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Moda, mode, modi, ieri, oggi, domani

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A Trieste sono state scritte tante storie, molte delle quali firmate dai grandi nomi della moda.

So many of stories have been written in Trieste, many of them signed by the big names in fashion.

Custodire segreti tra le cuciture, puntare spilli quasi a delineare il percorso di un pensiero e tagliare il superfluo per lasciare spazio all’essenziale. La moda non è un risultato, ma un processo. Una storia che si scrive con ago e filo su tessuti che negli anni hanno gridato innovazione, rivoluzione e creatività. E a Trieste ne sono state scritte tante di storie, molte delle quali firmate dai grandi nomi della moda. A partire da Missoni, diventato celebre con il suo iconico zig zag. Il suo nome riecheggia al civico 5/1 di via Pendice dello Scoglietto, dove è ancora visibile la targa dello storico maglificio Venjulia, il tempio dove mosse i primi passi nell’industria del tessile.

Ci sono stati poi Renato Balestra, che disegnò il bozzetto che gli ha cambiato la vita proprio mentre studiava ingegneria all’Università di Trieste, e Gigliola Curiel, la stilista che ha conquistato le dame milanesi e i cui vestiti hanno sfilato più volte alla prima della Scala. E ancora la dalmata Mila Schön, definita da Diana Vrewland “la Coco Chanel italiana”, che ha vestito, tra le altre, Jackie Kennedy e Mina, e Leonor Fini che, nel 1937, creò per Elsa Schiaparelli la famosa bottiglia del profumo “Shocking” ispirata al corpo di Mae West. Infine Anita Pittoni che, oltre ad essere ancora oggi un grande esempio di donna moderna, poliedrica e libera, ha rivoluzionato il campo dell’artigianato tessile. A lei è stato dedicato il ventitreesimo volume della “Collana d’arte”, la serie di volumi monografici dedicati all’arte ed editi dalla Fondazione CrTrieste. Tra i tesori triestini non mancano i costumi teatrali conservati al Civico Museo Teatrale Carlo Schmidl (Palazzo Gopcevich, via Rossini 4), che documenta la vita del teatro e della musica a Trieste dal Settecento ai nostri giorni.

Oggi questo importante bagaglio culturale si arricchisce grazie alla nuova generazione di stilisti triestini che costruiscono il futuro, senza mai dimenticare il legame con il passato. Ve ne presentiamo cinque: ecco chi sono e dove trovarli.

Mara Pavatich (Soba, via Milano 14/a) è una stilista triestina appartenente alla comunità slovena. Il suo motto è “slow fashion with folk soul” e nei suoi abiti custodisce le proprie origini e tradizioni, mettendo al centro la figura femminile. Le sue creazioni sono un mix di praticità, comfort, eleganza, folklore e contemporaneità, e sono pensate per una donna forte ed indipendente. La ricerca del senso di appartenenza si materializza attraverso materiali malleabili e sostenibili, come l’ultima collezione ‘Bring me there’: un viaggio che parla di luoghi e identità.

La sostenibilità guida anche l’arte di Roberta Meola (@roberta.meola) che, come Pavatich, usa i cosiddetti unwanted fabrics, materiali di scarto, avanzi e giacenze di magazzino. La sua sfida creativa è infatti concepire un capo di abbigliamento in base alla quantità di materiale a disposizione. Per Meola, la moda è un linguaggio primordiale con cui esprimere la propria creatività e arte, e si presenta come un richiamo: “uno dei suoni più belli è quello delle forbici che tagliano la tela di cotone”. ‘Radici’, uno dei suoi ultimi lavori, è un incontro tra riuso e memoria. Protagoniste del progetto, le calze collant trovate nella casa della nonna trasformate in decorazioni per i suoi abiti.

È il lavoro di un artista, quello di Marco Trevisan, che realizza a mano tutti i passaggi delle sue creazioni. Le borse del suo brand Marco Atelier (@marcotrevisan_official) sono accessori di lusso realizzati in pelle, cotone canvas e velluto stampato. Ogni dettaglio è curato, dalle fibbie alle stampe dei tessuti che realizza personalmente ad acquarello. La sua ultima collezione è ispirata al Rinascimento, un inno alle nostre radici e al nostro passato, rivisitato con colori e forme moderni.

C’è sicuramente qualcosa di affascinante nel riscoprire antiche tradizioni, come quella della modisteria. Michela Puzzer con Ullalà crea cappelli come si facevano una volta, su vecchie forme di legno acquistate da vecchie modisterie triestine e francesi. Nel suo laboratorio di largo Barriera 9, si cela una tana per i cercatori di meraviglie e una marea di copricapi pronti a trovare la propria testa. Da Ullalà non mancano modelli cuciti a macchina come baschi, fasce per capelli, cerchietti, velette e fascinators.

Infine, per i più esigenti, c’è FabTailors. In via Donota 4, Fabrizio Pizzioli, Andreea Radut, Irina e Michela realizzano tutto su misura: dalle camicie ai blazer. Un servizio a 360 gradi, come si usava una volta nelle vecchie sartorie. Potrete personalizzare proprio tutto: bottoni, asole, fodere, stile e fit. L’unica regola è che non ci sono regole.

Keeping secrets between the seams, pricking pins as if to outline the path of a thought and cutting out the superfluous to make room for the essential. Fashion is not a result, but a process. A story that is written with needle and thread on fabrics that over the years have been shouting innovation, revolution and creativity. And many stories have been written in Trieste, many of them signed by the great names in fashion. Starting with Missoni, who became famous with his iconic zig zag. His name echoes at number 5/1 Via Pendice dello Scoglietto, where the plaque of the historic Venjulia knitwear factory, the temple where he took his first steps in the textile industry, is still visible.

Then there was Renato Balestra, who drew the sketch that changed his life while he was studying engineering at the University of Trieste, and Gigliola Curiel, the fashion designer who conquered the ladies of Milan and whose clothes were worn several times at the premiere of La Scala. And again the Dalmatian Mila Schön, defined by Diana Vrewland as ‘the Italian Coco Chanel’, who dressed, among others, Jackie Kennedy and Mina, and

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