Quaderni acp 2025_32(1) PE

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In questo numero:

Pagine elettroniche

SKALE Kids Trial: liraglutide efficace nell’obesità anche nei bambini: l’effetto è bello finchè dura

Considerazioni sugli ultimi documenti dell’OMS sull’Obesità. Dall’Acceleration Plan to Stop Obesity al Round 6 dell’European Childhood Obesity Surveillance Initiative

Ambiente e Salute News (n. 30, novembre - dicembre 2024)

Il rapporto 2024 di Lancet Countdown su salute e cambiamenti climatici: affrontare le minacce da record derivanti da un’azione ritardata

Nutrizione News (n.11, dic. 2024 - gen. 2025)

“La regina dei fiori” Concorso fotografico “Noi siamo la Natura”, 2024 (particolare)

Gannaio - Febbraio 2025 / Vol. 32 n.1

Newsletter pediatrica ACP

n.1 SKALE Kids Trial: liraglutide efficace nell’ obesità anche

n.1 nei bambini: l’ effetto è bello finché dura

n.2 Cochrane Database of Systematic Review: revisioni

n.1 nuove o aggiornate (Novembre-Dicembre 2024)

Documenti

d.1 Considerazioni sugli ultimi documenti dell’ OMS

n.1 sull’ Obesità. Dall’ Acceleration Plan to Stop Obesity

n.1 al Round 6 dell’European Childhood Obesity Surveiln.1 lance Initiative

n.1 Commento a cura di Rita Tanas, Francesco Baggiani, Guido

n.1 Caggese, Riccardo Lera

d.2 Stima del rischio di esposizione dei bambini a oggetti

n.1 artigianali e giocattoli: un documento dell’ OECD

n.1 Commento a cura di Mara Tommasi

Ambiente & Salute

a&s.1 Ambiente e salute news (n. 30, nov. - dic. 2024)

.1

L’ Articolo del Mese

am.1 Il rapporto 2024 di Lancet Countdown su salute e am.1 cambiamenti climatici: affrontare le minacce da record am.1 derivanti da un’ azione ritardata

am.1 A cura di Giacomo Toffol, Laura Reali

Nutrizione

nu.1 Nutrizione news (n. 11, dic. 2024 - gen. 2025)

Poster p.1 I POSTER DEGLI SPECIALIZZANDI am.1PARMAGIOVANI2024

Direttore

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Comitato editoriale

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Newsletter Pediatrica

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Electronic pages Quaderni ACP index (number 1, 2025)

ACP Paediatric Newsletter

n.1 SKALE Kids Trial: Liraglutide Effective in Obesity Even in Children: The Effect is Good While It Lasts

n.2 Cochrane Database of Systematic Review: new and updated revisions November-December 2024

Documents

d.1 Considerations on the latest WHO documents on Obesity. From the Acceleration Plan to Stop Obesity to Round 6 of the European Childhood Obesity Surveillance Initiative

Comment by R. Tanas, F. Baggiani, G. Caggese, R. Lera

d.2 Estimating the risk of exposure of children to handicrafts and toys: an OECD document Comment by Mara Tommasi

Environment & Health

a&s.1 Environment and health news

Article of the month

am.1 The Lancet Countdown 2024 on Health and Climate Change:

ni.1 Addressing Record Threats from Delayed Action

ni.1 By Giacomo Toffol, Laura Reali

Nutrition

nu.1 Nutrition news

Poster p.1 PARMAGIOVANI2024

SKALE Kids Trial: liraglutide efficace nell’obesità anche nei

bambini: l’effetto è bello finché dura

Fox CK, Barrientos Perez M, Bomberg EM, et al. for the SCALE Kids Trial Group

Liraglutide for Children 6 to <12 Years of Age with Obesity — A Randomized Trial NEJM 2024. DOI: 10.1056/NEJMoa2407379

Questo studio di fase 3a ha valutato l’uso di liraglutide, un analogo del peptide-1 simile al glucagone (GLP-1) (Box), in aggiunta agli interventi sullo stile di vita per la gestione dell’obesità nei bambini di età compresa tra 6 e 12 anni non compiuti. Lo studio ha incluso 82 partecipanti che sono stati assegnati in modo casuale a ricevere liraglutide (3 mg al giorno) o placebo, insieme ad interventi individualizzati sullo stile di vita. Lo studio ha rilevato che l’uso della liraglutide ha un effetto positivo sulla riduzione dell’indice di massa corporea (BMI) e del peso corporeo rispetto al placebo. Dopo 56 settimane, il gruppo liraglutide ha mostrato una riduzione media del BMI del 5.8%, mentre il gruppo placebo ha avuto un incremento dell’1.6%. Inoltre, il 46% dei partecipanti nel gruppo liraglutide ha ottenuto una riduzione del BMI di almeno il 5%, rispetto a solo il 9% nel gruppo placebo. Oltre agli esiti primari, la liraglutide ha mostrato effetti favorevoli anche su altri fattori legati all’obesità come la circonferenza della vita, la pressione sanguigna diastolica e i livelli di emoglobina glicata. Alcuni effetti collaterali gastrointestinali, tra cui nausea e vomito, erano più comuni nel gruppo liraglutide; tuttavia, questi erano generalmente di gravità lieve o moderata e gestiti con trattamenti di supporto. Nonostante alcuni effetti collaterali, la liraglutide è stata ben tollerata e l’ aderenza al trattamento è stata elevata. Lo studio conclude che la liraglutide è un trattamento promettente per l’ obesità pediatrica, fornendo una sostanziale riduzione del BMI e del peso corporeo. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per valutarne la sicurezza e l’ efficacia a lungo termine, nonché i suoi potenziali effetti sulla crescita e sullo sviluppo.

SKALE Kids Trial: Liraglutide Effective in Obesity Even in Children: The Effect is Good While It Lasts

This phase 3a trial examined the use of liraglutide, a glucagon-like peptide-1 (GLP-1) analogue, as an adjunct to lifestyle interventions for managing obesity in children aged 6 to under 12 years. The trial included 82 participants who were randomly assigned to receive either liraglutide (3.0 mg daily) or placebo, alongside individualized lifestyle interventions. The study found that liraglutide significantly reduced body mass index (BMI) and body weight compared to a placebo. After 56 weeks, the liraglutide group showed a mean BMI reduction of 5.8%, while the placebo group had an increase of 1.6%. Additionally, 46% of participants in the liraglutide group achieved a BMI reduction of at least 5%, compared to only 9% in the placebo group. In addition to the primary outcomes, liraglutide also showed favorable effects on other obesity-related factors such as waist circumference, diastolic blood pressure, and glycated hemoglobin levels. Some gastrointestinal side effects, including nausea and vomiting, were more common in the liraglutide group. However, these were generally mild or moderate in severity and

managed with supportive treatments. Despite some side effects, liraglutide was well-tolerated, and treatment adherence was high. The trial concludes that liraglutide is a promising treatment for pediatric obesity, providing a substantial reduction in BMI and body weight. However, further studies are needed to assess long-term safety and efficacy, as well as its potential effects on growth and development.

Metodo

Obiettivo (con tipo studio)

Studio randomizzato controllato in doppio cieco di fase 3a atto a valutare l’ efficacia della liraglutide sottocute nel trattamento dell’obesità in bambini di età inferiore a 12 anni.

Popolazione

Bambini di età compresa tra 6 e 12 anni affetti da obesità non monogenica, non sindromica (BMI >95° p.le e sviluppo puberale di Tanner stadio 1-5, senza diabete di tipo 1 o cause secondarie di obesità). I pazienti sono stati arruolati in 23 siti dislocati in 9 paesi (Nord e Centro America, Europa, Asia).

Intervento

56 pazienti hanno ricevuto liraglutide 3 mg (o la massima dose tollerata) per via sottocutanea una volta al giorno per 56 settimane, in aggiunta ad interventi sullo stile di vita (dieta sana associata ad attività fisica moderata o elevata con la possibilità di utilizzo di un rilevatore di attività).

La liraglutide è stata avviata alla dose di 0.6 mg/die per una settimana per i partecipanti con un peso >45 kg (0.3 mg/die se peso <45 Kg). Il dosaggio è stato aumentato di 0.6 mg a settimana, per un massimo di 8 settimane (per i partecipanti con peso corporeo ≥45 kg) o 10 settimane (per quelli con peso <45 kg) fino a raggiungere una dose di 3 mg/die o la dose massima tollerata.

Controllo

26 pazienti hanno ricevuto placebo per via sottocutanea una volta al giorno per 56 settimane, in aggiunta ad interventi sullo stile di vita.

Outcome/Esiti

Esito primario: variazione percentuale dell’indice di massa corporea (BMI).

Esiti secondari di conferma:

- variazione percentuale del peso corporeo e riduzione del BMI di almeno il 5%;

- riduzione del BMI di almeno il 10%, variazione del BMI come percentuale del 95° percentile (misura dell’esatto percentile oltre il 95° per età e genere);

- variazione del BMI in deviazioni standard, peso corporeo, circonferenza della vita, pressione arteriosa e livello di emoglobina glicata.

Tutti gli esiti sono stati valutati alla fine del periodo di trattamento (56 settimane). La valutazione degli eventi avversi è stata estesa per 2 settimane dopo l'ultima dose.

Tempo

Lo studio è stato condotto da marzo 2021 a gennaio 2024 e comprendeva un periodo di screening di 2 settimane, un periodo di run-in di 12 settimane in cui sono stati avviati gli interventi sullo stile di vita (mantenuti per tutta la durata dello studio), un periodo di trattamento di 56 settimane, seguito da un ulteriore periodo di follow-up di 26 settimane.

Risultati principali

Sono stati randomizzati 82 partecipanti assegnati ai 2 gruppi con rapporto 2:1. La maggior parte dei partecipanti aveva un’ obesità di classe 2 o 3 (37% e 39% rispettivamente). La maggior parte dei pazienti era di sesso maschile (54%) e di etnia caucasica (72%); il 55% dei pazienti aveva almeno una complicanza legata all’obesità allo screening.

La maggior parte dei pazienti ha assunto la dose massima di liraglutide pari a 3 mg/die (50/56 pazienti, pari all’89% del totale); l'84% dei pazienti in liraglutide e l'86% in placebo hanno completato il regime assegnato alla dose massima.

Alla settimana 56, la variazione percentuale media del BMI rispetto al basale è stata di -5.8% nel gruppo trattato e di +1.6% nel gruppo placebo, con una differenza stimata di -7.4% (95% CI, da -11.6 a -3.2; P<0.001).

La variazione percentuale media del peso corporeo è stata dell'1.6% nei trattati e del 10% nei controlli, con una differenza stimata di -8.4% (95% CI, da -13.4 a -3.3; P=0.001); una riduzione del BMI di almeno il 5% si è verificata nel 46% dei trattati e nel 9% dei controlli (P= 0.001; odds ratio aggiustato, 6.3 [95% CI, da 1.4 a 28.8], P = 0.02).

Nei pazienti trattati con liraglutide si sono osservati anche piccoli miglioramenti in termine di fattori di rischio cardio-metabolico (riduzione della pressione sistolica di 3.4 mmHg rispetto al gruppo di controllo, riduzione dell’ emoglobina glicata di -0.1%).

Durante il periodo di follow-up, BMI e peso corporeo sono aumentati in entrambi i gruppi. Alla settimana 56, la variazione media di BMI rispetto al basale è stata del −6.7% nei trattati e del 2.1% nei controlli; alla settimana 82, la variazione del BMI è stata di -0.8% e 6.7%, rispettivamente. Per quanto riguarda il peso, alla settimana 56 la variazione media rispetto al basale è stata dello 0.8% con liraglutide e del 10.2% con placebo; alla settimana 82, la variazione media dal basale era aumentata al 10.7% e al 19.0%, rispettivamente.

Gli eventi avversi si sono verificati nell'89% dei trattati e nell'88% del gruppo placebo, con una maggiore frequenza di effetti avversi gastrointestinali (prevalentemente nausea, vomito e diarrea) nel gruppo liraglutide (80% vs. 54%); nel 27% dei casi trattati, la terapia è stata interrotta temporaneamente per scarsa tolle-

ranza degli eventi avversi gastrointestinali, nell’11% dei casi (6 pazienti) il trattamento è stato sospeso. Eventi avversi gravi sono stati segnalati nel 12% (7 pazienti) del gruppo trattato e nell'8% (2 pazienti) nel gruppo placebo; tre di questi eventi sono stati considerati dagli sperimentatori “probabilmente correlati al trattamento” con liraglutide e comprendevano 2 casi di vomito e 1 di colite (nessuno ha necessitato di ospedalizzazione e tutti i casi si sono risolti senza sequele).

Conclusioni

Nei bambini di età compresa tra 6 e 12 anni affetti da obesità, il trattamento con liraglutide per 56 settimane in aggiunta ad interventi sullo stile di vita risulta essere più efficace sulla riduzione del BMI rispetto al placebo.

Altri studi sull’argomento

Lo studio in revisione è la diretta prosecuzione del precedente condotto nel 2020 da Kelly et al [1], dove veniva valutata l’ efficacia della liraglutide nella popolazione adolescenziale: si trattava di uno studio randomizzato controllato in doppio cieco su pazienti di età compresa tra 12 e 18 anni con obesità non rispondente alla terapia standard. Alla settimana 56 (quando veniva sospeso il farmaco), la liraglutide si dimostrava significativamente più efficace rispetto al placebo nel ridurre il BMI (differenza stimata pari a -0.22 con CI al 95% da -0.37 a -0.08, p=0.002). Dopo la sospensione, il gruppo a cui era stato somministrato l’ agonista del GLP1 ha avuto maggior incremento in BMI rispetto al placebo (differenza stimata 0.15 con CI al 95% da 0.07 a 0.23). Anche in questo caso, i pazienti traevano beneficio dalla terapia con liraglutide finché questa veniva somministrata, riguadagnando il peso dopo la sospensione.

Nello studio di Bensignor et al [1] gli Autori hanno valutato se esistessero dei fattori predittivi di efficacia della liraglutide. Sono stati valutati i seguenti parametri: sesso, età, stadio puberale, stato glicemico, grado di severità dell’obesità, entità dei sintomi depressivi, fluttuazione del peso e stato di early responder al farmaco. Tra questi solo lo stato di early responder (perdita >4% del BMI entro le prime 16 settimane di terapia) era predittiva di una maggiore efficacia del farmaco, con una perdita di peso maggiore anche a 56 settimane (fine del trial).

Weghuber et al nel 2022 [3] hanno riportato i risultati di uno studio randomizzato controllato in doppio cieco su 201 adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni con obesità o sovrappeso e almeno 1 comorbidità correlata all’ eccesso ponderale, in cui veniva somministrata semaglutide per via sottocutanea 1 volta a settimana contro placebo. Alla settimana 68 la perdita di peso era in media di -16.1% nei trattati contro +0.6% del placebo; il 73% dei partecipanti del gruppo trattato aveva perso almeno il 5% del peso contro il 18% del gruppo placebo. I benefici si estendevano anche ad altri fattori di rischio cardiometabolici: circonferenza addominale, livelli di emoglobina glicata, lipidemia e funzionalità epatica (articolo commentato in Quaderni ACP 2023;30(2):2. DOI: 10.53141/PEQACP.2023.2.n2).

Che cosa aggiunge questo studio

L’utilità degli analoghi del recettore del Glucagon-Like Peptide-1 (GLP-1), liraglutide e semaglutide è dimostratamente indiscussa in età adulta e adolescenziale, questo studio ne conferma l’efficacia

anche in età pediatrica. Durante il follow-up, seppur breve, non si sono inoltre evidenziati effetti collaterali e/o problematiche di accrescimento staturale o di sviluppo puberale. Rimane un unico grosso limite, che in età pediatrica sicuramente acquista maggior peso: l’ effetto del farmaco è indiscutibilmente ottimale, ma alla sospensione il peso in termini di BMI tende a ritornare a quello originario. Questo pone un grosso limite nel suo utilizzo in età pediatrica, in relazione alla necessità di somministrarlo quoad vitam. Attendiamo comunque i risultati relativi alla semaglutide, già chiaramente più efficace sia in età adulta che adolescenziale.

Commento

Validità interna

Disegno dello studio: la randomizzazione è stata correttamente eseguita, generata in modo automatico con stratificazione per stadio puberale e genere. Le caratteristiche di base erano simili nei 2 gruppi, ad eccezione del grado di obesità per un maggior numero di casi lievi nel gruppo placebo (18% dei trattati vs 38% dei controlli con obesità di classe 1; 82% dei trattati vs 61% dei controlli con obesità classe 2-3) e un maggior numero di pazienti con insulino-resistenza nei trattati (25% vs 8%); il numero di pazienti con complicanze legate all’ obesità è bilanciato nei due gruppi. Il numero di pazienti che ha completato la fase principale dello studio è elevato (90%), con 66 pazienti (80%) che hanno ricevuto tutte le dosi assegnate di liraglutide o placebo, in particolare 79% del gruppo dei trattati e 85% del gruppo di controllo. Esiti: ben definiti e clinicamente rilevanti.

Trasferibilità

Popolazione studiata: nel trial circa il 70% dei pazienti arruolati è bianco: i risultati sono pertanto generalizzabili nella nostra popolazione in cui i tassi di obesità sono particolarmente elevati. Secondo l’ultimo rapporto della Childhood Obesity Surveillance Initiative dell’OMS, l’Italia si colloca ai primi posti in Europa per la prevalenza di sovrappeso e obesità tra i bambini: dal report “Okkio alla salute dell’ISS” è stato rilevato che il 19% dei bambini e delle bambine tra 8-9 anni è sovrappeso e il 9.8% è obeso (comunicato n. 27/2024, dati 2023).

Tipo di intervento: AIFA ha recentemente (08/2024) approvato l’utilizzo della liraglutide per la gestione cronica del peso in aggiunta alla dieta ipocalorica e all’esercizio fisico negli adulti obesi (BMI> 30) o in sovrappeso con almeno una comorbidità legata al peso (DM tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia o apnee ostruttive del sonno); nei bambini di età superiore a 12 anni, l’utilizzo è indicato in presenza di obesità definita secondo le linee guida internazionali e peso >60 Kg. I due grossi temi aperti rimangono il costo del farmaco (tuttora in fascia C) e l’assenza a oggi di trials sufficientemente lunghi condotti in età adolescenziale e giovane adulta, e tanto meno in età pediatrica, che ci possano rendere sicuri della loro sicurezza a lungo termine, anche in ambito riproduttivo.

Conflitto di interessi: lo studio è stato progettato e supervisionato dallo sponsor (Novo Nordisk) e da un'agenzia di dati indipendente per il monitoraggio dei dati. Lo sponsor ha effettuato le analisi dei dati e ha redatto il manoscritto, sotto la guida degli Autori.

1. Kelly AS, Auerbach P, Barrientos-Perez M, et al. NN8022-4180 Trial Investigators. A Randomized, Controlled Trial of Liraglutide for Adolescents with Obesity. N Engl J Med. 2020 May 28;382(22):2117-2128. doi: 10.1056/NEJMoa1916038. Epub 2020 Mar 31. PMID: 32233338.

2. Bensignor MO, Bramante CT, Bomberg EM, et al. Evaluating potential predictors of weight loss response to liraglutide in adolescents with obesity: A post hoc analysis of the randomized, placebo-controlled SCALE Teens trial. Pediatr Obes. 2023 Sep;18(9):e13061. doi: 10.1111/ ijpo.13061. Epub 2023 Jun 1. PMID: 37264767; PMCID: PMC10926323. 3. Weghuber D, Barrett T, Barrientos-Pérez M, et al. STEP TEENS Investigators. Once-Weekly Semaglutide in Adolescents with Obesity. N Engl J Med. 2022 Dec 15;387(24):2245-2257. doi: 10.1056/NEJMoa2208601. Epub 2022 Nov 2. PMID: 36322838; PMCID: PMC9997064.

Scheda redatta dal gruppo di lettura di Monza e Brianza: Elena Arosio, Claudia Brusadelli, Riccardo Cazzaniga, Lucia Di Maio, Gianluca Di Vieste, Ines L’Erario, Laura Martelli, Ambrogina Pirola, Giulia Ramponi, Ferdinando Ragazzon, Patrizia Rogari, Federica Zanetto.

Box

Gli analoghi del peptide-1 glucagone-simile (GLP-1) agiscono a livello centrale per aumentare il senso di sazietà e ridurre l'appetito; aumentano i livelli di insulina post-prandiale, riducono la secrezione di glucagone e ritardano lo svuotamento gastrico.

Kalra S. et al. Consensus Recommendations on GLP-1 RA Use in the Management of Type 2 Diabetes Mellitus: South Asian Task Force. Diabetes Ther 10, 1645–1717 (2019).

Cochrane Database of Systematic Reviews (CDSR) (novembre

- dicembre 2024)

Il CDSR è il database della Cochrane Library che contiene le revisioni sistematiche (RS) originali prodotte dalla Cochrane Collaboration. L’ accesso a questa banca dati è a pagamento per il full text, gratuito per gli abstracts (con motore di ricerca). L’ elenco completo delle nuove RS e di quelle aggiornate è disponibile su internet. Di seguito è riportato l’ elenco delle nuove revisioni di area pediatrica di novembre e dicembre 2024. La selezione è stata realizzata dalla redazione della newsletter pediatrica. Cliccando sul titolo si viene indirizzati all’ abstract completo disponibile in MEDLINE, la banca dati governativa americana, o presso la Cochrane Library. Di alcune revisioni vi offriamo la traduzione italiana delle conclusioni degli autori.

Revisioni sistematiche nuove o aggiornate di area pediatrica novembre-dicembre 2024 (Issue 11-12, 2024)

1. Omega‐3 fatty acid supplementation for depression in children and adolescents

2. Calcium supplementation (other than for preventing or treating hypertension) for improving pregnancy and infant outcomes

3. Non‐corticosteroid immunosuppressive medications for steroid‐sensitive nephrotic syndrome in children

4. Topical silver diamine fluoride (SDF) for preventing and managing dental caries in children and adults

5. Prevention of self‐harm and suicide in young people up to the age of 25 in education settings

6. Cycled light in the intensive care unit for preterm and low birth weight infants

7. Acupuncture for hypoxic ischemic encephalopathy in neonates

8. Fluid restriction for treatment of symptomatic patent ductus arteriosus in preterm infants

9. Strategies for enhancing the implementation of school‐based policies or practices targeting diet, physical activity, obesity, tobacco or alcohol use

10. Unintended consequences of measures implemented in the school setting to contain the COVID‐19 pandemic: a scoping review

Integrazione di acidi grassi omega-3 per la depressione nei bambini e negli adolescenti

Campisi SC et al

Omega‐3 fatty acid supplementation for depression in children and adolescents

Cochrane Database of Systematic Reviews 2024

I disturbi di salute mentale, tra cui il disturbo depressivo maggiore (MDD), sono ben noti come i principali fattori che contribuiscono al carico globale di malattia tra gli adolescenti. Si stima che la prevalenza della depressione adolescenziale sia aumentata di almeno il 25% durante la pandemia di COVID-19, aggravando il già impegnativo problema dell'insufficienza dei servizi di salute mentale e dell'accessibilità dei servizi che esisteva prima della pandemia. L'integrazione di acidi grassi polinsaturi (PUFA) di Omega-3 è attualmente raccomandata come trattamento preventivo per la depressione negli adulti ad alto rischio, nonché come monoterapia di seconda linea per gli adulti con MDD da lieve a moderato e in aggiunta agli antidepressivi per gli adulti con MDD da moderato a grave, mentre non vi sono ancora dati a sostegno di questa integrazione nel trattamento di bambini e adolescenti. Questa revisione si è posta l’ obiettivo di determinare l'impatto dell'integrazione di PUFA omega-3 sulla depressione diagnosticata dal medico o sui sintomi di depressione auto-riferiti nei bambini e negli adolescenti. Gli obiettivi secondari della revisione erano: stimare l'entità dell'effetto degli omega-3 PUFA sui sintomi della depressione, stimare l'effetto di ciascun tipo di PUFA omega-3 (EPA o DHA), determinare la sicurezza di questa integrazione. Sono stati inclusi studi randomizzati controllati (RCT) che hanno coinvolto maschi e femmine di età pari o inferiore a 19 anni con diagnosi di depressione, confrontando l'integrazione di PUFA omega-3 con placebo, nessun trattamento o cure standard. Sono stati inclusi cinque studi con 228 partecipanti, e con durata dell'intervento variabile da 10 a 16 settimane (mediana: 12 settimane). L'integrazione di PUFA con omega-3 rispetto al placebo può ridurre i sintomi della depressione auto-riferiti, ma l'evidenza è molto incerta (differenza media standardizzata [SMD] -0.34, intervallo di confidenza al 95% [CI] da -0.85 a 0.17. In conclusione, sulla base di soli cinque piccoli studi, risulta che l'integrazione di omega-3 PUFA può ridurre i sintomi della depressione auto-riferiti, ma le prove sono molto incerte e sono necessari ulteriori studi. Sebbene non siano stati evidenziati effetti nocivi, sono necessari ulteriori dati anche per confermare i potenziali rischi.

Integrazione di calcio per migliorare la gravidanza e gli esiti infantili

Kongwattanakul K, et al

Calcium supplementation (other than for preventing or treating hypertension) for improving pregnancy and infant outcomes

Cochrane Database of Systematic Reviews 2024

È noto che la nutrizione materna durante la gravidanza incide sulla crescita e lo sviluppo fetale. Alle donne si consiglia di aumentare l'assunzione di calcio durante la gravidanza e l'allattamento, anche se il dosaggio raccomandato varia da professionista a professionista. Attualmente però non c'è consenso sul ruolo dell'integrazione di calcio di routine per le donne in gravidanza, se non per prevenire o trattare l'ipertensione. Questa revisione ha avuto l’ obiettivo di determinare l'effetto dell'integrazione di calcio sugli esiti materni, fetali e neonatali, e gli eventuali effetti avversi, escludendo le donne con gravidanze multiple. Sono stati presi in considerazione tutti gli studi randomizzati controllati (RCT) pubblicati, non pubblicati e in corso che hanno confrontato gli esiti materni, fetali e neonatali nelle donne in gravidanza che hanno ricevuto un' integrazione di calcio rispetto al placebo o nessun trattamento. Ventuno studi hanno soddisfatto i criteri di inclusione, ma solo 19 studi hanno contribuito alla revisione. Questi 19 studi hanno reclutato 17.370 donne, di cui 16.625 incluse nelle analisi finali. Sono stati valutati i seguenti esiti: parto pretermine inferiore a 37 settimane, parto pretermine meno di 34 settimane e basso peso alla nascita (inferiore a 2.500 g). Tutti gli studi hanno confrontato l'integrazione di calcio con placebo o nessun trattamento e 17 studi che hanno valutato gli esiti di alte dosi di calcio (superiori a 1.000 mg/die). L'integrazione di calcio probabilmente riduce leggermente il rischio di parto pretermine a meno di 37 settimane (rapporto di rischio medio (RR) 0.80, intervallo di confidenza (CI) al 95% da 0.65 a 0.99; 11 studi, 15.379 donne; evidenza di certezza moderata), ma probabilmente ha scarso effetto sul rischio di parto pretermine inferiore a 34 settimane (RR medio 1.03, IC 95% da 0.79 a 1.35; 3 studi, 5.569 donne; evidenza di certezza moderata) e sembra avere un effetto minimo o nullo sul basso peso alla nascita (meno di 2.500 g) (RR medio 0.93, IC 95% da 0.81 a 1.07; 6 studi, 14.162 donne; evidenza di bassa certezza. Non c'erano prove che l'integrazione di calcio avesse alcun effetto su: aumento di peso materno durante la gravidanza, aumento della densità minerale ossea nelle donne in gravidanza, tasso di restrizione della crescita intrauterina, mortalità perinatale, natimortalità fetale o tasso di mortalità fetale, aumento della lunghezza o della circonferenza cranica alla nascita. Non c'erano prove inoltre di un incremento di effetti avversi come emorragia postpartum, calcoli biliari, sintomi gastrointestinali, mal di testa, calcoli urinari, infezione del tratto urinario o compromissione della funzionalità renale. Questa revisione indica che l'integrazione di calcio probabilmente riduce la nascita pretermine prima delle 37 settimane. Non ci sono invece evidenze sugli effetti dell’integrazione di calcio sul parto pretermine prima delle 34 settimane o sull’incidenza di basso peso alla nascita.

Fluoruro topico di diammina d'argento (SDF) per la prevenzione e la gestione della carie dentale nei bambini e negli adulti

Worthington HV et al

Topical silver diamine fluoride (SDF) for preventing and managing dental caries in children and adults

Cochrane Database of Systematic Reviews 2024

L’ obiettivo di questa revisione era valutare gli effetti del fluoruro di diammina d'argento (SDF) per la prevenzione e la gestione della carie nei denti decidui e permanenti (carie coronale e radicolare) rispetto a qualsiasi altro intervento incluso il placebo o nessun trattamento. Sono stati inclusi studi randomizzati controllati (RCT) in bambini e adulti (con o senza lesioni cariose) che hanno confrontato SDF con placebo o qualsiasi altro intervento. Sono stati inclusi 29 RCT (13.036 partecipanti; 12.020 bambini, 1.016 anziani). Tutti gli studi includevano alti rischi di distorsione e alcuni risultati erano imprecisi (ad esempio a causa delle piccole dimensioni del campione). Questi i risultati principali dell’analisi. Rispetto al placebo o a nessun trattamento, l'SDF può aiutare a prevenire nuove carie nella dentizione primaria (1 studio, 373 partecipanti) o sulle superfici coronali della dentizione permanente (1 studio, 373 partecipanti), ma l'evidenza è molto incerta. SDF probabilmente previene nuove carie radicolari (differenza media (MD) -0.79 superfici, intervallo di confidenza (CI) al 95% da -1.40 a -0.17; 3 studi, 439 partecipanti; evidenza di certezza moderata). La SDF può aiutare ad arrestare la carie nella dentizione decidua (MD 0.86 superfici, IC 95% da 0.39 a 1.33; 2 studi, 841 partecipanti; evidenza a bassa certezza) e nella dentizione permanente (coronale: 1 studio, 373 partecipanti; radice: 1 studio, 158 partecipanti) ma l'evidenza è molto incerta. Rispetto alla vernice al fluoro, l'SDF può comportare una differenza minima o nulla nella prevenzione di nuove carie nella dentizione decidua (MD 0.00, IC 95% da -0.26 a 0.26; 1 studio, 434 partecipanti; evidenza a bassa certezza). L'evidenza è molto incerta per questa misura di esito nella dentizione permanente (coronale: 1 studio, 237 partecipanti; radice: 1 studio, 100 partecipanti; evidenza di certezza molto bassa). Gli autori concludono che nella dentizione decidua rimane incerta l’ efficacia della SDF rispetto al placebo o a nessun trattamento nel prevenire nuove carie o la progressione della carie esistente, ma SDF può offrire benefici rispetto al placebo o a nessun trattamento nell'arresto della carie. Rispetto al placebo o a nessun trattamento, l'SDF probabilmente aiuta anche a prevenire la nuova carie radicolare. L'impatto della colorazione SDF dei denti è stato scarsamente riportato e l'evidenza degli effetti avversi è molto incerta. Sono necessari ulteriori studi ben condotti.

Prevenzione dell'autolesionismo e del suicidio nei giovani fino ai 25 anni in contesti educativi

Sharma V. Et al.

Prevention of self‐harm and suicide in young people up to the age of 25 in education settings Cochrane Database of Systematic Reviews 2024

L'autolesionismo e il suicidio nei giovani sono problemi signifi-

cativi di salute pubblica che causano angoscia ai giovani, ai loro coetanei e alla famiglia e portano a notevoli costi sanitari. I contesti educativi sono ampiamente riconosciuti come un luogo logico e appropriato per fornire prevenzione e trattamento. Questa revisione è stata effettuata per valutare gli effetti degli interventi erogati in contesti educativi per prevenire o affrontare l'autolesionismo e l'ideazione suicidaria nei giovani (fino all'età di 25 anni) ed esaminare se gli effetti degli interventi sono modificati dal contesto educativo. Sono stati quindi inclusi nella revisione studi in cui l'obiettivo principale era quello di valutare un intervento specificamente progettato per ridurre l'autolesionismo o prevenire il suicidio in un contesto educativo. Sono stati inclusi 51 studi che hanno coinvolto 36.414 partecipanti (minimo 23; massimo 11.100). Ventisette studi sono stati condotti nelle scuole secondarie, uno nella scuola media, uno nella scuola primaria, 19 nelle università, uno nella scuola di medicina e uno in altro contesto educativo. Diciotto studi hanno studiato interventi universali, rivolti a tutti, e 11 di essi hanno fornito dati per almeno una meta-analisi, ma nessuno studio ha fornito dati per valutare l'autolesionismo post-intervento. Dagli studi sono emersi effetti nulli o scarsi sull'ideazione suicidaria (SMD -0.02, IC 95% da -0.23 a 0.20; 4 studi, 379 partecipanti). Quindici studi hanno esaminato interventi selettivi, otto dei quali hanno fornito dati per almeno una meta-analisi, ma solo uno studio ha fornito dati per l'autolesionismo post-intervento. L'evidenza a bassa certezza indica che gli interventi selettivi possono ridurre leggermente l'autolesionismo post-intervento (OR 0.39, IC 95% da 0.06 a 2.43; 1 studio, 148 partecipanti). Effetti nulli o scarsi sono emersi sull'ideazione suicidaria (SMD 0.04, IC 95% da -0.36 a 0.43; 2 studi, 102 partecipanti; evidenza di bassa certezza). Diciassette studi hanno esaminato interventi ben specificati che sembra possano ridurre leggermente l'autolesionismo post-intervento (OR 0.19, IC 95% da 0.02 a 1.76; 2 studi, 76 partecipanti). Questi studi riportano anche prove a bassa certezza che indicano la possibilità di ridurre le probabilità di autolesionismo non suicidario (OR 0.65, IC 95% da 0.24 a 1.79; 2 studi, 89 partecipanti). Gli autori concludono che permane una significativa incertezza sull'impatto di questi interventi. Ci sono alcuni risultati promettenti, ma sono necessari ampi studi di replicazione, così come studi che esaminano la combinazione di diversi approcci di intervento e possono essere forniti in un ambiente sicuro e implementati per un lungo periodo di tempo. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche.

Strategie per migliorare l'attuazione di politiche o pratiche scolastiche mirate all'alimentazione, all'attività fisica, all'obesità, al consumo di tabacco o alcol

Lee DCW et al.

Strategies for enhancing the implementation of school‐based policies or practices targeting diet, physical activity, obesity, tobacco or alcohol use

Cochrane Database of Systematic Reviews 2024

Si tratta dell’aggiornamento di una revisione il cui obiettivo principale è stato valutare l'efficacia delle strategie volte a migliorare l'attuazione scolastica degli interventi per affrontare la dieta, l'attività fisica, l'obesità, l'uso di tabacco e/o alcol da parte degli

studenti di età compresa tra 5 e 18 anni. Il termine "implementazione" è stato inteso come l'uso di strategie per adottare e integrare gli interventi sanitari basati sull'evidenza e per modificare i modelli di pratica all'interno di contesti specifici. Gli autori hanno incluso qualsiasi studio randomizzato controllato (RCT) o cluster-RCT condotto in un contesto scolastico di qualsiasi scala , che ha confrontato una strategia per migliorare l'attuazione di politiche o pratiche per affrontare la dieta, l'attività fisica, l'obesità, l'uso di tabacco e/o l'uso di alcol da parte degli studenti con nessuna strategia di implementazione attiva (cioè nessun intervento, compresa la pratica abituale, il sostegno minimo) o una diversa strategia di attuazione. In questo aggiornamento sono stati inclusi 14 nuovi studi, portando il numero totale a 39 con 6.489 partecipanti. 12 studi hanno testato strategie per implementare pratiche alimentari sane; 17 attività fisica, 2 tabacco, 1 alcol e 7 una combinazione di fattori di rischio. Tutti gli studi hanno utilizzato più strategie di implementazione, le più comuni delle quali sono materiali educativi, incontri educativi e visite di sensibilizzazione educativa. Le analisi aggregate hanno rilevato che, rispetto a un controllo (nessuna strategia di implementazione attiva), l'uso di strategie di implementazione probabilmente si traduce in un grande aumento nell'implementazione degli interventi nelle scuole (SMD 0.95, IC 95% 0.71, 1.19; Io2 = 78%; 30 prove, 4.912 partecipanti; evidenza di certezza moderata). Nove studi hanno confrontato i costi tra gruppi con e senza una strategia di implementazione e i risultati di questi confronti sono stati contrastanti (2.136 partecipanti; evidenza a bassa certezza). Gli autori hanno concluso che l'uso di strategie di implementazione probabilmente si traduce in un grande aumento nell'attuazione di interventi mirati a un'alimentazione sana, all'attività fisica, all'uso di tabacco e/o alcol. Non è stato però possibile determinare l'efficacia delle singole strategie di implementazione, dato il basso numero di studi presenti.

Questa rubrica propone Documenti sanitari, linee guida, linee di indirizzo o di intenti di interesse pediatrico commentati a cura dell’ Associazione Culturale Pediatri. Potete inviare le vostre osservazioni ai documenti scrivendo a: redazione@quaderniacp.it. Le vostre lettere verranno pubblicate sul primo numero utile.

Considerazioni sugli ultimi documenti dell’OMS sull’ Obesità. Dall’ Acceleration Plan to Stop Obesity al Round 6 dell’ European Childhood Obesity Surveillance Initiative

1. Pediatra Endocrinologa libero professionista, Ferrara

2. Pedagogista libero professionista, Firenze

3. Anestesista libero professionista, Ferrara 4. Pediatra Diabetologo, Alessandria

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Regione Europea continua a raccogliere dati sulla crescente diffusione dell’ obesità, sulle azioni attuate dai singoli governi per contrastarla e a rinnovare appelli, istruzioni e offerte di sostegno volte alla sua riduzione. Sono documenti di grande rilievo per gli addetti ai lavori nel contrasto dell’ Obesità e meritano la più ampia divulgazione tra i pediatri. Dopo l’ articolo dedicato all’ età evolutiva del 2022, che abbiamo sintetizzato nel n. 4 delle pagine elettroniche dei Quaderni ACP [1], ne sono stati pubblicati altri 3: uno di commento alla nuova raccolta dati dello studio COSI Round 6 2022-2024 [2], uno su cosa sia urgente fare, come e perché [3], e infine, il 18 dicembre scorso, uno sulla necessità di integrare l’uso dei nuovi farmaci, agonisti del recettore peptide-1 simili al glucagone (GLP-1 RA), ai programmi precedentemente proposti [4]

Dalla ricerca, infatti, sono emerse nuove terapie più efficaci per il trattamento dell’obesità. Purtroppo, la loro autorizzazione ha fatto nascere incessanti dibattiti. L’ obesità (definita come malattia cronica e recidivante) ha raggiunto proporzioni enormi e le previsioni per il futuro sono disastrose [5] (Figura 1). Il suo onere costituisce in tutto il mondo una grande sfida per la salute pubblica, mina lo sviluppo sociale ed economico e aumenta le disuguaglianze [6]. I costi globali associati all’ obesità sono previsti in 3 trilioni di dollari all’ anno entro il 2030, pari al 18% della spesa sanitaria nazionale nei paesi con prevalenza elevata (≥ 30%). Nel 2019 inoltre ci sono stati 5 milioni di decessi correlati all’ obesità nel mondo. Pertanto sarebbe opportuno e urgente abbracciare queste nuove opzioni terapeutiche e integrarle alla promozione degli stili di vita sani. Invece, ancora molte sfide ostacolano una risposta adeguata:

- le percezioni e gli atteggiamenti verso l’ obesità, incluso il dibattito sul definirla un fattore di rischio o una malattia;

- lo stigma del peso che, non contrastato, sta portando le persone con obesità a chiedere di ignorarne l’impatto su morbilità e mortalità finché non compaiono complicanze;

- la scarsa alfabetizzazione generale e professionale sui fattori biologici e genetici che la determinano, e sui suoi effetti devastanti sulla salute;

- le limitate prove dell’ efficacia degli interventi attuali per la sua gestione a lungo termine.

Tutte queste lacune sono aggravate dalla frammentazione della cura, dall’insufficiente collaborazione tra settori e contesti, dalla

19 anni negli anni futuri (i numeri sono in milioni).

https://www.worldobesity.org/resources/resource‐library/annual‐report‐2023

carenza di linee guida e protocolli clinici, dalla scarsa capacità dei governi di gestire l’obesità come malattia cronica e recidivante, dalla mancanza di investimenti per l’integrazione dei servizi sanitari necessari alla prevenzione e al trattamento.

A ciò si aggiunge una carente domanda di assistenza da parte delle persone con obesità causata dallo stigma del peso percepito [7-9], dai complessi fattori sociali e commerciali cui l’ obesità è associata, ignorati anche dai sanitari, e dalla mancanza di trattamenti accessibili ed efficaci. Gli sforzi per contrastare l’ obesità si sono concentrati quasi esclusivamente su politiche che invitano ad alimentazione sana e attività fisica regolare, sebbene con prove limitate sulla loro efficacia. In questo contesto si è inserita la nuova classe di GLP-1 RA che può portare a riduzioni significative del peso corporeo insieme a effetti benefici sulle altre patologie associate. I sistemi sanitari in tutti gli stati membri dell’ OMS dovrebbero programmare una risposta integrata tra promozione di cambiamenti dello stile di vita e uso congruo di farmaci, con servizi disponibili per prevenire, trattare e gestire la malattia (mentre attualmente intervengono solo tardivamente e solo per le persone con obesità grave o con comorbidità [4]. È necessario che la società abbracci nuovi paradigmi per arginare e invertire il carico globale di malattia previsto, comprendendo misure multisettoriali di promozione della salute e di prevenzione delle malattie. Scelte politiche e azioni sia in campo alimentare che

Rita Tanas1, Francesco Baggiani2, Guido Caggese3, Riccardo Lera4
Figura 1. Previsione di prevalenza di obesità nel mondo per i bambini dai 5 ai

Obiettivi di risultato (da realizzare entro il 2025):

• Arrestare l’aumento dell’obesità nei bambini sotto i 5 anni, negli adolescenti e negli adulti.

• Porre fine a tutte le forme di malnutrizione.

• Ridurre la prevalenza di sovrappeso nei bambini sotto i 5 anni di età al 3% o meno.

Obiettivi intermedi (da realizzare entro il 2030):

• Zuccheri liberi a meno del 10% dell’assunzione energetica totale negli adulti e nei bambini.

• Aumentare il tasso di allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi almeno al 70%.

• Riduzione relativa della prevalenza globale di sedentarietà al 15%.

Obiettivi di processo (da realizzare entro il 2030):

• Aumentare la copertura dei servizi per la prevenzione, diagnosi e gestione dell’obesità nei bambini e negli adolescenti nelle cure primarie.

• Aumentare il numero dei professionisti della nutrizione ad almeno 10/100 000 abitanti.

• Istituire normative sulla commercializzazione di alimenti e bevande analcoliche ai bambini.

• Implementare campagne di comunicazione nazionale sull’attività fisica.

• Istituire un protocollo nazionale per la valutazione dell’attività fisica nell’assistenza primaria.

Tabella 2. Suggerimenti per raggiungere questi obiettivi [3]

1. Adattare al contesto interventi tecnici basati su prove standardizzate.

2. Sviluppare una teoria di realizzazione per ciascuno degli interventi selezionati.

3. Sviluppare e implementare piani, con l’identificazione e soluzione degli ostacoli.

4. Definire procedure di rendicontazione per mantenere slancio e attenzione durante l’implementazione.

5. Utilizzare analisi e modelli per valutare i problemi, progettare le soluzioni, monitorare i progressi, correggere la rotta e, se occorre, riprogrammare durante l’intero ciclo di implementazione della politica.

6. Organizzare gruppi di lavoro per lo scambio di buone pratiche tra i paesi.

7. Riferire resoconti periodici a livello nazionale e globale, anche all’ Assemblea Mondiale della Sanità.

Tabella 3. Valutazione economica dell’obesità: costi e possibili benefici della sua riduzione [3]

• Costo globale attuale: 990 miliardi di dollari US/anno.

• Costo annuale previsto nel 2060, in media nei vari paesi: 3.39% del Prodotto Interno Lordo.

• Potenziale riduzione media di 429 miliardi/anno con una riduzione del 5% entro il 2060.

ambientale, se realizzate, possono amplificare i loro effetti. Senza un’ adeguata preparazione del sistema sanitario, un approccio medicalizzato alle cure terziarie dominato dai GLP-1 RA preannuncia una risposta distorta, incompleta e non equa. Occorrono modelli di prevenzione e trattamento che riconoscano l’ obesità come una malattia cronica da fronteggiare con risposte sociali, sanitarie, pubbliche, cliniche e una trasformazione sostenibile dei sistemi sanitari. Nel 2022 all’Assemblea Mondiale della Sanità 33 stati membri hanno aderito ad un piano di accelerazione per fermare l’ obesità, con l’ attuazione sistematica delle politiche, impegnandosi a collaborare per ridurne la prevalenza nazionale del 5% entro il 2030 [3]. L’ OMS sta supportando questi paesi nel potenziamento dei servizi esistenti, a partire dalle cure primarie. L’ obiettivo è offrire un ambiente più salutare a tutti e predisporre cure equamente disponibili e adeguate alle persone che vivono con l’ obesità, ovvero un programma di assistenza con interventi di stile di vita strutturati e terapia medica nonché chirurgica, se opportuno, lungo tutto l’ arco della vita. Inoltre, l’ OMS sta lavorando per sviluppare linee guida sull’uso dei GLP-1 RA negli adulti per chiarirne le indicazioni cliniche, anche nei paesi a basso-medio reddito con raccomandazioni basate sull’ evidenza (pubblicazione prevista per luglio 2025). Nel documento, pubblicato nel luglio 2023, anche se gli obiettivi sono stati ridotti (Tabella 1), purtroppo sono ancora lontani dall’ essere realizzati. Pertanto l’ OMS invita tutti gli stati a prendere visione dei modi per raggiungere la meta e chiede di sostenersi a vicenda per il conseguimento degli obiettivi prefissati (Tabella 2). La loro realizzazione è urgente: un’azione non esclude le altre; vanno, invece, considerate tutte, anche se ogni paese dovrà operare adattamenti

e scelte. La previsione della spesa sanitaria con la sua crescita futura, infatti, è insostenibile per tutti (Tabella 3). Agire non è più una scelta, ma un obbligo. In questo documento, inoltre, si nota una differenza sostanziale rispetto ai precedenti: dall’insegnare alle persone predisposte e/o a rischio a difendersi dall’ambiente obesogenico/tossico attuale, si è passati a un progetto molto più realistico, ovvero cercare di cambiare questo ambiente con leggi, incentivi e divieti per ridurne la tossicità e curare adeguatamente quelli che per l’ esposizione si sono già ammalati. Pochi paesi hanno avviato e realizzato appieno le nuove direttive su marketing, riduzione del consumo degli zuccheri, sugar tax, aumento degli spazi verdi [10] e stili di vita salutari nelle scuole. La nostra nazione brilla per la sua latitanza su molti punti (Tabella 4), come la semplificazione dell’etichettatura del cibo confezionato, il controllo della pubblicità per i bambini e la sugar tax (sdoganata come ennesimo balzello fiscale), già in vigore da molti anni in vari paesi, con beneficio. Infine, non abbiamo aderito all’ Acceleration Plan to Stop Obesity. Sono stati comunque approvati alcuni documenti molto importanti: il riconoscimento dell’ obesità come malattia, varato dalla camera dei deputati nel 2019, le linee d’indirizzo del 2022 per la nascita di piani d’azione integrati per l’ obesità fra prevenzione, diagnosi e terapia (PPDTA), che molte regioni stanno cercando di far diventare realtà col sostegno di progetti finanziati dal Ministero della Salute, come ad esempio i programmi 2022 del Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM) sull’ obesità. In Emilia Romagna sono stati già pubblicati i primi risultati positivi su quasi mille bambini seguiti per 10 mesi [11]. Ed infine l’introduzione dell’ obesità, anche in età evolutiva, nei piani

Tabella 1. Obiettivi dell’Acceleration Plan to Stop Obesity [3]

1. Riduzione dell’ obesità infantile

Azione intrapresa: il programma “OKkio alla Salute”, coordinato dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, monitora i livelli di sovrappeso/ obesità.

Progresso: alcune regioni hanno implementato progetti pilota per promuovere stili di vita sani a scuola, ma l’Italia rimane tra i paesi europei col più alto tasso di obesità.

2. Riduzione dell’obesità negli adulti

Azione intrapresa: il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025 include strategie per ridurre l’obesità e promuovere stili di vita sani, ma il focus è quasi esclusivamente sulla prevenzione.

Progresso: non ci sono stati risultati significativi nella riduzione complessiva dell’ obesità negli adulti.

3. Promozione di sana alimentazione e attività fisica

Azione intrapresa: l’Italia ha introdotto politiche per migliorare la qualità alimentare nelle mense scolastiche e sostenere l’ adozione della dieta mediterranea. Inoltre, esistono campagne nazionali come “Guadagnare Salute”.

Progresso: l’ adesione alla dieta mediterranea è in declino, soprattutto tra i giovani, e l’ attività fisica rimane insufficiente in diverse fasce della popolazione.

4. Eliminazione del marketing di cibi malsani per i bambini

Azione intrapresa: l’Italia non ha implementato normative specifiche per limitare il marketing di alimenti non salutari ai bambini.

Progresso: questo è un punto debole, manca una regolamentazione efficace.

5. Gestione clinica dell’obesità

Azione intrapresa: alcune regioni italiane hanno adottato protocolli per il trattamento dell’ obesità nei loro Sistemi Sanitari, ma non esiste una strategia nazionale uniforme.

Progresso: l’ accesso ai trattamenti clinici rimane limitato e non è inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza.

Figura 2. Prevalenza di sovrappeso e obesità nei paesi della Regione Europea OMS nei bambini di 7-9 anni (%) al 6° Round 2022-2024 [2]

3. Prevalenza di obesità nei paesi della Regione Europea OMS nei bambini di 7-9 anni (%) al 6° Round 2022-2024 [2]

di cura per le malattie croniche nel 2024. Lo studio COSI [2] riassume gli ultimi dati di prevalenza raccolti da 48 paesi della regione europea dell’OMS su 1 milione e 700mila bambini di 7-9 anni, concludendo che la prevalenza è abbastanza stabile e quindi sempre molto preoccupante: nella gran parte dei paesi circa il 25% dei bambini misurati sono in sovrappeso/obesità (in Italia il

Figura 4 -Esito di una revisione sulle barriere alla cura per famiglie e pazienti: lo stigma ponderale ha il primo posto [8]

37%) ed il 10% in obesità (in Italia il 17%). I paesi del Sud sono sempre ai primissimi posti e l’Italia resta sul podio, sostanzialmente superata solo da Cipro, un’ isola di 1 milione di abitanti (Figure 2-3). La prevalenza nei bambini sta superando in modo significativo quella nelle bambine: in Italia i maschi in sovrappeso sono il 20% rispetto al 14% delle femmine. Non mancano dati in lieve riduzione in alcuni paesi, fra cui proprio il nostro, dove la prevalenza del sovrappeso nei maschi si è ridotta del 2.6% (p < 0.05) rispetto alla rilevazione precedente. Concludendo, l’avvento dei GLP-1 RA ha aumentato l’urgenza di costruire una risposta globale all’ obesità nei sistemi sanitari, con la consapevolezza che l’intervento farmacologico da solo è insufficiente. È necessario offrire l’accesso al trattamento dell’ obesità a tutti, in modo da promuovere l’ equità sanitaria, rimuovendo con programmi di formazione continua le barriere alla cura, fra le quali ha un ruolo di primo piano lo stigma sul peso. Il contrasto allo stigma, valutato solo recentemente anche dall’ OMS, è centrale, non solo per le famiglie [8] (Figura 4), ma anche per tutti i professionisti sanitari impegnati o meno nella cura, come dimostra il documento redatto da un panel internazionale di esperti in medicina dell’ obesità provenienti da diverse organizzazioni professionali, tenuto in Virginia nel 2019 [9] (Tabella 5). L’influenza fra stigma e qualità delle cure sembra bidirezionale: l’incomprensione

Figura
Tabella 4. Azioni iniziate in Italia relative agli obiettivi proposti

Tabella 5. Caratteristiche delle prestazioni sanitarie dovute allo stigma professionale del peso e conseguenze nella cura del paziente [9]

Consulenza del sanitario Conseguenze sul paziente

Atteggiamenti e stereotipi negativi sul peso. Linguaggio colpevolizzante. Terminologia offensiva.

Attribuzione delle cause dell’ obesità al cattivo controllo personale e di ogni sintomo al peso corporeo.

Comunicazione centrata sul peso. Relazione priva di empatia. Enfasi sull’obiettivo “calo ponderale”.

della fisiologia dell’ obesità alimenta il pregiudizio e il pregiudizio aumenta le barriere a un’ assistenza efficace. Questo circolo vizioso può essere interrotto solo cambiando la narrazione sull’ obesità dei professionisti, cominciando proprio dai pediatri, con adeguati percorsi di formazione continua e omnicomprensiva [12]. Attualmente le persone, adulti, adolescenti o bambini con obesità, non trovano aiuto nella sanità, né nella diagnosi tempestiva, né nell’ offerta di una terapia adeguata alle attuali Linee-Guida, ma solo aumento della responsabilizzazione dolorosa e frasi inutili e dannose come “Basta mangiar meno e muoversi di più”, che distruggono ogni loro motivazione alla cura.

1. Tanas R, Carabotta M, Chiarelli F. Dal WHO un’allerta a tutti e in primis ai pediatri: come e perché occuparsi di obesità. Commento al Documento “OBESITY 2022” del WHO, Ufficio regionale per l’Europa. PE Quaderni ACP 2022;29(4):d.1

2. WHO European Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) A brief review of results from round 6 of COSI (2022–2024)

3. World Health Organization. WHO Acceleration Plan to Stop Obesity. Accessed November 20, 2024

4. Celletti F, Branca F, Farrar J. Obesity and Glucagon-Like Peptide-1 Receptor Agonists. JAMA. 2024 Dec 18. doi: 10.1001/jama.2024.25872. Epub ahead of print. PMID: 39693101.

5. NCD Risk Factor Collaboration. Worldwide trends in underweight and obesity from 1990 to 2022: a pooled analysis of 3663 population representative studies with 222 million children, adolescents, and adults. Lancet. 2024;403(10431): 1027-50.

6. Okunogbe A, Nugent R, Spencer G, et al. Economic impacts of overweight and obesity: current and future estimates for 161 countries. BMJ Glob Health. 2022; 7(9):e009773.

7. Puhl RM. Weight Stigma and Barriers to Effective Obesity Care. Gastroenterol Clin North Am. 2023;52:417.

8. Bodepudi S, Hinds M, Northam K, et al. Barriers to Care for Pediatric Patients with Obesity. Life (Basel). 2024;14:884.

9. Kaplan LM, Apovian CM, Ard JD, et al Assessing the State of Obesity Care Writing Group. Assessing the state of obesity care: Quality, access, guidelines, and standards. Obes Sci Pract. 2024;10:e765.

10. Lang IM, Fischer AL, Antonakos CL, et al. Neighborhood environments underpin screen time intervention success in children: Evidence from a study of greenspace and community programming across 130 US communities. Health Place. 2024;89:103341.

11. Fridel M, Broccoli S, d’Anchera E, et al. Il modello di gestione del bambino sovrappeso e obeso in Regione Emilia-Romagna: primi risultati. Medico e Bambino 2022;25:e26-e34.

12. Tanas R, Baggiani F, Caggese G, et al. Curare l’obesità con la Nuova Narrazione. Ora “insieme” si può! Un’analisi basata sullo studio “Perceptions, attitudes, and behaviors among adolescents living with obesity, caregivers, and healthcare professionals in Italy: the ACTION Teens study”. PE Quaderni ACP 2024;31(4):d3

Sensazione di giudizio e colpa. Peggiore relazione medico-paziente. Minore fiducia nella sanità.

Evitamento / ritardo / scarsa aderenza verso le cure e loro inefficacia. Attrezzature mediche inadeguate. Ridotta qualità delle cure.

Questa rubrica propone Documenti sanitari, linee guida, linee di indirizzo o di intenti di interesse pediatrico commentati a cura dell’ Associazione Culturale Pediatri. Potete inviare le vostre osservazioni ai documenti scrivendo a: redazione@quaderniacp.it. Le vostre lettere verranno pubblicate sul primo numero utile.

Stima del rischio di esposizione dei bambini a oggetti artigianali e giocattoli: un documento dell’OECD

I bambini possono essere più vulnerabili degli adulti ai pericoli ambientali, come quelli rappresentati dalle sostanze chimiche, a causa delle loro differenze fisiologiche e del loro comportamento. Sono quindi necessarie metodologie di valutazione del rischio che considerino specificamente i bambini. L’ Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) ha recentemente pubblicato un importante documento relativo alla stima del rischio da esposizione dei bambini a oggetti artigianali e giocattoli [1].

L’ OECD è un organismo intergovernativo in cui rappresentanti di 38 paesi del Nord e Sud America, Europa, Asia, Unione Europea, si riuniscono per coordinare e armonizzare le politiche, discutere questioni di reciproco interesse e lavorare insieme per rispondere ai problemi internazionali. La Divisione Ambiente, Salute e Sicurezza pubblica documenti in diversi settori relativi a valutazione, monitoraggio, analisi di vari ambiti. Lo scopo di questo documento è quello di compilare parametri e algoritmi per la stima dell’ esposizione dei bambini a giocattoli e oggetti artigianali. Il gruppo di lavoro ha analizzato pubblicazioni e linee guida di varie agenzie di regolamentazione internazionali, e studi sottoposti a revisione paritaria con analisi di parametri e algoritmi per questo tipo di rischio. Per ogni categoria di prodotto sono forniti in dettaglio parametri di valutazione con formule specifiche che considerano a seconda del tipo di oggetto o giocattoli vari parametri che comprendono età, via di contatto (cutanea, inalatoria, orale), tempo di esposizione, peso e superficie corporea esposta, tasso di inalazione, quantità di prodotto manipolato o disponibile, dimensioni della stanza in cui il bambino gioca. Il documento include anche studi di casi e discute sfide e lacune nei dati per stimare l’ esposizione dei bambini a nuovi prodotti emergenti dato che il mercato è in continua evoluzione. Il documento ha quindi esaminato anche esempi di scenari emergenti per nuovi prodotti (Kinetic Sand e Thinking mastice, gel d’acqua, biglie di gelatina e polvere di neve finta, kit scientifici e kit per produzione di cosmetici). In questo documento non è considerata l’ esposizione a cosmetici, tettarelle e succhiotti in plastica, dato che non sono considerati giocattoli. Tuttavia, i cosmetici e altri prodotti destinati all’uso da parte dei bambini sono scenari importanti da considerare, e sarebbe giustificata un’ulteriore valutazione dell’esposizione per questi prodotti.

Sono analizzate sette categorie di prodotti artigianali e giocattoli:

• paste da modellare (argilla, slimes, silly putty);

• colori (per artigianato, viso, dito);

• pennarelli, evidenziatori e penne;

• giocattoli morbidi e adatti alle coccole;

• colle (liquide, solide), adesivi (colla a caldo) e paste;

• tatuaggi temporanei;

• gessetti, pastelli e matite colorate.

Vengono esaminate tre vie di esposizione nei bambini quando maneggiano oggetti artigianali e giocattoli:

1. cutanea: per contatto diretto con la pelle e per migrazione di sostanze fuori dal prodotto, che entrano poi in contatto con la pelle;

2. orale: per ingestione diretta o incidentale, contatto mano/bocca o esplorazione dell’ oggetto attraverso la bocca;

3. inalazione di sostanza volatile o semivolatile, quando una sostanza è presente nelle particelle inalabili o nella polvere generata dal giocattolo.

Gli algoritmi e i parametri utilizzati per stimare l’esposizione a questi tipi di prodotti non sono prescrittivi; lo scopo del documento è quello di evidenziare esempi di dati esistenti per la stima di esposizione attraverso l’analisi degli studi pubblicati dal 2002 al 2023. Per individuare esempi di prodotti nuovi ed emergenti sono stati inoltre consultati siti web relativi a giocattoli nuovi e popolari sul mercato (ad esempio, https://www.thetoyinsider. com/sneak-peek-2021-top). Questa ricerca è stata condotta per i materiali del periodo 2019-2021. Per alcuni tipi di prodotto erano disponibili informazioni solo per le esposizioni degli adulti.

Sono stati anche considerati gruppi di età per potenziale esposizione specifica:

Età Prodotti

0-5 mesi

Oggetti per dentizione, giocattoli per coccole, sfere flessibili con sonagli, libri di stoffa, specchi, cellulari, oggetti da manipolare, giocattoli da spingere, da tirare, giochi e bambole imbottite.

6-11 mesi Bambole in plastica, matite colorate.

1 anno Dadi di plastica morbida, materiali da costruzione a incastro, burattini, materiali per vestirsi, strumenti e oggetti di scena, carta per costruire e per disegnare, argilla da modellare, colori da dita.

3 anni Bolle di sapone, corda da salto, arco e frecce, teatri, case delle bambole e set da gioco in miniatura, pittura per il viso; colori per gioco, vernice per vetro, slime, colla, colla glitterata, pennarelli e penne gel, vernice acrilica, giocattoli morbidi.

4-8 anni Telo da tenda, colore per fogli, pennarelli, penne a sfera, gessi, bambole e accessori a grandezza naturale, bambole oversize e giocattoli imbottiti.

Algoritmi per stimare l’esposizione

Esposizione cutanea

Gli algoritmi per stimare l’ esposizione cutanea identificati in letteratura possono essere classificati in due tipi: per contatto diretto o per migrazione della sostanza contenuta in un prodotto

Commento a cura di Mara Tommasi, pediatra, Verona

durante l’uso. Se per la sostanza sono disponibili informazioni sull’assorbimento cutaneo, questo parametro può essere preso in considerazione, quando il prodotto viene applicato direttamente sulla superficie cutanea (esempio: colore da dita). Per stimare l’esposizione dermica ai prodotti artigianali e ai giocattoli vengono considerati i seguenti parametri:

1. Superficie esposta: superficie cutanea che entra in contatto con il prodotto;

2. Quantità di prodotto: quantità di prodotto che entra in contatto con la pelle;

3. Durata del contatto: tempo durante il quale il prodotto rimane a contatto con la pelle;

4. Fattore di adesione cutanea: quantità di prodotto che aderisce alla pelle per unità di tempo;

5. Frazione di assorbimento dermico: proporzione di sostanza assorbita attraverso la pelle;

6. Frazione migrabile: quantità di sostanza che migra dal prodotto alla pelle per unità di prodotto;

7. Fattore di contatto cutaneo: fattore che tiene conto del fatto che il prodotto è solo parzialmente in contatto con la pelle;

8. Peso corporeo;

9. Numero di esposizioni al giorno.

Questi parametri possono variare a seconda del tipo di prodotto e del comportamento del bambino durante l’uso del prodotto.

Esposizione per inalazione

Per le sostanze semivolatili e volatili, esiste la possibilità che la sostanza possa evaporare dal prodotto nell’ aria ed essere disponibile per l’ esposizione per inalazione. Se la concentrazione della sostanza nell’ aria ambiente è nota, la quantità di sostanza inalata può essere calcolata con una formula che mette in relazione quantità inalata (mg), concentrazione della sostanza nell’ aria (mg/m3), durata di esposizione (ora) e tasso di inalazione (m3/ ora). La dose per inalazione (mg/kg di peso corporeo) può quindi essere determinata dalla quantità di sostanza inalata dividendo la quantità inalata in base al peso corporeo. Per le sostanze non volatili o le sostanze presenti in particelle o polveri che possono essere inalate, non è prevista l’esposizione per evaporazione. Ad esempio, prodotti come il gesso generano particelle di polvere, piuttosto che vapori, che possono essere inalati. In questi casi, i dati misurati sulla concentrazione di polveri possono essere utilizzati per stimare l’esposizione per inalazione.

Esposizione orale

L’ esposizione orale nei bambini durante la manipolazione può verificarsi quando una sostanza in un determinato prodotto è ingerita, masticata, leccata o aspirata. Si presume che l’ingestione diretta di una sostanza negli oggetti o nei giocattoli avvenga principalmente nei bambini di età inferiore ai 3 anni, per il comportamento di esplorazione orale naturale a questa età. Lo stato fisico del prodotto (ad esempio, solido o liquido) può anche svolgere un ruolo nella stima della potenziale ingestione in bambini. Ad esempio, i colori a dita possono essere facilmente ingeriti mentre sono asciutti, fragili, simili alla polvere o flessibili. Anche materiali come il gesso o l’ argilla da modellare possono essere ingeriti direttamente o tramite contatto mano-bocca. Alcuni gruppi di età possono avere un’esposizione maggiore a causa della loro tendenza a portare gli oggetti alla bocca durante il gioco. L’ esposizione orale si focalizza su ingestione diretta o accidentale.

Esposizione orale: ingestione

Vanno considerate: dose, in rapporto al peso corporeo, quantità ingerita, concentrazione di sostanza nel prodotto, peso corporeo, numero di eventi / giorno, assorbimento (proporzione di assorbimento dopo ingestione), tempo; durata di ingestione.

Esposizione orale: mano-bocca

L’algoritmo per l’ingestione diretta può essere ulteriormente perfezionato per includere altri parametri per stimare l’ esposizione originata dal contatto cutaneo con le mani e successivo contatto mano-bocca.

Esposizione orale: in bocca

Alcuni giocattoli e oggetti (pennarelli, evidenziatori, penne, giocattoli per coccole) possono provocare l’ esposizione orale attraverso il passaggio del prodotto alla saliva. Esistono diversi approcci, a seconda dello scenario e dei dati disponibili, per stimare l’ esposizione orale nei bambini dovuta alla bocca. Vengono considerati: dose, concentrazione, tempo di esposizione, peso corporeo, quantità di gioco a contatto con la bocca, tasso di migrazione per superficie

Parametri e algoritmi della categoria di prodotto

I vari prodotti artigianali e giocattoli identificati dalla ricerca bibliografica sono stati raggruppati in sette categorie di prodotti basate su parametri di esposizione, algoritmi e utilizzo simili. Nello studio sono stati delineati i parametri e gli algoritmi per stimare le esposizioni cutanee, inalatorie e orali per le varie categorie di giocattoli e oggetti.

Ad esempio per stimare l’esposizione dermica a colori per il viso, il documento considera i seguenti parametri specifici:

1. Superficie esposta (cm²): per i bambini di 4.5 anni, la superficie esposta è stimata essere metà della superficie del viso, corrispondente a 475 cm².

2. Quantità di prodotto (g): la quantità di colore applicata è stimata essere 1.4 g per un bambino di 4.5 anni.

3. Durata del contatto (minuti/giorno): la durata del contatto è stimata essere di 480 minuti (8 ore) al giorno.

Questi parametri vengono utilizzati per calcolare l’ esposizione dermica a colori per il viso, tenendo conto del fatto che il colore rimane sulla pelle per un periodo prolungato. Gli autori sottolineano che quando si stima l’ esposizione dei bambini, alcuni parametri possono variare più di altri, e pertanto possono avere un effetto maggiore sulla stima finale dell’esposizione. Questi parametri possono includere peso corporeo, superficie cutanea esposta, velocità di inalazione, quantità di prodotto manipolato o disponibile per un bambino, durata dell’ esposizione e dimensioni della stanza in cui un bambino sta giocando. Il peso di un bambino può variare ed è fortemente dipendente dall’ età del bambino. Ad esempio, il calcolo dell’esposizione per un bambino più piccolo con un peso corporeo inferiore rispetto a un bambino più grande si tradurrà in una stima dell’ esposizione più ampia in unità di mg/kg di peso corporeo/giorno. Questo è simile ai tassi di inalazione, che sono legati all’ età. Un bambino più grande con un tasso di inalazione più elevato inalerà più sostanza rispetto a un bambino più piccolo con un tasso di inalazione inferiore, influenzando l’ inalazione finale. Un parametro molto variabile che influisce sia sulle stime dell’esposizione cutanea che su quella inalatoria è lo stato del prodotto. In caso di ingestione accidentale, la quantità ingerita dipende in qualche modo dallo

stato del prodotto (liquido, appiccicoso, fragile, polveroso, flessibile o raschiato) e può essere molto variabile. Per stimare le esposizioni cutanee come carico dermico, anche la superficie cutanea è un parametro molto variabile. Per valutare l’esposizione per inalazione, le dimensioni della stanza possono avere un impatto sulla stima finale dell’esposizione. Se il volume della stanza in cui si trova il bambino è piccolo, ciò comporterà una maggiore concentrazione della sostanza nell’aria della stanza. Un altro parametro molto variabile nella stima di esposizione per inalazione è la durata dell’ esposizione. Quando il bambino è a contatto con la sostanza per un periodo più lungo, questo può comportare una stima dell’ esposizione più elevata. Quando si stimano le esposizioni utilizzando parametri molto variabili, un’ opzione consiste nel considerare una distribuzione statistica dei valori, al fine di minimizzare gli impatti sull’ esposizione finale. Inoltre, l’uso di parametri altamente variabili può essere riconosciuto come fonte di incertezza nell’esecuzione di una valutazione. In letteratura, vi sono alcune variazioni nei valori standard riportati per alcuni parametri di esposizione. Per esempio, lo stesso prodotto può essere utilizzato da gruppi di età diverse. In questi casi, è importante considerare quali fasce d’età sarebbero le più applicabili al prodotto esaminando le informazioni disponibili, come ad esempio dati di sondaggi o dati provenienti da altri documenti di orientamento. Inoltre, all’interno di una specifica categoria di prodotti, possono essere presenti vari “sottotipi” di prodotto. Ad esempio, la categoria “Vernici “comprende vari “sottotipi” di vernice che possono essere disponibili per l’uso da parte dei bambini, come ad esempio colori per poster, pitture per il viso e pitture a dita. Sebbene tutti i prodotti siano considerati vernici, possono essere utilizzati in modi diversi. Questi diversi “sottotipi” di prodotti possono avere valori predefiniti diversi di esposizione come le quantità di prodotto utilizzate o le superfici esposte o le diverse età. In alcuni casi sono non sono disponibili dati sull’esposizione nei bambini, per cui si sono utilizzati i valori predefiniti per gli adulti come surrogato per i bambini ma le preimpostazioni specifiche per gli adulti possono sovrastimare o sottostimare l’ esposizione dei bambini. Infine, per quanto riguarda la frequenza, va riconosciuto che i bambini, dall’infanzia all’ adolescenza, sono esposti a un’ ampia gamma di prodotti, spesso sostituiti con prodotti più recenti, compresi i giocattoli, man mano che un bambino avanza attraverso tappe di sviluppo. Ci sono un’ ampia varietà di giocattoli disponibili sul mercato e i bambini possono entrare in contatto con diversi giocattoli, e materiali per giocattoli nello stesso periodo, quindi con esposizioni multiple.

Artigianato e giocattoli emergenti

Negli ultimi anni sono stati introdotti sul mercato nuovi giocattoli e prodotti artigianali che non rientrano nelle sette categorie identificate. Gli algoritmi esistenti e i valori predefiniti per i parametri per giocattoli più “tradizionali” possono essere considerati come un surrogato. Ad esempio, un giocattolo emergente come la “sabbia cinetica” può avere usi simili a quelli dell’argilla e un bambino potrebbe giocare con entrambe con approssimativamente la stessa quantità di prodotto. Tuttavia, i valori predefiniti per i parametri di esposizione, come la frequenza d’uso o la durata dell’ esposizione, possono variare in base alla fascia di età prevista per l’uso. Queste sono considerate potenziali lacune nei dati, in cui potrebbero essere necessari più dati per generare informazioni sull’uso per questi prodotti. Tra questi prodotti emergenti ci sono: sabbia cinetica, thinking putty, gel d’ acqua,

biglie gelatinose, polvere di neve finta, kit scientifici (chimici) e kit cosmetici per creare sapone, lucidalabbra, maschere, scrubs.

Commento

Questo documento molto dettagliato può rappresentare uno strumento utile di valutazione. Tutti i giocattoli venduti nell’ Unione Europea devono recare il marchio CE (direttiva 2009/48/CE) che limita o vieta l’uso di sostanze ritenute pericolose. Il sistema europeo comunitario Rapex verifica la conformità di prodotti immessi nel mercato (tra cui i giocattoli) con la direttiva 2009/48/CE. Nel maggio 2024, il Consiglio dell’UE ha adottato una posizione negoziale per il Regolamento sulla Sicurezza dei Giocattoli, concentrandosi su: 1) divieto di sostanze pericolose (inclusi interferenti endocrini); 2) introduzione del passaporto digitale dei prodotti per la tracciabilità. Dal confronto tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione Europea si potrebbe raggiungere un accordo finale sul testo del regolamento che una volta adottato, potrebbe sostituire la direttiva esistente, introducendo misure più rigorose per garantire la sicurezza dei giocattoli nel mercato dell’UE. Entro il 2029, la Commissione intende vietare inoltre completamente i bisfenoli nei prodotti di consumo, con divieto di bisfenoli nei giocattoli dal 2025. Da segnalare inoltre che sul sito di ISDE / Campagna Nazionale per la prevenzione danni da plastica per la salute è stata inserita una scheda informativa per i giocattoli, come pure nell’area scientifica FIMP ambiente [2,3]

1. OECD (2024), Considerations when Estimating Exposure to Crafts and Toys in Children, OECD Series on Testing and Assessment, No. 401, OECD Publishing, Paris.

2. La plastica nel gioco e nei giocattoli

3. POSTER FIMP – GIOCATTOLI SICURI

4. OECD. Considerations when Estimating Exposure to Crafts and Toys in Children. 2024

Ambiente e Salute News n.30 novembre-dicembre 2024

A cura di Giacomo Toffol e Vincenza Briscioli

Gruppo ACP Pediatri per Un Mondo Possibile

L'inquinamento atmosferico rappresenta una delle maggiori minacce per la salute dei bambini in Europa, con il 96% della popolazione urbana esposta a livelli di aria contaminata che possono compromettere lo sviluppo polmonare e cerebrale. Questo scenario, che aumenta il rischio di asma, malattie cardiovascolari e disturbi neurocomportamentali, colpisce in modo particolarmente acuto i bambini provenienti da contesti socio-economici svantaggiati, i quali vivono spesso in aree caratterizzate da traffico intenso e qualità dell’ aria deteriorata. Il report "How clean air action can help address socio-economic health inequalities", pubblicato dalla Health and Environment Alliance (HEAL) a gennaio sottolinea l'urgenza di attuare la nuova Direttiva UE sulla Qualità dell’ Aria Ambientale (AAQD), che impone limiti più severi agli inquinanti entro il 2030, come strumento essenziale per ridurre tali disuguaglianze. Il documento non si limita a presentare le evidenze esistenti, ma propone anche raccomandazioni politiche concrete: migliorare il trasporto pubblico, incentivare l'adozione di energie rinnovabili e ridurre le emissioni nei centri urbani. Garantire un' aria pulita diventa così non solo una questione ambientale, ma un imperativo di giustizia sociale, fondamentale per proteggere la salute dei bambini e costruire un futuro sostenibile per le nuove generazioni. Anche in questo numero sono numerosi gli articoli che evidenziano quanto l'inquinamento dell'aria incida sulle vite delle persone e in particolar modo nelle fasce di popolazione più vulnerabili, confermando i dati e le azioni che vengono proposte nel report di HEAL. In questa rivista continuiamo a riassumere sinteticamente i principali articoli pubblicati nelle riviste monitorate. Tutti gli articoli e gli editoriali ritenuti degni di attenzione vengono elencati divisi per argomento, con un sintetico commento. Questo numero si basa sul controllo sistematico delle pubblicazioni di novembre e dicembre 2024.

Air pollution is one of the major concerns for children's health in Europe with 96% of the urban population exposed to contaminated air that adversely affects brain and lung development. This scenario increases the risk of asthma, cardiovascular diseases and neurobehaviour disorders, disproportionately impacting children in disadvantaged socio-economic contexts who often reside in areas with heavy traffic and poor air quality. In January 2025, the Health and Environment Alliance (HEAL) published the report “How Clean Air Action can help address socio-economic health inequalities” which emphasized the urgency of implementing the EU Ambient Air Quality Directive (AAQD) mandating stricter pollution limits by 2030 to prevent and reduce the health inequalities. Furthermore, the report proposes concrete policy recommendations to improve public transport, encourage renewable energy and reduce emissions in urban centres. Clean air is not merely environmental issue, it is an imperative of social justice essential for protecting children's health and building a sustainable future for young people. Additionally, articles in this issue demonstrate how air pollution disproportionately impacts vulnerable populations, confirming the report’s data and proposed actions. We continue to summarize the main articles published in the monitored journals, all articles and editorials deemed worthy of attention are listed divided by topic, with a brief commentary. This issue is based on the systematic monitoring of publications in November and December 2024.

"La regina dei fiori" - Concorso fotografico "Noi siamo la Natura", 2024

Ambiente e Salute News

Indice

:: Cambiamento climatico

1. Cambiamenti climatici e resistenza antimicrobica: una revisione sistematica delle sinergie tra questi rischi

2. Temperatura ambientale e incremento ponderale nel primo anno di vita

3. Temperatura ambientale e depressione postpartum. Uno studio retrospettivo di coorte

:: Inquinamento atmosferico

1. Inquinamento indoor nelle scuole. Una revisione dei parametri rilevanti per la sua valutazione

2. Esposizione a lungo termine all'ozono e disturbi del sonno nei bambini: uno studio cinese

3. Esposizione prenatale agli inquinanti atmosferici e disturbi dello spettro autistico nei bambini piccoli: uno studio caso-controllo canadese

4. ▶ Particolato ultrafine, grande impatto

5. Inquinamento atmosferico e asma negli adolescenti in Sudafrica

6. Esposizioni precoci all’inquinamento atmosferico e funzione tiroidea nei bambini: uno studio prospettico di coorte

7. Esposizione all’inquinamento atmosferico e alla temperatura e asma e respiro sibilante in bambini messicani

8. ▶ Inquinamento atmosferico e QI nei bambini: una revisione sistematica e metanalisi

:: Inquinamento da sostanze chimiche non atmosferiche

1. Esposizione a pesticidi e asma in una coorte pediatrica urbana a basso reddito

2. Esposizione postnatale precoce e contemporanea ai metalli e risultati neurocomportamentali a 5 anni

3. Esposizione materna ai metalli e neurosviluppo nei bambini. il ruolo del TSH

4. Asma e riduzione della funzionalità polmonare nei bambini esposti a sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS). Una metanalisi

5. Esposizione prenatale a PFAS, emodinamica feto-placentare e crescita fetale

6. Esposizione ai PFAS e profilo metabolico nei neonati

7. Esposizioni prenatali a PFAS e marcatori metabolomici nel cordone ombelicale

8. Esposizione a bisfenolo S e ai suoi derivati in madri e bambini cinesi

9. Esposizione a ftalati, indici di sovrappeso e rischio cardiovascolare in adolescenti olandesi

:: Devices digitali

1. Esposizione agli schermi nei bambini di 4 anni: associazione con lo sviluppo, le abitudini quotidiane e il consumo di alimenti ultra-elaborati

:: Ambienti naturali

1. L'associazione tra spazi verdi attorno alle scuole, tempo trascorso davanti allo schermo per l'intrattenimento e sintomi depressivi adolescenziali: uno studio nazionale dalla Cina

2. La pratica del giardinaggio nelle scuole per l’infanzia in un clima semiarido: un approccio per favorire la preferenza di frutta e verdura

:: Psicologia ambientale

1. Misure disponibili per valutare le preoccupazioni e le attitudini dei bambini rispetto alle crisi climatiche

:: Miscellanea

1. ▶ Ambiente urbano e salute dei bambini: una revisione generale delle funzioni esposizione-risposta per la valutazione dell'impatto sulla salute

2. Genetica, epigenetica e ambiente: la medicina di precisione, la compassione dei professionisti sanitari e la giustizia sociale sono misure efficaci di sanità pubblica per mitigare il rischio e la gravità delle malattie?

3. ▶ Oltre la Transizione Giusta: un'indagine critica rispettosa delle molteplici visioni del mondo

Riviste monitorate

.. American Journal of Public Health

American Journal of Respiratory and Critical Care medicine

American Journal of Epidemiology

Archives of Diseases in Childhood

Brain & Development

.. British Medical Journal

Child: Care, Health and Development

Environmental and Health

Environmental Health Perspectives

Environmental International

.. Environmental Pollution

Environmental Research

Environmental Sciences Europe

European Journal of Epidemiology

International Journal of Environmental Research and Public Health

International Journal of Epidemiology

JAMA (Journal of American Medical Association)

JAMA Pediatrics

Journal of Environmental Psychology

Journal of Epidemiology and Community Health

Journal of Pediatrics

NeuroToxicology

Neurotoxicology and Teratology

New England Journal of Medicine

Pediatrics

The Lancet

Revisione delle riviste e testi a cura di: Vincenza Briscioli, Laura Brusadin, Sabrina Bulgarelli, Federico Marolla, Angela Pasinato, Laura Reali, Laura Rocca, Annamaria Sapuppo, Vittorio Scoppola, Rita Straquadaino, Laura Todesco, Mara Tommasi, Giacomo Toffol, Elena Uga.

Pediatri per Un Mondo Possibile

Gruppo di studio sulle patologie correlate all’ inquinamento ambientale dell’ Associazione Culturale Pediatri (ACP) mail: pump@acp.it

▶ Articoli in evidenza

Cosa aggiungono questi studi: indicazioni pratiche

• Dobbiamo ricordare che una transizione ecologica realmente giusta non può limitarsi a soluzioni tecnologiche o basate sul mercato, ma deve affrontare le ingiustizie strutturali e valorizzare una pluralità di visioni del mondo. Integrare medicina di precisione, compassione e giustizia sociale nella pratica clinica è fondamentale per mitigare l'impatto dei fattori genetici, epigenetici, ambientali e sociali sulla salute dei bambini. È importante quindi che tutti i medici adottino un approccio interdisciplinare e compassionevole, che non solo arricchisce la cura medica, ma può anche interrompere il ciclo di trasmissione dei traumi, proteggendo il benessere delle future generazioni.

• È fondamentale informare le famiglie sui rischi ambientali, promuovendo comportamenti preventivi (es. limitare l'attività all'aperto durante i picchi di inquinamento) e sostenendo politiche per migliorare la qualità dell'aria, anche negli ambienti indoor. Ricordiamo ad esempio che una scarsa qualità dell'aria all’interno delle scuole può compromettere la salute respiratoria e il rendimento scolastico, che l’esposizione prolungata all'ozono si associa anche a un significativo aumento dei disturbi del sonno nei bambini

• Facciamo attenzione all’inquinamento atmosferico e alle temperature elevate anche prima e subito dopo la nascita. L'esposizione prenatale al NO₂ è significativamente associata a un aumento del rischio di disturbi dello spettro autistico, l'esposizione a temperature ambientali elevate nel periodo post-partum è associata a un aumento del rischio di depressione nelle madri, soprattutto in contesti con alti livelli di inquinamento e scarsa presenza di spazi verdi.

• Ricordiamo l’importanza degli ambienti naturali e promuoviamone l’importanza. Anche interventi di giardinaggio attivo nelle scuole per l’infanzia possono essere utili a tale scopo.

• Segnaliamo ai genitori i rischi dell’ esposizione agli schermi nei primi anni di vita, evidenziando anche la correlazione con sovrappeso e obesità.

• Prestiamo attenzione agli inquinanti chimici non atmosferici. Sempre nuove evidenze dimostrano i rischi dell’ esposizione a PFAS, ftalati, metalli pesanti: effetti negativi sulla crescita fetale e sullo sviluppo infantile, aumento del rischio di asma, sovrappeso e alterazioni del profilo lipidico e cardiovascolare negli adolescenti, problemi emotivi e comportamentali a lungo termine.

Cambiamento climatico

1. Cambiamenti climatici e resistenza antimicrobica: una revisione sistematica delle sinergie tra questi rischi Il cambiamento climatico e la resistenza antimicrobica possono interagire con conseguenze negative. Questa la conclusione a cui è giunta questa revisione sistematica del 2022 che ha analizzato gli studi che collegano la resistenza antimicrobica (AMR, antimicrobial resistance) e il cambiamento climatico identificando le lacune nelle nostre conoscenze. Dei 1.687 record identificati su Scopus, Web of Science e PubMed, sono stati inclusi nella revisione 574 studi (due terzi dei quali pubblicati tra il 2018 e il 2022). Il 39% degli articoli (n=222) esaminati conteneva informazioni relative alle sinergie dannose tra resistenza antimicrobica e cambiamento climatico; le sinergie dannose si verificano

quando il cambiamento climatico e la resistenza antimicrobica esistono in modo indipendente e possono interagire con conseguenze negative. Diversi studi hanno analizzato come il cambiamento climatico possa influenzare l'epidemiologia di alcune malattie infettive già suscettibili alla resistenza antimicrobica (p. es. malaria, infezioni fungine, trematodi, zoonosi e infezioni correlate ai vibrioni). Il 19% degli articoli (n=111) si riferiva al cambiamento climatico che guida la resistenza antimicrobica, ovvero studi sui cambiamenti climatici che hanno un' influenza diretta sull'attività dei patogeni (attraverso variazioni nell'espressione della virulenza e della resistenza) o un'influenza indiretta (attraverso variazioni nell'epidemiologia ospite-patogeno). Il 12% degli studi (n=70) invece conteneva riferimenti a soluzioni condivise, mostrando sinergie positive negli approcci volti ad affrontare i cambiamenti climatici (ad esempio, mitigazione e adattamento) e gli interventi mirati al controllo della resistenza antimicrobica. L'analisi tematica dei dati estratti ha identificato tre tipi generali di sistemi nell'interazione cambiamento climatico e AMR: sistemi terrestri, acquatici e sanitari. In linea con il concetto di One Health, questa revisione ha mostrato come il cambiamento climatico e la resistenza antimicrobica stiano aggravando le relazioni complesse e interdipendenti tra salute animale, ambiente e salute umana. Gli autori hanno concluso che il miglioramento della gestione delle risorse naturali e degli ecosistemi, l'innovazione agricola, la sicurezza alimentare e una migliore comprensione dell’ interazione tra cambiamento climatico e AMR, potranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici e dei piani d'azione a lungo termine delle Nazioni Unite, a livello locale e globale.

° VAN BAVEL, Bianca, et al. Intersections between climate change and antimicrobial resistance: a systematic scoping review. The Lancet Planetary Health, 2024, 8.12: e1118-e1128.

2. Temperatura ambientale e incremento ponderale nel primo anno di vita

Il rapido aumento di peso nei primi mesi di vita è un fattore di rischio noto per lo sviluppo di obesità infantile e malattie metaboliche a lungo termine. Tuttavia, le influenze ambientali su questo fenomeno sono ancora poco comprese. Questo studio esamina il legame tra l'esposizione alla temperatura ambientale e il rapido aumento di peso nei neonati, un aspetto cruciale nel contesto del cambiamento climatico e dell'aumento delle temperature globali. L’obesità nella popolazione pediatrica ed adolescenziale è considerata un problema di sanità pubblica anche in Israele. Da altri studi emerge che un incremento rapido del peso dopo la nascita, soprattutto la prima settimana di vita, sarebbe uno dei fattori di rischio di obesità nelle età successive. Alla base di tale associazione vi sarebbero sia fattori biologici che fattori legati allo stile di vita. Tra i fattori biologici avrebbe un ruolo il tessuto adiposo bruno, importante per la termogenesi del neonato, e, nell’adulto, sarebbe dimostrata una associazione negativa tra attività di tale tessuto ed entità del BMI. In uno studio di popolazione del 2022 era stata riscontrata una associazione positiva tra velocità dell’ incremento ponderale e temperatura ambientale nel primo anno di vita tra i bambini israeliani. Tale studio aveva però dei limiti che gli stessi autori cercano di superare con questo nuovo studio, ampliando la numerosità della popolazione ed utilizzando dei modelli avanzati di raccolta dati ed analisi. Si tratta di uno studio di coorte a dimensione nazionale che riguarda 1.100.576

Ambiente e Salute

bambini, circa l’80% dei nati in Israele tra il 2011 e 2019. Il peso di tali bambini è stato rilevato con misurazioni ripetute dalla nascita ai 15 mesi di vita e per l’esposizione è stata calcolata la media settimanale della temperatura ambientale durante la gravidanza e il primo mese di vita, mese in cui si ha normalmente il picco di incremento ponderale postnatale. L’ analisi dei dati ottenuti confermerebbe l’associazione positiva tra aumento della temperatura ambientale e velocità dell’ incremento ponderale nel primo anno di vita. Tenendo conto delle variabili confondenti e confrontando i quintili più alti con quelli più bassi della temperatura ambientale durante la gravidanza l’RR per un maggior incremento ponderale è di 1.33 (IC 95% 1.25 - 1.40) ed in particolare, stratificando per i vari trimestri, il rischio risulta più elevato quando l’ esposizione a temperature più elevate si ha nel primo e secondo trimestre. L’ esposizione a più alte temperature nel primo mese di vita avrebbe un RR per un maggiore incremento ponderale pari a 1.19 (IC 95% 1.15 – 1.23). L’ associazione si inverte quando l’ analisi riguarda i dati relativi all’ esposizione nell’ultimo trimestre di gravidanza. I risultati di tale studio evidenzierebbero quindi un ulteriore effetto del cambiamento climatico sulla salute e di cui dover tener conto. Lo studio si distingue per l’uso di una coorte ampia e dati ambientali dettagliati, permettendo un’analisi solida dell’associazione tra temperatura ambientale e rapido aumento di peso nei neonati. Tuttavia, la natura osservazionale impedisce di stabilire causalità e alcuni fattori confondenti non sono stati completamente considerati, limitando la generalizzabilità dei risultati.

° Alterman N et al: Ambient temperature exposure and rapid infant weight gain. Int J Epidemiol. 2024 Oct 13;53(6):dyae134.

3. Temperatura ambientale e depressione postpartum. Uno studio retrospettivo di coorte

Le esposizioni termiche postpartum sono associate ad un aumento del rischio di depressione postpartum (PPD) con modificazioni dell'effetto osservate per fattori ambientali e socio-demografici. Lo studio sottolinea la necessità di strategie di adattamento climatico per proteggere la salute mentale delle madri dopo il parto. L’ obiettivo primario di questo studio è stato esaminare le associazioni tra l' esposizione termica postpartum e il rischio di PPD, l'obiettivo secondario includeva l'esplorazione di potenziali modificatori dell'effetto, come le caratteristiche materne (età, etnia, livello di istruzione), i fattori ambientali (inquinamento atmosferico, presenza di spazi verdi) e le misure di adattamento climatico (aria condizionata), per identificare le donne a rischio più elevato e sviluppare strategie di prevenzione mirate. Lo studio di coorte retrospettivo ha reclutato 429.839 donne con parti singoli registrati presso Kaiser Permanente Southern California dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2018. Sono state escluse le gravidanze con età gestazionale < 20^ settimana, i nati morti, la mancanza di un indirizzo residenziale valido, le gravidanze multiple e le madri non iscritte al sistema sanitario al momento della gravidanza. Le diagnosi di PPD si è basata sulla combinazione di codici diagnostici, scala EPDS (punteggio ≥10) e dati sulle prescrizioni farmacologiche nel primo anno postpartum. La valutazione dell’esposizione comprendeva i dati della temperatura ambiente storica giornaliera (massima, minima, media) ottenuti dal dataset gridMET (prodotto dal Climatology Laboratory) l'esposizione termica postpartum calcolata dalla data del parto

fino alla diagnosi di PPD, considerando anche finestre temporali di esposizione a breve termine (1 mese e 2 settimane). L'analisi statistica è stata condotta con modelli di regressione logistica a tempo discreto per stimare l'associazione tra esposizione termica e PPD. L'analisi di modificazione dell'effetto è stata basata su età materna, etnia, reddito, livello di istruzione, inquinamento atmosferico, spazi verdi e disponibilità di aria condizionata. I risultati mostrano che vi sono stati 46.114 casi di depressione postpartum su 429.839 gravidanze (età media delle madri: 30.22 ± 5.75 anni). Il rischio di PPD è risultato positivamente associato all'esposizione a temperature medie più elevate (aOR per incremento dell'intervallo interquartile: 1.07; IC 95%: 1.05-1.09) e a una maggiore variabilità di temperatura diurna (aOR: 1.08; IC 95%: 1.06-1.10), con un effetto più marcato per le temperature massime rispetto alle minime. I rischi legati alla temperatura erano più alti tra madri afroamericane, asiatiche, ispaniche e tra quelle con età pari o superiore a 25 anni. L'impatto della temperatura era maggiore anche per le madri esposte a livelli più elevati di inquinamento atmosferico, minore presenza di spazi verdi o scarso utilizzo dell'aria condizionata. I risultati dello studio sono attendibili grazie alla robustezza metodologica, alla qualità dei dati e alla dimensione del campione, tuttavia alcune limitazioni legate alla misurazione delle esposizioni e alla generalizzazione dei risultati richiedono cautela nell'interpretazione. Ulteriori studi in contesti diversi e con dati più dettagliati sull’ esposizione individuale potrebbero confermare e ampliare le conclusioni. Questa analisi si distingue per l’ampia coorte studiata, l’utilizzo di dati clinici di alta qualità e l’approccio multidimensionale alle variabili ambientali e sociali.

° Yi Sun et al: Association of Postpartum Temperature Exposure with Postpartum Depression: A Retrospective Cohort Study in Southern California. Environmental Health Perspectives 132, 11,117004, 2024, doi 10.1289/EHP14783.

Inquinamento atmosferico

1. Inquinamento indoor nelle scuole. Una revisione dei parametri rilevanti per la sua valutazione

Gli studenti trascorrono un tempo prolungato negli ambienti scolastici e la qualità dell’ aria interna in questi ambienti (IQA) può influenzare la loro salute nonché il rendimento scolastico. Questo studio si propone di revisionare i parametri rilevanti (caratteristiche dell'edificio e fattori legati all'occupazione e alle attività) per la valutazione della IQA nelle strutture scolastiche e identificare i parametri da considerare quando si esegue una campagna di monitoraggio della qualità dell'aria nelle scuole. È stata condotta una revisione narrativa della letteratura, concentrandosi su 7 parametri chiave: ubicazione dell'edificio, layout e materiali di costruzione, sistemi di ventilazione e pulizia dell'aria, materiali di finitura, dati demografici degli occupanti, occupazione e attività. I risultati hanno rivelato che i livelli di CO2 sono stati influenzati prevalentemente dall'occupazione delle aule e dai tassi di ventilazione, mentre le concentrazioni di particolato (PM) sono state significativamente influenzate dall'ubicazione dell'edificio, dalla progettazione e dalle attività degli occupanti. Inoltre, questa revisione ha evidenziato la presenza

nell’aria delle aule scolastiche di altri inquinanti, come metalli in tracce, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), monossido di carbonio (CO), biossido di azoto (NO2), gas di scarico. Sebbene esista un'ampia letteratura sull'IAQ nelle scuole, rimangono ancora delle lacune significative. Questo studio ha evidenziato la necessità di ulteriori studi nelle scuole medie e superiori, nonché in altri microambienti indoor all'interno di contesti educativi. Inoltre, ha sottolineato la necessità di valutazioni complete dell'esposizione, di studi a lungo termine e dell'impatto dell’utilizzo di nuovi materiali sull' IAQ. Anche le variazioni stagionali e le implicazioni dell’utilizzo delle tecnologie emergenti sono stati identificati come aspetti che richiedono ulteriori indagini. Affrontare queste lacune attraverso una ricerca mirata e considerare gli standard e le linee guida più aggiornate per la IAQ, potrebbe portare a definire strategie più efficaci per migliorare la IAQ e salvaguardare la salute e il rendimento degli studenti.

° Branco PTBS et al: A review of relevant parameters for assessing indoor air quality in educational facilities. Environ Res. 2024 Nov 15;261:119713.

2. Esposizione a lungo termine all'ozono e disturbi del sonno nei bambini: uno studio cinese Lo studio esplora il legame tra l'esposizione prolungata all'ozono (O3) e i disturbi del sonno nei bambini. La ricerca è stata condotta in 14 città della Cina, coinvolgendo un campione di oltre 185.000 bambini di età compresa tra 6 e 18 anni. Per valutare la qualità del sonno, i genitori hanno compilato il questionario standardizzato SDSC (Sleep Disturbance Scale for Children), mentre i livelli di ozono nelle zone residenziali e scolastiche sono stati stimati utilizzando dati satellitari a risoluzione elevata. I risultati rivelano che quasi un bambino su cinque (il 19.4%) soffre di almeno un disturbo del sonno, come difficoltà ad addormentarsi, risvegli frequenti o sonnolenza diurna. L'analisi ha mostrato che l'esposizione prolungata a concentrazioni più elevate di ozono aumenta significativamente il rischio di questi problemi. In particolare, l'effetto è risultato più marcato nelle regioni del sud-est della Cina, dove l'ozono tende a essere più presente e le abitudini di vita possono favorire una maggiore esposizione. Anche tenendo conto di altri fattori come l'inquinamento da particolato (PM2.5), il biossido di azoto (NO₂), le condizioni meteorologiche e le caratteristiche socio-economiche, l'associazione tra ozono e disturbi del sonno è rimasta solida. Questo suggerisce che l'ozono abbia un impatto diretto e indipendente sulla salute del sonno dei bambini. In conclusione, lo studio sottolinea come la prolungata esposizione all'ozono è positivamente correlata a disturbi del sonno nei bambini, suggerendo la necessità di interventi per ridurre i livelli di ozono nelle aree urbane e proteggere il benessere dei più giovani, evidenziando al contempo l'importanza di ulteriori ricerche per comprendere meglio i meccanismi biologici alla base di questa associazione. Lo studio offre un'analisi approfondita del possibile impatto dell'ozono sui disturbi del sonno nei bambini, ma la dipendenza dai questionari e la potenziale interferenza di altri inquinanti atmosferici sollevano la necessità di ulteriori studi con misurazioni più oggettive e controllate.

° Gui ZH et al: Long-term exposure to ozone and sleep disorders in children: A multicity study in China. Environ Res. 2024 Nov 1;260:119553.

3. Esposizione prenatale agli inquinanti atmosferici e disturbi dello spettro autistico nei bambini piccoli: uno studio caso-controllo canadese

Lo studio analizza l'associazione tra l'esposizione prenatale agli inquinanti atmosferici e l'insorgenza dei disturbi dello spettro autistico (ASD) nei bambini piccoli attraverso uno studio caso-controllo in Canada. Lo studio ha esaminato 1.589 casi di bambini con ASD e 7.563 controlli, confrontando le esposizioni delle madri durante periodi specifici della gravidanza e prima del concepimento a tre inquinanti atmosferici principali: biossido di azoto (NO₂), ozono a livello del suolo (O₃) e particolato fine (PM2.5). Dallo studio è emerso che l'esposizione prenatale al NO₂ è significativamente associata a un aumento del rischio di ASD. Gli effetti erano più pronunciati in tutti i trimestri e persino prima del concepimento, con un rapporto di probabilità (odds ratio) che mostrava aumenti consistenti. Al contrario, i risultati per O₃ e PM2.5 erano meno chiari e incoerenti. L'associazione tra O₃ e ASD era debole, e quella per PM2.5 variava a seconda dei modelli statistici usati. Tuttavia, entrambi questi inquinanti hanno mostrato effetti meno robusti rispetto al NO₂. L'esposizione al NO₂ è risultata particolarmente critica durante la fase precoce e centrale della gravidanza, con un declino degli effetti verso la fine. Lo studio sottolinea che l'esposizione al NO₂ potrebbe influenzare lo sviluppo neurologico del feto attraverso meccanismi come lo stress ossidativo, l'infiammazione e l'alterazione dello sviluppo placentare. Tuttavia, rimangono incertezze riguardo agli effetti combinati di più inquinanti e all'interazione con altri fattori ambientali e genetici. Nonostante alcune limitazioni, come la mancanza di dati sui cambiamenti di residenza durante la gravidanza e la possibile sotto rappresentazione di bambini con ASD che non accedono a servizi pubblici, i risultati evidenziano l'importanza di ulteriori ricerche sull'inquinamento atmosferico come possibile fattore di rischio per disturbi neurologici nei bambini.

° Malia SQ et al: Association between prenatal air pollutant exposure and autism spectrum disorders in young children: A matched case-control study in Canada, Environmental Research, Volume 261,2024, 119706.

4. Particolato ultrafine, grande impatto

In questo editoriale gli autori evidenziano come nelle città canadesi di Montreal e Toronto l’inquinamento da particolato ultrafine (UFP diametro aerodinamico inferiore a 0.1 μm) sia responsabile di 1.100 decessi all’anno. Lo studio di Lloyd et al (*) effettuato dal 2001 al 2016 su un’ampia coorte di popolazione con l’obiettivo di stimare le associazioni tra l'esposizione a lungo termine a UFP outdoor e mortalità, aggiunge importanti prove agli esiti da esposizione a UFP. Esiti difficili da studiare perché UFP non è regolamentato né monitorato, nonostante studi in vitro e su animali abbiano documentato la sua sostanziale tossicità (stress ossidativo, infiammazione, lesioni tissutali e danni al DNA). La regolamentazione della qualità dell'aria in molti paesi ad alto reddito ha portato a sostanziali riduzioni delle concentrazioni ambientali di PM2.5, ma ciò non ha necessariamente causato riduzioni di UFP. Gli autori hanno utilizzato modelli di esposizione agli inquinanti basati su campagne di monitoraggio mobile su larga scala condotte in ciascuna città in un periodo di 1 anno tra il 2020 e il 2021. Per stimare le concentrazioni di UFP per gli anni 1998-2016, hanno utilizzato valori storici per

Ambiente

le emissioni del traffico basati sulle concentrazioni di ossido di azoto misurate in un processo noto come "back-casting" (il "back-casting" è una tecnica di analisi che consente di stimare le emissioni storiche sulla base dei dati attuali di ossido di azoto, fornendo un quadro più chiaro dell'impatto del traffico nel tempo e supportando decisioni ambientali basate su evidenze scientifiche). Le esposizioni sono state attribuite sulla base dei codici postali residenziali canadesi. Sono stati utilizzati modelli di rischi proporzionali di Cox per stimare i rapporti di rischio per gli esiti di mortalità non accidentale e causa specifica associati a ciascun aumento di 10.000 particelle/cm3 nella concentrazione media annua di UFP. Un aumento dell'esposizione a lungo termine a UFP è stato associato ad aumento del rischio di mortalità non accidentale (HR 1,073; IC 95% 1,061-1,085) e mortalità causa-specifica, la più forte delle quali è risultata essere la mortalità respiratoria (HR 1,174; IC 95% 1,130-1,220). La stima della mortalità per UFP a Montreal e Toronto è di circa 1.100 decessi non accidentali aggiuntivi annui. L’UFP non è regolamentato, vi è quindi la necessità di futuri interventi normativi volti a migliorare la salute della popolazione individuando questi comuni inquinanti atmosferici outdoor.

(*) Lloyd M., Olaniyan T., Ganji A. et. al. Airborne Nanoparticle Concentrations Are Associated with Increased Mortality Risk in Canada's Two Largest Cities. Am J Respir Crit Care Med 2024 Dec 1;210(11):13381347. doi: 10.1164/rccm.202311-2013OC.

° Balmes JR., Hansel NN. Tiny Particles, Big Health Impacts Am J Respir Crit Care Med 2024 Dec 1;210(11):1291-1292.

5. Inquinamento atmosferico e asma negli adolescenti in Sudafrica

Questo studio ha rivelato un significativo tasso di prevalenza di asma (18.67%) e respiro sibilante (37.69%) tra gli adolescenti residenti nel distretto di Vhembe in Sud Africa, ed ha confermato l’associazione di questa patologia con l'esposizione al fumo di tabacco (OR = 1.84; IC 95%: 1.08-3.16), il fumo di pipa ad acqua, (OR = 1.65; IC 95%: 1.16-2.36) l'uso di paraffina come combustibile per il riscaldamento (OR = 1.70; IC 95%: 0.97-2.88) e la cottura (OR = 0.48; IC 95%: 0.29-1.00) e il traffico pesante. Sono stati arruolati nello studio 2.855 adolescenti (13-14 anni), la presenza di asma o di sintomi respiratori correlati è stata indagata mediante un questionario validato autocompilato dai ragazzi (International Study of Asthma and Allergies in Childhood (ISAAC). Circa il 5% dei ragazzi ha dichiarato di fumare quotidianamente. Quasi l'11% dei partecipanti allo studio ha affermato di aver fumato la pipa ad acqua, un numero notevole di partecipanti allo studio utilizzava fonti di inquinamento atmosferico come gas (14.04%), paraffina (4.04%) e fuochi aperti (23.73%) per cucinare. Il principale punto di forza dello studio è stato l'uso di un questionario ISAAC precedentemente convalidato, e l’alto tasso di partecipazione. Si tratta tuttavia di uno studio basato su risposte auto-riportate dai partecipanti, il che può portare a una classificazione errata della malattia. Nella descrizione dello studio si segnala inoltre come il 61.46% dei ragazzi indagati vivesse in comunità esposte all'irrorazione residua interna (IRS) per il controllo della malaria e si segnalava il rischio connesso a questo fattore. L'IRS è infatti una strategia chiave per il controllo della malaria che prevede l'irrorazione di pesticidi sulle superfici

interne delle abitazioni per uccidere le zanzare e, benché si sia dimostrato utile nel ridurre la trasmissione della malaria, può rappresentare un rischio per le popolazioni vulnerabili a seguito dell’inalazione delle sostanze chimiche utilizzate. Tuttavia lo studio non ha portato nessun dato a conforto di tale ipotesi.

° RATHOGWA-TAKALANI, Funzani, et al. The Prevalence of Childhood Asthma, Respiratory Symptoms and Associated Air Pollution Sources Among Adolescent Learners in Selected Schools in Vhembe District, South Africa. International Journal of Environmental Research and Public Health, 2024, 21.11: 1536.

6. Esposizioni precoci all’inquinamento atmosferico e funzione tiroidea nei bambini: uno studio prospettico di coorte Lo studio evidenzia che l’ associazione tra esposizione al particolato fine (PM2.5) e i livelli di ormone tireotropo (TSH) nei bambini varia a seconda del periodo di esposizione. L’ esposizione durante la prima fase della gestazione è risultata inversamente associata ai livelli di TSH nell'infanzia, suggerendo un possibile effetto inibitorio precoce sulla funzione tiroidea. Al contrario, l’ esposizione durante l'infanzia è stata positivamente associata ai livelli di TSH, indicando un potenziale effetto stimolante sulla regolazione ormonale tiroidea nei bambini. Lo studio ha valutato la relazioni tra esposizione al PM2.5 e al biossido di azoto (NO2) e la funzione tiroidea nei bambini. Sono stati misurati i livelli di tireotropina, triiodotironina e tiroxina libera nei bambini (n = 684) residenti in un'area rurale coreana all'età di 2, 4, 6 o 8 anni dal 2012 al 2020 nella coorte Environment and Development of Children. È stata analizzata la relazione tra i livelli medi di esposizione residenziale al PM2.5 e NO2 durante la gravidanza e i livelli medi di 1 anno prima della visita e la funzione tiroidea durante l'infanzia. È stata osservata un’ associazione inversa tra aumenti di 10 μg/m3 del PM2.5 durante il primo trimestre e livelli di tireotropina all'età di 4 anni (β, -0.12; IC 95%: -0.22, -0.02) e di 6 anni (β, -0.16; IC 95%: -0.26, -0.06). Non è stata trovata alcuna associazione tra esposizione al PM2.5, esposizione durante il secondo e terzo trimestre e livelli di TSH nell'infanzia. L’ esposizione a PM2.5 durante l’infanzia è risultata positivamente associata all'aumento della tireotropina all'età di 4 anni (β, 0.2; IC 95%: 0.06, 0.35) e di 6 anni (β, 0.16; IC 95%: 0.02, 0.29) e inversamente correlata ai livelli di tiroxina libera all'età di 8 anni (β, -0.04; IC 95%: -0.07, -0.01). Nessuna relazione è stata riscontrata tra esposizione a NO2 e funzione tiroidea. In conclusione, l'associazione tra esposizione a PM2.5 e i livelli di tireotropina erano associati a variazioni della funzione tiroidea in bambini di età 2-8 anni che cambiavano a seconda dei tempi di esposizione. L'esposizione gestazionale precoce ha mostrato una relazione inversa, mentre l'esposizione infantile è stata positivamente associata ai livelli di tireotropina infantile. È uno studio osservazionale e quindi non può stabilire un rapporto di causalità tra esposizione all’inquinamento e alterazioni tiroidee., il follow-up limitato potrebbe non catturare appieno gli effetti a lungo termine sulle funzioni tiroidee, e fattori confondenti come dieta e predisposizione genetica potrebbero influenzare i risultati. Infine, la generalizzabilità dei risultati potrebbe essere limitata a causa delle caratteristiche specifiche della popolazione studiata Secondo gli autori gli effetti a lungo termine dell'esposizione all'inquinamento atmosferico nelle prime fasi della vita e i meccanismi sottostanti dovrebbero essere oggetto di studi futuri.

° Heo YJ et al: Early life air pollution exposures and thyroid function in children: A prospective cohort study. Environ Pollut. 2024 Dec 15;363(Pt 1):125092.

7. Esposizione all’ inquinamento atmosferico e alla temperatura e asma e respiro sibilante in bambini messicani Lo studio esamina gli effetti combinati dell'inquinamento atmosferico e delle variazioni di temperatura, sia prenatali che postnatali, sullo sviluppo di asma e respiro sibilante nei bambini messicani. Identificando le finestre di maggiore vulnerabilità, la ricerca fornisce nuove evidenze sull'importanza di politiche ambientali volte a ridurre l'esposizione ai fattori di rischio sin dalle prime fasi della vita. L’ obiettivo è stato quello di identificare le finestre critiche di suscettibilità di questa esposizione, valutare la diversità di genere in queste associazioni e valutare le interazioni con le diverse esposizioni. Sono state analizzate 468 coppie madre-bambino iscritte alla coorte di nascita PROGRESS di Città del Messico. I livelli residenziali giornalieri di PM2.5, NO2 e temperatura sono stati generati dai modelli convalidati con risoluzione spazio-temporale dal concepimento all'età di 4 anni. La diagnosi di asma e del wheezing infantile è stata fatta in base ai dati raccolti a 4-6 e 7-8 anni. Sono risultate finestre critiche per l’associazione di esposizione a PM2.5 e comparsa di wheezing la parte centrale della gravidanza e per l’ esposizione a PM2.5 e NO2 il primo anno di vita. Le temperature ambientali più calde e più fredde hanno mostrato effetti misti sugli esiti respiratori. È inoltre emersa un'interazione sinergica tra un'elevata esposizione al PM2.5 e alle alte temperature durante il primo anno di vita, associata a maggiori probabilità di insorgenza di wheezing. Per quanto riguarda la diversa suscettibilità di genere le associazioni tra l'esposizione prenatale all'inquinamento atmosferico e alla temperatura ambientale e gli esiti respiratori sono risultate più pronunciate nei maschi. Le implicazioni di questi risultati, insieme alle evidenze già esistenti, suggeriscono come la riduzione dell'esposizione all'inquinamento atmosferico nel primo anno di vita potrebbe potenzialmente ridurre il rischio di sviluppare asma infantile e wheezing. Essendo osservazionale, lo studio non può stabilire un rapporto causale diretto tra esposizione e sviluppo di asma. La qualità dei dati dipende dalle misurazioni ambientali e dai questionari parentali, soggetti a possibili errori di misclassificazione o bias di memoria. Inoltre, la generalizzabilità dei risultati potrebbe essere limitata a contesti con caratteristiche ambientali e socioeconomiche simili. Infine, non sono stati considerati altri fattori di rischio individuali, come predisposizione genetica e infezioni respiratorie precoci, che potrebbero influenzare i risultati.

° HU, Cheng-Yang, et al. Windows of susceptibility and joint effects of prenatal and postnatal ambient air pollution and temperature exposure on asthma and wheeze in Mexican children. Environment international, 2024, 193: 109122.

8. Inquinamento atmosferico e QI nei bambini: una revisione sistematica e metanalisi

Gli autori hanno sintetizzato le evidenze disponibili per quantificare l'impatto dell'inquinamento atmosferico sulla cognizione infantile, un aspetto fondamentale per il benessere a lungo termine e il rendimento scolastico. I risultati mostrano che un aumento dell'esposizione al PM2.5 è associato a una riduzione

del QI nei bambini, suggerendo che l’inquinamento atmosferico possa influenzare negativamente lo sviluppo neurologico già dalle prime fasi della vita. Comprendere l'entità di questo effetto è fondamentale per stabilire politiche di sanità pubblica che proteggano la salute dei bambini e sostengano il progresso della società. L’obiettivo di questo studio era quello di quantificare l'associazione tra l'inquinamento atmosferico da PM2.5 e la perdita delle funzioni cognitive nei bambini, misurata con i punteggi del quoziente di intelligenza (QI), attraverso una revisione sistematica della letteratura e una meta-analisi. È stata condotta una ricerca sistematica della letteratura su sette database (Agricultural and Environmental Science, BIOSIS Citation Index, Embase, GreenFILE, PubMed, Scopus e Web of Science) al fine di andare a identificare gli studi scientifici originali che indagano l'impatto dell'esposizione a PM2.5 durante i periodi pre e postnatali sulla perdita di QI durante l'infanzia. Utilizzando i dati degli studi inclusi per la review finale, gli autori hanno condotto una metanalisi per calcolare un coefficiente beta che quantificasse l'effetto complessivo dell'esposizione al PM2.5 su QI su scala completa (FSIQ), QI di prestazione (PIQ) e QI verbale (VIQ). Delle 1.107 pubblicazioni identificate, sei studi soddisfacevano i criteri di inclusione per la revisione finale, rappresentando 4.860 bambini in tre continenti (Nord America, Europa e Asia). La concentrazione media di PM2.5 in tutti gli studi era di 30.4 ± 24.4 μg/m3; il periodo di esposizione variava dal periodo prenatale alla prima infanzia e i bambini avevano in media 8.9 anni al momento del test cognitivo. I risultati hanno evidenziato che ogni aumento di 1 μg/m3 nella concentrazione di PM2.5 era associato ad una variazione di -0.27 punti nel FSIQ (p<0.001), una variazione di 0.39 punti nel PIQ (p=0.003) e una variazione di -0.24 punti nel VIQ (p=0.021). In conclusione attraverso questa review e meta-analisi gli autori hanno identificato una relazione statisticamente significativa tra una maggiore esposizione all' inquinamento atmosferico da PM2.5 e una riduzione della funzione cognitiva nei bambini, con l'impatto più pronunciato sul PIQ. Lo studio fornisce una sintesi quantitativa solida sull'associazione tra PM2.5 e riduzione del QI nei bambini, grazie a un'analisi sistematica e meta-analitica; presenta però dei limiti legati all'eterogeneità tra gli studi inclusi, alla possibile influenza di fattori confondenti non sempre considerati (come il contesto socioeconomico e altre esposizioni ambientali) e alla mancanza di studi longitudinali che valutino gli effetti a lungo termine.

° Alter NC, Whitman EM, Bellinger DC, Landrigan PJ. Quantifying the association between PM2.5air pollution and IQ loss in children: a systematic review and meta-analysis. Environ Health. 2024 Nov 18;23(1):101.

Inquinamento da sostanze chimiche non atmosferiche

1. Esposizione a pesticidi e asma in una coorte pediatrica urbana a basso reddito

Questo studio analizza la relazione tra esposizione ai pesticidi e morbilità asmatica in una coorte pediatrica a basso reddito di Baltimora, fornendo dati cruciali su un fenomeno poco studiato nelle popolazioni urbane. Utilizzando biomarcatori urinari per quantificare l'esposizione ai pesticidi organofosfati e piretroidi,

Ambiente

lo studio ha rilevato associazioni tra livelli elevati di pesticidi e un aumento della frequenza e gravità dei sintomi asmatici. I risultati suggeriscono che l'esposizione cronica a queste sostanze possa contribuire all'infiammazione delle vie aeree e peggiorare il controllo dell’asma nei bambini. In questo studio sono state misurate le concentrazioni urinarie di 10 biomarcatori per insetticidi piretroidi (ciflutrin:4F-3PBA, permetrina:3PBA), insetticidi organofosfati (clorpirifos:TCPY, malathion:MDA, parathion:PNP, diazinon:IMPY) ed erbicidi (glifosato: AMPA, GPS; acido 2.4-dicholorfenossiacetico:2.4-D; acido 2,4,5-tricholorphenoxyacetic:2,4,5-T) in 148 bambini (5-17 anni, età media 11.2 anni) con asma accertata appartenenti allo studio MAACS (Mouse Allergen and Asthma Cohort Study ) arruolati nel periodo aprile 2007-giugno 2009 a Baltimora (USA). I bambini arruolati erano prevalentemente neri (91%), i campioni di urina e le misure di morbilità dell'asma sono stati raccolti ogni tre mesi per un anno. Sono state analizzate le associazioni tra le concentrazioni di biomarcatori di pesticidi e le misure di morbilità dell'asma, controllando l'età, il sesso, la razza, l'istruzione del caregiver, la stagione e il fumo di tabacco ambientale. Nelle analisi di sensibilità, la robustezza dei risultati è stata analizzata dopo aver tenuto conto delle coesposizioni ambientali. Le concentrazioni di biomarcatori di pesticidi rilevate frequentemente (≥90% di rilevamento) (IMPY, 3PBA, PNP, TCPY, AMPA, GPS) variavano considerevolmente durante il periodo di follow-up. Sono state osservate associazioni significative tra il biomarcatore clorpirifos, TCPY, e i sintomi dell'asma. Le concentrazioni di questo metabolita erano più elevate rispetto ai dati di studi di altre popolazioni. Le concentrazioni urinarie di TCPY sono state associate ad un aumento delle probabilità di tosse, respiro sibilante o costrizione toracica (Odds Ratio aggiustato, aOR, TCPY:1,60, intervallo di confidenza al 95%, CI:1,17-2,18). Le concentrazioni urinarie di TCPY sono state anche associate a giorni massimi di sintomi (aOR: 1.38, CI: 1.02-1.86), sintomi correlati all'esercizio fisico (aOR: 1.63, CI:1.09-2.44) e ricoveri per asma (aOR: 2.84, CI: 1.08-7.43). Non sono state riscontrate associazioni tra le esposizioni ai pesticidi valutati e le misure di funzionalità polmonare o di infiammazione. Sono inoltre stati riscontrati livelli dell’ erbicida glifosato con una frequenza maggiore rispetto ad altre popolazioni pediatriche statunitensi. Tra i bambini prevalentemente neri, appartenenti a popolazione svantaggiata, con asma, si è riscontrato che il clorpirifos è associato alla morbilità dell'asma. Gli autori concludono che sono necessarie ulteriori ricerche per valutare il contributo dell'esposizione ai pesticidi alla salute respiratoria pediatrica e caratterizzare le fonti di esposizione tra le popolazioni vulnerabili per interventi mirati.

° Magdalena Fandiño-Del-Rio et al: Characterization of pesticide exposures and their associations with asthma morbidity in a predominantly low-income urban pediatric cohort in Baltimore City, Environmental Research, Volume 263, Part 2, 2024, 120096, ISSN 0013-9351.

2. Esposizione postnatale precoce e contemporanea ai metalli e risultati neurocomportamentali a 5 anni

Lo studio sottolinea l'importanza di ridurre l'esposizione precoce ai metalli pesanti per prevenire problemi comportamentali, pur riconoscendo la necessità di ulteriori indagini con campioni più ampi e controlli più rigorosi. Gli autori hanno indagato l'associazione tra l'esposizione ai metalli durante diverse fasi della vita

postnatale e i risultati neuro-comportamentali nei bambini in età prescolare. Le concentrazioni urinarie di sei metalli (arsenico, cadmio, cromo, piombo, manganese e vanadio) sono state misurate utilizzando la spettrometria di massa in 220 partecipanti (130 maschi e 90 femmine) in due momenti: prima di 1 anno e a 5 anni di età. Le madri hanno completato il Child Behavior Checklist quando i bambini avevano 5 anni. Sono state utilizzate le analisi di regressione lineare e logistica multivariata per valutare l'associazione tra le concentrazioni di metalli e i risultati comportamentali e la regressione con kernel machine bayesiana (BKMR) che è un metodo statistico avanzato per analizzare i dati relativi ad esposizioni multiple ed il loro impatto su un dato risultato, in questo caso il comportamento infantile. Le concentrazioni di arsenico (As) urinario nei neonati erano associate a punteggi più alti per problemi comportamentali ansiosi/timidi (β variava da 0.03 a 0.23). Ulteriori analisi hanno mostrato che l'esposizione ad As aumentava le probabilità di punteggi rientranti nell'intervallo borderline o clinico per problemi ansiosi/ depressivi, affettivi e pervasivi dello sviluppo (OR: 2.45-3.40). La stratificazione per sesso ha indicato una significatività nelle ragazze, ma non nei ragazzi. L'analisi BKMR ha mostrato che, tra le miscele di metalli, As ha avuto un effetto maggiore sui punteggi comportamentali. Le concentrazioni di cadmio urinario nei neonati erano anche associate a punteggi comportamentali più alti, ma non aumentavano il rischio di problemi clinici. Un'indagine trasversale nei bambini di 5 anni non ha mostrato un'associazione significativa tra l'esposizione contemporanea ai metalli ed i risultati comportamentali. Pertanto, l'esposizione ad As e Cd durante l'infanzia sarebbe associata a problemi emotivi nei bambini; in particolare l'effetto dell'esposizione all'As sarebbe più pronunciato tra le neonate. Lo studio si distingue per l'analisi delle esposizioni ai metalli in due fasi della vita infantile, offrendo una prospettiva sui loro effetti cumulativi e recenti. Grazie all'uso del metodo avanzato BKMR vengono valutati gli effetti combinati delle miscele di metalli. I limiti dello studio includono una dimensione campionaria ridotta, la difficoltà ad attribuire un ruolo causale ai singoli metalli nei risultati neurocomportamentali, trattandosi spesso di esposizione a miscele; la concentrazione di metalli nelle urine come unico biomarcatore di esposizione e infine non è stato valutato il contributo dell'esposizione ai metalli durante la gravidanza, che potrebbe avere un impatto significativo.

° Liao SL et al: Early postnatal and concurrent exposure to metals and neurobehavioral outcomes at 5 years: Associations with individual environmental exposures and mixtures. Neurotoxicology. 2024 Dec;105:5866.

3. Esposizione materna ai metalli e neurosviluppo nei bambini. Il ruolo dell'esposizione materna

Lo studio esplora il ruolo dell’ ormone tireostimolante (TSH) come possibile mediatore nell’ associazione tra l’esposizione materna ai metalli e lo sviluppo neurocognitivo nei bambini. Le concentrazioni plasmatiche di 10 metalli sono state misurate in 2.887 donne in gravidanza in una coorte di nascita cinese alla 13^ settimana di gestazione in media (9-17 settimane). Il TSH era misurato da sangue capillare a 48-72 ore dalla nascita. All' età di due anni, il neurosviluppo dei bambini è stato valutato utilizzando indici di sviluppo mentale (MDI) e indici di sviluppo

psicomotorio (PDI), definendo il ritardo dello sviluppo neurologico come MDI ≤ 79 (ritardo cognitivo) o PDI ≤ 79 (ritardo motorio). Sono state analizzate le associazioni tra metalli singoli e misti con il rischio di ritardo dello sviluppo neurologico e gli effetti mediati dell'ormone stimolante la tiroide (TSH) sul rischio di ritardo dello sviluppo neurologico associato ai metalli, con analisi di mediazione. Secondo il modello a singolo metallo, i livelli di V, Mn e Pb (vanadio, manganese, piombo) sono associati positivamente al ritardo dello sviluppo neurologico. Il modello WQS (modello di regressione della somma quantilica ponderata) ha trovato associazioni coerenti (Odds Ratio [OR] 1.55, 95% Confidence Interval [CI] da 1.23 a 1.95), evidenziando V, Mn e Pb come le principali cause del ritardo cognitivo. Ulteriori analisi di mediazione hanno rivelato che l'associazione tra i metalli (principalmente V, Mn e Pb) e il rischio di ritardo dello sviluppo neurologico è mediata dal TSH, con proporzioni che vanno dal 3.18 al 10.14% (P < 0.05). I risultati hanno evidenziato che l'esposizione prenatale ai metalli era associata a rischi più elevati di ritardo dello sviluppo neurologico, con il TSH che potrebbe mediare questo effetto. I punti di forza di questo studio sono l'approccio prospettico, la misurazione diretta dei livelli di metalli e ormoni tiroidei e l'analisi dettagliata dei meccanismi biologici coinvolti. Tuttavia, alcune limitazioni devono essere considerate: l’ assenza di misurazioni longitudinali, che non permette di valutare le fluttuazioni dell’ esposizione nel tempo, e il disegno osservazionale, che impedisce di stabilire relazioni causali definitive. Inoltre, la generalizzabilità dei risultati potrebbe essere limitata dalla specificità della coorte studiata.

° Yu L et al: Thyroid-stimulating hormone (TSH) mediates the associations between maternal metals and neurodevelopment in children: A prospective cohort study. Environ Pollut. 2024 Dec 15;363(Pt 1):125150.

4. ▶ Asma e riduzione della funzionalità polmonare nei bambini esposti a sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS). Una metanalisi

L'obiettivo di questa metanalisi è stato quello di esaminare le ricerche esistenti sull'esposizione ai PFAS e la diagnosi di asma o di ridotta funzionalità polmonare nei bambini (<17 anni) per evidenziare ciò che è noto in letteratura e identificare le lacune della ricerca per le indagini future. La revisione ha utilizzato diversi database bibliografici (Scopus, Embase, Web of Science (core Collection), Medline e CINAHL) insieme a fonti di “grey literature”1 nel gennaio 2023. Dei 12 studi epidemiologici osservazionali (su 513) individuati dagli autori per le analisi qualitative, 4 studi sono stati inclusi nelle analisi quantitative. La metanalisi ha rivelato un'associazione significativa tra l'esposizione al perfluoroottanoato (PFOA) e la prevalenza dell'asma nei bambini [Odds Ratios (OR) = 1.162 (95% CI: 1,004-1,321)], mentre l'associazione per il perfluoroottano sulfonato (PFOS) non è risultata statisticamente significativa [OR = 1.03 (95%CI: 0.8061,265]. I risultati della sintesi narrativa dei quattro studi inclusi non hanno dimostrato associazioni significative tra l'esposizione ai PFAS e la riduzione della funzione polmonare. Gli autori concludono come i dati in letteratura ad oggi suggeriscano che i bambini esposti al PFOA possano avere un rischio maggiore di sviluppare asma. Sono necessari però ampi studi longitudinali con esposizioni omogenee ai PFAS e misure di outcome standardizzate per accertare questi esiti con maggiore certezza, nonché

studi tossicologici per indagare i meccanismi sottostanti.

° Rafiee A et al: Asthma and decreased lung function in children exposed to perfluoroalkyl and polyfluoroalkyl substances (PFAS): An updated meta-analysis unveiling research gaps. Environ Res. 2024 Dec 1;262(Pt 1):119827.

5. Esposizione prenatale a PFAS, emodinamica feto-placentare e crescita fetale

In questo studio sono state valutate le associazioni tra l'esposizione prenatale a PFAS, la crescita fetale e l'emodinamica feto-placentare. Sono state incluse 747 donne in gravidanza dalla coorte di nascita BiSC (Barcellona, Spagna (2018-2021)). 23 PFAS sono stati misurati a 32 settimane di gravidanza nel plasma materno, di cui 13 presenti sopra i livelli rilevabili. La crescita fetale è stata misurata tramite ecografia, come peso fetale stimato alla 32^ e alla 37^ settimana di gestazione e peso neonatale. Le misurazioni doppler per gli indici di pulsatilità (PI) dell'arteria uterina (UtA), ombelicale (UmA) e cerebrale media (MCA), nonché il rapporto cerebroplacentare (CPR - rapporto MCA a UmA), sono state ottenute a 32^ settimane per valutare l'emodinamica feto-placentare. Riguardo ai risultati ottenuti, singoli PFAS e loro miscela tendevano ad essere associati ad una ridotta crescita fetale e al PI del CPR, ma poche associazioni hanno raggiunto significatività statistica. In particolare, perfluoroottano sulfonato (PFOS), perfluoroettanoato (PFHpA) e perfluorododecanoato (PFDoDa) erano associati a diminuzioni statisticamente significative del punteggio z del peso fetale di 0.13 (IC 95% (-0.22, -0.04), 0.06 (-0.10, 0.01), e 0.05 (-0.10, 0.00), rispettivamente, per ogni raddoppio della concentrazione. La miscela di PFAS era associata ad una non significativa diminuzione di 0.09 nel punteggio z del peso alla nascita (IC 95% -0.22, 0.04) per ogni incremento di quartile. Le associazioni per i PFAS di nuova generazione e per la miscela di PFAS erano meno conclusive. Le associazioni tra i PFAS e l'emodinamica fetoplacentare richiedono ulteriori indagini. Le limitazioni dello studio sono legate alla natura osservazionale, che non consente di stabilire un nesso di casualità diretta tra esposizione prenatale ai PFAS con l'emodinamica fetoplacentare e la crescita fetale, inoltre la misurazione dell'esposizione avviene in momenti specifici della gravidanza, senza considerare le variazioni nel tempo; il campione potrebbe non essere pienamente rappresentativo di altre popolazioni, e non si possono escludere fattori confondenti non misurati ed infine, l'assenza di un follow-up neonatale e infantile limita la comprensione degli effetti a lungo termine.

° Knox B et al: Prenatal exposure to per- and polyfluoroalkyl substances, fetoplacental hemodynamics, and fetal growth. Environ Int. 2024 Nov;193:109090.

6. Esposizione ai PFAS e profilo metabolico nei neonati L'esposizione ai PFAS è associata a un profilo metabolico sfavorevole nei neonati di 6 mesi di età. I risultati suggeriscono che queste sostanze chimiche persistenti possano alterare precocemente il metabolismo. L'obiettivo di questo studio è stato indagare se l’ esposizione a PFAS durante la gravidanza e nei neonati abbia un impatto sulla crescita prenatale e postnatale e sui parametri epatici e lipidici nei neonati di 6 mesi di età. I dati sulla dieta e sui parametri di crescita, nonché i campioni di sangue,

sono stati raccolti da 114 donne in gravidanza sane alla 18^ settimana e nelle donne e nei loro neonati a 6 mesi dal parto presso il Reparto Ostetrico dell'Ospedale Universitario di Haukeland, Bergen, Norvegia, tra il 2011 e il 2015. I campioni di sangue sono stati analizzati per gli enzimi epatici, i lipidi nel sangue e i PFAS. Gli acidi carbossilici perfluoroalchilici materni (PFCA) e il consumo di pesce a cena ≥ 3 giorni/settimana alla 18° settimana di gravidanza sono stati associati ad un peso alla nascita ridotto e ad un aumento percentuale del peso nei primi 6 mesi di vita. Le concentrazioni di PFCA nei neonati sono state positivamente associate alle concentrazioni sieriche di alanina aminotransferasi e colesterolo totale e LDL a 6 mesi di età. I dati dimostrano che l'esposizione prenatale e postnatale ai PFAS è associata ad un profilo metabolico sfavorevole in tenera età. Lo studio presenta alcune limitazioni quali la natura osservazionale che non consente di stabilire un nesso di causalità tra l’ esposizione ai PFAS e il profilo metabolico nei neonati; la dimensione del campione che può limitare la potenza statistica e la generalizzabilità dei risultati; non è possibile escludere l'influenza di variabili non controllate; la misurazione dell'esposizione ai PFAS, che si basa su campioni prenatali e potrebbe non riflettere con precisione la reale esposizione fetale o postnatale ed il follow-up limitato ai primi sei mesi di vita che non permette di valutare eventuali effetti metabolici a lungo termine, rendendo necessarie ulteriori ricerche longitudinali per comprendere meglio le implicazioni future di queste alterazioni precoci.

° Bjørke-Monsen AL et al: PFAS exposure is associated with an unfavourable metabolic profile in infants six months of age. Environ Int. 2024 Nov;193:109121

7. Esposizioni prenatali a PFAS e marcatori metabolomici nel cordone ombelicale

La ricerca suggerisce che l'esposizione prenatale a PFAS potrebbe alterare precocemente il metabolismo fetale, con possibili implicazioni per la salute a lungo termine, evidenziando l'importanza di una maggiore regolamentazione e monitoraggio dell'esposizione a PFAS nelle donne in gravidanza La metabolomica del sangue del cordone ombelicale può identificare indizi importanti associati alle esposizioni prenatali ai PFAS, che possono aiutare a spiegare gli effetti a lungo termine dei PFAS sulla salute. Lo studio ha incluso 590 diadi madre-neonato dalla Boston Birth Cohort. Sono stati misurati i PFAS nei campioni di plasma materno raccolti 24-72 ore dopo il parto e i metaboliti nei campioni di plasma del cordone ombelicale. Sono stati trovati 331 metaboliti e 18 vie metaboliche associate a ≥ 1 PFAS, e 38 metaboliti erano associati alla miscela di PFAS, prevalentemente aminoacidi (in particolare alanina e lisina) e lipidi. I primi, cruciali per la generazione di energia, la biosintesi e la salute delle ossa, erano associati all’ esposizione a PFAS e possono spiegarne gli effetti sulla restrizione della crescita fetale. Le carnitine e il processo di trasporto della carnitina libera, associati a 7 PFAS e alla miscela di PFAS, sono coinvolti nella β-ossidazione degli acidi grassi mitocondriali, che può predisporre a maggiori rischi di restrizione della crescita fetale e infantile e malattie cardiovascolari. I lipidi, come i glicerofosfolipidi e il loro metabolismo correlato, possono contribuire alla resistenza all'insulina e al diabete modulando i trasportatori sulle membrane cellulari, partecipando ai meccanismi di segnalazione delle cellule β e inducendo danni ossidativi.

I metaboliti e i percorsi correlati alla neurotrasmissione associati ai PFAS, inclusi cofattori, precursori e neurotrasmettitori, possono spiegare gli effetti dei PFAS sullo sviluppo neurocognitivo dei bambini. Le associazioni erano più forti tra le esposizioni prenatali ai PFAS e i livelli dei metaboliti plasmatici nei maschi. Lo studio, di natura osservazionale, non può stabilire una causalità diretta tra l'esposizione ai PFAS e le alterazioni metaboliche nel plasma del cordone ombelicale. La misurazione unica dei PFAS non considera le fluttuazioni durante la gravidanza, e il campione specifico potrebbe limitarne la generalizzabilità. Sebbene l'analisi metabolomica offra dati dettagliati, il significato biologico di alcune variazioni resta incerto, richiedendo studi longitudinali per valutarne le implicazioni a lungo termine.

° Li Z et al: Cord plasma metabolomic signatures of prenatal per- and polyfluoroalkyl substance (PFAS) exposures in the Boston Birth Cohort. Environ Int. 2024 Dec;194:109144.

8. ▶ Esposizione a bisfenolo S e ai suoi derivati in madri e bambini cinesi

Lo studio analizza i profili urinari dei derivati del BPS in madri e neonati a Pechino, valutando le principali vie di esposizione. I risultati forniscono nuove evidenze sui livelli di contaminazione e sulle possibili fonti di esposizione, sottolineando la necessità di strategie mirate per ridurre il rischio di esposizione a questi composti, che potrebbero avere effetti endocrini dannosi sin dalle prime fasi dello sviluppo. Il bisfenolo A (BPA) è stato uno dei prodotti chimici a più alto volume di produzione, ampiamente utilizzato per la produzione di policarbonato, resina epossidica e carta termica. In seguito alla rivelazione della sua tossicità, è stato gradualmente vietato o limitato in molti Paesi e regioni, pertanto l’industria ha sviluppato analoghi del BPA con strutture e funzioni simili come sostituti. Tra questi, il bisfenolo S (BPS) è una delle alternative più comunemente utilizzate. Recenti studi hanno indicato che il BPS in realtà presenta effetti estrogenici, genotossici e neurotossici simili a quelli del BPA, risultando secondo alcuni ancora più tossico per l'apparato riproduttivo rispetto al BPA. Pertanto, il BPS non è considerato un sostituto sicuro ed è stato classificato dall’ECHA come sostanza “molto preoccupante” dal 2023.I derivati del BPS sono stati trovati nell'ambiente e nel latte materno, ma il livello di esposizione dei bambini e le fonti sono attualmente sconosciuti. In questo studio gli autori hanno analizzato i BPS e sei derivati (insieme indicati come BPs) in campioni di urina di madri e neonati, polvere indoor, latte materno e formula per lattanti su un campione di 100 famiglie residenti a Pechino. Fra i derivati del BPS quelli maggiormente riscontrati nei campioni analizzati sono risultati il difenil solfone (DPS) e il 4-allilossi-4'-idrossibifenil solfone (BPS-MAE). In particolare, la concentrazione di DPS nelle urine dei neonati è risultata superiore a quella di BPS, il che merita attenzione in quanto può indicare che i neonati hanno livelli di assunzione giornaliera più elevati rispetto alle madri. Questo studio fornisce la prima valutazione dell'esposizione ai BD per i neonati e le loro madri. I neonati sono quindi ampiamente esposti a BPS, DPS e BPS-MAE. Dai risultati della valutazione esterna sembrerebbe che i neonati allattati siano più esposti ai BPs. Uno dei limiti di questo studio è che non ha esaminato i livelli di BPs nell'acqua e nel biberon utilizzati per preparare la formula. Di conseguenza, non è possibile affermare in maniera definitiva che l'esposizione

ai BP derivi dal latte materno, sicuramente altre fonti non indagate hanno rappresentato una percentuale significativa di esposizione (assunzione di acqua potabile, il consumo di alimenti complementari, il contatto con le mani, il contatto mano-bocca con i giocattoli e l'esposizione alla carta termica). Lo studio è osservazionale, quindi non può stabilire una relazione di causalità tra l'esposizione ai derivati del BPS e potenziali effetti sulla salute. La raccolta di campioni urinari singoli non permette di valutare le variazioni dell'esposizione nel tempo, limitando la rappresentatività dei dati. Inoltre, le fonti di esposizione sono stimate attraverso analisi indirette, e potrebbero esserci altre vie non considerate. La generalizzabilità dei risultati è limitata alla popolazione studiata, e fattori confondenti, come dieta e stili di vita, potrebbero aver influenzato i livelli di bisfenoli rilevati. Sono quindi necessari studi longitudinali per comprendere meglio le implicazioni a lungo termine dell'esposizione a questi composti.

° JIALIN, Sun, et al. Urinary profiles of bisphenol S derivatives and their exposure pathway analysis in maternal and infant populations of Beijing. Environment International, 2024, 194: 109169.

9. Esposizione a ftalati, indici di sovrappeso e rischio cardiovascolare in adolescenti olandesi

Gli autori esaminano l'associazione tra le concentrazioni urinarie di metaboliti degli ftalati e gli indici di sovrappeso e rischio cardiovascolare negli adolescenti olandesi, indagando il ruolo di questi contaminanti ambientali nei primi segnali di alterazioni metaboliche, contribuendo alla crescente evidenza sugli effetti avversi degli ftalati sulla salute pubblica. L’ obiettivo dello studio è stato determinare se le concentrazioni urinarie di ftalati negli adolescenti siano associate ad un maggior rischio di sovrappeso e rischio cardiovascolare. Nello studio sono stati inclusi 101 adolescenti di età compresa tra i 13 e i 15 anni (età media 14.4 ± 0.8 anni), di cui 55 di sesso maschile; sono state misurate le concentrazioni urinarie di 13 metaboliti di ftalati e i livelli ematici di colesterolo, colesterolo HDL, colesterolo LDL, trigliceridi, insulina a digiuno, glucosio a digiuno, leptina e adiponectina. Sono state poi registrate le misure antropometriche quali altezza, peso, circonferenza vita, circonferenza fianchi e la pressione sanguigna. I risultati hanno evidenziato che concentrazioni urinarie più elevate di mono-etil ftalato (un metabolita del di-etilftalato che viene spesso utilizzato in prodotti cosmetici e per la cura della persona) erano associate a un BMI più elevato e a una circonferenza fianchi maggiore. Sono state riscontrate differenze legate al sesso che confermano precedenti studi presenti in letteratura: nelle ragazze concentrazioni urinarie più elevate di mono-idrossi-iso-nonil ftalato erano associate a livelli più elevati di lipidi; mentre nei ragazzi concentrazioni più elevate di 4 metaboliti urinari di ftalato erano associate a livelli più bassi di colesterolo LDL. Il campione limitato, la natura osservazionale dello studio e il focus su una popolazione specifica non permettono di stabilire un nesso causale tra l’ esposizione agli ftalati e gli esiti metabolici e cardiovascolari, né di generalizzare i risultati ad altre popolazioni. Inoltre, le misurazioni urinarie dei metaboliti degli ftalati offrono solo un’istantanea dell’ esposizione, senza considerare la variabilità nel tempo o l’accumulo cronico. Infine, fattori confondenti non controllati, come dieta, stile di vita ed esposizione ad altri interferenti endocrini, potrebbero influenzare i risultati.

° Berghuis SA et al: Adolescent urinary concentrations of phthalate metabolites and indices of overweight and cardiovascular risk in Dutch adolescents. Environ Int. 2024 Dec;194:10916.

Devices digitali

1. ▶ Esposizione agli schermi nei bambini di 4 anni: associazione con lo sviluppo, le abitudini quotidiane e il consumo di alimenti ultra-elaborati

Gli autori analizzano l’impatto dell’uso degli schermi nei bambini di 4 anni, rivelando legami preoccupanti tra il tempo digitale, lo sviluppo infantile e le scelte alimentari; hanno evidenziato con questo studio trasversale che un tempo eccessivo trascorso davanti allo schermo da parte di bambini di 4 anni è correlato a punteggi di sviluppo più bassi, ad una maggiore abitudine nel mangiare davanti agli schermi e ad un punteggio maggiore nel consumo di cibo ultra-elaborato. Sono state esaminate 362 coppie caregiver-bambino, provenienti da una coorte prospettica di nati tra marzo 2018 e ottobre 2019 in due ospedali pubblici di Belo Horizonte tra il marzo 2022 e ottobre 2023; l'intervista è stata condotta con le famiglie circa un mese prima del compimento del 4° anno del bambino. Per lo sviluppo neurocognitivo è stato utilizzato il Survey of Wellbeing of Young Children (SWYC), questionario rivolto ai caregivers; sono state raccolte informazioni sulla famiglia, sulle abitudini quotidiane (lettura e sonno), sul tempo trascorso davanti agli schermi (cellulare, computer, televisione, tablet); sono state incluse domande sulle abitudini alimentari e sul consumo di cibo ultra-processato (punteggio UPF). Il tempo di esposizione giornaliero agli schermi è stato misurato in minuti ed è stato classificato come inadeguato se >60 minuti (come indicato dalle linee guida OMS). Attraverso un'analisi statistica bivariata e un modello lineare generalizzato, gli autori hanno identificato che il tempo medio trascorso davanti allo schermo è stato di 120 minuti, che il 71% dei bambini ha avuto un tempo davanti allo schermo inadeguato per fascia di età e che il 64.3% dei bambini sono stati esposti agli schermi mentre mangiavano. Il tempo più lungo trascorso davanti allo schermo è stato associato ad un punteggio più basso nello sviluppo del bambino (β = -0.03; p = 0.01), a un aumento dell'abitudine di mangiare davanti agli schermi (β = 0.34; p< 0.001) e a un punteggio più alto di consumo di alimenti ultra-elaborati (UPF) (β = 0.05; p= 0.001). I bambini che trascorrevano più tempo davanti allo schermo facevano parte di una famiglia a basso reddito, non frequentavano un centro per l'infanzia, avevano punteggi bassi nello sviluppo neurocognitivo, poche occasioni di lettura quotidiana, erano esposti agli schermi mentre mangiavano e avevano punteggi UPF più alti. Questi risultati supportano l'ipotesi che un ritardo di sviluppo del bambino nella prima infanzia e un consumo di alimenti ultra-elaborati siano associati a un'eccessiva esposizione agli schermi. Gli autori concludono che l'esposizione eccessiva agli schermi può portare a esiti negativi nelle tappe dello sviluppo.

° G.M.D. Gomes et al: Screen Exposure in 4-Year-Old Children: Association with Development, Daily Habits, and Ultra-Processed Food Consumption. Int. J. Environ. Res. Public Health 2024, 21, 1504.

Ambienti naturali

1. L'associazione tra spazi verdi attorno alle scuole, tempo trascorso davanti allo schermo per l'intrattenimento e sintomi depressivi adolescenziali: uno studio nazionale dalla Cina Molti studi sottolineano l’importanza di vivere a contatto con spazi verdi. I ricercatori cinesi di questo studio si sono chiesti se negli adolescenti c’ è correlazione tra frequentare una scuola circondata da spazi verdi, sintomi depressivi e tempo trascorso sul monitor. Hanno analizzato i dati provenienti da quasi 23.000 questionari, raccolti negli ultimi 3 mesi del 2021 in 8 città cinesi per indagare i sintomi depressivi, e i dati satellitari della copertura verde intorno alle scuole (a 200, 500 e 1.000mt) utilizzando il Normalised Vegetation Index (NVI) che esplora la densità del verde. Nel quartile più alto di NDVI in tutte e tre le distanze studiate attorno alla scuola è presente la quota di adolescenti depressi più bassa rispetto al quartile più basso (NDVI 200: 0.904 (IC 0.848-0.964), NDVI 500: 0.863 (0.808-0.921), NDVI 1.000: 0.862 (0.808-0.920)). Tale effetto rimane negli adolescenti che dichiarano uno screen-time inferiore alle 2 ore/die, non presente negli adolescenti con screen-time superiore a quel valore. Inoltre, il valore protettivo della copertura del verde intorno alla scuola è più forte negli adolescenti con uno stato economico familiare più basso (NDVI 200: 0.780 (0.695-0.876), NDVI 500: 0.838 (0.748-0.938), NDVI 1.000: 0.783 (0.698-0.879)). In questo studio è sicuramente poco accurata la rilevazione del dato sullo screen-time autoriferito dei ragazzi, ma rimane molto interessante l’associazione inversa tra depressione e presenza di verde intorno alla scuola frequentata, suggerendo questo come fattore induttore di buone pratiche socializzanti e di benessere.

° LIU, Yu, et al. The association between green space around schools, screen time for entertainment, and adolescent depressive symptoms: A nationwide study from China. Environmental Research, 2024, 263: 120100.

2. La pratica del giardinaggio nelle scuole per l’infanzia in un clima semiarido: un approccio per favorire la preferenza di frutta e verdura

Lo studio evidenzia l'importanza di integrare il giardinaggio nei programmi educativi per l'infanzia come misura preventiva contro l'obesità infantile, per favorire uno stile di vita sano, promuovere pratiche sostenibili e un’educazione ambientale che può avere effetti positivi a lungo termine sulla società e sull’ambiente. La ricerca valuta l'efficacia di un intervento di giardinaggio pratico nelle scuole per l'infanzia nell'aumentare la conoscenza e la preferenza per frutta e verdura (FV) tra i bambini in età prescolare (3-5 anni) in una zona a clima semi-arido ed esamina come il giardinaggio possa influenzare le preferenze alimentari nei bambini di famiglie ispaniche e non e valutarne il potenziale come strategia di prevenzione dell'obesità infantile. Il giardinaggio è già riconosciuto come un intervento benefico per adulti e bambini in età scolare, ma ci sono poche evidenze sui suoi effetti nei primi anni di vita. Studi precedenti hanno mostrato che il giardinaggio migliora l'identificazione e il consumo di FV nei bambini, ma non è chiaro se influenzi le preferenze alimentari. Lo studio è stato sperimentale con un disegno pre-post test a gruppi randomizzati, ha coinvolto 149 bambini (82 maschi, 67 femmine, 34.7% euro-americani, 36.2% ispanici e 13.4% altre etnie) di otto

centri per l'infanzia (4 centri sperimentali e 4 di controllo), l’ età media dell’intervento è stata 3 anni e 9 mesi. Le misurazioni sono state fatte mostrando ai bambini frutta e verdura e chiedendo loro di identificarle e nominarle e la preferenza per la frutta e la verdura è stata misurata con una scala di gradimento a 5 punti (da "super buono" a "super disgustoso"). I risultati hanno mostrato un miglioramento generale nella preferenza per le verdure nel gruppo sperimentale (che ha partecipato al giardinaggio) rispetto al gruppo di controllo. I bambini ispanici hanno mostrato un miglioramento maggiore nella conoscenza della FV rispetto ai bambini bianchi non ispanici. Questo suggerisce che il giardinaggio pratico può essere un'efficace strategia per promuovere abitudini alimentari sane già dalla prima infanzia, anche in ambienti con sfide climatiche come quelli semi-aridi. I limiti sono determinati dal piccolo campione, dalla difficoltà nel coinvolgimento dei centri educativi e dalla perdita di dati a causa di turnover tra i bambini.

° Monsur M et al: Hands-On Gardening in Childcare Centers to Advance Preschool-Age Children’s Fruit and Vegetable Liking in Semi-Arid Climate Zone. International Journal of Environmental Research and Public Health. 2024; 21(11):1485.

Psicologia ambientale

1. Misure disponibili per valutare le preoccupazioni e le attitudini dei bambini rispetto alle crisi climatiche L'obiettivo dello studio è stato identificare, riassumere e categorizzare le misure disponibili per valutare le preoccupazioni e le attitudini dei bambini rispetto alle crisi ambientali. La ricerca ha fornito una base per sviluppare futuri strumenti di valutazione e interventi educativi mirati a promuovere comportamenti pro-ambientali e benessere nei bambini. Gli autori hanno condotto una revisione sistematica delle misure relative alle preoccupazioni e alle attitudini dei bambini verso le crisi ambientali, sintetizzando i risultati in alcune aree chiave: la maggior parte delle misure si concentra su aspetti cognitivi (es. conoscenza ambientale) e comportamentali (es. comportamenti pro-ambientali), mentre gli aspetti emotivi (es. ansia ecologica) ricevono meno attenzione. Le misure si suddividono in cinque temi principali: 1) comportamenti pro-ambientali (riciclo, risparmio energetico e partecipazione ad attività ecologiche); 2) impatto emotivo e funzionale (emozioni come speranza, paura, tristezza e il loro effetto sulla vita quotidiana); 3) forme di danno ambientale (inquinamento, distruzione degli ecosistemi, emissioni di gas serra); 4) problemi ambientali (cambiamenti climatici, estinzione animale, disastri naturali); 5) preoccupazioni principali (riguardo al proprio futuro, alla famiglia e ad altre persone). Le misure presentano ampia variabilità nella consistenza interna, indicando cosi che alcune misure sono più affidabili di altre. La maggior parte degli studi è stata condotta in Europa e Nord America e si colloca principalmente nell'ambito dell'educazione ambientale. Le lacune evidenziate dagli autori sono la mancanza di misure che affrontino in modo specifico gli aspetti emotivi e il concetto di eco-ansia nei bambini sotto i 16 anni, oltre alla scarsa attenzione a misure applicabili nei paesi del Sud globale, dove gli impatti delle crisi ambientali sono più severi e sono poche le misure che adottano una prospettiva multidimensionale che integri aspet-

ti cognitivi, emotivi e comportamentali. Gli autori concludono che, sebbene esistano numerose misure per valutare le preoccupazioni e le attitudini dei bambini verso le crisi ambientali, vi è un bisogno urgente di sviluppare strumenti più validi ed equi per le popolazioni vulnerabili, integrare meglio gli aspetti emotivi nelle misure ed ampliare il focus geografico per includere contesti socioeconomici diversi. Questo studio fornisce una base per sviluppare futuri strumenti di valutazione e interventi educativi mirati a promuovere comportamenti pro-ambientali e benessere nei bambini; gli strumenti futuri dovrebbero essere più completi, culturalmente inclusivi e adattati a diverse fasce d'età e dovrebbero integrare aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali, contestualizzando le esperienze dei bambini.

° Kalliopi D. et al: Measures of Children's concerns and attitudes in relation to environmental crises: A systematic review, Journal of Environmental Psychology, Volume 99, 2024, 102433, ISSN 0272-4944.

Miscellanea

1. ▶ Ambiente urbano e salute dei bambini: una revisione generale delle funzioni esposizione-risposta per la valutazione dell'impatto sulla salute Lo studio sottolinea l'importanza di ridurre i rischi ambientali nelle città per proteggere i gruppi più vulnerabili, come i bambini e le donne in gravidanza. Sebbene l'inquinamento atmosferico emerga come il problema più grave, altre aree, come il rumore, il calore e la progettazione urbana, richiedono ulteriori approfondimenti per comprendere appieno il loro impatto sulla salute. Gli autori esplorano come l'ambiente urbano influenzi la salute dei bambini e delle donne in gravidanza, evidenziando la vulnerabilità di questi gruppi a determinati fattori di rischio ambientale. È stata condotta una revisione sistematica e metanalisi della letteratura pubblicata dal 2016 al 2022, per sintetizzare le funzioni esposizione-risposta per valutazioni d'impatto sulla salute. Con l’ aumento della popolazione che vive in città, si è intensificata l’ attenzione sull’impatto sulla salute di molti fattori, come inquinamento dell’ aria, rumore, temperature estreme, carenza di spazi verdi e caratteristiche dell’ ambiente costruito. I risultati rivelano che l'inquinamento atmosferico è il fattore più studiato e ha effetti significativi su molteplici aspetti della salute, come problemi respiratori, sviluppo neurologico e complicazioni alla nascita, tra cui basso peso e parti pretermine. Anche il rumore, soprattutto quello del traffico, è collegato a problematiche comportamentali nei bambini, come iperattività e difficoltà emotive. Per quanto riguarda le temperature, l'esposizione al calore estremo aumenta il rischio di parti prematuri e di basso peso alla nascita. Un altro aspetto analizzato è il ruolo degli spazi verdi, che sembrano avere un effetto positivo, ad esempio sul peso alla nascita, anche se non tutte le associazioni sono statisticamente significative. Infine, fattori come densità di traffico, accesso a piste ciclabili e presenza di fast food mostrano connessioni variabili con attività fisica, obesità e risultati neonatali.

° Blanche Wies, et al: Urban environment and children's health: An umbrella review of exposure response functions for health impact assessment, Environmental Research, Volume 263, Part 2,2024, 120084

2. Genetica, epigenetica e ambiente: la medicina di precisione, la compassione dei professionisti sanitari e la giustizia sociale sono misure efficaci di sanità pubblica per mitigare il rischio e la gravità delle malattie?

La salute pubblica è profondamente influenzata dall’interazione tra fattori genetici, epigenetici, ambientali e sociali. Lo studio utilizza una revisione narrativa interdisciplinare per analizzare le interazioni tra genetica, epigenetica, ambiente e determinanti sociali della salute. La metodologia integra risultati da molteplici campi, tra cui la biologia molecolare (genetica ed epigenetica), la salute pubblica (determinanti sociali della salute, impatti ambientali), la medicina di precisione e le pratiche cliniche. L'analisi si basa su un'ampia gamma di fonti (studi epidemiologici, indagini sulla tossicità ambientale e revisioni sui determinanti sociali della salute) e propone soluzioni innovative, ma l'attendibilità dei risultati va valutata tenendo conto di alcuni punti di forza e limitazioni. L'obiettivo principale della revisione è stato identificare le principali forze che compromettono la salute pubblica e analizzarne i fattori mitigatori che possono migliorarla, come la medicina di precisione, la compassione dei professionisti sanitari e la giustizia sociale. Gli autori esplorano come queste strategie possano ridurre i rischi per la salute associati ai fattori identificati, promuovendo approcci culturali e medici più cooperativi e compassionevoli. I risultati principali evidenziano che l'esposizione a sostanze tossiche (es. atrazina, il tricloroetilene e il benzoapirene) mostra impatti negativi significativi quali alterazioni epigenetiche transgenerazionali e rischi differenziati in base a polimorfismi genetici individuali. Le esperienze infantili avverse (ACEs) contribuiscono a malattie croniche come il diabete, il cancro ed i disturbi psichiatrici e possono attivare modifiche epigenetiche che aumentano il rischio di queste patologie, questi cambiamenti possono essere trasmessi alle generazioni successive; questo rende cruciale sia la prevenzione delle ACEs sia lo studio dei meccanismi epigenetici coinvolti, al fine di sviluppare interventi mirati ed interrompere il ciclo di trasmissione del trauma. I mitigatori dei rischi per la salute sono secondo gli autori la medicina di precisione con l' identificazione di polimorfismi genetici e profili di rischio individualizzati e l'uso di dati epigenetici per personalizzare interventi medici e di prevenzione, la compassione del personale sanitario che determina un miglioramento degli esiti clinici grazie ad una maggiore empatia percepita dai pazienti e a una riduzione del burnout degli operatori con aumento della soddisfazione lavorativa. Infine la giustizia sociale con interventi per ridurre le disparità nell’esposizione a sostanze tossiche e nei rischi associati alle ACEs e la promozione di politiche per una distribuzione equa delle risorse sanitarie. Gli autori sottolineano l'importanza di adottare un approccio interdisciplinare e compassionevole per migliorare la salute pubblica e promuovere una maggiore equità sociale.

° Iannaccone PM et al: Genetics, Epigenetics, and the Environment: Are Precision Medicine, Provider Compassion, and Social Justice Effective Public Health Measures to Mitigate Disease Risk and Severity? International Journal of Environmental Research and Public Health. 2024; 21(11):1522.

3. ▶ Oltre la Transizione Giusta: un'indagine critica rispettosa delle molteplici visioni del mondo

La Just Transition o transizione giusta e inclusiva (JT) è un concetto nato nei movimenti sindacali e ambientali per garantire che il passaggio verso un’ economia sostenibile fosse equo e inclusivo, senza lasciare indietro lavoratori e comunità vulnerabili. Inizialmente sviluppato negli Stati Uniti dagli anni ‘90, il termine si è riferito alla necessità di proteggere i lavoratori delle industrie inquinanti, offrendo loro alternative occupazionali e supporto economico. Negli anni, la visione si è ampliata, includendo non solo la tutela del lavoro, ma anche la giustizia sociale, la riduzione delle disuguaglianze e il coinvolgimento attivo delle comunità locali. Oggi, la JT è riconosciuta a livello internazionale, inclusa nell’Accordo di Parigi del 2015, come principio fondamentale per una transizione ecologica che sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. Il dibattito attuale evidenzia che una transizione giusta non può basarsi solo su soluzioni tecnologiche o di mercato, ma deve affrontare le disuguaglianze strutturali, garantendo il diritto delle comunità a partecipare e a decidere sul proprio futuro. La JT mira a garantire una transizione equa verso economie a basse emissioni di carbonio, minimizzando gli impatti negativi su lavoratori, comunità e settori vulnerabili, e distribuendo in modo inclusivo i benefici delle politiche ambientali. Tuttavia, questo processo affronta barriere strutturali e concettuali che vanno oltre le semplici sfide tecniche, come la mancanza di una partecipazione effettiva, le dinamiche di potere, le disuguaglianze persistenti e le tensioni tra crescita economica e sostenibilità. Questo studio supera le visioni tradizionali adottando una prospettiva pluriversale (ovvero inclusiva, diversificata e rispettosa delle molteplici visioni del mondo) e critica per esplorare le sfide e le opportunità nel ripensare la Just Transition. Gli autori esplorano le sfide e le opportunità della JT e analizzano le barriere strutturali e concettuali che ostacolano la JT; la metodologia utilizzata è un’ analisi critica della letteratura con un approccio teorico pluriversale e discussione di casi studio. La Just Transition è spesso ostacolata da interessi economici e politici ovvero il predominio delle soluzioni basate sul mercato e sulle tecnologie limita il cambiamento strutturale necessario per un futuro più equo e sostenibile. I modelli di sviluppo dominanti riproducono ingiustizie globali: la crescita economica nei paesi del Nord Globale si basa spesso sullo sfruttamento delle risorse e del lavoro nel Sud Globale. La Just Transition non può limitarsi ad un cambiamento tecnologico: è necessario un approccio nel quale sia prioritario il benessere sociale e la giustizia ecologica rispetto alla crescita economica. Il coinvolgimento delle comunità è essenziale, senza una governance inclusiva, la transizione potrebbe accentuare le disuguaglianze esistenti ed è necessario superare il paradigma occidentale dello sviluppo adottando una prospettiva pluriversale che permetta di integrare visioni alternative, valorizzando le esperienze locali e le forme di conoscenza indigene. Pur essendo un'importante riflessione critica sulla JT sarebbe però necessario raccogliere dati empirici e studi caso reali oltre che strategie operative concrete e dettagliare le differenze locali nella transizione.

° Leal Filho, W., & Pons-Giralt, M. (2024). Beyond the Just Transition: A critical inquiry from the Pluriverse. Environmental Sciences Europe, 36(1).

Il rapporto 2024 di Lancet Countdown su salute e cambiamenti climatici: affrontare le minacce da record derivanti da un’azione ritardata

Rubrica L’ articolodelmese

Giacomo Toffol e Laura Reali Gruppo ACP “Pediatri per Un Mondo Possibile - PuMP”

Il Rapporto 2024 del Lancet Countdown: tracking progress on health and climate change evidenzia come le persone di tutto il mondo stanno affrontando minacce senza precedenti al loro benessere, alla loro salute e alla loro sopravvivenza a causa del rapido cambiamento climatico e nel ritardo nelle azioni di contrasto. Nel 2023 la temperatura superficiale media globale annua ha battuto tutti i record, raggiungendo 1.45°C in più rispetto all’ epoca preindustriale. Tra il 1961-90 e il 2014-23, nel 61% della superficie terrestre vi è stato un aumento del numero di giorni di precipitazioni estreme e nel 2023 il 48 % della superficie terrestre mondiale è stato colpito da almeno 1 mese di siccità estrema. I rischi per la salute che le persone devono affrontare sono stati esacerbati da anni di ritardi nell’ attivazione di strategie di adattamento. Dato che la carenza di risorse finanziarie costituisce un ostacolo fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici, è necessaria e urgente una rapida crescita degli investimenti in tale direzione.

The Lancet Countdown 2024 on Health and Climate Change: Addressing Record Threats from Delayed Action

The Lancet Countdown 2024: Tracking Progress on Health and Climate Change highlights how people around the world are facing unprecedented threats to their well-being, health, and survival due to rapid climate change and a delay in responding. In 2023, the annual global mean surface temperature broke all records, reaching 1.45°C above pre-industrial levels. Between 1961–1990 and 2014–23, 61% of the world’ s land surface experienced an increase in the number of extreme precipitation days, and 48% of the world’s land surface experienced at least 1 month of extreme drought in 2023. Years of delays in adapting to climate change have exacerbated the health risks people face. Financial constraints are a key obstacle to addressing climate change, necessitating an urgent scale-up of investment.

Il Lancet Countdown: Tracking Progress on Health and Climate

Cange è il frutto di una collaborazione tra più di 300 ricercatori multidisciplinari e professionisti della salute di tutto il mondo istituita per fare il punto sulle correlazioni tra salute e cambiamenti climatici a livello globale, regionale e nazionale. È stato istituito lo stesso anno in cui è entrato in vigore l’ Accordo di Parigi e ogni anno pubblica un rapporto che utilizza i dati più recenti disponibili per chiarire come i cambiamenti climatici stanno influenzando la nostra salute, e quali sono le conseguenze di un’ azione ritardata.

Nel 2024 è stato pubblicato il report di cui parliamo in queste pagine, dal sottotitolo emblematico “un riscaldamento senza precedenti richiede azioni senza precedenti”. I dati del rapporto

di quest’ anno mostrano che le persone di tutto il mondo stanno affrontando minacce senza precedenti al loro benessere, alla loro salute e alla loro sopravvivenza a causa del rapido cambiamento climatico. La mortalità legata al caldo nelle persone di età superiore ai 65 anni è aumentata del 167%, rispetto agli anni ‘90. Le persone in tutto il mondo sono anche sempre più a rischio di eventi meteorologici estremi potenzialmente letali. Tra il 196190 e il 2014-23, nel 61% della superficie terrestre vi è stato un aumento del numero di giorni di precipitazioni estreme, che a sua volta aumenta il rischio di inondazioni, diffusione di malattie infettive e contaminazione dell’ acqua. Parallelamente, nel 2023 il 48 % della superficie terrestre mondiale è stato colpito da almeno 1 mese di siccità estrema, determinando una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave per un numero aggiuntivo di 150 milioni di persone rispetto agli anni precedenti. Il clima più caldo e secco sta favorendo sempre più il verificarsi di tempeste di sabbia e polvere [1]. Questo fenomeno meteorologico-ambientale ha contribuito a un aumento del 31% del numero di persone esposte a concentrazioni pericolosamente elevate di particolato nel periodo compreso tra il 2003-07 e il 2018-22. Nonostante anni di monitoraggio e di rapporti abbiano messo in luce le imminenti minacce per la salute derivanti dall’inazione climatica, i rischi per la salute che le persone devono affrontare sono stati esacerbati da anni di ritardi nell’ adattamento, che hanno lasciato le persone mal protette dalle crescenti minacce del cambiamento climatico. Nel 2023 solo il 68 % dei paesi ha dichiarato di avere dei sistemi di gestione delle emergenze sanitarie obbligatorie per legge, e solo il 35% dei paesi ha dichiarato di disporre di sistemi di allerta precoce sanitaria per le malattie legate al caldo [2]. Oltre a mettere in luce l’ inadeguatezza degli sforzi di adattamento compiuti fino ad oggi, il rapporto di quest’ anno descrive un mondo che si sta allontanando dall’obiettivo indicato a Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1.5° C, con nuovi record preoccupanti. Nel 2023 le emissioni di CO2 legate all’energia hanno raggiunto il massimo storico. Le compagnie petrolifere e del gas stanno rafforzando la dipendenza globale dai combustibili fossili e la maggior parte di esse sta espandendo ulteriormente i propri piani di produzione di combustibili fossili. Le loro strategie, quindi, contribuiscono a spingere il mondo sempre più lontano dal raggiungimento degli obiettivi dell’ Accordo di Parigi, minacciando ulteriormente la salute e la sopravvivenza delle persone [3]. Ad aggravare la crescita delle emissioni di gas serra legate all’energia, tra il 2016 e il 2022 sono andati persi quasi 182 milioni di ettari di foreste, riducendo la capacità naturale del pianeta di catturare la CO2 atmosferica. Parallelamente, il consumo di carne rossa e di prodotti lattiero-caseari, che nel 2021 ha causato 11.2 milioni di decessi imputabili a diete

A. Giorni di caldo stressante nel 2019-23, per categoria di Indice di Sviluppo Umano dei paesi (HDI). Il blu più scuro indica i giorni di caldo stressante totali osservati e il blu più chiaro indica il numero di giorni di caldo stressante previsti senza il riscaldamento causato dall’uomo.

B. Numero medio di giorni con temperatura pericolosa per la salute attribuibile ai cambiamenti climatici nel periodo 2019-23, per paese.

malsane, ha portato a un aumento del 2.9% delle emissioni di gas serra in agricoltura dal 2016 ad oggi. Anche gli stessi sistemi sanitari, sebbene essenziali per proteggere la salute delle persone, contribuiscono sempre più al cambiamento climatico. Dal 2016 le emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’assistenza sanitaria sono aumentate del 36%, rendendo i sistemi sanitari sempre più impreparati a operare in un futuro a zero emissioni nette e allontanando ulteriormente l’ assistenza sanitaria dal suo principio guida di non nuocere. Secondo il rapporto, dato che la carenza di risorse finanziarie costituisce un ostacolo fondamentale per affrontare il cambiamento climatico, è necessaria e urgente una rapida crescita degli investimenti per contrastarlo. Una crescente letteratura mostra infatti che i benefici economici di una transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra supereranno di gran lunga i costi dell’ inazione. Riportiamo qui i dati più significativi che emergono dal rapporto del 2024, enfatizzando in modo particolare quelli relativi agli esiti sanitari, ai sistemi di sorveglianza, alle azioni di mitigazione. Riportiamo inoltre in sintesi i rischi specifici per i bambini e le possibili strategie per contrastarli proposte dal rapporto.

Esiti sanitari

Nel 2023 la temperatura superficiale media globale annua ha battuto tutti i record, raggiungendo 1.45° C in più rispetto all’epoca preindustriale, e da allora anche questo record è stato nuovamente superato. Le politiche e le azioni attuali, se mantenute, rischiano di portare ad un aumento della temperatura media globale fino a 2.7° C entro il 2100. Le morti direttamente legate al caldo sono aumentate in tutto il mondo, compresa gran parte dell’Europa, con un incremento medio di 17.2 decessi per 100.000 abitanti tra il 2003-12 e il 2013-22. Le ondate di calore, definite come un periodo di 2 o più giorni in cui sia le temperature minime che quelle massime sono superiori al 95° percentile della climatologia locale, sono aumentate del 22% rispetto al 2020, e ogni neonato ha subito, in media, 8.2 giorni in più di ondate di calore nel 2023 rispetto al 2005. Ricordiamo che l’aumento dei giorni di calore estremo, oltre a essere direttamente nocivo per la salute, rende sempre più difficili sia le attività lavorative e lo svolgimento di una adeguata attività fisica all’aperto, sia la possibilità

di usufruire di un adeguato numero di ore di sonno, con ulteriori danni secondari (Figura 1). Il cambiamento climatico in atto ha inoltre comportato un aumento significativo delle condizioni di siccità estrema a livello mondiale e, per il nostro continente, soprattutto nelle regioni occidentale, meridionale e orientale, con conseguenti rischi di insicurezza alimentare moderata o grave. Nel 2023, il 61% delle terre globali ha visto un aumento dei giorni di precipitazioni estreme e il 48% della superficie terrestre è stato colpito da almeno 1 mese di siccità estrema. Questa siccità sta causando gravi problemi di salute, con un aumento della prevalenza di tutte le malattie infettive sensibili al clima causate da vari tipi di vibrioni, il virus del Nilo occidentale, la dengue, la chikungunya e i virus Zika. Nel 2022 sono stati segnalati in Europa 1.340 casi di infezione da virus West Nile, con 104 decessi. Nello stesso anno in Francia sono stati segnalati 65 casi autoctoni di Dengue. La malaria, eradicata in Europa da 50 anni, è ricomparsa anche con casi, per ora sporadici, di trasmissione locale. La leishmaniosi, malattia zoonotica causata da parassiti trasmessi dalle femmine dei pappataci flebotomi, sta espandendo il suo areale in nuove località situate più a nord della zona endemica storica. Inoltre, la siccità associata alla cattiva gestione del territorio e all’aumento delle aree bruciate durante i sempre più frequenti incendi sta aumentando il rischio di tempeste di sabbia e polvere, e ciò contribuisce all’inquinamento atmosferico causato da particelle con diametro pari o inferiore a 10 μm (PM10), la cui esposizione aumenta i rischi di asma, malattie cardiovascolari e morte prematura. Il cambiamento climatico sta infine aumentando la durata delle stagioni di fioritura della maggior parte delle piante, influenzando malattie allergiche come la rinocongiuntivite allergica e l’asma bronchiale.

Adattamento ai cambiamenti climatici, l’importanza dei sistemi di sorveglianza Un’intera sezione del rapporto è dedicata al monitoraggio dei sistemi di sorveglianza e di allerta precoce sanitaria necessari per minimizzare i rischi. L’ adattamento alla crisi climatica implica infatti delle azioni per ridurre la suscettibilità e l’esposizione della popolazione umana agli impatti dei cambiamenti climatici, nonché l’attuazione di interventi per ridurre al minimo gli effetti negativi. Le misure di adattamento della salute pubblica possono includere il mantenimento e il miglioramento delle infrastrutture, il potenziamento della sorveglianza delle malattie e l’uso di campagne di sensibilizzazione per responsabilizzare le comunità e costruire resilienza. Purtroppo, in molti paesi queste misure non sono ancora state implementate. Solo il 45% dei 22 paesi europei ha condotto valutazioni di vulnerabilità e adattamento con accordi formali tra i Ministeri della Salute e altri settori determinanti per la salute alla fine del 2021. Ancor oggi la maggior parte dei paesi europei dispone di sistemi di sorveglianza sanitaria per specifici esiti di salute, ma pochi di essi hanno sistemi di sorveglianza relativi alle conseguenze del cambiamento climatico, come le malattie trasmesse da vettori, le zoonosi, le malattie aeree e respiratorie, la malnutrizione e le malattie trasmesse dagli alimenti, le malattie non trasmissibili, le malattie legate al calore, le lesioni e la mortalità dovute a eventi estremi, la salute mentale e psicosociale, e gli impatti sulle strutture sanitarie. Anche a livello delle città, in cui vive la maggior parte della popolazione, le valutazioni dei rischi legati ai cambiamenti climatici sono cruciali e qui la situazione sembra migliore. Nel 2022, l’81% delle 185 città europee indagate ha condotto una valutazione del

Figura 1. Giorni di temperatura pericolosa per la salute nel 2019-23

rischio climatico per tutelare la salute dei propri cittadini. Infine, anche la diffusione degli spazi verdi, che potrebbero migliorare la salute fornendo spazio per l’ attività fisica, riducendo l’inquinamento atmosferico e acustico, abbassando le temperature, aumentando i contatti sociali e alleviando lo stress psicofisiologico, non è ancora ottimale [4]. In particolare, le persone svantaggiate che vivono in aree disagiate hanno meno accesso a questi spazi e sono sproporzionatamente esposte ai rischi ambientali. Le temperature in crescita stanno aumentando l’uso di sistemi di raffreddamento attivi, come i condizionatori d’aria residenziali, il che contribuisce alle emissioni di gas serra, ai blackout, all’inquinamento atmosferico, agli effetti delle isole di calore urbane, alla domanda di elettricità di punta e alla povertà energetica. Ridurre il carico di raffreddamento e implementare meccanismi di raffreddamento sostenibili sono strategie importanti per prevenire la dipendenza eccessiva da sistemi di climatizzazione ad alta intensità di carbonio, proteggendo al contempo il comfort termico e la salute. Complessivamente quindi, secondo il rapporto, i sistemi sanitari si sono adattati poco agli impatti sulla salute legati ai cambiamenti climatici, per quasi totale la mancanza di attuazione dei Piani Nazionali di Adattamento, la mancanza di integrazione del settore sanitario con altri settori determinanti per la salute, la scarsità di valutazioni di vulnerabilità e di sorveglianza sanitaria dedicati.

Azioni di mitigazione e impegno pubblico e politico in materia di salute e cambiamenti climatici

Questa sezione fornisce una panoramica aggiornata dei progressi compiuti nella mitigazione dei cambiamenti climatici e dei relativi risultati in materia di salute. Nonostante i cambiamenti

A. Numero di pubblicazioni

B. Regioni coinvolte negli studi nel 2023

temporanei durante la pandemia di COVID-19, i progressi compiuti dall’ entrata in vigore dell’Accordo di Parigi nel 2016 sono stati minimi. Nel 2021 la percentuale di combustibili fossili nel sistema energetico globale è addirittura aumentata per la prima volta in un decennio, raggiungendo l’80.3%. La quota di elettricità generata da fonti rinnovabili pulite è certamente aumentata, e ha raggiunto il 10.5% del totale nel 2021, quasi raddoppiando la quota del 2016 (5.5%). Questa transizione è però ancora troppo lenta. Inoltre, ancor oggi quasi 2.3 miliardi di persone usano combustibili molto inquinanti per cucinare, con notevole rischio per la salute soprattutto nei paesi a basso sviluppo. Nel settore dei trasporti le emissioni globali nel 2022 sono quasi tornate al picco pre-pandemia. Le vendite annuali di auto elettriche sono aumentate (da 0.7 milioni nel 2016 a 17 milioni nel 2024,) ma questa transizione procede troppo lentamente. Le emissioni agricole sono cresciute del 2.9% dal 2016 al 2021, e il 56% di esse è legato alla produzione del consumo di carne rossa e latticini. Diete squilibrate con un consumo eccessivo di carne rossa e lavorata e un basso consumo di alimenti vegetali di alta qualità non solo sono i principali fattori di emissioni di gas serra, ma aumentano anche i rischi per la salute. Tra il 2001 e il 2022 infine il mondo ha perso circa 459.384.000 ettari (11.5%) della sua copertura arborea [5]. I progressi verso il raggiungimento degli obiettivi dell’ Accordo di Parigi sono stati preoccupantemente inadeguati, e ciò sta danneggiando sempre più la salute delle persone. È quindi essenziale l’ attuazione di misure che accelerino la transizione dai combustibili fossili dannosi per la salute e dalle attività ad alta intensità di emissioni di gas serra. Tale azione richiede il coinvolgimento di molti attori sociali, tra cui i media, gli individui, gli scienziati, i governi, le organizzazioni internazionali e le aziende. L’interesse del pubblico non specializzato e delle associazioni scientifiche per questi temi è in continuo aumento, come dimostra il numero di ricerche sui siti web relativi al rapporto tra cambiamento climatico e salute, l’ aumento dei finanziamenti per la ricerca e l’ aumento delle pubblicazioni scientifiche. Nel 2023 sono stati pubblicati 4.080 articoli su salute e cambiamenti climatici, con un aumento del 7.4% e 3.403 (83%) di essi si sono concentrati sugli impatti sulla salute (Figura 2). Il numero cumulativo di articoli identificati nelle banche dati scelte dal rapporto, che hanno studiato eventi in cui i cambiamenti nelle variabili climatiche che determinano gli effetti sulla salute possono essere attribuiti ai cambiamenti climatici antropogenici, è aumentato del 117% dal 2016 (7.806 articoli) al 2023 (16.926 articoli) [6] Anche molte aziende, pubbliche e private, si stanno ora impegnando per ridurre le loro emissioni globali, e oltre 24.000 aziende di 168 paesi hanno aderito al Global Compact delle Nazioni Unite (www.unglobalcompact.org). Sono tuttavia preoccupanti i crescenti segnali comuni a molti paesi di una reazione negativa da parte di parti della società nei confronti di specifiche politiche di mitigazione, nonostante i loro benefici collaterali per la salute.

Cosa dice il rapporto Lancet Count Down 2024 dei rischi e delle strategie per proteggerei i bambini

Il cambiamento climatico aumenta i rischi di esiti avversi per la gravidanza, di malnutrizione per i bambini, e di esposizione agli inquinanti di aria, acqua e suolo per uso di combustibili fossili. Ma la vera criticità è la scarsità di dati stratificati per popolazioni vulnerabili come i bambini, che limita la capacità di quantificare con precisione l’impatto sproporzionato del cambiamento climatico su di loro.

Figura 2. Pubblicazioni scientifiche sulle correlazioni tra cambiamento climatico e salute

I rischi:

1. Esposizione al calore: nel 2023, i neonati, che sono i più vulnerabili al calore, hanno sperimentato un numero record di 13.8 giorni di ondate di calore per persona, in media.

2. Inquinamento atmosferico: l’uso di combustibili solidi per cucinare e riscaldare nelle abitazioni espone i bambini a livelli elevati di inquinamento da particolato fine (PM2.5) e biossido di azoto, che possono causare problemi respiratori e altre malattie.

3. Insicurezza alimentare: L’ aumento della frequenza delle ondate di calore e dei periodi di siccità è associato a un aumento dell’insicurezza alimentare, che può influire negativamente sulla nutrizione e sulla salute dei bambini.

4. Malattie infettive: Il cambiamento climatico sta rendendo le condizioni ambientali più favorevoli alla trasmissione di malattie infettive come la dengue, la malaria e il virus del Nilo occidentale, che possono colpire anche i bambini.

5. Dislocamento: Gli eventi meteorologici estremi, come le inondazioni e le siccità, possono causare lo spostamento delle famiglie, con conseguenti impatti negativi sulla salute fisica e mentale dei bambini. Negli ultimi 6 anni, almeno 43 milioni di bambini sono stati costretti a spostarsi a causa di eventi meteorologici estremi.

6. Qualità del sonno: l’ aumento delle temperature notturne può influire sulla qualità del sonno dei bambini, con conseguenze negative per la loro salute fisica e mentale. Le misure di adattamento e mitigazione suggerite per favorire la resilienza:

1. Rafforzamento dei sistemi sanitari: è essenziale migliorare la resilienza dei sistemi sanitari per garantire che possano affrontare le emergenze climatiche e fornire cure adeguate ai bambini. Questo include l’implementazione di piani nazionali di adattamento per la salute (HNAP) e la conduzione di valutazioni di vulnerabilità e adattamento.

2. Sistemi di allerta precoce: implementare sistemi di allerta precoce per le malattie legate al calore e altre condizioni climatiche estreme può aiutare a proteggere i bambini. Questi sistemi dovrebbero integrare informazioni meteorologiche per prevedere e rispondere tempestivamente ai rischi climatici.

3. Accesso a energia pulita: promuovere l’accesso a fonti di energia pulita e sostenibile nelle abitazioni può ridurre l’esposizione dei bambini all’inquinamento da combustibili solidi, migliorando la qualità dell’aria interna e la salute respiratoria.

4. Educazione e sensibilizzazione: educare le comunità e le famiglie sui rischi climatici e sulle misure di protezione può aumentare la consapevolezza e la capacità di adattamento. Questo include la formazione degli operatori sanitari su come affrontare gli impatti del cambiamento climatico sulla salute dei bambini.

5. Espansione degli spazi verdi urbani: aumentare l’accesso a spazi verdi sicuri e ben progettati nelle aree urbane può ridurre l’esposizione al calore e fornire benefici per la salute fisica e mentale dei bambini.

6. Supporto nutrizionale: implementare programmi di sicurezza alimentare e nutrizionale per garantire che i bambini abbiano accesso a diete sane e sufficienti, riducendo l’impatto dell’insicurezza alimentare legata al cambiamento climatico.

7. Protezione contro le malattie infettive: rafforzare le misure di controllo delle malattie, come la vaccinazione e la gestione dei vettori, per prevenire la diffusione di malattie infettive che possono colpire i bambini.

8. Supporto psicologico: fornire supporto psicologico e servizi di

salute mentale per aiutare i bambini a gestire lo stress e l’ansia legati agli eventi climatici estremi e ai cambiamenti ambientali.

9. Infrastrutture resilienti: costruire e mantenere infrastrutture resilienti che possano resistere agli eventi climatici estremi, garantendo la sicurezza e il benessere dei bambini.

10. Coinvolgimento delle comunità: coinvolgere le comunità locali nella pianificazione e nell’implementazione delle strategie di adattamento per assicurare che le soluzioni siano culturalmente appropriate e sostenibili.

Conclusioni

I dati di questo rapporto mostrano che molte delle minacce e degli impatti sulla salute dei cambiamenti climatici stanno superando tutti i record precedenti, e che i bambini sono tra le categorie più colpite: nel 2023 le persone sono state esposte, in media, a 50 giorni di caldo pericoloso per la salute in più del previsto, la siccità estrema ha colpito il 48% della superficie terrestre globale, aumentando il rischio di insicurezza alimentare moderata o grave e rendendo le condizioni ambientali sempre più adatte alla trasmissione di malattie infettive mortali come la dengue, la malaria, la vibriosi e le malattie correlate al virus del Nilo occidentale in nuove parti del mondo. I governi e le aziende di tutto il mondo stanno esacerbando i rischi: alimentati da profitti record, i giganti del petrolio e del gas hanno ampliato i loro piani di produzione e i governi hanno stanziato nel 2023 la cifra record di 1.4 trilioni di dollari (1.400 miliardi) per i sussidi netti ai combustibili fossili facendo impallidire qualsiasi impegno finanziario a sostegno dell’azione per il clima assunto alla COP28. Tuttavia, l’impegno di individui, aziende, scienziati e organizzazioni internazionali nei confronti del cambiamento climatico e della salute è in crescita alimentando le speranze che un futuro sano e prospero possa essere ancora a portata di mano ma saranno necessarie azioni urgenti, decisive e incentrate sulla salute, che superino l’ambizione degli attuali impegni internazionali. Aumentare la sensibilità individuale verso questi temi e quindi descrivere questa situazione ai lettori delle pagine elettroniche di Quaderni acp e di tutti i medici ci è sembrato un passo necessario per l’accettazione di queste misure.

1. Mukherji A, Thorne P, Cheung WWL, et al. Synthesis report of the IPCC sixth assessment report (AR6)

2. World Meteorological Organization 2023 state of climate services: health World Meteorological Organization, 2023

3. International Energy Agency Energy statistics data browser

4. Chen B, Wu S, Song Y, et al. Contrasting inequality in human exposure to greenspace between cities of Global North and Global South Nat Commun. 2022; 13, 4636

5. Konijnendijk C, Devkota D, Mansourian S, et al. Forests and trees for human health: pathways, impacts, challenges and response options International Union of Forest Research Organisations, 2023

6. Callaghan M, Schleussner CF, Nath S, et al. Machine-learning-based evidence and attribution mapping of 100,000 climate impact studies Nat Clim Chang. 2021; 11:966-972

Nutrizione News n.11 dicembre 2024 - gennaio 2025

A cura di Sergio Conti Nibali Gruppo ACP "Nutrizione"

Prosegue in questo numero la rubrica sulla nutrizione pediatrica curata del gruppo nutrizione dell’ Associazione Culturale Pediatri. Il gruppo sorveglia 37 riviste scientifiche internazionali tra le più qualificate in base a criteri EBM, per diffondere i risultati degli articoli più rilevanti in materia di nutrizione infantile. Su queste pagine verranno riassunti sinteticamente i principali articoli pubblicati nelle riviste monitorate. Tutti gli articoli e gli editoriali pubblicati e ritenuti degni di attenzione vengono elencati divisi per argomento, con un sintetico commento. Questo numero si basa sul controllo sistematico delle pubblicazioni di Dicembre 2024 e Gennaio 2025. La gran parte degli articoli selezionati in questo numero richiama, ancora una volta, l’ attenzione di noi pediatri sull’importanza che riveste la nutrizione nella prevenzione di numerose malattie non trasmissibili e ci sollecita a intraprendere iniziative di advocacy per difendere i nostri bambini e le loro famiglie dai rischi di un’ alimentazione inadeguata. Speriamo che il servizio che possa risultare utile ai lettori di Quaderni acp.

The section on pediatric nutrition edited by the Nutrition Group of the Associazione Culturale Pediatri continues in this issue. The group monitors 38 of the most highly qualified international scientific journals based on EBM criteria to disseminate the results of the most relevant articles on pediatric nutrition. On these pages, the main articles published in the monitored journals will be summarized briefly. All articles and editorials published and deemed worthy of attention are listed divided by topic, with a brief commentary. This issue is based on the systematic monitoring of publications for December 2024 and January 2025. The majority of the articles selected in this issue once again call the attention of us pediatricians to the importance of nutrition in the prevention of many noncommunicable diseases and urge us to undertake advocacy initiatives to defend our children and their families from the risks of inadequate nutrition. We hope that the service that may be useful to the readers of Quaderni acp.

Foto di Odiseo Castrejon su Unsplash

Nutrizione News

Indice

:: Allattamento

1. Proteggere la maternità per promuovere l’allattamento: lezioni da 4 paesi

2. Latte materno e profili immunitari sierici a un anno di vita nei neonati della coorte CHILD

3. Il supporto telematico all’allattamento: position statement della Società Italiana di Neonatologia (SIN)

4. Il contatto pelle-a-pelle prolungato dopo la nascita migliora la qualità e la durata dell’allattamento

5. Una valutazione economica sull’allattamento in Hong Kong: benefici e costi

6. USA: prospettive sull’allattamento di madri ed educatrici negli asili nido

7. Empowerment dell’allattamento: ruolo del partner e dell’ alfabetizzazione sanitaria

8. Tendenze dell’allattamento in seguito alla carenza di formula artificiale negli Stati Uniti

9. Esperienza di violenza da parte del partner vissuta dalle donne durante il periodo dell’ allattamento: uno studio ermeneutico

10. Il ruolo del sostegno paterno negli obiettivi di allattamento: una revisione meta-analitica

:: Obesità

1. California: promozione del bere acqua nelle scuole elementari

2. Affrontare l’ obesità prevenendo lo stigma nei confronti dell’ obesità

3. Cina: obesità in bambini e adolescenti tra 7 e 18 anni di età

4. Cambiamenti del peso corporeo durante l'infanzia e predittori di peso corporeo eccessivo nell'adolescenza un'analisi longitudinale

5. Dieta per la salute planetaria e prevenzione dell'obesità infantile: come integrare la salute e la cura per l’ambiente

6. Obesità genitoriale, determinanti di salute e rischio cardiometabolico in relazione alla durata del sonno nei bambini in età scolare

:: Modelli alimentari

1. Burkina Faso: consumo di uova e sviluppo precoce del bambino

2. Progetto DELICIOUS: stile di vita di bambini e adolescenti e aderenza alla dieta mediterranea

3. Modelli alimentari in bambini e adolescenti con diete vegetariane, vegane o onnivore in Germania: risultati dello studio VeChi sui giovani

:: Marketing

1. Big Food ha infiltrato le scuole britanniche con il suo marketing furtivo

2. Caratterizzare l'entità e la natura del marketing digitale di alimenti e bevande a Singapore: uno studio descrittivo

3. La salubrità dei principali marchi alimentari secondo il modello di profilo nutrizionale di Health Canada per le restrizioni proposte sulla commercializzazione alimentare per i bambini

4. Danone usa ostetriche per dare consigli alle mamme sull’alimentazione infantile nei supermercati britannici

5. La tassa sulle bevande di Philadelphia e gli esiti ponderali pediatrici

6. Ecuador: violazioni del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno

7. Sudafrica: meno bevande zuccherate nei bambini dopo l’introduzione di una tassa

:: Miscellanea

1. La co-progettazione di strategie di supporto per un'offerta alimentare sostenibile, sana e a prezzi accessibili nei contesti di educazione della prima infanzia

2. Risolvere il problema: percezioni del cibo tra i rifugiati adolescenti appena arrivati nel sud-est degli Stati Uniti

3. Programmazione estiva gratuita e indice di massa corporea tra gli scolari provenienti da famiglie a basso reddito: uno studio clinico randomizzato

4. Trasmissione intragenerazionale e intergenerazionale dell'insicurezza alimentare: un'analisi di donne e bambini bianchi e neri dallo studio NHLBI Growth and Health

5. Associazioni tra assunzione di fibre alimentari e la composizione del microbioma intestinale in una coorte longitudinale infantile

6. Anoressia nervosa nei bambini e negli adolescenti: rilevazione precoce dei fattori di rischio

7. Corpi chetonici esogeni e dieta chetogenica come opzione terapeutica per i disturbi neuroevolutivi

8. Associazioni tra eventi meteorologici estremi e malnutrizione infantile: evidenze dall'Africa subsahariana, 2010-2019

9. Additivi alimentari artificiali: pericolosi per la salute a lungo termine?

10. Incidenza del disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo (ARFID) in bambini e adolescenti nel Regno Unito e in Irlanda

Riviste monitorate

.. Acta Paediatrica

American Journal of Clinical Nutrition

Archives of Diseases in Childhood

Birth

Breastfeeding Medicine

.. Early Human Development

European Journal of Clinical Nutrition

European Journal of Nutrition

European Journal of Epidemiology

Food Policy

.. Frontiers in Nutrition

International Breastfeeding Journal

International Journal of Environmental Research and Public Health

International Journal of Epidemiology

The Italian Journal of Paeditrics

.. JAMA

JAMA Pediatrics

Journal of Epidemiology and Community Health

Journal of Pediatrics

Journal of Perinatology

.. Journal of Human Lactation

Journal of Nutrition

Journal of Public Health

Maternal and Child Health Journal

Maternal and Child Nutrition

.. Metabolites

New England Journal of Medicine

Nutrients

Pediatrics

Plos Medicine

PLOS One

Public Health Nutrition

The Lancet

Revisione delle riviste e testi a cura di: Roberta Bosi, Ivana Bringheli, Giovanni Cacciaguerra, Natalia Camarda, Adriano Cattaneo, Angela Cazzuffi, Margherita Cendon, Nicoletta Cresta, Samuel Dallarovere, Giulia D'Arrigo, Cristina Di Berardino, Monica Ghezzi, Antonella Lavagetto, Stella Lonardi, Alice Marzatico, Samantha Mazzilli, Lorenzo Mottola, Maria Napoleone, Angela Pasinato, Ilaria Polenzani, Giuseppina Ragni, Gherardo Rapisardi, Chiara Roncarà, Annamaria Sapuppo, Vittorio Scoppola, Silvia Triarico, Alessandra Turconi, Rosanna Vit.

1. Proteggere la maternità per promuovere l’allattamento: lezioni da 4 paesi

Obiettivo dello studio era capire come i difensori dell’allattamento possono migliorare i congedi di maternità e le pause per allattare tra le madri che lavorano in Indonesia, Nigeria, Filippine e Vietnam. I ricercatori hanno analizzato tutta la documentazione disponibile e hanno intervistato un buon numero di portatori di interesse in ogni paese. I risultati, diversi da paese a paese, pongono l’accento sulla necessità di creare e di attivare dei partenariati con il maggior numero possibile di gruppi interessati per creare consenso. Allo scopo, serve disporre di opinion leaders competenti e in grado di persuadere i membri dell’ alleanza a fissare degli obiettivi raggiungibili in tempi non biblici. Tali obiettivi devono essere specifici per ogni contesto, inteso come sistema di governo e legislazione nazionale sul tema, e propensione a migliorarla. Particolare attenzione dev’ essere riservata ai costi e alla disponibilità di fondi per coprirli. Infine, le probabilità di successo aumentano se congedo di maternità e pause per allattare sono presentati come parte di un set di misure di protezione sociale con effetti sinergici sulla salute.

° Anderson ME et al. Advocating for paid maternity leave and workplace lactation policy reform and implementation: lessons learned from Indonesia, Nigeria, the Philippines and Vietnam. Matern Child Nutr 2024;e13784

2. Latte materno e profili immunitari sierici a un anno di vita nei neonati della coorte CHILD

Questo studio ha l'obiettivo di indagare come l’ allattamento materno sia correlato ai profili di biomarcatori immunitari nei neonati, nonché di esplorare le possibili relazioni esistenti con le diverse modalità di somministrazione del latte materno (durata, esclusività e metodo -al seno o al biberon-). Tale studio osservazionale ha coinvolto 605 neonati dello studio canadese CHILD Cohort. Il tipo e le modalità di allattamento sono state rilevate dai registri ospedalieri e dai questionari somministrati ai genitori. Sono stati misurati 92 biomarcatori di attività e sviluppo del sistema immunitario nel siero dei bambini raccolto a 1 anno di vita. Quasi la metà (42.6%) dei neonati riceveva ancora latte materno al momento del prelievo. Rispetto ai neonati non alimentati con latte materno, i neonati che assumevano latte materno avevano livelli più alti di fattore di crescita dei fibroblasti 21, cluster di differenziazione 244, ligando della chemokina 6 e ligando della chemokina 20 e livelli più bassi di recettore per i prodotti finali di glicazione avanzata. Tra i neonati non alimentati con latte materno, l'interleuchina 7 (IL-7) nel siero ha mostrato un'associazione marginalmente positiva con la durata dell'alimentazione con latte materno assunto in passato, che è persistita per almeno 5 mesi dopo la cessazione dell'alimentazione con latte materno. L’allattamento materno e (in misura minore) la storia di assunzione di questo sono associati a diversi biomarcatori associati all'infiammazione nei neonati di 1 anno di vita. Questi risultati forniscono nuove evidenze che l'alimentazione con latte materno impatta sull'attività e lo sviluppo immunitario e suggeriscono ipotesi sui meccanismi sottostanti. Studi di proteomica saranno necessari per meglio capire i meccanismi biologici sottostanti.

° Ames SR et al. Human milk feeding practices and serum immune profiles of one-year-old infants in the CHILD birth cohort study. Am J Clin Nutr. 2025 Jan;121(1):60-73. doi: 10.1016/j.ajcnut.2024.10.021. Epub 2024 Oct 30. PMID: 39486685; PMCID: PMC11747196

3. Il supporto telematico all’ allattamento: position statement della Società Italiana di Neonatologia (SIN) Il documento della SIN affronta il tema del supporto telematico all’ allattamento al seno (Tele-Support in Breastfeeding, TSB), una pratica che ha guadagnato importanza durante la pandemia di COVID-19. Il TSB consiste nell’assistenza fornita a distanza tramite videochiamate tra operatori sanitari e madri che allattano, con l'obiettivo di offrire un supporto tempestivo in situazioni in cui una visita in presenza non è immediatamente disponibile. Se da un lato la telemedicina è stata ampiamente utilizzata per il monitoraggio di neonati prematuri o con particolari necessità mediche, il supporto all’allattamento a distanza è stato meno esplorato. Tuttavia, le esperienze internazionali, come quelle documentate dall’UNICEF-UK durante la pandemia, hanno dimostrato che il TSB può essere uno strumento efficace per migliorare i tassi di allattamento esclusivo, facilitando l’ accesso alle madri che altrimenti avrebbero difficoltà a ricevere aiuto. In Italia, la SIN ha condotto due focus group con infermieri e neonatologi delle Terapie Intensive Neonatali (TIN) e un’indagine nazionale per comprendere l’ effettivo utilizzo del TSB. Dai risultati è emerso che, nonostante il potenziale di questa pratica, in molti ospedali italiani il supporto all’allattamento da remoto è limitato a semplici consulenze telefoniche e non prevede videochiamate. Inoltre, la mancanza di personale formato e di risorse tecnologiche adeguate ha rappresentato un ostacolo alla sua diffusione. Alcune esperienze locali, tuttavia, hanno dimostrato la validità del TSB. Ad esempio, a Trieste, i Centri Salute della Baby Friendly Community sono riusciti a fornire supporto online a molte donne in gravidanza e puerperio, contribuendo a mantenere alti i tassi di allattamento esclusivo nei primi mesi di vita del neonato. Un’ altra esperienza significativa è stata quella della piattaforma COD20 IT a Milano, inizialmente sviluppata per il monitoraggio domiciliare dei pazienti COVID-19 e poi adattata per offrire supporto all’ allattamento. Tra i principali vantaggi del TSB vi è la possibilità di superare barriere geografiche e logistiche, garantendo assistenza a madri che potrebbero avere difficoltà a raggiungere una struttura sanitaria. Inoltre, l’uso della videochiamata permette agli operatori di osservare il contesto familiare e fornire consigli personalizzati. Tuttavia, esistono anche alcune limitazioni, come la difficoltà di stabilire un rapporto empatico a distanza e le problematiche tecnologiche legate alla connessione o alla disponibilità di dispositivi adeguati. Dal punto di vista normativo, l’Italia ha recentemente introdotto regolamenti per la telemedicina, riconoscendo il suo ruolo all’interno del sistema sanitario. Tuttavia, la mancanza di una piattaforma nazionale dedicata e di linee guida specifiche per il TSB rappresenta ancora un limite alla sua implementazione su larga scala. Sulla base delle evidenze raccolte, la SIN ha formulato un Position Statement con alcune indicazioni chiave: il supporto telefonico dovrebbe essere il primo passo per valutare la necessità di una consulenza via videochiamata; il TSB deve essere considerato un’ integrazione, e non un’ alternativa, all’assistenza in presenza; il personale sanitario coinvolto deve essere adeguatamente for-

mato e il servizio deve essere integrato nel sistema sanitario pubblico. In conclusione, la SIN riconosce il valore del TSB come strumento complementare per promuovere l’ allattamento, sottolineando la necessità di una migliore organizzazione e formazione del personale per garantire un servizio efficace e accessibile a tutte le madri.

° Davanzo, R. et al. Tele-support in breastfeeding: position statement of the Italian society of Neonatology. Ital J Pediatr 50, 240 (2024).

4. Il contatto pelle-a-pelle prolungato dopo la nascita migliora la qualità e la durata dell’allattamento Studio di coorte effettuato per indagare l’effetto del contatto pelle-a-pelle (SSC) prolungato (>45 minuti) nella sala parto sulla qualità e durata dell’allattamento, con l’ obiettivo di supportare nuove politiche ospedaliere. Sono state analizzate 72 coppie madre-neonato (sani a termine), suddivise in due gruppi (SSC ≤45 minuti e SSC >45 minuti). È stata valutata la qualità dell’ allattamento tramite punteggio IBFAT, la durata dell’ allattamento materno esclusivo e la durata totale. In termini di qualità immediata dell’ allattamento, uno SSC >45 minuti ha migliorato il punteggio IBFAT (10 vs. 7; p < 0.001) e la durata della prima sessione di allattamento (65 vs. 19 minuti; p < 0.001). In termini di durata a lungo termine, SSC >45 minuti ha aumentato l’ allattamento esclusivo (4.7 vs. 2.7 mesi; p < 0.001) e totale (5.2 vs. 3.7 mesi; p = 0.005). Limitazioni dello studio segnalate sono: disegno non randomizzato, campione limitato a neonati sani nati per via vaginale, fattori come reddito o benessere emotivo non considerati. Lo studio conclude che uno SSC prolungato migliora significativamente qualità e durata dell’ allattamento. Gli autori raccomandano di adottare 45 minuti di SSC come standard minimo nelle sale parto, in linea con le linee guida dell’OMS. Raccomandazioni per ricerche future: studiare l’impatto del SSC su neonati pretermine e nati con taglio cesareo, valutare l’effetto del SSC sulla durata dell’allattamento oltre i 6 mesi. Esplorare fattori soggettivi non misurati (es. reddito, supporto familiare, benessere emotivo) per comprendere meglio i determinanti dell’allattamento prolungato.

° Schlesinger E. et al. Longer skin-to-skin contact after birth enhances breastfeeding quality and duration: A cohort study. Acta Paediatr. 2024;113:2637–2642. doi: 10.1111/apa.17388

5. Una valutazione economica sull’allattamento in Hong Kong: benefici e costi Questo studio ha stimato i risparmi sui costi sanitari per il governo derivanti dalla prevenzione delle infezioni come gastroenterite (GE) e da infezioni delle basse vie respiratorie (LRTI) nel primo anno di vita, attribuibili a un aumento del tasso di allattamento esclusivo a 4 mesi nella città di Hong Kong. Il modello utilizzato ha impiegato i migliori dati disponibili attraverso un’ analisi di sensibilità probabilistica. Inoltre, è stato valutato l’impatto negativo dell’ ittero neonatale (NNJ) sui benefici economici derivanti dall’ aumento dei tassi di allattamento esclusivo. Nel periodo 2010-2019, ogni 1.000 nascite sarebbero stati registrati cinque ricoveri per GE e tre ricoveri per LRTI nel primo anno di vita se il tasso di allattamento esclusivo a 4 mesi fosse aumentato dai livelli attuali (~15-30%) al 50%. Questo avrebbe comportato un risparmio annuale sui costi sanitari pari a 1.05

milioni di USD (95% CI: 1.03-1.07). Se il tasso di allattamento esclusivo a 4 mesi potesse arrivare al 70%, il risparmio sui costi sarebbe salito a 1.89 milioni di USD (95% CI: 1.86-1.92) all’anno. Tuttavia, considerando un aumento dei ricoveri per ittero neonatale tra i 7 e i 90 giorni di vita associati a maggiori tassi di allattamento esclusivo, il risparmio sui costi si aggirerebbe alla fine intorno al 60%. Questi risultati potrebbero supportare i decisori politici nell’ allocazione di budget e risorse per la promozione dell’allattamento a Hong Kong. La prevenzione di ricoveri non necessari per ittero neonatale massimizzerebbe i benefici economici dell’allattamento esclusivo a 4 mesi.

° Lai Ling Hui, et al. An economic evaluation on sub-optimal breastfeeding in Hong Kong: Infant health outcomes and costs. Acta Paediatr. 2025 Jan;114(1):65-73. doi: 10.1111/apa.17396.

6. USA: prospettive sull’allattamento di madri ed educatrici negli asili nido

Per capire come la pensino sull’ allattamento madri ed educatrici di asili nido, le autrici di questo studio hanno condotto interviste semi-strutturate con un campione di 50 madri lavoratrici e 22 educatrici professionali reclutate via social media. Le partecipanti risiedevano in 23 stati USA diversi, principalmente nel nordest e nel centro; l’autoselezione ha fatto sì che la maggioranza delle partecipanti fossero bianche, sposate e con un alto livello di istruzione. In generale, l’ atteggiamento nei confronti dell’ allattamento era neutro sia tra le madri che tra le educatrici. Le aspettative delle madri per un sostegno all’ allattamento da parte delle educatrici erano basse, mentre i fattori con un impatto positivo erano le condizioni favorevoli sul posto di lavoro e il supporto sociale. La capacità delle educatrici di fornire sostegno era limitata dai regolamenti interni agli asili nido, dalla mancanza di una formazione specifica e dal poco tempo a disposizione. Alcune madri hanno riferito tensioni associate a richieste individuali su come conservare e somministrare il latte materno spremuto negli asili nido. In conclusione, sembrano esserci più ostacoli che fattori favorevoli per le madri che vogliono continuare ad allattare i figli che vanno all’ asilo nido. I miglioramenti suggeriti riguardano regole che facilitino la prossimità madre/bambino/a, protocolli standardizzati per la conservazione e la somministrazione del latte materno spremuto, oltre a maggiore formazione per le educatrici.

° Demirci JR et al. “There’s a Little Bit of Tension There:” Perspectives of Mothers and Early Childhood Educators on Breastfeeding in Child Care Centers. Public Health Nutr 2025; DOI 10.1017/S1368980024002313

7. Empowerment dell’ allattamento: ruolo del partner e dell’ alfabetizzazione sanitaria

L’ allattamento materno è essenziale per la salute del neonato, ma la mancanza di empowerment può comprometterne la continuità. Questo studio trasversale ha analizzato il livello di empowerment e la sua relazione con l’ alfabetizzazione sanitaria e il supporto percepito del coniuge tra 342 madri con bambini ≤6 mesi a Tabriz, Iran. I dati sono stati raccolti tramite questionari validati (MBES, PPSS, HELIA) e analizzati con un modello lineare generale (GLM). Il punteggio medio di empowerment è stato di 141.98 ± 33.92 (su un range di 37-185). Un dato particolarmente

rilevante è la forte correlazione positiva tra il supporto del coniuge e l’ empowerment materno: per ogni incremento unitario del supporto percepito, il punteggio di empowerment aumentava significativamente (B=0.546; p<0.001). Le madri lavoratrici hanno riportato punteggi più alti rispetto alle casalinghe (B=13.91; p=0.04), così come le madri che allattavano attivamente al momento dello studio (B=72.26; p<0.001). L’ alfabetizzazione sanitaria, inizialmente associata all empowerment, non è risultata significativa nell’ analisi finale. Il supporto del partner è fondamentale per rafforzare la sicurezza materna nell’allattamento. Il coinvolgimento dei partner in programmi educativi e il supporto degli operatori sanitari possono favorire un ambiente più favorevole all’ allattamento. Anche politiche aziendali a sostegno dell’allattamento potrebbero migliorare i tassi di adesione. Il disegno trasversale non consente inferenze causali e l’ autocompilazione dei questionari può introdurre bias. Studi futuri con campioni più ampi e metodi qualitativi potrebbero approfondire questi risultati.

° Targhaq S et al. Breastfeeding empowerment and its relationship with health literacy and spousal support among breastfeeding mothers in Tabriz, Iran: a cross- sectional study. BMJ Open 2025;15:e084337 doi: 10.1136/bmjopen-2024-084337

8. Tendenze dell’allattamento in seguito alla carenza di formula artificiale negli Stati Uniti Questo rapporto studia l'evoluzione delle tendenze dell'inizio dell'allattamento durante la crisi della formula artificiale e confronta gli effetti tra le sottopopolazioni. Negli Stati Uniti 1 donna su 6 non avvia l'allattamento. Sebbene gli obiettivi di Healthy People 2020 per l'inizio dell'allattamento siano stati soddisfatti nel 2014, questo risultato non si estende alle famiglie a basso reddito, ad alcuni gruppi razziali e alle aree rurali. Ci sono fattori strutturali e politici che contribuiscono a queste disparità. Alla fine del 2021, i problemi della catena di approvvigionamento legati alla pandemia hanno portato a problemi nella produzione e distribuzione delle formule. La situazione è peggiorata nel febbraio 2022 quando Abbott, il più grande produttore di formula che fornisce il 40% della nazione ha chiuso la struttura del Michigan a seguito di un'indagine federale sulle malattie di origine alimentare. La carenza di formula e i timori probabilmente hanno aumentato la consapevolezza della maggiore sicurezza dell’ allattamento. Questo studio ha analizzato i dati nazionali di 47 stati e del Distretto di Columbia. Durante la crisi della formula del 2022, i tassi medi di avvio dell'allattamento sono aumentati di 1.96 punti percentuali (pp) e sono rimasti elevati al di sopra dei livelli storici alla fine della crisi. L'aumento è stato particolarmente pronunciato tra le madri con livelli di istruzione inferiori, quelle che ricevono assistenza del programma di nutrizione supplementare speciale per donne, neonati e bambini, residenti di contee meno popolate, beneficiari di Medicaid e madri nere, probabilmente a causa della loro maggiore dipendenza dall'alimentazione a base di formula. Le popolazioni che soddisfano tutti questi criteri sociodemografici hanno registrato il maggiore aumento nell'avvio dell'allattamento a 6.06 pp. Le disparità preesistenti nell'avvio dell'allattamento sono diminuite nel 2022.

° Luis Seoane Estruel, MS. Breastfeeding Trends Following the US Infant Formula Shortage. Pediatrics Volume 155,Issue 1,January 2025:e2024067139

9. Esperienza di violenza da parte del partner vissuta dalle donne durante il periodo dell’allattamento: uno studio ermeneutico

A livello globale, quasi una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale da parte del partner (IPV) nel corso della propria vita. Le donne esposte a IPV prima e durante la gravidanza tendono ad avere meno probabilità di iniziare l'allattamento e tendono ad allattare per periodi più brevi. Questo studio mira a spiegare e comprendere l'esperienza vissuta dalle donne per IPV durante il periodo di allattamento. La raccolta dati è stata condotta tra giugno 2022 e agosto 2023 in 58 donne svedesi tramite storie scritte o interviste. I dati sono stati analizzati in modo interpretativo. I risultati hanno mostrato che le donne sperimentano IPV durante l'allattamento in termini di essere accusate, svalutate, trascurate, controllate, contrastate, costrette ad adattarsi e/o punite. L'interpretazione principale suggerisce che le manifestazioni sono intrecciate all'interno di un continuum multidimensionale in cui le manifestazioni di IPV più frequenti sono meno comunemente riconosciute come violenza. L'interpretazione principale illustra inoltre che l’IPV è strettamente correlata al contesto patriarcale in cui l'intimità dell'allattamento all'interno della diade madre-bambino è fondamentale per spiegare e comprendere il fenomeno, in quanto modifica l'equilibrio di potere intersoggettivo nella relazione di coppia e provoca i partner, rendendo le donne che allattano particolarmente vulnerabili alla violenza. L'esposizione durante l'allattamento mette a repentaglio la salute e il benessere delle donne e dei bambini, influisce negativamente sull'allattamento e viola i diritti umani e gli obiettivi di sostenibilità globale.

° Gustafsson, I., Karlsson, K., Jarling, A. et al. Women’s lived experience of intimate partner violence manifestations during the breastfeeding period: a lifeworld hermeneutic study. Int Breastfeed J 19, 80 (2024). https://doi.org/10.1186/s13006-02400690-5

10. Il ruolo del sostegno paterno negli obiettivi di allattamento: una revisione meta-analitica

I vantaggi dell'allattamento per la salute materna e infantile sono stati ampiamente riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, vi è una carenza di ricerca sull'efficacia del sostegno paterno nell'allattamento. Questo studio mirava a rivedere sistematicamente l'impatto degli interventi di sostegno paterno sull'allattamento. A livello metodologico, è stata condotta una ricerca sistematica su più database, per studi clinici randomizzati (RCT) relativi all'allattamento e agli interventi di sostegno paterno, che coprivano il periodo dall' inizio dei database a giugno 2024. Questa ricerca ha prodotto 3.065 studi, di cui otto sono stati inclusi nella metanalisi. Questi studi hanno coinvolto un totale di 2.531 partecipanti, con 1.306 nel gruppo di intervento e 1.225 nel gruppo di controllo. Gli studi condotti nel Regno Unito, in Australia, in Canada e in Cina hanno compreso una varietà di interventi, tra cui l’informazione sull'allattamento, le consultazioni condotte da specialisti, la distribuzione di materiale informativo, l'utilizzo di media educativi, la facilitazione di discussioni interattive, la fornitura di sostegno online tramite telefono o chat, la diffusione di messaggi di account pubblici, la formazione sulle tecniche di allattamento, il supporto sociale post-partum e la guida sull'assistenza materna e neonatale. I risultati della meta-analisi hanno

indicato che il tasso di allattamento esclusivo era significativamente più alto nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo in vari punti temporali: entro una settimana dal parto (RR 1.28; IC al 95% 1.16, 1.42); a 30-42 giorni dal parto (RR 1.12; IC al 95% 1.02, 1.23); e a tre mesi dal parto (RR 1.35; IC al 95% 1.21, 1.50). Questi risultati suggeriscono che gli interventi di sostegno paterno migliorano efficacemente le pratiche di allattamento sia nell' avvio che nel mantenimento dell'allattamento stesso.

° Zhou Ss et al. The role of paternal support in breastfeeding outcomes: a meta-analytic review. Int Breastfeed J 19, 84 (2024).

Obesità

1. California: promozione del bere acqua nelle scuole elementari

Un trial randomizzato, realizzato in 18 scuole elementari della baia di San Francisco, con circa il 50% di alunni da famiglie a basso reddito, aveva come obiettivo sostituire l’uso di bevande zuccherate con l’ acqua allo scopo di ridurre i tassi di sovrappeso. L’ intervento ha avuto effetti positivi, riportati in Pediatrics 2023;152:e2022060021. Questa analisi secondaria ha valutato l’interazione tra l’ effetto principale del trial (uso di acqua) e l’insicurezza alimentare. Tra gli oltre 1.000 bambini della quarta elementare, quelli senza insicurezza alimentare nel gruppo di intervento mostravano una minore prevalenza di obesità sia prima dell’intervento sia 7 mesi dopo quando comparati con i bambini con insicurezza alimentare nello stesso gruppo. Tra gli alunni con un alto grado di insicurezza alimentare, nel gruppo di intervento c’ è stato un pronunciato aumento del consumo di acqua 7 mesi dopo l’inizio dell’intervento (+86%) in comparazione con i bambini con insicurezza alimentare del gruppo di controllo. In conclusione, il programma sembra efficace anche nei bambini provenienti da famiglie con alto grado di insicurezza alimentare.

° Gerstenfeld L et al. The impact of a water promotion and access intervention on elementary school students in the presence of food insecurity. Public Health Nutr; DOI 10.1017/ S1368980024002283.

2. Affrontare l’ obesità prevenendo lo stigma nei confronti dell’ obesità

L’ obesità è un significativo problema di salute pubblica con una prevalenza in aumento nei bambini e giovani adulti e con conseguenze negative sulla salute per tutta la durata della vita. La gravidanza e l’infanzia sono periodi cruciali per determinare la traiettoria di peso e salute per il resto della vita e rappresentano una finestra importante per possibili interventi preventivi, pertanto i pediatri si trovano nella condizione di poter contribuire alla prevenzione e al trattamento dell’ obesità lavorando con i bambini e le famiglie e anche con proposte a livello sociale. Tuttavia, c’ è il rischio che cercando la collaborazione di genitori e bambini nella gestione dell’obesità si possa inavvertitamente contribuire allo stigma sull’obesità inteso come svalutazione sociale di una persona a causa del suo peso. Tale stigma spesso include stereotipi ingiustificati come l’ accusa di pigrizia che comporta pregiudizi, rifiuto sociale e discriminazione e lo si riscontra in molti contesti. Lo stigma verso l’ obesità si riscontra anche in ambito sanita-

rio dove viene tollerato e sostenuto con l’ errata presunzione di motivare le persone a perdere peso. In realtà è vero il contrario, lo stigma del peso provoca stress fisico e mentale che può comportare un ulteriore aumento di peso attraverso comportamenti alimentari malsani, peggioramento dello stile di vita e aumento di cortisolo da stress. È una visione semplicistica quella di ritenere l’ obesità una questione che può essere risolta con la decisione volontaria di mangiare meno e muoversi di più. È più utile considerare l’obesità in un contesto più ampio come una malattia complessa, cronica e recidivante e le cui cause non sono ancora pienamente comprese. Gli operatori sanitari che si occupano dell’infanzia hanno l’ opportunità di prevenire e trattare l’ obesità, prevenendo al contempo lo stigma, con un approccio più sensibile e informato che presuppone: - affrontare il tema del peso in un contesto positivo che richiede la costruzione di un rapporto franco e sincero, una comunicazione basata sul paziente ed empatia; - evitare giudizi e rimproveri riconoscendo che siamo tutti esposti a forti pressioni ambientali che portano a prendere peso e che sono fuori del nostro controllo; - prendersi il tempo per spiegare in modo semplice i meccanismi di regolazione del peso precisando che le nostre conoscenze sono ancora incomplete; - porre attenzione al linguaggio usato: parole come “obesità” e “grasso” sono difficili da accettare per i bambini e le famiglie, meglio usare espressioni come “peso non salutare” o “peso eccessivo in rapporto all’ altezza”, piuttosto che “bambino obeso” meglio dire “bambino con un peso non salutare”; - se sono presenti altri problemi di salute meglio rimandare il colloquio sul peso a un secondo incontro; - cercare la collaborazione con i genitori proponendo di lavorare a un obiettivo piuttosto che prescrivere un determinato comportamento, enfatizzare l’ importanza di piccoli e continuativi cambiamenti, sottolineando i benefici in termini di salute in generale e non focalizzarsi sul peso; - usare un approccio motivazionale. Gli operatori sanitari possono svolgere un ruolo di sensibilizzazione al problema anche a livello di società e scuola.

° Darling JC, et al. Tackling obesity while preventing obesity stigma. Arch Dis Child 2025,110:8-11.

3. Cina: obesità in bambini e adolescenti tra 7 e 18 anni di età Il Lancet Public Health ha dedicato 4 articoli a questo tema. Nel primo, gli autori analizzano le tendenze e le disuguaglianze tra il 1985 e il 2019 sulla base di 7 inchieste nazionali in oltre un milione e mezzo di studenti condotte a intervalli di 5 anni. La prevalenza totale di obesità è aumentata dallo 0.1% del 1985 all’ 8.25% del 2019. Contemporaneamente, sono diminuiti gli indici di magrezza. La prevalenza di obesità è in genere maggiore nelle aree urbane rispetto a quelle rurali in entrambi i sessi, tranne che nelle provincie con livello socio-economico più elevato dove le ragazze delle zone rurali presentano più obesità rispetto alle coetanee di zone urbane. Nelle stesse provincie più ricche, i tassi di obesità sembrano aver smesso di aumentare e stanno forse diminuendo a partire dal 2014. Le proiezioni al 2030 prevedono un aumento del gap a sfavore delle aree rurali e delle provincie più povere. Il secondo articolo si occupa dei determinanti di obesità. Nessuna sorpresa, si tratta degli stessi determinati che caratterizzano l’ambiente obesogenico degli altri paesi: alla crescita economica si affiancano cambiamenti nella dieta (più calorie, zuccheri e grassi, abbandono della dieta tradizionale a favore di una dieta occidentale) e nei trasporti (più auto e veicoli

a motore, meno mobilità attiva). Il terzo articolo analizza i possibili interventi di salute pubblica contro l’ obesità. Gli interventi nelle scuole per migliorare l’ limentazione e aumentare l’attività fisica sono potenzialmente efficaci, soprattutto se associati a interventi analoghi per le famiglie e a miglioramenti dell’ambiente (trasporti, parchi, disponibilità di cibi salutari, disincentivi per quelli non salutari). Questi interventi, tuttavia, sono stati realizzati nelle aree di livello sociale ed economico più alto, e poco si sa sulla fattibilità ed efficacia nelle zone meno privilegiate. L’ appoggio dei governi centrali e provinciali è fondamentale per raggiungere queste popolazioni svantaggiate e per una maggiore equità. Il quarto e ultimo articolo si occupa, appunto, delle politiche. In un paese enorme e complesso come la Cina, sono necessarie politiche multisettoriali generali da adattare successivamente a situazioni specifiche. A questo scopo, gli autori dell’articolo propongono un quadro di riferimento generale, che comprende anche monitoraggio e ricerca, da declinare in programmi a lungo termine con obiettivi intermedi.

° Song X et al. Trends and inequalities in thinness and obesity among Chinese children and adolescents: evidence from seven national school surveys between 1985 and 2019. Lancet Public Health 2024;9:e1025–36.

° Yuan C et al. Childhood Obesity in China 1. Determinants of childhood obesity in China. Lancet Public Health 2024;9:e1105–14.

° Yuan C et al. Childhood Obesity in China 2. Public health interventions against childhood obesity in China. Lancet Public Health 2024;9:e1115–24.

° Dong Y et al. Childhood Obesity in China 3. Control of childhood obesity and implications for policy in China. Lancet Public Health 2024;9:e1125–35.

4. Cambiamenti del peso corporeo durante l'infanzia e predittori di peso corporeo eccessivo nell'adolescenza un'analisi longitudinale

Lo studio indaga le condizioni associate al peso, in particolare sovrappeso e obesità, che ormai rappresentano un problema di salute prevalente tra bambini e adolescenti. I dati di 3.075 bambini (1.524 femmine e 1.594 maschi) sono stati analizzati come parte del programma "La Vita Sana di Tuo Figlio" del Centro di Promozione della Salute di Danzica. Ogni bambino è stato valutato all'età di 6, 10 e 14 anni. Ad ogni visita, è stata raccolta una storia delle malattie croniche e sono state effettuate misurazioni antropometriche, della pressione sanguigna e della capacità fisica, basate sul Kasch Pulse Recovery Test (KPRT), che consiste nel salire e scendere ritmicamente un gradino di 30 cm per 3 minuti a un ritmo di 24 salite e discese al minuto e nel valutare la frequenza cardiaca media post-esercizio. I ragazzi avevano maggiori probabilità di essere in sovrappeso, con una tendenza all'aumento dell'obesità con l'età. I bambini che erano in sovrappeso o obesi all'età di 6 anni avevano un rischio maggiore di rimanere tali per un periodo più lungo. La bassa forma fisica (misurata dal test KPRT) e la pressione sanguigna elevata erano significativamente associate al peso corporeo eccessivo. Il follow-up a lungo termine della coorte di studio ha rivelato che il peso corporeo eccessivo nella prima infanzia tende a persistere nell'adolescenza, sottolineando la necessità di un intervento precoce e di un'educazione sanitaria. Abbiamo scoperto che i bambini obesi che erano fisicamente in forma all'età di 6 anni avevano meno pro-

babilità di rimanere obesi all'età di 10 anni e nell'adolescenza. Ciò suggerisce che la valutazione KPRT all'età di 6 anni potrebbe essere uno strumento utile per identificare i bambini che necessitano di programmi di intervento. L'identificazione precoce dei bambini a rischio consente strategie tempestive e mirate per prevenire le conseguenze a lungo termine dell'obesità.

° Lemanowicz-Kustra, A. et al. Body Weight Changes During Childhood and Predictors of Excessive Body Weight in Adolescence-A Longitudinal Analysis. Nutrients 2024, 16, 4397.

5. Dieta per la salute planetaria e prevenzione dell'obesità infantile: come integrare la salute e la cura per l’ambiente L’uso di alimenti di origine vegetale e pratiche sostenibili a livello globale. Questa revisione esplora l’idoneità della DSP nell’ affrontare l’ obesità infantile, valutandone adeguatezza nutrizionale e proponendo modifiche atte a renderla adatta alle popolazioni pediatriche. È stata utilizzata una metodologia di revisione narrativa, esaminando i dati delle linee guida nutrizionali globali e regionali e valutando la composizione bromatologica della DSP rispetto ai requisiti specifici per età. I risultati indicano che, sebbene la DSP sia allineata agli obiettivi di salvaguardia ambientale, potrebbe non soddisfare completamente i fabbisogni energetici e di nutrienti specifici dell’età pediatrica ed adolescenziale. Le sfide principali riguardano il garantire un adeguato apporto di proteine biodisponibili, ferro, calcio, vitamina B12 e vitamina D. Strategie come l’integrazione di alimenti fortificati, l’ ottimizzazione delle combinazioni delle diverse fonti proteiche e un adattamento graduale a diete ad alto contenuto di fibra sono fondamentali per un’implementazione efficace di tale approccio. Questa revisione evidenzia inoltre l’importanza di adattare tale approccio alle abitudini culturali locali, coinvolgendo le famiglie ad aderire alle abitudini sane della cucina regionale. Interventi mirati, come programmi scolastici di alimentazione e iniziative educative, potrebbero colmare le lacune di tipo nutrizionale, promuovendo al contempo comportamenti alimentari sostenibili.

° Conti MV et al. Planetary Health Diet for Childhood Obesity Prevention: Integrating Nutritional Health with Environmental Stewardship. Nutrients. 2024 Dec 13;16(24):4316. doi: 10.3390/ nu16244316. PMID: 39770937; PMCID: PMC11676438.

6. Obesità genitoriale, determinanti di salute e rischio cardiometabolico in relazione alla durata del sonno nei bambini in età scolare

L'articolo esamina il legame tra l'obesità dei genitori e il rischio cardiometabolico nei bambini e negli adolescenti, ponendo particolare attenzione al ruolo del sonno come fattore mediatore. La ricerca è stata condotta su quasi 4.000 bambini e adolescenti (tra i 6 e i 17 anni) in Brasile, valutando il tempo di sonno, l'attività fisica, l'alimentazione e altri fattori di stile di vita tramite questionari auto-riportati e misurazioni antropometriche. Dai risultati emerge che i figli di genitori obesi tendono ad avere un maggiore rischio cardiometabolico, ma questo legame è fortemente influenzato dalla qualità e dalla durata del sonno. In particolare, nei bambini con un sonno adeguato, il rischio cardiometabolico risulta mitigato da uno stile di vita sano, con una maggiore attività fisica, un'alimentazione più equilibrata e una migliore forma fisica. Al contrario, nei bambini con un sonno inadeguato (trop-

po breve o eccessivo), il legame tra obesità genitoriale e rischio cardiometabolico appare meno chiaro, probabilmente perché altri fattori, come il livello di istruzione dei genitori o le abitudini familiari, giocano un ruolo più rilevante. L'importanza del sonno è quindi centrale: dormire a sufficienza non solo migliora la salute generale, ma può ridurre gli effetti negativi dell'obesità genitoriale sul metabolismo dei figli. Questo suggerisce che le strategie di prevenzione dell'obesità e delle malattie metaboliche nei bambini dovrebbero includere non solo una regolare attività fisica e sana ed equilibrata alimentazione, ma anche l'educazione a una corretta igiene del sonno. In conclusione, il lavoro evidenzia che il rischio cardiometabolico nei bambini non dipende solo da fattori genetici o dall'obesità dei genitori, ma è influenzato da uno stile di vita complessivo, in cui il sonno gioca un ruolo chiave. Interventi mirati a migliorare le abitudini di sonno, promuovere l'attività fisica e un'alimentazione sana potrebbero avere un impatto positivo sulla salute dei più giovani, riducendo il rischio di sviluppare malattie metaboliche in età adulta.

° Brand, C. et al. Parental obesity, health determinants, and cardiometabolic risk according to sleep duration in schoolchildren: analysis through structural equations. Ital J Pediatr 50, 241 (2024).

Modelli alimentari

1. Burkina Faso: consumo di uova e sviluppo precoce del bambino

Gli autori dell’ articolo hanno usato i dati di follow up di un trial randomizzato a cluster condotto per valutare l’effetto dell’assunzione di uova su crescita e nutrizione. Lo studio è stato realizzato in 18 villaggi di un’ area rurale su 244 bambini di 18-33 mesi di età, 78 in un gruppo di intervento totale (galline alle famiglie e promozione del consumo di uova). 83 in un gruppo di intervento parziale (promozione del consumo di uova, ma niente galline), e 83 nel gruppo di controllo (nessun intervento). Lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini è stato valutato mediante appositi questionari prima dell’inizio e alla fine dello studio. Il consumo di uova è stato stimato ogni mese sulla base del consumo dell’ultima settimana. I bambini con un consumo regolare di uova (ogni mese) avevano una minore probabilità di avere bassi punteggi di sviluppo motorio e abilità sociali. I è anche osservato un effetto proporzionale alla dose (mai, pochi mesi, molti mesi, tutti i mesi). Per ogni uovo a settimana aggiunto è stato riportato un aumento di quasi il 2% nei punteggi per abilità nel risolvere problemi. Questi risultati aggiungono prove a quelle già riportate da altri studi sui benefici del consumo di uova per lo sviluppo precoce dei bambini in popolazioni a reddito medio e basso.

° Ernyey H et al. Effect of egg consumption on early childhood development: Evidence from Un Oeuf study. Public Health Nutr 2024; DOI 10.1017/S1368980024002490

2. Progetto DELICIOUS: stile di vita di bambini e adolescenti e aderenza alla dieta mediterranea Questo studio ha l’obiettivo di indagare i potenziali determinanti legati allo stile di vita che possono aumentare l’ aderenza alla dieta mediterranea nei bambini e negli adolescenti. È stata eseguita

un’ analisi trasversale di dati provenienti da cinque paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo, Egitto e Libano) nell’ ambito del progetto finanziato dall' UE DELICIOUS (UnDErstanding consumer food choices & promotion of healthy and sustainable Mediterranean Diet and LIfestyle in Children and adolescents through behavIOUral change actionS). Sono stati raccolti per l’anno 2023, su una popolazione di 2.011 bambini e adolescenti di età compresa tra 6 e 17 anni, dati relativi all’età, sesso, livello di istruzione parentale e situazione familiari; sono state inoltre indagate le abitudini alimentari dei bambini (ad esempio, colazione, luogo in cui si mangia, ecc.) e le abitudini di vita (ad esempio, livello di attività fisica, sonno e tempo trascorso davanti agli schermi). Il livello di aderenza alla dieta mediterranea è stato valutato utilizzando l’indice KIDMED. Tra i principali determinanti di una maggiore aderenza alla dieta mediterranea è stata riscontrata l’ età più giovane e il maggior livello culturale dei genitori, un maggiore livello di attività fisica, una durata adeguata del sonno e, tra le abitudini alimentari, fare colazione e mangiare con i membri della famiglia e a scuola. Le analisi multivariate, corrette per i diversi fattori di confondimento, hanno mostrato che uno stile di vita complessivamente più sano e un maggiore livello di istruzione dei genitori sono fattori indipendenti associati a una maggiore aderenza alla dieta mediterranea.

° Rosi A et al. Lifestyle Factors Associated with Children's and Adolescents' Adherence to the Mediterranean Diet Living in Mediterranean Countries: The DELICIOUS Project. Nutrients. 2024 Dec 25;17(1):26. doi: 10.3390/nu17010026. PMID: 39796460; PMCID: PMC11722675.

3. Modelli alimentari in bambini e adolescenti con diete vegetariane, vegane o onnivore in Germania: risultati dello studio VeChi sui giovani

In questo studio sono stati indagati i diversi componenti dell'introito nutrizionale all'interno di diete onnivore, vegetariane e vegane di bambini e adolescenti, evidenziando come sia necessario distinguere tra diversi modelli alimentari, anche all'interno delle diete vegetariane e vegane. I diversi modelli alimentari sono stati indagati tramite PCA (Principal Component Analysis) in bambini e adolescenti vegetariani (n = 145), vegani (n = 110) e onnivori (n = 135) da dati provenienti da diari alimentari ponderati di 3 giorni dallo studio trasversale “Vegetarian and Vegan Children and Youth (VeChi Youth)” (2017–2019, 6–18 anni, 57% ragazze). Questi modelli alimentari sono stati poi correlati con l'assunzione di energia e nutrienti. Tra i vegetariani, sono stati identificati 3 modelli alimentari (“Alimenti di origine animale”, “Verdure e frutta”, “Alternative alla carne e patate”) che spiegano il 32.7% della varianza nell'assunzione dei gruppi alimentari. Nel gruppo dei vegani, sono stati identificati 4 modelli (“Verdure e legumi”, “Carboidrati raffinati”, “Alternative alla carne e succhi”, “Frutta e cibi pronti”) che spiegano il 43.2% della varianza. Tra gli onnivori, sono stati identificati 5 modelli (“Flessitariano”, “Verdure e frutta”, “Prodotti lattiero-caseari”, “Carne e cibi pronti”, “Cereali raffinati e succhi”) che spiegano il 43.0% della varianza. Indipendentemente dal gruppo alimentare, modelli alimentari più favorevoli (“Verdure e frutta”, “Alternative alla carne e patate”, “Verdure e legumi”, “Frutta e cibi pronti”, “Flessitariano”) sono risultati correlati con una maggiore densità di micronutrienti, mentre modelli alimentari meno favorevoli (“Alimenti di origine animale”, “Carboidrati raffinati”, “Alternative alla carne e succhi”,

“Prodotti lattiero-caseari”, “Carne e cibi pronti”, “Cereali raffinati e succhi”) sono stati associati a profili nutrizionali sfavorevoli.

° Hansch, L et al. Dietary patterns among children and adolescents in Germany consuming vegetarian, vegan or omnivore diets: results of the VeChi Youth Study. Eur J Nutr 63, 3161–3174 (2024); doi.org/10.1007/s00394-024-03497-6

Marketing

1. Big Food ha infiltrato le scuole britanniche con il suo marketing furtivo

Un’ investigazione del BMJ ha messo a nudo la diffusa influenza nell’ industria degli alimenti nel sistema scolastico britannico, dall’asilo in su [1]. Finanziando club per la prima colazione, guide e sussidi didattici, eventi sportivi, oltre a corsi e campagne per una sana alimentazione, Big Food ha influenzato per decenni la dieta dei bambini, mentre i tassi di obesità continuavano a crescere. In una lettera aperta al ministro dell’istruzione, un gruppo di medici, nutrizionisti, accademici e ricercatori chiede rigorose misure per porre fine a questo stato di cose, come si è fatto in precedenza con le industrie dell’ alcol e del gioco d’ azzardo. In alcuni casi i programmi finanziati dall’industria mostravano i prodotti di Big Food, o li includevano addirittura nel pacchetto del finanziamento; è il caso, per esempio, dei cereali zuccherati per la prima colazione, forniti addirittura per decenni con tazza e cucchiaio a tutti i bambini da 4 a 11 anni. Per questi programmi, una nota ditta di cereali ha donato 5.7 milioni di sterline alle scuole britanniche. In altri casi il programma non era così spudorato, ma la tendenza era a delegare alla responsabilità dell’individuo la scelta di un’alimentazione sana, fingendo che non esistano i determinanti commerciali. I vari programmi potevano includere settimane per una sana alimentazione, pacchetti di attività, progetti di ricerca e libri di ricette, a volte anche prodotti agricoli. Il tutto mascherato da attività non a scopo di lucro con finanziamenti “non condizionanti”. Ma dietro l’ organizzazione vi erano le ditte (Pepsi-Cola Mars, Kellogg’ s, Coca-Cola, Nestle’, McDonalds) o funzionari delle stesse. Big Food riesce a penetrare l’ ambiente scolastico tramite un incessante lavoro di lobby, un marketing aggressivo e predatorio, sponsorizzazioni, pseudo-progetti di ricerca, codici volontari di auto-disciplina e attività varie di whitewashing e greenwashing. Nonostante difendano il loro operato, spesso citando la loro responsabilità sociale, le industrie degli alimenti non hanno mai fornito prove di un eventuale contributo delle loro attività al controllo dell’ epidemia di sovrappeso e obesità. Per raggiungere questo obiettivo, l’unica strategia efficace consisterebbe nel modificare l’ ambiente alimentare, riducendo l’ offerta di cibi malsani in favore di prodotti sani e non industrialmente trasportati. Big Food non potrà mai dirsi favorevole a tale cambiamento. In un commento all’articolo di cui sopra, Vicky Sibson, direttrice di First Steps Nutrition Trust, ricorda che ancor prima di imparare a leggere i bambini sanno riconoscere i marchi dei loro prodotti preferiti [2]. Vi sono prove scientifiche sul fatto che questa abilità sia associata a un aumento dell’ adiposità in età successive, a ulteriore dimostrazione del potere del marketing. Gli interventi regolatori dovrebbero perciò avere come target prioritario l’ età prescolare, e quindi gli asili nido e le scuole materne. Si tratta di una fine-

stra di opportunità da sfruttare per prevenire cattive abitudini e promuovere comportamenti alimentari salutari. Ma proteggere l’ ambiente scolastico è necessario ma non sufficiente. Regolamenti governativi rigorosi dovrebbero colpire anche le corsie dei supermercati, dove si espongono attrattivi prodotti per minori di 5 anni. Alcuni prodotti dovrebbero addirittura essere proibiti, altri tassati per disincentivarne l’acquisto, mentre il ministero della salute dovrebbe raccomandare con chiarezza il consumo di cibi preparati in casa contro quello di cibi ultra-processati.

1. Wilkinson E. Food industry has infiltrated UK children’s education: stealth marketing exposed. BMJ 2024;387:q2661

2. Sibson V. The baby food aisle is a blind spot in health policy and governance. BMJ 2024;387:q2710

2. Caratterizzare l'entità e la natura del marketing digitale di alimenti e bevande a Singapore: uno studio descrittivo Gli autori di questo studio hanno osservato i vari ambienti digitali per definire la natura del marketing legato ad alimenti e bevande a Singapore. Inoltre hanno valutato il volume delle attività di marketing alimentare sulle piattaforme dei due social media più noti, Facebook e Instagram. Hanno inoltre esplorato vari siti web (non di proprietà di industrie alimentari e dove pertanto le persone sono esposte in modo casuale a marketing di cibo e bevande) per ottenere informazione in merito a come l’industria utilizzi piattaforme alternative per pubblicizzare i propri prodotti. Gli alimenti pubblicizzati sono stati classificati come piatti principali (più sani), non principali o misti (ad esempio hamburger) utilizzando il modello del profilo nutrizionale dell' OMS e le linee guida nazionali. Le tecniche di marketing sono state valutate utilizzando framework di codifica pubblicati. Questo studio tramite il monitoraggio delle attività di marketing su vari siti web e piattaforme di social media ha evidenziato che le aziende alimentari spesso utilizzano diverse tecniche di marketing per pubblicizzare alimenti non principali o comunque poco sani sulle varie. Tra le strategie più utilizzate sicuramente si devono sottolineare l’ enfatizzazione dei vantaggi nell’uso di un determinato alimento o bevanda, la visualizzazione di link o handle nei social media e la proposta di forniture premium. Vengono inoltre spesso condivisi post relativi al cibo nei vari social media. Gli autori concludono sottolineando la necessità da parte dei governi e responsabili politici di definire linee guida per regolamentare la pubblicità di cibi e bevande su internet. Inoltre, il monitoraggio continuo della commercializzazione online di cibi e bevande malsane a Singapore sarà essenziale per valutare l'impatto delle nuove e future politiche sulla limitazione della pubblicità nel panorama alimentare digitale di Singapore.

° Xin Hui Chua et. al. Characterising the extent and nature of digital food and beverage marketing in Singapore: a descriptive study. Public Health Nutrition,Volume 28, Issue 1, e14.

3. La salubrità dei principali marchi alimentari secondo il modello di profilo nutrizionale di Health Canada per le restrizioni proposte sulla commercializzazione alimentare per i bambini

Secondo gli autori di questo studio il marketing e la continua esposizione di bambini e adolescenti a cibi poco salutari sono la causa dell’incremento del consumo e dell’ acquisto di questi

alimenti, esponendo e aumentando la frequenza di obesità e di malattie non trasmissibili anche nei bambini. Lo scopo di questo studio è stato quello di esaminare la salubrità dei prodotti offerti dai principali marchi di alimenti, bevande e ristoranti in Canada utilizzando il modello del profilo nutrizionale di Health Canada (HC) per limitare il marketing alimentare rivolto ai bambini. In particolare gli autori miravano a esaminare la percentuale di prodotti di ciascun marchio che sarebbero considerati troppo malsani per essere commercializzati ai bambini, con l'obiettivo finale di fornire prove ai decisori politici. Lo studio è stato svolto in Canda e comprendeva l’analisi di 1.385 prodotti (cereali da colazione, bevande, yogurt) e 3.153 menu da 17 catene di ristornati. Le informazioni nutrizionali per i prodotti offerti dalle migliori marche provengono rispettivamente dai database FLIP e Menu-FLIP 2020 dell'Università di Toronto. Ai prodotti è stato applicato il modello di profilo nutrizionale di HC per le restrizioni proposte per la commercializzazione di prodotti ai bambini, che include soglie per sodio, zuccheri totali e grassi saturi. Nel complesso, questo studio ha rilevato che la maggior parte dei prodotti offerti dai migliori marchi di cereali per la colazione, bevande, yogurt e ristoranti in Canada sono ricchi di zuccheri totali, sodio e/o grassi saturi e non sarebbero autorizzati a essere commercializzati ai bambini secondo le normative proposte da HC. La politica attualmente proposta dal governo canadese per limitare la commercializzazione di alimenti malsani ai bambini omette la commercializzazione del marchio o brand. Ciò significa che, a condizione che nessun prodotto identificabile sia incluso in una comunicazione di marketing, la maggior parte dei marchi presenti in questo studio sarebbe autorizzata a essere commercializzata, indipendentemente dal fatto che superino o meno le soglie nutrizionali dell'HC. In altre parole, il prodotto può essere commercializzato ai bambini senza far riferimento diretto al prodotto stesso. Introdurre una regolamentazione anche sui marchi consentirebbe di ridurre sensibilmente la commercializzazione di prodotti malsani ai bambini. Ad esempio, limitare i brand con il 50% o più dei loro prodotti considerati "malsani" (secondo il modello del profilo nutrizionale di HC) impedirebbe praticamente a tutti i brand presenti nello studio di commercializzare i loro prodotti. I risultati di questo studio, quindi, rafforzano la necessità per il Canada e altri paesi di prendere in considerazione l'inclusione del marketing non solo del prodotto specifico ma anche dello stesso brand che commercializza il prodotto finale nelle normative volte a ridurre l'esposizione dei bambini al marketing alimentare malsano.

° Laura Vergeer et. al. The healthfulness of major food brands according to Health Canada’s nutrient profile model for proposed restrictions on food marketing to children. Public Health Nutrition, Volume 28, Issue 1, e17.

4. Danone usa ostetriche per dare consigli alle mamme sull’alimentazione infantile nei supermercati britannici Negli anni ’50 del secolo scorso, Nestlé usava finte infermiere per dare alle mamme consigli sull’alimentazione infantile, e campioni omaggio, negli ospedali del cosiddetto terzo mondo. Denunce e boicottaggi vari, seguiti dalla promulgazione da parte dell’ OMS del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, posero fine a questa pratica, destinandola alla spazzatura della storia. Ora Danone, che a Nestlé

contende il primato globale nelle vendite dei sostituti del latte materno, recupera quell’usanza con tre variazioni: le operatrici sanitarie sono vere, si sono spostate nei supermercati, e vanno all’ assalto delle mamme nel primo mondo. Secondo il BMJ, Tesco, una delle più importanti catene di supermercati britanniche, ha accettato di ospitare (dietro lauto compenso?) delle ostetriche targate Danone presso un suo negozio, per delle sessioni sulla sana alimentazione rivolte e donne in gravidanza e con bambini. Le ostetriche vestono un’uniforme con la scritta Aptaclub, un club online di Danone mirante a promuovere Aptamil, il marchio di formule infantili della ditta. Danone dice che intende solo fornire "competenze nutrizionali imparziali", che le sue uniformi sono facoltative e che è felice di "prendere in considerazione il feedback", ma è evidente che il progetto serve a promuovere i suoi prodotti, tra l’ altro relativamente costosi in questo settore di mercato britannico. L’ Autorità Britannica per la Concorrenza e il Mercato ha pubblicato un’indagine sull’industria della formula che evidenzia una "mancanza di informazioni tempestive, chiare e imparziali sulla formula per i genitori" e afferma che questi sembrano pagare "oltre il dovuto" per questo tipo di prodotti. I prezzi delle formule infantili nel Regno Unito sono aumentati tra il 18% e il 36%, a seconda della marca, tra dicembre 2021 e dicembre 2023. Tesco ha dichiarato che intende continuare il progetto pilota in altri due negozi nei primi mesi di quest'anno, "fornendo lo stesso supporto da parte degli operatori sanitari". L'ostetrica che ha informato il BMJ, chiedendo l’ anonimato, e che ha lasciato il lavoro con Tesco dopo diversi turni, ha detto che era ben pagata: 40 sterline l'ora, il doppio di quello che guadagna nel suo lavoro di comunità. Ha anche detto: "Non voglio essere associata alle ditte di formula che infrangono il Codice Internazionale. Non è etico. Quella era la linea che non potevo oltrepassare: le donne si fidano di me perché sono un'ostetrica".

Le sale di consultazione sanitaria del negozio Tesco ospitano le sessioni gratuite di consulenza sull'alimentazione dei neonati, ma anche a servizi a pagamento, come una consultazione da 45 sterline con un medico sulla gestione dei sintomi della menopausa. Prenotando una sessione con "Aptaclub di Danone", i genitori possono parlare con un professionista della salute in privato per 30 minuti. Il modulo di prenotazione online rimanda a una pagina a marchio Aptaclub e i volantini Aptaclub sono disponibili nella sala d’attesa. Danone sta usando il nome e il logo del suo baby club per promuovere il suo servizio e quindi indirettamente per promuovere i suoi prodotti. La riconoscibilità del marchio e l’ associazione con professionisti sanitari qualificati suggeriscono che questo è un marchio di cui ci si può fidare. Questa fedeltà al marchio contribuisce alla disponibilità delle famiglie a pagare prezzi più alti alla cassa, visto che Aptamil è il prodotto più costoso sul mercato. Non è giusto far credere ai genitori, nel bel mezzo di una crisi del costo della vita, che se vogliono fare il meglio per i loro bambini dovrebbero comprare Aptamil.

° Coombes R. Danone’s use of midwives to give branded infant feeding advice in supermarket sparks anger. BMJ 2025;388:q2874.

5. La tassa sulle bevande di Philadelphia e gli esiti ponderali pediatrici

Questo studio osservazionale ha analizzato l’associazione tra la tassa sulle bevande zuccherate introdotta a Philadelphia nel 2017 e i cambiamenti ponderali nei pazienti pediatrici, utilizzando

misurazioni di peso e altezza registrate dal 2014 al 2019 su bambini di età compresa tra 2 e 18 anni. Sono stati esclusi i dati mancanti, quelli relativi a bambini con condizioni croniche complesse o che si erano trasferiti tra le aree di studio. Sono considerati dati di 136.078 bambini per l’ analisi longitudinale e di 258.584 per l’analisi trasversale, utilizzando modelli di “differenza nelle differenze” per confrontare i bambini della città di Philadelphia (esposti alla tassa) con quelli delle aree circostanti (controllo). L’ esposizione alla tassa non è risultata associata a cambiamenti significativi nello zBMI (indice di massa corporea standardizzato) o nella prevalenza di obesità, sebbene alcuni sottogruppi (es. bambini con obesità iniziale o di razza bianca) abbiano mostrato variazioni statisticamente significative, ma clinicamente trascurabili. La tassa, sebbene possa essere interessante per disincentivare il consumo di bevande zuccherate e raccogliere fondi da impiegare in modi potenzialmente utili alla causa, potrebbe non essere sufficiente da sola per affrontare l’ obesità pediatrica, suggerendo la necessità di interventi politici più integrati.

° Gregory EF et al. The Philadelphia Beverage Tax and Pediatric Weight Outcomes. JAMA Pediatr. 2025;179(1):46–54. doi:10.1001/jamapediatrics.2024.4782.

6. Ecuador: violazioni del Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno Non credo di ricordare il nome di un paese in cui non siano state rilevate violazioni del Codice Internazionale da parte delle ditte produttrici, compresi i due grandi paesi, India e Brasile, con le leggi più rigorose. Come dimostra questo articolo, l’Ecuador non fa eccezione. Lo studio comprende interviste con mamme (n=330) e operatori sanitari (n=66), osservazioni in centri sanitari (n=33) e negozi (n=44), monitoraggio dei media e valutazioni delle etichette dei prodotti. Oltre il 90% delle madri ha riportato esposizione al marketing. Gli operatori hanno ricevuto campioni omaggio (26%) e regali (21%). Tutti i negozi avevano qualche tipo di promozione di sostituti del latte materno, con sconti nel 95% dei casi. Nel 39% delle confezioni erano presenti delle asserzioni su nutrizione e salute. La televisione era la piattaforma preferita per la pubblicità, con quasi 3.000 spot in meno di 24 ore, con una spesa di quasi 2 milioni di dollari. Anche il marketing digitale faceva la sua parte, con oltre mezzo milione di interazioni su vari social media. La legge dell’Ecuador, meno rigorosa di quella brasiliana ma più di quella italiana, non è evidentemente sufficiente a rallentare la macchina del marketing. Ci vorrebbe un bando totale a qualsiasi forma di marketing.

° Tello B et al. Assessing compliance: violations of WHO Code in Breast Milk Substitute Marketing, Ecuador. Matern Child Nutr 2024;e13783.

7. Sudafrica: meno bevande zuccherate nei bambini dopo l’introduzione di una tassa Il governo italiano rinvia sine die l’introduzione di una tassa sulle bevande zuccherate. Eppure è da 10 anni che si pubblicano articoli che ne dimostrano l’ efficacia. L’ ultimo proviene dal Sudafrica e non riguarda la popolazione generale, ma solo i bambini. Lo studio di coorte, condotto tra il 2018 e il 2022, ha riguardato 950 alunni (5-9 anni di età) di 10 scuole seguiti per 4 anni (672 con dati completi su assunzione di cibi e bevande). La tassa, progres-

siva per ogni grammo di zucchero aggiunto oltre i 4 g/100ml, è stata introdotta nel 2019. Mentre la frequenza settimanale di ingestione di altri cibi è rimasta invariata nel corso dello studio, quella riguardante le bevande zuccherate è diminuita da 4.1 a 3.1 volte a settimana (p<0.001). Dopo aver controllato per età, antropometria e livello socioeconomico delle famiglie, la diminuzione è rimasta molto significativa soprattutto per i bambini che all’inizio dello studio avevano 5-7 anni di età. La tassa proposta in Italia è molto bassa e, soprattutto, non è progressiva, probabilmente grazie alla lobby dell'industria di cibi e bevande zuccherate. Le prove scientifiche mostrano che, per ottenere l’effetto sperato, la tassa dovrebbe essere alta e progressiva.

° Kruger HS et al. Decreased frequency of sugar sweetened beverages intake among young children following the implementation of the health promotion levy in South Africa. Public Health Nutr 2025; DOI 10.1017/S1368980024002623.

Miscellanea

1. La co-progettazione di strategie di supporto per un'offerta alimentare sostenibile, sana e a prezzi accessibili nei contesti di educazione della prima infanzia

Gli autori di questo studio australiano avevano precedentemente svolto uno studio in cui avevano riscontrato una scarsa formazione nutrizionale da parte del personale delle scuole, bassa consapevolezza rispetto allo spreco alimentare e bassi budget. Per questi motivi insieme alla mancanza attuale di linee guida specifiche, gli autori hanno pensato di sviluppare delle strategie fattibili per supportare il personale delle scuole per l’infanzia rispetto a percorsi volti alla sostenibilità, alla fornitura di cibo sano e a prezzi accessibili. Per consentire lo sviluppo di una strategia di supporto pratica e fattibile, è stato scelto un processo di co-progettazione per supportare le parti interessate a partecipare in modo collaborativo allo sviluppo delle soluzioni. Basato sul framework di co-progettazione IDEAS (Ideate, DEsign, Assess & Share), questo processo di co-progettazione ha comportato interviste e focus group con il personale del centro ECEC e workshop con Nutrition Australia. I temi delle interviste e dei workshop sono stati codificati nel Theoretical Domains Framework (TDF) per sviluppare prototipi iniziali per strategie di supporto che sono state ulteriormente sviluppate e perfezionate nei focus group. Dal momento che le scuole per l’infanzia preparano grandi quantità di cibo per centinaia di migliaia di bambini nei paesi ad alto reddito, risulterebbe estremamente utile sia per la salute umana che ambientale un miglioramento delle proposte in questi contesti. Per farlo in questo studio è stato tenuto conto di un approccio a tutto tondo che coinvolge anche i bambini nella ricerca di soluzioni. Secondo gli autori di questo studio le risorse co-progettate in questo studio potrebbero fornire strategie fattibili per l'adozione di pratiche di fornitura sostenibili, sane e convenienti nel contesto dell'ECEC. Il coinvolgimento di un servizio di promozione della salute finanziato dal governo locale fornisce un prezioso contributo dalla ricerca alla pratica, nonché l'opportunità di una diffusione delle risorse attraverso l'infrastruttura esistente.

° Elford A. et al. The co-design of support strategies for sustai-

nable, healthy and affordable food provision in Early Childhood Education settings. Public Health Nutrition, Volume 28, Issue 1, 2025, e12 DOI: https://doi.org/10.1017/S1368980024002477.

2. Risolvere il problema: percezioni del cibo tra i rifugiati adolescenti appena arrivati nel sud-est degli Stati Uniti Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare se i giovani provenienti da diversi paesi che sono emigrati negli Stati Uniti con un visto per rifugiati sono d'accordo sul significato e sui valori dei diversi alimenti, ovvero se condividono idee sulle categorie di alimenti. Gli autori hanno inoltre esaminato come sono classificati agli occhi dei giovani immigrati negli USA i cibi di recente introduzione e quelli non più consumati ed inoltre quali cibi vengono classificati come “da adulti” e quali “da bambini”. Lo studio è stato effettuato all’interno di un programma di doposcuola frequentato da tutti gli adolescenti che vivevano nella stessa comunità. Gli autori hanno ipotizzato che i modelli culturali rispetto a cibo, pratiche alimentari e significato sociale del cibo stesso si mostrino uguali nonostante i diversi background di origine dei ragazzi. Questo studio accresce le applicazioni delle teorie cognitive della cultura per delucidare i processi di acculturazione alimentare negli Stati Uniti tra gli adolescenti rifugiati entro 1 anno dall'arrivo. Dimostra, infatti, che gli alimenti comunemente consumati cambiano entro pochi mesi dall’ arrivo negli Stati Uniti. Sulla base dei risultati di questo studio di un modello culturale condiviso, gli sforzi di programmazione della nutrizione con gli adolescenti possono essere generalizzabili tra i gruppi di origine dei rifugiati. Questo studio offre inoltre spunti su come gli adolescenti classificano il panorama alimentare in alimenti per adulti e alimenti per bambini. Le classificazioni degli adolescenti indicano che molte opzioni alimentari sane non sono inserite all’interno del gruppo di dominio di bambini e adolescenti.

° Jones-Antwi R E et. al Sorting it out: perceptions of foods among newly arrived adolescent refugees in the Southeastern USA. Publich Health Nutrizion 28, 2025, e11.

3. Programmazione estiva gratuita e indice di massa corporea tra gli scolari provenienti da famiglie a basso reddito: uno studio clinico randomizzato

Si è visto che i bambini americani sperimentano spesso un aumento accelerato dell'indice di massa corporea (BMI) durante i mesi estivi e la sospensione dell’attività scolastica, maggiormente nei bambini provenienti da famiglie a basso reddito. Questo studio indaga l'impatto dei campi estivi diurni gratuiti sulla riduzione del peso nei bambini in età scolare (dalla scuola materna alla quarta elementare) provenienti da famiglie a basso reddito ed è stato condotto nel sud-est degli Stati Uniti per 8-10 settimane dal lunedì al venerdì durante le estati del 2021, 2022 e 2023. Un totale di 422 bambini (età media 8.2 anni; 202 [48%] femmine, 220 [52%] maschi), sono stati randomizzati in 2 gruppi: gruppo di controllo (n = 199) o campo estivo gratuito (n = 223), nel corso del quale venivano anche forniti i pasti. Il trial ha dimostrato che i bambini che hanno partecipato a questi campi gratuiti hanno sperimentato una riduzione del loro indice di massa corporea z score (zBMI) rispetto ad un aumento dello zBMI nel gruppo di controllo. I risultati suggeriscono che più aumentano i giorni trascorsi nel campo estivo, maggiore sarebbe la riduzione dello zBMI. Questo indica che fornire accesso gratuito a questi pro-

grammi comunitari potrebbe essere una strategia di intervento efficace per ridurre l'aumento di peso durante i mesi estivi.

° Beets MW et al. Free Summer Programming and Body Mass Index Among Schoolchildren From Low-Income Households: A Randomized Clinical Trial. JAMA Pediatr. 2024;178(12):1252–1259. doi:10.1001/jamapediatrics.2024.3693.

4. Trasmissione intragenerazionale e intergenerazionale dell'insicurezza alimentare: un'analisi di donne e bambini bianchi e neri dallo studio NHLBI Growth and Health Questo studio ha valutato la trasmissione dell’insicurezza alimentare esplorando 3 associazioni: - l’insicurezza alimentare delle donne durante la loro infanzia e la loro insicurezza alimentare nella famiglia attuale; - l’insicurezza alimentare delle donne nella loro famiglia attuale e l’insicurezza alimentare dei loro figli, - l’insicurezza alimentare delle donne durante la loro infanzia e l’insicurezza alimentare dei loro figli. Questo studio utilizza i dati raccolti dallo studio di coorte NHLBI Growth and Health. Le varie associazioni sono state valutate utilizzando modelli di regressione. È stata valutata anche la moderazione in base a fattori sociodemografici, tra cui il livello di povertà, l'istruzione dei genitori, lo stato civile e la razza. Lo studio ha mostrato una forte correlazione tra l’insicurezza alimentare delle donne durante l’infanzia e quella attuale e tra l’insicurezza alimentare attuale delle donne e quella dei loro figli. Non si sono dimostrate evidenze in merito all’associazione tra l’insicurezza alimentare delle donne nella loro infanzia e quella dei loro figli. Allo stesso tempo non ci sono state prove di moderazione per istruzione, reddito, stato civile o razza per i modelli primari. Questo è il primo studio a valutare la food insecurity (FI) utilizzando misure sia di tutta la vita di un genitore che dei loro figli. I risultati di questo studio evidenziano non solo la trasmissione inter e intragenerazionale della FI, ma anche la differenza nei livelli di FI riportate da adulti e bambini. Questo conduce alla necessità di valutare diverse misure di FI rispetto alla popolazione a cui sono rivolte e non semplicemente basandosi su quanto riportato dai genitori. Gli autori concludono esprimendo la necessità di valutare correttamente i livelli di FI in adulti e bambini e conseguentemente valutare politiche atte a ridurla. Infatti, alleviare la FI in una fase della vita della persona può avere effetti sulle generazioni future.

° Tsai MM et al. Intragenerational and Intergenerational Transmission of Food Insecurity: An Analysis of Black and White Women and Children From the NHLBI Growth and Health Study. The Journal of Nutrition, Volume 155, Issue 1, pp. 305-313.

5. Associazioni tra assunzione di fibre alimentari e la composizione del microbioma intestinale in una coorte longitudinale infantile

Il microbioma intestinale dei neonati subisce rapidi cambiamenti durante il primo anno di vita, supportando lo sviluppo normale e la salute a lungo termine. Gli autori hanno esplorato come la transizione dal latte materno alle fibre negli alimenti complementari influenzi la maturazione tassonomica e funzionale del microbioma intestinale nel primo anno di vita. Valutando lo sviluppo longitudinale e trasversale del microbioma intestinale in 68 neonati e del metaboloma in 33 neonati, hanno identificato 176 associazioni tra le fibre consumate e le specie batteriche

riscontrate. Gli autori hanno dimostrato, seppur su un numero limitato i pazienti, che l’introduzione delle fibre alimentari durante il periodo dell’ avvio dell’ alimentazione complementare supporta la diversificazione e la stabilizzazione del microbioma intestinale. Hanno evidenziato come anche piccole variazioni nella dieta mostrino associazioni significative con la tassonomia e le funzioni microbiche fin dall’inizio delle assunzioni di alimenti semisolidi, sottolineando l’importanza delle raccomandazioni dietetiche durante il primo anno di vita.

° Lalli MK et al. Associations between dietary fibers and gut microbiome composition in the EDIA longitudinal infant cohort. Am J Clin Nutr. 2025 Jan;121(1):83-99. doi: 10.1016/j.ajcnut.2024.11.011. Epub 2024 Nov 16. PMID: 39551356; PMCID: PMC11747200.

6. Anoressia nervosa nei bambini e negli adolescenti: rilevazione precoce dei fattori di rischio

Negli ultimi anni, il numero di casi di disturbi alimentari nei giovani è aumentato in modo preoccupante, in particolare dopo la pandemia di COVID-19. L’ anoressia nervosa è un disturbo caratterizzato dalla restrizione dell’assunzione di cibo. Questo disturbo non solo compromette la crescita e lo sviluppo dei ragazzi, ma può avere gravi conseguenze sulla loro salute fisica e mentale, portando in alcuni casi a ricoveri prolungati e persino a un aumento del rischio di mortalità. Un aspetto critico è che i disturbi alimentari sono spesso sotto diagnosticati e sotto trattati, poiché i pazienti tendono a negare la gravità della loro condizione. Per questo motivo, il gruppo di studio dell’Italian Pediatric Society Adolescent Study Group ha condotto una revisione della letteratura scientifica per individuare i principali segnali d’allarme e i fattori di rischio che possano aiutare pediatri e medici di base a riconoscere precocemente l’ anoressia nei giovani. L’ analisi ha individuato diversi segnali d’ allarme che possono indicare il rischio di sviluppare l’ anoressia nervosa, tra cui la perdita di peso significativa e ritardo nella crescita, comportamenti compensatori come digiuno prolungato, vomito autoindotto, uso di lassativi o eccessivo esercizio fisico, alterata percezione del proprio corpo, con insoddisfazione per il peso e la forma corporea, sintomi fisici come stanchezza, intolleranza al freddo, svenimenti, pelle pallida e lanugine (una sottile peluria che compare in caso di grave sottopeso), alterazioni ormonali, come amenorrea nelle ragazze, problemi psicologici come ansia, depressione e tendenze ossessivo-compulsive. Inoltre, alcuni studi hanno evidenziato una possibile correlazione tra anoressia e fattori genetici, alterazioni neurologiche, microbiota intestinale e condizioni autoimmuni. La disbiosi intestinale potrebbe giocare un ruolo nello sviluppo del disturbo, influenzando la regolazione dell’ appetito e del metabolismo. L’ ambiente familiare e sociale può influenzare significativamente il rischio di sviluppare un disturbo alimentare. Alcuni fattori di rischio includono: storia familiare di disturbi alimentari, obesità o patologie autoimmuni, esperienze traumatiche, come bullismo, abusi o conflitti familiari, pressioni sociali legate all’aspetto fisico, amplificate dai social media e dai modelli estetici irrealistici, eccessiva esposizione a contenuti pro-anoressia su Internet, che promuovono pratiche alimentari dannose. Gli autori sottolineano che una diagnosi tempestiva è fondamentale per aumentare le possibilità di guarigione. Per questo motivo, raccomandano ai pediatri di includere nei con-

trolli periodici un’ anamnesi accurata, che prenda in considerazione aspetti psicologici, comportamentali e familiari, oltre a un esame fisico dettagliato per monitorare crescita e sviluppo.

° Bozzola, E. et al. Anorexia nervosa in children and adolescents: an early detection of risk factors. Ital J Pediatr 50, 221 (2024).

7. Corpi chetonici esogeni e dieta chetogenica come opzione terapeutica per i disturbi neuroevolutivi

Questa revisione sistematica su 14 studi proclitici e 10 studi clinici esamina il potenziale terapeutico della dieta chetogenica e della supplementazione con corpi chetonici esogeni nel trattamento dei disturbi neuroevolutivi, concentrandosi in particolare sui disturbi dello spettro autistico (DSA) e sul disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Questi disturbi presentano opzioni terapeutiche limitate, rendendo cruciale la ricerca di nuovi approcci. I risultati più promettenti emergono per i DSA: studi preclinici su modelli murini hanno evidenziato significativi miglioramenti comportamentali, come la riduzione dei comportamenti stereotipati e un aumento della socialità, grazie all'adozione della dieta chetogenica. Anche alcuni studi clinici hanno riportato riduzioni nei punteggi di valutazione del comportamento, seppur con risultati condizionati dalla limitata dimensione dei campioni. A livello biologico, i benefici della dieta chetogenica sembrano essere attribuibili al miglioramento del metabolismo energetico cerebrale, alla riduzione delle citochine infiammatorie e dello stress ossidativo, oltre che a un incremento della funzionalità mitocondriale. Nonostante il potenziale promettente, la ricerca in questo ambito è ancora in una fase preliminare e caratterizzata da un’ elevata eterogeneità negli studi, rendendo necessari ulteriori approfondimenti.

° Omori NE et al. Exogenous ketone bodies and the ketogenic diet as a treatment option for neurodevelopmental disorders. Front Nutr. 2024;11:1485280. Published 2024 Dec 19. doi:10.3389/ fnut.2024.1485280.

8. Associazioni tra eventi meteorologici estremi e malnutrizione infantile: evidenze dall'Africa subsahariana, 2010-2019 L'articolo analizza il legame tra eventi meteorologici estremi e malnutrizione infantile nell'Africa subsahariana nel periodo 2010-2019. La ricerca si basa su dati provenienti da 51 indagini demografiche e sanitarie condotte in 30 paesi della regione, incrociati con informazioni sui disastri naturali, come siccità e alluvioni, raccolte nel database EM-DAT. L'obiettivo è valutare l'impatto di questi eventi sullo stato nutrizionale dei bambini sotto i cinque anni, con particolare attenzione a ritardi della crescita (stunting), deperimento (wasting) e anemia. Dall'analisi emerge che il 19.7% dei bambini sotto i cinque anni è stato esposto ad almeno un disastro naturale nell'anno precedente. Tra questi, la siccità è risultata il fattore più critico, aumentando del 36% il rischio di wasting, mentre le alluvioni hanno avuto un impatto meno marcato ma comunque significativo. Non sono state osservate invece associazioni significative tra eventi meteorologici e stunting o anemia. Questo suggerisce che, nell'Africa subsahariana, la malnutrizione acuta potrebbe rappresentare l'esito sanitario più rilevante per i bambini piccoli, richiedendo interventi prioritari dopo un disastro naturale. Considerata la crescente frequenza di eventi climatici estremi dovuta ai cambiamenti cli-

matici, gli autori sottolineano l’urgenza di strategie mirate per prevenire e contrastare il wasting nelle popolazioni più esposte. Le politiche sanitarie dovrebbero integrare interventi nutrizionali specifici, con particolare attenzione alle aree più vulnerabili.

° Petscavage K, et al. Associations between extreme weather events and child undernutrition: evidence from sub-Saharan Africa, 2010-2019. J Epidemiol Community Health. Published online December 18, 2024. doi:10.1136/jech-2024-222748.

9. Additivi alimentari artificiali: pericolosi per la salute a lungo termine?

In questo articolo di revisione si cerca di fare chiarezza sulle possibili conseguenze legate al consumo di additivi alimentari artificiali, spesso usati nei cibi ultra-processati. Mentre queste sostanze possono migliorare il colore, il sapore, la consistenza e la durata di conservazione degli alimenti, molte evidenze scientifiche suggeriscono che il loro consumo eccessivo potrebbe avere effetti negativi sulla salute a lungo termine. Alcuni degli additivi più comuni, come i coloranti azoici, i conservanti a base di benzoato, i dolcificanti non calorici e gli emulsionanti, sono stati associati a una serie di problemi di salute, tra cui:

1. Disturbi comportamentali e neurocomportamentali: gli studi suggeriscono che alcuni coloranti alimentari artificiali e conservanti possano alterare il comportamento dei bambini, aumentando il rischio di disturbi come il deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Alcuni additivi, come i coloranti azoici e il benzoato di sodio, sono stati trovati avere proprietà neurotossiche, che potrebbero alterare il comportamento.

2. Malattie cardiovascolari e sindrome metabolica: alcuni additivi come gli emulsionanti e i dolcificanti non calorici sono stati associati a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e sindrome metabolica, una condizione che comprende fattori di rischio come obesità, ipertensione e resistenza all'insulina.

3. Effetti cancerogeni e citotossici: diversi studi in vitro e su animali hanno evidenziato che alcuni additivi, come gli emulsionanti e i dolcificanti, possono avere effetti cancerogeni, genotossici (danneggiano il DNA) e citotossici (danno le cellule), aumentando il rischio di sviluppare tumori e altre malattie gravi. 3. Obesità e depressione: il consumo eccessivo di dolcificanti non calorici è stato correlato a obesità infantile, depressione negli adulti e altre malattie metaboliche. Sebbene questi dolcificanti siano progettati per ridurre le calorie, studi suggeriscono che il loro consumo possa alterare il metabolismo e favorire l'aumento di peso e il rischio di malattie. Le principali conclusioni a cui gli Autori arrivano sono: a) i coloranti azoici, che non hanno valore nutrizionale ma rappresentano significativi rischi per la salute, non dovrebbero più essere approvati come additivi alimentari; b) sarebbe necessaria una rivalutazione dei limiti quantitativi sicuri per i conservanti a base di benzoato, i dolcificanti non calorici e gli emulsionanti, sia singolarmente che nei cibi ultra-processati; gli effetti negativi a lungo termine di un elevato consumo di cibi ultra-processati sulla salute di bambini e adulti sono una delle principali preoccupazioni delle autorità sanitarie globali, come l'OMS e l'EFSA, che continuano a monitorare l'uso di additivi alimentari e a stabilire quali possano essere i limiti di sicurezza. In definitiva, la questione della sicurezza degli additivi alimentari artificiali è ancora oggetto di dibattito, ma gli studi al momento disponibili suggeriscono che un consumo eccessivo e prolunga-

to degli stessi potrebbe comportare rischi per la salute a lungo termine. La prudenza nelle scelte alimentari e l'informazione sui prodotti che consumiamo rimangono fondamentali per mangiare in maniera più consapevole.

° Warner JO. Artificial food additives: hazardous to long-term health? Arch Dis Child. 2024 Oct 18;109(11):882-885. doi: 10.1136/archdischild-2023-326565. PMID: 38423749.

10. Incidenza del disturbo evitante/restrittivo dell'assunzione di cibo (ARFID) in bambini e adolescenti nel Regno Unito e in Irlanda

Studio osservazionale di sorveglianza effettuato per stimare l'incidenza dell’ARFID in bambini e adolescenti in setting di cure secondarie. I dati sono stati raccolti da pediatri e psichiatri dal 1 al 31 marzo 2022, includono un follow-up a 1 anno, e riguardano bambini e giovani (5-17 anni) seguiti in servizi pediatrici o di salute mentale per una nuova diagnosi di ARFID nel Regno Unito e in Irlanda. Sono stati segnalati 319 nuovi casi, con età media di 11.2 anni (DS=3.8), il 45,5% femmine. Il 71.2% era di etnia bianca britannica. L'incidenza osservata nel Regno Unito è stata di 2.79 per 100.000 CA (IC 95%: 2.48-3.13), con tassi più alti nei maschi (2.98) rispetto alle femmine (2.58). Nei maschi, l'incidenza massima era nel gruppo 5-9 anni (4.22), mentre nelle femmine nei gruppi 10-13 e 14-17 anni. In Irlanda, l'incidenza era inferiore (0.73 per 100.000 CA). Le comorbilità più frequenti erano ansia e disturbo dello spettro autistico (43.9%). I trattamenti più comuni includevano monitoraggio medico (66,1%), consulenza dietetica (77.1%) e psicoeducazione (51.7%). Al follow-up, il 54.8% dei pazienti risultava migliorato. L'ARFID ha un'incidenza relativamente bassa, ma va tenuto conto che sono stati esclusi i casi trattati in cure primarie e con difficoltà diagnostiche in presenza di altre condizioni, oltre ai bambini sotto i 5 anni. Punti di forza sono stati l’utilizzo di dati prospettici nazionali, campione rappresentativo e valutazione longitudinale degli esiti a un anno.

° Sanchez-Cerezo J et al. Incidence of avoidant/restrictive food intake disorder in children and adolescents across the UK and Ireland: a BPSU and CAPSS surveillance study. BMJ Open. 2025 Jan 20;15(1):e084337 doi: 10.1136/bmjopen-2024-084337.

I POSTER DEGLI SPECIALIZZANDI PARMAGIOVANI2024

Uso off-label di Eltrombopag in un lattante con sindrome di Wiskott-Aldrich

Federico Visconti¹, Mattia Moratti¹, Alice Ranieri¹, Francesca Conti2, Angela Miniaci2, Marcello Lanari2

1. Scuola di Specializzazione in Pediatria - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Bologna, Italia

2. Unità di Pediatria, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Bologna, Italia

Introduzione

La sindrome di Wiskott-Aldrich (WAS) è una rara forma di immunodeficienza combinata a trasmissione legata al cromosoma X caratterizzata da espressività variabile con suscettibilità a infezioni batteriche e virali, microtrombocitopenia e immuno-disregolazione in termini di eczema, malattie autoimmuni, vasculiti, diarrea ematica, e patologie linfoproliferative. L'aspettativa di vita dei pazienti con forma classica di WAS è notevolmente aumentata grazie al trapianto di cellule staminali emopoietiche (TCSE) e alla terapia genica, trattamenti risolutivi. L’uso degli agonisti del recettore della trombopoietina (Eltrombopag) off-label rappresenta una terapia ponte al TCSE/terapia genica efficace nella gestione dell’ aumentato rischio di sanguinamento, che è tra le principali cause di morte nei pazienti affetti da WAS, insieme a infezioni, malattie autoimmuni e neoplasie.

Obiettivi

Riportare l’ efficacia e sicurezza dell’uso off-label di Eltrombopag in un lattante con WAS.

Case report

La storia clinica di A. maschio inizia a 20 giorni di vita con un accesso in Pronto Soccorso (PS) per comparsa di petecchie diffuse associate a ematochezia. Per riscontro di piastrinopenia (37.000/ mmc) e di una piccola emorragia sub-ependimale del III ventricolo all’ ecografia dell’ encefalo, è stato predisposto ricovero in terapia intensiva neonatale e successivamente in oncoematologia pediatrica durante il quale è stata eseguita una singola trasfusione di piastrine filtrate e irradiate, senza necessità di ulteriori trasfusioni. In considerazione della storia clinica del paziente, è stato eseguito test genetico su sangue periferico con conferma del sospetto di WAS che ha rivelato la variante patogenetica c.764delA_p.Gln255Argfs* in eterozigosi del gene WAS. Alla luce della suscettibilità infettiva intrinseca dal II mese di vita è stata avviata antibiotico-profilassi con trimetoprim-sulfametoxazolo e terapia sostituiva con immunoglobuline mensile. A tre mesi di vita, durante i controlli ambulatoriali, riscontro di progressivo calo di emoglobina e piastrine (valore minimo di 7.9 g/dl e 18.000/mmc, rispettivamente), valori limite per la trasfusione di emazie e piastrine, che sono state evitate per il rischio di alloimmunizzazione e conseguente slatentizzazione di fenomeni di immunodisregolazione intrinseci [1,2]. In considerazione della persistenza di valori di emoglobina ridotti, ed esclusione di forme autoimmuni sono stati valutati gli indici di emolisi, tut-

ti negativi eccetto l’ aptoglobina, ridotta ma di scarso significato clinico in un lattante, e la conta reticolocitaria, persistentemente elevata. In considerazione di tali riscontri, associati alla presenza di saltuari rigurgiti screziati di sangue e di elevati valori di calprotectina fecale con negatività seriata del sangue occulto fecale, è stata esclusa tramite prick test un'allergia alle proteine del latte vaccino e si è giunti pertanto al sospetto di una sottostante forma infiammatoria vasculitica del tratto digestivo. In vista di una valutazione gastroenterologica ed eventuali indagini endoscopiche, per minimizzare il rischio di sanguinamento peri e post procedure endoscopiche e per evitare trasfusioni di piastrine a un elevato rischio di alloimmunizzazione, è stata avviata terapia con Eltrombopag 12.5 mg/die, off-label per indicazione, dosaggio ed età in un paziente di 4 mesi con WAS. Ad un mese dall’inizio della terapia si è assistito a un miglioramento del quadro clinico e laboratoristico (emoglobina 9.8 g/dL, piastrine 50.000/mmc e sostanziale normalizzazione della calprotectina fecale).

Conclusioni

A. ha verosimilmente presentato un quadro di progressiva anemizzazione da sanguinamento alto delle vie digerenti con reticolocitosi associato alla grave piastrinopenia, che ha determinato tra l’altro il riscontro di una calprotectina fecale falsamente positiva. Il trattamento con Eltrombopag off-label si è rivelato sicuro ed efficace nel controllo della piastrinopenia, portando a un miglioramento del quadro clinico-laboratoristico in termini di emocromo e indici infiammatori intestinali, ascrivibile anche alla sua probabile attività immunoregolatoria descritta in letteratura [3].

Bibliografia

1. Dupuis A, Gachet C. Inherited platelet disorders: Management of the bleeding risk. Transfus Clin Biol. 2018 Sep;25(3):228-235. doi: 10.1016/j. tracli.2018.07.003. Epub 2018 Aug 1. PMID: 30077511.

2. Zaninetti C, Gresele P, Bertomoro A, et al. Eltrombopag for the treatment of inherited thrombocytopenias: a phase II clinical trial. Haematologica. 2020 Mar;105(3):820-828. doi: 10.3324/haematol.2019.223966. Epub 2019 Jul 4. PMID: 31273088; PMCID: PMC7049343.

3. Gebetsberger J, Streif W, Dame C. Update on the Use of Thrombopoietin-Receptor Agonists in Pediatrics. Hamostaseologie. 2024 Aug;44(4):316-325. doi: 10.1055/a-2247-4209. Epub 2024 Jun 26. PMID: 38925157.

Per corrispondenza federico.visconti@studio.unibo.it

Un insolito dolore alla spalla: Sindrome di Parsonage Turner

Eleonora Biagi1, Rossana Romano1, Martina Berzieri1, Emanuela Claudia Turco3, Benedetta Piccolo3, Claudio Ruberto4, Francesca Ormitti⁵, Susanna Maria Roberta Esposito2

1. Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università degli studi di Parma, Parma

2. Clinica Pediatrica, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Parma

3. Unità di Neuropsichiatria Infantile, Ospedale dei Bambini, AOU di Parma

4. UO Pediatria Generale e d’Urgenza, Ospedale dei Bambini, AOU di Parma

5. UO Radiologia Pediatrica, Ospedale dei Bambini, AOU di Parma

Caso clinico

M.B., una bimba di 1 anno e 8 mesi è stata ricoverata per la comparsa di dolore acuto ingravescente alla spalla destra, associato ad impotenza funzionale dell’arto omolaterale, in assenza di traumatismi noti. Il dolore, persistente da una settimana, si accentuava di notte ed era scarsamente responsivo alla terapia con paracetamolo ed ibuprofene. In anamnesi si segnalava recente episodio di faringite acuta febbrile da Streptococcus pyogenes. La radiografia della spalla (Figura 1) e l’ ecografia osteo-articolare (Figura 2) sono risultate negative. Agli esami ematochimici è stato osservato un rialzo del valore di VES (78 mm/h) e una positività degli ANA (titolo 1:80). La ricerca tramite RT-PCR su tampone faringeo è risultata positiva per Adenovirus, Metapneumovirus e Rhino/Enterovirus. La RMN del midollo spinale (Figura 3), eseguita a completamento diagnostico, ha escluso un quadro di mielite trasversa e altre alterazioni midollari. In considerazione del quadro clinico-anamnestico e della negatività degli accertamenti eseguiti, è stato posto il sospetto di Sindrome di Parsonage Turner (SPT), una rara neuropatia del plesso brachiale, che può essere idiopatica (più frequente) o ereditaria (legata a duplicazione di SEPT9). Tale patologia si manifesta con dolore acuto asimmetrico ed impotenza funzionale dell’ arto superiore e del cingolo scapolare, con caratteristiche cliniche sovrapponibili a quelle descritte nel caso riportato [1]. La sua precisa eziopatogenesi è ancora sconosciuta; tuttavia, in letteratura, le infezioni del tratto respiratorio superiore e le vaccinazioni sono considerati tra i fattori scatenanti più comuni durante i primi anni di vita [2,3]. Esami di laboratorio, strumentali ed elettrofisiologici sono

utili per escludere altre cause di dolore dell’arto superiore [3], anche se ad oggi non abbiamo a disposizione alcun test diagnostico specifico per la SPT, che rimane una diagnosi di esclusione. Il trattamento prevede la somministrazione precoce di corticosteroidi ad alte dosi, in associazione a terapia analgesica ed eventuale fisioterapia [3,4]. M.B. è stata trattata con metilprednisolone per via endovenosa (2 mg/kg/die) per 3 giorni, con rapida risoluzione del dolore e ripresa funzionale dell’arto, seguito da corticosteroide orale per 3 settimane con graduale decalage. Questo caso clinico evidenzia la necessità di considerare la diagnosi di SPT in presenza di dolore acuto asimmetrico dell’arto superiore non ascrivibile ad altre cause e sottolinea l’ efficacia della terapia steroidea ad alte dosi nella risoluzione della sintomatologia.

Figura 1. RX arto superiore destro.
Figura 2. Ecografia articolazione gleno-omerale.
Figura 3. RMN colonna cervicale.

Poster congressi

Bibliografia

1. Meiling JB, Boon AJ, Niu Z et al. Parsonage-Turner syndrome and hereditary brachial plexus neuropathy. Mayo Clin Proc. 2024;99:124–140.

2. Høst C, Skov L. Idiopathic neuralgic amyotrophy in children. Case report, 4 year follow up and review of the literature. Eur J Paediatr Neurol 2010;14:467–473.

3. Rotondo E, Pellegrino N, Di Battista C, et al. Clinico-diagnostic features of neuralgic amyotrophy in childhood. Neurol Sci. 2020 Jul;41(7):1735-1740.

4. Yamada K, Mano T, Toribe Y et al. MRI findings and steroid therapy for neuralgic amyotrophy in children. Pediatr Neurol. 2011 Sep;45(3):200-2.

Per corrispondenza eleonora.biagi@unipr.it

Ruolo predittivo della fluorescenza dei reticolociti nel fabbisogno trasfusionale tardivo del neonato di peso molto basso alla nascita

Giovanni Boscarino1,2, Chiara Petrolini2, Antonio Di Peri2, Sabrina Moretti2, Valentina Dell’Orto2, Virginia Beretta2, Susanna Maria Roberta Esposito1, Serafina Perrone2

1. Clinica Pediatrica, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Parma

2. Unità di Neonatologia, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Parma

Obiettivi

Una corretta valutazione dell'insorgenza di anemia è fondamentale per trovare la giusta soluzione per un paziente critico. Quasi il 58% dei neonati con peso alla nascita molto basso (VLBW) riceve almeno una trasfusione di emazie, che non è esente da rischi [1-2]. La fluorescenza dei reticolociti (RF) rivela il grado di maturazione della cellula: maggiore è la fluorescenza, maggiore è l'immaturità dei reticolociti [3]. Sebbene siano stati compiuti sforzi per stabilire l’utilità dell’immaturità dei reticolociti nel laboratorio clinico, vi è una mancanza di conoscenza dei profili di maturità dei reticolociti come biomarker dell’eritropoiesi qualitativa nei neonati. Lo studio ha lo scopo di valutare il ruolo della RF nell'eritropoiesi dei neonati VLBW a rischio di necessità trasfusionale.

Metodi

L'emocromo completo è stato valutato a 1, 7, 14, 21, 28 giorni di vita in 104 neonati VLBW presso l'Ospedale Universitario di Parma. La supplementazione di ferro è stata intrapresa a partire dal 15° giorno di vita. I neonati sono stati divisi in due gruppi: neonati che necessitavano almeno di una trasfusione dopo 28 giorni di vita (Tr) e neonati che non necessitavano di trasfusioni dopo 28 giorni di vita (NTr).

Risultati

Ventisette neonati su 104 hanno avuto bisogno di una trasfusione di emazie dopo 28 giorni di vita (Gruppo Tr). A 14 giorni di vita, la percentuale di reticolociti ad alta fluorescenza (HFR) era significativamente più elevata nel gruppo Tr rispetto ai neonati che non hanno ricevuto alcuna trasfusione (gruppo NTr): 18.5%

Legenda: Analisi della curva ROC per HFR a 14 giorni di vita. L'area sotto la curva è 0,74 (C.I. 95% = 0.51–0.92).

La curva tracciata dei livelli HFR indicava 16.5% come migliore soglia predittiva, con una sensibilità del 63% e una specificità dell'88%. La curva ROC discrimina i neonati VLBW che hanno avuto bisogno di trasfusioni tardive dagli altri.

vs 5% p =0.002. La curva ROC (AUC 74%) ha rivelato un cutoff di HFR a 14 giorni di vita del 16.5% come valore predittivo di necessità trasfusionale tardiva (Figura 4)

Conclusioni

La maturità dei reticolociti a 14 giorni di vita è clinicamente utile per la stima qualitativa di compromissione dell'eritropoiesi e predice il rischio di trasfusione di emazie nei neonati VLBW. I nostri risultati propongono strategie trasfusionali basate su indicatori precoci e suggeriscono la necessità di un’ integrazione di ferro personalizzata nei neonati VLBW, per migliorare la qualità dell’ ematopoiesi e ridurre il rischio di trasfusioni tardive.

Bibliografia

1. Poterjoy BS, Josephson CD. Platelets, frozen plasma, and cryoprecipitate: what is the clinical evidence for their use in the neonatal intensive care unit? Semin Perinatol. 2009.

2. Singh R, Shah BL, Frantz ID 3rd. Necrotizing enterocolitis and the role of anemia of prematurity. Semin Perina-tol. 2012.

3. Loken MR, Shah VO, Dattilio KL et al. Flow cytometric analysis of human bone marrow: I. Normal erythroid development. Blood. 1987

Per corrispondenza giovanni.boscarino@unipr.it

Figura 4. Curva ROC.

Non un banale tremore

Valentina Donini1, Mandy Ferrocino1, Benedetta Piccolo2, Emanuela Turco2, Francesca Ormitti3, Susanna Esposito1,4

1. Unità di pediatria, Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, Ospedale dei Bambini Pietro Barilla, Parma

2. Unità di neuropsichiatria infantile, Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, Ospedale dei Bambini Pietro Barilla, Parma

3. Unità di radiologia, Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, Parma

4. Dipartimento di medicina e chirurgia, Università degli studi di Parma, Parma

Caso clinico

A.B., bambino di 2 anni, è stato ricoverato per la presenza da qualche giorno di tremori intenzionali agli arti superiori in assenza di altri deficit neurologici. In anamnesi patologica recente riferito un episodio febbrile delle alte vie aeree circa 15 giorni prima. Gli esami ematochimici e l’EEG erano nella norma. Il tampone faringeo è risultato positivo per il DNA di Mycoplasma pneumoniae e la RMN encefalica ha evidenziato lesioni demielinizzanti/infiammatorie a coinvolgimento diffuso delle strutture cortico-sottocorticali emisferiche bilateralmente e dei nuclei della base [1]. Gli esami eseguiti su liquor e siero hanno rilevato anticorpi anti-glicoproteina oligodendrocitaria associata alla mielina MOG [2] con titolo anticorpale di 1: 5.120, deponendo quindi per la diagnosi di sindrome MOGAD in corso di infezione da M. pneumoniae. L’ encefalite acuta disseminata (ADEM) è una patologia infiammatoria-demielinizzante autoimmune del SNC, comune nei bambini maschi con età inferiore a 10 anni post-infezione virale o batterica o più raramente dopo le vaccinazioni, ed è la manifestazione pediatrica più frequente delle MOGAD [3,4] (Figure 5,6). In letteratura l’ ADEM è stata associata anche a M. pneumoniae (Figura 7) [3] con un duplice

meccanismo patogenetico: danno diretto del batterio contro il SNC e reazione autoimmune (legata ad un meccanismo di mimetismo molecolare) contro componenti della mielina, quali MBP (myelin basic protein), PLP (protein lipid protein) e MOG [1,2]. La reazione autoimmune porta alla formazione di aree di demielinizzazione, con danno assonale, flogosi perivascolare ed edema tissutale (Tabella 1,2). Il trattamento di prima linea prevede Metilprednisolone ad alte dosi (20-30 mg/kg/die massimo 1 g) per 3-5 giorni, seguito da prednisolone orale (1-2 mg/kg/die) con riduzione graduale fino a sospensione. Il trattamento di seconda linea prevede l’utilizzo di immunoglobuline G per via en-

Figura 5. RMN encefalo in scansione T2/FLAIR.
Figura 6. RMN encefalo post-terapia steroidea.

dovenosa e, in caso di fallimento, la plasmaferesi (Tabella 1). La MOGAD può essere monofasica o recidivante-remittente, ma la maggior parte dei casi pediatrici maniestatisi come ADEM ha un decorso monofasico con prognosi favorevole e recupero completo nel 42-92% dei casi (Tabella 3). A.B. è stato quindi trattato con Levofloxacina e Metilprednisolone ad alte dosi, seguito da prednisone orale con progressiva risoluzione dei tremori. A distanza di 5 settimane, la RMN mostrava una risoluzione completa delle lesioni (Figura 6), per cui è stata sospesa la terapia steroidea. Con questo caso clinico si evidenzia la necessità di considerare sempre l’ipotesi di ADEM in presenza di deficit neurologici ad esordio acuto durante o dopo un evento infettivo.

Bibliografia

1. Huang X., Guo R., Li C., et al. A case of anti-myelin oligodendrocyte glycoprotein (MOG)-immunoglobulin G (IgG) associated disorder (MOGAD) with clinical manifestations of acute disseminated encephalomyelitis: Secondary to mycoplasma pneumoniae infection. Heliyon. 2023 Feb 4;9(2):e13470. doi: 10.1016/j.heliyon.2023.e13470. PMID: 36814615; PMCID: PMC9939584.

2. Esposito S., Di Pietro G.M., Madini B, et al. A spectrum of inflammation and demyelination in acute disseminated encephalomyelitis (ADEM) of children. Autoimmun. Rev. 2015;14(10):923–929. doi: 10.1016/j.autrev.2015.06.002.

3. Meyer Sauteur P.M., Jacobs B.C., Spuesens E.B., et al. Antibody responses to Mycoplasma pneumoniae: role in pathogenesis and dia-

gnosis of encephalitis? PLoS Pathog. 2014;10(6) doi: 10.1371/journal. ppat.1003983].

4. Fromont A., Moreau T., Roullet E., Encefalomielite acuta disseminata. EMC (Elsevier Masson SAS, Paris), Neurologia, 17-066-A-55, 2010.

Per corrispondenza valentinadonini94@gmail.com

Ulcera e microperforazione duodenale: caso di un bambino di 5 anni sottoposto a trattamento conservativo

Marco Masetti1, Matilde Petz1, Silvia Iuliano2, Fabiola Fornaroli2

1. Scuola di Specializzazione in Pediatria - Università degli Studi di Parma, Parma, Italia

2. Unità di Gastroenterologia ed endoscopia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Parma, Italia

Razionale

La Malattia da Ulcera Peptica (PUD) è diffusa tra gli adulti ma meno comune nei bambini, con un tasso di prevalenza nella popolazione generale del 5-10% ed un tasso di incidenza annuale dello 0.1-0.3% [1]. L'ulcera peptica con perforazione è una complicanza rara e potenzialmente letale della PUD. La perforazio-

Tabella 1. Esito esami ematochimici, microbiologici, strumentali, sierologici e liquorali.

1°-3° giorno di ricovero

Esami ematochimici Nei limiti: emocromo con formula leucocitaria, piastrine, prove emogeniche, glucosio, urea, creatinina, bilirubina totale, CPK, sodio, potassio, cloro, calcio, PCR, PCT, VIT B12, TSH reflex

Degni di nota: AST 49 U/L, ALT 58 U/L, LDH 306 U/L, ferritina 20 ng/ml

Ricerca virus e batteri su tampone faringeo

Esami strumentali

POSITIVO per:

• Mycoplasma pneumoniae

• Rhinovirus/Enterovirus

• Metapneumovirus

RMN ENCEFALO E RACHIDE IN TOTO: presenza di multiple aree di alterazioni di segnale FLAIR iperintense e sfumatamente T1 ipointense che coinvolgono diffusamente le strutture cortico-sottocorticali di entrambi gli emisferi in particolare in sede fronto/ sub insulare profonda a livello dei nuclei della base (segnatamente la porzione ventrale dei nuclei lenticolari e la testa dei nuclei caudati). Nei limiti per calibro e intensità di segnale il midollo spinale.

EEG: assenza di elementi di chiaro significato patologico

Esami liquorali Nei limiti:

• Esame chimico-fisico

• Ricerca di virus e batteri

• Esame colturale per batteri

• Bande oligoclonali

• Pannello encefalite autoimmune IgG

Esami sierologici

Pannello autoimmunità:

• POSITIVO per anticorpi anti-MOG (titolo anticorpale 1:5120)

9° giorno di ricovero

5 settimane dopo

RMN ENCEFALO E RACHIDE IN TOTO: risolte le multiple aree di alterato segnale FLAIR/T2 corticali-sottocorticali e dei nuclei della base precedentemente descritte.

NEGATIVO

Primo evento clinico ad esordio acuto o subacuto che interessa diverse aree del sistema nervoso centrale; presunta causa infiammatoria o demielinizzante; la presentazione clinica deve comprendere una o più fra le seguenti condizioni:

• cambiamento di comportamento;

• disturbo di coscienza (letargia, coma);

• evento che migliora clinicamente e/o in RM, ma persistenza di disturbi residui;

• paziente senza precedenti di eventi demielinizzanti;

• nessun’altra eziologia che possa spiegare l’episodio;

• nuovi sintomi, segni, lesioni RM o fluttuazioni che compaiono nei 3 mesi successivi all’episodio iniziale;

• neuroimmagini che mostrano lesioni focali o multifocali che coinvolgono la sostanza bianca;

• RM cerebrale che rivela, sulle sequenze T2 o FLAIR, ampie lesioni (>1 o 2 cm) multifocali, in ipersegnale, localizzate nella sostanza bianca sopraclavicolare e/o sottotentoriale; è frequentemente interessata la sostanza grigia dei gangli della base e del talamo;

• in rari casi, la RM cerebrale rivela solo un’ ampia lesione singola (1-2 cm) localizzata nella sostanza bianca;

• una o più lesioni intramidollari.

VIRALE

- Morbillo

- Parotite

- Virus influenza A

- Epatite A e B

- HSV

- HHV6

- Varicella

- Rosolia

- EBV

- CMV

- HIV

• Recidiva dei sintomi e dei segni iniziali nei 3 mesi o più dopo il primo episodio di ADEM senza alcun nuovo interessamento all’ anamnesi, all’ esame clinico o in RM.

• Evento che non deve manifestarsi durante la terapia steroidea e che deve manifestarsi almeno 1 mese dopo la sospensione del trattamento.

• RM che non rivela alcuna nuova lesione; le lesioni iniziali devono prendere il gadolinio.

• Nessun’altra spiegazione.

BATTERICA

- Mycoplasma pneumonie

- Chalmydia

- Legionella

- Campylobacter

- Streptococco

ne dell'ulcera duodenale si verifica raramente nei bambini e la maggior parte dei casi appartengono alla popolazione maschile adolescenziale.

Obiettivi

Approfondire ed analizzare il caso di un bambino di 9 anni con microperforazione duodenale in seguito a malattia da ulcera peptica da Helycobacter Pylori trattata in modo conservativo. L’ analisi e la discussione collegiale del caso e degli interventi effettuati che ha coinvolto chirurghi pediatrici, pediatri e gastroenterologi, ha l’ obiettivo di elaborare azioni di buona pratica clinica atte a migliorare le scelte decisionale nella gestione di questi pazienti.

Metodi

È stata eseguita una revisione della letteratura (PubMed) a partire da una stringa di ricerca che contenesse le parole chiave “pediatric”, “ulcer”, “perforation” e “treatment”. È stato quindi realizzato un case report e una revisione della letteratura in modo da confrontare le modalità di trattamento della microperforazione duodenale nel bambino in assenza di precise linee guida condivise da Società Scientifiche.

• ADEM seguita da un nuovo evento clinico che soddisfa i criteri di ADEM, ma che coinvolge una nuova zona anatomica del sistema nervoso centrale dopo l’ anamnesi, l’ esame neurologico, e le neuroimmagini.

• Il nuovo evento deve verificarsi almeno 3 mesi dopo l’inizio dell’ ADEM iniziale e almeno 1 mese dopo la sospensione dei corticosteroidi.

• Il nuovo evento deve essere polisintomatico con encefalopatia, segni e sintomi neurologici differenti da quelli dell’ episodio iniziale (i disturbi della coscienza possono non differire dalla malattia iniziale).

• La RM cerebrale deve oggettivare la lesione di nuove zone e deve dimostrare la risoluzione parziale o completa delle lesioni associate al primo episodio di ADEM.

VACCINAZIONI

- Tetano

- Difterite

- Rabbia

- Pertosse

- Varicella

- Morbillo

- Encefalite giapponese

- Poliomelite

- Epatite B

- Influenza

Risultati

S.M giungeva alla nostra attenzione per esecuzione di indagine endoscopica urgente in seguito ad anemizzazione dopo episodio di melena. Si eseguiva quindi endoscopia digestiva alta in urgenza con riscontro e medicazione di ampia ulcerazione a fondo ricoperto di fibrina della parete anteriore del bulbo. In prima giornata di degenza, per il riscontro di dolorabilità a livello epigastrico, è stato sottoposto a radiografia diretta dell'addome con riscontro di falde aeree sottodiaframmatiche bilateralmente (Figura 7) e quindi a TC addome con Mdc che confermava la diagnosi di microperforazione intestinale (Figura 8). Il caso è stato quindi discusso a livello collegiale tra chirurghi pediatrici, pediatri e gastroenterologi ed è stato intrapreso un trattamento conservativo con digiuno, posizionamento di sondino naso-gastrico, prosecuzione di terapia antibiotica e IPP, e di ripetizione di Radiografie dirette dell’ addome seriate con riduzione fino a risoluzione di nota falda di aria libera. Il paziente ha iniziato a rialimentarsi in settima giornata senza problemi di ordine clinico

Conclusioni

L’ infezione da HP è la causa più comune di perforazione dell’ ulcera duodenale nei bambini [2]. Questo caso e la letteratura mostrano che in specifiche categorie di pazienti pediatrici il

Tabella 2. Criteri diagnostici dell’ADEM (rif. bibliografico 4).
Tabella 3. Eziologia delle ADEM (rif. bibliografico 4)

(2 pr): Falda di aria libera in sede sottodiaframmatica bilateralmente.

Si conferma aria libera sottodiaframmatica bilateralmente. Plurime bolle d'aria libera adiacenti alla parete anteriore dello stomaco ed alla prima porzione del duodeno. Le pareti dello stomaco appaiono ispessite con multiple bolle d'aria anche intraparietali. Il duodeno presenta pareti ispessite, ipodense, ed appare circondato da soffusione edematoso infiammatoria del tessuto adiposo. Bolle d'aria libera lungo il decorso del legamento falciforme. Sottile falda fluida sottoepatica e nello scavo pelvico. Fegato regolare per morfologia e dimensioni indenne da lesioni focali Vie biliari intra ed extra epatiche non dilatate, colecisti distesa, a pareti regolari, alitiasica. Pancreas indenne da tumefazioni con Wirsung sottile. Milza regolare per morfologia e dimensioni. Non si apprezzano tumefazioni surrenaliche. Reni in sede, nei limiti per dimensioni, con fase parenchimografica nella norma. Vescica repleta a pareti regolari. Qualche linfonodo alla radice del mesentere Nelle scansioni effettuate a livello delle basi polmonari non lesioni infiltrative parenchimali. Non lesioni ossee a focolaio

trattamento conservativo è attuabile e correlato a buoni risultati clinici [3]. Un approccio condiviso tra tutti gli specialisti coinvolti è priorità assoluta nella gestione del caso.

Bibliografia

1. Lanas A, Chan FKL. Peptic ulcer disease. The Lancet. 2017;390(10094):613–24.

2. Nguyen TC, Tang NLC, Le GKN et al. Helicobacter pylori Infection and Peptic Ulcer Disease in Symptomatic Children in Southern Vietnam: A Prospective Multicenter Study. Healthcare (Basel). 2023 Jun 5;11(11):1658.

3. Shen Q, Liu T, Wang S et al. Experience in diagnosis and treatment of duodenal ulcer perforation in children. BMC Pediatr. 2023 Mar 30;23(1):14

Per corrispondenza masetti.marco6@gmail.com

Un ittero neonatale che si trasforma

Elisabetta Palazzolo1, Roberta Carbone1, Maddalena Petraroli1, Maria Elisabeth Street1, Serafina Perrone2, Susanna Esposito1

1. Clinica Pediatrica, Ospedale dei Bambini Pietro Barilla, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

2. Neonatologia, Ospedale dei Bambini Pietro Barilla, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Caso clinico

Il piccolo O.E., figlio di genitori marocchini sani e consanguinei, giungeva all’ ottavo giorno di vita presso l'unità di terapia intensiva neonatale da un altro ospedale per ittero persistente da incompatibilità AB0. Durante il ricovero, veniva sottoposto a ulteriori cicli di fototerapia con risoluzione dell' ittero. Gli esami ematici eseguiti mettevano in evidenza, in assenza di altra sintomatologia clinica significativa, iponatriemia (129 mmol/L) e iperkaliemia (8.1 mmol/L). Veniva intrapresa correzione ev e poi per bocca della diselettrolitemia. Per il persistere del quadro, con impossibilità alla sospensione della integrazione di NaCl, veniva richiesta una consulenza di endocrinologia pediatrica che poneva indicazione alla esecuzione di ecografia renale, risultata normale, esami urinari, che confermavano sodiuria inizialmente elevata e ormonali, inclusi cortisolo, 17-OHP, androstenedione, deidroepiandrosterone, progesterone, ACTH risultati nella norma per età, mentre i valori di renina plasmatica erano elevati, l' aldosterone presentava valori boderline alti per età (Tabella 4). Nel sospetto, quindi, di pseudoipoaldesteronismo sistemico (PHA) di tipo 1 è stato intrapreso il trattamento con fludrocortisone 0.05 mg/die, associato alla integrazione con NaCl, con buon compenso elettrolitico. Alla dimissione, intrapreso follow-up endocrinologico, è stata eseguita analisi genetica mediante pannello NGS per lo studio dei geni coinvolti nello pseudoipoaldosteronismo per confermare il sospetto diagnostico, tuttora in corso di refertazione.

Figura 7. Radiografia diretta dell’addome
Figura 8. TC addome con e senza mdc.

solfato (ug/dL)

Discussione

Lo pseudoipoaldosteronismo di tipo 1 (PHA1) è una sindrome rara (1:47.000) caratterizzata da resistenza ai mineralcorticoidi, che si manifesta con iperkaliemia, acidosi metabolica ed elevata concentrazione di aldosterone plasmatico. Il PHA di tipo 1 può essere suddiviso in due tipi che differiscono sia clinicamente che geneticamente: PHA1 renale e PHA1 sistemico [2]. Lo PHA1 renale, a trasmissione autosomica dominante (AD), è causato da una mutazione sul gene che codifica per il recettore dei mineralcorticoidi, determinando resistenza alla azione dell'ormone con conseguente perdita di sale dai reni. Si manifesta con iponatriemia, iperkaliemia e acidosi metabolica. I livelli plasmatici di renina e aldosterone sono elevati. La terapia consiste nell'integrazione orale di cloruro di sodio [1]. Lo PHA1 sistemico, a trasmissione autosomica recessiva (AR) è causata da mutazioni nei geni codificanti per le subunità dei canali epiteliali del sodio (ENaC). È caratterizzata da iponatriemia e iperkaliemia associate ad elevati livelli plasmatici di renina e aldosterone. I trattamenti consistono in un'ampia integrazione con cloruro di sodio o bicarbonato di sodio per tutta la vita [3]. È discusso l'utilizzo di fludrocortisone a causa della disfunzione del canale ENaC che causa resistenza all'aldosterone e al fludrocortisone [4]. La next generation sequencing (NGS) permette di verificare la presenza di eventuali mutazioni dei geni codificanti per i canali epiteliali del sodio [1]

Conclusioni

Lo pseudoipoaldosteronismo (PHA1) può risultare particolarmente difficile da diagnosticare perchè è una patologia molto rara e spesso misconosciuta. Il neonatologo dovrebbe sempre sospettarlo in presenza di neonato con iponatremia, iperkaliemia e acidosi metabolica ed eseguire un’attenta diagnosi differenziale con la sindrome adreno-genitale (SAG) e con le forme renali di perdita di sodio.

Bibliografia

1. Amin N, Alvi NS, Barth JH, et al. Pseudohypoaldosteronism type 1: clinical features and management in infancy. Endocrinol Diabetes Metab Case Rep. 2013;2013. doi:10.1530/edm-13-0010

2. Riepe FG. Clinical and molecular features of type 1 pseudohypoaldosteronism. Horm Res. 2009;72: 1–9.

3. Geller DS, Zhang J, Zennaro M-C, et al. Autosomal dominant pseudohypoaldosteronism type 1: mechanisms, evidence for neonatal lethality, and phenotypic expression in adults. J Am Soc Nephrol. 2006;17: 1429–1436.

4. Nur N, Lang C, Hodax JK, Quintos JB. Systemic Pseudohypoaldosteronism Type I: A Case Report and Review of the Literature. Case Rep Pediatr. 2017;2017:7939854. doi: 10.1155/2017/7939854. Epub 2017 Apr 18. PMID: 28484659; PMCID: PMC5412170.

Per corrispondenza elisabetta.palazzolo@unipr.it

Una cisti del dotto tireoglosso insidiosa

Tommaso Toschetti1, Vanessa Sambati1, Maddalena Petraroli1, Viviana Dora Patianna1, Susanna Maria Roberta Esposito2, Maria Elisabeth Street1,2

1. Centro Clinico e di Ricerca per l’Endocrinologia Pediatrica, Unità Operativa di Clinica pediatrica, AOU di Parma

2. Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università di Parma

Introduzione

La cisti del dotto tireoglosso è l’ anomalia congenita del collo più comune in età pediatrica, con uguale incidenza nel sesso maschile e femminile. Si stima che rappresenti il 70% delle anomalie del collo in età pediatrica e del 7% nella popolazione generale, nella maggioranza dei casi benigna, il cui trattamento è chirurgico.

Caso clinico

V. di 12 anni, veniva inviata dal curante presso la radiologia pediatrica del nostro ospedale per eseguire ecografia del collo a seg uito di riscontro di massa nella porzione mediana del collo. All’ ecografia si documentava “in regione joidea mediana formazione di aspetto cistico complesso delle dimensioni di circa 22 x 9 x 18 mm, a margini netti e contenuto misto transonico e parzialmente organizzato, strettamente adesa al corpo dell’ osso joide, e riferibile in prima ipotesi a cisti del dotto tireoglosso. Non linfoadenomegalie latero-cervicali”. Veniva quindi richiesta valutazione chirurgica pediatrica che poneva indicazione all’ asportazione. In corso di intervento si segnalava “cisti del dotto tireoglosso adesa tenacemente alle strutture circostanti da aderenze su base flogistica. Osso joide tenacemente adeso alla cisti, asportazione di cisti e osso joide in toto ed invio ad esame istologico definitivo”. Il referto istologico riportava diagnosi di “carcinoma papillare intracistico del dotto tireoglosso”. La bambina veniva quindi indirizzata per la presa in carico e per stabilire il follow-up multispecialistico all’ attenzione dei colleghi oncoematologi e dei pediatri endocrinologi. Il controllo della funzionalità tiroidea, il dosaggio della tireoglobulina risultavano nei limiti e l’ ecografia tiroidea confermava ghiandola tiroide a margini ed ecostruttura omogenei in assenza di lesioni focali. Si concordava di intraprendere terapia soppressiva con L-Tiroxina; tuttavia, in discussione è la possibilità di tiroidectomia profilattica, anche sulla base dei dati disponibili in letteratura sulla gestione dei rari casi segnalati.

Tabella 4. Esami ormonali.

Conclusioni

La gestione clinica e chirurgica della cisti del dotto tireoglosso non richiede particolari approfondimenti diagnostici e il suo iter terapeutico risulta semplice. Sebbene nella maggior parte dei casi sia una malformazione completamente benigna, sono stati riportati in letteratura, ad oggi, 11 casi di riscontro di carcinoma papillare della tiroide intracistico in bambini sotto i 12 anni. Bisogna dunque porre particolare attenzione alle caratteristiche ecografiche della lesione che, a occhi esperti, potrebbero indirizzare verso la necessità di ulteriori approfondimenti prima di procedere all’ esclusivo intervento chirurgico, nel sospetto di una lesione maligna, la cui gestione risulta particolarmente difficile anche per la rarità dei casi descritti.

Per corrispondenza tommaso.toschetti@gmail.com

Raro caso di tachiaritmia sopraventricolare in neonato nato a 32 settimane di età gestazionale

Ian Valencic¹, Gabriele Bronzetti2, Francesca Vitali3, Luigi Corvaglia3

1. Scuola di Specializzazione in Pediatria - Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Bologna, Italia

2. Cardiologia Pediatrica e dell'Età Evolutiva, IRCSS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna

3. Unità di Terapia Intensiva Neonatale, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Bologna, Italia.

Razionale

Le tachiaritmie interessano l’1-5% dei neonati e derivano da un difetto di propagazione dell’ onda di depolarizzazione che, nell’80% dei casi, si manifesta come tachicardia sopra-ventricolare parossistica (TPSV). Queste aritmie sono in genere ben tollerate ma, talvolta, possono indurre uno scompenso cardiaco acuto [1-2]. Attualmente non vi è un protocollo terapeutico universalmente riconosciuto, per cui i trattamenti si basano su studi con dimensioni campionarie ridotte.

Obiettivi

Approfondire il caso di un neonato pretermine con una tachiartimia atipica, caratterizzata da alternanza di tachicardia parossistica sopraventricolare e flutter atriale, al fine d’ elaborare un modello patogenetico degli eventi clinici osservati. Attraverso l’ analisi degli interventi effettuati, proporre delle azioni di buona pratica clinica atte a migliorare l’ outcome delle tachiaritmie neonatali.

Materiali e Metodi

Partendo dalla revisione della letteratura (ricerca su PubMed con parole chiave: “neonatal arrhythmia, sopraventricular tachicardia, atrial flutter” e selezione delle pubblicazioni successive all’ anno 2006), abbiamo realizzato un case report e infine un compendio delle principali nozioni sulle tachiaritmie neonatali.

Risultati

Nel caso descritto, l’ alto numero di extrasistoli atriali unitamente alla presenza di una via accessoria, ha favorito la coesistenza del-

la tachicardia sopraventricolare e del flutter atriale [2]. Quest’ultimo quando presente in età fetale o neonatale, di solito non recidiva dopo ripristino del ritmo sinusale. L’ episodio aritmico di E. rappresenta solo il secondo caso descritto in letteratura di flutter recidivante dopo cardioversione efficace in un neonato pretermine [3]. Il paziente ha presentato inoltre un’ ipotensione resistente che ha richiesto una terapia personalizzata alle peculiarità del caso in quanto attualmente non esistono protocolli dedicati ai neonati pretermine con ipotensione in corso di TPSV recidivante nonostante la profilassi antiaritmica.

Conclusioni

Vista la mancanza di linee guida univoche, la conoscenza della fisiopatologia delle tachiaritmie neonatali è fondamentale per ottimizzarne il processo di cura. Il nostro caso fornisce nuovi elementi clinici di confronto per la comprensione delle aritmie neonatali e propone in maniera critica interventi per la risoluzione di aritmie complesse.

Bibliografia

1. Keerby Hernández,Ángela Hoyos, Lina P. Montana et al. Taquiarritmias supraventriculares neonatales, aproximación y tratamiento desde la fisiopatología Arch Cardiol Mex. 2022; 92(2): 264–273. doi: 10.24875/ ACM.21000157

2. Fabrizio Drago, Irma Battipaglia, Corrado Di Mambro; Neonatal and Pediatric Arrhythmias: Clinical and Electrocardiographic Aspects Card Electrophysiol Clin 10 (2018) 397–412; doi.org/10.1016/j. ccep.2018.02.008

3. Jesus C. Jaile, IV, MDa and Manoj K. Gupta, MDb, Recurrent Atrial Flutter Requiring Multiple Cardioversions in a Preterm Infant JACC Case Rep. 2021 Apr; 3(4): 630–632. doi: 10.1016/j.jaccas.2021.02.006

Per corrispondenza ian.valencic@studio.unibo.it

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