Dreams n.25

Page 1


Direttore responsabile Fabio Setta

Direttore editoriale Dario Guadagno

Contributi

• Valentina Todesca

• Fabio Setta

• Ely

• Simone Della Porta

• Gennaro Sepe

• Lugi Zito

• Maria Minotti

• Michele D’Eboli

Design e Layout

Maria Minotti

Pubblicato da Wonderlab SRL via Staibano, 3 Cap 84124, Salerno Tel. 0890978476 info@wonderlab.it

Tavola dei Contenuti

DIGITAL & AI

Due mondi apparentemente distanti: l’antica filosofia giapponese dell’Ikigai incontra le nuove app del benessere 6

REALTÀ AUMENTATA E VIRTUALE

Nell’ambito del progetto “Visit Nuceria” Wonderlab ha partecipato alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico 8

EVENTI E OPPORTUNITA’

Nuove opportunità per le piccole e medie imprese: tutte le informazioni utili e i link per presentare domanda 10

APP E VIDEOGIOCHI

Noir, tra intrighi, ironia e Jazz: MOUSE: P.I. For Hire, è uno degli FPS più attesi in uscita nel 2026 20

MARKETING E COMUNICAZIONE

Troppo bella per essere reale? La campagna di IcelandAir sull’Islanda è tutta da scoprire 23

SALERNO

Il “diritto a sapere” è stato il tema scelto per onorare il trentennale del “Linea d’ombra festival” 26

Direttore responsabile

44,1%. Un dato sicuramente che non sorprende e che conferma un trend che va avanti da diversi anni Alle ultime elezioni regionali, praticamente un cittadino campano su due ha scelto di non recarsi alle urne Un dato che non può non imporre una riflessione seria ed approfondita, sul rapporto tra potere e popolo, tra candidati ed elettori sempre più incrinato e che scivola verso una sana indifferenza. Il dato campano non è certo un’eccezione ma rispecchia dinamiche nazionali.

Poi nella nostra Regione, magari, sedimentata nei secoli della nostra storia, c’è una certa percezione di una politica non in grado di risolvere i problemi contingenti della popolazione. Alla fine, però, così ci si ritrova anche con governo scelto da pochi per disinteresse dei tanti. Oltre l’indifferenza, oltre il senso civico però possono esserci anche ostacoli burocratici, economici e fisici. La Campania è una terra di emigrazione interna ed estera Migliaia di studenti fuorisede e lavoratori vivono al Nord o in altri Paesi europei. Per loro, esercitare il diritto di voto significa affrontare costi di viaggio (spesso non rimborsati o rimborsati parzialmente) e perdere giorni di lavoro o studio. Chiediamoci onestamente: quanti di quel 54% di astenuti avrebbero votato se avessero potuto farlo dal divano di casa a Milano, Londra o Berlino?

Questo potrebbe essere definito astensionismo obbligatorio: cittadini che vorrebbero partecipare, ma che vengono tagliati fuori dalla logistica E

Qui potrebbe entrare in gioco la tecnologia a dare una mano. In fin dei conti, sono già tanti i servizi a cui tanti italiani accedono autenticandosi tramite SPID o Carta d'Identità Elettronica (CIE, per la banca, per pagare le tasse, per prenotare le visite mediche Esprimere un voto, invece, è rimasto ancorato a un rituale del Novecento che richiede la presenza fisica, in un luogo specifico, in un giorno specifico. Per molti, questo non è un rito solenne, ma un ostacolo insormontabile. La soluzione? Il voto elettronico Tramite computer, tramite cellulare, con tutte le app disponibili non sarebbe poi certo un’impresa E c’è chi lo fa da anni. Il caso più noto è certamente quello dell’Estonia.

Qui una quota significativa della popolazione vota online da anni, grazie a un’infrastruttura digitale estremamente solida, un sistema di identità elettronica universalmente diffuso e un rapporto di fiducia molto elevato tra cittadinanza e istituzioni informatiche dello Stato. In Italia potrebbe essere una strategia utile a ridurre (impossibile pensare di cancellarlo) l’astensionismo e di coinvolgere anche quelle fasce più giovani, poco attratte da un modo di fare politica decisamente vecchio e spesso stucchevole che ricalca troppo spesso modelli comunicativi novecenteschi, privi di qualsiasi appeal. La digitalizzazione potrebbe velocizzare lo scrutinio, ridurre il margine di errore umano e alleggerire i costi organizzativi ed economici legati alla stampa delle schede e al personale nei seggi.

Sicuramente non mancano le criticità Innanzitutto quella della sicurezza informatica e poi la fiducia. Senza una fiducia diffusa nelle istituzioni, nelle procedure e nelle infrastrutture tecnologiche, il voto elettronico rischia di non essere percepito come legittimo ma di assomigliare né più né meno al televoto per decidere il vincitore di Sanremo o del Grande Fratello. Inserendo il voto elettronico in strategia più ampia di trasparenza, educazione civica, inclusione digitale e rinnovamento politico, la tecnologia può davvero diventare un alleato importante per la democrazia

Da qualche anno la parola “ikigai” ha iniziato a comparire sempre più spesso nelle conversazioni sul benessere. Letteralmente significa “lo scopo della vita” e, nella tradizione giapponese, rappresenta quel filo silenzioso che lega ciò che amiamo, ciò in cui siamo bravi, ciò di cui il mondo ha bisogno e ciò per cui possiamo essere retribuiti o comunque riconosciuti. È una bussola esistenziale più che una tecnica, una modalità di orientare la vita verso ciò che la rende piena e significativa Oggi, in modo quasi paradossale, è proprio la tecnologia a provare a restituire alle persone un contatto più autentico con se stesse: sono nate infatti diverse

nella ricerca del nostro ikigai personale Il modello più noto è quello dei quattro cerchi che si intrecciano: le passioni, che racchiudono ciò che ci entusiasma al punto da farci dimenticare il tempo immersi nel flow del nostro fare; le competenze, ovvero i talenti e le capacità che abbiamo affinato nel tempo; la missione, il contributo che desideriamo lasciare agli altri; e infine la professione o il riconoscimento concreto, che trasforma ciò che siamo in qualcosa di fruttuoso in termini di guadagno. Quando queste quattro correnti convergono, il flusso si chiude in un unico punto centrale: l’Ikigai, lo spazio in cui ciò che sei, ciò che sai fare, ciò che ami e ciò che puoi offrire al mondo diventano una sola direzione. Non è un luogo statico, ma un equilibrio dinamico che si scopre e si ricostruisce nel tempo, proprio come un ecosistema in cui ogni

Valentina Todesca

per ognuno di noi il raggiungimento della felicità e dell’agognato senso della nostra vita. Le app nate negli ultimi anni provano a tradurre questo percorso in un accompagnamento quotidiano. “Ikigai: Find Your Purpose” propone un diario guidato che, con domande mirate, aiuta l’utente a esplorare le proprie emozioni e a riconoscere gli schemi ricorrenti della soddisfazione personale. “Ikigai Journey”, invece, usa un approccio quasi meditativo: brevi sessioni audio invitano a riflettere su cosa dia energia nella giornata e su quali attività, al contrario, la sottraggano. Altre, come “Ikigai Quest”, combinano coaching, quiz interattivi e visualizzazioni per trasformare i quattro cerchi in un vero e proprio piano d’azione con piccoli obiettivi settimanali. La forza di queste applicazioni non sta nel sostituire la riflessione nostro essere interiore ma nel renderla

a

chi ha poco tempo o non sa da dove iniziare per provare a condurci verso le zone più intime del nostro essere, spesso inascoltate. Ciò che colpisce è l’incontro tra due mondi apparentemente distanti.

L’Ikigai nasce da una cultura che valorizza il ritmo lento, il silenzio e la ricerca intuitiva di ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Le app, dal canto loro, parlano un linguaggio rapido e immediato Eppure, quando sono ben progettate, riescono a offrire uno spazio di riflessione di semplice accesso in cui fermarsi, ascoltarsi e orientarsi di nuovo verso ciò che conta Questto ibrido tra filosofia antica e tecnologia può diventare un alleato prezioso che non sostituisce la profondità del viaggio interiore, ma può accompagnarlo, ricordandoci ogni giorno che la nostra “ragione d’essere” esiste e merita attenzione.

Un turismo che informi, emozioni e resti nel tempo Per anni, il turismo è stato incasellato in un preciso arco temporale: la prenotazione, la visita e il ricordo Oggi, questo modello è superato Il viaggiatore moderno cerca un’esperienza profonda e continua, che unisca conoscenza, emozione e un impatto duraturo. In questo contesto evolutivo, la Realtà Aumentata (AR) non è una semplice moda passeggera, ma uno strumento in grado di plasmare il nuovo volto di un turismo che non finisce mai. Il viaggio si estende, diventando un continuum che non ha più limiti geografici o temporali, ma che vive nella mente e nel cuore di chi ha scelto di non essere un semplice turista, ma un esploratore consapevole. Dopo l’avviso pubblico di manifestazione d’interesse “Visit Nuceria” pubblicata dal

Comune di Nocera Superiore relativamente alla selezione di soggetti specializzati in marketing territoriale, Wonderlab è stata selezionata per la predisposizione di un’applicazione digitale, idonea alla promozione del patrimonio artistico, storico e culturale del territorio di Nocera Superiore.

Nell’ambito del progetto “Visit Nuceria” Wonderlab ha partecipato alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum.

La manifestazione giunta alla 27^ edizione ha rappresentato un’occasione di incontro tra domanda e offerta per tutte le destinazioni turistico-archeologiche, confermandosi luogo di incontro per direttori di parchi e musei archeologici, operatori turistici e culturali, addetti ai lavori pubblici e privati, rivelandosi una straordinaria opportunità di relazioni, di processi condivisi, di progettualità per i territori, per stringere accordi di partenariato nell’ambito del turismo e del

Fabio Setta

patrimonio culturale Wonderlab è stata presente per supportare nell’attività di comunicazione e promozione il Comune di Nocera Superiore, tramite la realizzazione di brochure e di un video illustrativo dell’app che sarà realizzata al fine di valorizzare il patrimonio culturale e storico del territorio. La soluzione progettuale ideata per “Visit Nuceria” consiste in un applicativo per smartphone, sia iOS sia Android, con annesso Content Management System (CMS) per la gestione dei contenuti, che rappresenti una guida interattiva sul territorio di Nocera Superiore, fornendo all’utente visitatore uno strumento in grado di veicolare informazioni sul valore storico, artistico, culturale e infrastrutturale del Comune. Sarà realizzato, quindi, un prodotto intuitivo e semplice, affinché diverse fasce di età non riscontrino difficoltà nell'uso, favorendo la percezione di un territorio "smart" e al passo con i tempi, che si impegna a fornire ai propri cittadini e visitatori soluzioni hi-tech di ultima

generazione. L’App sarà multilingua (italiano e inglese), mentre le audioguide saranno fornite con sottotitoli per favorire l’accessibilità dei contenuti. Il prodotto finale, infine, sarà aggiornabile nel tempo, affinché non risulti mai obsoleto e possa garantire sempre novità ai fruitori. La tecnologia, usata con intelligenza e creatività, permette di toccare la storia, di sentirne la voce e di innamorarci di nuovo dei luoghi che pensavamo di conoscere. Per “Visit Nuceria” il primo passo delle attività progettuali ha rappresentato l’individuazione, tramite censimento, dei Punti di Interesse (PdI) di maggior rilievo al fine di offrire ai visitatori una fruizione innovativa e coinvolgente Tramite l’app sarà possibile per l’utente attivare, tramite scansione di un QR-Code, un’audioguida in Realtà Aumentata che narrerà il luogo designato La tecnologia, usata con intelligenza e creatività, ci permette di toccare la storia, di sentirne la voce e di innamorarci di nuovo dei luoghi che pensavamo di conoscere.

MicroPmieMidcap, bando2025perprogetti diricercaesviluppo

La Regione Toscana ha approvato il bando 2 "Progetti di ricerca e sviluppo per le Micro Pmi (Mpmi) e Midcap" (imprese Mid Cap, imprese a media capitalizzazione) al fine di contribuire allo sviluppo e al rafforzamento delle capacità di ricerca e di innovazione del sistema produttivo toscano e all'introduzione di tecnologie avanzate attraverso il sostegno agli investimenti in Ricerca e sviluppo delle imprese. In caso di progetti congiunti, le imprese sono associate nelle forme di: ATS; RTI; Reti di imprese senza personalità giuridica. E' stato pubblicato un bando analogo, il bando per “Progetti strategici di ricerca e sviluppo" per le grandi imprese in cooperazione La domanda potrà essere presentata a fino alle ore 17 00 del 16 gennaio 2026 Info qui

GI, la Regione Toscana promuove il bando 2025 per progetti strategici di ricerca e sviluppo

La Regione Toscana ha approvato il bando "Progetti strategici di ricerca e sviluppo" al fine di contribuire allo sviluppo e al rafforzamento delle capacità di ricerca e di innovazione del sistema produttivo toscano, e all'introduzione di tecnologie avanzate, attraverso il sostegno agli investimenti in Ricerca e sviluppo delle imprese Sono soggetti destinatari le Grandi Imprese (GI) in cooperazione con almeno tre micro, piccole e medie imprese (Mpmi), con o senza Organismi di ricerca (Or) - associate nelle forme di: Ats; Rti; Reti di imprese senza personalità giuridica (Rete-Contratto) L’accesso al bando è esteso anche ai professionisti in quanto equiparati alle imprese come esercenti attività economica Legg tutto qui

Bando Filiera SMART: misura per innovazione di processo, prodotto e servizi

La Regione Toscana intende sostenere e consolidare il rafforzamento competitivo, delle filiere produttive strategiche della Toscana, attraverso contributi a progetti integrati di investimento capaci di generare: processi di trasformazione digitale, processi di trasformazione ecologica, occupazione qualificata e valore aggiunto condiviso tra i componenti della filiera, realizzati mediante forme di cooperazione e collaborazione tra le imprese lungo la catena del valore della filiera. I progetti integrati dovranno obbligatoriamente prevedere investimenti in innovazione e investimenti produttivi Destinatari della misura sono MPMI e GI Per informazioni e domande clicca qui

Nel 1999, dopo aver pubblicato tre romanzi di culto, il celebre scrittore Nathan Fawles annuncia la sua decisione di smettere di scrivere e ritirarsi a vita privata a Beaumont, un’isola selvaggia e sublime al largo delle coste mediterranee. Autunno 2018. Fawles non rilascia interviste da più di vent’anni, mentre i suoi romanzi continuano ad attirare i lettori. Mathilde Monney, una giovane giornalista svizzera, sbarca sull’isola, assolutamente decisa a svelare il segreto del celebre scrittore Lo stesso giorno, viene ritrovato il cadavere di una donna sulla spiaggia e le autorità mettono sotto sequestro tutta l’isola, bloccandone ogni accesso e ogni entrata Comincia allora un pericoloso faccia a faccia tra Mathilde e Nathan, nel quale i due protagonisti affronteranno verità occulte e insospettabili menzogne mescolando l’amore e la paura. Questa la trama de “la vita segreta degli scrittori” da Guillame Musso del 2019. L’autore costruisce un cast ridotto ma incisivo: Fawles è un personaggio brillante e tormentato, che incarna l’idea dello scrittore che fugge non tanti dalla fama, ma dalla propria storia.

Mathilde Monney, invece, è la chiave che apre porte che avrebbero dovuto rimanere chiuse L’atmosfera dell’isola è un personaggio a sé: isolata, selvaggia, quasi claustrofobica. In mezzo a citazioni ‘alte’, si ragiona su verità e finzione, stile e costruzione della trama, con un’esemplificazione ironica di deviazione dalle regole che conduce uno dei protagonisti ad una finale sorprendente. Alla base del libro c’è una componente metaletteraria: Musso riflette molto sul ruolo dello scrittore, sull’ispirazione, su come la finzione e la realtà si intrecciano. Alla fine, il libro ha un colpo di scena piuttosto enigmatico e “gioca” con il lettore: in qualche modo Musso inserisce anche una sua versione fittizia nel racconto, per esplorare come nascono le storie. In definitiva tra i punti di forza ci sono sicuramente l’ambientazione magnetica, una struttura tesa e ben congegnata, la profonda riflessione sulla vita degli scrittori e il colpo di scena finale, tipico della penna di Musso, mentre tra punti di deboli alcuni snodi della trama, che seppur necessari allo svolgersi della trama, risultano poco credibili Nel complesso “La vita segreta degli scrittori” è un libro che scorre via veloce, sicuramente consigliabile a chi ama un thriller elegante, avvolgente e intelligente.

Fabio Setta

Mentre l’intelligenza artificiale continua a crescere in potenza e diffusione, emerge una domanda cruciale: come ottenere sistemi sempre più intelligenti senza consumi energetici insostenibili? La risposta potrebbe arrivare dai chip neuromorfici, dispositivi progettati per imitare il funzionamento del cervello umano e capaci di apprendere e reagire in modo più naturale ai dati del mondo reale. A differenza dell’architettura di von Neumann, dove memoria e CPU sono separati, i chip neuromorfici gestiscono informazioni tramite spike, attivando il calcolo solo quando necessario. Ne deriva un modello più simile ai neuroni biologici che comporta meno spreco di energia, maggiore reattività e capacità di adattarsi in tempo reale. È il principio che guida anche lo sviluppo di Intel Loihi 2, una delle soluzioni più evolute del settore. Il chip supporta fino a un milione di neuroni artificiali, introduce spike graduali a 32 bit e offre prestazioni fino a 10 volte più rapide rispetto al suo predecessore, pur mantenendo consumi ridottissimi. Migliorano anche le capacità di apprendimento, grazie a regole “a tre fattori” più vicine ai meccanismi biologici, utili per gestire segnali complessi e apprendere da flussi continui.

Questa efficienza permette di realizzare

applicazioni difficili da ottenere con GPU tradizionali come robotica adattativa, droni con risposta immediata ai cambiamenti visivi, fino a sistemi edge che non devono dipendere da un data center. Proprio per questo Intel accompagna l’hardware con Lava, framework opensource che mira a unificare un ecosistema finora frammentato e ad abbassare la barriera d’ingresso allo sviluppo neuromorfico.

Non mancano le sfide: programmare queste architetture richiede nuovi modelli mentali, non tutti i compiti di AI beneficiano degli spike, e la produzione su larga scala è ancora distante Eppure, la direzione è chiara: smartphone, sensori urbani, dispositivi medici e robot potrebbero un giorno includere micro-cervelli capaci di apprendere in loco, con consumi minimi e reazioni in millisecondi. I primi studi mostrano persino che modelli linguistici eseguiti su hardware neuromorfico possono raggiungere efficienze superiori alle GPU tradizionali.

I chip neuromorfici non sono solo un’evoluzione tecnologica, sono una nuova idea di computer, più vicina all’intelligenza naturale che a quella artificiale Una tecnologia da osservare da vicino, perché potrebbe ridisegnare il futuro dell’AI.

Gennaro

Sepe

Si avvisano i gentili lettori che il contenuto che sta per seguire potrebbe nuocergli gravemente in caso di gusti particolari spesso giustificati con frasi come “Ma come fa ad essere brutto se ha incassato così tanto???” o “I gusti sono soggettivi!”, quindi per precauzione vi consiglio di voltare pagina e rilassarvi con una nuova serie della RAI per tornare nella vostra zona di comfort; se invece vi considerate abbastanza intrepidi o folli da voler proseguire vi dò il benvenuto in questa nuova recensione, perché ciò di cui parleremo è davvero fuori dall’ordinario e merita di essere raccontato con attenzione. La nuova opera di Studio Mappa porta sul grande schermo l’arco immediatamente successivo alla prima stagione dell’anime tratto dal manga “Chainsaw Man” di Tatsuki Fujimoto, pubblicato su Shonen Jump dal 2018. I fan hanno dovuto attendere due anni per vedere animato uno dei capitoli più amati e controversi della saga, ma l’attesa è stata ripagata con un ritorno in grande stile che alterna una prima parte calma e contemplativa a una seconda esplosiva fatta di combattimenti serrati e sequenze spettacolari, un contrasto che diventa la cifra stilistica dell’intera pellicola Questo alternarsi di momenti bucolici e pura follia è reso ancora più efficace da uno stile grafico vicino al manga originale, con colori saturi e un disegno meno fotorealistico rispetto alla serie animata, arricchito da scene inedite che ampliano l’universo narrativo e regalano nuove emozioni anche ai lettori più affezionati, quasi come se il film fosse un ponte tra la carta e lo schermo. La trama segue Denji e il suo incontro con Reze, ragazza misteriosa che diventa il fulcro di un percorso intenso, tra momenti teneri e rivelazioni

drammatiche fino a esplodere in coreografie di combattimento di altissimo livello. Proprio la costruzione del loro rapporto diventa il cuore pulsante della storia. Accanto a loro ritroviamo Makima e Aki, figure già note che qui trovano nuovi spazi di approfondimento, ma anche nuovi volti come Beam, il demone squalo, apparentemente una spalla comica ma in realtà simbolo del cuore e della crescita di Denji che diventa quasi uno specchio di Denji, con i suoi denti, la sua fisicità, il suo carattere diretto e spontaneo, e la loro relazione, fatta di complicità e persino di scontri, riflette la trasformazione del protagonista, la sua capacità di diventare più simile ad Aki e di maturare attraverso il confronto. L’acqua diventa il filo conduttore dell’intera pellicola e assume un valore simbolico che attraversa ogni scena: Denji piange davanti a un film scoprendo il flusso delle emozioni, la pioggia lo avvicina a Reze in una cabina telefonica, in piscina lei gli insegna a nuotare non solo fisicamente ma nel mare delle emozioni e quando viene tradito è proprio Beam, grande nuotatore e amante dell’acqua, a salvarlo, quasi a voler dire che la crescita emotiva non è mai solitaria ma sempre condivisa. Il finale con Denji e Reze che affondano insieme suggella questa metafora, mostrando l’acqua come luogo di vulnerabilità e condivisione, dove i due si legano non attraverso la forza ma attraverso le emozioni, e proprio in quell’istante il film trova la sua massima intensità poetica, trasformando un combattimento e un tradimento in un momento di pura umanità. Questa pellicola non è solo un adattamento fedele, ma un film che cattura l’essenza del manga e la trasforma in immagini potenti, confermando ancora una volta la forza narrativa di Chainsaw Man e dimostrando come Studio Mappa sia in grado di coniugare spettacolo e introspezione, intrattenimento e riflessione, regalando al pubblico un’opera che non si limita a raccontare ma che invita a immergersi e a lasciarsi travolgere

Ely’s in Wonderlab

App e software per i teenager visti e commentati da una teenager

Danganronpa V3 Killing Harmony: il capitolo più stravolgente della serie

Ely

Ciao a tutti, oggi parleremo dell'ultimo capitolo della saga principale di Danganronpa, anime questo percorso è quasi giunto al termine. Danganronpa V3 Killing Harmony è il più stravolgente dei tre capitoli. La trama è sempre la stessa, 16 studenti vengono rinchiusi in una scuola (in questo caso una scuola all'apparenza abbandonata, con degli edifici esterni tutto rinchiuso in una gigantesca cupola) e devono riuscire ad uccidere un compagno e non farsi scoprire. La protagonista di questo gioco è Kaede Akamatsu che è la "the ultimate pianist" ed è la primissima protagonista femminile di un gioco della saga principale di Danganronpa. La storia in

questo capitolo è più complessa e molto articolata e il finale stravolge tutto l'universo di Danganronpa Il gioco è pieno di minigiochi ed ha molto più gameplay rispetto ai precedenti capitoli. Qui, se volete giocare il gioco senza spoiler vi consiglio di fermarvi e di tornare dopo aver giocato almeno la prima parte del gioco In questo la protagonista è un personaggio che uccide qualcun altro; quindi assistiamo non solo alle indagini dell'omicidio da noi commesso ma anche alla execution della protagonista. Il nuovo protagonista è Shuichi Saihara, "the ultimate detective«: sarà lui ad accompagnarci fino alla fine del gioco. Spero che questo piccolo viaggio nella saga di Danganronpa vi sia piaciuto, probabilmente più in là parlerò anche dei giochi spin-off (ancora devo provarli) vi ringrazio e ci vediamo alla prossima.

The New Forest – Network per la valorizzazione dell’Appennino Parmense-Piacentino, il percorso di co-progettazione lanciato dall’Università di Parma nell'ambito del progetto Ecosister – che vede come proponente il Comune di Bardi, in collaborazione con il Centro Studi Valceno Antonio Samorè, Legambiente Circolo Alta Valtaro e Cooperativa Sociale Onlus Diaspro Rosso – è stato protagonista a Ecomondo2025, evento internazionale di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la Green, Blue and Circular Economy presso la Fiera di Rimini.

Nelle vesti di agente territoriale ha preso parte al prestigioso evento anche Wonderlab, rappresentata dalla dottoressa Annalaura Ruopolo e dalla dottoressa Morena Pierro, a supporto delle attività organizzative, di promozione e diffusione del progetto «Data la rilevanza internazionale ricoperta da Ecomondo – ha dichiarato Annalaura Ruopolo, project manager di Wonderlab – essere stati selezionati per la Call For Papers dell'edizione 2025 ha significato poter conferire ulteriore autorevolezza al progetto e favorirne inoltre la

notorietà presso gli stakeholder. In particolare, la presenza del MASAF (nella persona del dottor Emilio Gatto) è stata determinante per dimostrare ad un importante ente ministeriale la concretezza dell'idea e il valore aggiunto che la sua implementazione potrà apportare al territorio di Bardi e delle aree limitrofe dell'Appennino Parmense-Piacentino Naturalmente, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il grande lavoro svolto dalla professoressa Elena Maestri, che non solo ha individuato l'opportunità di Ecomondo ma si è occupata della candidatura del progetto e della sua presentazione durante l'evento». Il progetto “The New Forest”, per il quale era presente a Rimini anche il Challenge Owner, il Comune di Bardi – rappresentato dall’Assessore Roberto Bertorelli –, è stato presentato nell’ambito del convegno Transizione ecologica, foreste e filiere agroindustriali: l’attuazione del regolamento deforestazione (EUDR). Giunti al momento dedicato ai casi studio e alle Call For Paper, la prof. Elena Maestri dell'Università di Parma, componente del CIDEA (Centro Interdipartimentale dell’Energia e l’Ambiente), ha illustrato la soluzione “Oltre il legno: funzioni e servizi ecosistemici per valorizzare la filiera e ridurre gli impatti ambientali” che ha

Fabio Setta

suscitato grande interesse tra il pubblico ed i relatori presenti Nel corso del suo intervento, ricordando la genesi del progetto, ha rimarcato come l’obiettivo principale sia quello di far rivivere le comunità dell'Appennino Parmense-Piacentino contrastando l’abbandono attraverso un’economia circolare e verde Ha ripercorso, poi, le principali tappe dell’attività progettuale, dallo sviluppo della Theory of Change a quello dell’Innovation Portfolio, fino alla mappatura delle risorse a disposizione in termini tecnico-scientifici, economici, di policy. Infine, ha illustrato quelli che potranno essere gli sviluppi e i prossimi passi da compiere ai fini della progressiva messa in opera della soluzione ideata: il progetto è stato già presentato alla Direzione del MASAF – presente anche in sala –, aprendo così un canale di confronto istituzionale con le politiche nazionali su foreste, aree interne e bioeconomia; mentre è attualmente in corso di valutazione la

trasformazione del progetto “The New Forest in una APS (o altra forma associativa idonea), per accedere a bandi nazionali e internazionali. Inoltre, nei giorni scorsi sono stati registrati due importanti aggiornamenti: il primo riguarda l’invio di un abstract sul progetto per la partecipazione alla conferenza internazionale sulle biomasse EUBCE 2026; il secondo riguarda l’approvazione del finanziamento per il progetto "MultiForest: multifunctional approach to agroforestry for resilience and sustainability” che unisce quattro università (Parma, Extremadura in Spagna, Evora in Portogallo e Wroclaw in Polonia) aderenti all’Alleanza EU GREEN. In merito a quest’ultimo, tutti i partner sono interessati agli approcci multifunzionali nella gestione di aree rurali, con l’obiettivo di analizzare i servizi ecosistemici forniti da gestioni razionali e sostenibili di foreste e sistemi agroforestali. Il progetto riceverà un fondo di circa 16.000 euro al fine di

organizzare incontri nelle 4 città e per Portare entro la fine del 2026 alla scrittura di una proposta progettuale internazionale, in ambito Horizon o in altri contesti, con cui iniziare importanti attività di ricerca nei 4 territori Per la prima volta nelle attività di EU GREEN, sarà possibile coinvolgere stakeholder locali – per l'Università di Parma sarà il Comune di Bardi, già Challenge Owner della Sfida “The New Forest” . L’obiettivo è arrivare ad una proposta progettuale internazionale, in ambito Horizon o in altri contesti, con cui iniziare importanti attività di ricerca nei quattro territori. Infine, sul ruolo di agente territoriale ricoperto da Wonderlab durante il percorso Ecosister – da poco terminato –, Annalaura Ruopolo aggiunge: «La funzione di Wonderlab, nel corso delle attività progettuali, è stata quella di supportare il lavoro di ogni attore coinvolto cooperando con loro per raggiungere gli obiettivi prefissati Trattandosi di un progetto molto

ampio, con diverse realtà coinvolte, il nostro ruolo ha fatto sì che tutti avessero un referente in grado di intervenire ove necessario, dalla produzione di materiale utile alla divulgazione e promozione, alla gestione di tempi e risorse necessarie al completamento delle attività Tuttavia, nulla sarebbe stato possibile senza la collaborazione dell'intero team di lavoro, con il quale abbiamo costruito una squadra unita e coesa che ci ha permesso di raggiungere i risultati sperati: l'Università di Parma, in qualità di coordinatore principale con il dottor Barozzi e l’avvocato Sangermano, il Comune di Bardi quale territorio portatore della sfida rappresentato dall’Assessore Bertorelli), il Solution Provider (professoressa Maestri), l'Advisor (azienda Nanoshuttle, dottor Matteucci e dottor Giannantonio) e tutti i Co-proponenti della Sfida, tra cui il dottor Uboldi, presidente Legambiente e CER Appennino Ovest».

Luigi Zito

NOIR, PIOMBO E STILE RETRÒ

A COLPI DI JAZZ CARATTERIZZANO UNO DEGLI FPS INDIPENDENTI

PIÙ ATTESI DEL 2026

Mouse: P I For Hire è uno degli FPS indipendenti più attesi del 2026 Sviluppato da Fumi Games e pubblicato da PlaySide Publishing, porta il giocatore in un mondo dove il fascino dei cartoon anni ’30 incontra la violenza dei “boomer shooter” . Un contrasto spiazzante, che mescola ironia, sangue e ritmo sincopato. Il protagonista è Jack Pepper, detective privato ed ex eroe di guerra, chiamato a indagare su un caso che lo trascina nella corrotta Mouseburg: una città in bianco e nero, viva di jazz, sigarette e intrighi Tra boss mafiosi, tradimenti e sparatorie nei vicoli, il noir si trasforma in una danza letale dove il confine tra giustizia e follia si dissolve La forza del gioco è nella sua identità visiva MOUSE si muove in ambienti 3D moderni, con illuminazione dinamica e prospettiva libera, ma popolati da personaggi 2D disegnati a mano, in pieno stile “rubber hose” . Il risultato è un universo che sembra un film d’animazione interattivo: nostalgico e inquietante, dove ogni proiettile lascia un segno d’inchiostro Un equilibrio perfetto tra Cuphead e il primo Doom. Il gameplay punta tutto sulla mobilità e sul ritmo. Scatti, salti, rampini e acrobazie permettono di affrontare i nemici con stile, trasformando ogni scontro in una coreografia controllata dal caos. Le mappe offrono verticalità e libertà d’approccio: attaccare di petto, muoversi furtivi o sfruttare l’ambiente per colpi a sorpresa. L’arsenale è un manifesto di creatività. Accanto a tommy gun e pistole classiche, compaiono armi bizzarre come la Freeze-D, che congela i nemici, o la Clean-D, capace di dissolverli in una nuvola d’inchiostro. Ogni arma ha un feedback esagerato, amplificato da suoni slapstick e musica jazz, mentre i potenziamenti permettono di modellare il proprio stile di gioco. MOUSE: P.I. For Hire è un titolo pensato per il single player, senza microtransazioni né componenti online. L’obiettivo è offrire un’esperienza compatta, cinematografica, densa di atmosfera e ritmo narrativo: un noir animato che vive di contrasti, tra humour e disperazione, tra leggerezza e piombo. La colonna sonora swing-jazz accompagna ogni passo, dalle indagini ai conflitti più frenetici, mentre la città respira come un personaggio vivo, sempre al limite tra sogno e delirio. Se manterrà le sue promesse, MOUSE: P.I. For Hire potrebbe diventare un nuovo punto di riferimento tra gli FPS indipendenti: un gioco che non si limita a sparare, ma racconta con stile, carattere e tanto, tantissimo inchiostro

Viviamo in un’epoca in cui ogni giorno ci viene ricordato che niente è come sembra. Le foto possono essere generate da una frase, i video manipolati in pochi secondi, le notizie distorte fino a sembrare plausibili. In un mondo così, paradossalmente, è quasi naturale che qualcuno arrivi a pensare che un intero Paese… non esista davvero.

È su questo terreno – fertile, assurdo, irresistibilmente contemporaneo – che IcelandAir ha scelto di giocare con la sua nuova campagna pubblicitaria. Un progetto che non si limita a raccontare una destinazione: la ribadisce, la difende e ci scherza sopra, sfruttando il linguaggio del web e quella sottile ironia che nasce nel confine tra scetticismo e stupore.

L’idea è tanto semplice quanto brillante: se

Maria Minotti

l’Islanda sembra “troppo bella per essere reale”, allora facciamone una storia. Una storia che si prende gioco delle nostre stesse paranoie digitali.

Il protagonista dello spot – un cospirazionista digitale convinto che l’Islanda sia solo un render sofisticato – è l’incarnazione dei dubbi che il web amplifica ogni giorno. Lava fields? Finti. Geyser? Effetti speciali. Aurora boreale? Un gigantesco LED wall. Tutto, secondo lui, sarebbe generato dall’AI. Eppure, la sorella non ci sta. E come ogni sorella determinata fa ciò che chiunque farebbe quando qualcuno nega l’evidenza: gli compra un biglietto aereo e lo porta a toccare con mano ciò che crede impossibile.

Da qui inizia un viaggio comico e surreale che attraversa paesaggi talmente spettacolari da sembrare effettivamente… irreali. Gli incredibili contrasti della natura islandese non hanno bisogno di filtro né di fotoritocco: fanno da sé, e lo fanno talmente bene da sfidare la credibilità stessa del reale.

E infatti lui rimane scettico fino all’ultimo, ostinatamente attaccato alla sua teoria: “Se davvero siamo in Islanda… dove sta tutto questo ghiaccio?” dice

Una campagna che parla il linguaggio del web, senza paura di sporcarsi le mani.

Quello che la rende così efficace non è solo la comicità o la qualità delle immagini, ma la capacità di dialogare con il mondo social usando gli stessi codici narrativi del pubblico: humour assurdo, ma mai superficiale; personaggi immediatamente riconoscibili, un tocco di critica alla disinformazione online, un uso intelligente del paradosso.

Non è un video istituzionale, né un classico spot turistico: è un contenuto pensato per essere condiviso E funziona perché intercetta un sentimento reale, una confusione culturale che tutti viviamo: l’incertezza su ciò che è autentico.

Quando tutto può essere generato dall’AI

allora cos’è davvero vero?

C’è un passaggio della campagna che colpisce più degli altri: alla fine di tutto, quando il complottista, di fronte all’ennesimo scenario mozzafiato, decide che non può essere vero. Deve per forza essere un complotto. Per forza.

È una battuta, certo Ma è anche, in filigrana, una fotografia della nostra epoca. Nel mare di contenuti sintetici che popolano i feed, la natura islandese riesce ancora a stupire. E questo stupore è umano, non algoritmico.

La scelta di mettere al centro un complottista non è casuale Anzi, è una mossa strategica. Permette al brand di agganciare un tema attualissimo (la sfiducia nelle immagini online) e disinnescarlo, ribaltando la narrativa. Il risultato è un racconto che non demonizza la tecnologia, non parla di “ritorno alla natura” in tono moralistico, e non finge che il dibattito sul digitale non esista. Lo ingloba, lo sfrutta e lo trasforma in un meme costruito ad arte. È così che si comunica oggi: non parlando sopra il pubblico, ma dentro alle conversazioni che già esistono.

Questa campagna funziona bene perché non vuole vendere qualcosa in modo diretto, non usa claim esagerati, coinvolge in una storia che avremmo potuto trovare su TikTok e dà al pubblico un ruolo. Non dice “vai in Islanda”, dice “capisci da solo perché qualcuno ci andrebbe”. È un cambio di prospettiva

La verità, alla fine, è più forte della finzione. In un momento storico in cui tutto può essere falsificato, la realtà torna a essere un valore. Un bene raro. Un’esperienza da difendere.

interesse a sembrare “più bella di così” Le basta essere sé stessa.

E forse è proprio questo che attira: un luogo capace di stupire senza chiedere niente in cambio, senza filtri, senza artifici. Un luogo talmente autentico da sembrare… irreale.

Paradossale? Forse Ma è anche il motivo per cui, alla fine, continuiamo a guardare quelle immagini con lo stesso dubbio sospeso tra ragione e meraviglia: “com’è possibile che esista davvero un posto così?”.

E la risposta, per quanto incredibile, è semplice: sì Esiste

È reale.

E ci aspetta

Questa campagna non è solo una celebrazione di un Paese straordinario È un invito più profondo: fidarsi ancora del mondo là fuori. Ricordarci che ci sono posti che non hanno bisogno di essere idealizzati perché lo sono già, spontaneamente.

La verità è che l’Islanda non ha alcun

Anche quest’anno l’offerta culturale salernitana si è arricchita dell’ormai tradizionale kermesse “Linea d’ombra festival”: un appuntamento particolarmente atteso giunto alla sua 30ª edizione. Il Festival anche quest’anno ha proseguito il suo viaggio nel contemporaneo, esplorando e investigando le opere che caratterizzano la creatività del nostro tempo attraverso il cinema e le arti audiovisive. Fondato dall’Associazione SalernoInFestival ETS, il festival nasce con l’obiettivo di promuovere le migliori produzioni cinematografiche e audiovisive internazionali e facilitare il dialogo tra le diverse forme di creatività giovanile, valorizzando al contempo le ricchezze culturali del territorio Il “diritto a sapere” è stato il tema centrale scelto per onorare il trentennale; argomento quanto mai necessario, in un mondo sempre più interconnesso e segnato da diseguaglianze, conflitti e manipolazioni della realtà.

Il cinema, allora, ci consente di praticare uno spazio educativo, di entrare in contatto con esperienze e punti di vista diversi, di sentire e comprendere.

Le opere proposte, lungometraggi, corti e opere audiovisive, offrono uno sguardo profondo sulla memoria storica, sulle ingiustizie sociali o, come nel caso del cinema documentario, svolgono un ruolo fondamentale nel rendere visibili fenomeni sociali e politici spesso ignorati dai media tradizionali, indicando una resistenza culturale in grande fermento.

Grande è stata l’attesa per Eran Riklis, uno dei registi più significativi del cinema israeliano contemporaneo, premiato come “Maestro” del cinema e nelle cui opere vengono messi a fuoco

i rapporti tra gli individui appartenenti a mondi in conflitto, israeliani e palestinesi, uomini e donne, potere e marginalità, utilizzando storie intime come specchio di questioni collettive.

Le sue narrazioni si muovono spesso in zone di confine, fisiche e simboliche, dove le persone sono costrette a confrontarsi con il diverso, con il nemico. È il caso de “La sposa siriana” dove una giovane drusa deve attraversare il confine tra Israele e Siria per sposarsi e il matrimonio diventa metafora della separazione e della mancanza di libertà oppure del bellissimo del bellissimo “Il giardino dei limoni” dove una vedova palestinese si batte per difendere il suo limoneto minacciato dalla costruzione della residenza del Ministro della Difesa israeliano. Il “diritto a sapere” diventa, nel caso specifico, occasione per riflettere su come i conflitti possano essere affrontati con maggiore efficacia attraverso la sensibilità, il rispetto della dignità umana e delle radici culturali, mettendo in contrasto la rigidità della "ragion di stato" con il buon senso e l'armonia che derivano dal rispetto della natura e delle tradizioni.

Questa è la strada

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.