanica. È studiata per assicurare continuità cromatica e protezione duratura, con la possibilità di tinteggiatura tramite AC16 in una gamma ampia e attuale, coerente con le tendenze del momento.
IL COMMENTO DI RICCARDO BIASOTTO ASSISTENZA TECNICA CAP ARREGHINI
«Le pitture hanno una duplice funzione: proteggere le superfici murarie dagli agenti atmosferici – in particolare acqua e sole – e valorizzare esteticamente l’edificio. Utilizzare prodotti vernicianti ad alte prestazioni consente di preservare nel tempo l’aspetto delle pareti. La scelta del tipo di pittura dipende dalla posizione e dalla natura della superficie da trattare: si può optare per finiture acriliche, idrorepellenti e resistenti meccanicamente, oppure per pitture silossaniche, naturalmente traspiranti e idrorepellenti. È sempre fondamentale valutare attentamente lo stato di fatto del supporto. Un ruolo cruciale è giocato dall’applicatore: se da parte di CAP Arreghini c’è la garanzia della qualità del prodotto, la resa finale dipende in gran parte dalla corretta posa. Per questo investiamo continuamente in formazione, sia online che in presenza, rivolta non solo agli applicatori ma anche ai nostri distributori. Alla consegna del cantiere, il cliente presta grande attenzione alla resa estetica, ma la durabilità dell’intervento resta un parametro altrettanto importante. Tra i nostri prodotti di punta per esterni c’è SIL96 Active, una pittura silossanica che assicura impermeabilità all’acqua e traspirabilità. L’indicazione ‘Active’ segnala inoltre la presenza di additivi antimuffa e antialga, un valore aggiunto nei contesti umidi. Altro riferimento è K81 Universale, una finitura acrilica storica del nostro catalogo – sul mercato da oltre 40 anni – che offre eccellenti prestazioni in termini di idrorepellenza e resistenza meccanica, rappresentando il top di gamma per le superfici da proteggere e valorizzare».
SOLUZIONI TECNICHE AL SERVIZIO DEL COLORE
In un contesto in cui il colore è sempre più un elemento progettuale strategico, affidarsi a sistemi professionali come quelli proposti da CAP Arreghini significa garantire performance elevate, durabilità e una resa estetica in linea con le tendenze contemporanee. Che si tratti di valorizzare un edificio storico o di rifinire un progetto moderno, l’uso consapevole del colore, supportato da prodotti affidabili, è la chiave per un risultato che dura nel tempo.
■ Sopra, applicazioni con SIL96 Active, pittura silossanica antimuffa-antialga.
Isolamento termico ventilato con finitura intonacata
Per la riqualificazione energetica di una villetta a Vercelli, è stato impiegato il sistema ventilato Isotec Parete con lastre Elycem rasate ad intonaco. L’intervento, curato nei dettagli, coniuga efficienza termica, comfort abitativo, resistenza all’urto ed eleganza estetica, nel rispetto della tradizione
Per la ristrutturazione energetica di una villetta unifamiliare ubicata a Vercelli, l’arch. Carlo Sillano ha progettato un intervento a tutto tondo, che ha riguardato sia la parte impiantistica che l’involucro edilizio, coniugando innovazione tecnologica e rispetto dell’estetica tradizionale. Per raggiungere standard elevati di efficienza energetica e comfort è stato scelto il sistema di isolamento termico ventilato per facciate Isotec Parete. Tale sistema è stato installato in corrispondenza delle pareti dei piani destinati a uso abitativo,
di Rebecca Alberti
■ In questa pagina: le pareti isolate con finitura ad intonaco e i dettagli delle griglie di ventilazione, alla base e in sommità del sistema ventilato Isotec Parete.
› Progettazione architettonica e direzione lavori: arch. Carlo Sillano
› Impresa: Edilproject di Angelo Ruvio, Tronzano Vercellese (Vc)
› Isolamento facciata ventilata: Isotec Parete, spessore 80 mm, passo 400 mm
› Rivestimento facciata ventilata: lastre in fibrocemento Elycem di Brianza Plastica con finitura rasata a intonaco
› Superficie isolata con Isotec Parete: 200 m2
Dettagli costruttivi a regola d’arte.
Dalle griglie di ventilazione alla sigillatura degli spigoli: ogni particolare è progettato per durare
mentre per il piano inferiore parzialmente interrato, dove si trovano i garage e i locali tecnici, l’isolamento è stato eseguito con un semplice cappotto. Il pannello Isotec Parete, di spessore 80 e passo 400 mm, è stato posato in senso orizzontale per adattarsi alla lastra in fibrocemento portaintonaco Elycem, di formato 1200 x 2000 mm.
Isotec Parete è un sistema completo, preassemblato in stabilimento, con un’anima in poliuretano ad alte prestazioni termiche e un correntino metallico asolato integrato nel pannello. Questa sua conformazione fa sì che, con un solo passaggio di posa, si realizzi con-
testualmente sia lo strato isolante a protezione dell’involucro, che la sottostruttura metallica, funzionale al fissaggio e al sostegno del rivestimento, oltre che alla creazione della camera di ventilazione tra isolante e rivestimento. L’abbinamento del sistema Isotec Parete con la lastra Elycem permette di realizzare facciate ventilate con finitura a intonaco, rispondendo così alle esigenze estetiche di chi predilige l’eleganza senza tempo delle superfici intonacate, senza rinunciare ai vantaggi funzionali offerti da un involucro ventilato di ultima generazione. Il pacchetto completo, fornito da Brianza Plastica, rappresenta una soluzione
Isotec Parete + Elycem, facciata ventilata con finitura
ad intonaco: eleganza e tecnologia in equilibrio perfetto
■ I pannelli Isotec Parete, posati completamente a secco, realizzano con un unico passaggio di posa un impalcato portante, isolato e ventilato, che isola le facciate in maniera efficace e performante ed accoglie qualsiasi tipologia di rivestimento.
costruttiva performante e coerente con le moderne esigenze dell’edilizia sostenibile.
ESTETICA RINNOVATA, EFFICIENZA
ELEVATA, MASSIMA RESISTENZA AGLI URTI
Sulle pareti originali esterne, dipinte di un acceso verde oliva, sono stati posati direttamente e completamente a secco mediante tasselli i pannelli Isotec Parete, realizzando, con un unico passaggio, un impalcato portante, impermeabile, isolato e ventilato. Il sistema Isotec Parete, in poliuretano espanso rigido, offre eccellenti prestazioni di protezione termica (conduttività termica dichiarata ʎD pari a 0,022 W/mK) e di seconda impermeabi-
Comfort abitativo tutto l’anno e massima resistenza dell’intonaco
grazie alla lastra in fibrocemento rinforzata con rete in fibra di vetro
lizzazione rispetto a eventuali infiltrazioni di acqua piovana dietro il rivestimento, grazie alla lamina di alluminio goffrato che protegge le facce dei pannelli. La camera di ventilazione che si forma tra isolante e rivestimento, grazie alla presenza del correntino asolato che distanzia i due elementi, collabora con l’isolante al raggiungimento di un elevato comfort abitativo. Infatti, in estate il movimento d’aria che si forma naturalmente consente al calore di defluire verso l’alto in modo rapido e lo schermo avanzato ombreggia l’isolante, diminuendo il carico termico su di esso. In inverno invece, la ventilazione favorisce l’asciugatura dell’umidità, mantenendo l’isolante e le strutture nelle condizioni più favorevoli. Dopo essere stati posati per file successive e accostati perfettamente, grazie agli incastri presenti su tutti e quattro i lati, i punti di giunzione verticali tra pannelli sono stati sigillati con nastro butilico. Gli angoli esterni delle facciate sono stati gestiti rifilando una parte di pannello per lato, in modo da avvicinare il più possibile i correntini tra loro. La parte di poliuretano dei pannelli Isotec Parete rimasta a vista è stata poi protetta da un nastro di guaina butilica. Prima della posa della lastra Elycem, l’angolo è stato poi rinforzato attraverso l’inserimento di un profilo angolare verticale, fissato ad entrambi i correntini.
Sui correntini metallici di Isotec Parete sono state successivamente fissate le lastre Elycem,
Facciata ventilata ad alte prestazioni. Efficienza energetica, isolamento e protezione in un solo sistema costruttivo
mediante apposite viti e di seguito è stata realizzata la rasatura a intonaco, ottenendo una finitura tradizionale che spicca per la sua eleganza. Le lastre Elycem in fibrocemento rinforzato offrono inoltre robustezza ed elevata resistenza agli urti.
DETTAGLI DI POSA A REGOLA D’ARTE
Nella realizzazione della parete ventilata sul fronte principale dell’edificio, è stato eseguito con cura il dettaglio di partenza a terra, prevedendo il rialzo del primo correntino. Questo accorgimento tecnico consente il fissaggio della lastra Elycem a circa 5 cm dal suolo, per favorire il corretto ingresso dell’aerazione alla base del pacchetto ventilato. Lo spazio tra pavimento e lastra Elycem è stato rifinito con un lamierino microforato, funzionale a permettere il passaggio dell’aria e, al contempo, impedire l’ingresso di corpi estranei all’interno della camera di ventilazione. Il medesimo dettaglio è stato replicato anche in sommità, sotto la soletta e in corrispondenza dei cornicioni, per l’uscita del flusso d’aria della ventilazione.
Sulla parete posteriore, situata a un livello rialzato, la partenza della ventilazione è stata impostata seguendo la stessa quota del dettaglio frontale, gestendo con attenzione il punto di raccordo con il cappotto termico del piano sottostante, che presenta uno spessore inferiore. In questa zona, per compensare lo sfalsamento dei piani finiti tra la facciata ventilata e il cappotto termico, il lamierino è stato sagomato a “L”. A completamento dell’intervento, durante le finiture, è stato verniciato in tinta con il colore della facciata, per un risultato estetico armonioso e curato nei minimi dettagli.
Infine, in corrispondenza dei serramenti, sono stati utilizzati dei telai a monoblocco isolati, che hanno fatto da battuta alla lastra Elycem e alla successiva rasatura. Gli stessi telai sono stati utilizzati per il fissaggio delle persiane dei nuovi serramenti. Il risultato finale è un look rinnovato, candido ed elegante, con una protezione termica che offre al proprietario notevoli vantaggi in termini di comfort abitativo e di risparmio energetico sui costi di riscaldamento e raffrescamento e una maggiore sicurezza sulla resistenza dell’intonaco, grazie alla lastra in fibrocemento a supporto della finitura rasata.
■ Due disegni di posa.
Decorazioni termiche e architettoniche su misura
Eleni rivoluziona il settore edilizio unendo estetica e isolamento termico con decorazioni in polistirene espanso su misura. Fondata da Franco Bano, l’azienda offre soluzioni flessibili e tecnologiche per nuove costruzioni, restauri e riqualificazioni energetiche
■ Milano. A seguito del risanamento delle facciate esterne dell’immobile, Eleni Decor ha prodotto fedelmente su disegni del committente tutti i particolari decorativi che prima dell’intervento erano in cemento.
■ Villafranca Padovana. Realizzazione di un cornicione e profilo finestra su disegno cliente in un fabbricato di nuova costruzione.
Nel panorama edilizio contemporaneo, l’efficienza energetica e l’estetica architettonica rappresentano due pilastri fondamentali. Eleni, fondata nel 2004 da Franco Bano, si è affermata come pioniere nella produzione di decorazioni su misura, progettate per integrarsi perfettamente con i moderni sistemi di isolamento a cappotto e risolvere la problematica dei ponti termici. Con decenni di esperienza nel settore del polistirolo, Bano ha intuito la necessità del mercato di applicare soluzioni decorative innovative e compatibili con le nuove tecnologie. “Inizialmente, ci racconta Bano, il mercato si affidava a cornici in cemento e pietra naturale, materiali che, pur conferendo un valore estetico, creavano inevitabilmente ponti termici, compromettendo l’efficacia dell’isolamento. Eleni è nata con l’obiettivo di superare questa limitazione, offrendo decorazioni in polistirene espanso (Eps) che eliminano tale criticità. La fase iniziale ha visto l’introduzione di elementi semplici come cornicioni sottogronda e marcapiani per nuove costruzioni. Superare la resistenza iniziale del mercato alla sostituzione di materiali tradizionali con il polistirene è stata una sfida significativa, vinta grazie all’evoluzione delle tecnologie di finitura. Lo sviluppo di mal-
te e intonaci fibrati avanzati ha permesso quindi, di ottenere un rivestimento resistente, in grado di garantire durabilità e protezione dagli agenti atmosferici, trasformando un’anima isolante in un elemento architettonico robusto e affidabile”.
La caratteristica distintiva di Eleni risiede, quindi nella capacità di fornire prodotti completamente su misura, sartoriali?
Le richieste provengono da una vasta gamma di interlocutori: progettisti, committenti finali, imprese di costruzione e privati che desiderano ristrutturare o riqualificare le proprie abitazioni. Non si tratta di lavorare con un catalogo predefinito, ma di dare forma alle specifiche esigenze estetiche e funzionalità di ogni progetto, rendendo il desiderio realtà. Sotto il profilo termico, la funzione primaria delle nostre decorazioni è isolare i contorni, contribuendo all’efficienza energetica complessiva dell’edificio. Dal punto di vista estetico, la possibilità di realizzare design personalizzati permette ai progettisti di esaltare aspetti architettonici unici oppure di effettuare restauri conservativi precisi.
di Alice Fugazza
Franco Bano, fondatore
Eleni
■ Piazzola sul Brenta. Abbellimento di un fabbricato di nuova costruzione dove si evidenzia il lavoro di progettazione eseguito da Eleni.
Cosa rappresenta per Eleni il mercato del restauro?
Il restauro rappresenta un segmento di mercato in forte crescita, rispetto a un tempo: è molto richiesto su edifici con cornici in cemento o pietra che necessitano di interventi di riqualificazione energetica tramite isolamento a cappotto. Noi offriamo soluzioni significative, in quanto rendiamo possibile lo scegliere tra la demolizione delle vecchie decorazioni e la loro sostituzione con elementi in Eps, oppure si può optare per l’incapsulamento delle strutture esistenti. In quest’ultimo caso, possiamo rivestire gli elementi preesistenti, mantenendo o modificando la forma originale su richiesta, garantendo un intervento flessibile e adattabile a ogni specifico cantiere. Abbiamo consolidato la propria reputazione nel difficile mondo del restauro, partecipando attivamente a fiere di settore e convincendo numerosi professionisti della validità delle proprie soluzioni. Tra gli interventi più significativi si annoverano progetti di grande rilevanza, come quelli al Palazzo della Regione in Friuli-Venezia Giulia e in
Piazza Unità d’Italia a Trieste. In questi contesti, la possibilità di rivestire e riprodurre fedelmente manufatti preesistenti, come i cornicioni in pietra d’Istria ammalorati, senza la necessità di demolizioni invasive, si è rivelata una formula vincente, apprezzata anche dalle sovrintendenze per la sua flessibilità e l’approccio conservativo. Sebbene le nuove costruzioni tendano verso uno stile più minimalista e lineare, il mercato italiano offre un vasto potenziale per la riqualificazione, l’ammodernamento e la sistemazione degli edifici esistenti. Il 60% del business di Eleni proviene dal mercato privato, mentre il 40% dall’edilizia storica, confermando l’importanza della personalizzazione e dell’originalità per il committente italiano. Di lavoro da fare, quindi, ce n’è.
Parliamo di semplificazione del processo di posa in cantiere.
I manufatti possono essere incollati o, per dimensioni più significative, fissati meccanicamente tramite staffe metalliche che si inseriscono in apposite feritoie. Questo doppio fissaggio (chimi-
■ Prima e dopo: intervento di riqualificazione energetica e architettonica di un fabbricato in provincia di Padova.
■ Milano. Cantiere dove oltre alla riqualificazione energetica della facciata esterna, sono state sostituite le vecchie decorazioni con elementi Eleni Decor che rispecchiano l’architettura precedente.
■ Anfras Novara. Esempio di riproduzione del soprafinestra preesistente in pietra, utilizzando il laser scanner per la successiva realizzazione in polistirene espanso e fresa a CNC (controllo numerico).
Siamo
giovani, dinamici e capaci. Il nostro obiettivo primario è offrire soluzioni che risolvano i problemi in cantiere, mettendo al centro la corretta posa in opera del prodotto e la capacità di tradurre in realtà i desideri estetici del cliente senza limiti progettuali, grazie all’impiego di tecnologie avanzate
co e meccanico) assicura stabilità e sicurezza, anche per elementi di notevole peso e dimensione. Ogni elemento viene identificato con un numero corrispondente a un disegno allegato, fornendo istruzioni di montaggio sartoriali che minimizzano gli errori e garantiscono precisione. Siamo anche l’unica azienda in Italia a offrire un configuratore online, che permette ai professionisti di visualizzare gli articoli per categoria o scaricare il catalogo completo, simulando l’applicazione dei prefabbricati. È fondamentale sottolineare che le nostre decorazioni devono essere applicate dopo il cappotto termico, e su di esse, per prevenire infiltrazioni d’acqua. In ogni caso Eleni mette a disposizione degli applicatori un’ottima assistenza post-vendita, oltre a un manuale di istruzioni disponibile online. Il nostro ufficio tecnico supporta il committente/applicatore in tutte le fasi, i nostri professionisti infatti sono costantemente a disposizione per fornire indicazioni precise e istruzioni di posa dettagliate,
allegate a ogni consegna, anche per un singolo pezzo. Questo sistema di garanzia assicura massima tranquillità agli operatori.
Investimenti e nuove tecnologie, come sta agendo Eleni su questi fronti?
I nostri investimenti sono significativi per macchinari tecnologicamente avanzati, tra cui frese a controllo numerico a cinque assi, e in software sofisticati per la progettazione. Parallelamente, la ricerca e lo sviluppo sui materiali sono costanti, con un’attenzione particolare al miglioramento del polistirene espanso certificato e al rivestimento dei manufatti in Eps. L’azienda collabora con produttori leader di settore per l’approvvigionamento dei materiali, garantendo prodotti affidabili e performanti nel tempo. Ci manteniamo all’avanguardia anche per quanto riguarda i rivestimenti e le finiture, incorporando vernici autopulenti, ad alta resistenza meccanica, termoriflettenti ed elastiche.
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■ Il colore negli interni è estetico ma anche luce, emozione, equilibrio. In architettura, plasma gli spazi, ne modula la percezione e racconta l’identità di chi li vive. Un vero strumento progettuale al pari di volumi e materiali.
Boero, il colore italiano dal 1831, punto di riferimento per il mondo del design, dell’architettura e dell’edilizia in tema di colore, sistemi vernicianti ed efficienza energetica dell’involucro edilizio, presenta Idrocolor Alta Definizione, la nuova idropittura acrilica superlavabile, fine ed extra opaca, che permette di ottenere finiture uniformi e perfette. In caso di tinte profonde, mantiene inalterate copertura, omogeneità e ritoccabilità.
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chiama la tecnologia delle TV 4K, che garantiscono una risoluzione di immagine e un’esperienza di visione quattro volte superiore rispetto alle normali Tv in Full HD. Questa tecnologia utilizza materie prime innovative e garantisce piacevolezza applicativa ed eccellente distensione e dilatazione, per colori profondi e inalterabili, in alta definizione, senza segni di ripresa e difetti estetici. La formula con reologia ottimizzata per una miglior distribuzione del prodotto consente lavorazioni più rapide con minor fatica, anche su ampie metrature, con meno mani,
di Patrizia Spada
Riccardo Carpanese
Direttore Marketing di Gruppo Boero
Idrocolor Alta Definizione risponde ai cam, ha ottenuto la certificazione iaq di classe “A+”; è formaldeide free, esente da metalli pesanti
IL COMMENTO DI RICCARDO CARPANESE DIRETTORE MARKETING GRUPPO BOERO
«Idrocolor Alta Definizione è il risultato di un percorso che ha coinvolto il team Innovazione, con l’obiettivo di creare una soluzione che coniugasse un’impeccabile risultato estetico, anche su tinte forti, e lavorazioni più rapide con minor fatica, anche in caso di ritocchi e gestione di interventi di ristrutturazione degli interni, anche in cartongesso, tenendo in considerazione le esigenze di tutta la filiera, dal committente al designer, dal rivenditore all’applicatore».
per un risultato di qualità. Anche nel caso di tinte profonde, estremamente sature, mantiene inalterate le caratteristiche di copertura, omogeneità e ritoccabilità. Disponibile in migliaia di proposte cromatiche, Idrocolor Alta Definizione si integra perfettamente con il sistema colore 1831 – Il colore italiano, 1391 colori per interni, molteplici meccaniche di
■ Idrocolor Alta Definizione.
abbinamento, per uno strumento proprietario, iconico e ispirazionale. La tintometria completa, l’ottimo punto di bianco e gestione del colorato caratterizzano il prodotto, garantendo massima flessibilità cromatica al professionista nella progettazione di spazi abitativi di pregio.
CERTIFICAZIONI E RISPETTO
DELL’AMBIENTE
Idrocolor Alta Definizione risponde ai Criteri Ambientali Minimi ( cam) per l’affidamento di servizi e lavori in edifici pubblici; ha ottenuto la certificazione iaq (Indoor Air Quality - Qualità dell’Aria Interna) di classe “A+”; è formaldeide free , esente da metalli pesanti e non contiene solventi tossici, aromatici, clorurati.
MURALES ARTISTICI
Idrocolor Alta Definizione è stata scelta come pittura per la realizzazione delle opere al mudec di Milano, “Dal muralismo alla street art. mudec Invasion”, il primo progetto di murales artistici commissionato in un museo pubblico a 10 muralisti internazionali.
■ Opera di Aya Tarek|Foto di Carlotta Coppo.
Il comfort acustico incontra i materiali bio based
Isolmant sostiene il comfort acustico sostenibile con il protocollo Green Planet e materiali Fossil Free. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’azienda ha lanciato un’iniziativa speciale per promuovere prodotti innovativi a base biologica, per un’edilizia più ecologica e performante
Nel settore edilizio, la ricerca di soluzioni più sostenibili è sempre più centrale. Secondo Precedence Research, il green building supererà 1.000 miliardi di dollari di ricavi globali entro il 2034, mentre il World Green Building Council prevede la riduzione del 40% delle emissioni di carbonio entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050.
Materiali e tecnologie innovative giocano un ruolo fondamentale in questa transizione, anche per garantire comfort acustico senza impatti negativi sull’ambiente. L’impegno di Tecnasfalti si è concretizzato nell’ormai decennale protocollo Isolmant Green Planet, un codice interno che influisce sulla sostenibilità dei prodotti e dei processi. Tra le certifi-
di Rebecca Alberti
cazioni ottenute figurano: ReMade in Italy, che garantisce l’uso di materiali riciclati, Air Comfort Gold by Eurofin, per basse emissioni Voc e Blue Angel, ecolabel tedesca che attesta elevati standard di sostenibilità. L’azienda ha introdotto una schiuma di polietilene reticolata a base biologica, certificata Iscc Plus, contribuendo alla bioeconomia del settore edilizio con materiali alternativi alle tradizionali fonti fossili.
UN MESE PER LA SOSTENIBILITÀ
In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, il 5 giugno, Isolmant ha avviato un’iniziativa speciale su due prodotti di punta:
❯ 1. Isolmant Underspecial Classic, per isolamento acustico sottomassetto
❯ 2. Isolmant IsolGypsum Special, per partizioni verticali a basso spessore. Dal 5 giugno al 5 luglio 2025, questi prodotti sono stati forniti nella versione Fossil Free, sostituendo i tradizionali materiali a base fossile. Un’occasione per testare queste nuove tecnologie, presenti in gamma già da qualche anno, e ridurre fattivamente l’impatto ambientale, garantendo al contempo eccellenti performance acustiche. Tutti gli sforzi Isolmant sono concentrati nell’obiettivo di continuare a coniugare innovazione, performance e responsabilità ambientale, contribuendo a un futuro edilizio più sostenibile e consapevole, come dice bene Eugenio Canni Ferrari, Ceo Tecnasfalti.
IL COMMENTO DI EUGENIO CANNI FERRARI, CEO DI TECNASFALTI
Vogliamo sottolineare quanto sia importante che ognuno di noi si faccia carico di azioni concrete per contribuire alla salute del nostro pianeta. La sostenibilità richiede l’investimento di molte energie. Attraverso la Ricerca & Sviluppo abbiamo dato vita a materiali bio based che hanno le stesse identiche caratteristiche tecniche e prestazionali dei prodotti tradizionali, ma è chiaro che siano più costosi, e lo saranno fino a quando non saranno veramente diffusi nel mercato. Con questa iniziativa ci facciamo carico per un mese di questo costo, perché il nostro impegno verso la sostenibilità sia ancora più concreto.
■ A destra in alto, IsolGypsum Special Super Geen.
■ Isolmant Underspecial Classic Fossil Free.
I PRINCIPI DEL PROGETTO
• Green Generation
• Ricerca continua sulle materie prime: utilizzo di materie prime all’avanguardia e alternative a fonti fossili.
• Ottimizzazione della catena di approvvigionamento delle materie prime: salvaguardia del suolo, utilizzo di fonti rinnovabili, recupero di materia prima senza opere di deforestazione e non in competizione con le colture alimentari.
• Catena logistica sostenibile: approvvigionamento locale, certificazione delle materie prime, dei processi e dei prodotti.
• Diminuzione delle emissioni nocive: riduzione di CO2 e di consumi di energie non rinnovabili.
ORIGINE DELLE MATERIE PRIME
Il polietilene Isolmant Serie R Fossil Free, è realizzato grazie all’utilizzo di residui di lavorazione di altre filiere produttive che altrimenti andrebbero smaltiti senza ricreare valore. Attraverso l’ottimizzazione di altri processi produttivi è quindi possibile recuperare scarti altrimenti inutili che si trasformano in materiali preziosi senza la necessità di avvalersi di opere di deforestazione e senza utilizzare prodotti destinati all’industria alimentare. Questi residui di lavorazione vengono successivamente sottoposti a un normale processo di polimerizzazione per arrivare alla produzione di un materiale plastico “naturale”, ovvero derivato da materie prime rinnovabili di origine non fossile.
Eugenio Canni Ferrari
Intonacatrice Kompakta Versatilità e potenza
L’intonacatrice compatta e versatile per cappotto, rasatura e intonachino
di Revelin nebulizza senza spugnare, evita giunti e decolorazioni. Con rotore dedicato, lavora premiscelati fino a 1 bancale/ora ed è compatibile con accessori per livellanti, fughe e iniezioni. Tubo fino a 30 m
L’intonacatrice Kompakta è una macchina progettata per l’applicazione di collanti per sistemi a cappotto, sia nella fase di incollaggio dei pannelli che nella rasatura di facciata, con o senza rete.
Consente inoltre la nebulizzazione diretta dell’intonachino colorato, eliminando la necessità della spugnatura e prevenendo la formazione di riprese, giunti visibili e alterazioni cromatiche. Nel caso dell’utilizzo della colla da rasatura, non è più necessario spatolarla prima della posa della rete.
Grazie a un rotore e statore dedicati, l’intonacatrice Kompakta è in grado di applicare vari tipi di premiscelati, con una resa operativa fino a 1 bancale all’ora.
È idonea anche per l’applicazione di livellanti e autolivellanti. Con l’aggiunta di un apposito kit, può essere utilizzata per operazioni
di iniezione o fugatura, sia a pavimento che a parete.
CHIARIMENTI DI POSA
Il modello Kompakta permette la semi-nebulizzazione diretta della colla durante la fase di rasatura, consentendo alla seconda operatrice o operatore di posare direttamente la rete. Inoltre, è possibile eseguire la nebulizzazione completa dell’intonachino colorato, eliminando così la comparsa di giunte e variazioni cromatiche. Grazie al cambio del gruppo statore/rotore, la macchina può essere configurata per l’applicazione di premiscelati con resa fino a 1 bancale/ora, oltre che per l’impiego con accessori destinati a: fugatura, iniezioni, materiali livellanti e autolivellanti, deumidificanti. Lunghezza massima del tubo supportata: fino a 30 metri.
■ Intonacatrice per cappotti Kompakta 1- 220 volt che può essere configurata per l’applicazione di premiscelati, fugature, iniezioni, materiali livellanti e autolivellanti, deumidificanti.
CARATTERISTICHE
TECNICHE
Dotazione standard
• Tubo beton conico speciale da 15 metri
• Tubo aria da 16 metri
• Pistola per nebulizzazione con ugello
• Pistola per posa colla su pannelli
• Compressore bicilindrico integrato nel telaio
• Statore e rotore a bordo macchina per rasatura e intonachino
Sistema di miscelazione brevettato
• Miscelatore a doppio effetto per la miscelazione, la caduta controllata del materiale e l’autopulizia della parete interna della camera
• Camera di miscelazione smontabile rapidamente, con rivestimento interno in gomma antiadesione e facile estrazione del mescolatore dall’alto
Struttura e protezioni
• Telaio scomponibile in quattro parti, per semplificare trasporto e manutenzione
• Sistema reggispinta brevettato, per la protezione completa del riduttore da carichi assiali
• Pompa acqua autoadescante reversibile, per doppia funzione di aspirazione ed espulsione
• Compressore bicilindrico integrato e completamente protetto
Optional elettronico
• Possibilità di installazione di programmi da 3 kW a oltre 3 kW, in base alle esigenze specifiche del cantiere
di Patrizia Spada
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Ecco chi vince la classifica dei tinteggiatori
La prima analisi dei bilanci di 198 aziende del settore evidenzia un andamento a due velocità: volano le grandi imprese sopra i 2 milioni di fatturato, mentre quelle al di sotto faticano a tenere il passo
ABBONATI
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su analisi dei bilanci delle aziende del settore
Variazioni % del fatturato per classi dimensionali della TOP 200 delle imprese di tinteggiatori
Anno 2023 su 2022
su dati camerali
SOLO PER
La
TOP 200 dei tinteggiatori analisi dei principali indicatori per classi di fatturato delle aziende
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali (somme al netto delle imprese con valori di bilancio assenti nel 2022 e nel 2021)
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade
TOP 10 delle imprese di tintegguatura in Italia per incremento di fatturato 2023/2022
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TOP
10 delle imprese di tinteggiatura in
Italia
per percentuale di utili sul fatturato 2023
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali
La TOP 200 delle imprese di tinteggiatura in Italia
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1.502.888
La TOP 200 delle imprese di tinteggiatura in Italia
Pos. RAGIONE SOCIALE
Fonte: elaborazione Centro Studi YouTrade su dati camerali (nd:non disponibile; nc: non calcolabile)
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La TOP 200 delle imprese di tinteggiatura in Italia
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La TOP 200 delle imprese di tinteggiatura in Italia
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Scegli, applica, proteggi e leggi l’etichetta
La scelta di pitture e vernici a basso contenuto di Composti
Organici Volatili Cov-Voc è una parte fondamentale delle azioni per garantire salute, qualità dell’aria indoor e conformità alle normative. Etichette, certificazioni e destinazioni d’uso aiutano l’applicatore a lavorare meglio, tutelando sé stesso nel momento dell’applicazione e chi vivrà quegli spazi durante l’occupazione
Da alcuni decenni cresce l’attenzione dei produttori dei progettisti e dei lavoratori dei settori delle costruzioni e dell’arredo nei confronti delle prestazioni emissive di inquinanti di materiali e/o prodotti utilizzati per realizzare parti strutturali e di finitura o arredo, a causa dei problemi sanitari generalizzati legati all’esposizione agli inquinanti indoor della popolazione. In questi anni diversi strumenti e norme sono stati elaborati per assicurare una crescente qualità di materiali e/o nuovi prodotti che differiscono dai tradizionali sul mercato. Certamente è necessario intervenire in maniera integrata sia in fase progettuale sia in fase di selezione e posa dei materiali, vista la forte correlazione esistente tra emissioni da materiali e qualità dell’aria indoor. La strada per poter raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni in aria indoor di inquinanti emessi da materiali e/o prodotti prevede ovviamente preselezione e la scelta corretta, tenendo conto dei settori applicativi specifici dei materiali e dei prodotti, della gestione e della manutenzione che devo-
COORDINATORE DEL GRUPPO DI STUDIO NAZIONALE (GDS)
INQUINAMENTO INDOOR DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ di Gaetano Settimo
no essere svolte in collaborazione con le diverse figure coinvolte nel progetto. È ormai consolidato che i diversi materiali e/o prodotti impiegati in un edificio svolgono un ruolo importante per le caratteristiche funzionali e per le impressioni che suscitano in fruitori, clienti e visitatori, ma è altrettanto evidente che possono presentare, soprattutto quelli scelti senza tener conto delle destinazioni, delle volumetrie, delle condizioni di occupazione o degli usi specifici, un rischio di peggioramento della qualità dell’aria indoor.
MATERIALI DA COSTRUZIONE E ARREDO
Attualmente i settori delle costruzioni e dell’arredo sono quelli che più di tutti si trovano a doversi adeguare alle seguenti condizioni:
❯ crescenti esigenze di cambiamento legate all’efficientamento energetico;
❯ ricadute sulla qualità dell’indoor;
❯ misure di prevenzione riguardanti la qualità dei diversi materiali;
❯ realizzazione di parti strutturali e arredo;
❯ produzione di materiali con proprietà emissive basse.
Gli inquinanti più importanti, emessi dalla quasi totalità dei materiali e/o prodotti, sono i Cov, con livelli emissivi maggiori nei prodotti di finitura (rivestimenti, pitture e vernici, impregnanti, primer), posa e riempitivi (adesivi, acrilici, vinilici, epossidici, siliconici, poliuretanici).
Prendendo come riferimento le principali tipologie di materiali e/o prodotti presenti sul merca-
to, si rileva che tutte le classi di materiali maggiormente utilizzati – quali ad esempio mattoni (portanti e non), cartongesso/fibrogesso, pannelli di legno, collanti, isolanti, intonaci e vernici ecc. – presentano livelli di emissione di Cov; di questi prodotti sono presenti sul mercato diverse soluzioni con caratteristiche specifiche a seconda dell’obiettivo finale. All’interno di queste grandi classi è possibile distinguere mate -
riali con un livello emissivo elevato e materiali con un basso livello emissivo di Cov. Tutti questi materiali e/o prodotti presentano una specifica norma tecnica elaborata dagli organismi di normazione (Uni, En, Iso), i quali forniscono le metodologie tecniche di caratterizzazione dei diversi materiali e/o prodotti che sempre più spesso fanno parte del quadro legislativo dei diversi paesi con limiti di Cov dedicati.
COME OPERARE LA SCELTA DEL MATERIALE DA IMPIEGARE
Avendo molto chiaro il tipo di utilizzo che si intende fare dell’ambiente indoor che si vuole progettare, costruire e arredare, l’approccio più valido e auspicabile da seguire per la fase decisionale della scelta dei materiali deve passare attraverso l’acquisizione, dai vari possibili fornitori, di tutta una serie di informazioni sui diversi materiali, formati e prodotti che si vogliono impiegare.
Per esempio alcune principali informazioni sulle caratteristiche e sulle proprietà fisiche dei materiali si possono ottenere attraverso le seguenti fonti:
❯ scheda prodotto;
❯ applicazioni per uso specifico;
❯ certificazioni di qualità;
❯ marchio Ce;
❯ certificazione emissioni indoor francese;
❯ caratterizzazioni emissioni indoor Uni En 16516 o Iso 16000;
❯ certificazione emissioni indoor tedesca AgBB;
❯ certificazioni Carb, California;
❯ informazioni aggiuntive o best practice;
❯ modalità di utilizzo e impiego.
La possibilità di ottenere dei risultati soddisfacenti in termini di emissioni complessive dai materiali, e quindi anche in termini di qualità dell’aria indoor, dipende in maniera rilevante dalla completezza delle informazioni che si riesce a raccogliere in questa fase. Non va dimenticato che nella legislazione italiana (es. dm 10 ottobre 2008, Decreto 23 giugno 2022.) ed europea (es. Regolamento n. 2019/1020 che ha abrogato il regolamento 305/2011) sono già presenti alcuni riferimenti utili che responsabilizzano i produttori obbligandoli a fornire questi dati in termini quantitativi.
SORGENTI INQUINANTI E MATERIALI
Va ricordato che non sempre i materiali e/o prodotti che presentano una Dichiarazione ambientale di prodotto (es. marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel) sono quelli caratterizzati da valori emissivi di Cov più bassi. In generale, molte delle informazioni sulle caratteristiche emissive dovrebbero ormai far parte dei capitolati che regolano le gare e che svolgono un ruolo importante lungo la strada del miglioramento della qualità dell’aria indoor. Attualmente la maggior parte delle gare non tiene conto di queste preziose informazioni, e la selezione dei materiali resta ancora fortemente condizionata dal prezzo. Il DLgs 16 giugno 2017, n. 106 “Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (Ue) n. 305/2011” (Gazzetta Ufficiale 10 luglio 2017, n. 159), che riporta finalmente sanzioni amministrative e penali anche per il costruttore, il direttore dei lavori o dell’esecuzione, il collaudatore, il progettista. Solo dopo aver raccolto le specifiche informazioni si può passare a un lavoro di valutazione e confronto dei dati acquisiti sui diversi materiali per la specifica applicazione o destinazione d’uso (Contenuto dei Cov presenti nei materiali, volatilità dei Cov presenti nei materiali, Stato e matrice del materiale, volumetria, caratteristiche fruitori, condizioni di utilizzo, tipologia di ventilazione, temperatura, umidità relativa, modalità e frequenza di pulizia e manutenzione, ecc.). Que -
sta analisi deve permettere di effettuare una prima scrematura o preselezione dei possibili materiali, verificando attraverso i dati presenti nelle certificazioni quali presentino un livello emissivo più basso soprattutto in termini di Cov.
LE QUANTITÀ
Inoltre, è necessaria, per completare la scelta, un’altra fondamentale informazione sui quantitativi dei singoli materiali e/o prodotti che si vogliono utilizzare in base alle esigenze oggettive. Va prestata molta attenzione al rapporto tra superficie di materiale e/o prodotto utilizzato e superficie totale dell’ambiente o dell’edificio oggetto d’intervento, alle modalità di ricambio dell’aria, livello di efficientamento energetico, alla tipologia di attività, modalità di pulizia, ecc.. Infine, dopo aver effettuato anche questi passaggi, si è sufficientemente in grado, finalmente, di operare concretamente la scelta di materiali e/o prodotti da utilizzare.
Diversi paesi Ue (ad esempio Francia e Belgio) hanno introdotto specifici atti legislativi di tipo restrittivo per gli ambienti indoor, contenenti requisiti di qualità emissiva dei materiali da costruzione con particolare riferimento ai Cov, con l’obiettivo di salvaguardare la salute della popolazione dall’esposizione indoor. Altri paesi Ue (fra i quali Germania, Danimarca e Svezia) seguono le indicazioni presenti nei diversi standard nazionali di tipo volontario, che però non hanno forza legalmente vincolante.
PITTURE E VERNICI
ATTENZIONE ALL’ETICHETTA
Questi materiali sono costituiti da diverse sostanze in miscela quali mezzo solvente e/o disperdente, pigmento, legante polimerico e additivi vari. Vengono classificati in funzione dei seguenti fattori:
❯ destinazione d’uso;
❯ tipologia di solvente (prodotti all’acqua e prodotti al solvente);
❯ tipo di resina che compare nella loro composizione (acrilica, vinilica, poliesteri, poliuretani);
❯ tipo di applicazione (pennello, rullo, spruzzo);
❯ stato fisico in cui si presentano (in polvere o liquidi).
Pitture e vernici sono sottoposte alla direttiva 2004/42/Ce, recepita in Italia dal dlgs 17 marzo 2006, n. 161.
Il contenuto Cov in g/L (es. 30 g/L dal 2010) si riferisce ai prodotti pronti all’uso da parte del consumatore dopo aver effettuato la diluizione massima consigliata per quelli a base solvente e minima consigliata per quelli
a base acquosa. Le pitture e le vernici devono riportare, sull’etichetta affissa sul contenitore, i seguenti dati:
❯ informazioni sul tipo di prodotto (es. pitture per pareti e soffitti interni);
❯ valore limite di Cov in g/L (es. Cov 30 g/L);
❯ contenuto massimo di Cov in g/L del prodotto pronto all’uso (es. Cov 30 g/L).
❯ La quantità di Cov contenuti nella formulazione di una pittura non è rappresentativo dell’emissione in aria di Cov.
Sul mercato sono presenti diversi prodotti che rispondono alle etichettature europee espressamente elaborate per la qualità dell’aria indoor, in particolare a quella francese. Nel caso di pitture e vernici classificate secondo il principio del caso peggiore dell’etichettatura francese A+, per esempio, si possono avere vernici con contenuto di Cov <10 g/L. Pitture e vernici che seguono il criterio francese sono prodotte da tantissime aziende italiane e sono sul mercato già da qualche anno.
Con il regolamento 2023/1464 della Commissione del 14 luglio 2023 che modifica l’allegato XVII del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la formaldeide e i prodotti che rilasciano formaldeide, non è ammessa l’immissione sul mercato di articoli diversi da mobili e a base di legno che emettono concentrazioni di 80 µg/m3. L’Europa sta lavorando per una etichetta comune e ha stabilito un quadro armonizzato tenendo conto di diversi aspetti al fine organizzare e superare i regimi di etichettatura esistenti. Uno dei parametri è la valutazione della Lowest Concentration Of Interest Lci.
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Il lavoro perfetto? È quello svolto in sicurezza
La sicurezza in cantiere non è negoziabile, specialmente per gli imbianchini che lavorano in quota. Scale non idonee e attrezzature improprie aumentano i rischi.
Il settore dell’edilizia e delle finiture è in costante evoluzione, e tra le tante sfide da affrontare ce n’è una imprescindibile: la sicurezza. In cantiere, luogo di lavoro per eccellenza, non è possibile scendere a compromessi – va tutelata con attenzione assoluta.
Normative come Uni En 131.7 impongono requisiti precisi: è tempo di investire in soluzioni sicure e certificate
di Alice Fugazza
Anche l’imbianchino, nel suo lavoro quotidiano, si trova ad affrontare situazioni che richiedono non solo maestria e precisione, ma soprattutto una rigorosa attenzione alla sicurezza. La familiarità con gli strumenti, la routine e la tendenza a sottovalutare determinate circostanze possono indurre a trascurare i rischi, trasformando attrezzi apparentemente innocui in potenziali fonti di pericolo.
Le aziende stanno evolvendo e, con loro, anche le soluzioni per la sicurezza diventano sempre più efficienti e avanzate. Faraone, dal 1978, è un punto di riferimento nel settore grazie alla sua passione, etica e professionalità nella progettazione di soluzioni sicure, innovative ed ergonomiche per i lavori in quota. Ma il suo impegno
va oltre i prodotti: la diffusione della cultura della sicurezza e la tutela del benessere dei collaboratori rappresentano una priorità anche nell’ambito della formazione.
L’azienda ha una visione chiara delle criticità legate al mondo dell’applicazione. Tra gli strumenti più utilizzati dagli imbianchini spicca la scala telescopica: leggera, compatta e facilmente trasportabile, può sembrare la scelta più pratica. Tuttavia, si rivela spesso inadatta e pericolosa per la maggior parte dei lavori in quota. È giunto il momento di superare l’abitudine di utilizzarla indiscriminatamente e di ripensare l’equipaggiamento non come un costo, ma come un investimento fondamentale per la sicurezza e la professionalità.
ATTREZZATURE: ABITUDINI
E RISCHI IGNORATI
Il cuore del problema risiede nell’utilizzo improprio di strumenti dall’apparenza innocua o, ancor più criticamente, nell’impiego di attrezzature
Anche gli strumenti più comuni possono diventare pericolosi se usati senza criterio: la sicurezza in quota parte dalla scelta consapevole delle attrezzature giuste
non adatte a lavorazioni specifiche. È fin troppo frequente vedere operatori “a cavallo” su scale instabili, mentre eseguono lavori di pittura con entrambe le mani occupate: una scena apparentemente abituale, ma altamente rischiosa. Le cadute dall’alto, infatti, continuano a rappresentare una delle principali cause di infortuni gravi e spesso fatali nel settore, con origini che quasi sempre risiedono in queste leggerezze operative.
NORMATIVE, SOLUZIONI E RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE
Le normative parlano chiaro: il dlgs 81/2008, pietra miliare della sicurezza sui luoghi di lavoro in Italia, stabilisce che l’uso delle scale portatili deve essere limitato a circostanze eccezionali, ovvero solo quando l’impiego di attrezzature più sicure non risulta praticabile. La scala, quindi, non deve essere considerata una scelta au-
tomatica, ma un’opzione residuale. A supporto, la normativa tecnica Uni En 131 — insieme alle linee guida Inail — ribadisce un principio fondamentale: durante tutte le fasi operative, l’operatore deve mantenere tre punti di contatto con la scala. Questo requisito, tuttavia, risulta inapplicabile in lavorazioni come pittura e tinteggiatura, che richiedono l’uso simultaneo di entrambe le mani. La conseguenza è evidente: in tali contesti, la scala tradizionale non costituisce lo strumento idoneo e può rappresentare un serio rischio per la sicurezza.
Quando si lavora in quota e servono entrambe le mani, il riferimento normativo è la Uni En 131.7. Questa direttiva stabilisce requisiti fondamentali per garantire la sicurezza dell’operatore: presenza di un parapetto perimetrale di almeno un metro su tutti i lati, una piattaforma stabile e orizzontale per lavorare (non gradini), e un sistema antiribaltamento laterale certificato. Solo
L’imbianchino professionista sa che la scala telescopica non è sempre un’alleata: normative e buon senso impongono soluzioni più sicure per tutelare salute e produttività
le attrezzature conformi a queste specifiche assicurano condizioni di lavoro sicure e rispettose delle normative vigenti. In questo contesto, le soluzioni più adatte agli imbianchini sono le scale a piattaforma con parapetto, certificate Uni En 131.7, pensate per attività che richiedono l’uso simultaneo di entrambe le mani. Per interventi su superfici estese — come soffitti, pareti alte o facciate — i trabattelli professionali rappresentano l’alternativa ideale, offrendo grande stabilità e ampi spazi operativi. È fondamentale superare definitivamente l’uso indiscriminato della scala telescopica nei lavori prolungati o complessi, dove la libertà di movimento è indispensabile. La sicurezza, in questo ambito, non è un extra né una scelta opzionale: è una necessità che incide profondamente sulla salute, la reputazione e la produttività. Scegliere l’attrezzatura corretta significa agire con responsabilità, tutelando sé stessi e il proprio team, e costruendo giorno dopo giorno una cultura professionale solida, consapevole e rispettosa delle regole. Investire in soluzioni idonee non è solo una garanzia per il presente, ma anche una protezione per il futuro. E per la vita.
Chi conosce la norma? E soprattutto, chi la applica?
Con l’avvio operativo del Rentri, il settore delle costruzioni affronta un cambiamento decisivo nella gestione dei rifiuti speciali. L’esperienza di Bruno Ferioli mostra come digitalizzazione e consapevolezza possano trasformare le criticità in opportunità sostenibili
di Alice Fugazza
Il settore delle costruzioni è chiamato a un cambiamento profondo con l’entrata in vigore del Rentri (Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti). Dopo anni di rinvii, dal 14 febbraio il sistema è finalmente operativo, riportando al centro dell’attenzione una questione spesso trascurata: la gestione corretta dei rifiuti speciali. In questo scenario, si distingue la figura di Bruno Ferioli – geometra, pittore edile e titolare dell’azienda che porta il suo nome – che, forte della sua lunga esperienza sul campo, propone un approccio pratico e chiarificatore allo smaltimento dei rifiuti derivanti da ristrutturazioni leggere. Il Rentri non arriva all’improvviso: se ne parla da tempo e a breve sarà obbligatorio. Dalla mia esperienza sul campo, ho sempre accolto con favore le innovazioni tecnologiche, soprattutto quelle legate alla gestione dei rifiuti, tema che considero fondamentale. La possibilità di accedere a formulari digitali già com-
■ Bruno Ferioli, imprenditore edile, fondatore di Ferioli Sas.
pilati e processati rappresenta un vantaggio concreto per tutta la filiera. Ogni fase legata allo smaltimento è regolata da normative precise pensate per tutelare cittadini, produttori e gestori. Una filiera verificabile in tempo reale è, a mio parere, un’evoluzione positiva che dà maggiore trasparenza e sicurezza a un settore spesso poco valorizzato.
Ferioli non nega le difficoltà iniziali legate all’introduzione del Rentri, ma sottolinea come il sistema abbia già evidenziato benefici significativi, soprattutto in termini di controllo. “Fino a poco tempo fa compilare il formulario online o farlo a mano cambiava poco. Oggi, grazie alla digitalizzazione, si raggiunge un livello di trasparenza mai visto prima”, spiega. Per chi come lui era già strutturato nella gestione dei rifiuti, l’adozione del Rentri ha rappresentato principalmente un’evoluzione formale: formulari digitali, registri di carico e scarico online e un monitoraggio più preciso. “Il nuovo sistema non modifica la sostanza del nostro lavoro, ma ne innalza gli standard di tracciabilità e responsabilità”.
Per adeguarsi, però, è fondamentale seguire alcuni passaggi, a partire dall’iscrizione all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. “Nel mio caso, ho registrato subito veicoli e autocarri per il trasporto, e dichiarato tutte le categorie di rifiuto che trattiamo: cartongesso, imballaggi, pitture a base acqua e solvente,
VERSO UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA
Nel mondo della ristrutturazione leggera e tra gli artigiani, la situazione è ancora poco allineata: la maggior parte non ha aderito al Rentri e, ancor prima, non risulta iscritta all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Secondo Bruno Ferioli, questo dovrebbe rappresentare il primo passo imprescindibile per operare nel rispetto delle normative. «Bastano tre latte di pittura per far rientrare un’impresa tra i trasportatori di rifiuti», sottolinea. Le associazioni di categoria promuovono l’iscrizione all’Albo, che ha un costo di aggiornamento annuale contenuto, nell’ordine di poche decine di euro. Le sanzioni per mancata conformità, però, sono tutt’altro che leggere: si rischiano
guaina bituminosa, lana di roccia, polistirolo, poliuretano. Sono tutti materiali di risulta derivanti dalle coibentazioni”.
COME SE LA CAVANO
LE MICROIMPRESE?
La vera sfida riguarda però le microimprese, spesso composte da artigiani o titolari senza dipendenti. “Per molti, applicare il decreto è tutt’altro che semplice. Alcuni colleghi si limita-
multe elevate e persino procedimenti penali. Le imprese più strutturate tendono ad adeguarsi, ma spesso si ritrovano sottoposte a controlli più rigorosi, risultando meno competitive rispetto a chi non segue correttamente le norme sullo smaltimento. Il paradosso? Chi non è iscritto all’Albo non viene controllato, ma nemmeno è informato sugli obblighi che dovrebbe rispettare. In questo contesto, Ferioli vede nel Rentri un’opportunità concreta per i piccoli artigiani. «È un sistema pensato per facilitare l’ingresso alla gestione regolare dei rifiuti. Basta veicolare il messaggio giusto: è una procedura semplice, intuitiva, e ampiamente alla portata del settore».
no a portare imballaggi, fusti vuoti e cartone nei centri ecologici, convinti erroneamente di agire in regola. Mi è capitato di sentire persino qualcuno vantarsi della comodità offerta da queste piattaforme”, racconta con preoccupazione. “Ma non funziona così. Lo smaltimento improprio di rifiuti speciali è un reato penale. Conferire scarti in centri destinati a rifiuti urbani è una violazione grave. E l’ignoranza normativa, insieme all’accettazione su-
perficiale da parte di alcune piattaforme –forse attratte dal valore di metalli, plastica o cartone – crea una criticità che il Rentri vuole risolvere. È questo il messaggio più difficile da far passare”. Eppure, esistono pratiche corrette, alla portata di tutti, spesso con investimenti minimi. “Smaltire in modo virtuoso si può: basta volerlo”.
LE BUONE PRATICHE DELLO
SMALTIMENTO
Nella nostra azienda abbiamo adottato diverse metodologie conformi alla normativa vigente, che ci permettono di realizzare un deposito temporaneo aziendale con limiti quantitativi ben definiti. Per esempio, quando lavoriamo su un rivestimento a cappotto, trasferiamo dal cantiere al magazzino gli sfridi di polistirolo – pari circa al
5-10% del materiale utilizzato – creando un deposito che non necessita di autorizzazione. Una volta raggiunta la soglia prevista dalla legge, conferiamo il materiale a un commerciante autorizzato di rifiuti speciali, corredato dal formulario di trasporto che, dopo la restituzione con le quantità corrette, chiude il ciclo in modo tracciabile e regolare. La lana di roccia, considerata rifiuto pericoloso, richiede un iter diverso. Non possiamo movimentarla in autonomia, quindi la stocchiamo direttamente in cantiere all’interno di big bag certificate. A fine lavori, un’azienda specializzata si occupa del ritiro.
Lo stesso principio si applica a materiali come il cartongesso e il poliuretano, che raccogliamo in appositi contenitori, trasportiamo nel nostro magazzino e affidiamo successivamente a un’impresa di smaltimento non appena si raggiunge
il quantitativo previsto. Per quanto riguarda le macerie edili e gli imballaggi, ci affidiamo a due container collocati nella nostra sede operativa, che vengono ritirati e sostituiti quando raggiungono la capienza massima.
PITTURE E VERNICI, UN CAPITOLO A SÉ STANTE
Quando realizziamo la tinteggiatura di una facciata, è normale che rimanga del materiale in avanzo. Questi residui vengono ordinatamente stoccati su scaffali dedicati nel nostro magazzino. Una volta raggiunta una quantità significativa, effettuiamo un’analisi chimica del prodotto più rappresentativo, necessaria per la corretta classificazione secondo le normative europee. Solo dopo questa fase, il materiale viene ritirato da un’azienda specializzata, che lo avvia allo smaltimento.
Questa operazione rappresenta una delle voci di costo più importanti nella nostra attività. L’analisi chimica e il successivo trattamento possono arrivare a costare fino al 75% del prezzo originario di acquisto del prodotto, variando in base al peso, al volume e alla complessità chimica. Anche per materiali come cartongesso e lana di roccia, considerati rifiuti particolari o pericolosi, è necessario procedere con analisi specifiche per ogni cantiere, il che comporta ulteriori costi. È per questo che, nella redazione di ogni preventivo, è fondamentale includere con precisione le spese per la sicurezza e lo smaltimento dei materiali, che non sono accessorie, ma parte integrante di una gestione corretta e responsabile del lavoro edilizio.
ECONOMIA CIRCOLARE
E POLISTIROLO RICICLATO
Gli sfridi rappresentano un valore potenziale troppo spesso trascurato nel settore edile. I detriti derivanti da scavi leggeri, per esempio, vengono già destinati a impianti di frantuma-
DIGITALIZZARE LA TRACCIABILITÀ DEI RIFIUTI È GIÀ REALTÀ
Il Rentri, Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti, è una piattaforma digitale istituita dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per monitorare in tempo reale l’intero ciclo di vita dei rifiuti: dalla produzione, al trasporto, fino allo smaltimento. Il suo obiettivo è chiaro: digitalizzare i registri di carico e scarico e i formulari di identificazione dei rifiuti (Fir), aumentando la trasparenza del sistema e contrastando efficacemente le pratiche illecite. La tenuta del registro digitale diventerà obbligatoria dal 13 febbraio 2025, o dalla data di iscrizione al Rentri, in base alla categoria di appartenenza. L’emissione dei Fir digitali sarà
invece operativa dal 13 febbraio 2026. Nel settore della ristrutturazione leggera e tra gli artigiani, la realtà è ancora poco allineata: molti non hanno implementato il sistema Rentri e non risultano iscritti all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Eppure, l’obbligo è effettivo, e la scadenza ultima per alcuni adempimenti è fissata al 15 marzo 2025. È fondamentale agire per tempo. La funzionalità dei formulari digitali è già attiva, e aderire ora significa fare una scelta consapevole, non solo etica ma anche strategicamente vantaggiosa per garantire competitività, conformità e sostenibilità alla propria attività.
Il nuovo sistema punta a:
❯ Semplificare gli adempimenti per le imprese
❯ Ridurre gli errori e le frodi nella gestione dei rifiuti
❯ Rendere più efficaci i controlli da parte degli enti preposti
❯ Favorire l’economia circolare, grazie a una tracciabilità più efficiente
zione per ottenere stabilizzato, materiale utile per i riempimenti. Tuttavia, la situazione cambia radicalmente quando si parla di polistirolo. «Tecnicamente il polistirolo dovrebbe essere riciclato, ma in realtà è ancora difficile trovare operatori che lo facciano concretamente», osserva Ferioli. Nonostante le numerose richieste rivolte a consorzi e strutture competenti, non ha ancora ottenuto risposte certe sull’effettivo trattamento del materiale proveniente dai cappotti termici.
«Esiste una grande contraddizione: i produttori italiani di polistirolo, che per legge devono includere almeno il 15% di riciclato, acquistano il materiale dall’Austria, dove ci sono impianti che da noi mancano. Non comprano dagli artigiani italiani, pur producendo sul nostro territorio».
L’introduzione dei Cam (Criteri Ambientali Minimi) durante il periodo del Superbonus ha imposto nuovi standard, tra cui l’utilizzo di polistirolo
con una quota di riciclato. Ma il sistema nazionale, secondo Ferioli, non era pronto a soddisfare quella domanda. «Il mio produttore era disposto a ritirare gli sfridi, ma chiedeva garanzie che il sistema non offriva. Un servizio di riciclo dedicato all’edilizia dovrebbe esistere al di là degli incentivi». Il problema è anche economico: finché il prezzo del petrolio resta basso, produrre polistirolo vergine è più conveniente rispetto al riciclo. Eppure, il potenziale è enorme. «Gli scarti di cappotto di mille villette basterebbero a costruirne almeno cinquanta. Eppure, tutto finisce in discarica». Ferioli propone un modello alternativo: un sistema in cui il produttore ritiri gli scarti dal rivenditore per avviarli al riciclo, riducendo sprechi e impatto ambientale. Certo, ci sarebbero dei costi aggiuntivi, ma anche benefici tangibili per l’intero settore.
PULIRE GLI ATTREZZI, EVITARE LA DISPERSIONE DI SOSTANZE INQUINANTI
Un tema spesso trascurato nel mondo delle ristrutturazioni è la pulizia degli strumenti di lavoro. Il lavaggio di rulli e pennelli, destinati a essere riutilizzati, avviene frequentemente direttamente in cantiere, spesso all’interno di abitazioni private. Questo gesto apparentemente innocuo può avere conseguenze gravi: le pitture residue, una volta diluite e scaricate, finiscono nelle fognature, rilasciando sostanze altamente inquinanti come cromo, nichel e titanio. Esiste però una soluzione concreta e collaudata. In Germania, diverse aziende producono stazioni di lavaggio dotate di filtri e agenti chimici che fanno precipitare le componenti tossiche, trasformandole in un rifiuto solido smaltibile secondo normativa. Un approccio efficace e sostenibile, già adottato da Ferioli: «Ho scelto di investire in una di queste stazioni, perché credo fermamente che anche la pulizia degli attrezzi debba essere trattata come un processo responsabile e normato».
Competenze certificate Più valore al lavoro
La Uni 11704:2018 definisce competenze e iter di certificazione del pittore edile. Nasce per valorizzare la professionalità, garantire qualità nei cantieri e agevolare l’accesso a gare pubbliche. È sempre più apprezzata da mercato e imprese
di Patrizia Spada
La Uni 11704 nasce per colmare un vuoto normativo nelle professioni non regolamentate, come quella del pittore edile. L’obiettivo è: definire standard professionali chiari e condivisi, garantire la qualità delle prestazioni in cantiere, valorizzare le competenze tecniche acquisite sul campo, e fornire uno strumento di selezione per clienti, imprese e pubbliche amministrazioni. In un settore competitivo come l’edilizia, la certificazione rappresenta un vantaggio concreto per accedere a gare d’appalto e collaborazioni qualificate. Dove vige l’improvvisazione, la norma definisce criteri oggettivi per valutare conoscenze, abilità e competenze, distinguendo tra profilo di base (pittore edile) e profili specialistici (decoratore, applicatore di sistemi a cappotto, vernici, anticorrosivi, protezione antifuoco…).
La certificazione secondo la norma è un riconoscimento formale, valido in tutta Italia, che contrassegna il professionista competente, tutelando clienti e imprese.
ECCO COSA PREVEDE
❯ Figura professionale: il pittore edile è l’applicatore di sistemi di verniciatura per l’edilizia e prodotti affini.
❯ Competenze richieste: la norma distingue tra competenze comuni (che tutti i pittori devono avere) e competenze specifiche per profili specialistici come:
❯ decoratore edile
❯ applicatore di sistemi a cappotto
❯ applicatore di protezione passiva dal fuoco
❯ specialista in ripristino su calcestruzzo armato
❯ applicatore di rivestimenti resinosi o anticorrosivi.
❯ Certificazione: per ottenere il cosiddetto
“patentino del pittore”, è necessario superare un esame composto da prova scritta, pratica e orale. La certificazione ha validità quinquennale.
❯ Riconoscimento europeo: la norma è allineata al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF), rendendo le competenze riconoscibili anche a livello Ue.
❯ Requisiti d’accesso all’iter di certificazione: conoscenza della lingua italiana finalizzata alla lettura e alla comprensione della documentazione di cantiere e dei materiali/ prodotti da impiegare; periodo di praticantato e/o pratica professionale documentabile, di almeno 4 anni presso un professionista del settore, in alternativa frequenza di un corso di formazione specifico che preveda un periodo di pratica come pittore di almeno 1 anno. L’esame di certificazione, una volta superato, garantisce le competenze maturate precedentemente dal Pittore Edile professionista. Questo avviene, come di consueto, attraverso la somministrazione al candidato di tre prove d’esame volte a indagare tutti i requisiti previsti dalla normativa tecnica. Ogni candidato dovrà quindi superare una prima prova scritta (quiz a risposta multipla) incentrata sulle conoscenze tecniche, per poi cimentarsi nella prova pratica, fulcro dell’esame di certificazione. In questa fase, al candidato verrà proposto un possibile scenario operativo (distinto per il profilo base e per ciascuno dei profili specialistici), sulla base del quale dovrà essere elaborata l’intera progettazione del ciclo applicativo, comprensiva delle valutazioni gestionali, dalla selezione dei materiali e dalla scelta delle modalità applicative.
Dalla norma al cantiere l’arte della posa a secco
Su ogni numero di WeLight gli applicatori troveranno delle pillole di formazione sulla corretta posa dei sistemi a secco e qualche “trucco del mestiere” frutto dell’esperienza pluriennale dell’ing. Mirko Berizzi. Partiamo dall’utilizzo consapevole e strategico del nastro in carta microforata, al di là di quanto indicato genericamente dalla norma Uni 11424
Ing. Mirko Berizzi
IL DETTAGLIO INVISIBILE CHE FA LA DIFFERENZA
IL VERO PROFESSIONISTA DEVE CONOSCERE LA NORMA MA ANCHE SAPER SCEGLIERE MATERIALI E SOLUZIONI
CHE MIGLIORANO LA QUALITÀ DELL’ESECUZIONE E LA DURABILITÀ DELL’INTERVENTO. LA NORMA
FORNISCE LA BASE, MA IL VALORE AGGIUNTO VIENE DALL’ESPERIENZA
I sistemi costruttivi a secco indoor costituiti da orditure metalliche e lastre in gesso rivestito sono oramai protagonisti in tutte le tipologie di cantiere dal residenziale al terziario, dall’alberghiero al mondo sanitario. Soluzioni in grado di garantire forme e geometrie architettoniche personalizzate e raggiungere prestazioni termiche, acustiche, igro-termiche e di compartimentazione al fuoco in spessori sottili ineguagliabili per i pacchetti massivi convenzionali. Sistemi che richiedono però un’adeguata qualità nella corretta messa in opera sia nella scelta dei singoli elementi che compongono il manufatto, sia nell’assemblaggio e nella finitura dello stesso.
CORRETTA POSA IN OPERA
Le modalità di corretta posa in opera a supporto della qualità finale sono descritte a oggi in una sola norma tecnica – la norma Uni 11424: marzo 2015 – che in poco meno di 60 pagine approfondisce “le modalità di posa in opera dei sistemi costruttivi non portanti in lastre di gesso rivestito su orditure metalliche” per ambienti interni; nel dettaglio la norma descrive:
1. Scopo a campo di applicazione dei manufatti a secco
2. I riferimenti normativi degli elementi integrati
3. Termini e definizioni di ogni singolo elemento
4. I prodotti e gli accessori
5. Le soluzioni applicative e le modalità di posa in opera
6. Il trattamento dei giunti
7. Il livello di qualità superficiale del manufatto
8. La finitura delle superfici
9. Le verifiche finali e le tolleranze di posa in opera
SAPER FARE
OLTRE LA NORMA
La norma Uni 11424 approfondisce per bene alcuni aspetti costruttivi ma resta generica per molti altri. Ecco perché un progettista o un in-
stallatore che vogliono specializzarsi rispettivamente nella progettazione o nella corretta modalità di posa in opera di questi sistemi costruttivi non può limitarsi ad approfondire la sola norma Uni.
FORMAZIONE
È necessario frequentare corsi di progettazione e/o di posa dei sistemi costruttivi a secco organizzati da aziende installatrici esperte che hanno dimostrato sul campo l’adeguata definizione delle soluzioni di progetto e la qualità nella messa in opera delle stesse in cantiere. Corsi nei quali viene affrontato ogni singolo passaggio motivandone le scelte nel contesto progettuale e operativo.
FACCIAMO UN ESEMPIO
La Uni 11424 al paragrafo 4.7.1 pag. 8 descrive le tipologie di nastri di armatura da adottare durante la stuccatura dei giunti tra le lastre. Nel capitolo 4.7.1.2 della stessa pagina oltre a descrivere il nastro di armatura in rete adesiva (in gergo di cantiere il nastro in “garza”) consiglia l’utilizzo del nastro di armatura in carta microforata – descritto al paragrafo precedente – “per garantire maggior resistenza dei giunti in presenza di dilatazioni termiche del sistema”. Tale affermazione è corretta ma non è completa.
Infatti, l’adozione del nastro di armatura in carta microforata non solo garantisce maggior resistenza meccanica del giunto - come riportato dalla norma - ma consente anche di:
1. mantenere la medesima porosità della finitura “cartonata” tra lastra e giunto in fase di stuccatura;
2. caricare meno materiale in fase di annegamento del nastro di armatura e finitura della stuccatura (in base al livello di qualità superficiale Q definito);
3. armare e stuccare tutti i giunti d’angolo “interno” richiesti espressamente dalla norma al paragrafo 6.4 pag. 53 “Trattamento degli angoli interni” potendo piegare il nastro di armatura in carta microforata in fase di applicazione (con il nastro in garza tale lavorazione non è percorribile in quanto forzando la piegatura con la spatola il nastro è destinato a tagliarsi). Inoltre, nel paragrafo 8 “Trattamento dei giunti”, la norma Uni non si sbilancia nella scelta del nastro di armatura specifico tra i 3 descritti all’inizio (nastro in carta microforata, nastro di rete adesiva e nastro in fibra di vetro) indicandone il migliore con le relative motivazioni, ma rimane generica. Questo non aiuta il progettista a redigere il capitolato in maniera mirata e nemmeno l’installatore a utilizzare il nastro di armatura che gli consente di armare con un unico prodotto tutte le tipologie di giunto salvaguardando la qualità finale.
■ La stuccatura a vista nei sistemi costruttivi a secco è una fase cruciale per ottenere superfici perfettamente lisce e uniformi. Nelle immagini: la stuccatura, angoli interni stuccati a vista e opera finita.
Edifici, Ambienti e Mercati. Il mondo dell’edilizia leggera che crea, colora, investe, innova
La casa piace sempre agli italiani
In Italia la casa si conferma il segmento di punta del mercato immobiliare: il fatturato del comparto residenziale è cresciuto del 49% in dieci anni, fino a toccare 123,7 miliardi di euro nel 2024, con una variazione positiva del 5,7 per cento negli ultimi dodici mesi e una previsione di incremento a fine 2025 superiore all’8 per cento. Nel 2024 si sono raggiunte le 720mila abitazioni compravendute (di cui 55mila nuove costruzioni), circa 10mila unità in più del 2023, pari a una crescita di 1,4 punti percentuali: tra le zone del Paese è il Sud a registrare l’incremento più elevato, pari al 2,6%, grazie al buon risultato nell’ultimo trimestre dell’anno. Per il 2025 si stima un aumento significativo del numero di transazioni nazionali: più 7% e 770mila compravendite complessive (60mila nuove). Dopo un 2024 caratterizzato da un incremento dei prezzi (più 2,2% rispetto al 2023) si stima che nel corso del 2025 i valori di mercato possano aumentare fino al cinque a causa della ridotta disponibilità di offerte abitative esistenti rispondenti alle reali necessità della domanda, soprattutto nei mercati a maggiore tensione abitativa dei capoluoghi e dei loro hinterland. Anche per quanto riguarda i prezzi dei prodotti immobiliari nuovi, si assisterà a un incremento delle loro dinamiche di crescita, dal 5,8% del 2024 al 6,5% del 2025. (fonte: Scenari Immobiliari)
Incremento dei prezzi delle opere edili È disponibile con i prezzi rilevati alla data 15 aprile il nuovo bollettino “Prezzi informativi delle opere edili”, la pubblicazione semestrale della Camera di commercio di Bergamo che da anni rappresenta un punto di riferimento per tutto il settore edilizio locale. Rispetto all’edizione precedente, si evidenzia un incremento medio dei prezzi pari all’1,6% su base annua e dello 0,6% su base semestrale, ossia da novembre 2024. La pubblicazione nasce grazie al contributo delle imprese che segnalano i prezzi praticati nel proprio ambito di attività. La Camera di commercio rinnova l’invito a diventare informatori.
Bagliori perlescenti San Marco
La luce può diventare vera protagonista di uno spazio quando accarezza superfici capaci di catturarla e rifletterla, creando suggestivi effetti scenografici. Trasformare le pareti in elementi attivi dell’ambiente, in grado di dialogare con l’illuminazione naturale e artificiale, è l’obiettivo su cui si basa la realizzazione delle finiture contemporanee più ricercate: come la nuova Jewelry di San Marco, soluzione perlescente che trasforma gli interni con una singola applicazione. Con questo prodotto il brand leader nel settore delle pitture e vernici per l’edilizia e l’interior design s’inserisce nel trend globale delle texture heavy stone, arricchendo al contempo la sua proposta di finiture perlescenti. La composizione esclusiva di Jewelry, arricchita da finissime inclusioni silicee e fibre, genera un raffinato contrasto tra il sottofondo brillante e la superficie materica, ispirata alla solidità della pietra naturale e impreziosita da cristalli iridescenti. Questo dialogo di consistenze crea sulle pareti affascinanti giochi di luce e riflessi di grande impatto.
Rinnovo del Ccnl Edilizia Artigianato e Pmi
Le parti sociali dell’artigianato (tra cui Cna Costruzioni) e le organizzazioni sindacali hanno firmato il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per i lavoratori delle imprese artigiane e Pmi dell’edilizia. Il contratto prevede: aumento salariale di 178 euro in 4 tranche; il nuovo Fondo Artigianato Qualificazione e Sviluppo per sostenere imprese virtuose; maggiore flessibilità sull’orario di lavoro e un sistema di premialità per chi investe in formazione, sicurezza e regolarità.
Appalti. Il governo è al lavoro per l’equiparazione dell’adeguamento prezzi negli appalti tra lavori e servizi e forniture, con le stesse tutele ma anche per dare l’opportunità alle pmi della cooperazione di utilizzare subappalti e consorzi stabili.
Pannello murale sottilissimo e leggero
Slim assicura un’installazione, facile e veloce, per un fresco restyling o per la progettazione ex novo della stanza da bagno. Con uno spessore ultra sottile di soli 3 mm e un peso ridotto del 50% rispetto ai tradizionali pannelli, Slim offre una soluzione alternativa intelligente alle classiche piastrelle, con il vantaggio di un trasporto e una posa rapida e senza fatica. Slim, infatti, può essere installato direttamente sopra un rivestimento già esistente, evitando lavori di
muratura invasivi e riducendo drasticamente tempi e costi di intervento. Slim è realizzato in Akron Plus, materiale brevettato da Acquabella, privo di silice e Voc (composti organici volatili), sviluppato con l’innovativa tecnologia Lightcore. I pannelli Slim sono proposti in grande formato in modo da fornire una superficie ampia – quindi più semplice da pulire – e da ridurre la presenza di giunti in cui notoriamente possono accumularsi muffe o batteri che possono proliferare e rappresentare un danno per la salute.
Sistema
Pavimento
Isolmant
L’isolamento acustico non può prescindere dagli altri elementi di progettazione. Isolmant aggiunge un ulteriore tassello allo sviluppo di questa metodologia costruttiva, che va oltre la prestazione acustica in sé, inserendola in una visione di comfort a 360 gradi. Da oggi è possibile accedere al sito in una versione completamente rinnovata e significativamente arricchita. Obiettivo dell’azienda è offrire ai professionisti uno strumento che integri le soluzioni acustiche con altri elementi progettuali, come ad esempio il massetto o la finitura scelta, con esempi concreti di soluzioni certificate sviluppate in collaborazione con i principali brand che si occupano di materiali da costruzione (https:// sistemapavimento.it/it/)
Pitture per ambienti salubri
Röfix punta sulla salubrità degli ambienti interni con una nuova gamma di pitture professionali. Spicca Weiss 1888, traspirante, certificata A+ e ideale per la riqualificazione. Inside Sisi Start e Color migliorano la qualità dell’aria grazie al legante Sisi Matrix. Ökosil Plus, a base silicato, è perfetta per ambienti umidi, regolando l’umidità e contrastando le muffe. Le acriliche Inside Top e Monogips completano l’offerta: super lavabili, resistenti e tinteggiabili senza limiti, anche su cartongesso. I prodotti non contengono conservanti convenzionali, sono aperti alla diffusione del vapore, offrono una ottima permeabilità al vapore grazie al silicato, e sfoggiano la caratteristica superficie
opaca-setosa. Non ultimo, ottengono una riduzione della carica elettrostatica della superficie, resistenza e pulibilità migliorate grazie alle resine siliconiche, il tutto con una lavorazione ottimizzata e semplificata.
Soluzioni
industrializzate per riqualificare l’edilizia pubblica
Il progetto Energiesprong Milano, finanziato da Fondazione Cariplo per il Comune di Milano, avvia una raccolta di soluzioni industrializzate per riqualificare in modo veloce, sicuro e scalabile i quartieri popolari. Sono stati presentati i primi risultati di Energiesprong Milano, progetto finanziato da Fondazione Cariplo e coordinato da Edera a beneficio del Comune di Milano, che ha l’obiettivo di mettere a terra nuovi modelli tecnici, economici e di appalto per comprimere i tempi e i costi della riqualificazione delle case popolari, grazie a un approccio industrializzato di qualità. Le soluzioni ci sono e sono già state applicate con successo in migliaia di interventi in tutta Europa e quasi 500 abitazioni in Italia: vanno solo orientate e chiamate a raccolta. Due sono i fronti di lavoro che sono stati presentati al pubblico. Il primo è la Call for Solution nazionale Next Gen ERP, una
raccolta delle migliori soluzioni industrializzate e innovative per riqualificare in modo veloce, sicuro, scalabile e di qualità gli edifici residenziali pubblici milanesi. Imprese e produttori di componenti avranno tempo di candidare le proprie proposte fino al 26 settembre. Il secondo fronte coinvolge il mondo dell’architettura e del design ed è finalizzato a fare in modo che la modularità che caratterizza questo tipo di approccio possa portare qualità, bellezza e impatto sociale agli edifici e ai quartieri che le adotteranno. (Fonte: Edera)
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Smartphone, computer e YouBuild. Il magazine edito da Virginia Gambino Editore è diventato in pochi anni uno strumento apprezzato dai professionisti della filiera delle costruzioni, in modo particolare di progettisti e costruttori edili. YouBuild – Progettare e Costruire Sostenibile, racconta i grandi processi che stanno attraversando il XXI Secolo e come impattano sulle Costruzioni mutandone il Dna lungo l’intera filiera produttiva. Insieme alla Sostenibilità, un altro grande driver di trasformazione è rappresentato dalla Digitalizzazione del mondo del lavoro e con esso dei processi organizzativi e della produzione. L’era digitale è senza dubbio più efficiente ma non è priva di insidie. La rivista ha cadenza bimestrale e si avvale della direzione editoriale di Livia Randaccio e della direzione scientifica del prof. Emanuele Naboni La cultura del progetto e della costruzione sostenibile viene fotografata nel suo divenire quotidiano attraverso le linee guida normative, associative e realizzative dell’ambiente costruito Con l’ambizione di dare un contributo fattivo affinchè il “carbon thinking” possa diventare il paradigma dominante del settore. Ecco perché l’abbonamento a YouBuild è uno strumento per migliorare il vostro lavoro.