






Verso un nuovo modello sociale della bellezza nell’educazione di Giorgia Turchetto
Di bellezza si vive, il Manifesto
Video istituzionale
I presupposti teorici del progetto di Ugo Morelli
Il partenariato
Partner di progetto
Partner territoriali
Scuole
Cometa
FHO - Fondazione Horcynus Orca
Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea
ON! Trasformazioni Generative
INFN - Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Fondazione Mario Moderni
Assifero
Aragorn
Obiettivo e metodo della valutazione
Processi e strumenti della valutazione
I minori
Le famiglie
Emanuela Fellin, Angela Fellin, Tommaso Beltrami
Premessa e struttura della sperimentazione di Ugo Morelli, Emanuela Fellin
I cinque ambiti e le azioni progettuali
Famiglia
Spazi di vita
Scuola
Cultura
Mondi digitali
L’applicazione del modello Research Based Learning
Il Monitoraggio e la Valutazione in itinere e finale
Strumenti di monitoraggio e valutazione
Voce ai beneficiari
La bellezza come strumento per intervenire sull’impoverimento educativo
Le cose che fanno la differenza
Alcuni dati
Testimonianze degli educatori
Prospettive di Ugo Morelli
12 poesie e 12 podcast recitati da Marco Cavalcol
LINKOGRAFIA
Bibliorafia
Linkografia
Verso un nuovo modello sociale della bellezza nell’educazione
di Giorgia Turchetto
Il Manifesto DI BELLEZZA SI VIVE
Video istituzionale
di Giorgia Turchetto
«L’istruzione o funziona come uno strumento che viene utilizzato per facilitare l’integrazione delle giovani generazioni nella logica del sistema attuale e portare a conformità o diventa educazione, ovvero la pratica della libertà, il mezzo con cui gli uomini e le donne si occupano in modo critico della realtà e scoprire come partecipare alla trasformazione del loro mondo».
Paulo Freire, La pedagogia degli oppressi
Poeti, scrittori, artisti, luoghi dell’arte e della cultura ci hanno insegnato che bellezza e gentilezza portano felicità. Senza considerare che tutti noi parliamo dell’Italia come di un Paese il cui destino è segnato dalla forza e dalla credibilità della sua bellezza.
La bellezza ha per tutti noi un valore che va oltre il solo senso estetico, essendo parte indissolubile del nostro patrimonio identitario.
Eppure, dati e ricerche mostrano dell’Italia una situazione paradossale: l’occupazione cresce, ma il Pil resta in stagnazione. I motivi dipendono da una cultura predatoria e individualista che non riesce a essere generativa nel rapporto tra politica, educazione, vita economica. Scarseggia la capacità di generare quel fermento essenziale alla crescita e al progresso sociale. L’economia non può però non tener conto dell’esistenza di una comunità che condivide alcuni valori fondamentali, tra i quali la dimensione relazionale da cui lei stessa dipende. Se lo si considera sul piano sociologico, antropologico ed etico, il senso della vita e delle attività economiche includono necessariamente l’educazione, che ha il compito non secondario di aumentare la consapevolezza del significato e della funzione sociale, di formare e non soltanto di istruire noi essere umani al valore del lavoro e in senso più ampio al vivere all’interno di relazioni economiche complesse. Se si riflette in senso etimologico, economia è una parola di origine greca, composta da oikos che significa “casa” e nomos che significa “dividere, ripartire”. Letteralmente economia significa quindi amministrazione della casa, anche nel senso ampio di comunità, società, stato.
Oikos però è anche la radice della parola ecologia.
Ne consegue che economia ed ecologia non possano essere considerate come antitetiche, ma come ambiti di studio legati da quel primo elemento eco, oikos, che ci richiama al concetto di casa comune. La simbiosi tra economia ed ecologia viene sottolineata da molteplici contributi, che spaziano dall’analisi di modelli matematici
sull’esaurimento delle risorse naturali non rinnovabili all’importanza economica ed ecologica degli insetti, dalla convenienza o meno dell’utilizzo dell’energia nucleare o del turismo ecosostenibile. Non da ultimo, dall’importanza dell’investire
nell’economia della bellezza, ovvero in quel comparto trasversale della nostra economia che è connesso al concetto di bellezza: quelle imprese che pongono al centro delle loro attività la valorizzazione del “patrimonio”, fatto di know-how specifici, tradizioni, identità, stile e arte nonché di ricchezze artistiche, culturali, paesaggistiche, lavoro dei maestri d’arte, confermando il ruolo imprescindibile del “saper fare”.
Nell’economia della bellezza si esprime quindi quel significato esclusivo e differenziante della bellezza nei suoi tratti estetici e funzionali. Negli
ultimi anni, ad esempio, l’attenzione per la sostenibilità ha un peso sempre più rilevante tra gli elementi che orientano le scelte dei consumatori e le aziende hanno cambiato il loro approccio abbracciando, sotto ogni punto di vista, i temi della responsabilità sociale, dell’inclusione, della salvaguardia dell’ambiente e della vicinanza con il territorio e le persone. Così la bellezza diventa un fattore distintivo della propria identità e del purpose valoriale e un vantaggio competitivo.
Tuttavia, proprio partendo da una visione economica non si può non evidenziare la mancanza di innovazione nel mondo della scuola, della formazione accademica e professionale. Diventa dunque prioritario creare nuovi approcci educativi attraverso una maggiore partecipazione dei giovani alla dimensione sociale ed economica del vivere, e una sostanziale diffusione di percorsi educativi professionalizzanti. È oggi una priorità politica, culturale, sociale ed economica saper riconoscere maggiormente il senso e il peso dell’investimento in percorsi emancipativi, anche attraverso la bellezza. Il futuro dell’economia, del lavoro e dell’umanità dipendono dall’educazione nella bellezza fin da molto piccoli e dall’accessibilità universalistica dei beni materiali e culturali.
Il passaggio da una scuola trasmissiva, poco stimolante, priva di piacere e desiderio, ad una scuola esperienziale è una priorità politica, culturale, sociale ed economica per riconoscere maggiormente il senso e il peso dell’investimento in bellezza. È necessario comprendere che è impossibile educare senza l’arte, la cultura, l’etica e l’estetica. La bellezza non è un plus nella vita dell’essere umano, ma un diritto fondamentale.
è un progetto che ha profondamente interiorizzato questa convinzione. Nato come percorso di ricerca-azione sperimentale della durata di quattro anni, attraverso l’adozione di un metodo educativo originale e validato scientificamente, ha voluto dimostrare come la bellezza – nel campo dell’arte visiva, della musica, del teatro, della danza, del paesaggio, della cura dei luoghi – rappresenti un’esperienza capace di estendere il potenziale degli individui da un punto di vista emozionale, cognitivo e comportamentale, contrastando povertà educativa, migliorando le condizioni di vita e, in ultima analisi, riducendo i costi sociali. La bellezza è diventata un indicatore di valutazione di crescita per sostenere il potenziale di bambini e ragazzi con
azioni mirate di educazione e orientamento. Attraverso un uso educativo delle esperienze estetiche è stato così possibile individuare i costi derivanti dall’assenza di bellezza, i quali si esprimono in termini di mortificazione delle potenzialità, di mancato accesso all’estetica delle relazioni, di impoverimento delle possibilità individuali e collettive, di disaffezione verso ogni prospettiva di apprendimento e quindi come crescita dell’impoverimento educativo e dell’abbandono scolastico precoce.
Abbiamo raggiunto 5mila minori, direttamente e indirettamente coinvolti nelle oltre 60 sperimentazioni e più di 150 tra insegnanti e educatori. Abbiamo lavorato in 9 territori (Milano e Como in Lombardia; Messina e Catania in Sicilia; Torino e Rivoli in Piemonte; Poli, Frascati e Roma in Lazio), coinvolto più di 20 scuole, più di 40 stakeholder territoriali pubblici e privati, avvalendoci della collaborazione di moltissimi attori locali e nazionali (artisti, scienziati, artigiani, oratòri e parrocchie, imprese, associazioni di terzo settore e culturali e creative), generando una comunità educante estesa e interdisciplinare. Alla realizzazione del progetto ha partecipato una
rete di partner nazionale, diversi per saperi, missioni, contesti. Un’inedita comunità educante, con un’esperienza esemplare in azioni di accoglienza, educazione, fruizione culturale, ricerca pedagogica e clinica, divulgazione scientifica, formazione di minori e adulti, sperimentazione di economie etiche, circolari, solidali e inclusive, capaci di contrastare dispersione scolastica e povertà educativa, promuovere coesione, sostenibilità ambientale, rigenerazione umana.
Capofila del partenariato è Cometa, espressione oggi di una rete di famiglie attive nella costruzione di percorsi di accoglienza, cura, educazione e formazione dei minori; la Fondazione Horcynus Orca, tra i cluster fondativi della Fondazione
Me.S.S.In.A. – Distretto Sociale Evoluto è l’anima culturale e scientifica della Fondazione di Comunità Messina; ON! Impresa Sociale che opera seguendo i principi della generatività sociale; il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, che con le sue molteplici attività rende tangibile l’idea di museo inteso come agorà che si apre alla collettività; lo Studio MCG Studio Associato di
Pedagogia e Psicologia Clinica, l’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare; la Fondazione
Moderni, proprietaria di una galleria d’arte nel centro storico di Roma dedicata all’esposizione gratuita di giovani artisti selezionati attraverso il proprio portale; Assifero, Associazione Italiana delle Fondazioni e Enti Filantropici; Aragorn, agenzia esperta nella valutazione di impatto.
I partner hanno colto nel progetto una sfida plurale e l’opportunità di co-progettare in modo interdisciplinare, valorizzando l’unicità e la specificità di ciascuno per la creazione di una rete collaborativa capace di generare un nuovo valore sociale e un modello di welfare innovativo.
DI BELLEZZA SI VIVE si configura come esperienza tipica dell’innovazione sociale, caratterizzata da una spiccata dimensione collettiva che non appartiene solo all’immaginazione e alla creatività di un singolo attore, quanto alla capacità plurale di partire da un’intuizione e di svilupparla sino a trasformarla in pratica diffusa (risultato).
La ricerca-azione è stata attivata in cinque ambiti di sperimentazione: famiglia; scuola; spazi di vita; luoghi culturali; mondi digitali, quali “arene emozionali-cognitive e educative” in cui si
generano tutte quelle criticità rilevanti che possono causare povertà educativa e allo stesso tempo attivare potenzialità endogene che – se sostenute e combinate con risorse esogene – favoriscono processi di creatività ed emancipazione individuale e sociale.
La sperimentazione si è fondata sulla creazione di gruppi operativi: i partner attraverso laboratori e attività centrate sull’esperienza estetica, con riguardo particolare all’arte, alla creatività, alla scienza e al paesaggio, hanno permesso a bambini e ragazzi di apprendere l’estensione dell’espressione emozionale e cognitiva di sé nella relazione con gli altri e attivato un nuovo legame sociale di supporto alla crescita individuale e collettiva.
ll progetto DI BELLEZZA SI VIVE proprio attraverso la bellezza, è stato capace di generare:
Forme originali di sostegno alla genitorialità e allo sviluppo di una corretta relazione affettiva, soprattutto nei primi anni della vita umana, in particolare dalla nascita fino ai 5-6 anni. Periodo questo che sappiamo dalla ricerca neuroscientifica
I n t e r v e n i r e c o n l a b e l l e z z a ( a r t e , l e t t u r a , m u s i c a ,
c u r a d e l l a r e l a z i o n e e s t e t i c a e c u r a p a r e n t a l e ) è f o n d a m e n t a l e p e r l a c o s t r u z i o n e d i u n a r e l a z i o n e
g e n i t o r i a l e e q u i l i b r a t a , s o p r a t t u t t o i n u n m o m e n t o
o i n c u i l e f a m i g l i e s i r i t r o v a n o s p e s s o p i ù i s o l a t e
e c h i a m a t e a g e s t i r e c o n u r g e n z a u n
c a m b i a m e n t o r a d i c a l e d i s t a t u s c h e h a r i c a d u t e
s i g n i f i c a t i v e a n c h e s u l l a s i t u a z i o n e s o c i o -
e c o n o m i c a e d e m o t i v a d e i n u c l e i f a m i l i a r i s t e s s i .
L a r i a p p r o p r i a z i o n e e r i g e n e r a z i o n e d i s p a z i
u r b a n i e s p a z i c u l t u r a l i ( p a r c h i , q u a r t i e r i ,
p e r i f e r i e , t e a t r i , m u s e i ) d a p a r t e d e i m i n o r i
a t t r a v e r s o a t t i v i t à d i r e c u p e r o e v a l o r i z z a z i o n e d e i
l u o g h i i n c h i a v e c r e a t i v a , c u l t u r a l e , a r t i s t i c a e
i n n o v a t i v a , q u a l e s t r u m e n t o c o n c u i a s s i c u r a r e
p a r t e c i p a z i o n e e p r o t a g o n i s m o , q u a l i t à d e l l a v i t a ,
c o n t r o l l o d e l t e r r i t o r i o , c i t t a d i n a n z a a t t i v a . Q u e s t e
a t t i v a z i o n i e d u c a t i v e s p e s s o p r o d u c o n o n e i
r a g a z z i r i - m o t i v a z i o n e a l l o s t u d i o p e r c h é ,
a t t r a v e r s o i l f a r e “ p e r d a v v e r o ” , s c o p r o n o
v o c a z i o n i e t a l e n t i .
Il rafforzamento del ruolo centrale delle scuole e il coinvolgimento degli insegnanti e del personale interno che hanno preso parte ai laboratori di territorio, capaci di orientare in base alle vocazioni produttive, culturali e sociali locali l’azione della scuola e il protagonismo dei ragazzi verso opportunità occupazionali future a più alto valore aggiunto in quanto frutto di una cooperazione assidua tra una “scuola vivaio” e una comunità educante ampia ed eterogenea.
Lo sviluppo delle competenze cognitive e non dei minori e degli adulti coinvolti nelle azioni, dimostrando come le esperienze di bellezza influenzano le emozioni, i pensieri e le intenzioni e soprattutto la relazione affettiva, fondamento di ogni apprendimento riuscito.
La comprensione e quindi l’adozione da parte di insegnanti e genitori di nuove forme di orientamento alla scelta dei minori. In particolare il Iavoro su commessa, ad esempio il restauro del Palco Reale del Teatro Sociale di Como, ha portato a riflettere su come i nuclei fondativi delle conoscenze scientifico-matematiche, linguisticoespressive, geo-storiche e comunicative, che sono
l’essenza delle discipline scolastiche e che come tali rimangono invariate, oggi si debbano tradurre in competenze personali, utilizzabili nei contesti di vita reale. Nel corso delle diverse commesse (dalla produzione artigiana alla prototipazione di modelli di energie alternative) è stato chiesto a gruppi di ragazze e ragazzi di ideare, progettare, realizzare e valutare un prodotto o servizio. Il punto unitario del sapere e del fare è diventato proprio quel compito reale in cui si sono attivate tutte le energie della persona: desiderio, abilità, passione, creatività. Questa attivazione dipende dalla percezione che ciò che si fa non è simulato ma al contrario reale e dal fatto che affidare un compito vero implica una responsabilizzazione personale dei minori.
Il miglioramento sensibile verso la cura della relazione estetica, per educare e migliorare l’attitudine dell’adulto-educatore ad un ascolto attivo dei propri figli e/o studenti. Si è cercato di rompere le credenze obsolete rispetto alla rigida separazione tra educazione e istruzione, purtroppo nuovamente in voga in molti documenti di indirizzo ministeriale, ponendo così le basi per un’alleanza generativa, non conflittuale, tra scuola e famiglia, funzionale a sostenere le scelte del minore.
Formazione learning by doing degli adulti alla comprensione del pensiero scientifico e pedagogico che riconosce la bellezza non come abbellimento, ma come cura consapevole ed empatica degli spazi relazionali in cui i minori fanno esperienze educative, quali elementi fondamentali da cui dipendono molti aspetti della creazione della personalità e dell’attivazione delle risorse psichiche.
Gli incoraggianti risultati raggiunti durante i quattro anni della sperimenrazione ci hanno spinto a lavorare affinché DI BELLEZZA SI VIVE potesse “rompere” gli ostacoli all’innovazione educativa, diventando una policy riconosciuta a livello nazionale. È nato così il Manifesto DI BELLEZZA SI VIVE, una carta programmatica che elenca in nove principi un impegno di responsabilità condivisa, un mandato forte, basato sulla consapevolezza che l’educazione è il luogo in cui si rinnova costantemente il contratto sociale. Il Manifesto pone al centro dell’apprendimento la relazione affettiva tra chi educa e chi è educato, sullo scenario di una nuova alleanza tra scienza, discipline umanistiche, artigianato, arte, transizione ecologica e tecnologica. A fondamento di tale processo sono poste le esperienze di bellezza,
che lungi dall’essere solo cosmesi, esteriorità o abbellimento, emergono come esperienze di risonanza incarnata particolarmente riuscite, che permettono di di estendere sensibilità, possibilità e abilità in modi altrimenti irrealizzabili. Attraverso il Manifesto – che ci stiamo adoperando perché sia firmato da scienziati, artisti, imprenditori, politici, centri di ricerca, agenzie educative, giornalisti, associazioni del terzo settore, musei, teatri, banche e fondazioni della filantropia strategica, attori della società civile – si vuole rilanciare il ruolo politico dell’educazione.
Educazione e politica sono mattoncini dello stesso palazzo, il muro portante che sorregge l’intera costruzione. Se riflettiamo, come educatori e come cittadini, riusciamo a intravedere che ogni aspetto della vita comunitaria può avere risvolti educativi e politici. Diventare consapevoli di questa grande responsabilità fa davvero la differenza. Ogni scelta ha ricadute sulla collettività ed è corretto educare al benessere della comunità, a tutti i livelli. Soprattutto per chi non ha i mezzi per farlo.
Il Manifesto ci aiuta a guardare alla bellezza come alternativa possibile, concreta e contagiosa contro l’individualismo e la mancanza di partecipazione.
Le grandi questioni che agitano l’umanità – come dice bene Cesare de Florio La Rocca, padre dell’arteducazione – sono troppo parcellizzate, divise, quando tangenti, quando escluse dall’agenda globale: l’educazione alla scuola, l’arte ai musei, il governo ai politici, la giustizia ai magistrati. La mancanza di una visione olistica e complessa (su cui Morin, Dolci e molti altri si sono spesi), sta portando le persone e le comunità a non sentirsi più parte attiva nella costruzione di un mondo più equo e connesso. Per cambiare è necessario ri-fondare il senso dell’educare anche sulla bellezza, favorendo nuove forme di apprendimento esperienziale, interdisciplinare e di inclusione eccellente.
L’educazione, il lavoro, la casa sono liberalità fondamentali di ogni essere umano e investire in un’educazione di qualità e fondata sulla bellezza generatrice è fondamentale soprattutto per assicurare emancipazione ai più fragili. Il Manifesto vuole così essere uno strumento aperto, dinamico e preposto ad aprire un dialogo con i singoli, la società civile, il terzo settore e le istituzioni che vogliono lavorare alla creazione di un nuovo modello sociale della bellezza
nell’educazione, favorendo nelle scuole interventi e pratiche educative fondate su un uso corretto delle esperienze estetiche nei processi di apprendimento. Perché la bellezza sia davvero generativa, trasformativa e capace di contribuire in modo concreto al contrasto della povertà educativa è necessario però spostare l’accento sulla formazione degli adulti e delle comunità educanti. Questo “messaggio” è forse l’eredità più importante che DI BELLEZZA SI VIVE lascia all’impresa sociale Con I Bambini, che ha finanziato il progetto. Nei quattro anni, infatti, è emersa con chiarezza la forte impreparazione metodologica, scientifica e culturale di insegnanti, educatori e genitori nel comprendere compiutamente l’importanza di rendere la bellezza non un’esperienza episodica, intermittente e relegata alla sola attività extra-scolastica, ma immanente, sussistente e permanente all’azione educativa, all’apprendimento e parte integrante della didattica.
Proprio per questo il Manifesto è voluto andare oltre il concetto astratto, traducendosi in un oggetto fisico, un ebook interattivo al confine tra il supporto scientifico, metodologico e didattico e l’essere strumento di narrazione e storydoing delle
esperienze progettate e realizzate nel corso della ricerca-azione.
Nell’ebook si possono: approfondire le premesse scientifiche da cui si sono originate le diverse sperimentazioni sui territori; conoscere alcune delle storie più significative e rappresentative del progetto, nei diversi ambiti di sperimentazione; leggere i risultati e gli impatti generati; applicare i metodi di ricerca-azione e codesign, tra cui in particolare RBL (Research Based Learning), che si basa sull’assunzione dei più avanzati esiti di ricerca scientifica e pedagogica sull’apprendimento, educazione e animazione, ponendo al centro l’intersoggettività e la relazione.
L’ebook è un manuale interattivo, volutamente gratuito, a disposizione di tutte le agenzie formali e non formali, ma anche di singoli insegnanti, genitori, educatori che vogliono avvicinarsi a una nuova visione dell’apprendere e dell’educare fondata sulla bellezza come pratica esperienziale, concreta e reale. L’ebook
traduce le indicazioni del Manifesto e ne diventa strumento operativo che permette un approccio relazionale, affettivo e cognitivo a diversi livelli di profondità, attraverso modalità di interazione che si avvalgono di contenuti video, audio e testuali.
DI BELLEZZA SI VIVE ci ha ulteriormente convinti che sia davvero urgente accompagnare la scuola e la famiglia, prima agenzia educativa, verso il cambiamento, riconoscendo che educazione e bellezza hanno la stessa missione: l’emancipazione dell’essere umano. Per superare un’educazione senza stimoli, priva di passione, desiderio e bellezza è necessario però comprendere che è impossibile educare senza l’arte, la cultura, l’etica e l’estetica. Non si tratta di inserire l’ora di bellezza a scuola o di produrre meri interventi di abbellimento degli spazi scolastici: questo è un aspetto importante, ma non sufficiente. È invece fondamentale inserire le esperienze estetiche nella scuola, coniugandole all’insegnamento delle discipline tradizionali: musica e matematica, pittura e geografia, danza e storia, filosofia e disegno, geografia e cittadinanza e investire in una nuova formazione delle comunità educanti: genitori, insegnanti, educatori.
Questo, ne siamo consapevoli, può accadere progressivamente, investendo nella formazione degli adulti e con una programmazione politica chiara che incentivi questo tipo di interventi nelle scuole, soprattutto sostenendo alleanze con i luoghi della cultura, il terzo settore, il mondo dell’istruzione terziaria (Its e Università) e quello del lavoro (aziende private, pubbliche amministrazioni, professionisti). Ciò implica che i temi dell’alta formazione, del lifelong learning e dell’aggiornamento dei docenti, ma anche dei genitori, degli operatori culturali e sociali non si devono limitare alla sola sfera tecnica
dell’educazione, ma si devono allargare allo studio dei più avanzati esiti di ricerca scientifica sull’apprendimento, educazione e animazione, ponendo al centro l’intersoggettività e la relazione sui modi in cui i minori apprendono: movimento, giocosità, ricerca, curiosità, dialogo, cura e confronto, esperienze di gruppo e molteplicità condivisa.
Ugo Morelli, responsabile scientifico del nostro progetto e Vittorio Gallese, neuroscienziato esperto nello studio dei neuroni specchio, nel loro ultimo libro intitolato Cosa significa essere umani? scrivono
che «una rivoluzione della portata di quella copernicana è sotto i nostri occhi, che ridefinisce alla radice che cosa siamo come esseri umani. Dal primato del soggetto scopriamo la centralità della relazione e che l’"io" deriva dai "noi" di cui siamo parte; oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo; scopriamo l’origine della conoscenza nella nostra capacità di azione e movimento; ci accorgiamo che non siamo sopra le parti, ma parti del tutto nei paesaggi della nostra vita; constatiamo che dietro ogni pensiero c’è un’emozione; scopriamo che l’empatia ci precede e ci contiene, nel bene e nel male, e che quella risonanza sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare, ma anche offenderci e farci del male; ci riconosciamo capaci di immaginazione e finzione e scopriamo incarnata e corporea la bellezza che ci conduce alla possibilità di creare l’inedito. Un paradigma corporeo, basato sull’intersoggettività si fa strada nella comprensione di noi stessi per una collocazione più appropriata della nostra presenza e una lettura più adeguata della nostra esperienza».
È dunque necessario far entrare nelle scuole metodologie e approcci innovativi, per
emancipare i processi di insegnamento e apprendimento e le relazioni tra chi educa e chi è educato, partendo dal riconoscimento dei desideri e dei saperi spontanei dei minori e da una conseguente rilettura del ruolo e dei compiti dei docenti. Solo nel dialogo con i nostri ragazzi è possibile costruire un’educazione aperta, dinamica e capace di riconoscere ogni minore come “portatore sano” di cultura e di competenza. Bisogna dunque spingere verso la sperimentazione e l’adozione di modelli educativi che ricompongano l’educazione e la bellezza in un’unica pratica. Purtroppo invece i dati ci confermano che spesso l’educazione è il trionfo della bruttezza, del rigetto da parte degli studenti, della demotivazione, della sfiducia, di incomprensione tra mondi e quindi di abbandono precoce e crescita di povertà educativa. Il mio augurio, come ideatrice e coordinatrice di questo originale progetto che ha preso forma solo e unicamente grazie al lavoro infaticabile e creativo di un gruppo di educatori, ricercatori, project manager, comunicatori visionari e desiderosi di sperimentare insieme, superando i confini delle proprie organizzazioni di provenienza, è che ognuno dei lettori e delle organizzazioni con cui stiamo dialogando possa trovare in questo
“oggetto”, volutamente colorato, interattivo, relazionale, denso di contenuti, immagini e video, l’ispirazione verso quell’incessante ricerca a cui la bellezza ci chiama in ogni sua forma. Il punto del progetto su cui il partenariato ha trovato l’incontro più grande è credere che la “bellezza” è il nome che si dà all’inequivocabile manifestarsi del bene. Un insieme di qualità che non hanno necessariamente a che fare con la forma armonica, perfetta e intatta quanto piuttosto i tratti dell’irremovibilità con cui la bellezza custodisce la propria perseverante capacità di produrre bontà, benessere, bene e giustizia, anche a costo di perdere la perfezione della propria forma. Si tratta di un’idea di bellezza dinamica, che talvolta non si cura di poter apparire brutta, se ciò è segno della propria tenacia. Finché c’è spazio per una “bellezza fatta bene”, l’Italia avrà un futuro. Che però va sostenuto attraverso un’educazione capace di infondere nei cittadini di domani quella fiducia e quel desiderio di partecipazione che sono fondamentali per un’educazione di livello, progresso e prosperità.
«L’apprendimento dei contesti della vita è cosa che deve essere discussa non come fatto interno, ma come una questione di relazione esterna tra due creature.
E la relazione è sempre un prodotto della descrizione doppia.
È corretto (ed è un grande progresso) cominciare a pensare le due parti dell’interazione come due occhi, che separatamente forniscono una visione monoculare di ciò che accade e, insieme, una visione binoculare in profondità. Questa visione doppia è la relazione.
La relazione non è interna alla singola persona: non ha senso parlare di “dipendenza”, di “aggressività” o di “orgoglio” e così via.
Tutte queste parole affondano le loro radici in ciò che accade tra una persona e l’altra, non in qualcosa che sta dentro una sola persona.
Indubbiamente esiste un apprendimento nel senso più particolare. Vi sono cambiamenti di A e cambiamenti di B che corrispondono alla dipendenza–assistenza della relazione.
Ma la relazione viene per prima, precede».
[Gregory Bateson, Mente e natura, Adelphi, 1984, p. 179]
Ogni azione educativa è basata sull’intersoggettività come origine dell’individuazione e, quindi, sulla sensibilità vissuta nelle relazioni. Noi esseri umani diventiamo noi stessi nelle relazioni con gli altri esseri umani e creando ci creiamo. Cercare, infatti, di sostenere le possibilità personali di riconoscersi e riconoscere gli altri e il mondo, nonché di apprendere capacità e conoscenze, significa attivare sensibilità, emozioni e cognizione mediante le relazioni educative.
Lo sviluppo e l’affermazione di un paradigma
corporeo che comprenda emozioni e cognizione, è sostenuto oggi dai risultati della ricerca scientifica e mostra come ogni apprendimento e ogni conoscenza siano incarnati e strettamente connessi alla relazione, all’azione, al sistema sensoriomotorio e al movimento. L’apprendimento e la conoscenza emergono dalle relazioni con gli altri e il mondo. I segnali del mondo sono selezionati mediante movimento, azione e percezione; sono riconosciuti attraverso i codici affettivi e cognitivi disponibili col sostegno della relazione, e innestati fino a rientrare e ad integrarsi nel patrimonio individuale, ristrutturandolo.
La sensibilità delle relazioni è generativa degli apprendimenti nelle situazioni educative in quanto favorisce l’accesso alla bellezza delle azioni e degli oggetti della conoscenza. La bellezza è intesa come un’esperienza di risonanza relazionale che coinvolge corpo, cervello e mente, fino ad estendere il mondo interno, le capacità di sentirsi e di sentire il mondo, in modi e per vie che senza quella esperienza non si verificherebbero. L’estensione che la sensibilità delle relazioni e la bellezza possono generare sostiene e favorisce l’accessibilità alla conoscenza in ogni ambito, ampliando le motivazioni e orientandole mediante le relazioni e le azioni.
Le azioni educative fondate sulla bellezza e sulla sensibilità nelle relazioni assumono il sistema corpo-cervello-mente che apprende come riferimento prioritario da cui far derivare le forme e i modi dell’insegnamento. La relazione e l’azione educativa si muovono a partire dalle modalità con cui il sistema corpo-cervello-mente apprende e conosce il mondo. Il metodo educativo è, accanto alla centralità della bellezza come via per la conoscenza, la base per l’innovazione educativa.
L’educazione mediante la sensibilità delle relazioni
e la bellezza della conoscenza si basa sulla mente che apprende e sceglie e organizza i metodi e le azioni per insegnare a partire dai processi e dalle dinamiche dell’apprendimento.
Il sistema emozionale della ricerca, della curiosità, dell’esplorazione del mondo, mediante le aree sensorimotorie del cervello, muove verso la conoscenza. La propensione alla ricerca è quindi il motore dell’apprendimento, e il metodo che si rivela più appropriato a favorire l’apprendimento è basato sulla ricerca. Fin dalla prima infanzia, e progressivamente, è l’azione in grado di sollecitare e attivare la tensione a cercare e a conoscere. Azione e movimento, sostenuti dalla relazione, forniscono le basi per il metodo educativo RBL–Research Based Learning.
L’azione educativa riguarda un ampio spettro di situazioni esistenziali che vanno dalle relazioni primarie a quelle sociali, a quelle istituzionali, scolastiche, lavorative, del tempo libero, dello sport, dell’arte, della cultura. In ogni caso e in ogni situazione la sensibilità delle relazioni orientata alla bellezza costituisce via privilegiata per sostenere l’apprendimento e sviluppare le
azioni educative. L’avvicinamento a diverse forme d’arte può ampliare la mente e i sensi, favorendo l’inclusione sociale, la sensibilità e la capacità di apprezzare la bellezza in tutte le sue forme.
Nella relazione con l’arte, nei musei e in ogni altro contesto, la bellezza diviene strumento per approcciarsi al mondo, attraverso esperienze trasversali e multidisciplinari. L’approccio esperienziale messo in atto può dotare i giovani in crescita di strumenti preziosi per affrontare le sfide della vita: dalla comunicazione alla collaborazione, dalla risoluzione dei problemi all’utilizzo della creatività applicata a tutte le discipline.
Promuovere un’educazione olistica e ricca di significato, grazie all’esperienza diretta con l’arte può far crescere in modo attivo il senso critico, aprendo mente e sensi, e far acquisire conoscenze e capacità per affrontare le sfide del futuro.
Ogni programma educativo può essere organizzato e suddiviso in unità di apprendimento e correlato a domande e ad azioni in grado di attivare e sostenere chi apprende. L’insieme delle unità didattiche è riportato alle attività di ricerca che sostengono il programma e che favoriscono la composizione tra apprendimento per immersione e
apprendimento per astrazione. La sensibilità delle relazioni come struttura che connette, favorisce l’emergere della bellezza nelle esperienze di apprendimento.
L’avvio dello sviluppo di ogni azione educativa orientata alla bellezza, mediante la sensibilità delle relazioni, avviene con una domanda. La rilevanza della domanda riguarda l’attivazione e la motivazione alla ricerca, alla curiosità, all’esplorazione. La domanda e l’azione, sostenute dalla sensibilità delle relazioni, costituiscono l’alimento principale per la scoperta e per il riconoscimento della bellezza della conoscenza e dell’esperienza. Ogni domanda genera l’emergere di conoscenze implicite e tacite sulla cui base, con l’azione educativa, è possibile innestare conoscenze scientifiche validate.
La bellezza come fattore costitutivo dell’apprendimento e dell’educazione e la centralità del sistema emozionale della ricerca come strategia educativa sono scelte fondate sui risultati della ricerca scientifica che possono consentire di innovare l’educazione.
Riconosciamo, infatti, oggi, che l’apprendimento emerge da processi di selezione che il corpocervello-mente opera nella relazione con gli altri e il mondo. L’apprendimento emerge, inoltre, dal riconoscimento dei segnali selezionati e, infine, dal rientro e dall’incorporazione di quei segnali.
Presupposti teorici del progetto
di Ugo Morelli
Il partenariato
Partner di progetto
Partner territoriali
Scuole
Cometa
FHO – Fondazione Horcynus Orca
Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea
On! Trasformazioni Generative
INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Fondazione Mario Moderni
Assifero
di Ugo Morelli
Quando ci chiediamo che cos’è la bellezza nell’esperienza della nostra vita, oggi incontriamo risposte di particolare originalità derivanti dalla ricerca scientifica.
E siccome sono proprio quelle ipotesi che abbiamo messo alla base del progetto DI BELLEZZA SI VIVE, conviene farvi rapidamente riferimento.
Noi sappiamo che il nostro corpo-cervello-mente agisce nelle relazioni, nei contesti della nostra vita, producendo esperienze molteplici. Uno specifico tipo di esperienza, quella estetica – cioè quella che favorisce una risonanza particolarmente riuscita tra noi, gli altri e il mondo e quindi le opere d’arte, i paesaggi e gli spazi della nostra vita – dà vita a ciò che chiamiamo bellezza.
Che cosa intendiamo per bellezza in questa eccezione? Certamente non soltanto l’aspetto esteriore, cioè quello cosmetico delle cose, che pure è indubbiamente importante. Intendiamo però una dimensione più profonda, cioè il risultato di una risonanza particolarmente riuscita tra il nostro corpocervello-mente, che è dotato di sistemi specchio a livello cerebrale, quindi di capacità di sentire e comprendere quello che l’altro fa a livello preintenzionale pre-linguistico.
Ebbene, la capacità dicevo di sentire risonanze particolarmente riuscite che estendono il nostro mondo interno. Che cosa significa questo? Significa che il nostro mondo interno, cioè la nostra sensibilità, il nostro sistema sensibile ci consente di accedere a parti di noi, ad aspetti profondi della nostra esperienza emozionale e cognitiva che senza quella esperienza sarebbero inaccessibili. E naturalmente ciò accade anche nella nostra relazione con il mondo, cosicché quando ascoltiamo una sinfonia o quando ascoltiamo un brano musicale o quando vediamo una scultura o quando siamo a teatro o quando siamo al cinema, noi possiamo, in nome della risonanza con gli altri, sperimentare un’estensione delle nostre possibilità, quella che con una parola italiana che è un neologismo non molto gradevole,
potremmo chiamare un’azione di noi stessi, se questo è possibile. E sappiamo da circa un quarto di secolo che è possibile, nel senso che è così che noi accediamo attraverso l’esperienza estetica alla bellezza. Allora noi ci siamo proposti per certi aspetti un’idea straordinaria e vertiginosa, cioè utilizzare le esperienze di bellezza per affrontare l’impoverimento educativo.
Quel processo decisamente relativo che fa sì che nell’accedere alle possibilità di tirar fuori da se stessi il meglio di sé, cioè quello che l’educazione di fatto è o dovrebbe essere, nelle relazioni con un caregiver, con qualcuno che ci aiuta, dai genitori agli insegnanti. Ebbene, in quella dimensione si possono produrre processi di emarginazione o di esclusione che spesso sono frutto non tanto di un deficit individuale, ma della natura e della qualità della relazione, che non si mostra in grado di valorizzare le differenze. Ebbene, se questo accade, naturalmente noi abbiamo una situazione di impoverimento educativo.
Il progetto DI BELLEZZA SI VIVE che cosa ha fatto?
Ha coniugato l’ipotesi scientifica sulla bellezza che abbiamo rapidamente indicato con una metodologia research learning, prospettiva che assume che ognuno di noi è portatore (quindi ogni bambina, ogni
bambino, ogni adolescente) di saperi spontanei che nascono fin dagli schemi prenatali su ogni fenomeno del mondo, a partire da quel patrimonio. Ognuno di noi è quello che è, con i suoi vincoli e le sue possibilità. Di conseguenza a partire dalla valorizzazione di quei patrimoni noi possiamo intervenire e agire per estendere le possibilità individuali e quindi favorire un’emancipazione dalla situazione di minore età.
La metodologia è basata in sette fasi, che valorizza la relazione tra educatore ed educando, puntando esattamente alla valorizzazione delle capacità cosiddette residue o delle capacità inespresse dei bambini e delle bambine e degli adolescenti affinché quella valorizzazione produca un processo di emancipazione.
Tutto questo, quindi, ha permesso al progetto DI BELLEZZA SI VIVE di combinare una prospettiva epistemologica e scientifica con una metodologia originale dedicata e con una ricchissima e complessa articolazione di azioni che hanno valorizzato le diverse espressioni dell’esperienza estetica e hanno favorito un risultato particolarmente rilevante e significativo per affrontare l’impoverimento educativo.
d i p r o g e t t o
I l p r o g e t t o è n a t o d a u n l u n g o p r o c e s s o
d i c o - p r o g e t t a z i o n e , t r a u n ’ i n e d i t a c o m u n i t à
e d u c a n t e c o m p o s t a d a a t t o r i i n t e r d i s c i p l i n a r i , c o n
u n ’ e s p e r i e n z a n a z i o n a l e e d i n t e r n a z i o n a l e
e s e m p l a r e i n a z i o n i d i a c c o g l i e n z a , e d u c a z i o n e ,
f r u i z i o n e c u l t u r a l e , r i c e r c a p e d a g o g i c a e c l i n i c a ,
d i v u l g a z i o n e s c i e n t i f i c a , f o r m a z i o n e d i m i n o r i e
a d u l t i , s p e r i m e n t a z i o n e d i e c o n o m i e e t i c h e ,
c i r c o l a r i , s o l i d a l i e i n c l u s i v e , s o s t e n i b i l i t à
a m b i e n t a l e , r i g e n e r a z i o n e u m a n a .
COMETA
IL MANTO (COMETA)
Centro per l’età evolutiva - Il Melograno (CO)
Compagnia Baccalà Clown (Losone, Svizzera)
Cometa Formazione (CO)
Coro di Oliver (CO)
Casa Nazareth Caritas di Como (CO)
Teatro Sociale di Como-Aslico (CO)
Contrada degli Artigiani (CO)
Associazione dei Palchettisti di Como (CO)
CASTELLO DI RIVOLI - DIPARTIMENTO EDUCAZIONE
Soc. Coop Abintra (TO)
Comitato Provinciale di Torino per l’UNICEF (TO)
Ludoteca Casa Zoe di Moncalieri (TO)
Ludoteca C’è Sole e Luna di Alessandria (AL)
Gruppo Abele Onlus Progetto Genitori e Figli
FONDAZIONE MARIO MODERNI
Comune di Poli (RM)
Associazione Musicale Città Di Poli APS (RM)
INFN - ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE
Comune di Poli (RM)
Associazione Musicale Città Di Poli APS (RM)
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
LavorOperazione Aps (ME)
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE
Parrocchia Santa Maria Annunziata e San
Giuseppe di Cataratti e Bisconte (ME)
Camminare i Peloritani - Messina (ME)
UISP Messina (ME)
BePart Milano (MI)
Officine Culturali Catania (CT)
IL MANTO (COMETA)
Diurno e bambini del territorio (CO)
IC Como Centro (CO)
IC Como Rebbio (CO)
Cometa Formazione - Scuola Oliver Twist (CO)
ITSOS Albe e Lica Steiner Milano (MI)
Artstories Milano (MI)
Istituto Comprensivo Gozzi-Olivetti di Torino (TO)
Scuola dell’Infanzia Municipale Bay di Torino (TO)
Istituto Comprensivo P. Levi di Rivoli (TO)
Scuola Primaria di Montecompatri (RM)
Associazione Cappuccini Onlus Catania (CT)
Istituto Madonna della Provvidenza Catania (CT)
Senzastudio (Studio di architettura senza sede) (CT)
Comitato Antico Corso Catania (CT)
Liceo E. Ainis (ME)
IC Giovanni XXIII (ME)
IIS La Farina - Basile (ME)
IIS Verona Trento Messina (ME)
I.T.T.L Caio Duilio Messina (ME)
I.C. A. Luciani (ME)
I.C. Evemero da Messina (ME)
La bellezza è vitale. Sin da bambino mi ha sempre colpito lo stupore che la bellezza generava in me. Perché di bellezza si vive? La risposta che mi sono dato è che la bellezza è stata creata prima di noi e poi donata all’uomo. La bellezza, la sua armonia, è l’esperienza di un’attrattiva, che suscitando stupore, muove il cuore nella ricerca del significato ultimo di tutto e di sé. Questa è la nostra naturacosì come anche gli studi scientifici hanno raccontato: l’io è strutturalmente attrattiva, relazione e riflesso con “altro”, con “l’altro”.
Quando non c’è bellezza, l’uomo si ammala.
È come l’aria. Cometa nasce così, anche dalla ribellione dei primi bambini accolti, pieni di rabbia verso la vita: non puoi parlare di bellezza a bambini che hanno fatto esperienze così forti di abbandono, devi fargliela vivere, perché è salvifica.
La bellezza non è solo nelle cose di cui li circondo, ma in come li accolgo, come faccio capire a ciascuno che è pensato e atteso.
La bellezza è la strada per scoprire la propria unicità e originalità: un valore infinito, un mistero come lo è la profondità dell’altro e della realtà.
Cometa nasce a Como da una vicenda personale della famiglia Figini che più di trent’anni fa decide di aprire le porte di casa per accogliere, in modo davvero inatteso, un bambino sieropositivo. Questa scelta porta il fondatore, Erasmo e tutta la famiglia a scoprire come l’accoglienza di un “estraneo” faccia comprendere come nessun figlio, neppure naturale ci appartenga. Da un’opportunità di un bene così grande nasce Cometa, un luogo fondato sulla bellezza, sull’accoglienza e sul riconoscimento di bisogni e desideri che esprimono l’unicità della persona. Un impegno quotidiano nell’educazione e nella formazione di minori e sostegno alle loro famiglie, spesso in stato di marginalità economica e sociale.
Oggi oltre 1300 bambini e ragazzi, genitori, educatori, insegnanti, imprenditori, professionisti hanno accettato la sfida di favorire un’educazione inclusiva, fatta di eccellenza e di passione per la realtà e l’uomo nella sua interezza. Dal 2018 la scuola di Cometa è centro di eccellenza UNESCOUNEVOC per l’Italia (International Centre for Technical and Vocational Education and Training (TVET), uno degli otto istituti e centri UNESCO nel settore dell’educazione).
Cometa è un network formato da:
Associazione Cometa, una rete di famiglie
sostenuta da un’équipe multidisciplinare che aprono la propria casa all’accoglienza e all’affido.
Il Manto sviluppa i servizi socio-educativi per i
minori e per le loro famiglie in difficoltà e agisce sul territorio.
Cometa Formazione/Scuola Oliver Twist
coniuga percorsi educativi e di apprendimento con adeguati strumenti di formazione tecnica e inserimento nel mondo del lavoro, offrendo in parallelo corsi di formazione per i giovani.
Fondazione Cometa promuove iniziative culturali, di ricerca scientifica, manifestazioni, seminari, convegni d’approfondimento delle attività svolte da Cometa a favore dei minori e della famiglia, sostenendone la proposta culturale originaria.
Contrada degli artigiani è un centro d’eccellenza artigianale, una falegnameria dove maestri artigiani e nuove generazioni coniugano tecniche e saperi al design contemporaneo.
Anagramma è lo spazio caffetteria bistrot di Cernobbio dove eccellenza e accoglienza si incontrano in un gruppo di professionisti che lavorano insieme a persone con disabilità.
Il Pane di Sandro punto vendita solidale di prodotti di panetteria e pasticceria realizzati con maestri artigiani che promuove integrazione sociale e inserimento lavorativo di persone con disabilità.
Associazione Sportiva sviluppa la conoscenza e la pratica delle attività motorie-sportive e delle attività ricreative, mettendo al centro la crescita della persona.
for&from è il primo outlet del gruppo Inditex aperto con Cometa al di fuori della Spagna che offre impiego a persone con disabilità e mette a disposizione dei clienti una selezione di calzature e accessori dei marchi del gruppo.
In store il primo outlet solidale di inclusione professionale dei marchi Calzedonia e Intimissimi solidale di inclusione professionale nato dalla partnership con il gruppo Oniverse dove lavorano persone con disabilità e fragilità.
Amici di Cometa è un gruppo di imprenditori associati per promuovere e sostenere le iniziative e le attività di Cometa.
La bellezza è un’emergenza sistemica, ha una dimensione relazionale e quando si fa arte diventa anticipatoria, con un grande potenziale di trasformazione e di metamorfosi urbana.
La bellezza è una proprietà intrinsecamente complessa, che emerge nella relazione tra le parti. Se pensiamo alla musica, è evidente che la bellezza non sta in una singola nota né in una sequenza di note: è l’organizzazione delle note che genera armonia. Danilo Dolci direbbe che la bellezza è una proprietà co-organizzativa e proprio per questa sua caratteristica così fortemente relazionale, la bellezza apre nuovi immaginari.
2
Non c’è infatti nessuna possibilità di aprire nuove alternative se non dentro processi relazionali.
Quando poi la bellezza diventa arte, essa ha la capacità di anticipare visioni, desideri e bisogni dei popoli: riesce a farlo perché l’arte si connette ai livelli più profondi della nostra istintività, senza necessità di teoremi, ipotesi economiche, paradigmi che perimetrano il pensiero umano.
Inoltre la bellezza ha un forte potere trasformativo: sono numerosissimi gli esempi di trasformazione urbane ed extraurbane guidati da paradigmi sistemici di bellezza.
Fondazione Horcynus Orca – che sta lavorando molto sul contrasto delle diseguaglianze e il contrasto dei processi di mutamento climatico - ha creduto nel progetto DI BELLEZZA SI VIVE perché per questa sua proprietà relazionale, la bellezza può diventare anche un paradigma educativo.
Fondazione Horcynus Orca–FHO è tra i cluster fondativi della Fondazione Me.S.S.In.A. – Distretto Sociale Evoluto. La Fondazione è ente gestore del Parco Horcynus, le cui sedi principali sono la piattaforma marina Kobold (fra i primi prototipi al mondo per la produzione di energia dalle correnti marine) e il complesso monumentale di Capo Peloro, che dal 2015 ospita la sede del MACHO, il Museo d’Arte Contemporanea HorcynusOrca. Il partenariato che ha costituito la Fondazione Horcynus Orca ha vinto nel 1999 la Sovvenzione Globale Parchi Letterari (Organismo Intermediario Sviluppo Italia, in partnership con Touring Club Italiano e Fondazione Ippolito Nievo) per la realizzazione del Parco Horcynus Orca.
Le azioni permanenti di ricerca intraprese negli anni hanno permesso di attivare collaborazioni con numerosissimi organismi internazionali, tra i quali: Unpd–Onu, Unido–Onu, Coppem–Rete del partenariato Euro-Mediterraneo, Innomades–Rete internazionale dell’economia sociale e solidale (Spagna), Acad–Arab Center for Agricultural Development (Palestina), Apffh–Association pour la promotion de la femme et de la fille hachémite (Algeria), Enda Inter-arabe (Tunisia), Institut pour la Méditerranée e Crédit Coopératif (Francia), Consorzio Etimos per la micro-finanza nel sud
del mondo, nonché le principali biennali, università e centri culturali della sponda sud / sud-est del Mediterraneo (da Dubai, al Cairo, da Beirut a Damasco, da Algeri a Tunisi, ecc.).
Con il sostegno di Acri tra il 2004 e il 2006 ha promosso la nascita di due distretti culturali nell’area dello Stretto di Messina: il Distretto EcoEtno-Antropologico dello Scill’e Cariddi e il
Distretto Culturale Ecologico dei due mari.
Sperimenta dal 2007 su alcuni territori di Messina in collaborazione con la Rete Europea delle città e delle Regioni per l’Economia Sociale Reves e con la Fondazione di Comunità di Messina il Processo
TSR® (Territori Socialmente Responsabili) per la promozione di forme evolute di democrazia partecipativa e di consumo critico.
Sperimenta e promuove dal 2005 innovazione tecnologica finalizzata alla produzione e gestione di centri di documentazione multidisciplinari e alla valorizzazione dei Beni Culturali in programmi in partenariato con Miur, Programmi Operativi Regionali (Regione Sicilia e Regione Calabria), Fondazione di Me.S.S.In.A..
Nel 2017 Insieme alla Fondazione di Comunità di Messina è stata insignita di un riconoscimento dal
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
nell’ambito del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa per il progetto “Sviluppo è coesione e libertà. Gestione economica dei valori territoriali”.
La menzione è stata assegnata per «aver avviato e completato in poco più di sei anni alcuni interventi di risanamento in aree di grande pregio archeologico, storico- architettonico e paesaggistico».
Paola Zanini
Responsabile Dipartimento Educazione
In un Museo d’Arte Contemporanea come il Castello di Rivoli l’esperienza estetica e sinestetica entrano quotidianamente nella pratica del Dipartimento Educazione: forme, colori, materiali delle opere, insieme a contenuti e poetica sono il punto di partenza per educare lo sguardo entrando in relazione con l’arte, stimolando curiosità, immaginazione, pensiero critico, sviluppando l’empatia, aiutando ad avere una visione più ampia e complessa del mondo. Come Artenaute siamo impegnate, da sempre, a rendere accessibili a tutti i contenuti artistici, all’insegna della
2 | PERCHÉ DI BELLEZZA SI VIVE
c o s ’è la
c o n d i v i s i o n e e d e l l a p a r t e c i p a z i o n e .
L ’ e s p e r i e n z a d e l l ’ a r t e è r i c c a d i b e l l e z z a
n e l l ’ o s s e r v a r e , a s c o l t a r e e c o g l i e r e c o n i s e n s i ,
s p e r i m e n t a r e c o n l e p r o p r i e m a n i , i n s i e m e ,
c o n d i v i d e n d o t e m p o , s p a z i o , s a p e r i , p r o c e s s i ,
e s i t i . S o p r a t t u t t o , l ’ e s p e r i e n z a c o n d i v i s a g e n e r a
b e l l e z z a c h e r i v e r b e r a d a l l ’ i n d i v i d u o a l l a
c o m u n i t à : l ’ a b b i a m o v i s t o r e a l i z z a r s i c o n D I
B E L L E Z Z A
Il Dipartimento Educazione, istituito nel 1984 contestualmente all’apertura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, con le sue molteplici attività rende evidente l’idea di museo inteso come fucina del pensiero, centro di ricerca, formazione e sperimentazione. La sua metodologia, riconosciuta a livellonazionale e internazionale, traduce la conoscenza in esperienza di vita: qui l’incontro con l’arte diventa per tutti i pubblici un’avventura emozionante, un vero e proprio “viaggio” di scoperta grazie al lavoro delle Artenaute, basato su un impianto concettuale, pedagogico e filosofico all’avanguardia.
L’esperienza unica del Dipartimento Educazione è nota ed affermata nel mondo, come evidenziano i tanti riconoscimenti ricevuti, tra cui la selezione da parte di Harvard University – Project Zero, Senior Director Howard Gardner per rappresentare l’Italia all’Arts Learning Festival di Melbourne nel 2017 e 2019, con eventi e collaborazioni con Immigration Museum e University of Melbourne.
Un primato internazionale che il Dipartimento
Educazione continua a mantenere inalterato da anni, dal primo Congresso di Chicago The Arts and humanities as agents of social change passando per il Convegno Arte contemporàneo y educaciòn di Salamanca, dal Festival Fi’Art per i 30 anni del
Centre Pompidou alla collaborazione con il Musée du Louvre in occasione della mostra dedicata a Michelangelo Pistoletto, passando per Evento Biennale di Bordeaux, Greenwich and Docklands
Festival di Londra fino a New York per la presentazione del progetto Arte contemporanea in Lingua dei Segni.
Numerosi i premi nazionali e internazionali ricevuti, come il Minimum Prize assegnato da Cittadellarte
– Fondazione Pistoletto o il Premio alta qualità per l’infanzia assegnato dalla commissione costituita da Rai Tre, Unicef, Antoniano di Bologna, Facoltà
Scienze della Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma e Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Bologna.
Il Dipartimento Educazione ha inoltre ricevuto, sin dal 2011, l’accreditamento da parte del Miur come ente di formazione per il personale della scuola. C A S T E L L O D I R I V O L I M U S E O D ’ A R T E C O N T E M P O R A N E A
Giovanni Petrini
Amministratore
La bellezza è relazione, la relazione è fonte di vita e la vita è sempre espressione di un incontro. Essa è forse la relazione più importante nella capacità di generare vita. Incontro non pianificabile con il bello perché esso vibra dentro di me: è inspiegabile, non si tratta di parole o di logica.
La bellezza educa perché questo incontro inatteso e stupefacente mi porta a far uscire da me qualcosa di cui magari nemmeno ero consapevole: è come l’esperienza dell’innamoramento, che ti apre alla relazione e all’altro. 2 | PERCHÉ
L’esperienza della bellezza ti aiuta a essere te stesso e ad evolvere. Non è “istruzione”, che vuol dire mettere in fila concetti, ma “educazione”: non sono sinonimi. La partecipazione al progetto DI BELLEZZA SI VIVE è iniziata da un atto di fiducia e dopo cinque anni di percorso il senso è quello di riuscire a distillare un approccio metodologico che guardi gli adolescenti senza essere giudicanti, aiutando ciascun giovane a esprimersi e a trovare la propria strada. Un’esperienza da disseminare nei territori italiani, moltiplicando le opportunità.
On! Trasformazioni Generative è una società di consulenza specializzata in percorsi di definizione e rilancio del “senso” della propria azione, per organizzazioni profit e non profit (consulenza trasformativa) e nell’accompagnamento di territori e reti nella costruzione e gestione di progetti comunitari “a valore condiviso” (innovazione comunitaria). Tenendo come riferimento il paradigma della Generatività Sociale (www.generativita.it) sviluppato dal prof. Mauro
Magatti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dal Centro di ricerca Arc, la nostra missione è valorizzare la capacità delle persone nel rispondere collettivamente alle sfide del nostro
tempo, attraverso l’avvio di processi di trasformazione delle modalità di pensare e agire ereditati dallo scorso millennio, con l’obiettivo di accrescere la loro generatività di valore sociale, ecologico, culturale ed economico. La nostra convinzione è che attraverso la trasformazione interna delle organizzazioni in una prospettiva generativa si possa partecipare alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale, che definiamo “contributivo”: diffuso, comunitario, duraturo, responsabile e sostenibile.
Tra gli interventi di innovazione comunitaria,
grande rilevanza va riconosciuta a Go!, una nascente srl impresa sociale startup innovativa a vocazione sociale che offre percorsi
intergenerazionali e multidisciplinari che aiutano gli adolescenti e i giovani ad incontrare il lavoro come esperienza educativa, proponendosi alla rete degli oratori italiani come infrastruttura unica e coerente, in quanto a luogo, comunità e metodo.
Iniziato nel 2017 come progetto sperimentale finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana, è oggi attivo a livello nazionale su sei oratori e tre reti di oratori, contribuendo giorno per giorno a (ri)costruire «spazi di futuro» per i giovani. O N ! T R A S F O R M A Z I O N I G E N E R A T I V E
Antonella Varaschin
Responsabile comunicazione istituzionale
Davanti alla bellezza nasce spontaneo quel sentimento di meraviglia che è sempre all’origine del desiderio di conoscere e capire. Dalla meraviglia che si prova quando si fa un’esperienza di bellezza sorgono interrogativi che alimentano il desiderio di comprendere, di approfondire. Moltissimi ricercatori e ricercatrici in fisica fondamentale raccontano che la loro carriera scientifica ha avuto inizio proprio così, dalla fascinazione per la bellezza della natura: con il loro percorso personale e professionale oggi sono testimoni di come l’esperienza della bellezza
possa ispirarci positivamente e guidarci. La diffusione della cultura scientifica è uno dei valori dell’Infn: siamo convinti che condividere con la società le nostre attività e i nostri risultati, ma anche i processi attraverso i quali sono stati ottenuti, sia fondamentale.
Il progetto DI BELLEZZA SI VIVE ci è piaciuto da subito per i suoi presupposti e per i suoi obiettivi, per il suo valore sociale e culturale: partecipare ci ha dato l’opportunità di sperimentare percorsi inediti e di imparare cose nuove.
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare–INFN conduce attività di ricerca, sia teoriche sia sperimentali, nel campo della fisica fondamentale nel contesto di grandi collaborazioni internazionali, nei laboratori italiani e all’estero.
È una comunità di oltre 6mila persone che fa della cosiddetta ricerca “curiosity driven” un’eccellenza nazionale. Ne sono esempio negli ultimi anni le scoperte da Nobel del bosone di Higgs e delle onde gravitazionali.
L’Istituto progetta e realizza – nei propri laboratori e incollaborazione con l’industria – tecnologie d’avanguardia, che portano spesso a utili ricadute per la società, in ambito medico, nel settore dei beni culturali o per l’ambiente. Da tempo l’INFN si è dedicato anche a promuovere e supportare una conoscenza critica della ricerca scientifica presso il largo pubblico e i più giovani.
INFN ha curato e coprodotto, in collaborazione con artisti e prestigiosi musei e festival culturali in Italia e all’estero, eventi, mostre e specifiche iniziative rivolte alle scuole primarie e secondarie, che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone.
Valore aggiunto nel partenariato del progetto DI BELLEZZA SI VIVE:
L’originalità che la presenza di questo partner conferisce al progetto, portando un punto di vista inedito soprattutto per quanto concerne i modi con cui insegnare la scienza e la fisica a scuola.
La competenza scientifica nei contenuti e nelle metodologie nel dar vita ad una sperimentazione ad hoc all’interno del Museo Macho, creando istallazioni interattive innovative con cui dar vita a laboratori esperienziali sui mondi invisibili, diversi e lontani.
La replicabilità con l’adozione del nuovo modello educativo dei laboratori esperienziali all’interno dei tre musei della scienza, favorendo così un primo livello di disseminazione allargata a nuovi contesti.
La possibilità come ente di ricerca di favorire azioni di sensibilizzazione e advocacy verso il Miur.
Anna Riglioni Presidente
L’idea della partecipazione è nelle nostre corde e anima anche la nostra azione al borgo di Poli, un piccolo paese dove la bellezza si è legata alla partecipazione dei ragazzi e alla loro voglia di costruire relazioni in un contesto che li ha spinti a essere protagonisti. Educare alla bellezza del resto ti fa venir voglia di ricercarla e ti fa venire in mente tante idee per rendere bello un luogo in cui vivi quotidianamente, per esempio la scuola. A Poli a nessuno era mai venuto in mente che il muro di cemento di fronte
cos’è la bellezza?
alle finestre della scuola fosse qualcosa di “non bello”: con i ragazzi abbiamo portato i colori del borgo su quel muro grazie alle foto di tramonti, scorci, piante e a tanti pannelli. La trasformazione che si è innestata nasce dall’aver attivato dei desideri: è stato il desiderio di bellezza che ha messo in moto la curiosità di tutto il paese, dagli alunni ai genitori, agli altri ragazzi della scuola. La cura del bello, la diffusione e l’educazione alla bellezza e all’arte sono tra le mission della nostra realtà, che nel 2025 compirà cent’anni.
La Fondazione trae origine dalle disposizioni contenute nella donazione fatta dai coniugi Moderni ed è stata eretta in Ente Morale con Regio Decreto 16 maggio 1926, n. 1116. È riconosciuta di interesse nazionale e iscritta nel registro delle persone giuridiche presso la Prefettura di Roma. Eroga contributi e sussidi in favore di studenti bisognosi; borse di studio “Mario Moderni” destinate a studenti d’arte della Città Metropolitana di Roma Capitale. La Fondazione è proprietaria di una Galleria d’arte in via dei Banchi Vecchi, nel centro storico di Roma, che è dedicata all’esposizione gratuita di giovani artisti selezionati attraverso il proprio portale. Gli artisti, selezionati da una giuria di esperti, hanno la possibilità gratuita di esporre e vendere le proprie opere negli appositi spazi della Galleria, con l’obiettivo di valorizzare il talento e la creatività e promuoverne l’inserimento nel mercato dell’arte.
Svolge progettazione e co-progettazione volta a realizzare interventi mirati principalmente al sostegno allo studio e alla valorizzazione dell’arte contemporanea, nonché alla costruzione di una memoria storica del suo territorio di azione: Città Metropolitana di Roma Capitale.
Valore aggiunto nel partenariato del progetto DI BELLEZZA SI VIVE:
La disposizione di applicare il nuovo metodo educativo costruendo un’azione trasversale che attraverso un laboratorio artistico valorizzerà ruolo della scuola e degli studenti in un progetto di rigenerazione e valorizzazione di un territorio marginale come Tivoli/Poli.
La possibilità di garantire l’implementazione dell’azione attraverso il riconoscimento di borse di studio.
La messa a disposizione nel progetto della Galleria d’arte Moderni come luogo di incontro, confronto e di disseminazione del progetto.
Carola
Carazzone
Segretaria generale
La bellezza ha la capacità di sprigionare l’immaginazione sociale, cioè la capacità di immaginarsi per il futuro qualcosa di diverso: non solo a livello individuale, ma collettivo. Non è pensare, non è pianificare: è immaginare un’altra società, nuova e diversa. Si tratta di una capacità particolarmente necessaria ai nostri giorni, in una società che - come dice Geoff Mulgan - ne manca totalmente. Ed è un dono particolarmente prezioso da immettere nei contesti segnati dalla povertà educativa e da una maggiore vulnerabilità.
L’immaginazione sociale è una soft skills che può essere appresa coltivando la creatività. La bellezza infatti - della natura, dell’arte, dell’altro - ha la capacità di liberare il potenziale di immaginazione sociale che ciascuno di noi ha.
Quando dei bambini, con il tactical urbanism, trasformano una pensilina con l’arte, capiscono che non si devono accontentare della bruttezza, liberano il potenziale trasformativo dell'immaginazione sociale, sperimentano la forza del fare insieme. E questo gli restituisce dignità come soggetti. Assifero ha aderito con entusiasmo a DI BELLEZZA SI VIVE perché ne abbiamo apprezzato la volontà esplicita di lasciare un metodo replicabile e adattabile ai vari contesti. È questo impatto indiretto del progetto quello che ci interessa di più, perché permette ad altri un cambiamento di prospettiva.
Fondata nel 2003, Assifero è l’associazione italiana delle fondazioni ed enti filantropici, soggetti non profit di natura privatistica che per loro missione catalizzano risorse private, capitale finanziario, immobiliare intellettuale e relazionale per il bene comune.
Assifero, che si propone di promuovere una filantropia italiana visibile ed efficace, riconosciuta come partner strategico di sviluppo umano e sostenibile, è diventata nel tempo il punto di riferimento della filantropia istituzionale in Italia associando oggi 108 tra le principali Fondazioni private (di famiglia, d’impresa e di comunità) e altri enti filantropici, espressione di una volontà comune italiana in cui saperi, tradizioni, competenze e risorse finanziarie vengono messi a frutto per lo sviluppo umano e sostenibile del nostro paese e di contesti internazionali.
Assifero è membro di Philea, la rete di terzo livello che comprende tutte le associazioni nazionali di fondazioni filantropiche in Europa, Ariadne Network (European Network of funders for human rights and social change), Wings (Worldwide Initiatives for Grant-makers Support), Gfcf (Global Fund for Community Foundations), Reves
(RéseauEuropéen des Villes et Regions de l’Économie Sociale). Inoltre, è membro di ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile,
dell’Alleanza italiana per la generatività sociale e di Iris Network.
Valore aggiunto nel partenariato del progetto DI BELLEZZA SI VIVE:
La possibilità di mettere a servizio del progetto un capitale relazionale di altissimo profilo, sensibilizzando le fondazioni all’importanza dello sviluppo del nuovo metodo educativo.
La costruzione di momenti di networking internazionale con le più importanti reti europee della filantropia e del social change. Lo sviluppo di azioni di pubblic affairs e advocacy dirette e indirette verso stakeholder internazionali che possano venire in contatto con il nuovo metodo didattico scientificamente validato e decidere di inserirlo nei loro programmi (es. Erasmus Plus).
Premessa e struttura della sperimentazione
di Emanuela Fellin, Ugo Morelli
I cinque ambiti
Famiglia
Spazi di vita
Scuola
Cultura
Mondi digitali
Il progetto si propone di intervenire su due problemi: l’impoverimento educativo e la fragilità relativa. Le cause dell’impoverimento educativo vanno cercate nelle reti primaria e secondaria delle relazioni educative. Da un lato nelle relazioni educative con i caregiver primari e, in secondo luogo in quella che Lev Vygotskij chiamava la “zona di sviluppo prossimale”, ovvero nel contesto sociale, in cui l’intersoggettività fondativa dell’individuazione si esprime.
Le cause della povertà educativa sono da cercare nei modi in cui si svolgono da un punto di vista emozionale e affettivo le relazioni primarie; dai modi in cui si insegna e si comunica la conoscenza, ma anche nelle forme con cui si costruiscono gli ambienti di socializzazione, mediazione e condivisione dell’esperienza. Le cause della fragilità relativa riguardano principalmente il rapporto tra capacità individuali e opportunità disponibili nei contesti della vita reale.
A questo livello, per molte ragioni tendono a definirsi dei gap tali da non far corrispondere le capacità implicite e potenziali con le opportunità spesso carenti e in molti casi inaccessibili o perché ignote o perché non corrispondenti alla struttura delle capacità.
zona di sviluppo prossimale cause
modi e forme delle relazioni educative cause
In sintesi il progetto mira a focalizzare le cause e a intervenire sulle difficoltà in cui “esploratori senza mappa” si ritrovano disorientati rispetto a conoscenze che andrebbero condivise e dovrebbero fungere da fattori emancipativi, di sostegno alla generatività individuale, e sistemi di sostegno relazionale e di mediazione capaci di favorire l’accessibilità e l’espressione effettiva delle potenzialità. Siccome gli esseri umani sono generativi e dispongono della competenza a creare se stessi mentre creano l’ambiente di cui sono parte, quelle potenzialità spesso sono mortificate proprio dai processi sociali, relazionali, istituzionali o educativi: proprio sulla valorizzazione di quelle potenzialità il progetto si propone di agire con la ricerca e l’intervento, affrontando una delle questioni più urgenti delle trasformazioni sociali in corso.
Una preoccupazione su cui il progetto si interroga fin dalla sua concezione originaria riguarda l’importanza di non ricondurre l’impoverimento educativo a cause di tipo individuale, ma di assumere che la mente si forma in un contesto che ha una storia. Le dinamiche relazionali situate influenzano i modi in cui la mente crea se stessa
mentre vive nelle relazioni di quel contesto. In quelle relazioni vi sono vincoli e possibilità e l’educazione arricchisce le potenzialità individuali quando rimuove i vincoli e valorizza le opportunità. Risulta vero, per converso, anche il contrario. Un aspetto di particolare rilevanza rispetto al quale il progetto si propone di agire, è la prevalente diffusione della convinzione, spesso tacitamente accettata in tempi di “singolarità”, che l’individuo sia causa del suo disagio o, peggio ancora, che certe cause dell’impoverimento educativo e della fragilità educativa siano di natura genetica.
Il primo obiettivo del progetto è mostrare scientificamente in che modo impoverimento educativo e fragilità relativa dipendono sia dai contesti sociali in cui le persone si trovano a crescere, sia dai modi in cui si insegna e si educa e, in particolare, dai comportamenti relazionali che si adottano per educare. La crisi del legame affettivo e sociale – una delle problematiche del nostro tempo – agisce profondamente nelle relazioni educative, in primo luogo nelle relazioni primarie e, successivamente, nelle relazioni educative istituzionali. Accanto alla crisi di legame affettivo e sociale, con effetti di rinforzo, agisce quella che chiamiamo “indifferenza da
ridondanza informativa e da opportunismo elettronico”, che si combina con la crisi di legame affettivo e sociale e agisce tanto più incisivamente laddove c’è la crisi delle relazioni educative. Gli effetti negativi della ridondanza informativa e dell’opportunismo elettronico sono più forti nelle situazioni di povertà, di impoverimento e marginalità, situazioni caratterizzate spesso da minore vigilanza e un maggiore uso di strumenti tecnologici e mediatici. L’analfabetismo digitale assume forme diverse: in molti paesi africani, ad esempio esiste una capacità d’uso degli smartphone da parte degli analfabeti, noi invece usiamo lo smartphone come analfabeti di secondo livello, che non dispongono di tutti i criteri per usare il digitale in modo da non subirlo, ma governandolo. La crisi del legame affettivo primario e dei legami educativi istituzionali da un lato, e l’indifferenza da ridondanza informativa e da opportunismo elettronico dall’altro, sono le principali cause dell’impoverimento educativo nella zona di sviluppo prossimale, cioè, laddove, nei legami affettivi primari si dovrebbe costruire un processo di individuazione sufficientemente buono in cui il rapporto fra capacità e opportunità sia almeno in parte efficace.
zona di sviluppo prossimale
Crisi di legame
Indifferenza da ridondanza informativa e opportunismo elettronico
IMPOVERIMENTO EDUCATIVO FRAGILITÀ RELATIVA
modi e forme delle relazioni educative
EMBODIED COGNITION
MIND EXTENSION
Istruzione-trasmissione-informazione-verifica
Selezione-riconoscimento-rientro
ESPERIENZA ESTETICA BELLEZZA
ARTE PAESAGGIO
SPERIMENTAZIONI NEI CONTESTI DELLA VITA REALE
SPAZI DI VITA SCUOLA LUOGHI CULTURALI
RELAZIONI EDUCATIVE
FAMIGLIA MONDI DIGITALI
L’altra causa di impoverimento educativo e fragilità relativa dipende dalla crisi dei sistemi educativi, ovvero dal modo in cui si insegna. Il progetto, capitalizzando le già solide esperienze educative dei partner, tenderà a rispondere anche a questo problema assumendo i più avanzati risultati della ricerca scientifica nel campo delle neuroscienze sociali e affettive su come apprende la mente.
I nostri sistemi educativi, nella maggior parte dei casi, scontano un ritardo in quanto si fondano su principi didattici normativi e istruzionisti, basati sul modello CIC (Comando –Informazione – Controllo).
Questi sistemi, datati dal lato metodologico, paradossalmente rischiano di favorire forme di analfabetismo, poiché oltre a non curare i processi emozionali che stanno alla base dell’attività di apprendimento, separano cognizione ed emozione, trascurando il ruolo generativo del corpo, del movimento, dei sistemi emozionali, della prassi e dell’azione. Questi fattori accanto allo spazio aperto, ai parchi, al paesaggio, sono le componenti alla base di ogni processo di apprendimento della mente.
Con il progetto DI BELLEZZA SI VIVE si vuole quindi promuovere l’adozione e l’affermazione di un
metodo che assuma a paradigma educativo la sequenza Selezione – Riconoscimento – Rientro. La mente umana, infatti, apprende così: seleziona i segnali dell’ambiente, ne riconosce una parte, ne fa rientrare una parte ancora minore di quella riconosciuta e quella rientrata diventa patrimonio del soggetto. Tutto questo accade grazie al contesto, al sistema delle relazioni, alla possibilità di attivare i processi emozionali, alla possibilità di sostegno che deriva dal metodo con cui si pratica l’apprendimento; ma deriva soprattutto dalla possibilità di estendere il modello neurofenomenologico di sé.
A sostenere in modo particolare il processo di estensione e apprendimento sono le esperienze con una particolare connotazione estetica, capace di agire su risonanze particolarmente efficaci tra soggetto altri e mondo, in modo da rendere accessibile strutture affettive ed emozionali del mondo interno connettendole agli oggetti della conoscenza e al mondo esterno; connessioni ed estensioni tali che senza quelle esperienze non si verificherebbero.
Al centro del progetto perciò vi è la sperimentazione concreta dei processi in base ai
quali l’arte, le esperienze estetiche e la bellezza –lungi dall’essere mere componenti esteriori della nostra esperienza e dal rispondere semplicemente
a un canone – dal punto di vista
neurofenomenologico si configurano come una risonanza particolarmente riuscita del soggetto con gli altri e il mondo. Grazie a quelle esperienze si produce un’estensione delle possibilità individuali. Estensione che senza quell’esperienza non si genererebbe.
L’intero impianto del progetto si fonda su questo assunto. La finalità è arrivare ad una validazione scientifica, attraverso un percorso di ricercaazione e allo sviluppo di un nuovo metodo educativo (outcome) che spieghi perché gli individui e quindi la collettività stanno meglio quando visitano un museo, guardano un’opera d’arte o un paesaggio. Le cinque azioni del progetto, con le relative attività di carattere prevalentemente laboratoriale e esperienziale, riguarderanno gli ambiti della famiglia, degli spazi di vita, della scuola, dei luoghi culturali, del digitale. Attraverso esperienze diverse di bellezza, si innescherà un processo “embodied cognition”, cioè cognizione incarnata, che produce
dinamiche di estensione mentale, tali da estendere ed aumentare ciò che ogni individuo pensa di sé, cioè il modello neurofenomenologico di sé. In fondo un atto è un’esperienza di bellezza che ha la facoltà di estendere ciò che l’individuo sente di essere. In assenza di quella determinata esperienza, l’individuo non accederebbe mai a quelle parti di sé a cui accede grazie al fatto di aver fatto/vissuto quell’esperienza. Il benessere o il miglioramento dell’individuo dipende dal fatto che si produce una risonanza che è un’esperienza sociale. Per avere un’esperienza estetica, infatti, si riconosce che sono necessari, tra gli altri, alcuni fattori interagenti:
Un creatore (chi fa l’opera)
L’opera creata (arte, paesaggio, racconto, orto botanico, etc.)
Un osservatore
Una narrazione
Uno o più ascoltatori
Un contesto
Le azioni del progetto sono basate sull’applicazione della metodologia originale e validata RBL–Research Based Learning. Tale metodologia si fonda sull’ipotesi che per favorire apprendimento e cambiamento in qualsiasi
situazione relazionale, bisogna partire dalle risorse endogene così come sono, riconoscerle, attivare la conoscenza restituendola al soggetto che è portatore di quelle conoscenze, inserendo conoscenze esogene coerenti e consentite che possono sostenere l’evoluzione delle conoscenze endogene precedentemente riconosciute, mediante un innesto praticato in modo appropriato.
Come è giustificato dalla teoria generale dei gruppi neurali definita dalle ricerche sperimentali del Premio Nobel Gerald M. Edelman, affinché questo processo sia efficace, al centro c’è la relazione affettiva tra chi educa e chi è educato e, quindi, è sempre necessario partire dalla presenza dell’altro e dalle sue condizioni iniziali. L’apprendimento in fondo è un processo di coevoluzione che esige di comprendere i vincoli e le possibilità del soggettoattore dell’apprendimento che ne condizionano e favoriscono l’emancipazione. Il punto è che si può educare e insegnare diversamente a patto che al centro sia messa la relazione tra chi educa e chi è educato. Del paradigma generale dell’approccio RBL fa parte la metodologia EBL–Education Based Learning. L’apprendimento come espressione e
condizione peculiare di ogni cambiamento, può essere sostenuto da una prospettiva operativa che converta la posizione educativa centrandola principalmente sulla mente che apprende, a cui subordinare l’azione di insegnamento. EBL consiste quindi in azioni educative che convertono le modalità tradizionali basate sull’istruzionismo che passivizza il soggetto, assumendo che esistano in chi apprende potenzialità da sostenere fornendo opportunità originali e innovative orientate al soggetto che apprende. Ogni individuo è portatore di un “ECRO”, cioè di uno schema concettuale di riferimento operativo, così come riconosciuto dallo psicanalista sudamericano Erique Pichon-Rivière. ECRO–Esquema Conceptual de Riferimento Operativo è il patrimonio di conoscenze disponibili di ognuno, derivante dalla sua storia e rappresentante sia i vincoli che le possibilità di apprendimento e cambiamento possibili. Tutti sono portatori di uno schema concettuale ed emozionale di riferimento operativo che rappresenta la propria potenzialità, ma indica anche i vincoli che, opportunamente conosciuti, rappresentano una base importante per la valorizzazione educativa delle potenzialità inespresse.
Nel progetto sono stati individuati 5 ambiti di sperimentazione: famiglia, scuola, spazi di vita, luoghi culturali, mondi digitali. In queste “arene emozionali-cognitive e educative” si generano criticità rilevanti che possono causare povertà educativa, ma allo stesso tempo attivare
potenzialità endogene che - se sostenute e combinate con risorse esogene - favoriscono processi di creatività e emancipazione individuale e sociale. Tutto il percorso di ricerca-azione si fonda sulla creazione di gruppi operativi, che attraverso laboratori e attività centrate
sull’esperienza estetica, con riguardo particolare all’arte, alla creatività, alla scienza e al paesaggio, apprendono l’estensione dell’espressione emozionale e cognitiva di sé nella relazione con gli altri e attivano nuovo legame sociale di supporto alla crescita individuale e collettiva.
di Ugo Morelli
Quando ci si chiede che caratteristiche dovrebbero avere dei climi familiari che favoriscano la crescita e impediscano l’impoverimento e l’emarginazione, si pensa sempre alle cose materiali.
Ma naturalmente un ruolo particolarmente importante lo svolge l’estetica delle relazioni, cioè la qualità dei rapporti che si stabiliscono tra i genitori e figli.
La bellezza interviene esattamente a questo punto, laddove le relazioni possono assumere una connotazione che favorisce l’espressione di sé e favorisce la manifestazione delle emozioni in rapporto alla cognizione e quindi allo sviluppo
della conoscenza, ma soprattutto è capace di sostenere l’orientamento verso il bello.
In questo caso il bello non è inteso soltanto come la qualità estetica degli spazi della vita familiare, ma come la capacità di sostenere l’espressione di sé da parte dei bambini e delle bambine, da parte degli adolescenti e delle adolescenti, cioè di fare in modo che le esperienze che fanno siano capaci di estendere le capacità individuali e la sensibilità e quindi di aumentare le possibilità di espressione di sé.
Questo significa che la famiglia può diventare il luogo (e questo è stato l’obiettivo del progetto DI BELLEZZA SI VIVE), all’interno del quale le relazioni sostengono la manifestazione individuale, verso una prospettiva di libertà e di autorealizzazione.
Quindi il ruolo della bellezza ha una funzione decisiva per la crescita, per l’acquisizione di un’estetica delle relazioni e per lo sviluppo di cittadini che all’interno della famiglia facciano le prime esperienze di democrazia delle relazioni, orientate appunto alla dimensione estetica.
Lettura: attività di lettura espressiva
Fotografia: educazione allo sguardo e tecnica fotografica
Benessere genitoriale: laboratori esperienziali sulla coccola reciproca e il prendersi cura
Lettura espressiva di favole
Coccole: la bellezza della cura reciproca tra mamma e bambino (aperto anche ai papà)
Domiciliarità integrata: percorso laboratoriale in cui i bambini stanno lavorando sul tema del sostegno a distanza (la bellezza dell’accoglienza)
Percorsi laboratoriali nei week-end per famiglie al museo
PARTNER DI PROGETTO
FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
LavorOperAzione Aps
I.C. Albino Luciani
SCUOLE
IC Giovanni XXIII (ME)
OPERATORI
4 Educatori per FHO
6 Educatori per LavorOperazione
2 Esperti
SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
109 bambini in fascia 0-10 anni
112 genitori coinvolti nelle home visiting e nei lab favole
9 bambini in fascia 0-10 anni
1 adolescente in fascia 14-17 anni
9 genitori coinvolti nei lab fotografia
23 bambini in fascia 0-10 anni
22 genitori coinvolti nei lab coccole
Nati per la bellezza è diventato un servizio settimanale, strutturato e permanente che implementa i servizi già erogati dal Centro
Socio Educativo il Melograno, presso l’Hub di Comunità di Maregrosso, nel Parco della Bellezza e della Scienza di Fondo Saccà. Si tratta di incontri genitori-figli che con i temi offerti dai linguaggi dell’arte, della musica, delle fiabe e con tecniche e materiali educativi diversi, offrono occasioni per interrogarsi sul ruolo genitoriale e scoprire il valore della bellezza nell’educazione dei bimbi.
L’incremento della lettura precoce ad alta voce, l’educazione alla musica, all’arte visiva e manuale sono pratiche virtuose ed essenziali che rappresentano fattori di promozione della salute del bambino e della sua famiglia, in quanto favoriscono quello che, nel significato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, viene definito «uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale» e non semplicemente «assenza di malattia e infermità».
Le prime fasi di vita del bambino sono cruciali perché possa mettere in gioco tutte quelle potenzialità che educazione, istruzione e cultura trasformeranno in abilità cognitive, emotive e sociali per diventare un adulto curioso, creativo e aperto alle differenze. In considerazione di questi elementi, Nati per la bellezza è un intervento pensato per costruire un percorso che, grazie all’accompagnamento genitoriale, associa il momento della maternità e della paternità a un cambiamento degli stili di vita, che, in tal modo, si dirigono verso nuove opportunità educative. Nuove prospettive che tengano conto delle diverse forme culturali rivolte all’infanzia – dedicate alla lettura, alla musica, all’arte – oggi sempre più veicolate da innumerevoli produzioni specialistiche.
In tal senso, Nati per la bellezza fa tesoro della lezione di Pierre Bourdieu, il quale sostiene che la confidenza con l’ambiente culturale (nelle sue più diverse accezioni) sin dall’età dell’infanzia sia il presupposto essenziale per un utilizzo dei servizi culturali in età adulta. Come ulteriore sfondo teorico di Nati per la bellezza si è fatto anche ricorso alla prospettiva aperta dalle neuroscienze, che spiegano come il modo in cui un genitore, un insegnante o un educatore si comportano con il bambino, o il modo in cui entrano in relazione con lui, influiscono a tutti gli effetti sul suo sviluppo futuro. Infatti, il processo di sinaptogenesi (crescita e potenziamento delle sinapsi) è al suo massimo proprio nei primi mille giorni di vita del bambino: periodo, questo, che si chiama «creativo» e che è fondamentale per lo sviluppo umano. Secondo le evidenze più attuali delle neuroscienze, le esperienze estetiche hanno un ruolo centrale nel plasmare le connessioni della rete neurale, poiché il cervello non è un organo rigido, ma plastico. Ogni esperienza infantile, quindi, lo modifica in maniera tale che esso non torna mai allo stato iniziale: questo perché il cervello è un organo che cambia in risposta alle esperienze che si fanno. A questo proposito, i
neurofisiologi parlano di «scolpire o lasciare una vera e propria impronta» nel cervello infantile.
Nati per la bellezza, sviluppata da Fondazione
Horcynus Orca e LavorOperAzione, è stata una delle prime azioni del progetto, avviata a partire dal 2020, in piena pandemia. Le attività di avvio sono state di home visiting, pensate per rafforzare il ruolo genitoriale e l’offerta di servizi 0-6 anni per le fasce di popolazione più fragili. L’intervento consisteva in visite a domicilio a neo-genitori, colti all’inizio della loro esperienza, in uno dei periodi più delicati della loro avventura relazionale coi loro neonati. Tali visite sono state fatte, quando possibile, in presenza. Oppure, durante il lockdown, sono stati organizzati incontri online. In questa fase le educatrici hanno proposto ai genitori di scegliere come dono un libro per bambini della fascia di età considerata, cioè dai 6 mesi in su, optando tra una rosa di tre ambiti culturali: la musica, l’arte e la matematica. Portare un libro nelle case è stato uno strumento tangibile per introdurre e favorire tra i neo-genitori l’idea che la cura del bambino non si esaurisce nella soddisfazione dei bisogni primari –certamente urgenti e imprescindibili, soprattutto
nei primi mesi di vita – ma si dovrebbe estendere pure a momenti di relazione, gioco e contatto, anche attraverso l’uso di strumenti culturali.
Si è trattato di un intervento fondamentale per rafforzare i messaggi di promozione dello sviluppo precoce del bambino nella famiglia. Il legame tra bellezza e cura è stato vissuto dai genitori come opportunità per vivere il bello nelle relazioni, ma anche per riconoscere e praticare la capacità di valutare cose, situazioni, esperienze, contribuendo a conferire senso alla propria vita e a quella dei propri figli.
Nei diversi laboratori si è lavorato soprattutto sull’emersione di saperi spontanei dei genitori relativi al concetto di bellezza, facendoli poi diventare pratiche concrete di bellezza. Con il pianista e compositore brasiliano Marcelo
Cesena, un gruppo di donne italiane e straniere del territorio (fra cui alcune provenienti dalla baraccopoli di Fondo Saccà), ha lavorato coniugando la musica con un’esperienza tessile. L’idea di fondo è stata rappresentare la bellezza dell’intreccio dei racconti unici delle storie di ciascuna delle partecipanti nella trama e nell’ordito del telaio: simbolo arcaico
di socialità, pazienza e armonia. I tessuti realizzati sono diventati le scenografie – le tele – del concerto finale eseguito dal musicista nel corso dell’edizione 2021 dell’Horcynus Festival, durante il quale le signore, precedentemente affiancate anche da una sceneggiatrice e regista, hanno drammatizzato le parti più significative di alcuni dei racconti emersi durante le loro conversazioni nel laboratorio di ascolto e tessitura. Le mani, le stoffe, i colori, gli spazi, sono diventati tessere per costruire bellezza e realizzare un’azione di welfare culturale e comunitario.
Fra gli impatti generati dall’home visiting se ne segnalano alcuni di particolare rilievo: una maggiore motivazione (e desiderio) alla lettura fin da piccolissimi; l’aumento della partecipazione degli adulti alla stessa, sviluppando senso critico rispetto alle proposte; la crescita del piacere della condivisione di libri da leggere e scambiare con altri genitori, che ha favorito gruppi di autosostegno e mutuo-aiuto e ha fatto approfondire le relazioni interpersonali su temi legati alla crescita dei figli; il miglioramento dell’inclusione di gruppi familiari eterogenei per condizioni culturali e socio-economiche.
Nell’ambito di Nati per la bellezza, tra l’ottobre 2021 e il marzo 2022 si è svolto un laboratorio di fotografia nel quale, attraverso l’esplorazione del linguaggio tecnico dello scatto fotografico, genitori e bambini anche molto piccoli hanno imparato a fare esercizi di sguardo, a esprimere amore per sé stessi e per l’altro. Durante gli incontri laboratoriali ci si è soffermati sulla differenza tra il semplice “vedere” e il “guardare” amorevolmente la cosa o la persona osservata, fino a orientare lo sguardo verso una possibilità riflessiva infinita, volta a generare una "postura" contemplativa nello stesso sguardo di chi fotografa.
Attraverso l’obiettivo fotografico i partecipanti hanno avuto modo di sperimentare le armonie, ma anche le disarmonie della realtà, e, accompagnati da esperti, hanno fatto un percorso legato all’utilizzo consapevole delle immagini – in particolare quelle dei minori – e ai rischi connessi a una diffusione poco attenta delle riproduzioni fotografiche sui canali social.
Con questa attività si è puntato a migliorare capacità di guardare il mondo e valutare la realtà; si è potenziata la capacità di genitori e bambini di farsi carico della realtà, anche attraverso la
scelta consapevole della diffusione di riproduzioni fotografiche sui social; si è educato al rispetto della privacy.
Il laboratorio Favolare (gennaio 2020 - maggio 2023) ha avuto luogo per tutta la durata del progetto e ha proposto alle famiglie del territorio di Fondo Saccà con bambini fino a 10 anni incontri di gruppo centrati sulle attività di lettura: esperienza importante per lo sviluppo cognitivo dei bambini e per l’empowerment delle capacità dei genitori di crescere con i loro figli, attraverso la lettura animata di testi, libri cartonati, albi illustrati adatti a piccoli e adulti. Il programma nazionale Nati per Leggere, che da oltre vent’anni fa ricerca sull’impatto della lettura precoce sulla buona crescita e sulla salute del bambino, ha dimostrato una profonda relazione tra lo sviluppo del cervello e le stimolazioni verbali, sostenendo che i bambini non adeguatamente esposti alla lettura possono perdere le loro abilità cognitive o avere difficoltà a svilupparne altre, mentre quelli abituati alla lettura sin dall’età prescolare hanno maggiori competenze verbali, maggiore abilità fonologica, maggiore confidenza con le lettere e maggiore familiarità con il processo di lettura.
Un vocabolario più ampio è di fondamentale importanza per parlare meglio, imparare a leggere e, soprattutto, per orientarsi nel mondo, dando un nome alle cose e conferendo senso alle situazioni vissute. Da qui la necessità di trasformare il laboratorio di lettura espressiva in un’azione continuativa, che è poi divenuta un servizio permanente nel quale questa tecnica viene utilizzata come strumento ludico-giocoso e creativo per sostenere la crescita armonica e competente dei bambini, ma anche come espressione della cura genitoriale.
I testi da leggere sono stati individuati sia grazie al contatto con la rete dei pediatri messinesi, che ha fatto tesoro dell’esperienza di Nati Per Leggere, sia grazie all’esperienza altrettanto importante delle educatrici del centro Socio Educativo di Fondo
Saccà e della Fondazione Horcynus Orca. Negli incontri si è curata la dimensione esperienziale, laboratoriale, rifiutando ogni approccio prescrittivo, retorico o asimmetrico nella relazione tra educatori e partecipanti, favorendo partecipazione e inclusione tra persone provenienti da contesti anche molto differenti. In armonia con questi approcci, le letture sono state utilizzate come fonti
di ispirazione per creare giochi cooperativi con i bimbi, mentre con i genitori sono diventate il pretesto (e pre-testo) per riflettere sull’importanza del bagaglio relazionale, linguistico, espressivo: patrimonio vivo e in continua trasformazione da trasmettere ai propri figli. Leggere un libro diventa infatti un’esperienza relazionale quando, attraverso il testo scritto, si riescono a innescare cambiamenti nel nostro sé, ad ampliare gli orizzonti e la capacità di dialogo e di scambio con gli altri. La lettura espressiva come strumento a supporto della genitorialità è stata esplorata anche come competenza trasversale fondamentale per trasmettere ai bambini atteggiamenti proattivi e assumere comportamenti positivi.
Nel secondo lockdown questa attività è stata estesa anche alle scuole primarie e secondarie di primo grado del territorio, diventando un importante servizio a supporto delle classi nel periodo di isolamento, consentendo ai bambini forme alternative di gioco, immaginazione, creatività e relazione, seppur a distanza. In questo contesto, l’intervento ha utilizzato il supporto-libro come strumento creativo e immaginifico, sganciandolo dal pregiudizio che lo vede solo come un faticoso strumento legato esclusivamente
all’istruzione scolastica. Il percorso è stato importante per attivare la motivazione all’apprendimento, per contrastare il disagio sociale e culturale e per combattere l’impoverimento nell’area della rappresentazione dei bisogni, dei desideri e del linguaggio, investendo sul piacere della lettura espressiva, promuovendo nuove opportunità di sviluppo per la creatività personale ed espandendo le capacità socio-relazionali dei bambini coinvolti.
Favolare ha migliorato le capacità di apprendimento e di risposta “dentro-fuori la scuola” e in tutte le situazioni legate alla salute, al benessere e alla capacità di gestire situazioni stressanti o difficili; ha educato alla bellezza come riconoscimento dell’espansione delle possibilità genitoriali; ha favorito nuove forme di inclusione tra nuclei familiari diversi per condizioni socioeconomiche e culturali; ha mostrato alle mamme e ai neo genitori che la cura del bambino non si esaurisce nella sola soddisfazione dei bisogni primari, ma nell’attenzione costante a creare esperienze di bellezza centrate sulla lettura, il gioco, la relazione affettiva; ha favorito la crescita del patrimonio lessicale nei bambini e negli adulti.
La bellezza della cura reciproca tra mamma e bambino si è ripetuta in più incontri, a maggio 2022 e a febbraio-maggio 2023 nel corso del laboratorio
Coccole, che ha posto al centro dell’azione l’esplorazione e la scoperta dei genitori con i bambini del valore del benessere psicofisico derivante dalla manipolazione corporea. Sono stati avviati cicli di incontri di gruppo dedicati alla relazione genitori-figli in età prescolare, con l’obiettivo di imparare a rinforzare il legame affettivo e la cura parentale con il linguaggio del corpo e consentire a genitori e figli di vivere un momento dolcissimo accompagnato da musica e gioco. Un percorso particolarmente adatto al periodo di inserimento all’asilo, ma utile anche per gestire alcuni cambiamenti, avvertiti come critici dal bambino (ad esempio la nascita di un fratellino o un trasloco). Il laboratorio sulle coccole, come scambio di amorosi sensi tra genitori-figli, ma anche tra altre figure di accudimento presenti nel nucleo familiare e i bimbi, ha investito sulla bellezza come benessere percepito e generato dalla creazione di relazioni cariche di reciprocità, piacere, amore, fiducia, empatia, espresse attraverso i cinque sensi, in un tempo dedicato alla cura e all’attenzione vicendevole.
Questi interventi sono stati di particolare importanza dopo il Covid, per riabituare adulti e bambini al contatto fisico. Ogni incontro è stato caratterizzato da quattro momenti:
Saluto iniziale e “girotondo degli abbracci” (icebreaking);
Coccola reciproca tra adulto e bambino; Momenti in gruppo tra pari di gioco ed esplorazione per i bambini e di socialità e confronto tra adulti su argomenti che sono scaturiti dall’esperienza; Ricongiungimento in plenaria e debriefing dell’esperienza.
Tra gli impatti più importanti generati da Coccole si annoverano il miglioramento della cura parentale nel sentire, (ri)conoscere ed entrare in empatia con i bambini attraverso la coccola come esplorazione di corpi e relazione psichico-affettiva; una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’intimità con l’altro e della reciprocità come fonti di gioia e benessere psicofisico; l’acquisizione di competenze tecniche nella manipolazione corporea e nel parental coaching (tecniche di massaggio, comunicazione non verbale e sensoriale, legame genitoriale, fiducia); l’innesto di nuovi saperi scientifici grazie all’incontro con esperti interdisciplinari (operatori culturali, educatori, artisti, naturopati, pediatri).
Per diversi motivi, Nati per la bellezza è stato uno dei percorsi più sfidanti e difficili da realizzare nel corso dei quattro anni di DI BELLEZZA SI VIVE. La pandemia da un lato ha determinato una iniziale resistenza delle scuole ad accogliere questo tipo di esperienze nella pianificazione scolastica ed extrascolastica. A ciò si è aggiunta anche la mediazione socio-educativa di momenti di tensione con genitori e famiglie che stavano vivendo momenti critici nelle relazioni di coppia o nel loro quotidiano. Anche per queste ragioni ogni esperienza è stata accompagnata da molti incontri preparatori con gli adulti. Nonostante le difficoltà, i risultati positivi e incoraggianti hanno permesso di trasformare questi interventi in un servizio educativo strutturato, che viene erogato quasi tutto l’anno.
PDF - Una testimonianza: la mamma di
PARTNER DI PROGETTO
DIPARTIMENTO EDUCAZIONE CASTELLO
DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
PARTNER TERRITORIALI
Gruppo Abele Onlus Progetto Genitori e Figli
Comitato Provinciale di Torino per l’Unicef
Ludoteca Casa Zoe (Moncalieri)
Ludoteca C’è Sole e Luna (Alessandria)
SCUOLE
Istituto Comprensivo Gozzi-Olivetti (TO)
Scuola dell’Infanzia Municipale Bay (TO)
OPERATORI
19 Educatori
SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ
RIAPPROPRIAZIONE DI UNO SPAZIO DI VITA CULTURALE
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche, di cittadinanza, intercultura)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
373 bambini in fascia 0-10 anni, di cui 12
con Bes, Dsa e disabilità
360 genitori, di cui 50 immigrati di prima e seconda generazione
Apertura in alcuni weekend del Museo a famiglie e bambine con laboratori dedicati.
Il percorso Arte Insieme è un intervento culturale di supporto alla genitorialità ed è caratterizzato da un approccio trasversale: operatori culturali, sanitari, pediatri e servizi sociali con incontri domiciliari e al Museo, insegnano a famiglie in fragilità come l’educazione all’arte sia essenziale per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale del bambino già nei primi mille giorni di vita, periodo fondamentale nello sviluppo dei collegamenti neuronali e del potenziale.
Il Castello di Rivoli è family and kids friendly e con le attività del Dipartimento Educazione nell’ambito del progetto nazionale DI BELLEZZA SI VIVE ha preso vita il percorso Arte Insieme, dedicato in particolare alle famiglie della scuola dell’infanzia Bay di Torino e della ludoteca Casa Zoe ma aperto a tutti. La visita offre l’esperienza di un viaggio incantato nei fantasmagorici caleidorama ideati dall’artista Olafur Eliasson e diventa un’occasione per grandi e piccini di stare insieme immersi nell’arte, nella meraviglia e nella bellezza. Il percorso si snoda lungo la mostra e prosegue in laboratorio dove si potranno esplorare gli effetti della percezione di luce attraverso attività coinvolgenti e divertenti.
L’azione Arte Insieme ha come scopo quello di accogliere e offrire alle famiglie un tempo ritrovato e condiviso da vivere al Museo, alternativa positiva al centro commerciale, con specifiche attività a misura di bambino.
Le attività proposte, progettate con metodo RBL, hanno messo al centro dell’esperienza i bambini con le loro famiglie. I bambini normalmente visitano il Museo con la loro classe, accompagnati dagli insegnanti, mentre non sono abituati a farlo con i loro genitori.
L’azione ha quindi offerto l’occasione alle famiglie di trascorrere tempo di qualità, insieme, in un contesto come il Museo che coniuga arte, bellezza, socialità. Attraverso queste attività si sono realizzarti percorsi di avvicinamento all’arte per le famiglie più fragili che sono stati accolte al museo e accompagnate attraverso i linguaggi dell’arte a vivere esperienze inclusive ed interculturali, capaci di ri-costruire dignità e appartenenza ad un tessuto sociale anche diverso da quello di origine.
L’arte, disse una volta qualcuno, è uno spazio protetto dove è possibile affrontare conversazioni difficili. Il dialogo tra le culture è diventato però un tema tra i più spinosi, irto di incomprensioni, di
rivendicazioni e sul piano politico e giuridico di diritti disattesi. Arte Insieme ha spinto la narrazione delle opere suggestive di un artista come Olafur Eliasson, per rompere le modalità convenzionali e prestabilite di rappresentazione, stimolando nuove conversazioni intorno alle cose antiche, al nostro quotidiano, favorendo l’innovazione e una maggiore apertura verso i cittadini. Far scoprire il Museo, avvicinando all’arte anche persone che nel loro quotidiano non ne hanno accesso, ragionare in modo riflessivo e maieutico sulla relazione arte, ambiente, bellezza, sperimentando azioni condivise con i bambini e i propri genitori.
Le attività hanno preso l’avvio dalla mostra Orizzonti tremanti, programmata al Castello di Rivoli nello spazio seicentesco della Manica Lunga. Eliasson, l’artista di origini danesi ha realizzato inedite installazioni luminose site specific, trasformando lo spazio in una gigantesca macchina ottica, un luogo immersivo di intensa esperienza percettiva e sensoriale. L’azione si è articolata in un percorso guidato alla mostra di Eliasson, seguito da un laboratorio con dispositivi specchianti e materiali eterogenei.
Nel corso del laboratorio, ispirandosi ai caleidorama di Eliasson, si è fatta esperienza del caleidoscopio realizzato con superfici specchianti in laminil che relazionandosi tra loro ad angolo retto hanno consentito di moltiplicare la composizione realizzata in forme armoniche con diversi materiali sensoriali, attraverso l’illusione ottica. Nella mostra Orizzonti tremanti non sono presenti oggetti d’arte, bensì l’essere umano, protagonista con il suo sguardo e la sua esperienza dell’opera stessa: le installazioni in mostra quindi si sono prestate perfettamente per riflettere sulla bellezza e su come essa venga percepita in modo differente da ognuno di noi.
Le Artenaute hanno avviato l’attività chiedendo a bambini e genitori “cosa è bello nella vostra vita”.
L’eterogeneità delle risposte come: andare al mare/in montagna, passeggiare in natura/nel bosco, guardare il tramonto, frequentare amici/parenti, giocare/ridere insieme, dire grazie, leggere un libro, ascoltare musica, visitare un museo, i propri animali domestici, ha portato ad una riflessione che ha permesso di espandere il tema della bellezza e di conoscersi.
Attraverso la visione delle installazioni fortemente
immersive presenti in mostra si sono esplicitate le risposte dell’artista Olafur Eliasson rispetto a queste riflessioni. L’attività laboratoriale realizzata collettivamente ha permesso che i contenuti proposti venissero esperiti personalmente e prendessero forma in elaborati dai colori e forme armonici e esteticamente gratificanti.
Al termine del laboratorio è seguita una fase di debriefing dell’esperienza vissuta, durante la quale le Artenaute hanno facilitato la rielaborazione dell’esperienza. Ne è emerso che:
la bellezza è negli occhi di chi guarda; la bellezza è condividere il tempo con i propri cari facendo un’esperienza nuova con la propria famiglia; la bellezza è sapersi meravigliare; la bellezza è esplorare uno spazio museale; la bellezza è visitare un antico Castello Museo.
PARTNER DI PROGETTO
IL MANTO DI COMETA
PARTNER TERRITORIALI
Centro per l’età evolutiva Il Melograno
OPERATORI
4 Educatori
1 Psicologo
1 Coordinatore di Spazio per la famiglia
1 Addetto all’accoglienza
SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ
39 partecipanti (di cui 34 con Bes, Dsa e disabilità) così suddivisi: 31 bambini in fascia 0-10 anni, 5 adolescenti in fascia 11-13 anni, 3 ragazzi in fascia 14-17 anni
39 genitori coinvolti nei percorsi Pei
18 partecipanti (di cui 6 con Bes, Dsa e disabilità) così sudivisi: 9 bambini in fascia 010 anni, 9 adolescenti in fascia 11-13 anni
20 genitori coinvolti nel programma
Domiciliarità Integrata
RIAPPROPRIAZIONE
DEGLI SPAZI DI VITA
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEM, umanistiche, di cittadinanza, intercultura)
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA
39 Piani Educativi Personalizzati – Pei
Il bello di noi sono percorsi psicoeducativi per genitori o coppia/single e figli adolescenti in situazioni di difficoltà. Il sostegno alla genitorialità non si esaurisce mai nel singolo intervento, poiché non risponde “semplicemente” ad una richiesta individuale, ma interpreta una domanda più complessa di “salute” e benessere: intercettare e fronteggiare la povertà infantile. Si caratterizza, quindi per un sistema di azioni integrate, simultanee e multidimensionali a favore di adulti e minori. In questa azione la bellezza ha riguardato espressamente il tema dell’estetica delle relazioni.
A tal proposito è stato organizzato un workshop di approfondimento con il prof. Ugo Morelli, seguito da tutti gli educatori che si occupano di incontri con le famiglie, comprese quelle affidatarie. Durante il seminario gli educatori con il referente scientifico hanno approfondito quelle esperienze di bellezza che in una relazione educativa e di supporto alla genitorialità ampliano il senso del possibile, perché estendono ciò che sentiamo, cioè aumentano quel che siamo e pensiamo di essere. Se l’estetica non riguarda solo l’aspetto esteriore delle cose, ma attiene al nostro legame col mondo, l’esperienza di bellezza ne è la fonte e il codice: un codice affettivo, emozionale, che
collega mondo interno e mondo esterno con la mediazione del principio di immaginazione.
L’estensione di sé negli spazi aperti della nostra imperfezione e incompletezza concede la possibilità di accedere al senso della verità di ognuno e sostiene la via della propria
individuazione e il coraggio di essere. La bellezza rivela ciò che senza la sua esperienza non avremmo sentito e incontrato e, allo stesso tempo, per farlo, rivela, pone un nuovo velo, una nuova soglia, una nuova domanda che prima di quell’esperienza non saremmo stati in grado di porci. Tra gli impatti più significativi di questo doppio percorso si annoverano:
Ampliamento delle capacità di sguardo del proprio figlio;
Empowerment del ruolo genitoriale: presa di consapevolezza delle difficoltà e valorizzazione ed emersione delle risorse di ciascun minore; Miglioramento dell’alleanza educativa famigliascuola-educatore;
Valorizzazione della bellezza non come abbellimento, ma come strumento educativo legato all’architettura degli ambienti; Diminuzione dell’abbandono scolastico e rimotivazione allo studio; Protagonismo della famiglia nell’affrontare e accompagnare i propri figli.
Il bello di noi è partito a settembre 2020, si è sviluppato nel 2021 ed è proseguito nel 2022 e nel 2023. Il percorso è stato animato da due tipi di interventi diversi: supporto alla genitorialità per il benessere dei minori (settembre 2020–maggio 2023); domiciliarità integrata (settembre 2020–luglio 2023, in corso).
Avvengono nello Spazio per la Famiglia di Cometa, antenna territoriale di ricezione delle fragilità dei nuclei familiari del territorio. In questi interventi sono emerse tre dimensioni fondamentali:
L’attenzione verso bellezza e cura degli allestimenti e delle strutture. Nel concepimento dello spazio familiare, si parte dall’idea che la “scena” dove i genitori interagiscono non è mai solo semplice abbellimento, ma sapiente utilizzo dello spazio, delle materie e della luce per creare significati condivisibili e condivisi: abitiamo uno spazio che abita in noi e che con noi interagisce condizionandoci.
L’approccio trans-disciplinare. Nel bello di noi, tutti gli incontri psicoeducativi con genitori in coppia/single sono co-gestiti da un’équipe interdisciplinare formata da educatori, da psicologi e terapeuti. Sono previste sessioni successive con genitori e figli, per comprendere in profondità e in modo trasversale i problemi presunti e reali,
proponendo poi un percorso di accompagnamento personalizzato e completo rispetto al solo supporto psicologico.
Mutuo soccorso. Il Manto propone alle famiglie affidatarie una formazione continua e peer to peer per rafforzare loro competenze educative e psicologiche nel compito dell’affido. Negli incontri le famiglie si riappropriano del tempo libero non solo come ore da consumare, ma come spazio di confronto e di coping. Tutti gli interventi accrescono la capacità di adulti e minori nella gestione del proprio ruolo, sostengono i genitori nelle fasi di crescita, imparando a leggere/prevenire situazioni di difficoltà, disagio ed emarginazione; a promuovere il rafforzamento dell’alleanza educativa.
Supporto alla genitorialità
Questa azione è stata realizzata dal centro per l’età evolutiva “Il Melograno” della cooperativa Il Manto. L’intervento ha sostenuto le famiglie nel percorso evolutivo e di crescita di bambini e ragazzi con difficoltà in ambito scolastico.
Si è lavorato con le famiglie per aumentare la capacità e la consapevolezza nell’impostare processi di ascolto attivo dei figli e nella scoperta dei loro bisogni, difficoltà e patologie verso un modello di intervento preventivo e non riparativo.
Ogni percorso di accoglienza e cura è stato
caratterizzato dall’attivazione di strategie
personalizzate; dalla condivisione con la famiglia dei risultati dell’iter diagnostico; dall’avviamento di percorsi post diagnostici e di accompagnamento del minore e della famiglia con incontri di monitoraggio periodici. Questo intervento consente di ampliare lo sguardo sui propri figli attraverso un lavoro critico sul proprio ruolo genitoriale. Il percorso si attiva per fasi: inizia con una telefonata di contatto e si conclude con una proposta di intervento personalizzata in base alla situazione, al contesto, al problema, alle risorse che emergono come vincoli o possibilità. La presa in carico avviene a seguito della segnalazione da parte della famiglia o della scuola, si avvia così la presa in carico del minore da parte dell’équipe degli educatori.
L’équipe raccoglie i bisogni del bambino o bambina o dell’adolescente, osservandolo nei suoi diversi contesti e nelle sue differenti modalità espressive, valuta le informazioni e predispone il Progetto Educativo Individualizzato (Pei) articolato in obiettivi di breve, medio e lungo periodo per quattro aree di intervento: cognitiva, relazionale, affettiva e comportamentale. Costantemente aggiornato, anche sulla base delle specificità del profilo del minore, il Pei diventa una banca informativa di dati quali-
quantitativi essenziali per personalizzare i percorsi e il monitoraggio nel tempo: un vero “vestito su misura” per sostenere la sua crescita integrale e prevenire l’insorgere di tutte quelle forme di disagio, prima fra tutte la dispersione scolastica.
Il Pei tramite 2-4 colloqui one to one è condiviso con le famiglie, le scuole e, in casi particolari, con i servizi sociali, sanitari o il Tribunale dei minori ecc. così da costruire un percorso educativo coerente, condiviso e generativo con tutti gli attori della comunità educante. Tale azione, costruita appositamente per essere capillare ed efficace, valorizza il ruolo dell’educatore professionale che funge da “ponte relazionale” tra i diversi contesti di apprendimento del minore, supportandoli e fornendo loro chiavi e strumenti di lettura e intervento in particolari situazioni di disagio personale, relazionale comportamentale o disciplinare del minore stesso.
Quando necessario, il Pei viene condiviso con le famiglie, con il sostegno di uno psicologo o terapeuta per rafforzare maggiormente le competenze genitoriali e i legami con gli altri adulti di riferimento del minore così da garantire una tenuta di lungo periodo del percorso intrapreso.
Nei casi di ragazzi con difficoltà di apprendimento sospette o già certificate sono stati attivati percorsi di potenziamento specifici, di potenziamento cognitivo e neuropsicologico, di sostegno emotivo, psicologico e psicomotricità. Il ricorso ad esperienze estetiche nell’elaborazione del Pei e alla metodologia RBL ha facilitato l’emersione dei bisogni espliciti e la loro traduzione in richieste concrete da parte dei minori coinvolti.
Questo processo ha reso possibile anche alle famiglie di sentirsi maggiormente competenti o comunque con maggiori risorse disponibili per collaborare con gli operatori nell’attivazione del processo. L’accuratezza posta nel generare la prima domanda stimolo ha fatto emergere la dimensione della bellezza anche nella relazione e nell’accompagnamento della famiglia e dei minori, nella diagnosi e nel trattamento valutato e proposto in maniera specifica in base ai bisogni dei singoli beneficiari.
Questa azione si è rivelata particolarmente importante nei mesi del lookdown perché ha saputo creare uno spazio educativo in cui bambini e adolescenti, e di conseguenza famiglie, hanno trovato un luogo di aggregazione e supporto in un momento dove i più fragili non sapevano come far fronte alle dissonanze create dalla pandemia: affollamento domestico, scarsità di dispositivi per seguire le lezioni in DAD, impossibilità/incapacità di seguire i figli nello studio. In quest’azione la bellezza ha assunto una declinazione particolarmente importante rispetto alle azioni educative. In fase di progettazione si è molto riflettuto su come lo spazio, la dislocazione degli arredi e degli oggetti in esso contenuti dovesse assolvere ad una funzione educativa-pedagogica capace di valorizzare la relazione tra dimensione educativa e quella domestica. In fase di progettazione si è dedicato molto tempo alla definizione di una grammatica dello spazio educativo, individuando quelle categorie essenziali cognitive o simboliche, in grado di sviluppare particolari competenze nel minore. Sono 10 le parole attraverso cui è possibile riassumere la declinazione dello spazio educativo: Esplorazione come spazio di scoperta di rassicurazione e di riconoscimento. 1. Privacy come spazio in cui ognuno può scegliere come vivere la relazione con l’altro, alternando momenti di raccoglimento e 2.
concentrazione (come durante lo studio) a momenti di socialità.
3. Trasparenza pedagogica come spazio in cui bambini, genitori e educatori si alleano nel progetto educativo.
4. Identità come spazio di sviluppo della personalità e riconoscimento delle differenze ad esempio di genere.
5. Spazio sensoriale come costruzione della realtà e sviluppo del pensiero narrativo e analitico e della memoria e biografia personale.
6. Relazione come spazio di interazione, incontro, accoglienza in cui è possibile raccogliere e condividere molte informazioni.
7. Sinergia come spazio abitato dove si incontrano i diversi attori, bambini e adulti e dove è possibile interconnettere i diversi ambienti educativi (la mensa, il parco, il bar, etc.)
8. Collegialità come spazio di accoglienza delle famiglie.
9. Creatività come spazio dinamico, accessibile e generativo in cui è possibile immaginare e produrre concretamente, valorizzando la routine della laboratorialità.
10. Spazio estetico non come semplice abbellimento, ma come compiutezza degli ambienti (cura, ambienti pensati a misura di bambino).
La domiciliarità integrata è un servizio in cui viene valorizzata una vera casa-laboratorio del Centro Diurno in cui i minori possono essere seguiti nei compiti, partecipare ad attività creative, curare le relazioni tra pari e con gli adulti di riferimento. Gli ambienti in cui si studia, si gioca, si crea, ci si diverte sono pensati come delle case: stanze di vita dove la pedagogia del bello coincide con la cura, l’accoglienza, l’estetica delle relazioni nella quotidianità. Accogliere ed educare all’interno di luoghi il più possibile simili a case rende i bambini più aperti e disposti a confrontarsi con educatori, coetanei, genitori.
Nel 2022 e nel 2023 sono state realizzate due esperienze diverse. Ogni ambiente dalla struttura, all’arredamento sono stati tutti pensati e realizzati per ricreare la possibilità di essere accolti in “una casa” ed ogni stanza è stata progettata in base all’età (giochi, arredi, materiali utili alle attività di psicomotricità, logopedia, psicoterapia, etc.). Nel primo caso, partendo da un’esperienza di assistenza ai senza tetto della città, un gruppo di ragazzi coetanei ha riflettuto sull’esperienza di aiuto dei compagni, interrogandosi sul perché alcune persone si trovano in povertà assoluta, senza
le liberalità fondamentali (casa/letto; lavoro/cibo; istruzione/possibilità). Ma che cos’è la povertà?
Rispondere a questa domanda guida ha spinto bambini e ragazzi ad interrogarsi sul concetto di disuguaglianza provando a proporre delle soluzioni concrete per aiutare le persone più fragili.
Lavorando in gruppo i bambini del Manto hanno deciso di ideare e allestire un mercatino per raccogliere fondi, vendendo i loro oggetti, i giochi, i libri, etc. Con i soldi raccolti hanno comprato cibo, coperte e vestiti per i senzatetto, organizzando un piccolo servizio di volontariato per la distribuzione.
L’educatore/adulto si è limitato a facilitare i momenti di discussione e lo sviluppo dei pensieri, supportandoli nella sintesi del processo creativo, valorizzando il loro protagonismo e le soluzioni reali e concrete proposte.
L’azione di service learning è nata intorno ad una domanda stimolo che partendo dalla povertà come problema globale, soprattutto in Africa, ha guidato i bambini verso un intervento glocal (agire nel locale per contribuire ad una visione del mondo globale). L’innesto di nuovi saperi scientifici è avvenuto con le testimonianze di un’associazione che si occupa di sostegno a
stessi casi di affido familiare o di adozione con la storia della bambina africana. Questo ha aperto nuove domande sull’importanza di impegnarsi in modo duraturo e responsabile nel volontariato.
L’intero percorso ha comportato una notevole organizzazione di attività non usuali per minori di questa età, che si sono misurati sulla realizzazione di un’azione sociale reale che implica
VIDEO
PDF - “Dalla bellezza dei legami a un mercatino solidale: così i bambini imparano a prendersi cura del prossimo”
l’acquisizione di hard skill e soft skill multidisciplinari e lo studio delle discipline scolastiche come la storia e la geografia per poter agire in modo competente nei contesti di vita reali. distanza in Africa. Tale confronto ha permesso a bambini e ragazzi di conoscere modalità diverse di aiuto, di sviluppare soluzioni creative e di generare un’energia interna e vitale che attraverso un genio collettivo al lavoro li ha aperti al mondo e agli altri, così da metterli in grado di agire efficacemente su ciò che li circonda, apprendendo nuove competenze. Da questa esperienza il gruppo ha deciso di organizzare uno spettacolo di burattini per raccogliere fondi da investire nel sostegno a distanza di una coetanea africana, di cui hanno conosciuto la storia negli incontri con l’associazione. Il percorso si è concluso con una “cena di raccolta fondi” che ha coinvolto le famiglie, durante la quale i bambini hanno raccontato l’esperienza vissuta. Il percorso nel 2023 è proseguito con l’adozione a distanza. Con l’aiuto degli adulti, i gruppi si stanno misurando anche con l’iter burocratico e amministrativo necessario per fare un’adozione a distanza. Hanno conosciuto la bambina attraverso uno scambio epistolare. Per raccogliere fondi sono stati organizzati nuovi mercatini e nuovi spettacoli. Con il passare del tempo si è creata una relazione empatica e maieutica fortissima tra i bambini protagonisti di questo percorso educativo, essi
scopri di più
di Ugo Morelli
Quando si parla di educazione e in particolare della funzione che l’educazione può svolgere per sostenere la crescita e per ostacolare l’impoverimento educativo, si pensa sempre ai luoghi chiusi e alle istituzioni: i luoghi familiari, i luoghi scolastici. Raramente si pensa a quello che può accadere “intorno” ai luoghi chiusi e quindi all’interdipendenza che si può stabilire tra l’interno e l’intorno.
Se definiamo l’intorno spazio di vita, cioè il paesaggio della nostra vita, cioè l’ambiente all’interno del quale ognuno di noi esprime se stesso in relazione agli altri in un contesto, che poi
in fondo è la nostra esperienza fondamentale, allora gli spazi di vita emergono come una situazione all’interno della quale la maggior parte degli apprendimenti, delle opportunità e dei vincoli alla crescita si sviluppa.
Dalla grande tradizione psicologica, in particolare da quel grande studioso dei nostri temi che è stato Lev Vygotskij, noi abbiamo riconosciuto e riconosciamo sempre più che la funzione decisiva in educazione la svolge quello che Vygotskij chiama lo “spazio prossimale”.
Che cos’è lo spazio prossimale per Vygotskij?
È almeno tre cose. È il luogo all’interno del quale ci si incontra con gli altri, quindi con i prossimi, ma soprattutto è il luogo all’interno del quale si possono concepire le prossime opportunità. Non solo, è anche il luogo all’interno del quale la dimensione prossima si estende alla dimensione non prossima, perché noi sappiamo che laddove c’è un confine c’è anche un inizio e di conseguenza l’ambiente di vita delle bambine e dei bambini e degli adolescenti negli spazi della loro vita diventa un luogo fondamentale per la loro crescita.
Lo sanno bene coloro che si stanno occupando, per esempio, dei processi di emarginazione e di abbandono scolastico, agendo “nella strada”: il luogo educativo privilegiato molto spesso non è il luogo chiuso, cioè l’interno, ma appunto l’intorno.
L’intorno purtroppo ha necessità di grandi interventi, che si emancipino nella direzione della bellezza: sappiamo infatti che molto spesso gli spazi di vita, soprattutto quelli periferici, non si prestano ad una esperienza estetica e questo diventa una questione fondamentale.
Il progetto ha agito in particolare in luoghi marginalizzanti, proprio per fare in modo che gli spazi diventassero “a più alto tasso di vivibilità”. Il rapporto fra tasso di vivibilità e esperienze estetiche che si possono fare in quegli spazi ha una funzione educativa che appunto si configura come “zona di sviluppo prossimale”.
TUTTI A TAVOLA
Stare insieme a tavola e qualità delle relazioni
INFLUENCER DI COMUNITÀ
Valorizzazione dei luoghi
URBAN MACHO
Rigenerazione urbana
Coltiviamo un sogno
CITTÀ NELLA CITTÀ
Abitare gli spazi e dare loro un significato Sperimentazione della cura di un’aula scolastica e degli spazi interni ed esterni della scuola, con laboratorio interno al Manto
WITNESS - ECONOMIA CIRCOLARE
Esplorare attraverso l’arte (narrazione e fumetto) altri mondi economici e sistemi di relazioni possibili
ART STORYTELLING
Percorso di riscoperta del territorio
COLTIVIAMO UN SOGNO
Percorso riflessivo e artistico sul tema dell’orto
PARTNER DI PROGETTO
IL MANTO DI COMETA
PARTNER TERRITORIALI
Centro per l’età evolutiva Il Melograno
OPERATORI
2 Educatori
16 bambini in fascia 0-10 anni
22 adolescenti in fascia 14-17 anni (di cui 11 con Bes, Dsa e disabilità e 12 stranieri)
RIGENERAZIONE E RIAPPROPRIAZIONE
DEGLI SPAZI DI VITA
SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEM, umanistiche)
Rafforzamento e implementazione del momento del pranzo in Cometa con un maggiore orientamento alla pedagogia della bellezza.
Tutti a tavola è una delle azioni must del progetto, partita nel maggio 2020: ha scontato quindi ai suoi esordi tutti i limiti imposti da isolamento e confinamento fisico dettati dal Covid19.
Quando è ripresa, a ottobre 2021, è diventata un’azione su cui si è posta molta attenzione, proprio per ricostruire – attraverso l’esperienza della tavola condivisa – l’importanza della socialità, del dialogo e dello stare insieme condividendo cibo, storie, tempo tra pari e con gli adulti di riferimento. Il percorso, diventato un servizio quotidiano in Cometa, consiste in pranzi settimanali presso la sala mensa del Diurno del Manto.
La tavola è diventato spazio e momento educativo su tematiche quali cibo come nutrimento e bisogno primario, assenza di cibo, significato dello stare a tavola insieme.
Il percorso proposto nei diversi cicli dell’intervento ha utilizzato la tavola come un momento educativo che permette l’apprendimento anche per i più fragili e l’esercizio di abilità sociali quali l’autocontrollo del gesto e della voce, il rispetto per gli altri, l’assunzione di atteggiamenti e di comportamenti consoni, oltre un valido sostegno ad una corretta educazione alimentare.
Consumare a scuola il pasto principale è una condizione che interessa tanti bambini, soprattutto alla scuola dell’infanzia e della primaria. Prendere in carico il momento del pasto, ogni giorno, richiede di compiere scelte che attengono non solo alla qualità e alla quantità del cibo, all’elaborazione di un menù bilanciato utile alla crescita, ma anche attenzione al modo in cui ogni piatto viene offerto e consumato, al dare importanza alle caratteristiche dello spazio in cui si mangia ed al clima sociale che caratterizza questo momento. Il pranzo è un’occasione di benessere e di relazione positiva. In Tutti a tavola la dimensione del gusto e del dialogo si è connotata fortemente di aspetti relazionali. I bambini sono parte di un gruppo, di una comunità educativa che mette in campo regole, aspettative ed intenti. La tavola rappresenta poi uno dei principali momenti
in cui i bambini ricevono particolari attenzioni riguardo alle loro necessità alimentari, all’acquisizione di corrette abitudini alimentari e occasione di crescita relazionale e di promozione di corretti comportamenti a tavola.
Nella giornata educativa, dopo ore di impegno o di gioco, il pranzo è stato gestito come un’occasione da non consumare in fretta, una pausa attesa, un’opportunità utile affinché i bambini vedano l’attenzione e la cura che ricevono dagli adulti che si occupano di loro, nella loro unicità.
Proprio a tavola i nostri bambini hanno imparato a rafforzare la loro autonomia, il piacere di fare da soli e di partecipare attivamente a quanto accade. In un clima conviviale, seduti accanto agli amici, si creano quelle condizioni ottimali che rinforzano il senso di partecipazione alla vita quotidiana: a tavola si parla, si ascolta, si impara a stare bene insieme. L’educatore è vicino ai bambini, ne sostiene la partecipazione, propone le regole da rispettare, incoraggia la scoperta di nuovi sapori e del piacere del cibo. Seguendo la metodologia RBL, si è favorita l’emersione di saperi spontanei in risposta a domande stimolo quali “perché l’uomo si nutre? E di cosa si nutre?”.
Gli stimoli dei bambini sono stati raccolti e rappresentati su cartelloni. Insieme a loro gli educatori hanno scelto due focus: il cibo di cui l’uomo si nutre e il cibo come elemento fondamentale per la sopravvivenza. La poesia Il più bel giorno di Gianni Rodari è stata letta insieme alle bambine e ai bambini e con loro si è riflettuto su come la figura immaginaria del fornaio nella storia sia metafora del cibo come diritto universale. La lettura della poesia è stata un’esperienza estetica capace di suscitare dei bambini la curiosità e il desiderio di capire cosa fa davvero un fornaio. Così i bimbi hanno incontrato uno dei fornai che lavorano nel ristorante didattico di Cometa e con lui hanno imparato a fare pane e biscotti.
L’uso di linguaggi diversi, che hanno unito il cibo ad un facile lavoro di design thinking e mappe concettuali e alla lettura di testi e poesie, ha creato un ambiente di apprendimento stimolante che ha portato i bambini a: conoscere un mestiere artigiano, orientandoli al valore delle arti applicate come un possibile campo in cui in futuro trovare una propria via occupazionale soddisfacente; percepire concretamente l’intelligenza pratica e il recupero dei mestieri fatti “con le mani” come attività importanti e degne di essere imparate e praticate;
riflettere sul fatto che mangiare non è per tutti un atto quotidiana e scontato; riconoscere la tavola come un luogo dove coltivare relazioni tra pari e con gli adulti di riferimento.
L’aspetto della cura della tavola li ha sorpresi a tal punto che i bambini si sono attivati la sera anche a casa propria, aiutando i genitori ad apparecchiare la tavola per riprodurre la stessa bellezza vista in Cometa. Tutti a tavola è stata una delle azioni più significative del progetto, proprio per ricostruire attraverso l’esperienza della tavola condivisa l’importanza della socialità, del dialogo e dello stare insieme.
Negli anni successivi, l’azione si è ripetuta con incontri intorno alla tavola da pranzo delle famiglie di Cometa. Durante questi momenti bambini e bambine di 6-11 anni si sono ritrovati per raccontarsi la loro esperienza personale con il cibo e come condivisione familiare. Sono state occasioni di confronto preziose, perché nella reciprocità del racconto delle storie, delle abitudini, delle sensazioni e delle emozioni legate al cibo, ognuno si è scoperto uguale e diverso. Durante i pranzi gli educatori hanno messo in scena diversi modi di mangiare, giocando e modificando gli allestimenti e le condizioni di convivialità (in piedi, con le posate,
in silenzio, con una mise en place molto curata e formale, etc.). Queste diverse esperienze se da un lato hanno divertito i bimbi e le bimbe, dall’altro li hanno attivati rispetto ai sistemi emozionali di base (gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa). Attraverso questi vissuti i bambini hanno imparato a riconoscere l’importanza dei piccoli gesti, delle attenzioni reciproche e anche delle abitudini quotidiane che rendono il pasto un momento fondamentale e importante dello stare insieme tra pari e con gli adulti di riferimento. Mangiare quindi non corrisponde mai solo alla soddisfazione di un bisogno primario e fisiologico, ma rappresenta un rito sociale e culturale fondamentale in tutte le società.
L’azione è stata particolarmente importante nei casi in cui il bambino o la bambina vive in nuclei familiari fragili. I bambini, durante il percorso, hanno raccontato molte volte come la tavola fosse per loro uno spazio di comfort, di protezione, ma anche di bellezza e cura o di disagio, in condizioni diverse da quelle vissute in Cometa. Durante il percorso è emerso spesso come la tavola ponga soprattutto nei bambini evidenti problematiche legate alla prossemica:
presenza/assenza degli adulti; vicinanza/lontananza rispetto a dove si sedevano; inclusione di adulti conosciuti o sconosciuti; numerosità dei partecipanti; confusione come condizione di apertura per alcuni e chiusura per altri.
Ogni intervento educativo si è sempre concluso con un momento maieutico-riflessivo in cui i
bambini sono stati accompagnati a descrivere gli elementi educativi più importanti appresi, che possono essere così sintetizzati: lo star bene insieme a tavola non riguarda mai solo l’aspetto del cibo come nutrimento, ma anche la dimensione relazionale e dello spazio fisico.
I bambini hanno scoperto e vissuto la bellezza come cura della tavola, armonia del cibo, dialogo e crescita delle relazioni affettive e della fiducia.
I bambini e le bambine sono stati spronati a riraccontare l’esperienza che li ha visti protagonisti ad altri coetanei, proponendo loro occasioni di convivialità tematiche e modalità diverse di vivere lo stare insieme a tavola. Sono nate diverse occasioni di incontro promosse dai bambini (merende, feste, pranzi al sacco nel giardino di Cometa, pranzi con pietanze preparate da bambini di diversa etnia, etc.). In particolare è nata la
commessa del pranzo di gala del Piccolo Principe, durante la quale i ragazzi più grandi della scuola professionale di Cometa – corso Sala Bar e Ristorazione hanno organizzato una giornata dedicata ai più piccoli e le loro famiglie (leggi più avanti in un’altra storia).
PDF - La tavola, il luogo dell’incontro, del dialogo e della riflessione
PARTNER DI PROGETTO
IL MANTO SCS DI COMETA
PARTNER TERRITORIALI
Casa Nazareth
SCUOLE
Cometa Formazione - Scuola Oliver Twist (CO)
IC Como Centro (CO)
OPERATORI
2 Educatori
RIGENERAZIONE
E RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI (di vita, culturali, collettivi, naturali, etc.)
72 partecipanti (di cui 23 con Bes, Dsa e disabilità e 34 stranieri) così suddivisi: 30 bambini in fascia 0-10 anni e 42 preadolescenti in fascia 11-13 anni protagonisti
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEM, umanistiche)
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
3 eventi + interventi di manutenzione e cura collettiva.
C i t t à n e l l a c i t t à p u ò e s s e r e d e f i n i t a c e r t a m e n t e
c o m e u n a p r a t i c a d i l e a r n i n g s e r v i c e p e r
s u p p o r t a r e b a m b i n i e a d o l e s c e n t i
n e l l ’ a c q u i s i z i o n e d i c o n s a p e v o l e z z a d e l l a l o r o
i m p o r t a n z a e d e l l e l o r o a b i l i t à d a u n l a t o e d e l
s e n s o d i c i t t a d i n a n z a a t t i v a d a l l ’ a l t r o .
L ’ a p p r o c c i o p e d a g o g i c o è s t a t o f o r t e m e n t e
f o n d a t o s u l l a g e n e r a z i o n e d e l l a c u r a e d e l l a
b e l l e z z a e b a s a t o s u u n p e r c o r s o d i
a p p r e n d i m e n t o c a l a t o n e i c o n t e s t i d i v i t a r e a l i ,
c o n u n a p a r t e c i p a z i o n e d a p r o t a g o n i s t i d e g l i
s t u d e n t i ( d a l l a f a s e i n i z i a l e d i p i a n i f i c a z i o n e f i n o
a l l a v a l u t a z i o n e c o n c l u s i v a ) e c o l l e g a t o i n m o d o
i n t e n z i o n a l e c o n i c o n t e n u t i d i a p p r e n d i m e n t o ( i n c l u d e n d o c o n t e n u t i c u r r i c o l a r i , r i f l e s s i o n i ,
s v i l u p p o d i c o m p e t e n z e p e r l a c i t t a d i n a n z a e i l
l a v o r o ) . B a m b i n i e a d o l e s c e n t i i n f a s c i a 6 - 1 3 a n n i s o n o s t a t i i n s e r i t i i n u n p r o g r a m m a
a n n u a l e d i g e s t i o n e r e s p o n s a b i l e d i c u r a d e g l i
s p a z i e d e g l i o g g e t t i p r o p r i e c o n d i v i s i : l a
c l a s s e , l a
L’azione ha proposto un’idea di scuola civica come luogo di incontro tra sapere formale e informale che si realizza nell’integrazione tra scuola, spazi comuni, territorio e nella realizzazione di esperienze di apprendimento significativo con finalità di interesse sociale. L’azione durante i quattro anni del progetto è stata ripetuta in due cicli annuali. Passata l’emergenza pandemica, il programma è stato esteso agli alunni dell’IC Como Centro che sono stati per un anno impegnati in un percorso di cura e valorizzazione degli spazi comuni, sviluppando maggiore equilibrio nella relazione con i diversi ambienti condivisi del quotidiano e nella collaborazione di gruppo.
Città nella città è partita a novembre 2020 in Cometa ed è stata ripetuta nel 2021 e nel 2022: si è conclusa a maggio del 2023. L’aspetto che ha caratterizzato maggiormente l’azione è il ricorso alla pedagogia del bello, alla peer education e al service learning per educare alla cura degli spazi di vita in cui bambini e ragazzi vivono, imparano, socializzano e crescono: la casa come luogo delle relazioni familiari, la camera come spazio intimo e privato; la scuola, l’aula, il parco come spazi condivisi.
Perseguendo una continuità educativa “dentro e fuori”, l’azione ha sviluppato un percorso di accoglienza, di cura del bene comune, di manutenzione di spazi. Il programma, insistendo sul ricorso ad esperienze estetiche quali la cura collettiva del giardino (spazio aperto), dell’aula (spazio educativo comune), della propria camera o casa (spazio privato e domestico), ha guidato i minori in un percorso di educazione civica che affonda le sue radici nel rispetto reciproco e nella cura delle relazioni interpersonali con genitori, educatori, coetanei.
Nel corso dell’azione ragazzi e bambini hanno sperimentato la creatività come sintesi di fantasia (con cui si elaborano nuove idee) e di concretezza (con cui le nuove idee vengono tradotte in realtà). Bisogna infatti riconoscere il ruolo della creatività all’interno del processo educativo, l’importanza di formare uomini interi, completi, uomini creativi che sappiano usare la loro immaginazione per trovare soluzioni originali ai problemi. «Una persona senza creatività è una persona incompleta», afferma Bruno Munari nel suo libro Fantasia. «Una persona creativa prende e dà continuamente cultura alla comunità, cresce con la comunità».
L’immaginazione non è una facoltà separata della mente, è la mente stessa nella sua interezza: è un modo di operare della mente umana, una facoltà del pensiero che possiede una vitale, insostituibile funzione. Non si tratta allora di incoraggiare vuote fantasticherie, ma di aiutare il bambino a sviluppare la sua capacità inventiva attraverso il riconoscimento e l’applicazione di regole giuste. Se vogliamo incoraggiare a pensare, dice Gianni Rodari nella Grammatica della fantasia, dobbiamo prima insegnare a inventare. Durante il Covid19 bambine, bambini e ragazzi hanno espresso tendenza alla chiusura, orientamento all’individualismo, disinteresse verso l’altro, egoismo, apatia. Partecipare a Città nella città ha portato i ragazzi verso una nuova e diversa apertura, spingendoli ad interrogarsi su come, in un momento in cui tutte le attività quotidiane sembravano sospese e senza senso, loro potessero essere comunque utili per la comunità, esercitando la loro creatività.
Con il gruppo 6-10 anni, si è lavorato sul concetto di accoglienza come ospitalità: le buone maniere, i comportamenti, le regole, i ruoli, i doveri dell’ospite e dell’ospitato, lo scambio del dono. I loro saperi
ingenui sono emersi attraverso letture e visioni di immagini che raccontavano l’ospitalità nell’antica
Grecia. Nel confronto con il passato storico e il presente, i bambini si sono raccontati le loro esperienze familiari di ospitalità, sottolineando come il contesto culturale di provenienza condizioni le abitudini e i comportamenti di accoglienza, ad esempio per gli immigrati di seconda generazione. Seguendo un approccio esperienziale, i bambini, seguiti dagli educatori si sono cimentati nell’organizzazione di un evento rivolto alla comunità territoriale. Gli educatori hanno raccolto le loro proposte e li hanno facilitati nello sviluppo e progettazione del concept dell’evento. I bambini hanno lavorato insieme, operando delle scelte, frutto di una negoziazione tra le diverse proposte (scelta dei materiali per apparecchiare la tavola, tipologia di cibi da condividere, regali per gli ospiti come ricordo della giornata trascorsa insieme). Nel corso del monitoraggio – anche i ricercatori hanno partecipato all’evento in qualità di ospiti – è emerso come i bambini coinvolti in un clima educativo partecipato e laboratoriale, abbiano naturalmente imparato, senza giudizio di valore o resistenze, a riconoscere le similitudini e le differenze nel modo di accogliere e ospitare.
Nelle settimane seguenti, la merenda del pomeriggio è diventata un importante momento educativo in cui i bambini, protagonisti dell’evento, sono diventati i leader dei loro compagni, guidando i loro coetanei nell’organizzazione di nuovi eventi di accoglienza. In particolare hanno lavorato alla realizzazione di un evento di benvenuto per i nuovi educatori di Cometa e di saluto per chi si congedava. Organizzare momenti conviviali con un obiettivo definito è stata un’esperienza importante per far emergere in tutti i bambini emozioni rispetto al sentirsi accolti e nuove competenze nell’accogliere gli altri, sviluppando senso critico, attenzione alla cura dei dettagli, al rispetto delle diversità culturali e sociali.
Con il gruppo 11-17 anni si è invece lavorato sul concetto di accoglienza come accettazione, perdono, riconciliazione. Gli adolescenti sono partiti guardando insieme il film Invictus. L’esperienza estetica è stata preziosa per innescare una riflessione attiva sui temi e i personaggi, e paragonare la propria vita a quanto visto. Una tesi scientificamente validata tramite studi condotti con la risonanza magnetica funzionale, afferma infatti che quando guardiamo il gesto di un attore in un
film, si attivano alcune cellule (neuroni specchio) della nostra corteccia motoria, proprio come se fossimo noi ad agire. Dalla visione collettiva del film è nato un dibattito tra i ragazzi sull’intento primario di Mandela di avviare un processo di riconciliazione nazionale in Sud Africa, attraverso comportamenti orientati all’accoglienza dell’altro. La figura di Mandela è stata approfondita anche attraverso altre esperienze estetiche, come la lettura corale di poesie e testi biografici. Attraverso la bellezza del cinema, della poesia e della prosa, i ragazzi hanno appreso in modo emozionale ed esperienziale nuove nozioni intorno ai concetti di resilienza umana, fede, libertà. Si sono misurati con le loro fragilità, accettandole e individuando nel film, nella poesia, nella lettura critica rielaborata in gruppo, opportunità di confronto aperto, privo di pregiudizi, capace di allargare gli orizzonti e di far cambiare credenze e punti di vista.
Con il gruppo di bambini 10-12 anni si è lavorato sul concetto di accoglienza come cura dello spazio fisico e relazionale. “Tutto è per me” nella misura in cui si è capaci di renderlo anche per gli altri, riconoscendo nello spazio condiviso un bene comune da salvaguardare e curare. Per tre mesi,
i ragazzi hanno avuto assegnati compiti diversi da svolgere individualmente o in gruppo, da soli o guidati dagli adulti. Hanno lavorato alla cura e alla manutenzione di spazi aperti e chiusi. Hanno sistemato la ghiaia intorno al campo di calcio, hanno curato la semina del prato, hanno tagliato
rami e raccolto foglie secche nel bosco. Pratiche quotidiane di cura all’area aperta, collaterali alle attività scolastiche che hanno facilitato il confronto con le diverse figure professionali che ogni giorno in Cometa lavorano (il giardiniere, il green designer, il trainer sportivo, etc.), valorizzando una dimensione educativa concreta e reale inclusiva di una comunità educante allargata che ha favorito l’apprendimento attivo di molti nuovi saperi e competenze, con un evidente miglioramento per molti dei ragazzini delle loro performance scolastiche (ad esempio nelle STEM, ma anche nelle discipline umanistiche).
Ogni processo educativo è partito sempre dall’emersione dei saperi spontanei attraverso domande stimolo e la conseguente progettazione di attività che potessero soddisfare l’interesse, la curiosità, il desiderio, la volontà e il piacere dei ragazzi ad impegnarsi nei tanti percorsi proposti.
Nel 2023, Città nella città ha coinvolto la scuola
IC Como Centro che per un anno con due classi ha sperimentato il programma “Tutto è per me” a scuola: cura e manutenzione degli spazi comuni, delle aule, degli armadietti, dei corridoi e del cortile. Alcuni degli adolescenti coinvolti sono diventati peer leader di altri coetanei. Il fatto che la conoscenza si trasmetta tra “pari grado”, per età, status e problematiche rende, agli occhi di chi impara, gli interlocutori credibili e affidabili. Il primo passo in un progetto di peer learning è dunque proprio quello di individuare questi peer che non hanno il ruolo di insegnanti nei confronti dei loro coetanei, bensì di tutor, persone con cui intraprendere uno scambio attivo di idee ed esperienze.
Nel corso del progetto si è verificato che l’educazione peer to peer funziona meglio con gli adolescenti. Il motivo è semplice: anche se i progetti di peer education possono coinvolgere qualunque fascia d’età, quella adolescenziale è considerata la più problematica e dunque anche quella in cui iniziative di questo tipo possono offrire il massimo beneficio, sia in termini di trasmissione delle conoscenze, sia in termini di relazione tra coetanei. Questo metodo non ha
annullato in alcun modo l’autorità degli adulti (insegnanti, formatori, educatori), che anzi nella peer education hanno un ruolo di supervisori e di facilitatori dell’interazione tra giovani, sostenendo l’apprendimento e il rafforzamento della fiducia e del rispetto reciproco. All’interno del gruppo, i peer sono agenti di cambiamento e, pur essendo protagonisti dell’azione di trasmissione della conoscenza, non instaurano un rapporto gerarchico con gli altri studenti, non giudicano, non tengono lezioni: continuano a stare sullo stesso piano.
Associato alla generazione di bellezza, c’è anche l’importante processo di apprendimento attraverso l’azione: diversi studi scientifici nel campo della pedagogia e della neurologia, hanno infatti dimostrato come la miglior tecnica per comprendere a fondo tematiche e concetti complessi sia proprio quella del “fare”, attraverso l’operare e le azioni. Gli studenti sono dunque stati chiamati ad aiutare e a supportare i coetanei durante i laboratori o le attività di gruppo organizzate dagli educatori in qualità di facilitatori. Si parla quindi di learning & doing accompagnato dal learning by thinking. Questo
sistema di trasmissione delle conoscenze e di coinvolgimento diretto ha diversi vantaggi: migliora l’autostima degli studenti, li mette alla prova, migliora le loro abilità relazionali e di comunicazione. I coetanei apprendono i concetti più facilmente, in un ambiente di lavoro in cui si sentono a proprio agio, sviluppando anch’essi competenze e risorse.
Questo metodo, inoltre, proprio perché favorisce rispetto reciproco, fiducia e cooperazione tra pari, è da considerarsi anche un sistema di prevenzione verso fenomeni negativi, come il bullismo, l’isolamento e l’emarginazione.
PARTNER DI PROGETTO
FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
LavorOperAzione
SCUOLE
IC Giovanni XXIII (ME)
Liceo Artistico Statale E. Ainis (ME)
IIS La Farina-Basile (ME)
OPERATORI
4 Educatori per FHO
4 Educatori per LavorOperAzione
3 Artisti
protagonisti
61 studenti, di cui 16 in fascia 14-17 anni
(Scuola Basile), 28 in fascia 14-17 anni
(Liceo Artistico E. Ainis), 17 in fascia 11-13 anni (IC Giovanni XXIII)
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEM, umanistiche)
RIGENERAZIONE
E RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI (di vita, culturali, collettivi, naturali, etc.)
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
Installazioni permanenti e itineranti di opere nel Parco della Bellezza e della Scienza di Forte Petrazza (La farfalla di Giovanna Giachetti) e nel Parco Horcynus Orca di Messina (Blue Fluxus di Riccardo Monachesi al Museo MACHO all’interno del Parco).
I P a r c h i d e l l a B e l l e z z a e d e l l a S c i e n z a ( P B S )
s o n o u n ’ i n f r a s t r u t t u r a z i o n e s o c i a l e , e d u c a t i v a ,
e c o n o m i c a e d i r i c e r c a a r e t e c h e c o n n e t t e
t e r r i t o r i p r o t a g o n i s t i d i i m p o r t a n t i p r o c e s s i d i
m e t a m o r f o s i t e r r i t o r i a l e . T a l i p r o c e s s i , s o s t e n u t i
d a l l a F o n d a z i o n e M e s s i n a , s i s v i l u p p a n o a t t o r n o
a i g r a n d i ( s ) n o d i d e l c o n t e m p o r a n e o : l a
n e c e s s i t à d i c o n t r a s t a r e l e d i s e g u a g l i a n z e
e c o n o m i c h e , s o c i a l i e d i r i c o n o s c i m e n t o e i p r o c e s s i d i m u t a m e n t o c l i m a t i c o .
C i a s c u n I P B S è t e m a t i c a m e n t e i n t e r c o n n e s s o a l l e
s o c i a l c a p a b i l i t i e s d e i t e r r i t o r i e d è l o c a l i z z a t o i n a r e e d e l l a F o n d a z i o n e M e . S . S . I . n . A . e d e l s u o
D i s t r e t t o S o c i a l e E v o l u t o , d i c u i è p a r t e a n c h e l a
F o n d a z i o n e H o r c y n u s O r c a , p a r t n e r d e l p r o g e t t o
D I B E L L E Z Z A S I V I V E .
I P a r c h i s o n o a r e e d i g r a n d e p r e g i o a r c h i t e t t o n i c o
e / o a m b i e n t a l e c h e v e r s a v a n o i n c o n d i z i o n i d i f o r t e d e g r a d o , o g g i p r o t a g o n i s t e d i p r o c e s s i d i
r i g e n e r a z i o n e u r b a n a e s o c i a l e . T u t t i i P a r c h i v i v
principi didattici normativi e sequenziali basati su Comando – Informazione – Controllo, proponendo paradigmi originali “a spirale” e maieutici che, circolarmente e dinamicamente, valorizzano e riconoscono i saperi ingenui dei ragazzi, facilitando processi di ricomposizione e di “accomodamento” culturale. La metodologia si basa quindi sulla necessità di:
scegliere approcci comunicativi e insieme rigorosi ed evocativi; scegliere approcci “affettivi”, aprendo “mondi”; collocare storicamente anche i modelli scientifici; evidenziare le connessioni dei sistemi culturali e le correlazioni temporali; evidenziare i problemi irrisolti delle teorie; suscitare domande e atteggiamenti di ricerca.
La rete siciliana de IPBS si compone di cinque aree, ciascuna connotata da elementi tematici caratteristici:
il Parco Horcynus Orca Arti contemporanee del Mediterraneo, Paesaggio, Scienze e tecnologie ambientali e marine e per la valorizzazione dei beni culturali;
Il Parco Sociale di Forte Petrazza Economia solidale e finanza etica, Paesaggio e astronomia, Arti materiali, Arte contemporanea e sociale, Riqualificazione urbana e Welfare di comunità;
Il Parco dei Saperi di Mirabella Imbaccari
Memoria condivisa, Economia sociale e finanza etica; Filosofia della scienza e dei processi storicoculturali, Arti materiali e design contemporaneo; L’Hub di Comunità di Maregrosso Architettura e Ingegneria sostenibili, Metabolismo urbano; Il Polo Olivettiano di Roccavaldina Economie circolari, Bio-materiali, Innovazione Tecnologica, Energie Rinnovabili, Land Art.
Il pilastro fondante della creazione di valore nei Parchi sono le esperienze. L’approccio educativo che caratterizza ogni esperienza individuale e collettiva che minori e adulti sperimentano in essi è basato, infatti, su un metodo che si muove "dal fare al sapere, da un’educazione trasmissiva a una laboratoriale”. Grazie a questo metodo, l’esperienza dei fruitori del singolo parco tematico diventa attiva, coinvolgente e creativa, essendo disegnata in modo da accompagnare le persone lungo il percorso sperimentato grazie alla cocreazione di servizi, di contenuti e di prodotti in grado di rispondere alle differenti aspettative educative e di apprendimento.
Il ricorso alle dimensioni creative e riflessive, fulcro di questo approccio educativo, consente di ricomporre l’innaturale "schisi" tra cultura
umanistica e cultura scientifica: nell’atto creativo
sia l’artista sia lo scienziato procedono infatti con la decodifica e la ricomposizione riflessiva e creativa delle realtà che osservano. In tal senso nei
Parchi arte e scienza sono utilizzate, in un ideale parallelismo epistemologico, come strumenti per studiare la realtà interiore o esteriore, guardando a oggetti e situazioni e cercando correlazioni.
Uno dei più importanti attrattori culturali del sistema dei Parchi è il Museo MACHO (Museo delle Arti Contemporanee del Mediterraneo Horcynus Orca), nato all’interno di un monumentale faro fortificato, sito a Capo Peloro (Messina), una delle punte estreme della Sicilia, nonché un’area di eccezionale valore storico e paesaggistico.
Il restauro del bene (stratificato dal tardo Medioevo all’Ottocento) ha consentito il ritrovamento di un basamento romano-imperiale che è stato classificato come il più imponente faro romano a oggi conosciuto in tutto il Mediterraneo, secondo solo al faro greco-alessandrino di Alessandria d’Egitto.
Tale bene storico-architettonico è stato restaurato e rifunzionalizzato per ospitare il Museo, con un corpus di oltre cento opere esposte in otto sale, le sue sale immersive, un archivio di video-arte e cinematografia contemporanea, la biblioteca tematica, l’archivio di storia contemporanea.
L’area esterna è stata bonificata e trasformata in un giardino mediterraneo, i manufatti moderni sono stati adeguati per ospitare gli uffici e alcuni degli spazi e servizi creativi e culturali. Ogni anno il sito, accessibile e privo di barriere architettoniche, è visitato da oltre 10mila persone.
All’interno di questa cornice, l’azione sistemica dell’Urban MACHO è stata sperimentata nel corso del progetto DI BELLEZZA SI VIVE come pratica educativa e di welfare culturale e comunitario. La sfida è stata contribuire a rigenerare con l’arte alcuni territori delle periferie urbane di Messina, attivando il protagonismo delle comunità che vi abitano, portando il MACHO “fuori dal museo” , per favorire il passaggio da “un luogo d’arte” a “un territorio di cultura”.
ad esempio l’area della ex baraccopoli di Fondo
Saccà, nata dopo il terremoto del 1908, e contemporaneamente il lancio di una innovativa offerta educativa-culturale grazie all’incontro tra le comunità, gli studenti, i ragazzi del territorio e l’arte urbana.
L’azione dell’Urban MACHO si è composta di due percorsi laboratoriali complessi: Coltiviamo un sogno, precedentemente illustrato, e Rigenerazione urbana. Questo secondo intervento, gestito dalla Fondazione Horcynus Orca e da LavorOperAzione Aps. ha coinvolto, nel 2022 e nel 2023, tre artisti di fama internazionale come Riccardo Monachesi, Alex Mendizabal, Giovanna Giachetti. Gli artisti, nei loro workshop praticoriflessivi, hanno affrontato alcuni temi centrali della contemporaneità, tra cui il cambiamento climatico, il tema dell’ascolto delle periferie urbane e dei loro abitanti e quello delle geografie del territorio. L’output raggiunto è stato l’avvio di un processo inclusivo di rigenerazione urbana e territoriale a base culturale in zone difficili, quotidiano e dove è scarsa o nulla la conoscenza, nei linguaggi e nelle forme, dell’arte contemporanea. Ciò ha generato una diffusa resistenza al cambiamento, che ha coinvolto anche i ragazzi più giovani. Tenendo conto di ciò, durante i workshop con gli artisti e i laboratori con gli educatori, si è preso spunto dalla Street Art, nata nelle strade e per le strade, che ha una capacità unica e immediata di raggiungere un pubblico vasto e diversificato, spesso trascurato dalle forme d’arte tradizionale. In questo contesto l’arte urbana, grazie alla sua naturale inclinazione a trasmettere messaggi politici, sociali o culturali potenti, ha infatti costituto l’inizio di un percorso riflessivo e critico importante, dai molteplici riflessi educativi, rivelandosi quindi preziosa per la sua capacità di generare cambiamento sociale attraverso il pensiero, il dialogo e la loro trasformazione in pratiche competenti di arte partecipata.
Gli artisti hanno realizzato tre workshop, coinvolgendo diversi gruppi di adolescenti e preadolescenti in incontri durante i quali si è approfondita la capacità dell’arte di trasformare persone, luoghi e relazioni. Questi incontri, preceduti da un lavoro con gli educatori, hanno avuto come esito la realizzazione di eventi performativi diffusi sul territorio, con l’obiettivo di presentare alla cittadinanza l’importanza dell’attivazione di processi partecipati di arte urbana per rigenerare quartieri periferici. Come in ogni percorso di rigenerazione urbana reale, che non abbia solo lo scopo di decorare ed abbellire, questo tipo di intervento, per essere realmente trasformativo, ha dovuto tenere conto dei vincoli del territorio. A Messina, quindi, gli educatori e gli artisti hanno lavorato in contestilimite, zone dove spesso manca la capacità di riconoscere la bellezza come dimensione del
Grazie alla comprensione delle diverse sfide che si possono affrontare per mezzo dell’approccio anticonformista e generativo della Street Art, i partecipanti hanno quindi potuto dimostrare sul campo un forte senso di appartenenza al
territorio. Un territorio che è stato da loro ripensato, trasformato e vissuto con azioni dense e trasformative, cioè intenzionali, consapevoli e del tutto lontane dalla semplice decorazione urbana o dal vandalismo. All’interno dei tre laboratori e workshop, le tante e diverse forme espressive indagate dai partecipanti con i tre artisti hanno quindi rafforzato un modello educativo, nato, come si è accennato sopra, nel solco di pratiche educative già sperimentate nel tempo all’interno dei Parchi della Bellezza e della Scienza e fondate sul riconoscimento delle possibilità innovative della dimensione estetica.
Quest’ultima, lontana da un approccio estetizzante e vuoto, grazie all’azione Urban MACHO si è dimostrata certamente in grado di promuovere nuovi percorsi scolastici esperienziali, legati in modo significativo ad azioni sulla rigenerazione urbana di luoghi di vita quotidiana degli abitanti del territorio e degli studenti. Tutti hanno infatti svolto un ruolo attivo, contribuendo alla realizzazione di alcune delle installazioni pensate con e dagli stessi artisti, i quali, in qualità di testimoni qualificati, hanno favorito con i loro racconti l’approfondimento della complessità dei
processi artistico-creativi, generando comprensione “viva” dell’importanza per lo sviluppo individuale e collettiv ultimo, un corpo estetico – rigoroso
alla trasformazione degli spazi vissut comunità che in questi vivono.
PARTNER DI PROGETTO
DIPARTIMENTO EDUCAZIONE CASTELLO
DI RIVOLI MUSEO D’ARTE
CONTEMPORANEA
IL MANTO DI COMETA
FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
LavorOperAzione
SCUOLE
IC Como Rebbio (CO)
IC Primo Levi di Rivoli (TO)
IC Giovanni XXIII (ME)
Liceo Statale E. Ainis (ME)
IIS Verona-Trento (ME)
IIS La Farina-Basile (ME)
OPERATORI
6 Educatori
27 Insegnanti
1 Green designer
2 Artenaute
80 adolescenti in fascia 11-13 anni
115 ragazzi in fascia 14-17 anni
(di cui 5 con Bes, Dsa e disabilità e 3 stranieri)
ACCRESCIMENTO
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA NELL’INTERAZIONE
CON MUSEO E TERRITORIO RIGENERAZIONE E RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI (di vita, culturali, collettivi, natura i, etc.)
RAFFORZAMENTO DELLE COMPETENZE
COGNITIVE E NON COGNITIVE GRAZIE ALL’APPRENDIMENTO ATTIVO
Orti-Parola: 3 installazioni collettive a Como presso
Cometa, nell’IC Como Rebbio a Como e nell’IC Levi a Rivoli (TO)
Tavola Cromatica: installazione collettiva realizzata
nella sala mensa di Cometa a Como e nella
Biblioteca dell’IC Levi di Rivoli (TO)
Shining words: installazione collettiva al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Giardini verticali nelle Scuole Secondarie di I
grado degli IC Como Rebbio e Levi di Rivoli
Giardino perenne: wall painting nella Scuola
Secondaria di I grado Don Orione dell’IC Giovanni
XXIII di Messina
Orto-aiuola Terzo Paradiso: ispirato al segno
simbolo con l’IIS Verona-Trento
Opera-azione collettiva Terzo Paradiso: realizzata con IIS La Farina-Basile a Messina nel Parco della
Bellezza e della Scienza di Forte Petrazza a Messina
Coltiviamo un sogno – a cura del Dipartimento
Educazione del Castello di Rivoli in collaborazione con i partner del progetto Il Manto di Cometa e Fondazione Horcynus Orca – è un percorso che ha utilizzato la metafora del giardino per la realizzazione, negli spazi di vita, di orti artistici intesi come luoghi di crescita e condivisione a partire dall’esperienza dell’arte contemporanea, in particolare dal lavoro di artisti come Michelangelo Pistoletto con il progetto internazionale Terzo Paradiso, Joseph Beuys –antesignano delle problematiche sulla salvaguardia della natura – e Shweta Bhattad con I have a dream – Community project.
Coltiviamo un sogno è un’azione nata per rispondere all’urgenza di rafforzare interventi educativi in outdoor education come risposta alla pandemia: l’isolamento in casa, infatti, ha esasperato le condizioni di vita di bambini e ragazzi, già in carenza educativa, segnate anche da “iperprotezione”, lunghi tempi trascorsi negli ambienti scolastici e domestici anche a causa della Didattica a Distanza (DAD).
Coltiviamo un sogno ha messo al centro dell’esperienza educativa la relazione arte-natura, la riappropriazione da parte di bambini e ragazzi
di spazi di vita all’aria aperta in cui crescere, giocare e imparare fuori dall’aula coinvolgendo corpo, movimento, intelligenza e emozioni.
La comunità educante di adulti coinvolta nel progetto – docenti, educatori, giardinieri, garden designer – grazie alla formazione a cura del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli ha lavorato sul senso dell’educare con l’arte come atto di cittadinanza attiva: condividere significati e significanti, obiettivi, vincoli e opportunità per guidare i ragazzi a intraprendere un percorso esperienziale nuovo e originale.
Durante i laboratori, i ragazzi hanno compiuto un viaggio di conoscenza metadisciplinare in cui si sono alternati momenti di lavoro manuale a momenti di riflessione condivisa. In questa azione educativa complessa, frutto di un’alleanza educativa tra museo, scuola e terzo settore, il ruolo della scuola si è rafforzato nel momento in cui si sono colte le istanze del tempo presente (ambiente, biodiversità, intercultura) per portarle in classe in chiave innovativa, interdisciplinare (arte, scienze, attività all’aria aperta, nuove tecnologie) e sperimentale soprattutto attraverso attività laboratoriali. L’azione ha contribuito a
rigenerare gli spazi di vita utilizzati quotidianamente dai ragazzi, ad esempio l’atrio della scuola con la creazione di un giardino verticale, gli spazi esterni con la realizzazione di orti, un piccolo cortile altrimenti inutilizzato. Le installazioni degli orti artistici hanno assunto molteplici valenze educative nei differenti luoghi in cui sono state realizzate. A Como e a Rivoli, gli orti sono stati strumenti educativi per affrontare temi quali l’intercultura, l’inclusione e l’integrazione e sono diventati un’esperienza
L’azione a Messina si è generata dall’esperienza di Como e Rivoli: in tal senso DI BELLEZZA SI VIVE è stato capace di mettere in rete i diversi partner costruendo reali collaborazioni su progettualità condivise sviluppatesi nel corso del progetto, anche quando non inizialmente previste, intercettando le esigenze dei diversi territori. Le installazioni degli orti a Messina sono state lo spunto di un dialogo maieutico sul cambiamento climatico, la giustizia sociale, la transizione ecologica, la bellezza dei luoghi come risorsa culturale, etc.
Le azioni intraprese sono state capaci di: innovare le strategie educative passando da un’educazione disciplinare e formale a un apprendimento attivo fondato sulle competenze e mettendo al centro arte, natura, cura; combinare i metodi di sostegno all’apprendimento con l’immersione nell’arte e nell’ambiente naturale da cui dipende l’attivazione delle risorse psichiche; riconoscere il potenziale educativo della creatività artistica; favorire un approccio integrato all’apprendimento delle STEAM; aiutare i ragazzi nella definizione della propria identità in relazione ai contesti di vita reali per far emergere le vocazioni; valorizzare la cura e la bellezza degli spazi aperti in cui bambini e ragazzi fanno esperienze educative;
sviluppare laboratori di territorio promuovendo una cooperazione assidua tra scuola, museo e comunità educante.
Articolazione delle attività a Como e a Rivoli
Formazione docenti ed educatori
Giardino verticale: ragazzi in giardino (esterno) / il giardino in classe (il paesaggio entra in classe)
Coprogettazione degli orti-parola
Gli orti-parola ispirati a Shweta Bhattad
Tavola cromatica nel segno/simbolo del Terzo
Paradiso di Michelangelo Pistoletto
Dal virtuale al reale: dall’app Mentimeter al Castello di Rivoli
Una giornata al Castello di Rivoli tra arte, natura e bellezza
Shining words: parole ad arte per l’orto
Giardino verticale
A Rivoli e a Como, i ragazzi attraverso un lavoro collettivo condiviso hanno realizzato giardini verticali con elementi naturali come foglie, semi e rami raccolti e catalogati per forma, colore e texture. I ragazzi sono usciti all’aria aperta nel giardino della scuola, mentre lo spazio naturale è entrato nell’ambiente di vita, abitato quotidianamente dai ragazzi. L’attività ha voluto essere una riflessione sulla metafora del giardino,
la più antica forma di sistemazione e organizzazione dello spazio naturale, per ripensare al tempo, all’arte e alla natura. Stratificazione, proliferazione, riproduzione, crescita, sviluppo e cambiamento, infatti, sono termini che si possono legare sia al mondo naturale sia ai processi artistici ma anche all’adolescenza.
Gli orti-parola ispirati a Shweta Bhattad
Gli orti-parola sono nati da un percorso di coprogettazione realizzato con i ragazzi riflettendo sui concetti di naturale e artificiale a partire dall’utilizzo della tecnologia.
Attraverso l’app Mentimeter, infatti, i ragazzi di Como e di Rivoli si sono incontrati, seppure a distanza, nel virtuale, per ragionare insieme sulle parole con cui realizzare l’orto.
La riflessione del singolo ha portato a una condivisione più ampia che ha portato a individuare le parole sogno, orto, arte, cura. Ragazzi, docenti ed educatori, guidati dalle
Artenaute del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli e da una green designer, si sono cimentati nella produzione di orti-parola, ispirati a quelli dell’artista Shweta Bhattad che ha realizzato azioni partecipate di denuncia del cambiamento climatico
delle disuguaglianze sociali, a sostegno delle pari opportunità, coltivati con molte comunità nel mondo. Dissodamento del terreno, preparazione delle sagome, scelta delle essenze che poi sono state piantate per dare forma alle parole che sono diventate il manifesto di Coltiviamo un sogno: attraverso l’azione i ragazzi hanno appreso dall’arte, dalla botanica, dalle scienze dell’alimentazione, una lezione di storia sociale, di biodiversità, di impegno civile. Il percorso ha attivato riflessioni diverse rispetto ai tre contesti.
Per la Scuola Secondaria di I grado Fogazzaro di Como Rebbio, caratterizzata da un’altissima presenza di studenti immigrati di prima e seconda generazione, l’orto con la parola “arte” è diventato metafora di integrazione interculturale e inclusione sociale, riconoscimento della diversità, convivenza, cooperazione. Semi e piante, infatti, hanno attraversato tempo e spazio, segnando la storia dell’umanità e delle migrazioni. A Cometa, invece, l’azione artistica si è innestata nella pratica del fare l’orto già in essere: l’orto ha accolto la parola “cura” che caratterizza da sempre l’azione sociale della Fondazione. Nel cortile della Scuola Secondaria di I grado Levi di Rivoli, invece, l’orto realizzato è una
sorta di tautologia: un orto-parola “orto” a cui si è aggiunto il termine “sogno” a rendere visibile che con cura e pazienza i sogni possono diventare realtà. Gli orti-parola sono diventati incubatori di pratiche eco-sostenibili e di apprendimento delle interazioni tra polarità opposte: natura/artificio, arte/scienza/tecnologia, contesto produttivo/tutela ambientale. Tavola cromatica
La Tavola cromatica è stato il momento conclusivo dell’azione Coltiviamo un sogno realizzato in contemporanea a Como e a Rivoli. Si è trattato di un’azione collettiva nel segno dell’arte e della sostenibilità, uno spazio fisico e simbolico in cui condividere i prodotti della terra attraverso il coinvolgimento di tutti i sensi: la bellezza dei colori, il profumo e le diverse consistenze di frutta e verdura a km 0, in una logica di basso impatto ambientale. Sono stati utilizzati anche i frutti degli orti nati dal progetto Coltiviamo un sogno oltre a vegetali autoctoni e presenti nei territori coinvolti.
A Como la Tavola cromatica è stata pensata, immaginata e allestita nei bellissimi spazi di Cometa, che si occupa di accoglienza, educazione, formazione, inserimento lavorativo.
A Rivoli, per l’allestimento è stata scelta, non a caso, la Biblioteca della Scuola Levi, luogo simbolico di nutrimento per la mente a cui, per la speciale occasione, si è voluto affiancare quello per il corpo, in un connubio volto a sottolineare la necessità di nutrire entrambi di bellezza, colore, forma, arte, in equilibrio con la natura. Ragazzi, docenti e famiglie si sono riuniti idealmente attorno alla Tavola cromatica che sia a Rivoli sia a Como ha preso la forma di Terzo Paradiso: un omaggio all’artista Michelangelo Pistoletto e un’occasione per rimettere in circolo pensieri e azioni collettive nel segno della sostenibilità, della condivisione e della rinascita attraverso l’arte e la cultura in sintonia con il progetto Terzo Paradiso - Rebirth Day, condiviso fin dal principio dal Dipartimento Educazione con Cittadellarte Fondazione Pistoletto, Rete degli Ambasciatori e tutti i partner del progetto.
Una giornata al Castello di Rivoli
Dopo aver lavorato insieme virtualmente, i ragazzi di Como e di Rivoli hanno avuto la possibilità di incontrarsi al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea per vivere un’esperienza immersiva a cura del Dipartimento Educazione, tra
arte, natura e bellezza. Il percorso si è svolto nella
Collezione Permanente del Museo tra le opere degli artisti che hanno indagato la relazione tra arte e natura – in particolare Giuseppe Penone, Richard Long, Michelangelo Pistoletto, Lothar Baumgarten – e negli spazi all’aperto che circondano il Castello: il piazzale panoramico, il Parco del San Grato e la Fattoria Didattica La Vigna, un’oasi tranquilla dove i ragazzi hanno visitato l’orto biologico e il frutteto, apprendendo i tempi di semina, di crescita e di raccolta di ortaggi, alberi da frutto, erbe aromatiche.
Nell’atrio esterno del Castello i ragazzi di Rivoli e quelli di Como hanno dato forma alle parole scelte per i propri rispettivi orti utilizzando come “inchiostro solido” il foglio d’alluminio –trasformato in cordoni – rilucente e riflettente, riciclabile all’infinito, fornito da CiAl Consorzio
Imballaggi Alluminio, storico partner del Dipartimento Educazione. Un’installazione per riflettere insieme sulle parole trasformate in orto.
Articolazione delle attività a Messina
Formazione docenti ed educatori; studenti
Giardino verticale: coprogettazione e realizzazione del wall painting con IC Giovanni XXIII
Orto-aiuola in omaggio al Terzo Paradiso con IIS
Verona-Trento
Mosaico Terzo Paradiso con Liceo Artistico Basile
Installazione Terzo Paradiso con IIS Ainis e Liceo
Artistico Basile
A Messina, il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e Fondazione Horcynus Orca hanno condiviso l’azione coinvolgendo gli studenti di quattro istituti scolastici del territorio scelti, non a caso, per diversità di indirizzo, contesto, età dei ragazzi: Istituto
Comprensivo Giovanni XXIII - Scuola Secondaria di I
Grado Don Orione, l’Istituto d’Istruzione Superiore Verona-Trento - Indirizzo Tecnico, il Liceo Artistico Basile, il Liceo Emilio Ainis. A partire dalle pratiche dell’arte contemporanea, Coltiviamo un sogno a Messina ha realizzato azioni partecipate di rigenerazione urbana diffusa in cui i ragazzi sono stati invitati alla progettazione e realizzazione di orti artistici: un’azione visibile e tangibile per prendersi cura dello spazio da loro abitato quotidianamente nel segno della condivisione e della valorizzazione dei luoghi nella relazione con la natura. Dall’idea di coltivare, data dai contenuti dell’azione, all’aiuolagiardino apparentemente abbandonata nel cortile
della scuola, punto di partenza per ripensare la relazione con l’ambiente che ci circonda e in senso più esteso alla natura, la realizzazione di un wall painting riflettendo sullo stare insieme ciascuno con le sue diversità. La scuola stessa è stata intesa come luogo della cura e della crescita. La realizzazione degli orti artistici, a Messina, ha esteso la riflessione su temi contemporanei come il cambiamento climatico, la transizione ecologica, la rigenerazione urbana. Un lavoro sinergico scuola-museo-territorio che a partire da contenuti condivisi, attraverso incontri a scuola e online, ha preso forme diverse in ciascuna realtà con la comune volontà di ripensare e riqualificare gli spazi di vita frequentati dai ragazzi, utilizzando la metafora dell’orto per una riflessione collettiva sul valore di cura, cultura e bio-diversità, nell’incontro e nell’ascolto dell’altro.
Giardino perenne: coprogettazione e realizzazione del wall painting
Durante gli incontri di formazione, agli studenti della Scuola Secondaria di I Grado Don Orione dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Messina si è chiesto di osservare l’ambiente circostante sia quello naturale sia quello scolastico e di
immaginare come lo avrebbero trasformato
attraverso la progettazione partecipata di un intervento pittorico. I ragazzi hanno osservato, studiato e catalogato le innumerevoli specie
presenti nel cortile della scuola, imparando a cogliere la bellezza che ci circonda.
Da ambiente di passaggio a luogo relazionale, l’atrio della scuola è rifiorito con un meraviglioso
giardino verticale e perenne, ispirato alla rigogliosa vegetazione tipica del territorio caratterizzata da un’incredibile biodiversità. Una selva di piante, germogliate dai segni lasciati dai pennelli, in un’azione che ha visto intrecciarsi i saperi scientifici degli educatori di Fondazione Horcynus
Orca e quelli delle Artenaute del Dipartimento
Educazione Castello di Rivoli con i “saperi spontanei dei giovani”, veri protagonisti dell’esperienza. Ragazze, ragazzi e docenti al termine dell’attività hanno chiesto di far “rifiorire” con le forme e il colore tutti i corridoi e di portare bellezza in tutta la scuola!
Orto-aiuola in omaggio al Terzo Paradiso
Gli studenti del laboratorio di falegnameria dell’Istituto d’Istruzione Superiore Verona-Trento di Messina hanno progettato un orto-aiuola
ispirato al Terzo Paradiso di Michelangelo
Pistoletto. Il segno simbolo è stato realizzato con listelli di legno tagliati a differenti altezze a simulare un’onda del mare, al cui interno sono state inserite e sistemate le piante aromatiche tipiche del paesaggio siciliano.
Attraverso la metodologia su cui si fonda il progetto, l’azione guidata dalle Artenaute del Dipartimento Educazione e dagli educatori di FHO ha saputo innestare sui saperi spontanei dei giovani quelli tecnici - misurazione e taglio del legno - e scientifici - le pratiche dell’arte contemporanea - coniugando tecnologia, manualità, creatività, idee e cooperazione.
Orto/arte – Segno/scrittura/sogno
Studenti e studentesse del Liceo Emilio Ainis hanno lavorato, in presenza a scuola e online, a partire dal titolo dell’azione Coltiviamo un sogno e dall’etimologia della parola “coltivare”. La riflessione, partendo dall’arte contemporanea, li ha portati a compiere un viaggio introspettivo sul valore della bellezza nell’educazione, approfondendo temi correlati al loro indirizzo di studio. Attraverso un laboratorio di scrittura hanno riflettuto sul significato della parola sogno: pensieri
e riflessioni condivisi sono diventate poesie affidate al vento e lette ad alta voce nell’azione conclusiva, concretizzando in modo partecipato e suggestivo il senso della filosofia espressa dal Terzo Paradiso. I due cerchi esterni rappresentano le diversità e le antinomie, tra cui natura e artificio. Quello centrale è la compenetrazione fra i cerchi opposti e rappresenta il grembo generativo della nuova umanità. Nella realizzazione del loro Terzo Paradiso, bambini e adolescenti hanno toccato con mano il senso dell’opera dell’artista e realizzato un manifesto politico: un simbolo-mito che porta ognuno di noi ad assumere una personale responsabilità nella visione globale, a partire dall’esperienza dell’arte.
Anche l’azione con le classi del Liceo Artistico Basile è partita dalla conoscenza del territorio: i ragazzi sono andati alla scoperta dei luoghi emblematici di Messina, in particolare il Forte Petrazza, in località Camaro Superiore, parte di un sistema difensivo concepito e realizzato dall’Arma del Genio Militare tra il 1888 e il 1903, considerato punto sensibile e strategico nel Mediterraneo, oggi sede di un Parco Sociale in cui convivono attività di formazione, innovazione,
ricerca, lavoro, integrazione sociale attraverso un processo di risanamento ambientale e di valorizzazione dei beni culturali. I ragazzi del Liceo hanno accettato la sfida di lavorare al di fuori della scuola, in un territorio che non conoscevano attraverso un percorso di scoperta a partire dalle pratiche dell’arte contemporanea con particolare riferimento al progetto Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto.
La storia del Forte, la bellezza del panorama circostante, la rigogliosa vegetazione siciliana sono state le suggestioni da cui i giovani sono partiti per ri-disegnare il paesaggio della loro terra, osservato, studiato e rielaborato attraverso la tecnica del mosaico, in cui gli elementi naturali –agave, cactus, fico d’India e aloe – sono inseriti all’interno del segno simbolo del Terzo Paradiso tracciato su un fondo blu cobalto come il mare su cui si affaccia Messina. Un mosaico contemporaneo su pannelli mobili realizzato con piastrelle di recupero, in un circolo virtuoso che utilizza lo scarto come risorsa. Contestualmente, in occasione del momento conclusivo dell’azione, il segno simbolo del Terzo Paradiso – che allude all’urgenza di trovare un equilibrio tra polarità opposte quali natura e artificio – è stato tracciato
con le pietre del Forte: riunito in un solo segno tutto il paesaggio circostante, in un’armonia di materie prime diventate preziose perché testimoni in permanenza dell’opera-zione collettiva. Il sogno, che dell’azione è la premessa è stato coltivato dai ragazzi osservando da una nuova prospettiva le immense ricchezze naturali, paesaggistiche e sociali di un territorio straordinario.
Nel corso dell’attività i ragazzi hanno confermato che la creatività si fonda sul desiderio. Quel desiderio di-più-vita che, creativamente, li proietta verso le scelte future, spingendoli a fruttificare e per questa via a raggiungere la realizzazione di sé.
Nei laboratori, fondati su esperienze estetiche ed etiche, è emersa con forza la manifestazione di quella “fame di essere” che si traduce poi nella ricerca dei modi per dispiegare la propria energia vitale. Come un vuoto promettente, il desiderio, la bellezza, l’arte hanno suscitato nei ragazzi un’inquietudine positiva, un senso della ricerca che li ha spinti a non accontentarsi della realtà per come essa è, appare o viene raccontata. In conclusione, il progetto è stata un’occasione educativa preziosa per ricordare che la scuola –
nell’alleanza con il Museo e con le istituzioni del territorio – è un luogo di crescita e cura dove coltivare i semi dei propri sogni. Un sogno che va di pari passo con l’impegno poiché, come afferma Pistoletto, «noi siamo i giardinieri che devono proteggere questo pianeta e curare la società umana che lo abita».
Coltiviamo un sogno ha dato a studenti e insegnanti diverse opportunità di affrontare temi contemporanei, sostenibilità, cura del territorio, transizione ecologica giusta, scegliendo di diventare change makers capaci di intervenire con soluzioni creative in cui arte, scienza, ricerca siano tenute insieme in una visione sistemica e complessa del mondo.
LINK - www.terzoparadiso.org
LINK - https://www.massacritica.it/2022/12/il-rapporto-tra-artee-cibo-tavola-cromatica/
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PARTNER DI PROGETTO
FONDAZIONE MODERNI ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE DIPARTIMENTO EDUCAZIONE DEL CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
PARTNER TERRITORIALI
Comune di Poli
Associazione Musicale Città di Poli Aps
SCUOLE
IC Gallicano nel Lazio – Sezione di Poli (RM)
OPERATORI
4 Educatori
1 Insegnante
protagonisti
34 adolescenti in fascia 11-13 anni
5 ragazzi in fascia 14-17 anni (di cui 3 con Bes, Dsa e disabilità)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE
E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
RIGENERAZIONE
E RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI (di vita, culturali, collettivi, naturali, etc.)
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
30 genitori coinvolti direttamente e indirettamente outcome
1 wall painting I colori di Poli sulla facciata interna del muro della scuola
1 patchwork fotografico Vedute Contemporanee, che ha sfilato al Villaggio della Terra a Roma per l’Earth Day 2023 e che è divenuto successivamente installazione permanente all’interno dell’edificio scolastico
1 video Una nave tra gli alberi la costituzione della comunità educante di Poli, che ha sottoscritto il Patto educativo di comunità l’installazione Shining Words - parole di luce diffuse all’interno del paese lo skyline di Poli riprodotto sul muro della scuola e visibile da qualsiasi punto del paese
ArtStorytelling, l’arte di narrare un territorio è un percorso di educazione all’arte e con l’arte, come atto di cittadinanza per trasformare il mondo, facendo sentire i ragazzi parte attiva del territorio. Da questa sinergia si sono generate azioni capaci di: innovare le strategie educative mettendo al centro arte, natura, cura; riconoscere il potenziale educativo della creatività artistica; combinare i metodi di sostegno all’apprendimento con l’immersione nell’arte e nella natura; passare da un’educazione disciplinare ad un apprendimento fondato sulle competenze; aiutare ogni ragazzo nella definizione della sua identità in relazione ai contesti di vita reali per far emergere le vocazioni; valorizzare la cura, la bellezza e l’empatia degli spazi aperti in cui i minori fanno esperienze educative quali elementi fondamentali da cui dipendono molti aspetti dell’attivazione delle risorse psichiche; sviluppare laboratori di territorio promuovendo una cooperazione assidua tra una “scuola vivaio” e una comunità educante.
La scelta di apprendere in natura e all’aperto dovrebbe essere alla portata di tutti i bambini e le bambine, i ragazzi e di tutte le famiglie, qualsiasi siano le possibilità economiche.
In linea con quest’idea, DI BELLEZZA SI VIVE ha diffuso, con questa e molte altre sperimentazioni, l’importanza dell’educazione outdoor a scuola, cercando nel corso dei diversi percorsi laboratoriali di far emergere i numerosi benefici associati a tale pratica. Si è quindi svolta una ricerca educativa con un intervento innovativo per far conoscere e sperimentare l’Outdoor Education in un istituto scolastico che normalmente non utilizza tale modalità di “fare scuola”. Si è fatto riferimento alla disciplina di Arte e Immagine promuovendo lo sviluppo dell’espressione artistica nei minori attraverso esperienze nel paese, nel cortile e nella campagna che circonda la scuola. La coprogettazione dell’azione che ha coinvolto i partner nazionali a cui si sono affiancati i partner locali si è basata, come tutti gli altri interventi sull’applicazione e sperimentazione della metodologia originale e validata RBL-Research
Based Learning che si fonda sull’ipotesi che per favorire apprendimento e cambiamento in
qualsiasi situazione relazionale, bisogna partire dalle risorse endogene così come sono, riconoscerle, attivare la conoscenza, restituendola al soggetto che è portatore di quelle conoscenze, inserendo nuovi saperi coerenti che possono sostenere l’evoluzione delle conoscenze endogene precedentemente riconosciute, mediante un i i i d i Affi hé
dell’altro e dalle sue condizioni iniziali. In fondo l’apprendimento è un processo di coevoluzione che esige di comprendere i vincoli e le possibilità del soggetto-attore dell’apprendimento che ne condizionano e favoriscono l’emancipazione.
L’azione incentrata sulla valorizzazione degli spazi di vita dei minori ha dato vita ad un doppio ercorso: si è lavorato con gli adulti per attivare il conoscimento di una comunità educante che peri secondo una logica contributiva e orresponsabile nel costruire relazioni educative ed fettive capaci di valorizzare ascolto attivo, eneratività sociale e protagonismo dei minori. traverso un’azione partecipata di co-scrittura da arte di genitori, scuola, associazioni del territorio e el Comune di Poli, si è arrivati alla stesura di un atto di comunità, siglato proprio nel corso ell’evento conclusivo, il 24 novembre 2023 e he diventa la prima linea guida, lasciata in eredità territorio per sviluppare un’offerta laboratoriale ducativa frutto di una cooperazione assidua tra na “scuola vivaio” e comunità educante. Si è vorato con pre-adolescenti e adolescenti, unendo te, creatività e natura, quali strumenti per creare, i)scoprire, diventare cittadini.
L’azione ha attivato un percorso di valorizzazione e (ri)significazione del piccolo borgo da parte dei minori che vi abitano, promuovendo inediti esercizi di sguardo e di (ri)scoperta del territorio, attraverso un percorso ludico-giocoso e creativo, fondato su un sistema di segni e di simboli provenienti da metalinguaggi diversi: dalla fotografia, utilizzata per ri-scoprire attraverso l’obiettivo gli spazi del quotidiano – la piazza, i vicoli, i monumenti – come bene comune, alla costruzione di un nuovo vocabolario, realizzato attraverso un’esperienza di bellezza che ha visto i ragazzi lavorare con l’alluminio – materiale riciclabile all’infinito – per realizzare “parole di luce-shining words” che sono state installate in giro per il paese.
Parliamo di un contesto difficile, per certi versi anche più complesso di una periferia romana: un piccolissimo paese vicino a Tivoli, fagocitato dalla vicinanza della Capitale. Pendolarismo quotidiano, disgregazione della comunità, invecchiamento del tessuto locale, mancanza di opportunità soprattutto per i più giovani, rischiano di trasformare questo luogo denso di storia e cultura, caratterizzato da un’incredibile bellezza paesaggistica, in un “non luogo” da cui fuggire appena si può. Un luogo non visto e non riconosciuto dalle nuove generazioni
che porta indifferenza, apatia, isolamento, fuga fisica e mentale. Nell’intervento, l’arte si è intrecciata con un nuovo sentimento civico e con le emergenze del tempo presente, come la salvaguardia del Pianeta e la necessità di promuovere un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile.
Tutte le foto scattate dai ragazzi sono state organizzate in un patchwork fotografico che è diventato un “manifesto” civico e glocal con il quale i ragazzi e la comunità educante hanno orgogliosamente sfilato al Villaggio della Terra, il 22 aprile 2023, per celebrare l’Earth Day, nel cuore verde di Roma tra la Terrazza del Pincio e il Galoppatoio di Villa Borghese, scoprendo così che anche se si abita in un piccolo borgo si può essere cittadini globali, coscienti di vivere in una rete interconnessa, dove le azioni e le scelte di ognuno producono degli effetti non solo localmente, ma anche a livello nazionale e spesso internazionale.
Insieme si è realizzato un percorso di arte urbana, con un lavoro sull’identificazione di tutti gli elementi che contraddistinguono il territorio, il campanile in primis, riconosciuto dai ragazzi come il più familiare, identitario, comune ed intimo del
proprio genius loci. La produzione di esperienze di bellezza, che la ricerca scientifica su cervellomente-apprendimento riconosce come le uniche capaci di generare una risonanza particolarmente riuscita nella relazione con gli altri, con l’ambiente, con gli artefatti, con il paesaggio, ha esteso le capacità e le potenzialità di questi ragazzi, in forme e modi che senza quelle esperienze non sarebbero stati possibili.
La bellezza è diventata indicatore di valutazione di crescita e allo stesso tempo la via per sostenere il potenziale di minori mediante azioni mirate di educazione-orientamento. Attraverso un uso educativo delle esperienze estetiche è stato infatti possibile individuare i costi derivanti dall’assenza di bellezza, i quali si esprimono in termini di mortificazione delle potenzialità, di mancanza di accesso all’estetica delle relazioni, di impoverimento delle possibilità individuali e collettive, di disaffezione verso ogni prospettiva di apprendimento e riconoscimento, con la conseguente crescita dell’impoverimento educativo e di un possibile abbandono scolastico precoce, ma anche di fuga dal quotidiano. Adolescenti e preadolescenti hanno potuto sperimentarsi come
“nuovi” cittadini che vivono la comunità in maniera attiva, che riconoscono, valorizzano e creano bellezza nel loro contesto di vita e nelle relazioni che costruiscono. Non a caso il cortometraggio
Una nave tra gli alberi si chiude con la frase «questo video è un’opera collettiva che nasce dal desiderio di cercare, trovare e costruire bellezza, nei luoghi e nelle relazioni». Nel lavoro con i ragazzi questo è sempre stato un faro, insieme alla restituzione della loro centralità e della fiducia nelle loro capacità generative per costruire un mondo migliore. DI BELLEZZA SI VIVE ha aperto a ibridazioni importanti tra i diversi partner nazionali, contaminando il territorio con esperienze originali in risposta a bisogni specifici dei minori e della scuola. La pratica della bellezza si è rivelata fondamentale per aiutare ciascun adolescente nella definizione della sua identità in relazione ai contesti di vita reali, per far emergere le proprie vocazioni in funzione delle scelte future e alle vocazioni culturali e sociali che il territorio esprime; per valorizzare la cura e l’empatia degli spazi in cui i minori fanno esperienze educative quale elemento da cui dipendono molti aspetti della creazione della personalità e l’attivazione delle risorse psichiche.
L’intervento si è chiuso al Museo Civico del Territorio, già chiesa San Giovanni Battista, dove si è tenuto l’evento conclusivo della ricerca-azione
ArtStorytelling, l’arte di narrare un territorio, durante il quale si sono alternati momenti di narrazione e di restituzione dei risultati a quelli più performativi in grado di coinvolgere la comunità educante e gli adolescenti. Anche l’evento è stato volutamente concepito come un itinerario alla scoperta di quei luoghi che sono stati scena, contenuto e spazio educativo per un intero anno scolastico. Un’occasione per visionare con la comunità il corto Una nave tra gli alberi, realizzato con i contributi dei ragazzi e degli adulti, che hanno condiviso nuove competenze, sguardi e prospettive.
Dopo una prima parte al Museo Civico del Territorio si è proseguito all’Istituto Comprensivo Gallicano nel Lazio – Sezione di Poli, dove sono state installate le opere realizzate dai ragazzi e sono state apposte due targhe a cura della Fondazione Mario Moderni. Soprattutto per la Fondazione, lead partner per il progetto DI BELLEZZA SI VIVE in questo territorio, l’evento è stato un’occasione fondamentale di restituzione del valore educativo co-creato e per ripercorrere
con tutti i partner, i colleghi, la scuola, le associazioni, i genitori e i ragazzi, indiscussi protagonisti, il percorso realizzato. È stato anche un momento di rilancio a tutta la comunità educante e ai ragazzi, affinché ciò che hanno sperimentato per un anno possa diventare un percorso di cambiamento e di creazione di opportunità.
La visione collettiva del video e la partecipazione dei ragazzi e della comunità educante ha generato un contributo vero ed autentico che si auspica possa produrre un cambiamento ed una crescita per tutti. Per questo la Fondazione Mario Moderni ha voluto regalare le targhe per inaugurare e celebrare la realizzazione e l’installazione delle opere nella scuola e distribuire il video alle istituzioni, alle associazioni e ai genitori, come augurio a chi decida di raccogliere la sfida educativa della bellezza, fuori da ogni retorica e da ogni pura riduzione estetica. Lavorare con i ragazzi, antenne vibranti immerse nel flusso di informazioni e sensazioni, ha permesso di entrare a contatto con il tessuto emotivo del paese, fino a coinvolgere anche gli adulti nella ricerca della “bellezza” come forza generativa e trasformativa.
Nei lavori con i ragazzi sono emerse tantissime
parole ed emozioni, alcune evocavano la paura, l’isolamento, la solitudine, ma anche la speranza, il desiderio di cambiamento e la fiducia nel futuro.
L’Installazione Abi-Tanti. La Moltitudine Migrante, una folla silenziosa, pacifica e colorata di umanoidi di legno, disseminata lungo le vie del paese e realizzata grazie al Dipartimento
Educazione del Castello di Rivoli, ha accolto ragazzi e adulti durante l’evento per testimoniare che di fronte alla crescita e alla comunità non si è mai soli, se si sceglie di camminare insieme agli altri. Un desiderio e un’opportunità di espansione, come hanno fatto emergere alcuni ragazzi, per diventare i nuovi abitanti di Poli.
VIDEO
PDF - Le domande e le parole
PARTNER DI PROGETTO
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE
PARTNER TERRITORIALI
Officine Culturali
Associazione Cappuccini
Istituto Madonna della Provvidenza
Parrocchia Beata Vergine Maria in Cielo
Assunta alla Playa
Comitato Antico Corso
Marco Terranova Senzastudio
OPERATORI
6 Educatori
3 Architetti
RIGENERAZIONE E RIAPPROPRIAZIONE
DI SPAZI DI VITA (di vita, culturali, collettivi, naturali, etc.)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
23 ragazzi in fascia 14-17 anni (di cui 2 stranieri e 7 in casa famiglia) protagonisti
Realizzazione di arredi per lo spazio
aggregativo dell’Associazione Cappuccini onlus e dell’Istituto Madonna della Provvidenza
Genius Loci è una delle azioni di progetto in cui
ON! Trasformazioni Generative, ha avuto il ruolo di lead partner nazionale. Questa azione, come altre, nasce per combattere la povertà educativa attraverso la bellezza e il fare. In particolare Genius Loci Catania ha coinvolto un nutrito gruppo di adolescenti in situazione di fragilità scolastica, familiare e socio-economica che vivono in due dei quartieri più critici della città etnea, il quartiere Cappuccini e Tondicello della Playa.
On! Trasformazioni Generative è stato un partner nazionale importante perché più degli altri, localizzati in territori di intervento specifici, con il programma Generazione Go ha operato per tre anni in diversi territori italiani, da Nord a Sud, diventando un osservatorio di particolare interesse nel progetto DI BELLEZZA SI VIVE. Le loro progettualità sono state sviluppate in partnership con agenzie formali, come le scuole, e non formali, principalmente enti di terzo settore, pubbliche amministrazioni locali e oratori. Obiettivo di questa azione è stato guidare i ragazzi alla riappropriazione e al rispetto dello spazio pubblico e dei beni comuni, mediante la (ri)scoperta delle bellezze della loro città e contemporaneamente dei propri talenti.
Con Genius Loci infatti gli adolescenti hanno avuto la possibilità di conoscere meglio il loro territorio e sperimentare il lavoro come esperienza educativa e di impegno per la realtà in cui vivono, (ri)connettendo le tre componenti fondamentali della dimensione lavorativa.
Il percorso ha preso avvio dall’esplorazione di alcuni luoghi emblematici della città, prossimi ai quartieri in cui i ragazzi vivono ma spesso a loro sconosciuti, a causa delle barriere psicologiche che ne impediscono l’accesso. Il progetto è stato in questo senso la chiave per scardinare queste dinamiche e liberare la dimensione del desiderio e della possibilità di una vita diversa. Dopo le prime esplorazioni urbane i ragazzi e le ragazze hanno mappato i luoghi di aggrega ione dei loro quartieri e li hanno re-immaginati bisogni e desideri. La bellezza non un’esperienza da fruire, ma anche esperire grazie al laboratorio di fal cui sono stati realizzati alcuni arred all’Istituto Madonna della Provvide dell’Associazione Cappuccini. L’azi ha coinvolto attivamente anche gli territorio, sia attraverso due mome
riflessione (all’inizio e a conclusione della progettualità), sia mediante cinque incontri in cui sono stati posti i presupposti per la costruzione di una comunità educante, creando relazioni tra le realtà del territorio e generando nuove opportunità per i ragazzi coinvolti.
In Genius Loci, come nelle altre azioni sviluppate sul territorio nazionale, On! Trasformazioni
Generative ha unito alla pedagogia del bello e all’approccio neuroscientifico sperimentato da DI BELLEZZA SI VIVE il paradigma della Generatività
Sociale: un nuovo modo di pensare e di agire
personale e collettivo che racconta la possibilità di un tipo di azione socialmente orientata, creativa, connettiva, produttiva e responsabile. I ragazzi e le ragazze dei quartieri Cappuccini e Tondicello della
Playa e dell’Istituto Madonna della Provvidenza di Catania hanno potuto esplorare, scoprire e riappropriarsi di alcuni luoghi prossimi ai quartieri in cui vivono.
Quanta bellezza si può scorgere anche in territori che apparentemente non sembrano averne? E per vedere bastano gli occhi? Ovviamente no. «La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra
caduta e della luce che ne è venuta fuori» , dice
Alda Merini. La poetessa dei Navigli – che cantò nei suoi versi gli ultimi, l’amore per i poveri, l’inferno irrisolvibile che da tempo regnava sovrano nella sua anima come il “respiro” del cosmo – fa emergere prepotentemente in questa frase tutta l’altra verità antitetica alla pazzia e all’orrore, cioè una inaudita sofferenza per la bellezza capace di portare via da ogni altro “rapimento” della mente.
Ma perché la bellezza sia un’opportunità emancipatoria dobbiamo poterla allenare come pratica quotidianità. Educare al paesaggio in cui nasciamo e cresciamo, genius loci appunto,
significa educare alla responsabilità dei luoghi che si abitano, alla gestione delle risorse di cui si dispone, ma soprattutto a comportamenti e stili di vita appropriati e sostenibili. Benché la stessa
Costituzione ne sancisca la tutela, nella scuola italiana non si parla quasi mai di paesaggio: eppure è proprio negli anni della formazione che devono gettarsi le basi per la costruzione di una coscienza individuale e collettiva del territorio.
Genius Loci ha proposto un approccio all’insegnamento della storia, dell’educazione alla cittadinanza, della geografia, delle arti manuali, centrato sulla scoperta di luoghi preziosi e sconosciuti che potessero far leva sulla relazione affettiva dei giovani con lo spazio intorno che inevitabilmente ci pervade. I ragazzi –accompagnati da Officine Culturali e dal Comitato
Antico Corso – hanno visitato tre luoghi identitari della città di Catania e simbolo dell’impegno dal basso: Cava Daniele, il Castello Ursino e il
Monastero dei Benedettini. Lo stupore ha aperto la strada al desiderio, esplorato mediante un’attività di immaginazione della piazza dei propri sogni, grazie alla facilitazione di Marco Terranova, architetto, artigiano e facilitatore di cantieri
collettivi. A questa progettazione è seguito il laboratorio di falegnameria, mentre parallelamente si sono tenuti cinque incontri di redazione del Patto Educativo, con cui porre le basi per la costituzione di una comunità educante nei due quartieri.
I laboratori di falegnameria sono stati guidati da tre architetti: Marco Terranova, Maria Chiara Scelsi e Benedetta Rodeghiero, accomunati da una expertise specifica nella gestione di processi di progettazione e costruzione partecipata. Con i tre esperti i ragazzi hanno dato vita ad un cantiere collettivo in cui hanno messo alla prova la capacità di abitare che, secondo una citazione attribuita a Martin Heidegger, è il requisito indispensabile per costruire. La pensa così anche Marco Terranova, che ritiene che la nostra società abbia dimenticato il senso più profondo dell’abitare quando ha iniziato a demandare ad altri la costruzione della propria casa o la cura del proprio orto. Questa correlazione tra costruire e abitare è emersa con grande forza nel lavoro con i ragazzi che risiedono nell’Istituto Madonna della Provvidenza e che hanno realizzato una struttura–casa–rifugio all’interno di uno spazio che rappresenta la loro “casa provvisoria” in cui
abiteranno per un tempo non sempre definito.
Quest’azione ha quindi costruito un’opportunità educativa che tiene dentro sapere e saper fare, apprendimento e lavoro, conoscenze e competenze, partendo sempre dal contesto in cui i ragazzi vivono. L’esperienza estetica è stato il nucleo fondante di questa opportunità educativa e ha innescato un processo generativo consentendo la scoperta e l’attivazione di risorse interne, individuali e collettive, capaci di trasformare i luoghi e renderli più accoglienti. I ragazzi si sono misurati con la costruzione di panche, sedute e librerie che oggi abbelliscono due luoghi del loro quotidiano, la sede dell’Associazione Cappuccini e l’Istituto Madonna della Provvidenza. Attraverso l’esperienza del fare hanno scoperto i loro talenti e le loro fragilità, si sono confrontati e hanno lavorato con professionisti, hanno risignificato i luoghi del loro quotidiano e hanno sperimentato nuove forme di apprendimento, fondate non più sulla trasmissione di nozioni, ma su pratiche laboratoriali, favorendo un apprendimento situato, collaborativo ed emotivamente connotato.
L’azione Genius Loci è connotata dalle tre dimensioni della Generatività Sociale:
Intersoggettività, poiché ha innescato forme di attivazione capaci di mobilitare e far crescere conoscenze, competenze e risorse a livello personale e collettivo;
Intertemporalità, poiché ha agito in una prospettiva di lungo periodo, valorizzando la storia dei luoghi in cui si è sviluppata ma con un’attenzione specifica all’innovazione;
Contestualità, poiché grande importanza è stata data alla disseminazione delle pratiche sperimentate, sia momenti di formazione sia mediante la partecipazione diretta alle attività di figure educative del territorio.
L’accesso alla bellezza è strettamente vincolato dalla riappropriazione dello spazio pubblico da parte delle giovani generazioni e ciò è ancora più evidente nei contesti sociali violenti, periferici ed escludenti.
Questa azione, forse più di altre, ha messo in evidenza come alla base di ogni apprendimento e cambiamento ci siano sempre desiderio, emozioni, bellezza e protagonismo. Per questi giovani le esperienze di bellezza e di artigianato sono state una possibilità di trasformazione intima e condivisa allo stesso tempo, similmente all’esperienza del sindaco di New York Giuliani che affrontò il problema della violenza ad Harlem offrendo ai giovani la possibilità e le risorse necessarie per sperimentare i linguaggi
artistici più in linea con le loro propensioni. Per Graziella Biondi, fondatrice dell’Associazione Cappuccini, il valore di quest’azione è stata la sua forza aggregante, che è riuscita a sfidare la rassegnazione che popola i quartieri periferici.
A Catania le diseguaglianze e la povertà educativa si sperimentano sin dalla primissima infanzia: solo un bambino su 16 (il 5,9%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni, dato ben lontano dalla media nazionale (14,7%). Il tempo pieno è realtà in pochissime scuole e l’unica alternativa è spesso la strada. Dispersione scolastica, lavoro occasionale o in nero, demotivazione per la mancanza del lavoro, rendono a rischio di esclusione sociale non solo gli adolescenti, ma anche ragazzi più grandi, adulti, uomini e donne over35, facile preda dell’illegalità. In molte interviste i ragazzi coinvolti hanno manifestato soddisfazione, senso di appartenenza, sicurezza, stupore, ritrovando in più di un caso una diversa motivazione allo studio e alla partecipazione attiva, come ipotesi positiva per la vita. Il laboratorio di falegnameria non si è tenuto in aule scolastiche ma in spazi comuni e di vita, in canteri collettivi a cui ha preso parte una nutrita
comunità di adulti. Ciò significa aver costruito un sistema di educazione reale (reality based learning).
L’azione si è conclusa a fine novembre 2023 con un evento-tavola rotonda durante il quale si sono condivisi i risultati, le testimonianze dei ragazzi, il processo e la valutazione degli impatti. È stato un momento importante per le comunità e le istituzioni territoriali, ma anche per i partner nazionali. Di particolare rilievo è stata il confronto tra la metodologia dei “cantieri collettivi” proposti dall’architetto Marco Terranova e il metodo educativo della “commessa” di Cometa raccontato da Pietro Garbagnati, insegnante e artigiano di Cometa Formazione e Contrada degli Artigiani, sperimentato in altre azioni di progetto. Lo scopo di una sperimentazione nazionale infatti, non sta nella replicabilità tout court, ma nel provocare innesti tra esperienze, metodologie, strumenti a confronto che possano favorire la nascita di modelli replicabili e adattabili ai diversi contesti educativi e territoriali, rispondendo su misura ai differenti bisogni apprenditivi, di welfare e di contrasto alla povertà educativa e alla disuguaglianza.
di Ugo Morelli
La scuola, che assume nell’esperienza dei bambini e delle bambine e degli adolescenti – ma anche in età più avanzate, quindi in età giovanile –una funzione decisiva per collegare l’educazione familiare all’esperienza sociale di ognuno, oggi è impostata principalmente su una visione tradizionale dell’educazione. Nel senso che l’educazione è concepita principalmente come trasmissione di formazione e trasmissione di saperi, mentre sappiamo che tra due menti che interagiscono in nessun modo si verifica una trasmissione di informazione, la quale – se funziona l’oggetto con cui vengo ripreso – si sviluppa tra me e la telecamera ma non certo
tra me e l’operatore che mi sta riprendendo. Quindi all’interno di una prospettiva relazionale, nella quale l’educazione deve essere concepita non tanto come insegnamento ma come una strategia basata sulla capacità della mente umana di apprendere, la dimensione estetica – cioè la bellezza della conoscenza e quindi la capacità di costruire esperienze di movimento, di azione, di ricerca, in cui il ben fatto e quindi il bello, assumono una funzione centrale – è tutta da costruire.
Il progetto che abbiamo sviluppato ha puntato molto su questo. Ha cercato di fare in modo che gli spazi dell’educazione scolastica non siano degli spazi costrittivi, ma siano degli spazi emancipati e che l’educazione, come diceva Paulo Freire, divenga una pratica della libertà.
Naturalmente il rapporto tra la libertà e la bellezza è un rapporto molto stretto, perché se la bellezza è appunto intesa come un’estensione delle capacità individuali e non solo come l’aspetto esteriore delle cose, la possibilità di emanciparsi ed estendersi dipende strettamente dal fatto che le relazioni che si sviluppano nei contesti educativi e
negli spazi scolastici siano centrati sulla mente che apprende, quindi sulle potenzialità esistenti inespresse (e in certi casi residue, perché questo non vale soltanto per i cosiddetti normodotati, ma vale anche per chi ha delle difficoltà o può avere dei problemi di apprendimento), che diventino quegli spazi cioè il luogo e la situazione nella quale la bellezza delle relazioni sostenga la capacità di apprendimento.
TRA MENTE LABORATORIALE E COMPITI DISCIPLINARI
Laboratorio avventure: escursioni e attività all’aperto
Laboratorio clownerie: espressione e sperimentazione del sé
Laboratorio cucina: sperimentazione di regole matematiche in cucina
ENERGIE RINNOVABILI
Laboratori legati al tema del fotovoltaico
Fotovoltaico e comunità energetiche
Agricoltura sostenibile e risparmio idrico
Piattaforma Kobold e produzione di energia dalle correnti marine
PEER LEADING EDUCAZIONE PAESAGGISTICA
Bene comune e paesaggio
ATELIER EDUCATIVI
Laboratorio clownerie
Laboratorio narrazione
LABORATORIO COREUTICO VOCE E CORPO
Atelier educativi Cometa Formazione: laboratorio coreutico (voce-corpo)
PRANZO DI GALA “CASA DI NAZARETH” DI COMO
Consapevolezza dell’essere al servizio e del prendersi cura
LABORATORI DELLO STUPORE
Laboratori di sperimentazione on hands a Frascati
PARTNER DI PROGETTO
IL MANTO DI COMETA
PARTNER TERRITORIALI
Compagnia Baccalà Clown
SCUOLE
Diurno e bambini del territorio
OPERATORI
12 Educatori
1 Esperta in scienze dell’educazione
1 Supervisore educativo
protagonisti
88 partecipanti (di cui 35 stranieri e 31 con Bes, Dsa e disabilità) così suddivisi: 56
bambini in fascia 0-10 anni e 32 adolescenti in fascia 11-13 anni
RAFFORZAMENTO
DEL RUOLO DELLA SCUOLA
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
RIGENERAZIONE
E RIAPPROPRIAZIONE DI SPAZI (di vita, culturali, collettivi, naturali, etc.)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
Ideazione e realizzazione dello spettacolo e del cortometraggio di clownerie
Realizzazione di orti
Realizzazione dello spettacolo teatrale Sogno d’una notte di mezza estate
Realizzazione di modellini di oggetti in cartone
Realizzazione di una città ideale in miniatura in cartone e con materiali di recupero
Approccio alla matematica attraverso la realizzazione di ricette di cucina
Ideazione e partecipazione al presepe vivente
13 genitori
Gli Atelier educativi prevedono la proposta di un modello di orientamento alle scelte come momento fondamentale nel percorso di sviluppo individuale. L’educazione alla scelta e l’orientamento divengono “didattica formativa”, caratterizzata da interventi interdisciplinari della comunità educante, che attraverso laboratori esperienziali rileva i sapere spontanei e valorizza le competenze innate dei minori. Attraverso laboratori di orientamento esperienziali calati in particolar modo sull’osservazione educativa dei bambini e ragazzi, gli educatori tramite atelier diversificati (coro, orto, cucina, clownerie, avventure etc.) scoprono le inclinazioni e i talenti dei minori, liberi di emergere nelle possibili esperienze del quotidiano.
Tutti gli atelier attivati hanno dimostrato come di fronte a contesti di apprendimento che coniugano cognizione ed emozioni, corpo e azione, spazi e territorio, ogni bambino o ragazzo abbia la possibilità di vivere esperienze estetiche che fanno emergere spontaneamente inclinazioni e attitudini che, con quelle esperienze, diventano occasioni che possono incidere positivamente anche sulle performance scolastiche. Iniziare
questo processo con bambini nella fascia 6/11 anni crea le condizioni ideali per avere situazioni educative di potenziamento delle competenze cognitive e di quelle non cognitive, per le quali le individualità e il gruppo sono risorse determinanti per ciascun minore.
Ugualmente importanti le non cognitive skill, che al pari delle competenze trasversali permettono agli studenti di possedere capacità di gestione dello stress, problem solving, motivazione e proattività. Sono, dunque, le predisposizioni della personalità quali l’apertura mentale, la capacità di comunicare e di collaborare, fondamentali per rendere gli studenti dei cittadini attivi della società. In fase di progettazione è stato utilizzato il metodo RBL per indicare i processi attivabili nelle diverse fasi, lasciando poi agli educatori la scelta degli strumenti specifici in base ai contenuti propri di ciascun laboratorio (avventura, orto, costruzioni, cucina). Nella diversità dei laboratori, è stato particolarmente interessante osservare la dimensione irrinunciabile della bellezza. Dal monitoraggio è emerso con chiarezza che questo tipo di interventi sono stati fondamentali per: Accompagnare il minore nello sviluppo della propria identità in relazione ai contesti di vita reali per far
emergere le competenze in funzione delle scelte; Valorizzare la cura, la bellezza degli spazi in cui i minori fanno esperienze educative quali elementi fondamentali da cui dipendono molti aspetti della costruzione della personalità e dell’attivazione delle risorse psichiche.
Favorire un apprendimento interdisciplinare fondato su esperienze reali e concrete: dal fare al sapere.
Il primo ciclo di laboratori è iniziato a febbraio 2021 e è concluso a giugno 2021. Il secondo ciclo è stato avviato a ottobre 2021. Gli atelier sono stati tanti e variegati: dai laboratori di orto e cucina per il potenziamento delle STEM, fino a quelli di avventura e costruzioni. Per esigenze di sintesi si è deciso in questa sede di raccontare l’esperienza del laboratorio di cucina, del laboratorio di clownerie, orto e narrazione: essi sono stati particolarmente interessanti sia per i risultati prodotti, sia per il protagonismo dei ragazzi, sia per l’originalità dei contenuti.
L’atelier di clownerie
sperimentazione di sé e delle proprie emozioni/qualità, attraverso il movimento, in un clima creativo e rispettoso: ogni clown è unico e speciale, si sorprende di ogni cosa perché è come se la vedesse per la prima volta, è seriamente impegnato nel gioco e sviluppa l’errore fino a renderlo generativo. Con il metodo RBL si sono esplorate le conoscenze ingenue dei bambini per poi approfondire, sperimentare e valutare la figura del clown. Chi è e cosa fa un clown? Cosa fa ridere? Cosa ci serve per stare insieme e creare uno spettacolo? Sulle conoscenze spontanee dei ragazzi si è innestata nuova conoscenza, facendoli assistere allo spettacolo della Compagnia Baccalà Clown. Al termine i bambini e le bambine hanno avuto un incontro "dietro le quinte" con gli artisti che, nel ruolo di esperti, hanno trasmesso nuovi saperi su questo mestiere. Approfondire la figura del clown ha significato lavorare sull’ascolto di se stessi e degli altri, sul proprio ritmo interiore e sul ritmo del gruppo, sull’utilizzo della tecnica non come fine, ma come mezzo espressivo.
Il laboratorio ha lavorato sulla consapevolezza del movimento legato alla comunicazione: azioni, gesti, parole, prossemica, ritmi e velocità. Questo atelier ha creato uno spazio di espressione e l’immaginazione e il campo creativo del gruppo.
Inoltre il laboratorio ha consentito di sviluppare un rapporto diverso con gli oggetti quotidiani che nella finzione e in scena sono diventati altro, hanno assunto funzioni diverse, ampliando così
Nel laboratorio i partecipanti hanno anche lavorato sulla consapevolezza delle possibilità dell’utilizzo del proprio corpo, scoprendo le potenzialità espressive e le specificità di ciascuno.
Il punto educativo raggiunto attraverso questa esperienza è stata la capacità di far emergere l’ironia e l’autoironia, modalità di comunicazione che rendono tutto il bagaglio esperienziale enormemente espressivo, consentendo di rendere chiara un’emozione o di far sorridere anche semplicemente con un movimento del corpo.
L’improvvisazione e la ricerca di stratagemmi per far ridere hanno stimolato la competenza creativa, il problem posing e il problem solving. I ragazzi hanno lavorato sulla scelta di verbi che sono diventati i contenuti delle diverse scenette e sul controllo dell’azione, indispensabile ad un clown per essere interessante agli occhi del pubblico. Concentrazione e attenzione sono state due fattori educativi correlati all’esperienza estetica. La scelta di verbi/azioni e di aggettivi/qualità per creare i personaggi e le scenette hanno rinforzato anche la conoscenza e le competenze linguistico edespressive. Disegnare
in sequenze una scena favorisce l’analisi e la cura del movimento e una presa di consapevolezza rispetto al controllo di ritmi e velocità. All’interno del gruppo sono state valorizzate le diverse abilità, ma anche la dimensione del “ridicolo” (materiale prezioso nelle situazioni clownesche). Lavorando su un approccio relazionale collaborativo e non competitivo si è raggiunta un’armonia di gruppo che ha reso il gioco dei clown paragonabile ad una danza.
Il “clowning” è un metodo educativo particolare, una sorta di “provocazione pedagogica” con cui si valorizza l’insegnamento del paradossale, dell’opposto, si sovverte l’ordine, si educa a guardare il mondo con le mani a terra e i piedi per aria. Il lavoro sul clown ha portato ad un arricchimento di qualsiasi disciplina per la sua universalità e versatilità attraverso esercizi di equilibrio, di lanci con palline, di giochi di comandi multipli, l’azione ha impattato sul rafforzamento delle competenze cognitive e trasversali legate al linguaggio e alla comunicazione non verbale.
I minori sono stati chiamati a osservarsi e valutarsi su tre dimensioni: quella conoscitiva (riconosco un verbo/azione, riconosco un aggettivo/qualità);
quella operativa (rappresento la sequenza di azioni
e in alcune disegno la loro esagerazione, uso la mimica facciale, uso il corpo, guardo il pubblico) e infine quella emotivo-civica (osservo gli altri, do consigli, ascolto i consigli, riordino).
Atelier di cucina
Il laboratorio è stato funzionale per rafforzare diverse dimensioni legate all’apprendimento conoscitivo e operativo delle materie STEM. A partire dai sapere spontanei, bambini e adolescenti hanno messo in campo le funzioni di calcolo, i diversi concetti matematici (le frazioni, la stima, il peso, la quantità, il volume, le proporzioni e la cardinalità), utilizzando la ricetta e gli ingredienti come sistema di apprendimento concreto. Oltre a ciò imparavano operativamente a pianificare tutti i passaggi necessari per realizzare veramente e in modo corretto una ricetta.
Il laboratorio è iniziato con la selezione delle ricette che i partecipanti volevano realizzare e la codifica delle procedure di preparazione. La ricetta, sotto forma di formula matematica e rappresentazioni numeriche e grafiche, è stata poi realizzata in cucina.
Due educatori hanno condotto il laboratorio con un gruppo di bambini delle elementari che prima hanno svolto un lavoro individuale e poi si sono aperti al confronto con i compagni. Uno dei vincoli con cui i protagonisti hanno dovuto misurarsi è stato il rispetto dei tempi, imparando che anche una semplice ricetta è paragonabile ad un progetto e come tale deve rispettare tempi, costi e risorse.
Il laboratorio di cucina è stato importante per portare i minori verso un modo diverso e originale di studiare e mettere in pratica i concetti matematici appresi a scuola anche per quei bambini e adolescenti, apparentemente con maggiori difficoltà nell’apprendimento delle discipline STEM.
Valorizzando l’uso delle mani, il movimento, la creazione di un prodotto finito come la realizzazione di un piatto, i ragazzi sono entrati in dissonanza cognitiva, superando sotto soglia di coscienza quei blocchi emotivi o la paura, emozioni spesso bloccanti per l’apprendimento in aula. La bellezza in questa azione si è espressa nella possibilità di ampliare gli ambiti in cui applicare queste conoscenze in modo concreto e funzionale ad attività del quotidiano come preparare insieme una merenda, cucinare un primo piatto da condividere
in famiglia. Il laboratorio ha avuto anche il merito di educare i ragazzi alla cura della cucina, come spazio di lavoro condiviso, igienico, attrezzato con strumenti e utensili che è necessario mantenere con cura e come spazio collaborativo dove imparare a lavorare insieme.
Aterlier di orto
Il laboratorio è stato sviluppato su un appezzamento di terra che di anno in anno è destinato alle attività educative, con aiuole quadrate di un metro per lato. Come per la cucina il laboratorio ha insistito sull’apprendimento inedito delle materie STEM, in particolare della geometria (misure, forme, rilievi, formule, etc.), sul calcolo matematico della produttività delle coltivazioni e su aspetti geografico-botanici (studio del terreno, delle piante, delle tecniche di piantumazione e coltivazione, etc.).
compost e di disporre il telo pacciamante. L’orto è stato utilizzato anche per fare con i ragazzi attività di filiera "dal grano alla pizza". La fase più significativa infatti è stata quella della raccolta del grano piantato nel metro quadrato di orto. I ragazzi, seguiti dagli educatori, sono stati in grado di calcolare il frutto del raccolto che ha reso possibile la preparazione di un impasto della pizza che è stata poi mangiata in un momento conviviale a conclusione del percorso.
Atelier di narrazioni
Il laboratorio è stato l’occasione di cimentarsi in uno spazio di espressione e sperimentazione giocosa con le parole attraverso cui scoprire la propria unicità e il proprio talento nel dar forma a pensieri ed emozioni attraverso la lettura, la scrittura e l’ascolto di storie. L’apprendimento consiste nell’ imparare a creare nuove connessioni e ogni volta che si impara qualcosa di nuovo il nostro cervello cambia fisicamente. Il principio delle neuroscienze dice che le cellule nervose che si attivano insieme sono collegate tra loro e quando si inizia ad apprendere nuove informazioni, queste si collegano biologicamente alla nostra architettura cerebrale. Se l’apprendimento è creare
I problemi incontrati sono diventati la base per inventare storie e i giochi e hanno consentito di rendere gli errori occasioni generative di crescita integrale per trasferire nei bambini e negli adolescenti, una nuova “grammatica della fantasia” come diceva Gianni Rodari. Proprio questo testo come molti altri proposti dai bambini stessi sono stati utili strumenti per stimolare la raccolta delle idee e l’emersione dei saperi spontanei, secondo i principi della metodologia RBL. Ogni incontro è iniziato con la lettura e/o la spiegazione della proposta del giorno da parte dell’educatrice e la raccolta delle suggestioni dei bambini. In un’ora di lavoro è stato possibile sviluppare due o tre proposte. Gli ultimi 20 minuti
I ragazzi sono stati guidati nel prendere decisioni quali: scegliere le superficie da destinare alla piantumazione, fare il rilievo metrico e riprodurre in scala le misure dell’area; pianificare e realizzare i camminamenti e le prode, alcune delle quali sono state realizzate ispirandosi alle geometrie del tangram; dissodare e seminare, avendo cura del nuove connessioni sinaptiche, allora ricordare è mantenere e sostenere quelle connessioni. Come in ogni relazione, più si è capaci di comunicare più si è in grado di legarsi: i neuroni funzionano esattamente allo stesso modo. Possiamo dunque affermare che il laboratorio di narrazioni è stata una vera e propria palestra dove i partecipanti si sono potuti allenare, riconoscendo l’errore non come ostacolo, ma come stimolo per esercitare la propria creatività.
di ogni incontro sono serviti per la condivisione di quanto prodotto e il confronto su criticità e fatiche incontrate, sullo scambio di idee e pareri. Abbiamo scoperto il potere delle parole, che “come sassi lanciati nell’acqua” smuovono idee, ricordi ed emozioni in chi le dice e in chi le ascolta. Alle volte possono essere “carezze” ed altre “colpi violenti”. Movimento, cinque sensi e attività manuali come il disegno sono stati i canali da cui partire per creare storie e poesie.
L’azione è riuscita a promuovere:
l’attivazione degli aspetti volitivi dei ragazzi; l’autocorrezione degli errori di scrittura; l’espressione del proprio sé lo sviluppo della creatività.
Alcuni esempi di giochi e attività sono stati il gioco di carte sulle rime, la creazione di storie, il cantastorie, lettura di non parole, la creazioni e condivise di frasi divertenti, indovina il significato di parole difficili, l’acrostico, le poesie ripetitive, descrizioni, divisione in sillabe, il binomio fantastico, sbagliamo le storie, storie al contrario, la metafora, lettura libera dalla biblioteca del Manto. La bellezza è stata indagata come dimensione della conoscenza, intesa come
scoperta-svelamento e possibilità di andare oltre alla conoscenza in senso stretto; ancora come possibilità di estendere gli spazi della conoscenza
al di fuori del contesto scolastico, motivando i ragazzi ad apprendere con mente e corpo, attraverso giochi e proposte creative diverse; ascolto attivo nel silenzio della concentrazione, nel farsi delle domande e cercare risposte, nelle parole come forma e come significato, nel raccontare o ricordare un’esperienza diretta o vissuta. Alla domanda “che relazione c’è per voi tra bellezza e narrazione?”, i bambini hanno così risposto:
«Vediamo una cosa nella vita reale e poi con la nostra mente la trasformiamo in bellezza e la spostiamo su un foglio di carta».
«Possiamo sbagliare le parole e inventarne di nuove, possiamo essere più liberi».
«Abbiamo usato un libro dell’educatrice che era fermo sulla libreria da tanto tempo, era morto, e grazie alla nostra attività l’abbiamo fatto rinascere».
«La bellezza è che stiamo insieme in un modo diverso dal solito, facciamo tanti giochi anche proposti da noi e possiamo uscire in giardino a guardare il mondo».
Evento “Sogno d’una notte di mezza estate”
Il percorso di atelier educativi nell’autunno 2023 ha dato ad un gruppo di bambini e adolescenti di “Una casa per crescere” la possibilità di partecipare allo
spettacolo Sogno d’una notte di mezza estate, una produzione LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con CTB-Centro Teatrale Bresciano, Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano, Fondazione Atlantide-Teatro Stabile di Verona. Lo spettacolo ha avuto la regia di Andrea Chiodi e la scenografia di Guido Buganza. Il gruppo coinvolto aveva preso parte agli atelier di clownerie, narrazioni, danza, movimento e teatro. L’opportunità
è stata preziosa per dimostrare concretamente
come la bellezza nel campo del teatro e della danza rappresenti un’esperienza capace di estendere il potenziale dei bambini da un punto di vista neurologico, emozionale, cognitivo e comportamentale. In questa opera shakespeariana, infatti, si trovano condensate molte delle forme espressive utilizzate nei laboratori, ad esempio in quello di clownerie: pazzo è il clown così come il fool shakespeariano che nel “sogno” si incarna in diversi personaggi con le specifiche caratteristiche e sfumature. Al percorso hanno partecipato anche un gruppo di bambini coinvolti nel programma Città
nella città nel ruolo di costumisti e scenografi. Bambini e ragazzi hanno costruito cinque pannelli di legno su basi con ruote, sui quali sono stati applicati i tessuti a stampa con le foto da loro scattate nel bosco e del palazzo del Duca. Per quanto riguarda i costumi, ci si è avvalsi del contributo di due figure esperte che hanno seguito i ragazzi nel recupero e riadattamento di costumi già esistenti, secondo principi di economia circolare e recupero degli scarti.
I gruppi che hanno seguito gli atelier di coreografia e teatro, danza e movimento hanno partecipato all’opera con quattro coreografie in entrata e in chiusura di scena e negli intermezzi per sottolineare l’entrata di alcuni personaggi. Quattro ragazzi partecipanti degli atelier di danza e movimento sono stati scelti anche come attori della rappresentazione. I brani di Vivaldi e Mozart utilizzati come musica di accompagnamento alle coreografie sono del pianista Alessandro Martire, che i bambini hanno potuto conoscere personalmente in un incontro organizzato in Cometa. Il gruppo dell’atelier di clownerie ha avuto, invece il compito di intrattenere e divertire il pubblico con alcune scenette prima dell’inizio dello spettacolo, nelle pause e alla fine.
Lo spettacolo ovviamente rappresenta per queste proposte educative un “teatro” educativo metadisciplinare, dove far convergere tutte le espressioni artistiche (teatro, danza, clownerie, scenografia, costumi) sperimentate nei diversi atelier e mettere in pratica le competenze su cui i bambini e i ragazzi hanno avuto modo di esercitarsi, scoprendo le loro inclinazioni, gli ostacoli e le soluzioni per evolvere, crescere e apprendere. Andare in scena è un modo per sostenere concretamente e nella realtà il loro protagonismo, la partecipazione.
PARTNER DI PROGETTO
IL MANTO DI COMETA
PARTNER TERRITORIALI
Cometa Formazione - Scuola Oliver Twist
Coro di Oliver SCUOLE
IC Como Centro (CO)
OPERATORI
3 Educatori
1 Maestro di canto
1 Accompagnatore musicale
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
protagonisti outcome
11 bambini in fascia 0-10 anni
76 adolescenti in fascia 11-13 anni
3 ragazzi in fascia 14-17 anni
(di cui 12 stranieri e 8 con Bes, Dsa, disabilità)
Realizzazione di uno spettacolo di body percussion per i bambini del Manto di Cometa; Realizzazione dello spettacolo L’enigma di essere padri e figli con l’Orchestra della Scuola IC Como Lago al Teatro Sociale di Como.
L’obiettivo del Coro di Oliver è quello di educare attraverso la musica e il movimento. Più nello specifico, ci si pone il traguardo di migliorare l’amalgama vocale del gruppo e di far prendere al singolo consapevolezza di sé, della propria voce e del proprio corpo: il tutto riconoscendo e seguendo maestri e figure educative, in un percorso strutturato. Questo avviene attraverso lo studio, la preparazione e la realizzazione di un percorso ritmico-musicale inclusivo, basato sulla conoscenza, dal punto di vista del significato e della tecnica, di canzoni appartenenti al repertorio italiano o internazionale. Il percorso viene seguito da una direttrice e da un maestro al pianoforte. Spesso durante il percorso si aggiungono ballerini e coreografi, che curano la parte di movimento. I valori di questa azione sono la consapevolezza di sé e delle proprie capacità, che si lega alla continuità nell’impegno e alla cura personale; il teamwork, che si declina nell’accoglienza dell’altro, nella pazienza e nell’ascolto reciproco; infine il confronto con l’adulto. Il Coro di Oliver è un percorso che ha accompagnato tutti e quattro gli anni di sperimentazione del progetto DI BELLEZZA SI VIVE, di seguito si raccontano alcune delle iniziative più riuscite.
Il Coro di Oliver “Cantare non è solo voce”, su questa risposta alla domanda stimolo “Che cos’è per te cantare?” è iniziata nel 2020, in piena pandemia, l’azione del Coro Oliver Twist di Cometa.
Il coro è certamente una delle azioni più peculiari di tutto il progetto. Bambini e adolescenti di Cometa, impossibilitati a cantare per le restrizioni del Covid, hanno trasformato l’esperienza del canto in uno spettacolo di body percussion che ha saputo cambiare punto di vista: cantare non è solo voce, ma anche corpo e gesti. E i gesti si sono trasformati in un linguaggio inclusivo, quello dei segni che veicola i propri significati attraverso un sistema codificato di movimenti delle mani e del corpo ed espressioni del viso.
In pandemia non era scontato che, di fronte alla dissonanza e sofferenza provocate dal distanziamento sociale per cui sembravano importanti solo le risposte ai bisogni primari, i ragazzi riconoscessero nel canto un beneficio cos fondamentale. L’arte e l’educazione hanno nell’essere umano una forza trasformatrice e resiliente. I ragazzi, hanno espresso, in questa azione, il coraggio di sognare, nonostante la grave condizione di smarrimento in cui si trovavano a
vivere i loro giorni, con la loro creatività, desiderio e immaginazione hanno reagito al Covid19, generando bellezza, dimostrando che distanziamento fisico non corrispondeva a distanziamento sociale. Cantare e muovere il corpo, tra sessioni online e outdoor training, abbandonando le aule, quando possibile, per provare negli spazi aperti come il giardino di Cometa, per riappropriarsi di nuovi spazi di vita e socialità.
La bellezza è stata la cifra stilistica di tutta l’attività
del Coro. Ancora di più durante la pandemia con lezioni interamente dedicate al movimento, attività complementare a quella coreutica. In un momento in cui la voce aveva assunto un valore negativo perché veicolo del virus, la bellezza dei gesti era fondamentale per superare insieme la solitudine. Per i maestri la bellezza ha preso innanzitutto la forma dell’accoglienza dell’unicità del singolo, con l’intento di sostenerla e farla fiorire. In pratica, fare esperienza della propria vocalità e gestualità, diventa un modo per avvicinarsi anche nella distanza. All’uscita del decreto per il contenimento dell’emergenza sanitaria, si è reso necessario lasciare da parte lo studio vocale di gruppo,
perché non era più possibile vedersi tutti in presenza e cantare insieme. Si è deciso quindi di orientare il lavoro sul ritmo e sul movimento del corpo, coinvolgendo Giulio Benvenuti, ballerino e coreografo, che già in passato aveva collaborato con il Coro.
Un piccolo gruppo di ragazzi ha seguito lezioni nell’aula magna della scuola, mentre la maggior parte dei partecipanti, compresi la direttrice del coro e il coreografo, si collegavano da casa. In queste lezioni il gruppo ha lavorato sulla familiarizzazione con il proprio corpo e sull’espressività insita in ciascun movimento, grazie ad esercizi mirati di riscaldamento e potenziamento muscolare. Avere come obiettivo l’ideazione e l’organizzazione di un evento finale (liberatorio di una forzata condizione di isolamento) ha instillato nei ragazzi la volontà di lavorare con fatica per tornare ad essere felici e liberi. L’intervento è stato svolto seguendo le fasi della metodologia RBL. I primi due incontri sono stati importanti per rilevare i saperi spontanei dei ragazzi su cosa fossero la musica e il canto. I post-it raccolti su un cartellone, sono stati utili per riflettere sulle risposte e individuare nelle tante suggestioni le prime possibili soluzioni all’impedimento di cantare insieme.
Di seguito alcuni dei pensieri espressi dai ragazzi:
A.M.: «È qualcosa nella quale ci si immerge, non è un sottofondo».
B.C.: «La musica per me è un luogo... è una difficoltà piacevole».
C.G.: «La musica per me è trasformare emozioni brutte o belle in qualcosa di stupendo da poter offrire a tutti come un dono, un’arte che permette di essere sé stessi e di esprimersi».
C.C.: «La musica è un posto sicuro che mi aspetta».
D.V.L.: «La musica per me è un insieme, un linguaggio riconoscibile a tutti che permette di comunicare le proprie emozioni e sensazioni e di farle ascoltare agli altri».
F.G.: «Per me la musica è essere felici (per esempio cantare insieme mi fa sentire felice)».
F.P.J.: «Per me la musica è felicità. È qualcosa che mi rende felice».
O.E.: «La musica per me è un qualcosa di unico e proprio, a volte condiviso anche con qualcuno per rendere questo qualcosa speciale».
F.A.G.: «Cos’è la musica per me? Per me la musica è l’espressione di pensieri e momenti raccontati in modo che possano essere percepiti e immaginati anche da persone estranee... e riuscire a renderli per tutti dandogli anche significati diversi».
F.R.: «Per me la musica è un posto dove posso essere me stessa senza essere giudicata dalle altre persone».
L.D.: «La musica è un modo per esprimere emozioni che a volte neanche le parole possono descrivere».
R.E.: «La musica mi fa compagnia ed è un’occasione per stare con i miei amici».
S.G.: «Per me la musica è un modo per sfogarsi e mostrare i propri sentimenti al mondo che ci circonda. E può aiutare in momenti difficili».
V.E.: «La musica è la ragione per cui ho scelto di darmi una possibilità nella vita».
W.A.: «Per me la musica è fondamentale, è un distacco e un momento in cui sono immersa in un mio mondo, nel quale io sono la protagonista».
W.A. e U.V.: «La musica è una melodia rilassante e tranquilla».
L.R.: «La musica per me è il mio motore (adulta)».
A.S.: «La musica è una parte di me. Senza di lei non sono io».
P.M.: «Cos’è la musica per me in questo momento? Una melodia, che anche se con generi diversi, unisce».
S.L.: «Per me la musica è un modo per comunicare quando non ci riesci con le parole».
S.L.: «Per me la musica è passione!».
F.D.: «Per me la musica è il modo in cui l’anima comunica col mondo».
C.T.: «Per me la musica è la possibilità di poter tirare fuori il meglio e il peggio di me, è possibilità di far uscire arrabbiature, gioie e tristezze varie».
F.O.: «Per me la musica è gioia, canti intorno al fuoco, canti in chiesa, canti sotto la doccia, reppate con gli amici di sempre, il mio gruppo, una famiglia, la seconda famiglia, per me è il coro, i ragazzi, è una passione, è dentro di me, sempre, anche quando non mi accorgo e poi scrivo una canzone con la chitarra in mano e le note in bocca (educatore)».
M.A.: «La musica per me è ARIA».
N.C.: «È LIBERTÀ».
Le suggestioni dei ragazzi, radicali e profonde, hanno convinto gli educatori che fosse importante renderli i veri protagonisti di tutto il percorso, valorizzando un momento di riflessione su quanto emerso. Tante le tematiche affrontate in questa fase: la musica quale modo privilegiato per esprimere se stessi, rendere esplicito ciò che ci accade, raccontare la propria esperienza e le proprie emozioni mentre le trasforma; la musica che unisce e permette di condividere e comunicare con altri; un dono da offrire ma che presuppone una fatica per arrivarci (tanti che diventano uno, ascoltarsi a vicenda, rispettare i tempi dell’altro); musica, ancora, come linguaggio universale e complesso, fatto di suono, voce, movimento, corpo, gesti, ritmo, che coinvolge tutta la persona.
Partendo da quanto emerso, gli educatori e i maestri hanno scelto un brano che ben rispecchiava il pensiero e le emozioni dei ragazzi: Seasons of love, tratto dal musical Rent. Con la scelta del brano si è dato corso (fase due) all’ascolto, con molte sessioni di lavoro online, si sono affrontati i contenuti, le tematiche, gli aspetti tecnico-musicali, il contesto, l’autore. A seguire c’è stato lo studio del brano.
Questa è stata la fase più impegnativa e faticosa poiché ai ragazzi è stato richiesto un impegno personale, continuo e costante, e la “fatica” di stare ai tempi degli altri nell’esecuzione insieme. Le reazioni al primo ascolto sono state varie: alcuni conoscevano il brano e hanno cominciato a canticchiare associando anche movimenti del corpo e delle mani per coinvolgere i compagni, altri hanno chiuso gli occhi, altri sono rimasti in ascolto, soprattutto nel momento in cui intervenivano le voci soliste.
Le parole del testo ad un certo punto pongono una domanda: “How do you measure? Measure a year?” (come misuri un anno?, ndr) a cui seguono diverse risposte (daylights, sunsets, midnights, cups of coffee, inches, miles, laughter, strife), fino a proporre di misurare il tempo “in love”, cioè “con l’amore”. Questa parte della canzone è stata particolarmente significativa per il gruppo, che ha riportato immediatamente l’emozione alla situazione pandemica globale. Ancora una volta riportiamo alcune delle considerazioni fatte dai protagonisti nel corso delle prove. Un ragazzo ha risposto: “Ma io non misuro la mia vita, sarebbe come limitarla!” e di fronte al confinamento
vissuto durante la pandemia, ha subito evocato i propri amici. Una ragazza ha invece risposto: “Ho scelto di scrivere sulla mano la parola gioia perché per me racchiude ciò con cui misuro la mia vita, una parola che significa risate, sorrisi, abbracci e i momenti felici della quotidianità.”
È seguito poi lo studio degli aspetti tecnicomusicali del brano (voci miste e solisti, band con pianoforte, melodia e ritmo, lessico e pronuncia inglese, gesti/movimenti del corpo) e del contesto (confronto tra il musical americano e opera italiana visto che il brano, tratto dal musical Rent, è un rifacimento in chiave moderna de La Bohème di Giacomo Puccini).
La rielaborazione delle tematiche affrontate (fase 3) è avvenuta chiedendo direttamente ai cantanti di esprimere e condividere il proprio pensiero. I momenti più significativi ed emozionanti sono stati:
la stesura di una lettera con incipit “Cara vita…” in cui ognuno doveva scrivere i motivi per cui si sentiva grato, anche in un momento così difficile. Le lettere si sono lette poi collettivamente condividendo liberamente alcuni pezzi e non rivelando l’autore.
la creazione condivisa tra alunni e il maestro di una coreografia del brano Buongiorno vita. Questa è la
fase più importante, in quanto ha permesso ai ragazzi di costruire un clima empatico, di riconoscere le differenze come un valore per riuscire a elaborare ciò che i diversi autori avevano messo in musica.
A maggio 2022 (fase 4), liberi finalmente dalla restrizione pandemica, si sono realizzati due spettacoli aperti al pubblico che hanno permesso al coro di Oliver di esibirsi coniugando canto e movimento, anche attraverso la realizzazione di una coreografia.
L’azione del Coro ha favorito la crescita di consapevolezza e il rafforzamento di competenze coreutico musicali, ma anche trasversali. Tra queste, la capacità di imparare ad apprendere anche in condizioni di emergenza e in spazi diversi dai consueti (piattaforme online); la fiducia in se stessi, l’abilità comunicativa, la creatività e la resilienza, la gestione del tempo e il teamwork.
Grazie al lavoro con Giulio Benvenuti, i ragazzi hanno realizzato la coreografia del brano, partendo proprio dalle loro riflessioni. I protagonisti hanno anche avuto la possibilità, grazie alla loro maestra di coro, Chiara Nicastro, di incontrare Josephine Lee, direttrice del Chicago Childreen Choir (CCC), fin dall’origine punto di riferimento per il Coro di
Oliver. Josephine, venuta a conoscenza del progetto musicale e coreografico sul brano Seasons of love, ha deciso di proporlo anche al CCC. I due cori hanno realizzato dei contributi video che sono stati montati insieme: un modo potente che i ragazzi di Como e i loro compagni di Chicago hanno trovato per cantare al mondo che la musica rompe il silenzio e che nessun cantante resta senza voce nemmeno in un momento complesso come quello di una pandemia mondiale. In quel video i ragazzi ci hanno detto: «ci sentiamo un popolo universale e incatenato che rimpiange la libertà di vivere il quotidiano come è abituato a fare».
Nel 2022 è partita la nuova sperimentazione che ha unito altri 40 studenti dell’IC Como Centro Parini, partner del progetto, e 35 del Coro Oliver Twist. Un percorso di canto e musica durato un intero anno scolastico e che si è concluso il 27 aprile 2023 con l’evento organizzato al Teatro Sociale di Como, durante il quale le voci di Cometa, con la direzione di Chiara Nicastro, e gli strumenti dell’Orchestra delle Classi Terze dell’indirizzo musicale G. Parini, diretti dal maestro Umberto Valesini, hanno presentato L’enigma
dell’essere padre e dell’essere figlio di Silvano
Petrosino, professore di Filosofia Teoretica
all’Università Cattolica di Milano: una conferenzaspettacolo che pone al centro il tema della paternità. Lo spettacolo, tappa conclusiva del percorso educativo, traendo ispirazione dalla fiaba di Pinocchio ha immerso gli spettatori, grandi e piccoli, nel sentire tutte le corde che vibrano nei legami essenziali, misteriosi, contraddittori tra padri e figli. Le parole chiave di questo percorso sono state: bellezza, indagine della relazioni padre e figlio, affettività.
Con questo intervento il Coro di Cometa e l’Orchestra dell’IC Como Centro hanno voluto creare un’opportunità educativa attraverso la musica, unendo le tecnicalità della voce a quella del suono degli strumenti. Più nello specifico si è lavorato sulla costruzione di sinergia tra i due gruppi (coro e orchestra) per portarli a percepirsi come un solo corpo. Nella relazione con il gruppo ogni ragazzo ha potuto sperimentare la sua voce, o il suono del suo strumento, lavorando sulla consapevolezza armonica, sull’equilibrio del singolo contributo, sulla fiducia nei maestri. Con un percorso strutturato, i ragazzi hanno affrontato
lo studio attraverso la preparazione e la realizzazione di un percorso ritmico-musicale inclusivo, basato sulla conoscenza della tecnica e su un repertorio di canzoni italiane e internazionali.
Il percorso è stato seguito da una direttrice, dal direttore dell’orchestra e da dieci maestri di strumento.
L’impatto educativo di questo percorso è esteso. Nel corso del monitoraggio è emersa in misura evidente la crescita di consapevolezza di sé e delle proprie capacità in tutti i partecipanti, una motivazione o ri-motivazione allo studio, all’impegno, alla responsabilità personale per il raggiungimento di un traguardo collettivo.
In questo percorso la bellezza è corrisposta nel desiderio di collaborare, riconoscendo nella differenza, coro e musica, la possibilità di creare unicità, contribuendo in modo individuale e collettivo a “fare bene”. Anche in questa azione, la metodologia RBL è stata funzionale per far emergere i saperi ingenui, attraverso la domanda stimolo “che rapporto c’è tra coro e orchestra?”. I maestri hanno poi presentato ogni brano a partire dall’ascolto dello stesso, approfondendo aspetti diversi quali i contenuti, le tematiche, le tecniche
Per poter seguire al meglio ogni partecipante si è favorito a rotazione un lavoro personale e in presenza, quando possibile, con ciascuno di loro, in particolare per curare l’attività di movimento e registrare le tracce audio-video. Le lezioni sul vocale hanno previsto il rapporto di un educatore per un bambino e in modalità online per le restrizioni allora vigenti. musicali, il contesto, l’autore e a seguire c’è stato lo studio vero e proprio del brano.
Il tema focus del lavoro è stata la relazione tra padri e figli, affrontata in alcuni incontri con il filosofo Petrosino, partendo dalla favola di Pinocchio. Da qui si è articolato un lungo percorso di ideazione, organizzazione e messa in opera della conferenza-spettacolo L’enigma di essere padre, l’enigma di essere figlio, che ha debuttato al Teatro Sociale di Como grazie ad AsLiCo. Nel corso del progetto, guardando i nostri ragazzi agire e reagire con creatività e bellezza, abbiamo imparato che la trasformazione è possibile e che ogni esperienza di bellezza vivifica la pratica pedagogica quando è reale e concreta. Il coro in tutti i suoi diversi interventi è stato tra le azioni più significative ed esemplari del progetto con cui è stato possibile trasferire e consolidare nuovi saperi scientifici tecnici, musicali, coreografici, digitali. Ogni gruppo è stato immerso in molteplici attività (studio/ripasso/espressività del brano vocale, studio/ripasso/perfezionamento della parte coreografica), svolte spesso anche in simultanea sotto la guida di educatori esperti e multidisciplinari.
PARTNER TERRITORIALI
Casa Nazareth Caritas di Como
SCUOLE
Cometa Formazione - Scuola Oliver Twist (CO) OPERATORI
2 Insegnanti
2 Tutor
1 Docente di scienze dell’alimentazione
1 Docente di sala
1 Supervisore educativo
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
protagonisti outcome
Commessa Piccolo Principe: realizzazione di un evento tematico per i bambini e le famiglie del Manto);
48 ragazzi in fascia 14-17 anni (di cui 6 stranieri e 12 con Bes, Dsa, disabilità)
Mensa dei poveri: un servizio di volontariato alla mensa dei poveri trasformato nel 2022 in un servizio formativo continuativo del programma scolastico annuale della scuola Oliver Twist).
Il Piccolo Principe e il Pranzo della Mensa dei Poveri sono due azioni che hanno integrato nella metodologia RBL il metodo della “commessa ”di Cometa Formazione, che consiste nell’attribuire un compito professionale assegnato ad una classe da un cliente reale, per il quale agli studenti è chiesto di ideare, progettare, realizzare e valutare un prodotto o servizio.
Gli interventi si fondano appunto su una didattica reality based learning e experiential learning. Tutti i percorsi della Scuola Oliver Twist (hospitality, falegnameria, arredo-tessile), fortemente connessi alle vocazioni imprenditoriali del territorio comasco, partono da commesse reali elaborate insieme a professionisti, imprese (oltre 500 quelle coinvolte) e docenti che piegano le discipline sulle competenze per portare le classi e gruppi di studenti a realizzare percorsi produttivi di altissima qualità che vanno dall’ideazione alla progettazione fino alla realizzazione di prodotti reali, siano essi oggetti in legno, eventi di catering, prodotti tessili. Agli adulti la responsabilità di traghettare sul mercato questi prodotti, per dare continuità e fiducia al patto educativo stretto con i ragazzi. Una scuola per davvero dove i ragazzi non simulano e che forma gli imprenditori – artigiani
del domani – che dovranno parlare correntemente l’inglese, abitare il mondo digitale, riconoscere le tante intelligenze delle mani, produrre in modo sostenibile. I giovani “apprendisti” partecipano ad una comunità pratica di lavoro secondo passaggi di responsabilità crescenti, in cui l’artigiano, l’artista, l’innovatore sociale, l’architetto, il designer, lo scenografo, con cui entrano in contatto, declinano il proprio insegnamento sull’azione produttiva dello studente.
L’azione rigenerativa diventa così riappropriazione degli spazi da parte di una comunità educante allargata. L’opportunità di osservare e partecipare alle attività degli adulti consente agli adolescenti di assistere a eventi di vita quotidiana, anziché fare affidamento solo su lezioni “teoriche” e fuori contesto; il loro modo di relazionarsi implica una sorta di partecipazione multilaterale al gruppo, anziché interazioni monolaterali. Il restauro del Palco Reale del Teatro Sociale di Como è rafforzato da un’azione congiunta tra partner che insieme strutturano un corso di progettazione e di conoscenza dei mestieri del teatro in cui minori e adulti (in supporto) imparano ad affrontare le esigenze di un progetto scenografico e a gestire creativamente lo spazio scenico, usando con
competenza i linguaggi visuali della tradizione e quelli più autonomi e innovativi del digitale. Al termine è previsto uno spettacolo rivolto a tutta la comunità (famiglie, insegnanti, amici, compagni).
La commessa del Piccolo Principe
Nell’ambito del progetto DI BELLEZZA SI VIVE la commessa dell’anno scolastico 2020-2021 ha coinvolto la seconda classe Sala Bar della Scuola Oliver Twist e, come committenti, i bambini de il
Manto di Cometa che da beneficiari si sono trovati a loro volta “clienti” speciali degli studenti della scuola, valorizzando in modo esperienziale quanto appreso durante il loro percorso. Questo tipo di “commessa”, che non ha coinvolto un’azienda
vera, come avviene normalmente, ma dei bambini del Diurno, è nata come escamotage, per le restrizioni imposte dal Covid19, per dare ai ragazzi della scuola Oliver Twist la possibilità di cimentarsi nella realizzazione della commessa annuale che è parte integrante del loro percorso formativo e del loro curricolo scolastico.
Così è nato il pranzo di gala Il Piccolo Principe, in cui i più grandi per i più piccoli hanno organizzato una giornata all’insegna della cura, dell’attenzione, della relazione, e dell’accoglienza. Il punto di unione del sapere e del fare è stato proprio il
compito reale, in cui sono richieste tutte le energie della persona: desiderio, abilità, conoscenze, competenze, creatività, capacità di prendere decisioni, capacità di valutazione, di comunicazione e di analisi.
Molti sono gli strumenti che sono stati messi in campo in fase di progettazione con RBL. Per prima cosa, la realizzazione del moodboard, una raccolta di immagini, parole, colori, materiali, concetti e sensazioni che interpretano l’obiettivo della commessa e ne rappresentano il messaggio dal punto di vista percettivo, sensoriale e comunicativo. Un punto di partenza per la progettazione, lo sviluppo e la finalizzazione del prodotto o servizio da realizzare. In una società complessa, interessata da rapidi e imprevedibili cambiamenti nella cultura, nella scienza e nella tecnologia, è necessario che i giovani posseggano non solo conoscenze teoriche e abilità tecniche, ma soprattutto atteggiamenti di apertura verso le novità, disponibilità all’apprendimento continuo, all’assunzione di iniziative autonome, alla responsabilità e alla flessibilità.
La Commessa rappresenta, quindi, un intervento didattico in cui i ragazzi sono chiamati a sviluppare competenze, intese come combinazione di
conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto. La competenza è una dimensione della persona che, di fronte a situazioni e problemi, mette in gioco ciò che sa e ciò che sa fare, ciò che lo appassiona e ciò che vuole realizzare. La competenza diventa un “sapere in azione”.
Questa azione ha proposto, quindi, l’idea di una scuola capace di attivare strategie di insegnamento fondate su una didattica per competenze. Questo è uno stile di insegnamento che non trasmette più semplicemente nozioni, dati, formule e definizioni da imparare a memoria: è invece un modo di “fare scuola” in modo da consentire agli studenti – a tutti gli studenti – di imparare in modo significativo, autonomo e responsabile, di fare ricerca e di essere curiosi, di fare ipotesi, di collaborare, di affrontare e risolvere problemi insieme, così come di progettare in modo autonomo. Per sviluppare le competenze servono “ambienti di apprendimento” che consentano di fare ricerca e di indagare, di individuare e risolvere problemi, di discutere, collaborare con altri nel gestire situazioni, riflettere sul proprio operato e valutare le proprie azioni.
L’ambiente di apprendimento della commessa del Piccolo Principe ha messo al centro gli studenti,
che dovevano apprendere in modo significativo tra loro, lavorando in gruppo e attraverso l’esercizio di un genio collettivo; in modo interdisciplinare, abituandosi a relazionarsi con le diverse figure (gli insegnanti, i tutor, i professionisti di settore, i clienti, in questo caso impersonificati dai bambini del Diurno). Nella commessa, quindi, la sfida ha coinvolto anche gli insegnanti che sono stati spinti a chiedersi in che modo il loro sapere disciplinare potesse essere funzionale alla realizzazione del compito reale. Il lavoro in classe si è centrato sull’esperienza ed è stato sviluppato in modo significativo attraverso l’attuazione di compiti precisi. Questo lavoro ha bisogno di contenuti e conoscenze, abilità di diverse discipline (storia, geografia, arte, scienze e tecnologia) e ha consentito di sviluppare importanti competenze chiave perché ha messo i ragazzi in azione in compiti significativi. In questa azione la fase di progettazione è stata particolarmente importante per aprire una riflessione sul ruolo dei docenti e tutor. Il lavoro per competenze ha comportato, infatti, che essi assumessero una nuova e più consapevole responsabilità educativa: crescere cittadini autonomi e responsabili, facilitando e coordinando – come coach –l’apprendimento di ciascuno e di tutti.
La commessa, fondata sul lavoro per compiti concreti e reali, ha fatto crescere l’abitudine nei giovani a lavorare insieme: organizzati in gruppi, hanno imparato a porre domande e a dare risposte, si sono abituati a prendere decisioni, a discutere con responsabilità, confrontando diverse opinioni, a darsi reciproco aiuto, ad assumere responsabilità (verso le persone, i compiti, il tempo).
Un punto fondamentale nella preparazione del Piccolo Principe è stato per esempio l’indagine che i ragazzi della scuola hanno fatto sui piccoli del Manto relativamente ai gusti, alle preferenze, alle scelta dei colori della tavola e anche nella preparazione dei cibi. Si sono interrogati su come trovare delle soluzioni creative di fronte al fatto che spesso i bambini, davanti alla varietà di cibi o all’uso di particolari ingredienti, come le verdure, hanno un’istintiva diffidenza e rifiuto. Risolvere i problemi non è solo un fatto logico, è un atto quotidiano, che siano piccoli o grandi, infatti, molto spesso per sciogliere un problema serve empatia e una componente di creatività.
Nelle commessa del Piccolo Principe è proprio il legame tra creatività, ricerca e ascolto, nel caso specifico dei bambini, a rendere le soft skill un
elemento importante per preparare i ragazzi al mondo del lavoro: per tutte le aziende, infatti, oggi è fondamentale innovarsi continuamente, migliorare i processi e rimanere competitive per riuscire ad affrontare nuove sfide e problemi complessi.
Le ricerche scientifiche in campo neurologico, pedagogico e comportamentale, ci dicono che ogni bambino inizia il suo viaggio nella vita con una mentalità creativa che lo avvicina al mondo con curiosità e con il desiderio di conoscere il mondo e se stessi attraverso il gioco. Tuttavia, questa mentalità è spesso erosa o cancellata dalle pratiche educative convenzionali, quando i bambini entrano a scuola. Se il 98% dei bambini della scuola materna sono “geni creativi” (possono ad esempio pensare a infinite possibilità di usare una graffetta), questa capacità si riduce drasticamente man mano che i bambini passano attraverso il sistema scolastico formale e a 25 anni solo il 3% rimane un genio creativo.
Possiamo quindi scardinare una credenza diffusa, cioè che la creatività sia un talento, che alcuni hanno e altri no; che sia nel dna dell’individuo, appannaggio di chi proviene da famiglie creative o, in ogni caso, qualcosa con cui
si nasce. Dentro di tutti noi c’è creatività, bisogna tirarla fuori. E la concezione di creatività come capacità di problem solving, con rilevanza e innovazione, ci permette di guardare alla creatività nella giusta prospettiva e di inserirla nella categoria delle competenze, che possono essere apprese, migliorate, misurate.
La commessa della mensa dei poveri
In questa azione sono stati coinvolti 22 studenti del terzo anno della classe Sala Bar della Scuola Oliver Twist di Cometa. L’intervento ha sostenuto l’organizzazione di una commessa integrativa rispetto a quella annuale prevista nel percorso didattico della scuola. I contenuti, progettati con il metodo RBL hanno riguardato l’ideazione, la progettazione e l’erogazione di un servizio mensa per i bisognosi e i senza fissa dimora della mensa dei poveri di Casa Nazareth a Como. Questa azione è nata nel corso del progetto DI BELLEZZA SI VIVE, da un input dato dell’azione Tutti a tavola. Gli adolescenti che erano stati coinvolti nel percorso di Tutti a tavola sui temi dell’accoglienza, hanno infatti sentito il desiderio di realizzare concretamente un intervento di supporto e soccorso delle persone più fragili della
città. La commessa, quindi, oltre ad applicare i principi del metodo educativo reality based learning, è diventata un’esperienza educativa in cui il desiderio, la bellezza, il piacere hanno vivificato la pratica pedagogica del bello, diventando un atto di cittadinanza attiva ed educazione civica.
I ragazzi sono riusciti a ideare e realizzare un servizio di catering originale con la precisa intenzione di non essere solo caritatevoli, assicurando un pasto caldo, ma di realizzare un evento che potesse comunicare accoglienza e rispetto della dignità umana. Imbandire la tavola, curando la mise en place e ogni dettaglio nella scelta dei fiori, dei colori, dei materiali non si è tradotto in un semplice intervento di abbellimento, ma di autentica cura verso l’altro, riconoscendo nella bellezza un diritto universale.
L’azione, totalmente interdisciplinare dal punto di vista educativo e degli apprendimenti, ha connesso diverse tecniche di servizio, discipline diverse quali scienze della alimentazione; italiano, educazione civica, inglese, design. L’intervento, favorendo lavoro in gruppo, co-design, peer education, formazione intergenerazionale, ha
promosso tutte quelle soft skill che gli alunni dovranno mettere in pratica nella vita al di fuori dell’ambito scolastico, come ad esempio: le competenze dichiarative (sapere/conoscere); quelle procedurale (saper fare/relazione), le pragmatiche (risolvere).
L’azione si è conclusa a maggio. Dal 2022 è stata assunta nel programma scolastico della scuola
Oliver Twist, diventando una proposta continuativa che ha integrato il programma formativo annuale della scuola. Dal 2023 non è più sostenuta con le risorse del progetto, poiché la sua sostenibilità è garantita dal fatto di essere a tutti gli effetti parte integrante dell’offerta didattica della scuola.
PDF - Un pranzo che apre il cuore”
PARTNER DI PROGETTO
INFN-ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE
FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare (Frascati)
Science Center di Città della Scienza (Napoli) SCUOLE
Scuola Primaria di Montecompatri (RM)
OPERATORI
2 Educatori-esperti in didattica e divulgazione scientifica
4 Insegnanti della scuola
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
protagonisti
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
37 bambini in fascia 0-10 anni
Visita ai laboratori di fisica nucleare di Frascati, con un laboratorio di sperimentazione on hands
Come educare bambini e ragazzi allo stupore dello studio delle materie STEM? I laboratori esperienziali giocano un ruolo chiave nell’insegnamento della fisica (disciplina per sua natura induttiva), in quanto offrono la possibilità di sperimentare e ragionare insieme in merito ai vari aspetti della materia. I Laboratori dello Stupore realizzati nel progetto DI BELLEZZA SI VIVE dall’INFN si sono avvalsi della collaborazione del Servizio Informazione e Divulgazione Scientifica dei laboratori nazionali di Frascati, che hanno come terza missione la diffusione della cultura scientifica e della tecnologica con i programmi educational rivolti a studenti, insegnanti e pubblico di ogni età.
I laboratori dello stupore sono esperimenti hand on sulla fisica, il cui elemento caratterizzante è la sorpresa di fronte alla riproduzione in scala e in laboratorio di fenomeni naturali, che spiazzano il senso comune e catturano l’attenzione per la loro intrinseca bellezza. L’educazione scientifica basata sull’investigazione (approccio all’insegnamento delle scienze che mette al centro dell’apprendimento l’esperienza diretta), non è sufficiente a motivare gli studenti se le attività proposte non suscitano interesse. Con i laboratori
dello stupore l’approccio didattico e pedagogico si fonda sulla capacità di infondere negli studenti un senso dello stupore e della meraviglia. fondamentale per stimolare le loro menti a nuovi modi di apprendere la scienza attraverso esperimenti semplici ma non banali che utilizzano materiali, giochi e giocattoli facilmente reperibili.
Nei Laboratori dello Stupore le attività sono
sempre partite da esperienze di gioco per catturare l’interesse, la meraviglia, lo stupore nell’osservare l’apparente semplicità di un fenomeno comune.
Gli allievi sono stati coinvolti direttamente nel realizzare l’esperienza. Come anticipato, si tratta di farli sentire “architetti dello stupore”. Nella regia educativa dei Lab dello Stupore, il ruolo dell’adulto è quello del facilitatore che crea le condizioni per interrogare la mente infantile, per generare curiosità ed interesse, mettendo a disposizione dei bambini spazi, tempi e materiali adeguati a generare questo tipo di emozione e stimolo.
Nel momento in cui si sono create queste condizioni, nel bambino lo stupore è venuto da sé in quanto il processo scientifico si attiva in modo naturale grazie all’interesse che egli prova.
Più ampie sono le possibilità che si offrono ai
bambini, più intensa sarà la loro motivazione alla scoperta e più ricca la loro esperienza. Durante i diversi Lab si sono ampliati i temi e gli obiettivi, i tipi di situazioni esperienziali che sono state create e il loro grado di strutturazione, le combinazioni di risorse e materiali e le possibili interazioni con gli oggetti, tra pari e con gli adulti. La realtà dei fatti è entrata in conflitto col senso comune, insinuando il dubbio e una spinta all’attivazione cognitiva tale che è diventato per i ragazzi inevitabile porsi delle domande.
Non è sempre necessario durante l’esperienza dare una spiegazione immediata, occorre concedere agli allievi il tempo e il privilegio di arrivarci da soli e cercare conferme partendo dalla valorizzazione dei loro saperi spontanei. Nell’attività degli esperimenti, la ricerca dei saperi spontanei (fase 1) è stata la compilazione di un questionario individuale, come introduzione allo svolgimento vero e proprio dell’azione (fase 2) strutturata in una giornata di percorso in gruppo in cui sono stati condotti vari laboratori/esperimenti con macchinari e dispositivi fisici per indagare il tema dell’energia in modo “emozionale”. Il post-esperienza (fase 3 e fase 4) è stato strutturato come rielaborazione dei
saperi appresi, attraverso un questionario individuale e un divertente cruciverbone elettrico come attività di gruppo. È stato quindi trasmesso il messaggio di continuare anche nella dimensione scolastica e quotidiana la ricerca dei concetti scientifici acquisiti durante la giornata. Negli esperimenti dello stupore si è fatto ricorso alla bellezza in molte dimostrazioni e teorie, presentate come piccole magie (anche al buio), mantenendo tuttavia il rigore scientifico di fondo. Attraverso il disegno, ogni bambino ha potuto esprimere il suo immaginario individuale.
Dall’analisi accurata dei questionari postesperienza compilati dalle due classi quinte della Scuola Primaria di Montecompatri (RM), risulta che la totalità dei 37 minori coinvolti ha migliorato notevolmente le competenze scientifiche e linguistiche grazie alle attività proposte, in particolare relativamente alla terminologia scientifica e all’interiorizzazione di concetti scientifici riguardo i fenomeni dell’elettrizzazione e il concetto di energia/carica. I bambini hanno approfondito alcuni concetti del mondo microscopico e subatomico e hanno compreso l’importanza del metodo scientifico per la verifica e la dimostrazione di teorie ed esperimenti.
I laboratori dello Stupore sono stati replicati anchea Messina, collegandoli alle esperienze delle Sale immersive. Questi laboratori hanno offerto anche a studenti più grandi di uscire dalle aule e sperimentare i contenuti didattici all’interno di contesti scientifici veri. Queste esperienze educative hanno creato un importante connubio tra la parte esperienziale sul campo e la parte scientifico-didattica dei contenuti che gli studenti devono apprendere.
I bambini e i ragazzi hanno visitato un luogo di rilevante importanza scientifica come i Laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a Frascati e si sono appropriati come protagonisti di spazi dedicati alla diffusione artistico-scientifica come la Fondazione Horcynus Orca a Messina e il Science Center a Napoli. Le istituzioni scolastiche sono uscite da questo tipo di esperienza didattica rafforzate per essere state vettore di attività ed esperienze innovative per gli studenti.
PARTNER DI PROGETTO
FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
LavorOperAzione
SCUOLE
IIS Verona-Trento (ME)
ITTL Caio Duilio (ME)
IC Giovanni XXIII (ME)
OPERATORI
4 Educatori FHO
4 Educatori LavorOperAzione
1 Esperto
protagonisti
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
16 ragazzi in fascia 14-17 per il Lab
Fotovoltaico
13 ragazzi in fascia 11-13 per il Lab
Risparmio idrico
2 prototipi in scala della piattaforma Kobold
8 prototipi con Arduino di un sistema per il
risparmio idrico
Infrastrutturazione educativa permanente di 2 laboratori tematici
Energie Rinnovabili è un programma di proposte educative laboratoriali che ha sviluppato azioni da tempo avviate sui temi dell’ambiente e della transizione ecologica ne I Parchi della Bellezza e della Scienza, infrastrutturazione educativa a rete e di sviluppo umano dei territori promossa dalla Fondazione Messina, cofinanziatrice del progetto DI BELLEZZA SI VIVE. Il programma ha previsto laboratori innovativi dedicati al funzionamento delle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (CERS) e alla costruzione di prototipi sul risparmio idrico e sull’energia derivante dallo sfruttamento delle correnti marine. L’obiettivo è stato quello di implementare una sperimentazione in grado di favorire una crescente consapevolezza dei rischi legati al mutamento climatico, favorendo azioni di contrasto della povertà educativa su temi oggi vitali.
Per evitare esperienze episodiche, DI BELLEZZA SI VIVE ha tentato di consolidare un’offerta didattica sviluppata in una logica di patto educativo che ha tra gli (s)nodi principali la ricerca di una “trasformazione” dei paradigmi tecnologici, economici, sociali e della conoscenza, in modo da rafforzare negli studenti un’idea concreta di giustizia ambientale e di giustizia sociale.
I processi di co-progettazione attivati nel corso dei diversi laboratori sono stati pensati per unire saperi, linguaggi e attività diverse, in modo da far diventare educazione, ecologia e generazione di bellezza concetti e prassi tra loro complementari. Ogni laboratorio, con al centro l’implementazione di approcci didattici esperienziali, inclusivi e orientanti, è diventato quindi anche un’opportunità educativa originale per coinvolgere in prima persona gli studenti nella ricerca di “terre future”. Sono stati forniti strumenti nuovi per comprendere la rapida evoluzione dei mercati del lavoro, i nuovi contesti economici, finanziari, ambientali, culturali e sociali contemporanei, cercando di potenziare l’attività riflessiva e la prospettiva processuale, generativa e sistemica di lungo termine.
Il programma laboratoriale-produttivo-sperimentale sulle energie rinnovabili è partito nel 2021 con quattro laboratori introduttivi sui mutamenti climatici, per poi procedere con l’attivazione di quelli permanenti sul risparmio idrico e sulle energie rinnovabili. Il design di questi percorsi, che ha unito modelli pedagogici diversi –l’approccio reality based learning con quello
ludico-giocoso e i linguaggi dell’innovazione – ha dato vita a una sperimentazione educativa funzionale a vivificare la pratica educativa nelle
scuole e nei Parchi della Bellezza e della Scienza, favorendo il protagonismo degli studenti, il loro sviluppo cognitivo ed emotivo, la crescita della consapevolezza sul proprio ruolo nel mondo e sulla propria coscienza ecologica, a partire dai luoghi in cui vivono. Una delle metodologie didattiche utilizzate è stata l’apprendimento cooperativo: piccoli gruppi di studenti e/o gruppi classe nelle scuole, così come gruppi informali hanno lavorato in team, con la comunità educante (esperti, educatori, insegnanti, tecnici).
Attraverso la ricomposizione di codici scientifici e tecnologici, i ragazzi hanno messo alla prova le loro conoscenze nel campo delle STEM, ma anche le loro abilità manuali, costruendo insieme a tecnici e professionisti prototipi e modelli per l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e per il risparmio idrico. I saperi spontanei, gli interessi e le curiosità su questi temi sono emersi grazie a precise domande, le quali hanno a loro volta avviato un processo maieutico, creativo ed estetico su cui, successivamente, è stato possibile innestare conoscenze scientifiche e nuove nozioni
riguardanti la sostenibilità ambientale e la transizione energetica giusta. I laboratori hanno anche avuto una funzione di orientamento alle scelte e alle professioni future: grazie al confronto con gli esperti, gli studenti hanno scoperto l’esistenza di tante figure professionali emergenti, legate alla transizione energetica e all’innovazione ecologica e connesse, quindi, alle filiere delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, dell’agricoltura sostenibile e della lotta al cambiamento climatico: settori, questi, con i più alti livelli di innovazione, creatività, ricerca e sviluppo tecnologico a livello globale.
In linea con questo trend, da oltre 20 anni la Fondazione Horcynus Orca, in connessione coi suoi network locali e internazionali, sperimenta azioni esemplari sulla transizione energetica, progettando anche percorsi educativi attraverso i quali vengono condivisi e partecipati gli esiti del lavoro di ricerca. Uno dei frutti di queste progettazioni pregresse è stato il laboratorio sulle correnti marine, grazie al quale gli studenti hanno potuto sperimentare la riproduzione in scala della piattaforma Kobold, primo prototipo al mondo allacciato alla rete elettrica nazionale per la
microgenerazione energetica dalle correnti marine dello Stretto di Messina. Il prototipo, di proprietà della Fondazione Horcynus Orca, ha permesso di sviluppare azioni di ricerca e trasferimento
tecnologico sotto l’egida dell’Agenzia dell’Onu per lo sviluppo industriale (Unido). L’intervento, rivolto agli studenti dell’Istituto Nautico Caio Duilio, è stato particolarmente innovativo sia perché i ragazzi hanno avuto la possibilità di entrare in laboratori di ricerca applicata, a scuola e nella piattaforma Kobold, sia perché hanno potuto capire realmente cosa significhi valorizzare gli elementi distintivi, anche geografici, del territorio. Hanno così scoperto che le correnti dello Stretto sono una risorsa potenziale importante per il futuro della Sicilia. Anche i laboratori che hanno contemplato sia le visite al Fondo Snam, terreno agricolo gestito dalla Fondazione Horcynus Orca, sia le visite alla Comunità Energetica nata nel condominio ecologico sito a Fondo Saccà, laddove prima sorgeva una baraccopoli centenaria, sono state occasioni educative originali e uniche per esplorare nuove frontiere dell’innovazione: pratiche di agricoltura sostenibile, legata al risparmio idrico ed esperienze di comunità energetiche prototipali da fonti rinnovabili.
Nei percorsi dedicati alle comunità energetiche gli studenti hanno avuto modo di riflettere sulla delicatezza dell’ecosistema mondo, sul necessario cambiamento degli stili di vita per costruire giustizia ambientale.
Nello specifico, si sono cimentati nei calcoli propedeutici finalizzati alla simulazione della costruzione degli impianti fotovoltaici e hanno incontrato la prima Comunità Energetica Rinnovabile a vocazione fortemente sociale messa in campo da Fondazione Messina e Fondazione Horcynus Orca. La CER di Fondo Saccà è regolata da un algoritmo che consente di mutualizzare e redistribuire l’energia in quantità e a costi modulati secondo algoritmi sociali e ambientali. Nei laboratori dedicati al risparmio idrico, i ragazzi sono stati coinvolti in un percorso applicativo nel quale, attraverso la piantumazione degli alberi e la creazione di un sistema di irrigazione intelligente, hanno compreso l’importanza del risparmio d’acqua e sono diventati piccoli change maker locali, accrescendo la propria attenzione nei confronti del legame tra innovazione tecnologica e difesa dei beni comuni. Hanno scoperto anche che l’agricoltura è uno dei settori in cui è necessario assumere nuovi stili ecocompatibili.
L’osmosi tra ricerca scientifica e tecnologica, studio del paesaggio, della storia e dell’identità territoriale, tra memoria e innovazione, ha generato negli studenti, con gradazioni e sensibilità differenti, sentimenti di stupore.
In fase di monitoraggio, la maggior parte di essi ha dichiarato che la bellezza dell’esperienza fatta nei diversi Parchi incontrati, l’attesa, l’ammirazione e la sorpresa provata durante i laboratori esperienziali hanno consolidato il piacere per la ricerca di un nuovo modo di apprendere e conoscere: riflessivo, ma anche pratico e proiettato su futuri concreti e possibili. L’azione ha saputo ampliare gli immaginari dei partecipanti colmando i gap formativi e abbattendo gli stereotipi che sono spesso alla base di quella specifica forma di povertà educativa legata alla carenza di una corretta e giusta coscienza ambientale e sociale.
La parola “cultura”, pur essendo molto usata, non è una parola agevole, nel senso che assume tali e tanti significati che a volte diventano evanescenti. In realtà quello che per cultura abbiamo voluto intendere nel progetto DI BELLEZZA SI VIVE è stata principalmente una dimensione antropologica. Direi anzi antropologico-sociale. Abbiamo cioè voluto partire dai saperi spontanei e ingenui elaborati dai bambini e delle bambine e dagli adolescenti all’interno delle proprie comunità di vita, assumendoli come la base indispensabile per costruire azioni educative che agissero in particolare verso l’impoverimento educativo.
Questo ha significato considerare la cultura non solo come la semiosfera, cioè la dimensione diffusa all’interno della quale i segni della realtà vengono acquisiti e viceversa vengono poi riproiettati nella realtà dalle persone che abitano in quella realtà, ma anche come i luoghi deputati, diciamo così, alla cultura: dai teatri ai musei, alle gallerie, agli ambienti culturali come possono essere spazi espositivi anche esterni rispetto alla dimensione museale o parchi della cultura, della scienza e dell’arte.
Frequentare questi ambienti, che cosa significa per chi li frequenta? Significa sostanzialmente fare esperienze di bellezza, ma non solo perché c’è nella bellezza in questo caso una dimensione contemplativa, cioè un osservatore che si sofferma a contemplare un’opera, ma soprattutto attraverso l’educazione per cercare di comprendere che cosa l’introiezione di quell’opera può fare per estendere le possibilità individuali e quindi far accedere le persone, in questo caso bambine o bambini e adolescenti, ad esperienze che senza quella realtà vissuta attraverso una mediazione educativa importante, sarebbero per loro inaccessibili.
Quindi quando parliamo di “spazio culturale”
parliamo come dicevo poc’anzi di una semiosfera.
Jurij Lothman parlando di semiosfera a che cosa si riferisce? Si riferisce in particolare alla complessità dei segni, quindi un approccio che per usare una parola difficile chiameremmo semiologico, cioè l’insieme dei segni che stanno intorno a noi e che molto spesso se ne stanno “appiattati” dove stanno. L’azione educativa, se ha obiettivi di bellezza e di emancipazione, li considera.
Ecco, vorrei sottolineare la rilevanza di questa parola: considerare viene dal latino “considera”, che vuol dire “intorno alle stelle”, cioè li eleva da dove se ne stavano appiattati e li rende fruibili.
Il progetto DI BELLEZZA SI VIVE ha lavorato molto allo sviluppo dell’accessibilità negli spazi culturali. Ha fatto in modo che non solo gli spazi culturali diventassero oggetto addirittura di intervento e di miglioramento da parte delle adolescenti e degli adolescenti, ma diventassero luogo di riflessione, un luogo di meditazione, quindi un luogo di introiezione dalla quale poi possa emergere una capacità proiettiva sulla realtà emancipata e soprattutto meno impoverita.
CREARE È BELLEZZA
Esperienza attiva e creativa di vivere il museo
Laboratorio didattico-educativo al Museo Macho di Messina sui linguaggi dell’arte contemporanea
IL BELLO È PER TUTTI
GAME LAB-GREEN AMBASSANDOR: Progettazione interattiva di un gioco di educazione ambientale sui temi di Acquaprofonda
Formazione professionale attraverso il restauro del Palco Reale al Teatro Sociale di Como
COSA C’E’ DIETRO: laboratorio burattini
IL PIANETA È LA MIA CASA
Percorso di avvicinamento ai temi della sostenibilità, della biodiversità, del cambiamento climatico, del rispetto e della cura dell’ambiente
PARTNER DI PROGETTO
COMETA FORMAZIONE - SCUOLA OLIVER
TWIST
PARTNER TERRITORIALI
Teatro Sociale di Como-AsLiCo
Contrada degli Artigiani
Associazione dei Palchettisti di Como
SCUOLE
Cometa Formazione - Scuola Oliver Twist (CO)
OPERATORI
1 Docente di storia dell’arte
2 Docenti di disegno tecnico e falegnameria
2 Tutor
1 Coordinatore lavori
1 Direttore di produzione
7 Maestri falegnami
88 ragazzi in fascia 14-17 anni (di cui 38 con Bes, Dsa e disabilità e 10 stranieri)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RIGENERAZIONE E RIAPPROPRIAZIONE DI SPAZI DA PARTE DEI MINORI
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
Restauro integrale del Palco Reale del Teatro
Sociale di Como, restituito alla città come bene comune.
A scuola di bellezza, gli studenti del corso di Falegnameria del Liceo Artigianale Oliver Twist di Cometa hanno rimesso a nuovo il Palco Reale del Teatro Sociale di Como, la più antica e prestigiosa istituzione culturale cittadina. Questa commessa ha permesso agli studenti di scoprire quanto il lavoro artigianale sia un lavoro ricco di cultura e di impegno civico. È stato un autentico project work durante il quale le due classi hanno ideato e realizzato insieme ai maestri di Contrada degli Artigiani il restauro integrale del palco, facendo prima un lavoro di ricerca storica sullo stile con cui i palchi erano stati fatti, individuando poi le tecniche migliori e più adeguate per effettuare l’intervento. Restaurare il palco è stato un modo per contribuire con le proprie mani a restituire alla città un bene pubblico importante.
Durante le lunghe giornate di lavoro le sorprese non sono mancate. Ad esempio, grazie alle operazioni di restauro i ragazzi hanno potuto scoprire che il palco era stato dedicato a Vittorio Emanuele II. Dopo un primo passaggio dedicato all’osservazione si è passati alla vera e propria scelta degli interventi e all’individuazione degli artigiani specializzati.
Grazie alla collaborazione con l’intagliatore, il traforatore, il doratore, il tappezziere, il restauratore del legno e il decoratore, i ragazzi hanno imparato passo dopo passo come riportare gli arredi a nuova vita. Allo stesso tempo, in classe, gli studenti con i propri insegnanti hanno approfondito la storia, l’architettura e l’arte legata al teatro.
Il restauro del Palco Reale è stato un’azione educativa esemplare che ha anche aperto alla possibilità di continuare il percorso iniziato. Grazie ai fondi del Pnrr saranno realizzati una serie di lavori per migliorare il suo isolamento termico e sistemare le facciate. DI BELLEZZA SI VIVE, con orgoglio, attraverso un’azione educativa ha aperto la strada per ulteriori lavori che serviranno per offrire alla città un teatro al passo con i tempi.
Il Restauro del Palco Reale è uno dei percorsi del programma Il bello è per tutti. L’azione è partita nell’anno scolastico 2021 e per due anni ha coinvolto due classi (quindi circa 40 ragazzi) della scuola Oliver Twist, indirizzo falegnameria e tessile, nel restauro del Palco reale del Teatro Sociale di Como. Seguendo la metodologia della “commessa” e un approccio educativo reality based learning, gli adolescenti sono stati guidati nel comprendere come lo studio interdisciplinare delle materie scolastiche si applica alla realizzazione di un compito reale, come appunto un’operazione di restauro di un bene culturale. Il punto unitario del sapere e del fare diventa compito concreto in cui sono richieste tutte le energie della persona: desiderio, abilità, conoscenze, competenze, creatività, capacità di prendere decisioni, capacità di valutazione, di comunicazione e di riflessione. In parallelo il teatro è diventato per i bambini del diurno de il Manto, uno spazio esperienziale dove conoscere le professioni del teatro. Un percorso, "dietro le quinte" che ha lo scopo di avvicinare i bambini a quelle arti manuali, in senso più ampio, che oggi sembrano invece scomparse dall’immaginario collettivo: ancora alla fine del
Novecento nelle elementari si recitavano le poesie di Gianni Rodari sulla dignità dei mestieri, mentre oggi la cultura popolare sembra farne a meno e le fiction nazionali (che sembrano un buon campione del consumo culturale diffuso) hanno per protagonisti medici, poliziotti e carabinieri, etc.
La ricerca e la costruzione di bellezza sono però un’esigenza del cuore e solo offrendo questa bellezza ai ragazzi ognuno di loro può scoprire la propria eccellenza. In questo senso, la commessa del Palco Reale di Como in due anni ha consentito che i ragazzi si siano trasformati in costruttori di bellezza, con il supporto dei maestri artigiani di Contrada degli Artigiani di Cometa. Con il modello didattico della “commessa” i minori hanno appreso, in esperienza, un compito reale che abbraccia l’intero processo produttivo di riqualificazione del palco. L’azione suddivisa in fasi e compiti ha inizialmente coinvolto i ragazzi in una serie di sopralluoghi tecnici al teatro per accertarsi delle condizioni in cui versavano gli arredi e le tappezzerie del Palco. Con gli artigiani i minori hanno raccolto tutte le informazioni e poi sono tornati nelle loro aule dove, assieme ai docenti e ai tutor, hanno attinto dallo studio delle
discipline scolastiche (la storia, la matematica, la storia dell’arte) un bagaglio di informazioni scientifiche indispensabili per intervenire correttamente nelle operazioni di restauro conservativo. In laboratorio, invece, hanno conosciuto gli utensili e le strumentazioni necessarie per realizzare le diverse fasi del restauro, ma anche i colori, le tecniche decorative, i solventi, etc. Il percorso, fondato su una didattica experiential learning theory ha valorizzato la dimensione operativa e del fare con le mani: un processo educativo dal fare al sapere che ha responsabilizzato i ragazzi sul fatto che stavano lavorando per un committente vero, su un compito reale e con una rete di persone esperte che insieme ai loro insegnanti e tutor sono diventati una comunità educante originale e ricca.
L’azione ha avuto anche il pregio di coinvolgere tante e diverse maestranze artigiane, solitamente chiuse nelle loro botteghe, in un processo partecipato e aperto che si è arricchito dello scambio intergenerazionale. Ogni studente ha messo realmente mano e partecipato, con la supervisione di docenti, al restauro di tutte le parti del palco: dalle specchiere alle sedie, dalle
poltroncine ai poggiapiedi, dalle console ai fregi del portale d’ingresso, dagli stipiti alle ante, alle cornici lignee. La possibilità di questa commessa ha permesso ai ragazzi di scoprire quanto il lavoro artigianale sia un lavoro ricco di cultura.
La cosa più importante è la consapevolezza del contributo della restituzione alla città di un bene pubblico e comune fondamentale per tutti i cittadini di Como. L’attività svolta dai ragazzi ha le sue radici, come già più volte evidenziato nel metodo della commessa: coinvolgere il mondo del lavoro come partner educativo nella formazione; offrire la possibilità di lunghe esperienze reali in un luogo bello ed per accogliere quel pezzo unico che è l’uomo; fare per davvero, con quella passione educativa che è l’origine di Cometa, volta alla singola persona, per valorizzare l’unicità di ciascuno. I ragazzi hanno imparato a relazionarsi con un vero committente, il Teatro Sociale di Como e la Società dei Palchettisti, si sono messi alla prova e hanno scoperto e appreso i loro talenti, ma hanno anche imparato a gestire le loro frustrazioni e ad esercitare dedizione verso un lavoro, quello artigiano che richiede tempo, cura ed esercizio.
L’azione si è chiusa a fine ottobre 2022 con un grande evento pubblico al Teatro Sociale di Como che ha richiamato la cittadinanza, la stampa locale, ospiti nazionali. Un’emozione unica quando tutti i presenti raccolti sul palcoscenico hanno visto aprirsi le tende e una luce ha illuminato nel buio il Palco Reale. I ragazzi hanno partecipato attivamente anche all’organizzazione dell’evento, costruendo un gioco prospettico invertito: il pubblico non era più in platea ma sul palcoscenico e la platea con il suo palco restaurato sono diventati i veri protagonisti della scena. I ragazzi sono stati intervistati dai giornalisti e i loro contributi sono usciti sul TG regionale della sera, avvalorando così l’importanza e l’autenticità dell’esperienza e il loro ruolo di protagonisti.
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PARTNER DI PROGETTO
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE COMETA
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
Teatro Sociale di Como
Oratorio di Rebbio
ArtStories
OPERATORI
6 Educatori di cui 2 con competenze di facilitazione e accompagnamento dei percorsi laboratoriali
2 Esperte in arte digitale
1 Operatore di Opera Education
1 Operatore dell’oratorio
7 minori tra i 14 e i 15 anni (di cui 1 straniero)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
1 digital game con finalità educative sui temi ambientali e di audience engagement RIAPPROPRIAZIONE
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE
E NON COGNITIVE SKILLS
E DELLE COMPETENZE DIGITALI
Game Lab - Green Ambassador è un percorso concomitante al restauro del Palco Reale del Teatro Sociale di Como, che ha coinvolto 7 ragazzi dell’Oratorio di Rebbio. L’azione è collegata allo spettacolo Acqua profonda, l’opera civica che il Teatro Sociale di Como - AsLiCo ha commissionato, in coproduzione con il Teatro dell’Opera di Roma, a Giovanni Sollima e Giancarlo De Cataldo. Attraverso i linguaggi della lirica contemporanea, bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria di I grado hanno affrontato l’attualissimo tema dell’inquinamento delle acque.
Una delle criticità su cui questo intervento si è innestato è la crisi del legame affettivo e sociale, che agisce profondamente nelle relazioni educative, primarie e istituzionali. Accanto ad esso e con effetti di rinforzo, agisce l’indifferenza da ridondanza informativa e da opportunismo elettronico. Gli effetti negativi sono più forti nelle situazioni di povertà e marginalità caratterizzate da minore vigilanza e da un maggiore uso di strumenti tecnologici e mediatici. Azioni come Game Lab, Green Ambassador, Oratorio Aumentato e Sale Immersive hanno accresciuto negli adolescenti la capacità d’uso degli smartphone e del digitale.
Nei diversi laboratori è emerso come nel modo di usare le tecnologie i ragazzi siano spesso analfabeti di secondo livello e non dispongano di tutti quei criteri di selezione necessari per usare il digitale in modo da non subirlo, ma governarlo.
L’intervento è parte integrante del percorso Il bello di noi e nasce anch’esso intorno ad una commessa reale. AsLiCo (l’Associazione Lirico Concertistica Italiana) e Opera Domani, il dipartimento educativo nato dall’Associazione per creare una proposta di spettacolo innovativa e partecipativa per coltivare il naturale entusiasmo di bambini e giovani per l’opera lirica, hanno espresso nel progetto il bisogno reale di produrre un’azione di audience engagement e promozione dello spettacolo Acqua profonda.
Con la realizzazione di quest’opera lirica per bambini e ragazzi di tutte le scuole primarie e secondarie di I grado di Como, AsLiCo ha voluto affrontare il tema dell’inquinamento delle acque.
Una spiaggia, un’umile casetta, un’imponente fabbrica: la quotidianità della vita della paladina Serena, di suo padre, il Guardiano e di Padron Bu, il proprietario della fabbrica, viene sconvolta dall’arrivo di una gigantesca creatura marina.
Grazie all’aiuto del Vecchio Marinaio, Serena saprà convincere il padre ad agire correttamente e aiuterà la balena a liberarsi dalla tanta plastica nella pancia, rimettendo a Padron Bu i rifiuti inquinanti della sua attività.
La sfida raccolta da On! è stata quella di coinvolgere e seguire sette ragazzi dell’Oratorio di Rebbio, espressione di un quartiere periferico e problematico di Como, in un laboratorio di gamification per la progettazione e costruzione di un gioco online rivolto a bambini della scuola primaria. Il gioco realizzato consente di fruire dei contenuti dell’opera ed educa ai temi del risparmio idrico e della pulizia dei mari. Nell’intervento è stata coinvolta anche Art Stories, una startup milanese esperta nello sviluppo di app educative che raccontano ai bambini le bellezze dell’arte, della storia e dell’architettura. Il loro approccio al design digitale è connotato dall’attenzione per le belle immagini, le storie affascinanti e la complessità, anche in contenuti che si rivolgono ai più piccoli.
Pensare a realizzare un prodotto per bambini delle elementari, così distanti per età da loro, ha costretto i ragazzi a riflettere su quanto un gioco
digitale possa essere un’esperienza estetica e uno strumento originale e potente per costruire o influenzare diverse visioni del mondo e come, giocando, si possano orientare gusti, scelte e comportamenti di altri. Durante il laboratorio i ragazzi hanno lavorato moltissimo sull’imparare a scegliere e proporre illustrazioni fuori dal coro, linguaggi articolati, contenuti ricchi per incoraggiare i bambini a guardare oltre lo schermo, a farsi domande, a osservare ciò che li circonda, ad avvicinarsi a mondi che non fanno parte del loro quotidiano, ad acquisire un approccio corretto all’uso del digitale, connotando gli aspetti positivi ma anche i rischi.
Come per il Restauro del Palco, i ragazzi hanno iniziato il percorso visitando il Teatro, un luogo per alcuni sconosciuto. A teatro hanno incontrato gli operatori e hanno lavorato con loro sul concetto di pubblico per capire meglio quali funzioni, stili comunicativi e linguaggi fossero più adatti per raggiungerlo e coinvolgerlo. Il giocattolo e il gioco infatti non sono mai solamente un prodotto, ma sono contemporaneamente un vero e proprio servizio pedagogico e d’intrattenimento, sono quindi un sistema e come tale vanno considerati
con tecnologia, cultura umanistica ed empatia. Che tipo di gioco digitale si doveva progettare per rispondere alle richieste del committente, mettendo al centro l’obiettivo di educazione ambientale per il bambino? Quali criteri era necessario utilizzare per fare una scelta consapevole ed adeguata al bisogno vero di un bambino? Quante volte un genitore si è trovato di fronte a questa domanda, accorgendosi di non avere la bussola e i criteri adeguati per dare una risposta? Ci si trova di fronte ad un display sovraccarico di segni, simboli e colori. Cosa prevale? Difficile avere coscienza che il gioco è per il bambino lo strumento per conoscere la realtà, ciò che lo circonda, ciò che gli permette di scoprire il mondo, sé e gli altri. È molto più semplice lasciarsi trasportare da ciò che il fascino visivo riesce a suscitare in pochi secondi. Da dove ripartire dunque?
I ragazzi hanno dovuto confrontarsi con tante di queste domande. Un lavoro che ha richiesto loro la ricerca, la raccolta e la sistematizzazione di moltissime informazioni indispensabili per poter lavorare allo sviluppo di uno storyboard, sviluppando le funzioni, i contenuti e l’interfaccia
visual del gioco. Anche questo laboratorio è stata un’esperienza educativa complessa e interdisciplinare che ha messo i ragazzi in contatto con la dimensione estetica e tanti saperi: dall’interaction design, al digitale, alle conoscenze sui temi del risparmio idrico e dell’inquinamento dei mari, all’approfondimento del linguaggio lirico, a nozioni di marketing culturale e di audience engagement per imparare a conoscere i diversi pubblici e capire come coinvolgerli attivamente nell’esperienza di fruizione culturale. Come per molte altre azioni del progetto, la bellezza è diventata il pretesto educativo per aprire le menti dei ragazzi su mondi professionali nuovi, multidisciplinari e far conoscere le tante possibilità collegate al mondo delle imprese culturali e creative. Non è stato facile condurre questa azione perché si è lavorato con ragazzi provenienti da contesti complessi, poco abituati ai processi creativi, a rischio di abbandono scolastico e piuttosto resistenti ad aprirsi a nuove contaminazioni e a seguire con impegno e costanza tutto il percorso. Gli oratori sono agenzie educative fondamentali dei territori, ma spesso scontano ancora una inadeguatezza della proposta educativa e formativa proposta.
On! ha avuto il merito di aver attivato (con questa e altre azioni) il coinvolgimento degli oratori come spazi di vita importanti e introdotto il videogioco come strumento educativo originale per formare, educare e istruire. E ancora di aver facilitato un ambiente di apprendimento inedito in collaborazione con il teatro, che consente una trasformazione della persona apportando contributi positivi in termini relazionali e di benessere personale.
I ragazzi, seppure adolescenti interessati e a loro modo abituati all’uso delle nuove tecnologie, hanno fatto fatica ad entrare nel processo creativo di co-design e nelle diverse fasi di ideazione, prototipazione e produzione. Delicato è stato anche l’incontro tra i ragazzi e i bambini e le loro famiglie in occasione della prima di Acqua profonda, incontro volto a raccogliere alcune opinioni e feedback prima della realizzazione finale del gioco. Tuttavia alcuni risultati si sono raggiunti: sicuramente i ragazzi sono stati i protagonisti di un’azione volta ad una corretta alfabetizzazione digitale, mai teorica e noiosa poiché guidata dalla realizzazione di un output concreto e dalla dimensione gioiosa dell’apprendimento. Il che si è
tradotto nello sviluppare una cultura in cui comportamenti, mindset e valori possano favorire una diversa apertura alla collaborazione e all’innovazione. Non per niente, “digital culture” significa soprattutto far sì che i giovani sappiano rispondere prontamente alle sfide del prossimo futuro e mantengano alta la competitività e la partecipazione, conoscendo realmente le infinite applicazioni di questi nuovi medium, le opportunità legate al mondo della creatività, del design e dell’innovazione, la necessità di avere una conoscenza multidisciplinare se si vuole usare la gamification al massimo delle sue possibilità. AsLiCo ha valorizzato l’app realizzata dai ragazzi, con una loro presentazione a teatro la sera della prima. Ha anche deciso di utilizzarla per promuovere lo spettacolo, inserendo il link nel proprio sito cosicché famiglie, insegnanti e bambini potessero accedervi facilmente.
Acqua profonda è stato uno spettacolo esemplare nell’aver coniugato i linguaggi della lirica, le tematiche ambientali e le nuove tecnologie. Si è aggiudicato il premio “Filippo Siebaneck”, destinato a iniziative di particolare significato nell’ambito della didattica musicale e/o
dell’avviamento professionale dei giovani, all’interno della 41esima edizione del Premio “Abbiati”.
Le attività musicali, a cura dei formatori specializzati di Opera Education unite ai temi dell’educazione civica, hanno reso questa produzione teatrale un’azione educativa esemplare sul valore dell’estetica. Bambini e ragazzi, protagonisti di azioni diverse, hanno tutti compreso come si compone un’opera lirica nel XXI secolo, come si crea un’orchestra di classe e come si impari a cantare in coro. Contemporaneamente si sono avvicinati a contenuti di educazione civica e ambientali importantissimi: dal diritto di bambini e adolescenti ad avere acqua potabile, ai problemi che questa mancanza ancora oggi crea nel mondo; dall’inquinamento delle acque e cosa provoca all’ecosistema, al cattivo utilizzo e smaltimento della plastica, fino a (ri)conoscere, anche attraverso un’azione di gamification quali sono le buone azioni quotidiane che ciascuno di loro può fare nel concreto per migliorare il proprio impatto sull’ambiente, contribuendo alla causa. Un lavoro molto apprezzato da tutto il partenariato al punto che, nel 2022, la Fondazione Horcynus
Orca ha deciso di accogliere lo spettacolo all’interno del programma della XX edizione dell’Horcynus Festival, “Orizzonti - transizione ecologica e giovani generazioni”.
È stata un’occasione di disseminazione importantissima del progetto, intorno al quale si sono riuniti tutti i partner nazionali e territoriali, molte scuole che, con i loro bambini e insegnanti, hanno partecipato al percorso di formazione riconosciuto dal Miur, con laboratori musicali e di educazione civica. Lo spettacolo, per la prima volta in scena fuori da un teatro, è stato rappresentato all’aperto nel Parco dell’Horcynus a Capo Peloro, davanti allo Stretto di Messina, una delle aree più paradigmatiche del mondo per biodiversità e cambiamento climatico.
Così Acqua profonda ha educato spettatori di tutte le età alla sostenibilità ambientale e ha avvicinato molti bambini e giovani protagonisti di DI BELLEZZA SI VIVE all’ascolto della musica lirica e ai temi della sostenibilità ambientale.
VIDEO
LINK - App gioco “Acquaprofonda”
PARTNER DI PROGETTO
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
SCUOLE
IIS La Farina Basile (ME)
IC Evemero da Messina (ME)
OPERATORI
4 Educatori FHO
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
18 ragazzi in fascia 14-17
18 ragazzi in fascia 11-13
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (STEAM, umanistiche, linguistiche)
RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI DI VITA
2 laboratori didattico/educativi al Macho sui linguaggi dell’arte contemporanea.
1 archivio con le opere realizzate dai minori.
Creare è bellezza è l’azione che ha approfondito e valorizzato la dimensione educativa e pedagogica del MACHO (Museo di Arte Contemporanea Horcynus Orca), presso la Fondazione Horcynus Orca. A causa della pandemia i laboratori sono stati avviati solo nel 2022, preceduti da incontri online coi ragazzi delle scuole che hanno scelto il percorso. In generale, le attività sono state caratterizzate da un’intensa e originale offerta di laboratori sui linguaggi dell’arte contemporanea.
Hanno aderito alcune classi del Liceo Ainis e dell’IC Giovanni XXIII: due target di partecipanti di età molto diverse, che sono stati, però, agganciati
dagli esperti e dagli educatori della Fondazione Horcynus Orca con linguaggi adeguati e mirati. In tal modo i partecipanti hanno vissuto la stessa opportunità di vivere il MACHO come esperienza attiva e creativa e la stessa possibilità di sperimentare in forma collettiva processi originali di costruzione di bellezza, favorendo l’elaborazione di nuovi schemi mediante l’esperienza estetica.
Durante le visite e le attività laboratoriali nel Museo si sono aperte molte sperimentazioni sulla varietà di forme e tecniche espressive utilizzate
dall’arte contemporanea per attivare nei ragazzi un’idea aperta e intrigante dell’atto creativo, attraverso una manualità orientata a esplorare i codici ineffabili della creatività.
Guidati dagli artisti e accompagnati da educatori esperti, i bambini e i ragazzi coinvolti nei laboratori
sono stati protagonisti della realizzazione di artefatti unici e originali, che hanno reinterpretato le opere ritenute da loro più significative tra quelle presenti al MACHO, scegliendo due criteri opposti per ricrearle: il primo era rappresentare una nuova interpretazione dei nuclei tematici individuati nell’opera scelta con tecniche e materiali differenti rispetto a quelli utilizzati dall’artista; il secondo era invece utilizzare le stesse tecniche e gli stessi materiali utilizzati dall’artista in una data opera, per crearne, però, un’altra, con contenuti differenti rispetto a quella scelta.
Questi percorsi hanno generato profonde connessioni di senso sul significato dell’arte, che, al pari dell’educazione, piuttosto che esaurirsi in un’azione puramente contemplativa, ha invece in sé la forza – dirompente e gentile – di trasformare radicalmente la realtà in cui si produce.
L’azione Creare è bellezza si è avviata già nel 2021, quando, per sopperire alle limitazioni dettate dalla pandemia, la Fondazione Horcynus Orca tramite la sua piattaforma di e-learning ha organizzato alcuni laboratori di arte digitale: un servizio di edutainment volto a contrastare la noia e l’apatia dei ragazzi derivanti dai lunghi mesi di reclusione forzata, oltre che a rafforzare il legame con le istituzioni scolastiche coinvolte. I laboratori di arte digitale, nati da circostanze non prevedibili, sono stati frutto di un lungo processo di co-design che ha consentito di elaborare percorsi complessi e sfidanti, frutto di lavoro interdisciplinare, di confronto e di apertura verso sperimentazioni inusuali, che hanno valorizzato la capacità dei giovani di creare opere e soluzioni originali. Appena è stato possibile accedere agli spazi del MACHO, gli studenti sono stati coinvolti in un programma di laboratori artistici che hanno avuto l’obiettivo di far sperimentare in modo collettivo processi originali di costruzione di bellezza. I ragazzi hanno visitato la collezione del Museo – uno dei nodi fondamentali della rete educativa dei Parchi della Bellezza e della Scienza – che raccoglie oltre cento opere, esposte in un percorso di otto sale, nelle quali sono fruibili
importanti installazioni di Emilio Isgrò, alcune
opere di artisti internazionali, esponenti prestigiosi dell’arte contemporanea provenienti dal bacino del Mediterraneo, tra cui Ramon De Soto (Spagna), Moataz Nasr, Khaled Hafez, Amal Kenawi (Egitto) Emily Jacir (Palestina) Tsibi Geva (Israele).
A questo patrimonio di opere permanentemente in mostra, si aggiungono anche un archivio video di 500 titoli di più di 200 artisti internazionali, un archivio di video-arte e di cinematografia contemporanea del Mediterraneo e diversi scenari immersivi, fruibili nella relativa sala, uno dei quali realizzato grazie al progetto DI BELLEZZA SI VIVE.
Un ambiente così dinamico e stimolante ha favorito l’incontro tra i ragazzi e le tante, differenti forme di arte contemporanea, espresse da opere di artisti tra loro molto diversi. Questo, in prima battuta, ha permesso loro di conoscere varie tecniche e disparati materiali compositivi, poi li ha spinti a scegliere le opere per loro più significative, e, infine, a cimentarsi o nella creazione e nella produzione di nuove opere, realizzate con materiali diversi rispetto a quelli utilizzati nelle opere originali,
oppure nella riproduzione di opere esistenti, utilizzando tecniche e stili artistici nuovi, che si discostavano da quelli effettivamente utilizzati dall’artista nell’opera da loro scelta inizialmente.
L’azione si è sviluppata attraverso diversi cicli di laboratori che hanno consentito la partecipazione a un ampio e diversificato numero di studenti e di studentesse. La complessità degli argomenti, la delicatezza degli ambienti del Museo, la diversità di età e di provenienza scolastica dei partecipanti, hanno determinato un lavoro in piccoli gruppi, in modo da poter dare a tutti le stesse opportunità di apprendimento, assecondando i tempi e gli accomodamenti cognitivi di ciascuno. Attraverso questi percorsi è stato possibile sperimentare in maniera giocosa la multiformità dei linguaggi e delle tecniche dell’arte contemporanea. Sono stati abbattuti luoghi comuni rispetto al fatto che l’arte contemporanea sia generalmente poco accessibile, perché compresa solo da pochi. Sono stati, altresì, attivati processi decisionali collettivi e democratici di costruzione di bellezza, attraverso i quali si sono aperte visioni inconsuete relative all’arte, prive di pregiudizi e di stereotipi.
esperienze: zone di frontiera e luoghi privilegiati di fusione di orizzonti, in cui si dovrebbe esprimere a pieno la bellezza complessa, multidimensionale e unica dello sviluppo armonico dell’essere umano.
VIDEO
La conoscenza dell’arte e la pratica artistica sperimentate dai partecipanti ne hanno valorizzato il protagonismo e la capacità di pensare, di trasformare il mondo attraverso azioni di conoscenza e di cura, anche grazie all’uso di tecniche e materiali nuovi ed inusuali che hanno stimolato la creatività individuale e collettiva, anche nell’ottica del recupero e del riciclo artistico di oggetti e materiali di scarto. L’azione è stata importante anche per accrescere le competenze dei docenti, consentendo loro di esperire concretamente le assonanze pedagogiche tra arte ed educazione, due discipline unite dalla stessa missione: la trasformazione dell’essere umano, nel rispetto e nella cura della sua unicità. Si è messo in tal modo l’accento sulla necessità di inserire linguaggi e pratiche artistiche nel curriculum scolastico, avvalendosi di una strategia educativa fortemente centrata sulla valorizzazione di una scuola laboratoriale, aperta ed osmotica con gli ambienti di vita. Ambienti che comprendono luoghi educativi diversi, tra cui la classe e il museo: spazi importanti, che non debbono essere visti come tra loro alternativi o addirittura opposti, ma che debbono essere invece concepiti, pensati e vissuti come ponti tra le scopri di più
PDF - Testimonianza Maria Cucé, docente lingua e letteratura inglese IC AINIS
PARTNER DI PROGETTO
DIPARTIMENTO EDUCAZIONE DEL CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
PARTNER TERRITORIALI
Scuola dell’Infanzia Municipale Bay di Torino (TO)
SCUOLE
Scuola dell’Infanzia Municipale Bay di Torino (TO)
OPERATORI
2 Artenaute nel percorso a scuola
6 Artenaute in occasione degli eventi e delle attività al Museo
6 Insegnanti
protagonisti
75 bambini in fascia 0-10 anni (di cui 6 con Bes, Dsa e disabilità e 20 stranieri)
150 genitori (di cui 40 stranieri)
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA
SCUOLA NELLA RELAZIONE CON MUSEO E TERRITORIO
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RIAPPROPRIAZIONE DELLO SPAZIO DI VITA SCOLASTICO E CITTADINO
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (linguistiche, STEAM, umanistiche)
Oper-Azione urbana Terzo Paradiso.
Steli performance collettiva partecipata con Stalker Teatro.
Frammenti di luce in festa nella sede di Gruppo Abele.
Festa d’estate. Prati e Papaveri evento e azione di pittura collettiva nel quartiere
Servizio permanente di formazione degli insegnanti delle scuole dell’infanzia e un catalogo di laboratori esperienziali di arte e natura per i bambini della scuola materna.
outcome
Il Pianeta è la mia casa è una delle azioni
nell’ambito del progetto DI BELLEZZA SI VIVE ideata e realizzata dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea con la Scuola dell’Infanzia Municipale Bay di Torino. La scuola, inserita nel quartiere multietnico di San Salvario, è un esempio riuscito di integrazione culturale, anche grazie al progetto Il Tappeto Volante ideato e attuato dal Dipartimento Educazione a partire dal 1996. Attraverso la metafora del tappeto, il progetto promuove le relazioni tra le persone, bambini e adulti, a favore dell’integrazione, del senso di appartenenza e della cultura e contribuisce alla valorizzazione dell’intero quartiere di San Salvario a partire dalla scuola. La scuola oggi è frequentata in maggioranza da bambini provenienti da contesti sociali fragili e di povertà educativa o da ragazzi di seconda generazione, figli di immigrati provenienti per lo più dall’Africa settentrionale e dal Marocco, dall’Asia orientale, dall’Est Europa.
Con l’azione Il pianeta è la mia casa il Dipartimento Educazione ha continuato la sua azione incisiva all’interno della scuola e del quartiere. La funzione educativa dell’arte si è
attuata attraverso percorsi di avvicinamento ai temi della sostenibilità, della biodiversità, del cambiamento climatico, del rispetto e della cura dell’ambiente. La scuola inoltre ha avviato una sperimentazione di outdoor education: il perdurare della situazione emergenziale infatti ci ha indotto a riconsiderare la relazione col contesto naturale, sempre in riferimento alle opere in Collezione al Castello di Rivoli, in particolare quelle di Giuseppe
Penone, Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen
oltre alle inedite installazioni site-specific della mostra Olafur Eliasson. Orizzonti tremanti.
Articolazione delle attività
Formazione con gli insegnanti
10 incontri di laboratorio a scuola e al Parco del Valentino
una giornata al Castello di Rivoli
visita alla mostra NatureCultures. Arte e Natura
dall’Arte povera a oggi. Dalle Collezioni della
Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea
CRT al Castello di Rivoli e alle OGR Officine Grandi
Riparazioni Torino e grande azione collettiva
evento per le famiglie presso La Fabbrica delle E di Gruppo Abele
attività per le famiglie al Castello di Rivoli
evento conclusivo, allestimento nel quartiere, performance partecipata
Gli obiettivi dell’azione Il Pianeta è la mia casa sono stati:
avvicinare i bambini a temi complessi come biodiversità, sostenibilità ambientale, cambiamento climatico attraverso la pratica dell’arte e della bellezza; riflettere sul concetto di casa e per estensione della Terra come casa comune di tutti gli esseri viventi; ragionare sulla relazione arte, natura, ambiente; promuovere la scoperta e la consapevolezza del proprio ambiente di vita: scuola, casa, quartiere, museo, parco; sperimentare azioni condivise con i propri genitori; praticare la bellezza dell’osservazione, della pazienza, dei piccoli gesti di cura e rispetto.
L’azione ha avuto un impatto positivo su: allargamento della comunità educante e rafforzamento del ruolo della scuola; rigenerazione e riappropriazione di spazi (di vita, culturali, collettivi, naturali, etc.); consolidamento delle cognitive e non cognitive skills (STEM, umanistiche, linguistiche); sostegno alla genitorialità.
Le attività svolte, sebbene inserite nell’ambito “scuola”, hanno inevitabilmente intersecato gli ambiti “spazi di vita” e “famiglia” dal momento che l’azione ha coinvolto non solo i bambini,
beneficiari diretti, e i loro insegnanti ma anche le famiglie e gli spazi di vita, dalla scuola al quartiere, offrendo occasione di crescita e di benessere attraverso l’arte e la bellezza e opportunità di recuperare la ritualità del tempo condiviso e della festa.
L’intervento ha in primis rafforzato l’alleanza tra agenzie educative: il museo e la scuola. I musei, infatti, rappresentano una grande opportunità di crescita culturale della persona fin dall’infanzia e di inclusione sociale a vantaggio della comunità, specie dove si mette in atto un’alleanza sistemica e continuativa che includa la scuola e le famiglie. Valorizzare il ruolo educativo dei musei nel territorio è stata una delle urgenze riconosciute nel progetto. Il Castello di Rivoli grazie al lavoro del Dipartimento Educazione, promuove la conoscenza dell’arte del nostro tempo per favorire un processo di crescita sociale e civile, coinvolgendo il pubblico con attività, ricerche e progetti e rendendo tangibile l’idea di museo accessibile e inclusivo ribadita dalla definizione ICOM, che promuove la diversità e la sostenibilità, che opera all’interno della comunità e per la comunità, offrendo esperienze diversificate.
Nell’ambito del progetto Il Pianeta è la mia casa, i bambini della scuola dell’Infanzia Municipale Bay di Torino hanno avuto l’opportunità di partecipare a numerose attività al museo, a scuola e negli spazi di vita cittadini, nel quartiere San Salvario e al Parco del Valentino, con azioni tra arte e natura, in sintonia con temi di grande attualità come la sostenibilità ambientale e il rispetto del Pianeta.
L’impegno del Dipartimento Educazione in questo contesto ha incrociato altre iniziative e progettualità all’insegna di obiettivi comuni, come il progetto Il Tappeto Volante, incentrato sui concetti di identità e differenza, i quali qualificano l’esperienza che pone al centro la persona, alternando momenti di riflessione ad altri di sperimentazione, per realizzare un percorso di inclusione e confronto.
Il sistema scolastico in collaborazione con i musei e nello specifico con il Dipartimento Educazione, lavorando all’interno e all’esterno del museo, può dunque creare connessioni tra l’ambiente e le esperienze di vita reale dei bambini, aiutandoli nella comprensione di nozioni come interdipendenza, conservazione e sostenibilità, sviluppando le emozioni utili a creare una relazione empatica tra terra e comunità.
Il percorso si è articolato in dieci incontri, alternando momenti di lavoro al museo, a scuola e attività in outdoor education nel Parco del Valentino, a pochi minuti a piedi dalla scuola.
L’osservazione dell’ambiente di vita dei bambini, la scuola, il quartiere, il parco, la propria casa, è stata il punto di partenza delle attività. I bambini hanno osservato lo sviluppo delle piante sul terrazzo della scuola e appreso i concetti di crescita e proliferazione a partire dal corpo e da come si muove a seconda che si trovi in uno spazio naturale, scolastico o domestico. All’aperto, al parco del Valentino, a partire dalle misure del corpo dei bambini è stato costruito un percorso colorato, una sorta di labirinto naturale percorribile dai corpi e dal vento, e gli elementi naturali e vegetali si sono trasformati in sculture. Analogamente con la performance partecipata
Steli a cura di Stalker Teatro, storico partner del Dipartimento Educazione, i bambini con le loro famiglie hanno costruito un’architettura inedita e percorribile dal forte impatto visivo: una grande installazione realizzata con aste colorate nella declinazione dello spettro cromatico dell’arcobaleno, che ha invaso lo spazio antistante
la scuola e dove vivere un’esperienza agita con il corpo, immersiva e sinestetica. Un’azione in cui gli elementi della creazione artistica (spazio, linea, colore, interazione) si fondono con l’idea di gioco collettivo, del rito comunitario e della festa coinvolgendo grandi e piccini. Inoltre in occasione della mostra NatureCultures. Arte e Natura dall’Arte povera a oggi. Dalle Collezioni della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT al Castello di Rivoli che i bambini hanno visitato alle OGR-Officine Grandi Riparazioni Torino, è stata realizzata l’operazione collettiva Terzo Paradiso sul grande prato del parco comunale della Grosa di Torino, tracciando con un lungo cordone di alluminio il segno simbolo ideato nel 2005 dall’artista Michelangelo Pistoletto.
Importanti momenti del percorso sono state le due occasioni di festa che hanno coinvolto non solo la scuola, ma anche il territorio, offrendo un tempo ritrovato e una nuova ritualità condivisa. Nello specifico, Frammenti di luce in festa presso
Binaria Fabbrica delle E a Torino, in collaborazione con Gruppo Abele Onlus e Gruppo Abele - Genitori & figli, è l’evento speciale che ha coinvolto i
bambini e le famiglie della Scuola Bay, in concomitanza con il solstizio d’inverno, il momento in cui la luce torna a illuminare il mondo.
L’iniziativa nasce dal desiderio di essere autenticamente accoglienti, nel rispetto delle diversità. La scelta di declinare il tema in prossimità delle festività, che coincidono con il tempo stagionale in cui si celebra il ritorno della luce, risponde all’intenzione di comprendere e valorizzare il potente messaggio che il chiarore crescente del giorno porta con sé. Gli spunti per l’allestimento sono stati offerti dalle attività svolte nell’ambito dell’azione e dalla mostra Orizzonti Tremanti di Olafur Eliasson al Castello di Rivoli.
A conclusione dell’azione, in occasione della festa dell’estate: prati e papaveri lo spazio urbano antistante alla scuola è stato trasformato in spazio naturale, ciuffi d’erba alti come bambini e grandi papaveri rossi sui bordi della strada e appesi alla balconata della scuola hanno riconquistato gli spazi della città. I bambini con le loro famiglie sono stati invitati a dipingere i papaveri ispirati all’opera Dropped Flower di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, in Collezione al Museo, in una grande azione di pittura collettiva.
Tutte le attività hanno preso spunto dalle opere in Collezione al Castello di Rivoli e dalle mostre temporanee, in particolare la visita al museo ha incluso le opere di Richard Long, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone, Mario Merz e naturalmente le opere della mostra Olafur Eliasson. Orizzonti tremanti, che presentava installazioni inedite nella relazione tra lo spazio e il visitatore. Al museo infatti, in un affascinante percorso tra percezione e immaginazione, natura e artificio, tutto ruotava intorno al tema della visione che apre lo sguardo verso nuovi orizzonti, indicando la rotta verso un maggiore impegno dell’umanità per il rispetto del Pianeta, che è la casa di tutto il vivente.
L’azione Il Pianeta è la mia casa ha dimostrato come attraverso l’educazione artistica, praticata nelle scuole e fin dalla più tenera età, si possa parlare dei grandi temi della contemporaneità compresi quelli ambientali. Questa pratica è frutto di un lavoro interdisciplinare e multidisciplinare, incentrato sulle più attuali indicazioni nel campo dell’educazione. Lo scopo dell’intervento è informare e responsabilizzare gli studenti di qualsiasi età alle questioni ambientali, affinché agiscano,
fin da piccolissimi, come protettori del loro territorio. La progettazione di un programma specifico correlato ai luoghi – scuola, città, parco –
tra arte e natura è quindi un tentativo di delineare una metodologia replicabile, calibrandola sulle specifiche necessità territoriali. La ricerca-azione con RBL è partita dal presupposto che ogni singolo individuo, come abitante del Pianeta Terra, è interessato dai problemi ambientali. «Per cambiare il mondo è necessario cambiare il modo in cui lo percepiamo», afferma l’artista Olafur Eliasson: lo sguardo attento alla bellezza è il motore per conoscere quello che ci circonda, per scoprire gli elementi naturali presenti nel contesto urbano. Il terrazzo fiorito, il cortile, le aiuole, i filari di alberi lungo le strade, il giardino della scuola e il parco cittadino rendono vivibili le nostre metropoli, migliorano la qualità della vita e donano il piacere di stare all’aria aperta.
Grazie all’azione si è generato un ripensamento e una riappropriazione degli spazi della vita quotidiana e urbana attraverso la conoscenza, il gioco e la cura. I punti di maggiore forza dell’azione sono stati: considerare l’educazione come processo collettivo ed “emozione del
sapere” capace di promuovere il pensiero critico dei bambini nella scoperta e (ri)codifica, attraverso la fruizione dell’arte e del patrimonio come strumenti di lettura e conoscenza dell’ambiente naturale; incoraggiare nei bambini la confidenza con l’ambiente del museo, da vivere come un luogo in cui sentirsi “a casa”. Esperienza positiva che a sua volta genera la volontà di portare altre persone, in particolare i genitori e i propri affetti più cari, a ri-vivere insieme l’esperienza nel tempo libero. Con l’intervento si è proceduto per unità che facilitassero nei bambini la conoscenza graduale di artisti, compiti e discussioni. Attraverso libri, proiezioni video, disegni e facili PowerPoint, i partecipanti hanno appreso la parte più nozionistica, propedeutica ai laboratori esperienziali e ludico-giocosi che hanno permesso ai bambini di scegliere liberamente la tecnica artistica che preferissero. Attraverso la loro successiva condivisione e discussione con i compagni e gli adulti di riferimento, i piccoli studenti hanno potuto comprendere il loro livello di empatia per l’ambiente. Il percorso prevedeva l’identificazione del concetto di armonia, come principio significativo dell’arte e dell’ambiente.
Le verifiche previe (in fase di progettazione con RBL) e successive alle attività (test e interviste) sono state incentrate su affermazioni che potessero misurare la sensibilità ambientale dei bambini. I risultati hanno presentato un punteggio medio positivo degli orientamenti ambientali dei bambini verso lo sviluppo di un nuovo paradigma ecologico (NPE), nonché informazioni sui loro atteggiamenti verso i diritti della natura, l’eco-crisi e l’eccezionalità umana.
Un altro aspetto positivo dell’intervento riguarda i livelli di socializzazione tra i bambini che incrementa man mano che completano il percorso. Il lavoro di gruppo ha motivato la collaborazione, creando un clima di rispetto e incoraggiamento reciproco. Anche nella fase di critica, si scambiavano feedback positivi e costruttivi, a conferma che gli approcci incentrati sullo studente facilitino la comunicazione con gli altri compagni. La stessa relazione positiva si è instaurata con l’insegnante: il ruolo del docente è fondamentale in queste azioni educative e deve garantire che gli studenti si impegnino in esercizi individuali per un apprendimento di successo. Il sistema educativo in collaborazione con il museo può dunque
creare connessioni tra l’ambiente e le esperienze
di vita reale dei bambini, aiutandoli nella comprensione di nozioni come interdipendenza, conservazione e sostenibilità, sviluppando le emozioni utili a creare una relazione empatica tra terra e comunità.
Occupandosi di bellezza, il progetto DI BELLEZZA SI
VIVE non poteva non considerare il ruolo che oggi svolge il digitale nella nostra esperienza e soprattutto non poteva non considerare il rapporto che esiste fra digitale, possibilità di emancipazione e impoverimento educativo.
Il digitale è stato assunto come l’ambiente attuale delle nostre vite, cercando di uscire dalla trappola digitale sì/digitale no, che è una trappola del pensiero. È necessario infatti cercare di considerare in che modo oggi la mente umana possa essere aumentata in modo da governare il digitale e non subirlo.
In questo senso il digitale non è stato considerato solo dal punto di vista dei social, ma per le straordinarie opportunità educative che offre, in particolare, per esempio, attraverso la creazione di ambienti virtuali che favoriscano l’accesso alla conoscenza con la mediazione del digitale. Il punto di partenza qual è? È il fatto che noi non possiamo non costruire un sé: il sé o il concetto di sé è alla base non solo della nostra individuazione, ma anche della nostra possibilità di conoscere il mondo. Di conseguenza oggi siamo autorizzati a parlare di “Digital Self”, cioè di sé digitale. In che senso? Nel senso che il sé si costruisce attraverso l’interazione con se stessi, con gli altri e attraverso gli altri con il mondo e siccome questa mediazione oggi è fortemente caratterizzata dal digitale, noi ci siamo chiesti come potessimo adoperare il digitale per favorire l’emancipazione dall’impoverimento educativo. Questo ha significato che cosa? Ha significato prendere in considerazione la costruzione di ambienti virtuali deputati, di creare le condizioni perché – per esempio attraverso l’intervento della fisica o attraverso l’intervento delle scienze naturali – fosse possibile per i bambini e le bambine accedere ad ambiti di conoscenza che senza la mediazione del digitale sarebbero irraggiungibili.
Il punto di partenza educativo qual è, rispetto alla potenzialità del digitale? È una questione molto semplice: noi disponiamo di 86 miliardi di neuroni, connessi tra loro da miliardi e miliardi di sinapsi e utilizziamo il nostro cervello con una potenzialità molto bassa rispetto alle opportunità che ha. Il digitale è un potenziatore straordinario di queste opportunità. L’utilizzo che se ne è fatto finora è stato soprattutto strumentale e quindi le bambine e bambini e in particolare gli adolescenti hanno subito e subiscono il digitale, ma il potenziamento educativo che può passare attraverso il digitale –raggiungendo non solo ambienti che senza il digitale sarebbero irraggiungibili, ma anche opportunità educative e di contenuto che senza il digitale sarebbero impossibili – ci può fornire un’opportunità straordinaria non solo per il miglioramento dell’educazione, ma per affrontare l’impoverimento educativo. Cito tra tutte una via che è quella della simulazione: il digitale consente di simulare mondi che sarebbero personalmente irraggiungibili e che diventano raggiungibili attraverso la mediazione del digitale. Questa è una funzione di elevata opportunità emancipativa e quindi permette un efficace contrasto all’impoverimento educativo.
DALL’INFINITAMENTE GRANDE
ALL’INFINITAMENTE PICCOLO
Installazione immersiva dei buchi neri alla scoperta della bellezza dei mondi lontani e invisibili, aprendo alle grandi domande di senso e a forme di insegnamento inedite della fisica.
Oratorio aumentato: attività partecipata di messa in sicurezza e valorizzazione di un sentiero forestale nel quartiere di Cataratti e Bisconte con produzione di una app per la conoscenza di questo luogo
Laboratori dello stupore
GENIUS LOCI
Conoscenza della città (Catania/Corvetto) e di scenari presenti. Prospettive per un cambiamento
PARTNER DI PROGETTO
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA
NUCLEARE (INFN)
SCUOLE
IIS La Farina-Basile (ME)
IIS Verona Trento (ME)
OPERATORI
4 Educatori FHO
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (STEAM, umanistiche, linguistiche)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
16 ragazzi in fascia 14-17
2 scenari immersivi: “Spazio-Tempo” e “Buchi Neri”, installati nel Parco della Bellezza e della
Scienza di Forte Petrazza e in quello della Fondazione Horcynus Orca. Sono divenuti parte dell’offerta educativa permanente dei due Parchi
Nell’ambito dell’azione Mondi Digitali, di particolare interesse è stato il percorso educativo dal titolo Dall’Infinitamente grande all’Infinitamente piccolo, centrato sulla realizzazione di due scenari immersivi sui temi della fisica e dell’astrofisica, oggi parte integrante dell’offerta educativa di due dei Parchi della Bellezza e della Scienza.
Nei primi due anni di progetto, la Fondazione Horcynus Orca e l’INFN hanno lavorato alla realizzazione dell’infrastruttura tecnologica collaborando con la Fondazione Messina.
Dal 2022 entrambi gli scenari immersivi realizzati su Spazio-Tempo e i Buchi Neri sono stati installati nei Parchi di Forte Petrazza e Horcynus Orca e sono iniziati i laboratori educativi nelle sale. Gli scenari rappresentano un viaggio virtuale e immaginifico alla scoperta del cosmo e della materia e sono pensati anche per supportare forme di insegnamento inedito sia della fisica sia dell’astrofisica, con gli obiettivi di incuriosire, di stupire per la bellezza evocata dai mondi lontani e invisibili rappresentati, di aprire alle grandi domande di senso e di motivare allo studio. La collaborazione tra i partner è stata fondamentale per gli sviluppi tecnici, per elaborare
percorsi educativi e anche per promuovere azioni di disseminazione. L’installazione è stata esposta al Science Center della Città della Scienza di Napoli, nell’ambito della Mostra "Spazio al Futuro", realizzata dalla Fondazione Idis-Città della Scienza, in partnership con l’INFN, numerosi altri centri di ricerca e Università e, naturalmente, anche il progetto DI BELLEZZA SI VIVE.
L’evento è stato un’occasione prestigiosa per dare una ribalta nazionale all’iniziativa: da novembre 2022, quando la mostra è stata inaugurata, a fine luglio 2023, il Science Centre ha avuto infatti oltre 170mila visitatori tra studenti, famiglie, turisti e media.
Le attività previste nell’ambito di Mondi Digitali sono state strutturate, sin dalla loro progettazione, con l’obiettivo di destare interesse verso gli apprendimenti scientifici attraverso l’utilizzo delle sale immersive.
Si tratta di sistemi capaci di trasformare collezioni di filmati in archivi strutturati quali input/metadata per installazioni interattive ad uso didattico e spettacolare. Tali strumenti complessi, da anni sperimentati dalla Fondazione Messina e poi dalla Fondazione Horcynus Orca, ricostruiscono
sistematizzandola l’evoluzione di una tecnologia della visione nata per supportare i primi esperimenti di cinema interattivo. Si tratta di nuove forme linguistiche in grado di integrare diverse discipline: fotografia, cinema, interattività, logiche di interfaccia, suono. Queste discipline concorrono a costruire nuove forme narrative, generando racconti paralleli che includono lo stesso pubblico come parte attiva. Dal cinema, la piattaforma interattiva eredita una grammatica formale e la evolve, abbandonando la forma e costrizione dello schermo. L’immagine si espande e convive con lo spazio architettonico. Si tratta di un cluster di videoproiezioni governate da un sistema rendering 3D che “vestono” le architetture generando suggestioni, appunto, immersive. Un sistema di sensori rileva la presenza dei visitatori o rende sensibili le pareti al tocco scatenando eventi audio-visivi. Anche il sistema sonoro è tridimensionale, infatti l’audio è binaurale. La strategia utilizzata nella produzione e nell’uso delle sale immersive è quella dell’apprendimento immersivo. Tale metodologia consente ai fruitori degli ambienti interattivi di acquisire cognizioni attraverso modalità partecipative, inclusive ed accessibili.
Nello specifico grazie al progetto DI BELLEZZA SI VIVE, la Fondazione Horcynus Orca e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno collaborato all’ideazione e alla realizzazione di due nuovi scenari immersivi sullo Spazio-Tempo e sui Buchi Neri.
Rispetto all’apprendimento tradizionale, che sfrutta per lo più tecniche e stili di apprendimento basati su approcci uditivi, facendo collassare quasi subito l’attenzione degli studenti, quello che utilizza ambienti immersivi fa aumentare fino al 75% la possibilità di fare esperienze significative che, grazie a progressivi accomodamenti emotivi, facilitano il mantenimento delle informazioni, evitando nei fruitori la curva dell’oblio. Nella fase dell’ideazione dei due nuovi scenari è stato necessario fare una riflessione approfondita su come estendere le possibilità tecniche di interazione, rispetto a quelle sviluppate e utilizzate in passato. Nell’installazione immersiva Buchi Neri, per esempio, il visitatore, semplicemente muovendosi nello spazio della sala e avvicinandosi quindi sempre di più al buco nero, vede gli effetti della sua irreversibile forza di
attrazione sulla propria immagine-avatar di punti.
In un processo, detto di “spaghettificazione”, via via la sua immagine si deforma e si allunga verso il buco nero, fino a esserne irrimediabilmente
catturata e, dopo aver spiraleggiato attorno a esso, viene infine fagocitata dalla stessa massa del buco nero, contribuendo ad accrescerla.
Nella fase successiva, all’interno dei laboratori svolti con le scuole, gli educatori, insieme agli esperti e ai creativi, hanno avuto il ruolo cruciale di mediatori delle esperienze e di facilitatori delle conoscenze dei partecipanti, suscitando domande aperte. Sia nella sala immersiva sui Buchi Neri presso il Parco Horcynus
Orca sia in quella dedicata allo Spazio-Tempo presso il Parco di Forte Petrazza, gli studenti dell’IIS Verona Trento hanno potuto vivere un’esperienza virtuale compiendo una vera e propria trasposizione tra l’ambito cosmico e il loro ambito spaziale e corporeo.
L’apprendimento è stato sempre accompagnato da laboratori maieutici e riflessivi sull’esperienza vissuta, attraverso i quali i partecipanti sono stati portati a riflettere sui concetti fondamentali della fisica e della cosmologia.
Nell’ultima fase del laboratorio, gli studenti hanno vissuto da protagonisti le tecnologie, studiando con l’aiuto di esperti sistemi di proiezione, nuove possibilità di elaborazioni grafiche, di interazioni al tocco e immaginando nuovi possibili scenari. Grazie a questo percorso immersivo, centrato su tre aspetti caratteristici, ovvero la presenza spaziale, l’interazione con lo spazio e l’interazione tra corpi nello spazio, gli studenti coinvolti hanno rafforzato le loro skills cognitive e non cognitive sia nell’ambito delle STEM, sia in quello linguistico. Anche gli insegnanti, coinvolti dagli educatori e dagli esperti, si sono messi in gioco ascoltando la curiosità e lo stupore dei ragazzi. I due scenari immersivi sui Buchi Neri e su SpazioTempo sono entrati a far parte dell’offerta educativa permanente dei due Parchi della Bellezza e della Scienza: il Parco Horcynus Orca e il Parco Sociale di Forte Petrazza di Messina. Questo approccio dimostra l’efficacia educativa del mix di esperienza estetica e “affettiva” e di progettazione tecnica. Mix che li fa diventare i “luoghi-non luoghi” ideali attraverso cui accompagnare, oggi, la crescita, le curiosità e gli accomodamenti cognitivi di tutti.
PARTNER DI PROGETTO
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
PARTNER TERRITORIALI
Parrocchia Santa Maria Annunziata e San Giuseppe di Cataratti e Bisconte
Camminare i Peloritani
UISP Messina
BePart
Officine Culturali
LavorOperAzione
SCUOLE
IIS Verona-Trento (ME)
Liceo E. Ainis (ME)
IC La Pira (ME)
OPERATORI
2 Educatori
2 Esperti di partecipazione culturale
3 Esperti di progettazione e valorizzazione di sentieri naturalistici
2 Esperti di realtà aumentata ed educazione al digitale
protagonisti
25 bambini e bambine in fascia 6-10 anni
66 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 17 anni
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE
E NON COGNITIVE SKILLS (STEAM, umanistiche, linguistiche)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
RIGENERAZIONE
E RIAPPROPRIAZIONE DEGLI SPAZI (il quartiere-il territorio)
1 murales “cittadinanza attiva”
1 Mostra di fotografia per la valorizzazione del territorio
Pulizia del sentiero Santuario della Madonnuzza
Sviluppo di contenuti narrativi in AR accessibili
mediante marker su supporto fisico (cartolina)
Mappature e geolocalizzazione del sentiero
Sviluppo di un programma di visite guidate
rivolte alla comunità e alle realtà presenti sul territorio
Avvio di un dialogo con la PA locale per la rimozione dell’eternit presente sul sentiero e la valorizzazione dell’area naturalistica
DI BELLEZZA SI VIVE è un progetto esemplare per aver dato corso a percorsi esperienziali con alti livelli di innovazione educativa, determinata in primis dal fatto che ogni intervento è stato frutto di un lavoro di co-design tra partner nazionali e territoriali. Oratorio Aumentato, ad esempio, può a tutti gli effetti essere considerato l’intervento conclusivo di un percorso multidisciplinare sul territorio di Messina che è partito nel 2020, in pieno Covid, con un laboratorio di peer education all’educazione paesaggistica sostenuto dalla Fondazione Horcynus Orca nel Parco di Capo Peloro sullo Stretto.
Un percorso propedeutico che, tra lezioni online e sessioni di lavoro all’aperto (quando possibile) ha coinvolto molti ragazzi della scuola in una sperimentazione di educazione paesaggistica. Il paesaggio è il patrimonio principale di una comunità, di cui rappresenta la condizione della vivibilità per le generazioni future. Educare alle responsabilità dei luoghi che si abitano, alla gestione delle risorse, a comportamenti e stili di vita appropriati e sostenibili è stato fondamentale per gettare le basi per la costruzione di una coscienza collettiva del territorio. Inoltre, stare all’aperto tra pari ha risposto a due bisogni forti
generati dal Covid: riappropriarsi della libertà e del movimento e ricostruire una socialità tra pari. In parallelo all’azione peer to peer sul paesaggio è partita l’azione Influencer di Comunità che ha coinvolto 10 ragazzi e ragazze, frequentanti la parrocchia di Santa Maria Annunziata e San Giuseppe di Bisconte e Catarratti, due quartieri che in passato sono stati caratterizzati dall’abuso edilizio di cui sono ancora visibili alcune tracce.
Sotto la guida di On! i protagonisti sono stati coinvolti in un percorso laboratoriale di esplorazione territoriale e di digital storytelling comunitario, inteso come pratica di responsabilità paesaggistico ambientale fondata sulla bellezza. Attraverso esplorazioni, dei momenti di riflessione sulle criticità che connotano i due quartieri e il racconto di esperienze di attivazione dal basso gli adolescenti hanno sviluppato una narrazione privata e collettiva del territorio, che ha trovato espressione in una mostra fotografica. Era inoltre fondamentale costruire un momento di coinvolgimento più ampio e lasciare un segno tangibile di quanto emerso da questa prima parte del lavoro: per questo motivo nella piazzetta della chiesa è stato realizzato un murales che ha posto al centro il concetto di cittadinanza attiva.
Quel momento è stato anche l’occasione per favorire l’incontro tra i ragazzi dell’oratorio e le classi coinvolte nell’azione di educazione paesaggistica, avviando uno scambio proficuo tra i due gruppi. Il lavoro è proseguito nel 2023 con l’azione Oratorio Aumentato, progettata e gestita da On! in collaborazione con la Fondazione Horcynus Orca, con l’obiettivo di valorizzare, attraverso la realtà aumentata, il sentiero che dalla chiesa del quartiere di Bisconte conduce al Santuario della Madonnuzza, nel bosco di Camaro.
Non sempre la realtà è davanti ai nostri occhi. A volte, per riuscire a vederla davvero serve un po’ di immaginazione o, come in questo caso, l’app di uno smartphone. Oratorio Aumentato – Tracciare sentieri, costruire comunità ha coinvolto 76 ragazzi e ragazze di cui 6 della Parrocchia di Bisconte e Catarratti, 60 di tre classi dell’Istituto Verona Trento e di una classe del Liceo Emilio Ainis e 10 bambini dell’Istituto Comprensivo La PiraGentiluomo, a cui si sono aggiunti in estate 15 bambini della Comunità di Sant’Egidio. I giovanissimi hanno dapprima esplorato e ripulito il sentiero con le guide di Uisp Messina e
Camminare i Peloritani, poi hanno incontrato la Forestale e la PA locale per discutere delle possibili soluzioni al problema dei rifiuti lungo il sentiero e infine hanno intervistato la comunità locale raccogliendo storie private e collettive che sono diventate sette contenuti in realtà aumentata, accessibili tramite l’app gratuita di BePart e corrispondenti a sette tappe lungo il percorso.
I ragazzi sono stati i veri agenti e motivatori del cambiamento della comunità educante, riuscendo, con il supporto degli educatori, ad ottenere l’intervento del Comune di Messina per ripristinare le condizioni igienico-sanitarie lungo il percorso. L’iniziativa è stata apprezzata dal territorio e il Comune ha proposto di inserire il lavoro di valorizzazione e narrazione del sentiero all’interno di Messina 2030, il progetto di educazione, promozione, informazione ed educazione ambientale del Comune di Messina. Un riconoscimento importante da parte della PA che ha premiato l’impegno e il protagonismo di tanti ragazzi che hanno trovato nei linguaggi artistici e digitali una possibilità di trasformazione personale e collettiva e di esperienza esistenziale di bellezza e di piacere.
L’iniziativa dell’Oratorio Aumentato, seguendo l’approccio RBL e le teorie neuroscientifiche su apprendimento corpo-cervello-mente ha dimostrato, come altre azioni progettuali, che la bellezza nel campo dell’arte visiva, della musica, del teatro, della danza, del paesaggio e della cura dei luoghi, rappresenta, l’unica esperienza capace di estendere il potenziale degli individui da un punto di vista emozionale, cognitivo e comportamentale.
Oratorio Aumentato è stata la tappa finale di un percorso complesso che ha fatto tesoro delle lezioni impartite e apprese nel corso del laboratorio biennale di peer leading all’educazione paesaggistica e in quello annuale Influencer di Comunità. Grazie al primo, infatti, è stato possibile trasformare il gruppo di adolescenti del Liceo Ainis, che avevano preso parte al primo ciclo, in peer leader capaci di attivare azioni di valorizzazione degli spazi dentro e fuori la scuola, nel Parco Horcynus e in altri luoghi della città, informando e sensibilizzando i loro coetanei sul rispetto paesaggistico e la sostenibilità. Con il secondo, Influencer di Comunità, nei quartieri di Catarratti e Bisconti, è stato possibile
ingaggiare cinque adolescenti che sono diventate peer leader e attivatrici della comunità nell’azione Oratorio Aumentato.
Attraverso passeggiate, trekking urbano, confronti con i decision making, interviste alla comunità per raccogliere ricordi, emozioni e storie dei cittadini, i ragazzi, seguendo la metodologia RBL, hanno lavorato ad una proposta di valorizzazione di luoghi bellissimi e dimenticati, promuovendo un’azione territoriale di sensibilizzazione alla cura e al rispetto del territorio in cui vivono, sviluppando insieme alla propria comunità un nuovo senso civico e di appartenenza ad un quartiere difficile e spesso maltrattato dai suoi stessi abitanti.
Il valore educativo dell’azione è stato offrire ai ragazzi coinvolti la possibilità di immaginare prospettive diverse, essere protagonisti e impegnarsi attivamente per generare il cambiamento.
Le cinque ragazze, in particolare, sono diventate leader dei loro coetanei, guidando il restante gruppo nelle prime esplorazioni territoriali.
Raccontare agli altri ha suscitato in loro un moto di orgoglio e le ha spinte ad un racconto aperto e capace di cogliere una bellezza fino a quel momento invisibile, ponendo attenzione a dettagli, elementi e risorse territoriali fino a quel momento non considerate.
L’azione ha consentito ai ragazzi coinvolti di scorgere la bellezza non nell’estetica delle cose ma nel potenziale che i luoghi e le persone possono esprimere se stimolati al cambiamento.
La bellezza è generativa e può trasformare luoghi e persone in modo profondo invertendo la polarità e l’attrattività dei territori e cambiando i destini delle persone.
Nel 2022 Influencer di Comunità si era concluso con una grande festa di comunità e con la realizzazione del murales “Minoranza Attiva”, l’anno dopo con Oratorio Aumentato quel concetto scritto è diventato azione concreta avviando un processo di cambiamento che perdura tutt’oggi.
PARTNER DI PROGETTO
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE
PARTNER TERRITORIALI
Istituto ITSOS Albe e Lica Steiner (MI)
SCUOLE
ITSOS Albe e Lica Steiner (MI)
OPERATORI
1 Educatore
1 Sociologa dell’Università Cattolica di Milano
1 Digital technologist
RAFFORZAMENTO DEL RUOLO DELLA SCUOLA
RIAPPROPRIAZIONE DI UNO SPAZIO DI VITA (il quartiere)
RAFFORZAMENTO DELLE COGNITIVE E NON COGNITIVE SKILLS (STEAM, umanistiche, linguistiche)
ALLARGAMENTO DELLA COMUNITÀ EDUCANTE
protagonisti outcome
8 opere multimediali in realtà aumentata
1 installazione con mappa interattiva
37 ragazzi in fascia 14-17 anni (di cui 3 stranieri)
3 mostre, di cui una all’interno della scuola, una nel laboratorio di quartiere e una nella biblioteca di quartiere
Creatività, contesto, concretezza, collaborazione sono le “quattro C” che definiscono l’intervento educativo realizzato a Milano, quartiere Corvetto da On! e intrapreso dai ragazzi e dalle ragazze dell’ Istituto Itsos Albe e Lica Steiner del quartiere. Quattro parole chiave che hanno dimostrato come la scuola può aprirsi al territorio e innovare la propria metodologia nell’ottica della bellezza, dell’arte e dell’analisi del territorio nel quale si inserisce. I ragazzi e le ragazze hanno potuto riscoprire e valorizzare il quartiere Corvetto, grazie all’approfondimento dei fondamenti della ricerca sociale in field: osservazione partecipante, interviste, video/foto inchiesta. Si è realizzata una mappa interattiva del quartiere con contenuti multimediali fruibili in realtà aumentata per raccontare il vissuto e la visione dei suoi abitanti, sottolineandone gli aspetti più inediti e sconosciuti. Attraverso i racconti degli abitanti e la riscoperta dei luoghi i ragazzi hanno acquisito una diversa capacità di narrazione e storydoing ma hanno anche avuto l’opportunità di scoprire sé stessi. Al termine dell’azione educativa è stata allestita una mostra dei lavori realizzati, ospitata a giugno 2023 nei locali della scuola e in autunno nella biblioteca e nel laboratorio di quartiere.
All’incontro conclusivo, dopo la proiezione del video racconto delle tante attività realizzate nell’ambito dell’intervento, Immacolata Salvatore, dirigente della scuola, Giorgia Turchetto
responsabile del progetto DI BELLEZZA SI VIVE, Enrico Rassu, fotografo e videomaker, la ricercatrice dell’Università Cattolica di Milano, Patrizia Cappelletti, la Capo del Dipartimento
Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte
Contemporanea, Paola Zanini e Luigi Tufariello, consultant di On! hanno dialogato con gli studenti sul valore dell’esperienza vissuta.
La bellezza è stata uno strumento potente per educare alla cittadinanza, accrescendo nelle comunità il desiderio e quindi il potere di trasformazione. Le esperienze estetiche hanno sempre la capacità di allargare gli immaginari e gli orizzonti delle persone e quindi generare alternative di vita. Molte delle azioni realizzate durante l’anno hanno acceso in tantissimi ragazzi il desiderio, il piacere, la volontà partecipata a voler trasformare i loro quartieri complessi in attrattori di nuova coesione sociale con l’obiettivo di ribaltare ogni forma di determinismo storico, di pregiudizio, promuovendo iniziative così originali e generative capaci di attivare osmosi sociale.
L’azione ha coinvolto due classi (indirizzo di grafica e cinema) dell’ITSOS Albe e Lica Steiner del quartiere Corvetto di Milano. Sono stati attivati due percorsi di Pcto e i ragazzi sono stati coinvolti nella riscoperta e valorizzazione del loro quartiere. Insieme alla sociologa e ricercatrice dell’Università Cattolica di Milano, Patrizia Cappelletti, hanno approfondito tecniche e metodologie della ricerca sociale in field e con Alexandre Cayuela, digital technologist esperto in Nuove Tecnologie per l’Arte e Arti interattive e performative presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, hanno approfondito le basi della comunicazione multimediale nella commistione di arte, grafica, design e tecnologia. Un percorso che ha avuto, come altre azioni di progetto, il merito di aver accompagnato i ragazzi ad esercitare lo sguardo, attivando interesse e conoscenza verso nuove figure professionali che ora e in futuro saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro. Lo storytelling sta ad esempio lasciando sempre più spazio allo storydoing e la tecnologia diviene sempre più un elemento fondamentale della customer experience e una componente cruciale
della comunicazione. Il “tecnicismo”, un tempo snobbato, è diventato parte del lavoro di chi è responsabile della customer experience (CX), con un legame molto più marcato con la user experience (UX) che storicamente è invece sempre stata un dominio dello sviluppo e del software design. Le persone che si occupano di comunicazione dovranno diventare più aperte alla sperimentazioni, alle ibridazioni di meta-linguaggi (letteratura, poesia, arte) e alla lettura di dati, pronte a cambiare le proprie scelte linguistiche, stilistiche, di narrazione in corso d’opera, a fronte di informazioni che giungono da testimonianze dirette, da immagini, da fotografie, dal giornalismo di inchiesta.
Le tante informazioni raccolte con strumenti di indagine e ricerca sociale sono state ricomposte dai ragazzi in una mappa interattiva del quartiere con contenuti multimediali fruibili in realtà aumentata. Attraverso questo lavoro i ragazzi hanno quindi sperimentato la sintesi tra analogico e digitale: le interviste raccolte per strada sono diventate infatti dei contenuti in realtà aumentata. Il lavoro ha preso avvio dalla riflessione sul concetto di bellezza in relazione al quartiere di Corvetto, sfidando la tradizionale
equazione fra bellezza e luoghi di valore storicoartistico, per favorire una percezione più intima e personale di cosa è bellezza.
Nella fase più esplorativa, si è fatto ricorso ai quattro verbi della ricerca sociale (osservare, ascoltare, narrare, interpretare). I ragazzi e le ragazze hanno raccolto impressioni, racconti e ricordi legati al quartiere e alla sua storia, vivendo così un parziale ribaltamento del loro punto di vista iniziale, influenzato da un immaginario collettivo negativo. Il lavoro di narrazione, attraverso la fotografia e i video, ha consentito ai gruppi di lavoro esercizi di sguardo che hanno fatto emergere elementi di bellezza nuovi, inediti, anche in quegli oggetti o spazi apparentemente privi e anzi visti solo come decadenti o degradati.
Tutta l’azione è stata progettata seguendo la metodologia RBL.
Durante la prima fase si è lavorato all’attivazione dei ragazzi e delle ragazze delle due classi coinvolte e alla mappatura dei loro saperi spontanei relativi al quartiere Corvetto attraverso lavori in gruppi. Nella seconda fase si è proceduto all’individuazione dei nuclei tematici fondamentali emersi dalle loro riflessioni rispetto al quartiere
(paura, insicurezza, multietnicità, pregiudizio, trascuratezza) e, a partire da questi, si sono trovati i canali per innestare nuovi saperi scientifici, utilizzando ad esempio la ricerca sociale. Nella terza fase i saperi appresi sono stati rielaborati superando le convinzioni iniziali (rottura dello stereotipo, cambio del punto di vista, attivazione del cambiamento culturale). La quarta fase è coincisa con l’avvio del progetto creativo per la realizzazione di una mappa interattiva del quartiere con contenuti multimediali fruibili in realtà aumentata e l’allestimento di uno spazio-mostra aperto agli studenti, ai genitori e agli insegnanti. L’iniziativa si è conclusa con l’organizzazione di un evento finale di disseminazione e restituzione, rivolto a tutta la comunità del quartiere. L’evento Esercizi di sguardo e bellezza. Per una scuola che si apre al territorio e fa dello storytelling territoriale uno strumento didattico è stato occasione per lanciare la sfida di una scuola che si apre strutturalmente al territorio, facendone campo di osservazione e apprendimento. I ragazzi hanno raggiunto obiettivi molteplici: (Ri)significare il quartiere, a partire dalla loro conoscenza per poi approfondire la storia, facendo ricerca sul campo e intervistando gli abitanti,
visitando luoghi simbolo, osservando ciò che prima era invisibile al loro sguardo; Acquisire nuove competenze contenutistiche, stilistiche e tecnologiche per la comunicazione e narrazione territoriale grazie al lavoro con professionisti del settore;
Sviluppare il senso civico, approfondendo temi legati alla tutela e alla valorizzazione del territorio; Fare pratica di lavoro in team, sia tra pari che tra generazioni diverse.
Corvetto è un quartiere che si confronta con le vecchie e nuove sfide della multiculturalità e che continua a rappresentare il confine tra città e campagna. La zona è caratterizzata da edilizia popolare e da importanti spinte gentrificatrici che la rendono oggi un territorio di conflittualità. Il quartiere custodisce allo stesso tempo alcune best practice inerenti la collaborazione tra Terzo settore e PA locale, come il laboratorio di quartiere di via Mazzini o la Rete Corvetto che riunisce le realtà attive nel quartiere. La gran parte dei ragazzi coinvolti gravitano nel quartiere solo perché lì si trova la scuola che frequentano e ne hanno quindi una conoscenza superficiale e stereotipata ed è su queste premesse che è stata costruita l’azione.
Emanuela Fellin, responsabile Monitoraggio e Valutazione
Angela Fellin, ricercatrice
Tommaso Beltrami, ricercatore
L’applicazione del modello Research Based Learning
Il Monitoraggio e la Valutazione in itinere e finale
Strumenti di monitoraggio e valutazione
Applicazione della scala Likert sulla significatività dell’idea iniziale
Criteri di valutazione delle azioni del progetto
Voce ai beneficiari
La bellezza come strumento per intervenire sull’impoverimento educativo
Le cose che fanno la differenza
Alcuni dati
Testimonianze degli educatori
L’esperienza estetica e la bellezza attraverso l’arte nelle sue molteplici espressioni e attraverso il paesaggio come spazio di vita, si manifestano e vivono in circuiti intersoggettivi in cui la relazione è la base generativa.
La rilevanza e la centralità dell’esperienza estetica, attraverso l’arte e la bellezza sono legate alla sperimentazione dell’estensione e del potenziamento delle capacità e delle possibilità individuali, che sono in grado di promuovere e generare queste competenze.
Le esperienze di bellezza relative all’arte e al paesaggio, mobilitando i sistemi emozionali di base, come la ricerca, il desiderio, la giocosità, la cura, consentono di accedere a parti potenziali di sé che senza quelle esperienze sarebbero irraggiungibili. Da qui la loro funzione cruciale nelle relazioni educative e di cura finalizzate a intervenire per la riduzione e il superamento dell’impoverimento educativo e delle fragilità relazionali.
La necessità di individuare un metodo che potesse rispondere alla domanda che sta alla base del progetto DI BELLEZZA SI VIVE, trovando azioni educative che possano – attraverso la bellezza –ridurre l’impoverimento educativo in bambini e bambine, ragazzi e ragazze, genitori, educatori, insegnanti, comunità locali, amministrazioni, etc., ha reso indispensabile individuare un’applicazione educativa non restrittiva. Doveva essere il metodo ad adeguarsi all’azione, al territorio, al contesto e non viceversa. In un progetto che ha visto coinvolti partner di tutto il territorio nazionale, contesti a volte difficili, ambienti che non sono abituati a lavorare sul proprio paesaggio, era fondamentale individuare strumenti e modalità estremamente versatili ma comuni a tutte le
azioni, in quanto punto fondamentale per la sperimentazione e la valutazione dei risultati raccolti. Le realizzazioni di interventi educativi (azioni progettuali) mirati all’utilizzo dell’esperienza estetica di bellezza relativa all’arte e alla cura di sé e degli altri, anche con l’utilizzo di evoluti supporti tecnologici, affinché siano efficaci nel produrre estensione e potenziamento delle capacità immaginative e relazionali necessitano di dispositivi metodologici adeguati, individuati e sperimentati ad hoc.
L’esperienza estetica, in quanto esperienza relazionale e intersoggettiva, per prodursi necessita di almeno cinque fattori: un creatore, un artefatto creato, un osservatore, un suo interlocutore e una narrazione appropriata. In ognuno dei passaggi del circuito tra i fattori si costruisce una parte dell’esperienza. Il metodo RBL/EBL ha avuto il compito di catturare le carenze educative del circuito tra i fattori che producono l’impoverimento educativo e le determinanti relazionali della fragilità, al fine di definire i vincoli ma anche le opportunità date dalle risorse disponibili nel soggetto e nella sua zona di sviluppo prossimale, dove ognuno crea se
stesso mentre crea il proprio mondo. Individuati gli indicatori di impoverimento educativo e di fragilità presenti, insieme alle relative potenzialità residue e inespresse, l’apprendimento e l’educazione basate sulla ricerca hanno agito sui gap e i vincoli all’accessibilità all’esperienza e a quella estetica, immettendo risorse e opportunità esogene compatibili con quelle endogene appositamente riconosciute per valorizzare le potenzialità esistenti. Si tratta a tutti gli effetti di un innesto tra i saperi posseduti dai beneficiari e le conoscenze teoriche apprese per immersione durante le attività. L’innesto funziona quindi da lievito per il potenziamento delle capacità individuali e per l’estensione delle possibilità relazionali.
Per quanto premesso, il punto di partenza dello svolgimento del progetto DI BELLEZZA SI VIVE ha previsto l’utilizzo di questo metodo per la realizzazione delle singole azioni del progetto. Fin dalla fase progettuale è stato ritenuto fondamentale prevedere un momento di formazione intensivo per i partner e per gli educatori che avrebbero poi applicato il metodo, nonostante la presenza sistematica da parte della responsabile del monitoraggio e valutazione e dei
due ricercatori che hanno supportato scientificamente e tecnicamente gli educatori durante l’intero processo.
La prima parte del progetto infatti è iniziata con una formazione dedicata agli educatori che iniziavano con la fase sperimentale del progetto e che poi sarebbero diventati loro stessi formatori per i colleghi che avrebbero continuato con la fase successiva di consolidamento. I temi trattati in aula virtuale (ricordiamo che il progetto è iniziato in piena pandemia) hanno visto coinvolti gli operatori nella formazione teorica sul metodo per poi analizzare tutte le fasi, applicandole ad esempi concreti e pratici.
Il metodo RBL, infatti, fa propria la prospettiva dell’educazione e dell’apprendimento basata sulle dinamiche della selezione del riconoscimento e del rientro. Allo stesso modo l’approccio EBLEducational Based Learning fa riferimento a un’idea dell’educazione basata sull’apprendimento e sull’esperienza, rispettando gli stessi presupposti teorici di RBL-Research Based Learning. Questa metodologia era inizialmente costituita da sette fasi consequenziali, ognuna delle quali è stata concepita in modo tale da preparare quella successiva. Il punto di partenza è costituito dalla rilevazione e dal riconoscimento dei saperi spontanei presenti nelle persone con cui si svolge l’attività educativa: in questo caso nei bambini e nelle bambine, nelle adolescenti e negli adolescenti.
I saperi spontanei sono le conoscenze che ognuno di noi possiede e ha acquisito con le esperienze e con gli avvenimenti che hanno accompagnato l’apprendimento extra curriculare. La registrazione delle affermazioni relative ai saperi spontanei o ingenui emersi prepara poi la possibilità di selezionare i nuclei essenziali di saperi spontanei disponibili, sui quali innestare nuova conoscenza validata, favorendo l’interazione tra saperi ed esperienze endogene e saperi ed esperienze esogene.
La proposta, l’avvicinamento e l’adattamento dei saperi spontanei con i saperi validati è basata sulla logica dell’innesto e consente l’evoluzione delle conoscenze e dell’esperienze con un effetto di combinazione o bricolage che prepara e realizza le ristrutturazioni cognitive effettive che la realizzazione dell’azione comporta.
Queste sono le sette fasi sintetizzate:
Far emergere e rilevare i saperi ingenui e spontanei.
2.
1. Registrare, scrivendo su una lavagna o su altro supporto, le affermazioni relative ai saperi ingenui e spontanei rilevati, ascoltarli e analizzarli con i partecipanti, dopo averli elaborati attraverso un confronto in gruppo.
Individuare i nuclei essenziali, cioè i contenuti più importanti, su cui sembra opportuno intervenire per innestare i saperi scientifici. 3.
Proporre i saperi scientifici validati mettendoli in collegamento diretto con i saperi spontanei individuati.
Facilitare l’avvicinamento e il riconoscimento della validità dei saperi scientifici proposti. Apprendimento, approssimazione, assimilazione e adattamento.
Favorire la narrazione reciproca e il dialogo tra i partecipanti sui modi di combinare e innestare i saperi scientifici proposti con quelli spontanei esistenti.
Apprendere: riconoscere insieme ai partecipanti le ristrutturazioni delle conoscenze emergenti e favorire il loro rientro nell’esperienza.
Come rilevo e faccio emergere i saperi spontanei del sistema utente
Come registro le affermazioni relative ai saperi ingenui emersi, li ascolto e li analizzo dopo aver avuto un confronto di gruppo con i partecipanti
Come seleziono i nuclei essenziali sui quali innestare nuova conoscenza
Come propongo i nuovi saperi validati scientificamente con i saperi spontanei individuati in prima fase
Come facilito l’avvicinamento e il riconoscimento della validità dei saperi scientifici
Come favorisco la narrazione reciproca e il dialogo tra i partecipanti sui modi di combinare e innestare i saperi scientifici con quelli spontanei
Approfondire, riconoscendo insieme a partecipanti le ristrutturazioni delle conoscenze emergenti, favorendo il loro rientro mediante l’esperienza vissuta
Fin dalla realizzazione delle prime azioni del progetto DI BELLEZZA SI VIVE, però, è stata ravvisata la necessità di evolvere il metodo in una direzione più adatta alle caratteristiche, agli scopi delle azioni e agli stili operativi dei partner. Questa necessità è emersa dal confronto con gli operatori che hanno applicato il metodo, dalle caratteristiche delle azioni, dalla valorizzazione delle differenze dei luoghi in cui le azioni sono state attivate, e dai dati emersi dai monitoraggi svolti durante la fase sperimentale.
Le 7 fasi inizialmente pensate, sono state quindi concentrate in 4 sole fasi, con le caratteristiche di seguito illustrate.
4 | I RISULTATI DEL MONITORAGGIO | L’APPLICAZIONE DEL MODELLO RESEARCH BASED LEARNING
Raccolta saperi spontanei dei beneficiari
La domanda stimolo che si intende porre 1.
La modalità di raccolta dei saperi spontanei 2.
La modalità di condivisione e confronto dei saperi emersi con il gruppo 3.
In che modo i saperi spontanei si collegano con i contenuti dell’azione 4.
Svolgimento dell’azione
In che modo avviene l’innesto dei saperi scientifici validati (contenuti dell’azione) sui saperi spontanei dei beneficiari 1.
Cosa prevede l’azione progettata (modalità, strumenti, etc.) 2.
In che modo la bellezza viene espressa/si manifesta all’interno dell’azione? 3.
Rielaborazione individuale e/o di gruppo dei saperi appresi
Come vengono favoriti, attraverso l’esperienza estetica, dialogo, confronto e rielaborazione a proposito dei saperi appresi durante l’azione 1. Modalità di coinvolgimento dei beneficiari 2.
La restituzione individuale e/o di gruppo (outcome) 3.
In che modo il gruppo o il singolo usa l’esperienza di bellezza per restituire all’esterno le conoscenze, le esperienze, e i saperi appresi? (es. realizzazione di un nuovo prodotto, organizzazione di un evento; formazione di gruppi peer leader; esperienze di contaminazione verso altri gruppi, etc.)
In che modo l’azione ha concorso alla riduzione dell’impoverimento educativo
Nel progetto DI BELLEZZA SI VIVE si è data particolare attenzione alla fase di monitoraggio e valutazione in itinere e finale, in quanto uno degli aspetti fondamentali del progetto era di presidiare i momenti di attivazione e di prosieguo delle azioni. La responsabile della valutazione e del monitoraggio ha avuto il compito di controllare gli incontri con i partner e con gli operatori impegnati direttamente sul campo; di co-costruire, insieme ai due ricercatori, gli strumenti da utilizzare per la ricerca e la valutazione; di elaborare, leggere
e tradurre i dati emersi dalle varie azioni. La presenza di due ricercatori ha fatto la differenza nel poter raccogliere, rielaborare e tradurre i dati emersi dalle azioni, ma sono stati anche un supporto prezioso per gli operatori impegnati nelle diverse azioni e sui differenti territori. Le tre figure impegnate in questa parte hanno avuto l’opportunità di poter monitorare sistematicamente le diverse azioni, partecipando ai tre momenti cruciali di ognuna: la parte iniziale, il momento intermedio e la conclusione, potendosi
confrontare con gli operatori e dialogando con i beneficiari diretti e indiretti. I processi metodologici adottati hanno avuto caratteristiche di orientamento quantitativo e fenomenologico attraverso la misurazione con indicatori specifici degli esiti in itinere e finali e l’autovalutazione operativa e consapevole dei responsabili degli utenti. È stato svolto un monitoraggio sistematico delle singole azioni osservando ed elaborando i passaggi critici, la partecipazione e il clima relazionale che si sono creati nei diversi gruppi.
Gli strumenti utilizzati nel progetto sono stati sperimentati e consolidati nel corso del tempo, divenendo punti di riferimento stabili e continui. Il primo step è stato caratterizzato da una importante distinzione rispetto alle forme tradizionali con le quali si svolge di solito la progettazione, in quanto ogni azione è stata oggetto di co-progettazione fra tutti i partner coinvolti nella realizzazione dell’azione e tra tutti gli operatori che hanno seguito le azioni.
La co-progettazione si è avvalsa di uno strumento particolarmente semplice che risulta però altrettanto proficuo come EduCanva, costruito appositamente per lo sviluppo del progetto, rivisto e adattato nel passaggio da un approccio basato su Research Based Learning a un approccio basato su Educational Based Learning, mettendo al centro l’importanza dell’educazione. Questa fase progettuale è stata inoltre ritenuta fondamentale per il modello educativo che è stato
sperimentato e consolidato durante il progetto DI BELLEZZA SI VIVE in quanto, da come è emerso dai sistematici confronti con gli operatori, l’incontro di progettazione strutturata è un elemento fondamentale per la riuscita delle azioni, ancor più se i partner coinvolti sono molti. A tutti gli effetti diventa una linea guida che aiuta gli educatori a mantenere l’attenzione sugli obiettivi che intende raggiungere l’azione e, soprattutto, le fasi di svolgimento dell’azione stessa.
Contenuti/obiettivi dell’azione
Sistema Utente (chi raggiungiamo con l’azione)
Valori: quali sono i principi importanti di questa azione?
Ruoli: quali sono I ruoli principali che ricopre l’educatore e quali l’utente nell’azione
Risultati: quali sono le metriche che, per noi, definirebbero il successo dell’azione (i risultati si intendono per singolo ciclo)
Come rilevo e faccio emergere i saperi spontanei del sistema utente
Come registro le affermazioni relative ai saperi ingenui emersi, li ascolto e li analizzo dopo aver avuto un confronto di gruppo con i partecipanti
Come seleziono i nuclei essenziali sui quali innestare nuova conoscenza
Quali i vincoli da tenere presente
Come propongo i nuovi saperi validati scientificamente con i saperi spontanei individuati in prima fase
Come facilito l’avvicinamento e il riconoscimento della validità dei saperi scientifici
Come favorisco la narrazione reciproca e il dialogo tra i partecipanti sui modi di combinare e innestare i saperi scientifici con quelli spontanei 7
Approfondire, riconoscendo insieme a partecipanti le ristrutturazioni delle conoscenze emergenti, favorendo il loro rientro mediante l’esperienza vissuta
Anche l’EduCanva è stato rivisto alla luce della prima sperimentazione. Si è deciso infatti di aggiungere delle parti specifiche che mirano a far riflettere i progettisti sul contenuto dell’azione in relazione al tema della bellezza, in particolare nella fase 2 e 4:
In che modo la bellezza viene espressa all’interno dell’azione
In che modo l’azione può ridurre l’impoverimento educativo dei beneficiari
Per una possibile consultazione è stato deciso di inserire due esempi di EduCanva nella versione iniziale con le sette fasi di RBL/EBL (Fig.1 e Fig.2) e due esempi di EduCanva con la versione definitiva del metodo sperimentato EBL (Fig.3 e Fig.4).
TITOLO PROGETTO
CODICE PROGETTO
AZIONE
PARTNER
REFERENTI
DI BELLEZZA SI VIVE 2018-PAN-02158
1 Contenuti/obiettivi dell’azione
2 Sistema Utente (chi raggiungiamo con l’azione)
3 Valori: quali sono i principi importanti di questa azione? 4
Risultati: quali sono le metriche che, per noi, definirebbero il successo dell’azione (i risultati si intendono per singolo ciclo)
5 Ruoli: quali sono i ruoli principali che ricopre l’educatore e quali l’utente nell’azione
6 Quali i vincoli da tenere presenti
1. Contenuti/obiettivi dell’azione
Influencer di comunità:
Contenuti giovan nfluencer coinvolgendo la propr a comun tà d rifer mento, creeranno un racconto condiviso per la valorizzaz one d luogh c ttadini, vissuti e d ment cat , storici e popolari comun e rari, come pratica di responsabi ità paesagg st co-ambientale fondata sul a bel ezza
Obiettivi: acqu sire capacità di comunicazione e narraz one territoriale, svi uppare ins eme al a propria comunità senso c vico e capac tà d tutela, va or zzazione e r spetto del propr o territor o ragazz una nuova occasione d scoperta di loro stessi di ampliamento delle loro poss b lità e d crescita nter-generazionale
2. Sistema Utente (chi raggiungiamo con l’azione)
D retti
14 Ragazzi/e 11-14 ann de la parrocchia/oratorio
Ind retti
20 ragazz e ragazze del quart ere 30 persone del quart ere, tra parrocch ani famigl ar de ragazzi e altr abitant 5 assoc azion e realtà del Terzo settore del territor o
5. Ruoli: quali sono i ruoli principali che r copre l’educatore e qual l’utente nell’azione
Educatori coinvolgono, attivano, gu dano e aff ancano i ragazzi per tutta la durata del processo
Ragazz /e: protagonist e fruitor del ’azione, real zzano l prodotto finale presa n car co della rep icabi ità de l’attività; Comunità interna: costru scono le precond zion , partecipano all output de l’attività (evento) promuovono l’esperienza costruiscono le condiz oni per la repl cabil tà e sostenib l tà dell attiv tà nel lungo periodo; Comunità esterna: partecipano all output dell attiv tà (evento), promuovono ’esper enza, creano collaboraz oni e sinerg e.
3. Valori: quali sono i pr ncipi importanti di questa azione?
Intergenerazional tà
Comp ess tà
Relaz one
Creat vità
R scoperta, cura, rispetto del proprio quart ere come bene comune
Consapevolezza
Cura e rispetto di sé e deg i a tr
Sensibi izzaz one alla bellezza
Scoperta de la propr a vocaz one
4. R sultati: quali sono le metriche che, per noi, definirebbero il successo dell’azione
2 Attivator di comunità coinvo ti
14 ragazzi/e11-14 anni della Parrocch a/Orator o
1 mappa d esp orazione terr tor a e con foto/paro e per descr vere l quartiere
1 output concreto per la va orizzazione e riqual ficaz one del proprio quartiere/che crei una contronarrazione del proprio quartiere
A meno 1 evento aperto a la comunità
6. Quali i v ncoli da tenere presenti
Indifferenza de la comun tà interna
Gap tecno ogico
Scarsa partecipaz one e coinvo g mento dei/delle ragazz /e
Az oni d sabotagg o da parte di ab tant de quartiere
Indifferenza da parte della comunità ocale
Fase 1. Come rilevo a faccio emergere i saperi spontanei del sistema utente Il percorso avrà n zio con un esploraz one di gruppo de quartiere Bisconte e d ntorn , durante la quale si ch ederà a ragazzi d fotografare o appuntars de le osservaz oni r spetto a la domanda “Come descr vereste l uogo in cui v vete?”. In questa fase può essere anche chiesto ad ogn ragazzo/a di fotografare le cose che piacciono d più e que le che p acciono di meno del posto in cui vivono.
Fase 2. Come registro le affermazion relative ai saperi ingenui emersi, li ascolto e l analizzo dopo aver avuto un confronto di gruppo con partecipanti
Tornat n parrocch a /le ragazzi/e del gruppo scr veranno (o ncol eranno) su un cartel one con una mappa de quartiere posto al centro della stanza le loro risposte (o le foto) La creaz one di un cartel one unitario è un atto simbo ico molto forte. Lanc o di un momento di confronto di gruppo
Fase 4. Come propongo i nuovi saperi validat scient ficamente con i saperi spontanei individuati in prima fase?
A seconda de le risposte e del e temat che emerse da ragazz ne le fasi precedent , verranno scelti e propost moment d ncontro e test mon anza, coinvo gendo persone che custod scono memoria de terr torio (nonne, abitanti z i ), espert de la F. Horcynus Orca, nonché associazion e creat v de terr torio
Fase 5. Come facilito l’avvicinamento e il riconoscimento della validità dei saperi scientifici
Avvio de ’att vità per a creazione di un output che veda coinvo t / e ragazzi/e in un’az one d va orizzaz one/ r qual ficaz one/ contronarrazione positiva de propr o quartiere.
I gruppo sarà sempre affiancato dag i educatori con un approcc o clinico e capac tante, favorendo moment d confronto e r ess one cond visa.
Fase 3. Come seleziono i nuclei essenziali sui quali innestare nuova conoscenza
Su un altro cartel one si chiederà a /a le ragazzi/e d raggruppare e paro e n base a nucle temat ci fondamenta i emers a la luce del precedente d batt to, cercando di riassumere i punti di vista di tutti, nessuno escluso. (Non sapp amo cosa potrebbe emergere ma ipotet camen e l nuc eo centrale potrebbe essere “Terr torio” dal qua e po far partire a tri nuc ei come Ambiente Storie del quartiere Tradiz on stor co-cultura i Cura )
Fase 6. Come favorisco la narrazione reciproca e il dialogo tra i partecipanti sui modi di combinare e innestare i saperi scientifici con quelli spontanei.
Principa mente attraverso moment di confronto e r flessione, ma anche graz e alla combinazione di lavoro ind viduale e n gruppo, alla creaz one d uno spazio digitale per l confronto (tipo d ario digitale, carte la dr ve .), alla creazione di un output concreto da condiv dere con la comunità graz e a un evento f nale di presentaz one
Fase 7. Approfondire, riconoscendo insieme a partecipanti le ristrutturazioni delle conoscenze emergenti, favorendo il loro rientro mediante l’esperienza vissuta
I ragazzi rileggeranno i carte lone prodotto all iniz o del processo e si ch ederà oro cosa è camb ato, cosa hanno imparato da questa esperienza Si potrà approfond re cos quale è lo scarto generato
So o a valle di questa prima fase d sperimentazione e d esper enza sul campo, si lancerà la fase 2 del progetto quella di rep cabi ità, offrendo a ragazz la possibil tà d partec pare ad una formazione al a peer-to-peer education d max 4 incontr , durante qual saranno capacitati a metodo, strument e tecn che di cu hanno fatto esper enza diretta, e d venire loro i protagon sti del coinvolgimento e accompagnamento di nuov ragazz /e nelle success ve ed zion del laboratorio. D venteranno qu ndi g i ambasc ator e diffusor d una cultura del paesaggio
Restauro e inaugurazione Palco Reale (Teatro Sociale Como)
Partner: Cometa Formazione
1. Contenuti/obiettivi dell’azione
Contenuti
Formazione professiona izzante delle class attraverso a rea izzazione d restauro conservat vo/evento d nauguraz one de Palco Reale a l interno de Teatro Sociale d
Como Rendere fruibile uno spazio d cultura e bellezza alla comunità territor ale n particolare a fasce di popolaz one che nel loro quotidiano non v vono l teatro né come spaz o cultura e né come luogo dentitario
Obiett v
Conoscere e v vere cu tural heritage terr tor ale
Educare al valore ed alla cura del bene comune
Lavorare in gruppi d versi (imparare a relaz onarsi con i par e favorire il confronto tra ambienti educat vi d versi)
Apprendere tecniche e conoscere diverse f gure profess onal
Stimolare a creat vità/cur os tà
2. Sistema Utente (chi raggiungiamo con l’azione?)
n 3 classi di terza iefp= n 75 al iev c rca (legno, tessile,sala,bar)
Gruppo ragazz oratorio Rebbio
Docenti class (profess onal e base)
Teatro Sociale
Comune d Como
Comunità territor a e
5. Ruoli: quali sono i ruoli principali che ricopre l’educatore e quali l’utente nell’azione?
RUOLO EDUCATORE/DOCENTE
Guidare l gruppo in modo “non dirett vo” (mantenendo l autorità), senza far s che propri saperi interferiscano sul prodotto f nale
I ruolo del docente sarà que lo d nsegnare la propria disc pl na affinchè questa possa contr buire in modo efficace a la real zzazione del a commessa (dal fare al sapere)
Tradurre in domande pens er , per sollecitare l ragazzo: st molare ma non fornire r sposte o g ud zi su quanto emerso
Supportare attraverso val de conoscenze sc ent fiche ’avanzamento dei lavori (indiv duaz one, organizzaz one, innesto), anche attraverso il co nvolgimento di esperti esterni
Favor re a r flessione e l dialogo
RUOLO del MINORE
Pors in modo attivo (partec pat vo, propos t vo rispettoso, costrutt vo, ..) e lasciars stimo are dal a realtà tutto è fonte d ispirazione.
3. Quali valori sono i principi importanti di questa azione?
Apprendere dal ’esperienza - dal fare a sapere
L’all evo diventa protagon sta
Teatro come “bene comune” -
Tradizione-Innovaz one-Restauro-Origine
Un c tà
Accoglienza
Cura/R spetto de luogh
Cura e r spetto d sé
Passaggio dal a Didattica per Materia alla
Didattica per Problema (approccio olistico)
Incontro-confronto scuola avoro
Mantenimento de la struttura-Commessa Cometa
4. Risultati: quali sono le metriche che, per noi, definirebbero il successo dell’azione
Lavoro di restauro svolto a regola d arte Riuscita dell evento d naugurazione
Sodd sfazione dei ragazzi coinvolt (narraz one)
Sodd sfazione deg i enti coinvo t (Teatro, Comune comunità)
Acquisiz one d conoscenze Apprendimento di tecn che professional
6. Vincoli da tenere presente?)
Saperi pregressi del docente che possono interferire
Tendenza dei ragazzi a farsi guidare dal ’adu to e a porsi i modo passivo, di chiusura e demotivazione.
Possib le sensazione d ontananza
dal ’amb ente teatrale poca fam liarità con l ambiente.
Organizzaz one e tempistiche
Difficoltà nel tenere insieme soggett d versi
Re az one del progetto con a didattica
sco astica
Stag one teatrale
Fase 0
Incontro conosc tivo 2 docent e ristretto gruppo di student con rea tà orator a e
Fase 1. Come rilevo e faccio emergere «i saperi spontanei» del sistema utente?
Sopralluogo del centro d Como e de Teatro Sociale con tutt gl al iev ed i ragazzi dell orator o accompagnati da alcuni formatori ed educator : s registrano le osservazioni dei ragazzi. (domande guida poste a l’ nterno de Teatro: Cosa vi co pisce di più?
Positivamente o negat vamente .)
Fase 4. Come propongo i nuovi saperi validati scientificamente con i saperi spontanei individuati in prima fase?
Lavoro interdisciplinare con docenti ognuno contribuisce fornendo approfondiment sc ent fici emers sui saper spontanei. Possib lità di co nvolgere esperti esterni.
Data: 02/09/2020 Firma:
Fase 2. Come registro le affermazioni relative ai «saperi ingenui» emersi, li ascolto e li analizzo dopo aver avuto un confronto di gruppo con i partecipanti?
Durante l sopralluogo ogn al ievo annota e sue risposte e cons derazion emergenti e scatta de le foto I formatori, in dialogo con gl al iev (divis per gruppi nterclasse) gu dano alla r lettura de contributi S riconoscono nuclei di pensiero più ricorrenti
Fase 3. Come seleziono i nuclei essenziali sui quali innestare nuova conoscenza?
Il gruppo con ’aiuto de docenti o de «maestr » se ez ona i nuc e essenzial sui qual riconosce che possa essere interessante avorare
Fase 5. Come facilito l’avvicinamento e il riconoscimento della validità dei saperi scientifici?
Si verif cano i saperi attraverso un compito d realtà:
Lanc o della commessa e intervento de d rettore artist co. Progettazione del ’intervento di restauro e dell’evento di inauguraz one.
Fase 6. Come favorisco la narrazione reciproca e il dialogo tra i partecipanti sui modi di combinare e innestare i saperi scientifici con quelli spontanei?
Moment di verifica di avanzamento lavori con i d rettore artist co (spazio d dialogo in cui g i al ievi condividono le motivazion del e scelte progettua i prese al a luce delle fasi precedenti e si mettono in d a ogo).
Realizzaz one dell’az one.
Fase 7. Come approfondire, riconoscendo insieme a partecipanti le ristrutturazioni delle conoscenze emergenti, favorendo il loro rientro mediante l’esperienza vissuta?
Debriefing conc usivo n classe e po ndividuale attraverso un report persona e (file word, powerpoint)
Momento personale di esposiz one e confronto conclus vo sull esperienza fatta in sede d esame (prova ora e)
Produz one di panne lo fotografico dello story doing de l’azione
Inizialmente è stato costruito dai ricercatori un Gantt la cui compilazione, da parte degli operatori, ha evidenziato la scansione temporale delle fasi di RBL/EBL, con lo scopo di conoscere l’articolazione dell’azione e per poter programmare al meglio gli incontri di monitoraggio.
Alla co-progettazione è seguita un’intervista iniziale ai referenti delle singole azioni per favorire ulteriormente la condivisione e raccogliere altre indicazioni importanti al fine di rendere più efficace ed efficiente lo svolgimento dell’azione. Questo momento è servito molto agli operatori per verificare se gli obiettivi che si sono posti e i vari processi pensati per l’azione erano corrispondenti all’idea iniziale di progettazione.
Il monitoraggio in itinere ha avuto lo scopo principale di dialogare e osservare sul campo le azioni. È servito inoltre a controllare la corrispondenza tra le previsioni progettuali dell’azione e l’effettivo svolgimento di ogni fase, anche per favorire l’apprendimento dall’esperienza e gli eventuali aggiustamenti necessari. Questi momenti di verifica in itinere sono serviti come occasioni di dialogo e confronto con gli educatori che seguivano le azioni stesse.
COPROGETTAZIONE CON CANVAS
QUESTIONARIO FINALE PER OPERATORI 1 2 3 5 4
INTERVISTA INIZIALE AI REFERENTI DELLE AZIONI
MONITORAGGIO IN ITINERE REPORT FINALE
Il report finale di ogni singola azione, ricavato mediante un’ accurata analisi degli effettivi risultati, e il questionario finale degli operatori, completano il processo di monitoraggio e valutazione, attraverso una raccolta di dati qualitativa e quantitativa.
Il report finale è uno strumento messo a disposizione degli operatori per descrivere nel dettaglio l’azione e narrare ciò che è accaduto, ponendo attenzione soprattutto al processo di svolgimento e agli indicatori prefissati in fase progettuale. Il questionario finale invece richiede una valutazione approfondita dell’azione, quantitativa, con risposte a punteggio da 1 a 5 e con risposte di approfondimento aperte.
TITOLO PROGETTO
DI BELLEZZA SI VIVE
CODICE PROGETTO AZIONE
PARTNER
REFERENTI
FASE RBL
Fase 1
Fase 2
Fase 3
Fase 4
Fase 5
Fase 6
Fase 7
L’articolazione delle risposte al questionario somministrato agli operatori coinvolti in ogni azione, denota una disposizione analitica e realistica della complessità del progetto con cui gli operatori si sono confrontati.
Il progetto è particolarmente innovativo e le richieste che sono state realizzate nei confronti dei gruppi di lavoro, per il compimento delle azioni previste, sono spesso significativamente discontinue rispetto alle consuete modalità di affrontare problemi e situazioni analoghe.
Da qui emergono posizioni articolate che segnalano nella maggior parte dei casi l’efficacia e la qualità dei risultati raggiunti, ma allo stesso tempo evidenziano, come accade in ogni progetto rilevante e discontinuo rispetto alla tradizione, aree di miglioramento che sono state tenute presenti non solo durante lo svolgimento del progetto, ma sono diventate materia e approfondimento per la messa a punto dei risultati finali.
In particolare, è importante rilevare come sia stato necessario adottare continui aggiornamenti e aggiustamenti in itinere, aspetto che è stato
Per rilevare le risposte è stata utilizzata la Scala Likert, tecnica psicometrica di misurazione dell’atteggiamento, opinioni e percezioni.
È una scala ordinata dalla quale gli intervistati scelgono l’opzione che meglio corrisponde alla loro opinione.
I punti da scegliere sono 5 e sono così definiti:
molto abbastanza poco non molto per nulla/non so
ritenuto un pregio del progetto, stante l’esigenza di non procedere in modo rigido ma di adattare le azioni e il loro sviluppo alle dinamiche proprie dei sistemi utenti. Anche gli scostamenti fra gli obiettivi iniziali e lo sviluppo delle singole azioni segnalano che lo sviluppo del progetto è stato caratterizzato da un costante sistema di apprendimento in itinere grazie alle attività di valutazione e monitoraggio.
Il riconoscimento della bellezza come via per ridurre l’impoverimento educativo è documentato ampiamente dalle risposte.
Di seguito riportiamo una sintesi delle risposte più significative che sono emerse dai questionari nei primi due anni di progetto (2020-2022)
L’idea iniziale di progetto è risultata significativa
Vi sono state difficoltà nel coordinamento fra i partner
Nelle risposte date dagli operatori le più significative, che ripercorrono le difficoltà che hanno vissuto nel coordinamento e nella gestione della co-progettazione e dell’attuazione delle azioni, sono: la divisione dei compiti; far coincidere i diversi interventi e redigere il cronoprogramma degli interventi; la difficoltà di comunicazione e di incrocio con le varie agende. La collaborazione avrebbe dovuto essere continuativa invece si è ridotta a qualche incontro sporadico.
L’azione svolta è in relazione con la riduzione dell’impoverimento educativo
Si sono manifestati degli scostamenti rispetto alla previsione dell’azione
Le relazioni interne al gruppo sono state impegnative
Nelle risposte date dagli operatori le più significative sono: discontinuità nella partecipazione dei genitori per impegni lavorativi; l’allungamento dei tempi di svolgimento dell’azione; il coinvolgimento di più classi e non solo di una come definito inizialmente, per dare questa preziosa opportunità a più studenti e studentesse; emersione di nuovi argomenti di conversazione e spunti dati dalle persone coinvolte che hanno portato allo sviluppo di maggiori azioni che non erano state previste inizialmente; ridimensionamento dell’output e adattamento al contesto dei beneficiari.
Vi sono stati degli incidenti critici durante il percorso
Nelle risposte date dagli operatori le più significative sono:
Discontinuità nella presenza per problematiche
dovute al Covid
Lavori a singhiozzo dovuti alle restrizioni della pandemia
Le assenze I laboratori si svolgevano in orario extrascolastico, al pomeriggio, durante la settimana e spesso i ragazzi e le ragazze non erano presenti per impegni.
Nelle risposte date dagli operatori le più significative sono:
Confronto tra genitori e esperti sulla crescita emotiva, e non solo, del bambino e quindi una maggiore consapevolezza educativa da parte dei genitori
Avvicinamento nei rapporti mamma-figlio
Partecipazione attiva dei genitori sulle riflessioni emerse dall’azione
Riflessione partecipata sulla bellezza e sulla sua espressione attraverso forme quotidiane molto spesso ignorate
Vestito su misura, passaparola tra famiglie e aggancio relazionale
Miglioramento dei tempi e delle modalità di dialogo con i figli e tra bambini
I bambini sono in grado di riconoscere la bellezza di uno spazio che è stato curato e pensato, raccontando di aver imparato nuove tecniche per la cura del proprio ambiente
Aumento della coesione del gruppo e riattivazione della comunità, aumento della consapevolezza
rispetto alla capacità di poter cambiare le cose
Nelle risposte date dagli operatori alla domanda relativa alle difficoltà che hanno vissuto nel coordinamento e nella gestione della co-progettazione e dell’attuazione delle azioni, le più significative sono:
difficoltà dovute a limitazioni interne della scuola partner e di engagement dei referenti della scuola partner; coordinare la comunicazione tra i diversi partner; non sempre immediata comunicazione con la scuola e i professori.
RISPOSTE
Nelle risposte date dagli operatori le più significative sono: sono stati realizzati più laboratori rispetto a quanto previsto inizialmente e sono stati coinvolti più beneficiari rispetto al dato progettuale; nella fase più operativa del percorso abbiamo dovuto adattare la progettualità dell’azione alle esigenze degli studenti e dei docenti per facilitare l’organizzazione tecnica degli incontri; hanno partecipato molte famiglie a tutti gli incontri e ad ogni laboratorio è stata proposta un’attività differente, in modo da creare una variazione dell’offerta progettuale. % 46
Si sono manifestati degli scostamenti rispetto alla previsione dell’azione
Lo svolgimento dell’azione ha prodotto effetti riconoscibili % 46 RISPOSTE % 46 RISPOSTE
Vi sono stati degli incidenti critici durante il percorso
3 6
Nelle risposte date dagli operatori le più significative sono: coordinamento e comunicazione tra partner; difficoltà di coordinamento e logistiche con le scuole.
Nelle risposte date dagli operatori le più significative sono: Le insegnanti, su richiesta dei bambini, hanno trasformato alcuni spazi della scuola (interni ed esterni) per dare loro modo di continuare a vivere lo spazio scuola come spazio tana/rifugio/ nascondiglio/casa;
Lo scenario prodotto ha soddisfatto più del previsto, i fruitori dello stesso hanno espresso evidente soddisfazione; Effettuata formazione ai discenti, che è stata oggetto di verifica tramite colloqui e test; La motivazione dei partecipanti, il cambiamento in positivo delle loro relazioni, la loro curiosità per le nuove professioni dell’innovazione culturale.
Ha consentito la strutturazione di un servizio permanente di lettura al Centro socio-educativo di Fondo Saccà;
Alto coinvolgimento, che ha portato alla richiesta dei ragazzi della creazione di un laboratorio interscuola di riflessione permanente su questi temi;
Realizzazione di quattro opere di arte partecipata, che hanno generato nei ragazzi stupore, meraviglia e voglia concreta di abitare i propri spazi di vita nel segno della bellezza;
Realizzati laboratori-cantieri di arte partecipata; Lavoro propedeutico alla infrastrutturazione permanente del laboratorio fotovoltaico presso il Parco Sociale di Forte Petrazza;
Il percorso ha rafforzato le competenze STEM di chi non aveva fiducia nella propria capacità di comprendere operazioni apparentemente complesse;
Il lavoro è stato propedeutico alla creazione di un laboratorio permanente;
I partecipanti hanno migliorato le relazioni in classe e mostrato curiosità per le nuove professioni culturali; È stato strutturato un servizio permanete di lettura c/o il centro socio/educativo;
Strutturazione di in laboratorio permanente e produzione di due modellini 3D da utilizzare nelle attività formative future;
Richiesta da parte delle scuole di strutturare un laboratorio permanente di scrittura e produzione grafiche sui temi trattati;
Rielaborazione di alcune opere del museo MACHO e creazione di un piccolo archivio;
I ragazzi hanno chiesto l’attivazione di un laboratorio creativo permanente;
Interesse verso le nuove professioni culturali;
Maggiore consapevolezza del ruolo educativo da parte dei genitori;
Maggiore consapevolezza sulla bellezza e sull’importanza delle nuove professioni culturali;
Miglioramento dei percorsi di supporto in termini di strumenti e approcci;
Maggiore consapevolezza e "impegno sul lungo periodo" dei beneficiari;
La capacità del prendersi cura autonomamente che parte dai ragazzi
La partecipazione allo spettacolo finale in sinergia con altri laboratori
I prodotti finali e lo spettacolo teatrale
Spettacoli coreutici e l’evento-spettacolo finale al termine del III ciclo
Creazione di un legame tra i ragazzi e i responsabili dell’associazione Cappuccini e i ragazzi dell’Istituto
Madonna della Provvidenza che ha dato vita a momenti di aggregazione autonomi dal progetto, realizzazione di sedute destinate ad un futuro centro di aggregazione per adolescenti e di un "rifugio" per i ragazzi che vivono in comunità, costruzione di legami tra la comunità adulta a seguito della quale si è costituito un partenariato per altro bando
I ragazzi hanno avuto la possibilità di dialogare con i decision maker locali ponendosi problemi concreti in ottica propositiva, con diversi momenti di intergenerazionalità di cui i ragazzi hanno riconosciuto il valore. Inoltre il Comune si è impegnato in un’azione di ripulitura del percorso oggetto dell’intervento ed è aperto al dialogo rispetto alle possibili forme di continuità dell’azione; Conoscenza e risignificazione del quartiere attraverso la storia, i racconti degli abitanti e la riscoperta dei luoghi;
Apprendimento da parte degli studenti di tecniche di comunicazione e narrazione territoriale; Sviluppo da parte degli studenti di un rinnovato senso civico, e di un interesse verso la tutela, la valorizzazione e il rispetto del proprio territorio; Possibilità per i ragazzi e le ragazze di scoprire loro stessi, di ampliare le loro conoscenze e competenze e di costruire un dialogo intergenerazionale;
Rinsaldamento dell’alleanza scuola-soggetti privaticomunità territoriale, in un’ottica di collaborazione e crescita reciproca;
L’effetto significativo più rilevante è legato all’esperienza condivisa tra genitori e figli che grazie alle pratiche dell’arte, nuove modalità di scoperta sia rispetto ad inaspettate competenze dei loro figli, sia alle potenzialità dell’arte di essere strumento di crescita anche in quanto genitori.
7 8 , 2
3 6 Non sempre c’è stata coerenza e corrispondenza con gli obiettivi iniziali In base all’esperienza fatta la bellezza riduce l’impoverimento educativo
I criteri di valutazione utilizzati per valutare le azioni, individuati in rapporto agli obiettivi generali del progetto e tenendo conto delle modalità di realizzazione delle singole azioni, sono stati definiti in cinque parti:
1. COERENZA TRA AZIONE E SCOPO PROGETTUALE
Misura la corrispondenza tra le caratteristiche specifiche dell’azione e lo scopo principale del progetto DBSV.
2. FATTORE CRITICO DI SUCCESSO ATTESO
Misura il livello di realizzazione concreta della priorità perseguita da ogni azione.
3. CAPACITÀ DI COINVOLGIMENTO DELL’AZIONE
Misura l’estensione che l’azione ha prodotto, anche oltre i confini previsti e i soggetti direttamente interessati.
4. QUALITÀ DEL PROCESSO
Misura la coerenza tra le fasi del processo di un’azione e l’applicazione del metodo.
5. COMPETENZE EDUCATIVE EMERGENTI
Misura la capacità delle azioni di generazione di competenze educative efficaci e innovative.
Dal monitoraggio e dalla valutazione effettuati sulle azioni realizzate negli anni, emergono i seguenti dati che si riportano in base ai criteri sopradescritti. Si precisa che la valutazione effettuata ha preso in considerazione una scala con un punteggio che va da 0 a 5 ed è stata svolta al termine di ogni azione.
Dalle rilevazioni effettuate e dai colloqui con gli operatori è emerso che la coerenza tra le azioni e lo scopo progettuale è mediamente alta (punteggio 5). Questo dato è emerso principalmente nelle azioni in cui è stato usato in maniera appropriata il metodo e nelle quali si è riusciti a stimolare i beneficiari, suscitando emozioni che rimangono impresse nel loro vissuto e che gli consentono di diventare peer leader delle azioni stesse nel tempo.
Vivere le emozioni
Genitori/Figli
Tempo insieme
Integrazione scuola Vedere con occhi nuovi Uomo-Ambiente-Tecnologia
Vivere i luoghi
Esperti esterni
Metodo
Sperimentare
Motivazione educatori
Lettura animata
2. FATTORE CRITICO DI SUCCESSO ATTESO
Dall’analisi delle azioni e delle relazioni scritte dagli operatori e dalle operatrici, sono emerse le parole chiave che consentono di misurare il livello di realizzazione concreta della priorità perseguita da ogni azione.
Progettazione
Collaborazione
Prendersi cura
Dialogo intergenerazionale
Rigenerazione urbana
Bambini protagonisti
Arte generativa
Valorizzare i saperi spontanei che si manifestano con la curiosità dei beneficiari su cui si innestano i saperi scientifici
Diventare attori protagonisti
Sperimentare le conoscenze apprese nella quotidianità
Linearità dell’azione
Osservare i cambiamenti avvenuti dopo l’azione
Esempi e buone prassi dall’esterno
Testimonianze di esperti o gruppi di pari di altre parti del Paese
Presenza dei genitori e della creazione di una nuova relazione genitori/figli
Ripetizione di un modello scolastico obsoleto
Carenza di coinvolgimento dei beneficiari sostituiti dagli adulti di riferimento
Progettazione iniziale efficace
Coordinamento tra i partner
Presenza di un referente
Conoscenza approfondita del contesto
Motivazione
Gestione del timing e delle fasi dell’azione
Dimensionamento adeguato dei contenuti
Passare da una modalità di insegnamento a un approccio impostato sull’apprendimento
Apprendimento dall’esperienza
Fatica a strutturare azioni troppo complesse
Mancanza di coordinamento
Resistenza al cambiamento
Iter burocratici troppo dispendiosi
Adulti di riferimento troppo presenti (si sostituiscono ai beneficiari)
Narrare
Peer leading
Lavoro di gruppo
Mind wandering
Sviluppare i sensi
Competenze tecniche
Percepire e percepirsi
Comprendere la diversità
Comprendere la complessità
Conoscenza del proprio territorio
Proprietà linguistiche Ascoltare
Progettare
Dare forma alle idee
Coltivare le relazioni
Creatività e noia
Prendersi cura
Immaginare
Durante la fase di monitoraggio è stato svolto un lavoro di confronto sistematico con i beneficiari delle azioni. L’osservazione sul campo ha permesso di ascoltare i loro punti di vista, registrati sugli appunti affinché potessero risultare il più spontanei possibile.
E’ stato scelto infatti di non utilizzare alcun strumento di ricerca quali-quantitativa, per consentire un efficace riscontro da parte loro e per evitare di creare difficoltà di utilizzo dello strumento, soprattutto per i più piccoli. Di seguito riportiamo i commenti e le riflessioni più significative.
Un’opportunità poter guardare il luogo dal mondo, con uno sguardo volto a vedere le possibilità e le criticità dell’ambiente in cui abitualmente viviamo.
L’importanza di fare rete e di condividere pensieri e azioni. La bellezza si può vedere anche in un cumulo di macerie, attraverso l’analisi del concetto di “brutto”.
Un percorso che mi aiuta a capire il luogo in cui vivo, a conoscere cose che non sapevo e aumentare le mie conoscenze. Mi aiuta a capire quale può essere il contributo che posso dare io nel luogo in cui vivo.
Come possiamo coinvolgere altre persone a seguirci nel nostro progetto?
All’inizio non pensavamo di riuscire a lavorare per l’arte, non capivamo cosa c’entra l’arte con il nostro indirizzo. E’ stato difficile progettare qualcosa che poi doveva essere costruito e anche seguire le volontà della prof.
Siamo molto contenti di scoprire nuovi territori e che alcune persone di quel luogo siano venute a scuola a raccontare degli aneddoti e delle storie.
Professionalità e motivazione degli educatori (80%)
Spontaneità e auto attivazione dei beneficiari (100%)
Coinvolgimento attivo dei beneficiari (100%)
Importanza di partire dai saperi spontanei dei beneficiari, mettendo loro al centro e non facendo «calare dall’alto» le attività (100%)
Attivazione di professionisti esterni per apportare valore aggiunto ai saperi scientifici (40%)
Miglioramento delle relazioni in gruppo (90%)
Miglioramento della capacità critica e di osservazione dei fenomeni (70%)
Creazione di collegamenti interdisciplinari (60%)
Coinvolgimento diretto e indiretto delle famiglie (60%)
Valorizzazione dell’esperienza appresa che consente di aprire a nuove opportunità di pensiero e di azione (40%)
I fattori che hanno caratterizzato lo svolgimento delle azioni e che costituiscono i caratteri distintivi di DI BELLEZZA SI VIVE sono identificabili con i seguenti elementi:
LE MODALITÀ DI RISPOSTA AI VINCOLI POSTI
DALLA PANDEMIA
Le azioni del progetto sono state, tra l’altro, un’opportunità imprevista a fronte dei limiti e dei costi della pandemia per i bambini e gli adolescenti.
CONTESTI CULTURALI E SOCIALI DIFFERENTI
Le differenze di orientamenti e stili culturali, opportunamente elaborate, sono state trasformate in valori per la riuscita delle azioni del progetto.
EFFICACIA DELLA PREPARAZIONE TEORICA E
METODOLOGICA E DELLA PROGETTAZIONE
INIZIALE
Le differenze sono state elaborate nelle azioni grazie al rispetto di una metodologia condivisa e al suo adattamento nel corso del tempo come apprendimento dall’esperienza.
CREAZIONE DI UNA RETE DI PARTNER CHE
DIALOGANO METTENDO AL CENTRO I
BENEFICIARI E L’OGGETTO DELLE AZIONI
La direzione del progetto e il monitoraggio e la valutazione hanno favorito lo sviluppo di una logica operativa di rete, con scambi e connessioni molteplici a favore degli utenti.
Questo ha permesso anche un innesto di idee, metodologie e approcci diversi tra i partner, coltivando una bellezza nelle relazioni.
E ASCOLTO DELLE DINAMICHE
EMERGENTI DURANTE LE ATTIVITÀ
Un approccio incrementale ha permesso di affiancare gli operatori durante lo svolgimento delle azioni, favorendo apprendimenti e miglioramenti continui.
ATTENZIONE ALLA MENTE CHE APPRENDE E NON ALLA PROGETTUALITÀ RIGIDA
Le azioni si sono strutturate ponendo al centro l’apprendimento e la crescita degli utenti, facendo della mente che apprende e si emancipa il focus di ogni scelta.
DI LABORATORI PERMANENTI
Le azioni del progetto hanno riscosso molto interesse e partecipazione e hanno sottolineato l’importanza educativa di come la bellezza sia uno “strumento” per ridurre l’impoverimento educativo. I partner, quindi, hanno deciso di rendere permanente il servizio di alcune azioni, anche una volta concluse all’interno del progetto.
TERRITORI COINVOLTI
Messina, Como, Catania, MilanoQuartiere Corvetto, Frascati (RM), Rivoli (TO), Torino, Napoli, Poli (RM)
INTERVISTATI
La Bellezza per guardare dentro e fuori da sé - Paolo Galimberti -
In Cometa, la bellezza è sempre stata il punto educativo del lavoro con i ragazzi. L’approccio si basa sull’assunto che, ognuno, ha bisogno del bello nella propria vita e che, attraverso esso, può riflettere su di sé. È un metodo che è sempre veicolato da un testimone portatore di un’esperienza significativa. Entrando in relazione con l’altro, i bambini hanno la possibilità di conoscere meglio se stessi. Gli incontri e i laboratori proposti partono dalle passioni e dai talenti dei minori e hanno la capacità di suscitare domande e di aiutarli a crescere, e di estendere le loro capacità percettive e conoscersi meglio.
La peculiarità sta nel renderli protagonisti e nel lasciarli liberi di indagare l’esperienza, estenderla, custodirla. L’osservazione impone del tempo.
Spesso l’esperienza del bello scuote i bambini, suscita domande a cui non si hanno risposte immediate ma dopo essere stati colpiti, imparano ad apprezzarla anche da altri punti di vista. È nello spazio che intercorre tra i due momenti che avviene l’apprendimento. E i risultati testimoniano l’efficacia del metodo. Ogni passo successivo del percorso, ogni nuova proposta, nasce da loro domande e curiosità collegate alle esperienze precedenti, dimostrando di prenderle a cuore, di custodirle, di farne una parte di loro.
Che cosa ha prodotto utilizzare l’esperienza estetica nella pratica educativa?
- Lucrezia “Scilli” PirainoResponsabile programmi educativi FHO/DSE
Se il termine greco aisthesis significa in prima battuta “sentire e percepire”, l'esperienza estetica ha prodotto in chi è stato coinvolto nei nostri percorsi educativi - sia in qualità di educatore sia di fruitore - la possibilità di mantenere aperta la capacità di sentire l'altro e di percepire il mondo, vivendoli come continue sorprese.
Dimensioni belle, che non possono essere mai definite, ma che possono trovare sempre nuovi codici interpretativi. Codici inediti che, mentre fanno emergere la singolare unicità delle persone e delle
cose, diventano esperienza viva di ricerca.
Educare alla sensibilità e al bello, oggi, signific dunque avere fiducia nell'essere umano: nelle capacità infinite e sconosciute di creazione, ricreazione, generazione e ri-generazione di sè, d mondo e della relazione tra sè e il mondo.
Significa anche condurre - e condursi - gioiosi verso ciò che non esiste, diventando protagoni di ciò che potrebbe essere e che, realizzato, trasforma la realtà, generando piacere, visioni, speranza, consapevolezza, concretezza, futuro.
Una bellezza che affiora - Stefania BogoProprio questa mattina, per coincidenza, una mamma di Roma mi ha detto spontaneamente: “E’ importante abituare i figli alla bellezza, perché li aiuta, li fa felici. I ragazzi più disagiati sono quelli che vivono nel brutto; non è questione di soldi”. Condivido questa affermazione.
A Poli, piccolo borgo antico immerso nella natura, si trova bellezza da vendere, in presenza e in potenza.
Il nostro lavoro con i ragazzi ha reso evidente a loro e a tutti che essi la “vedono”, ne sono coscienti e sono in grado di valorizzarla.
Questa bellezza, però, funziona solo se è multidimensionale; ovvero se, al di là della superficie che si vede, essa si accompagna a relazioni di rispetto, cura, affetto; una bellezza, quindi, estetica e relazionale.
In conclusione, se lavorare sulla bellezza significa ridestare nelle persone la sensazione e la pensabilità di una vita più felice perché sorge da dentro, al di là degli schemi imposti, ecco che sì, di Bellezza si vive. Abbiamo gettato un seme. Speriamo che qualcuno possa continuare a innaffiare il germoglio che ne è nato.
FONDAZIONE MARIO MODERNI
Esercizi di sguardo
- Giulia Imbrogiano -
L’estetica etimologicamente è legata alla sfera della “sensazione”: progettare esperienze estetiche ha significato quindi costruire occasioni in cui i ragazzi coinvolti potessero esercitare la loro “capacità di sentire” prima ancora che di conoscere.
Nelle azioni progettuali hanno trovato ampio spazio le esplorazioni territoriali, intese come occasioni in cui esercitare lo sguardo, mettere in gioco i propri “saperi spontanei” ed essere capaci di vedere ciò che poco prima era invisibile o impercettibile.
L’esperienza estetica si fa così pratica educativa in quanti rieduca lo sguardo a scrutare, vedere, annotare ciò che ci circonda ogni giorno ma di cui non ci siamo accorti prima o qualcosa che semplicemente era lontana dal nostro sguardo e perciò ignota. La consapevolezza di questo esercizio matura poi nel confronto e ciò che è stato prima sentito con i sensi comincia a diventare noto alla mente. In virtù di un lavoro di analisi che scompone e ricompone nascono punti di vista inediti che generano piccole e grandi rivoluzioni dentro e fuori di noi.
Cosa ha prodotto utilizz nella pratica educativa - ArtenauteDipartimento Educazione d’Arte Contemporanea
Per il progetto Di Bellezz lavorato utilizzando la m relazione natura/artificio contemporanea: siamo p e dall’inequivocabile bel anche dall’idea di cresci condivisione.
Dalla capacità di vedere di viverla e di prendersen mani. L’idea di cura si è sociale, dalla scuola ai l fino al contesto territoria azioni condivise e partec visioni inedite, differenti sovraffollato di informazi globalizzare e uniformare
Obiettivo e metodo della valutazione
Processi e strumenti della valutazione
I minori
Le famiglie
Obiettivo della valutazione di impatto è comprendere i cambiamenti generati dal progetto sui beneficiari e sui contesti di intervento. A tal fine la valutazione di impatto intende rispondere a queste domande di ricerca:
Come il modello di intervento sperimentato contribuisce a definire nuove modalità di relazione tra la comunità educante?
La valutazione ha adottato il metodo Delphi, utile a costruire delle previsioni sui risultati di un’attività a partire dai giudizi e dalle opinioni delle persone coinvolte.
Considerando gli obiettivi e le caratteristiche della valutazione di impatto, il metodo Delphi è interessante per diversi motivi:
Attenzione ai rispondenti: il metodo Delphi si rivolge alle persone che hanno partecipato alle attività, chiedendo loro un’opinione sulle attività svolte. Il gruppo può essere suddiviso in più sotto-gruppi differenti tra di loro rispetto al ruolo rivestito nel progetto, in modo da ottenere diversi punti di vista sulle attività.
Se e come il modello di intervento sperimentato dal progetto contribuisce a ridurre la povertà educativa?
Se e come il modello di intervento sperimentato contribuisce a rafforzare le competenze degli\delle educatori\trici coinvolti?
La valutazione di impatto ha due momenti principali di analisi: durante il tempo del progetto e a due anni dal termine del progetto. Il processo valutativo pertanto è ancora in itinere e i dati e le considerazioni riportate di seguito sono da considerarsi parziali. Il contributo si sofferma in particolare sulla prima domanda di ricerca, cercando di capire i cambiamenti generati sui minori coinvolti e sui genitori.
Rappresentazioni condivise: la raccolta e analisi delle opinioni individuali permette di cogliere il “conoscere tacito e condiviso” riguardo agli esiti di un’attività in modo da comprendere e generalizzare i risultati di un’attività.
Round: è prevista la raccolta di dati in diversi momenti, coinvolgendo lo stesso gruppo cogliendo, così i percorsi e le esperienze vissute dai diversi interlocutori del progetto.
IL GRUPPO DEI RISPONDENTI
La valutazione ha individuato quattro interlocutori principali:
MINORI: partecipanti principali delle attività.
Obiettivo del coinvolgimento nel percorso valutativo era quello di costruire un gruppo numericamente significativo rispetto al totale dei minori coinvolti, distribuito in maniera eterogenea rispetto alle attività e ai territori che hanno utilizzato lo stesso approccio educativo.
FAMIGLIE: partecipanti diretti rispetto ad alcune attività. Sono stati coinvolti alcuni piccoli gruppi di genitori per comprendere l’esperienza di specifiche attività.
EDUCATORI\TRICI: partecipanti diretti alle attività formative sul metodo RBL e progettisti e organizzatori delle attività con i minori e le famiglie.
ORGANIZZAZIONI: organizzazioni partner del progetto che hanno sperimentato il metodo educativo RBL e lavorato in sinergia con le altre organizzazioni partner.
Gli STRUMENTI
per raccogliere le rappresentazioni condivise
La raccolta delle opinioni dei partecipanti alle attività è stata realizzata tramite gli strumenti del questionario e dell’intervista semi-strutturata. Questo contributo si soffermerà sull’utilizzo dello strumento del questionario, utile a raccogliere dati standardizzati su popolazioni ampie.
Per tutti gli interlocutori, anche se con domande diverse, sono state indagate tre categorie di analisi:
La bellezza come prospettiva di intervento sociale Il metodo RBL per stimolare l’apprendimento Cambiamenti vissuti dai partecipanti
Tali categorie sono state indagate sia attraverso domande chiuse che attraverso domande aperte, con l’obiettivo di raccogliere le narrazioni dei rispondenti.
I TEMPI
della raccolta dei dati
Il metodo Delphi prevede tre momenti di raccolta dei dati:
Fase esplorativa: sono raccolti dati generali sui temi delle attività, attraverso cui iniziare a capire come si orientano le rappresentazioni condivise. Tale fase ha coinciso con la fase iniziale delle attività; è una fase realizzata solo per le attività che hanno previsto una durata superiore ai quattro incontri.
Fase analitica: fase orientata dalle stesse dimensioni della fase esplorativa con alcune domande più specifiche. Questa ha coinciso con la fase finale delle attività e, a seconda dei partner, ha visto il coinvolgimento di tutti i minori partecipanti o di un gruppo, al fine di limitare lo sforzo organizzativo.
Fase valutativa: a partire dai risultati ottenuti nelle fasi precedenti, viene costruito un questionario con domande a risposte chiuse, in cui si raccolgono opinioni su contenuti e processi esplorati precedentemente, attraverso scale di preferenza. Tale fase è in corso di svolgimento e si realizza tra i 6 e i 12 mesi dal termine delle attività.
5 | LA VALUTAZIONE DI
L’ANALISI
dei dati
I dati raccolti sono stati analizzati in maniera aggregata in quanto tutte le attività condividono lo stesso metodo di progettazione educativa (si veda il capitolo precedente).
Per l’analisi delle narrazioni è stata realizzata un’analisi del contenuto, utile a rintracciare delle categorie trasversali con cui il gruppo di rispondenti ha raccontato la propria esperienza dell’attività.
Le analisi presenti fanno riferimento ai dati raccolti nella fase esplorativa e analitica e nello specifico a quelli che permettono di mettere in evidenza più chiaramente le dimensioni definite precedentemente:
La bellezza come prospettiva di intervento sociale
Il metodo RBL per stimolare l’apprendimento
Cambiamenti vissuti dai partecipanti
Tra il 2022 ed il 2023 sono stati raccolti 138 questionari all’avvio delle attività e 352 questionari al termine; quest’ultimo è da considerare un numero significativo e rappresentativo della totalità dei minori coinvolti.
I dati raccolti sono trasversali ai diversi territori e alle attività realizzate, in particolare la WP3, la WP4 e la WP5. Non si trovano dati riguardo la WP2 che ha riguardato l’ingaggio di famiglie in percorsi adottivi e il coinvolgimento di minori 0-6
anni. In questi casi non è stato possibile somministrare questionari ai minori, ma sono stati costruiti strumenti ad hoc rivolti ai genitori che hanno preso parte alle attività.
Il questionario è stato proposto ai minori coinvolti a partire dagli 8 anni. il limite di età, insieme alla tipologia di attività, sono le ragioni di una grande rappresentazione della fascia d’età 14-17 anni nel gruppo delle rispondenti, sebbene siano rappresentate tutte le età coinvolte (grafico 1). Guardando al genere, il gruppo dei rispondenti vede una leggera prevalenza del genere femminile (grafico 2).
LA BELLEZZA COME PROSPETTIVA
DI INTERVENTO SOCIALE
È stato chiesto ai minori dove rintraccino la bellezza nella loro vita quotidiana. Le risposte sono state aggregate per categorie trasversali. Tali categorie ricalcano quelle emerse dal gruppo dei rispondenti all’avvio delle attività. Cambia però la rilevanza di queste categorie: rispetto all’avvio, lo “Sport” perde di rilevanza al termine delle attività e aumentano di importanza le categorie “Espressione Artistica” e “Amicizia”.
Quali sono le attività belle e divertenti nella tua vita quotidiana
attività con cui esprimere se stessi, nei casi in cui i rispondenti realizzino qualcosa; in questa categoria rientrano anche le risposte in cui i rispondenti sono i fruitori di un’esperienza artistica, intesa in senso lato come spazi di intrattenimento o riconoscimento di sé, per esempio ascoltano musica
uscire e dello stare con i propri amici. Sono attività da realizzarsi esternamente al proprio spazio privato
l’attività sportiva emerge come attività bella che fa parte della quotidianità dei minori. Vi sono sia attività individuali che attività di gruppo, realizzate non nello spazio privato della casa
attività individuali in casa, in alcuni casi in collegamento con altri via web bisogni primari quotidiani emerge l’intimità delle relazioni familiari si tratta del gioco, spesso raccontato in gruppo nessuna attività bella e divertente
categorie minoritarie tra lo 0% e il 2%
IL METODO RBL PER STIMOLARE L’APPRENDIMENTO
Il 79% dei rispondenti dichiara di aver imparato qualcosa dall’attività a cui ha partecipato (Grafico 1). 4 9 1
L’analisi del contenuto permette di rintracciare delle categorie ricorrenti riguardo l’oggetto del processo di apprendimento (Grafico 2). Tali categorie ricalcano solo in parte le categorie emerse nelle risposte all’avvio delle attività.
Nel primo round la categoria con maggiore frequenza riguardava lo scoprire o il fare qualcosa di nuovo. Lo stare con gli altri aveva una rilevanza nettamente inferiore e non vi erano le categorie riguardanti lo spazio, sia rispetto al territorio che alla cura degli spazi quotidiani.
All’avvio delle attività emergeva il contesto scolastico come spazio principale per imparare e l’importanza dello sbagliare come momento in cui imparare qualcosa.
Per te che significato ha avuto nel progetto?
Ci puoi fare un esempio di un’occasione, avvenuta durante l’attività di DI BELLEZZA SI VIVE in cui ti sei accorto/a di imparare qualcosa? IMPARARE PUÒ VOLER DIRE
Scoprire–Fare cose nuove
I minori raccontano di aver scoperto o fatto qualcosa di nuovo che non conoscevano, consentendo loro di scoprire interessi, sperimentarsi in attività diverse dal solito e imparare cose nuove. Questa categoria è molto più rilevante per i minori dagli 8 ai 13 anni che per gli adolescenti, per cui è nettamente meno significativa.
Di seguito alcuni estratti delle loro parole:
«Poter imparare a fare cose che non ho mai fatto».
«Durante il laboratorio di clownerie ho imparato a lanciare in aria le palline riprendendole al volo e preparare uno spettacolo. Per me imparare è una cosa difficile, ma che poi mi da soddisfazione».
«Ho imparato a prendermi cura degli spazi, così diventano belli e tutti possono usarli».
«Ho imparato ad avere pazienza quando si fa l’orto».
«Imparare per me vuol dire avere l’occasione di acquisire una nuova competenza che mi può servire nel tempo».
«Ho imparato nuove nozioni in ambito economico, ha imparato a lavorare in squadra».
«Ho approfondito molti argomenti che a scuola non avevo capito bene».
«Quando abbiamo scritto le parole che piacciono ho capito che molte parole che siamo abituate a sentire quotidianamente hanno un bel significato».
«Sono migliorata nello scrivere le parole con le doppie».
Relazioni con gli altri
Il processo di apprendimento è spesso legato allo stare con gli altri, che diventa sia qualcosa da apprendere sia un contesto amico dove apprendere cose nuove. A differenza della dimensione precedente, questa aumenta in maniera esponenziale la sua significatività con l’aumentare dell’età.
«Durante il percorso ho imparato ad interagire di più con le persone».
«Imparare vuol dire impegnarsi ed ascoltare. Mi sono accorto che ho imparato quando ho ascoltato».
«Per me nel progetto la parola “imparare” ha significato "progredire insieme”».
«Imparare è sempre qualcosa che ti spinge a dare il meglio di te perché sei spinto dalla curiosità di ciò che potrebbe emergere dalle tue capacità».
«Ho imparato a dare importanza alle radici del nostro territorio, ho sentito una forte presenza di
me stessa all’interno di un gruppo ed è stato piacevole accordare il mio corpo all’interno di un gruppo che si componeva da sé».
«Imparare a relazionarsi con gli altri e collaborare».
«Il concetto che secondo me è risaltato è quello della collaborazione, lavorare in gruppo per un fine comune, divertendoci e facendo lavori eccelsi».
«Lavorare in gruppo, fare amicizia, condividere le idee».
«Ho imparato a lavorare in gruppo e non in modo individuale come ho sempre fatto».
«Per me “imparare” in questo progetto ha significato "condivisione"».
«Ho imparato a collaborare e a preoccuparmi maggiormente per il futuro».
«Per me questo progetto mi ha dato la possibilità di scoprire di più noi stessi, migliorare la capacità di sapersi confrontare e di essere noi stessi».
Nessuna risposta
I minori non rispondono alla domanda.
Attenzione al territorio
I minori sono colpiti dalla bellezza del territorio circostante, bellezza di cui non si erano mai
accorti. Questa categoria non è presente nella fascia d’età 8-10 anni e la sua rilevanza aumenta con l’età.
«Durante questo progetto ho imparato a capire la bellezza della mia terra in tutte le sue sfumature, partendo dalle radici finendo alla bellezza esteriore. Prima di questo progetto non ho mai dato peso a Messina tanto quanto lo dò adesso, parlando anche con i miei conoscenti».
«Ho capito il valore della mia terra e delle proprie tradizioni».
«Avere cura della natura».
«Riuscire ad apprezzare il valore di ciò che ci circonda, in particolare della natura».
Creatività
Le risposte sottolineano come il progetto DI BELLEZZA SI VIVE abbia stimolato la creatività e la fantasia; riguardano solo gli adolescenti.
«Che noi ragazzi potremo sfruttare le nostre capacità nel disegnare la nostra fantasia».
«Durante l’attività ho imparato e capito come ognuno di noi abbia creatività ed originalità. Ho imparato ad ascoltare le diverse interpretazioni
degli altri e a usarle per arricchire il mio pensiero e le mie opinioni».
«L’immaginazione di creare cose fantastiche».
Non lo so
I minori non sanno individuare un momento di apprendimento o un qualcosa che hanno imparato nel progetto.
Emozioni
Emerge come il progetto sia stata l’occasione per sperimentare emozioni nuove e inaspettate. È una dimensione che attraversa in misura importante i minori tra gli 8 e i 10 anni rispetto alle altre fasce di età.
«Ho imparato ad avere pazienza nel fare l’orto».
«Ho imparato a divertirmi».
Crescere
Il progetto ha permesso di riflettere su di sé
incoraggiando un processo di crescita. Come per la categoria precedente, riguarda principalmente i minori tra gli 8 e i 10 anni.
«Imparare vuol dire anche crescere. Durante 5
questo percorso siamo tutti cresciuti dentro, chi più chi meno. Nessuno escluso».
«Quest’ultima attività è stata quella che ho preferito perché ci siamo potuti mettere in gioco davvero».
Nessuna risposta
I minori non rispondono alla domanda.
Fare qualcosa
I minori collegano la bellezza e la creatività al processo di scoperta o di creazione di qualcosa.
«Quando abbiamo creato tanti collegamenti tra vari aspetti che caratterizzano il nostro territorio, per esempio il clima, il paesaggio ecc.».
«Il momento nel quale abbiamo dovuto rappresentare una statua legata al nostro primo ricordo».
«Quando abbiamo fatto le foto e abbiamo parlato di come migliorare il quartiere».
«È stato bello quando abbiamo incollato le foto dei luoghi del quartiere tutte insieme sulla mappa».
«Lavorando con gli artigiani abbiamo imparato a riportare in vita l’antico, usando l’oro».
Sei soddisfatto/a di aver preso parte a questa attività
Il 92% dei partecipanti si dichiara soddisfatto della propria partecipazione al progetto. Si tratta di un valore di gradimento molto positivo (Grafico 1). Tali categorie ricalcano solo in parte le categorie emerse nelle risposte all’avvio delle attività.
Nella fase iniziale di accoglienza, il 68% dei minori ha sentito accolti i propri desideri e le proprie aspettative. Tale dato risulta rilevante dato l’approccio adottato da progetto, che prevedeva la progettazione delle attività a partire dai saperi e dalle curiosità dei partecipanti.
Pensi che i tuoi desideri e le tue aspettative siano state comprese dagli educatori
Quanto sono state importanti la bellezza e la creatività nell’attività
52 21
49,5 6,9 2 41,6
L’analisi di quanto scritto nelle risposte aperte è stata organizzata in categorie ricorrenti riguardo l’oggetto del processo di apprendimento (Grafico 2).
Rispetto alle categorie emerse dalle risposte all’avvio delle attività, le categorie “Nessuna risposta”, “Non saprei” e “Non ho sentito creatività” (non presente al termine delle attività) sono ugualmente categorie rilevanti. La creatività è sempre connessa al processo di creazione di qualcosa e citano la scuola come spazio in cui sperimentano processi di creazione che richiedono uno sforzo.
Ci puoi fare degli esempi di bellezza e creatività nell’attività?
«La creazione di immagini incentiva la comprensione e rende il concetto concreto».
«È stata molto importante la creatività poiché oltre ad esprimere ciò che sentivamo attraverso un’opera tramite l’uso della fantasia le abbiamo rappresentate tramite un disegno».
«Nello scegliere le parole da scrivere e nel comprendere le opere al MACHO».
«Un esempio è quando siamo stati al Sociale e tramite le nostre magliette si formava un’onda, un esempio di creatività».
«Scrivere con i semi è alquanto strano e non ci avrei mai pensato».
«Quando dovevamo creare un orto nella nostra scuola».
Oggetto
La bellezza e creatività è ricondotta a un oggetto specifico.
«Le forme delle piante».
«Abbiamo conosciuto molte opere artistiche realizzate con le piante».
«Vedere le lettere per terra è stato bello».
Scambio con gli altri
La bellezza è connessa al processo creativo di condivisione con gli altri.
«Durante la fase di creazione della storyboard del gioco di Acqua Profonda abbiamo avuto modo di usare la nostra creatività e, dallo scambio di pareri, è emersa una grande bellezza interiore».
«Avendo ognuno una creatività diversa siamo riusciti a collegarle tra loro creando qualcosa di significativo».
«Il concetto di bellezza è stato importantissimo perché è stato quello che ci ha spinto a lavorare in armonia per un obiettivo comune, la bellezza ci ha spinto inoltre a curare i dettagli senza tralasciare nulla».
«Sentire le altre opinioni e collaborare».
«Condividere tutti i momenti come ad esempio ascoltarci tra di noi».
Cura degli spazi
La bellezza è aver cura dello spazio che si vive da soli o con gli altri.
«Dopo aver sistemato o aggiustato qualcosa mi sono accorto di quanto fossero nuove e belle».
«Avere i fiori freschi sul tavolo e i dipinti sui muri del locale comune dove pranziamo».
«Perché alla fine a nessuno piace un posto brutto. Invece, grazie alla bellezza tutti possiamo goderne».
«Perché le piante e i fiori scelti abbelliscono la nostra scuola».
Non saprei I minori non sanno individuare la bellezza nell’attività.
NATI PER LA BELLEZZA - LABORATORI PER FAMIGLIE
Obiettivi dell’attività e partecipanti
Obiettivo dei laboratori è la scoperta della bellezza
come cura, protezione e pratica virtuosa, che, in situazioni di marginalità, diventa fattore di protezione e salute del bambino. Sono stati realizzati diversi laboratori (coccole, favole e fotografia) coinvolgendo in modalità diverse genitori e figli. I questionari sono stati somministrati al termine del percorso laboratoriale a 13 genitori.
Si tratta per la maggior parte di mamme (Grafico 1) che hanno tra i 40 ed i 50 anni (Grafico 2).
LA BELLEZZA COME PROSPETTIVA
DI INTERVENTO SOCIALE
Al termine dell’attività, tutti attribuiscono un’alta importanza alla bellezza e alla creatività nella vita quotidiana (Grafico 1). Gli esempi di bellezza e creatività nella vita quotidiana fanno principalmente riferimento a due categorie:
Rapporto con i figli
È la categoria più condivisa dai partecipanti.
Famiglia
Si fa riferimento più in generale ai rapporti interni alla cerchia familiare.
Altro
Rientrano categorie con una sola scelta, che rimandano a contesti diversi e vari, in genere vicini e consueti.
Pensando alla tua vita quotidiana (per esempio alla tua famiglia, ai tuoi amici e al posto in cui abiti) pensi che la bellezza e la creatività siano importanti per stare bene?
Tutti i partecipanti credono che la bellezza e la creatività possano essere importanti rispetto alla crescita e all’educazione dei figli (Grafico 1).
Crescita
Si intendono bellezza e creatività in quanto strumenti per un sano apprendimento.
Armonia del presente
Si riesce a vivere in maniera positiva il presente.
Competenza emotiva
Saper decifrare e utilizzare le proprie emozioni, non necessariamente di segno positivo.
Senso civico
Sviluppo di un’attenzione per i processi sociali.
Competizione
Si possono acquisire più strumenti, che permettono di avere un vantaggio competitivo sugli altri.
Rispetto
IL METODO RBL PER STIMOLARE
L’APPRENDIMENTO
Tutti i partecipanti sentono di aver imparato qualcosa dall’attività (Grafico 1).
Le risposte su cosa e quando abbiano imparato qualcosa sono state organizzate in categorie trasversali (Grafico 2).
Scoprire-Fare cose nuove
Comprendere le esigenze del bambino
Apprendimento tecnico
Scambio con gli educatori
Accoglienza
Grafico 1 N° rispondenti
IMPARARE
PUÒ VOLER DIRE MOLTE COSE.
Per te che significato ha avuto nel progetto?
Ci puoi fare un esempio di un’occasione, avvenuta durante l’attività
DI BELLEZZA SI VIVE, in cui ti sei accorto/a di imparare?
Grafico 2 N° rispondenti
Sei soddisfatto/a di aver preso parte a questa attività
Tutti i partecipanti hanno sentito, nella prima fase di accoglienza dei diversi laboratori, di aver potuto esprimere le proprie attese.
I risultati sulla soddisfazione sono molto alti (Grafico 1). Le risposte sono ancora più positive quando la questione concerne la comprensione dei propri desideri da parte dei conduttori-esperti dei laboratori (Grafico 2).
In generale le parole con cui i rispondenti raccontano i motivi della loro soddisfazione testimoniano un coinvolgimento nell’attività, un apprendimento tecnico e la possibilità di incontrare altre persone interessanti. In alcuni casi vi è un riferimento all’utilità delle conoscenze acquisite nella realtà quotidiana.
In linea con queste risposte, tutti i rispondenti hanno percepito la bellezza e la creatività come dimensioni importanti dell’attività (Grafico 3).
Pensi che i tuoi desideri e le tue aspettative siano stati compresi dagli educatori Quanto sono state importanti la bellezza e la creatività nell’attività
ARTE INSIEME. IL MUSEO A MISURA
DI FAMIGLIA
Obiettivi dell’attività e partecipanti
1) Avvicinare le famiglie di quartieri popolari all’arte contemporanea e più in generale agli spazi pubblici dedicati all’arte e al bello;
2) Proporre la riflessione sullo spazio che abitiamo, attraverso la relazione tra luce e ambiente;
3) Favorire l’espressione creativa tra adulti e bambini.
L’attività si è articolata in un percorso guidato genitori-bambini, che insieme hanno visitato il museo di arte contemporanea di Rivoli e in seguito hanno partecipato ad un laboratorio condotto dalle Artenaute (Dipartimento Educazione del museo). Le famiglie hanno partecipato alla visita guidata della mostra Orizzonti tremanti, di Olafur Eliasson e al laboratorio in cui sono state realizzate delle parole luminose, intese come parole della luce create insieme da bambini e genitori. L’attività ha favorito l’interazione tra adulti e bambini, in rapporto ad attività espressive, nuove e sorprendenti, utilizzando materiali come
l’alluminio, già utilizzato dai bambini nei laboratori
rivolti alla scuola materna Bay, attraverso l’azione Il pianeta è la mia casa. Sono stati realizzati 12 incontri, accogliendo 40 genitori a incontro.
Il gruppo dei genitori
I questionari sono stati somministrati ad un gruppo di genitori della scuola Bay al termine delle attività. Viste le caratteristiche dell’attività, è stato somministrato un questionario in forma ridotta rispetto allo strumento standard utilizzato in altri contesti. Al termine dell’attività, tutti ripongono un’alta importanza nella bellezza e nella creatività
nella vita quotidiana (Grafico 1). Gli esempi di bellezza e creatività nella vita quotidiana sono stati organizzati in categorie (Grafico 2).
Intimità
Si fa riferimento a spazi intimi, sia intesi come spazi relazionali che come momenti di solitudine con se stessi.
Amicizia
Si raccontano di rapporti di condivisione esterni al nucleo familiare: si tratta di momenti di convivialità con la famiglia allargata.
Arte urbana
Interesse per luoghi della propria quotidianità urbana e di come la natura si mescola al paesaggio urbano.
Natura
Il contatto con la natura.
Espressione artistica
Creatività ed espressione artistica.
Scoperta
Riferimento all’avventura, all’esterno, a ciò che non è usuale, al viaggio.
Arte – scoperta
Arte intesa in senso largo come qualcosa da fruire e scoprire.
Insegnamento
Importanza del rapporto di insegnamento tra adulti e bambini.
Scienza
Connubio tra scienza e natura.
Lavoro
Ciò che di bello si produce attraverso il proprio lavoro.
Pensando alla tua vita quotidiana (per esempio alla tua famiglia, ai tuoi amici e al posto in cui abiti) pensi che la bellezza e la creatività siano importanti per stare bene?
Tutti ritengono che la bellezza e la creatività siano importanti per l’educazione dei propri figli (Grafico 1).
Spirito critico
Il riferimento è al pensiero capace di cogliere la complessità di ciò che ci circonda, ma anche all’apprendimento e all’intelligenza come strumenti di adattamento.
Armonia della crescita
Importanza di sviluppare competenze artistiche ed espressive, per vivere nella maniera più completa e piena il quotidiano.
Diversità
Essere capaci di cogliere la diversità dell’altro, ma anche poter essere diversi dagli altri.
Il quotidiano
Vivere meglio il quotidiano che ci circonda, inteso anche come compensazione del brutto.
Ambiente
Migliorare il rapporto con l’ambiente
Relazioni
La bellezza permette di curare e vivere meglio i rapporti tra persone.
Senso civico
Si sviluppa il senso civico
Scienza Connubio tra scienza, apprendimento e natura.
Rispetto all’educazione dei tuoi figli pensi che la bellezza e la creatività possano essere importanti? ?
Sei soddisfatto/a di aver preso parte a questa attività
I partecipanti sono soddisfatti di aver partecipato all’attività (Grafico 1). Di seguito una sintesi delle risposte che riguardano cosa ha colpito maggiormente i partecipanti (Grafico 2).
Spazio
Si mette l’accento sul rapporto con lo spazio; si includono in questa categoria i giochi.
Armonia della crescita
Importanza di sviluppare competenze artistiche ed espressive, per vivere nella maniera più completa e piena il quotidiano.
Arte contemporanea
Viene data importanza al tipo di arte con la quale si è entrati in rapporto. Bellezza
La sperimentazione della bellezza
94.7
% valori espressi in percentuale
Grafico 1
Rapporto adulti-bambini
Gli adulti sono rimasti colpiti di come i bambini hanno
partecipato alla mostra e all’attività; in questa categoria sono incluse anche le interazioni tra adulti e bambini.
Ambiente
Il contesto spaziale e architettonico del Castello di Rivoli.
Condivisione
I rapporti tra persone, la condivisione di un’esperienza.
Viene riconosciuta la competenza delle conduttrici della visita e del laboratorio.
Materiali
Il laboratorio ha colpito per la ricchezza del materiale e delle forme.
Natura
Si rimanda al rapporto con la natura.
Analogia tra lo spazio della mostra e il lavoro fatto durante il laboratorio.
di Ugo Morelli
Bellezza e impoverimento educativo sono le componenti essenziali del lavoro che ci ha accompagnato per più di quattro anni nell’ambito di DI BELLEZZA SI VIVE. Per molti aspetti si tratta di due fenomeni complementari e ricorsivi. A ben pensare, l’impoverimento educativo può essere spiegato principalmente come una deprivazione di relazioni estetiche con gli altri e con il mondo, così come la bellezza può essere considerata come una artificazione dell’esperienza, delle relazioni e dei fenomeni del mondo.
Proprio per questa circolarità ricorsiva abbiamo immaginato di porre in relazione l’impoverimento educativo e la bellezza, assumendo l’ipotesi per molti aspetti vertiginosa che la valorizzazione della bellezza potesse aiutare ad affrontare la mortificazione dell’essere prima ancora che dell’avere che caratterizza l’impoverimento educativo.
Artificare è non solo possibile ma è una capacità specie specifica di noi umani. Dalla trasformazione di una selce alla creazione di un’opera d’arte, noi
trasformiamo il mondo e creiamo mondi paralleli.
Da quella capacità creativa possono scaturire processi di particolare rilevanza estetica, frutto di un’efficace sollecitazione del nostro comportamento simbolico, che ci conducono all’esperienza di bellezza.
Ma la bellezza, come l’abbiamo intesa nel nostro progetto e come l’abbiamo perseguita con gli utenti in ognuna delle azioni?
Se siamo gli esseri che artificano, ovvero fanno ad arte le condizioni e gli artefatti del proprio mondo,
– e abbiamo tutta la nostra storia evolutiva a mostrare che le cose stanno così – allora possiamo considerare il vertice più elevato della nostra capacità di fare ad arte il nostro mondo, quel vertice che scaturisce dalla nostra esperienza estetica, che è la bellezza. Parliamo di quella esperienza di risonanza incarnata con gli altri e il mondo, tale da estendere la nostra sensibilità e la capacità di sentire noi stessi e il mondo, in modi e per vie che senza quella esperienza non sarebbero possibili e non si manifesterebbero.
Il progetto DI BELLEZZA SI VIVE ha assunto questa ipotesi scientifica ponendola alla base dell’intera costruzione progettuale e di ognuna delle azioni realizzate. La sfida è stata assumere una prospettiva sperimentale che permettesse di sottoporre a validazione l’ipotesi che la bellezza possa essere, così come l’abbiamo intesa, la via per affrontare l’impoverimento educativo, contenerlo e superarlo; non solo, ma definire una metodologia originale capace di guidare le azioni finalizzate a valorizzare la bellezza come strategia contro l’impoverimento educativo. Tutti coloro che hanno lavorato al progetto hanno potuto sperimentare direttamente, con importanti
ricadute sulla propria esperienza personale e professionale, la rilevanza dell’ipotesi scientifica e della metodologia utilizzata dal progetto. I benefici naturalmente non si limitano a coloro che hanno avuto l’opportunità di realizzare il progetto, pur trattandosi di un numero significativo di partner e di persone coinvolte, ma – come dimostra il monitoraggio e come emerge dalla valutazione di impatto – sono stati soprattutto gli utenti bambini e adolescenti a poter fruire dell’opportunità di accedere al proprio mondo interno e ai contesti della propria vita mediante il canale di accesso che la bellezza nelle sue diverse forme e articolazioni, grazie alle azioni sviluppate, ha messo a loro disposizione.
Siamo oggi in grado di consegnare gli esiti di questi anni di lavoro, accompagnati dalla soddisfazione che abbiamo potuto leggere negli occhi dei bambini e delle bambine, degli adolescenti e delle famiglie, degli educatori e dei responsabili dei partner, ma anche di noi stessi, nel vedere come l’esperienza estetica e l’accesso alla bellezza consentono di migliorare il riconoscimento di sé, la propriocezione, l’autostima e la capacità di relazionarsi con gli altri e con il mondo,
aggiungendo opportunità ed aumentando le occasioni per riconoscersi, riconoscere e sorridere o soffrire con gli altri, come via per la propria emancipazione individuale e per un’emancipazione di gruppo e collettiva.
Domandandoci con quali prospettive consegniamo i risultati del nostro lavoro appare evidente un’aspettativa: che altri possano utilizzare ipotesi scientifiche e metodologie di questo progetto per agire affinché l’esclusione, la mortificazione e l’impoverimento educativo siano contenuti e possibilmente ridotti e azzerati, ma soprattutto perché la parte costruttiva del nostro progetto, l’accessibilità all’esperienza estetica e alla bellezza, non siano appannaggio di pochi privilegiati ma divengano una via educativa sistematica per conoscere se stessi, e conoscere gli altri e il mondo, e per accedere a una vivibilità che valorizzi la distinzione individuale e favorisca relazioni reciprocamente emancipative, sia nelle situazioni primarie che in quelle istituzionali, convinti come siamo che una società che è in grado di vivere e valorizzare la bellezza sia una società migliore e più degna di essere vissuta.
I fiori si affacciano neonati
In mezzo alle foglie secche morte. La fatica della bellezza nell’istante apre il pugno e corre galoppa il bisogno di parole che ospitino fitto il mistero.
[Chandra Candiani, da Pane del bosco]
Io abito la Possibilità
Una casa più bella della prosa più ricca di finestre superbe le sue porte.
È fatta di stanze simili a cedri che lo sguardo non possiede Come tetto infinito
Ha la volta del cielo
La visitano ospiti squisiti
La mia sola occupazione spalancare le mani sottili per accogliervi il Paradiso.
[Emily Dickinson, poesia numero 657]
Chi voglia varcare senza inconvenienti una porta aperta deve tener presente il fatto che gli stipiti sono duri: questa massima alla quale il vecchio professore si era sempre attenuto è semplicemente un postulato del senso della realtà. Ma se il senso della realtà esiste, e nessuno può mettere in dubbio che la sua esistenza sia giustificata, allora ci dev’essere anche qualcosa che chiameremo senso della possibilità. Chi lo possiede non dice, ad esempio: qui è accaduto questo o quello, accadrà, deve accadere; ma immagina: qui potrebbe, o dovrebbe accadere la tale o talaltra cosa; e se gli si dichiara che una cosa è così com’è, egli pensa: be’, probabilmente potrebbe anche essere diversa. Cosicché il senso della possibilità si potrebbe anche definire come la capacità di pensare tutto quello che potrebbe egualmente essere e non essere, e di non dare maggiore importanza a quello che è, che a quello che non è.
[Robert Musil, da L’uomo senza qualità]
Nulla due volte accade né accadrà. Per tal ragione si nasce senza esperienza, si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi della scuola del pianeta di ripeter non è dato le stagioni del passato.
Non c’è giorno che ritorni, non due notti uguali uguali, né due baci somiglianti, né due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome qualcuno ha pronunciato, mi è parso che una rosa sbocciasse sul selciato.
Oggi che stiamo insieme, ho rivolto gli occhi altrove. Una rosa? Ma cos’è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perché tu, ora malvagia, dài paura e incertezza?
Ci sei – perciò devi passare.
Passerai – e qui sta la bellezza.
Cercheremo un’armonia, sorridenti, fra le braccia, anche se siamo diversi come due gocce d’acqua.
[Wisława Szymborska, da Nulla due volte accade]
Ogni nuova realtà estetica ridefinisce la realtà etica dell’uomo. Giacché l’estetica è la madre dell’etica. Le categorie di “buono” e “cattivo” sono – in primo luogo e soprattutto – categorie estetiche che precedono le categorie del “bene” e del “male”. In etica non tutto è permesso, proprio perché non tutto è permesso in estetica; perché il numero dei colori nello spettro solare è limitato. Il bambino che piange e respinge la persona estranea che, al contrario, cerca di accarezzarlo, agisce istintivamente e compie una scelta estetica, non morale.
[Joseph Brodsky, da Dall’esilio]
La migliore via d’uscita è sempre passare attraverso.
[Robert Frost]
Il cuore forse è infranto ma non vedermi così e con tutto il rispetto per il Rebbe di Kotzk vi è qualcosa di più integro di quello poiché sono una poetessa e so come una formica scendere agli inferi con una pagliuzza e risalirne con un chicco di grano.
[Agi Mishol]
Cosí come oggi tanti anni fa mandate a dire all’imperatore che tutti i pozzi si sono seccati e brilla il sasso lasciato dall’acqua orientate le vostre prore dentro l’arsura perché qui c’è da camminare nel buio della parola l’orlo di lino contro gli stinchi e, tenuti appena da un battito, il sole contro, il rosso sotto le palpebre premerete sentieri vastissimi vasti da non avere direzione e accorderete la vostra durezza alla durezza dello scorpione alla ruminazione del cammello alla fibra di ogni radice liscia, la stella liscia, del vostro sguardo staccato dall’occhio, palpiterà né zenit né nadir in nessun luogo, mai.
[Pierluigi Cappello, da Mandate a dire all’imperatore]
Ma io vi prevengo che vivo per l’ultima volta.
Né come rondine, né come acero, né come giunco, né come stella, né come acqua sorgiva, né come suono di campane turberò la gente, e non visiterò i sogni altrui con un gemito insaziato.
[Anna Achmatova, da La corsa del tempo]
Ed io me ne vado dallo spazio
Nel giardino incolto delle grandezze, Lì strappo l’apparente costanza
E del sé la coscienza delle cause.
Infinità, leggo il tuo abbecedario, Solo, senza la gente, – senza pagine Il libro selvatico dei tuoi medicamenti, Abbaco di radici possenti.
[Osip Mandel’stam, da Ottave]
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I versi crescono, come le stelle e come le rose, come la bellezza – inutile in famiglia.
E, alle corone e alle apoteosi –una sola risposta: «Di dove questo mi viene?»
Noi dormiamo, ed ecco, oltre le lastre di pietra, il celeste ospite, in quattro petali.
Mondo, cerca di capire! Il poeta – nel sonno –scopre la legge della stella e la formula del fiore.
[Marina Cvetaeva, da Poesie]
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Bibliografia
Linkografia: “Vocabolario educativo” di Ugo Morelli
M. Ammaniti, V. Gallese, La nascita dell’intersoggettività, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014
P. Corbetta, La ricerca sociale: metodologia e tecniche, Il Mulino, Bologna 2015
E. Fellin, U. Morelli, La passione di Venere. Esperienza estetica e bellezza, Meltemi, MilanoUdine 2021
V. Gallese, U. Morelli, Cosa significa essere umani? Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014
E. Granata, Biodiversity. Città aperte, creative e sostenibili che cambiano il mondo, Giunti Editore, Milano 2019
M. H. Immondino-Yang, Neuroscienze affettive e educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2017
E. R. Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016
E. R. Kandel, Arte e neuroscienze. Le due culture a confronto, Raffaello Cortina Editore, Milano 2017
L. Pagliarani, Il coraggio di Venere. Antimanuale di psico-socio-analisi della vita presente, Raffaello Cortina Editore, Milano 2003
H. Maturana, F. Varela, L’albero della conoscenza, Mimesis, Milano-Udine 2024
U. Morelli, Mente e bellezza. Arte, creatività e innovazione, Allemandi & C, Torino 2010
A. Pedon; A. Gnisci, Metodologia della ricerca psicologica, Il Mulino 2016
M. Pistoletto, La formula della creazione, Cittadellarte edizioni, Biella 2022
D. Stern, Le forme vitali. L’esperienza dinamica in psicologia, nell’arte, in psicoterapia e nello
sviluppo, Raffaello Cortina Editore, Milano 2011
Il glossario Apprendere ad apprendere, apprendere ad educare. Glossario per l’innovazione educativa rappresenta una riflessione epistemologica e pedagogica sui lemmi più frequenti che connotano il lessico educativo per sollecitare un proficuo confronto ed un dibattito aperto. L’intenzione è creare un codice univoco di comprensione, una lingua comune, per fornire un terreno fertile per chiunque operi nel campo dell’educazione. Nonostante il suo focus sia la Scuola dell’Infanzia, le sue lezioni e i suoi concetti possono essere applicati a un’ampia varietà di contesti educativi.
U. Morelli, E. Golin, Apprendere ad apprendere, apprendere ad educare. Glossario per l’innovazione educativa, Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, a cura della Direzione
provinciale Scuole dell’Infanzia in lingua italiana
PROGETTO EDITORIALE
A cura di Giorgia Turchetto
TESTI
Ugo Morelli, Giorgia Turchetto, Emanuela Fellin, Angela Fellin, Tommaso Beltrami, Francesca Broccia, Fabrizia Bagozzi, Lucrezia Piraino, Paolo Garimberti, Annamaria
Rigamonti, Paola Zanini, Giulia Imbrogliano, Stefania Bogo, Anna Riglioni
PROGETTO GRAFICO
Federica Grigoletto
EDITORE E MEDIA PARTNER
Vita Società Editoriale S.p.A. Impresa Sociale
EDITING
Sara De Carli, giornalista di VITA
UFFICIO STAMPA
Giulia Pigliucci – Responsabile Comunicazione Di Bellezza Si Vive
Cinzia Giacchetta - Ufficio Stampa Di Bellezza Si Vive
Fabrizia Bagozzi – Ufficio Stampa Fondazione Horcynus Orca
Maria Lucia Oliveri – Social Media Manager Fondazione Horcynus Orca
Davide Cestari - Ufficio Stampa Cometa
Brunella Manzardo - Comunicazione e Accessibilità
Donatella Briganti - Ufficio stampa eventi Fondazione Mario Moderni
ORGANIZZAZIONE
Erica Astolfi
PODCAST
Ugo Morelli (selezione testi),
Marco Cavalcoli (voce recitante)
CREDITI FOTOGRAFICI E VIDEO
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
Fabrizia Bagozzi, Davide Pompeiano
COMETA
Andrea Barbieri, Paolo Lipari
DIPARTIMENTO EDUCAZIONE CASTELLO DI RIVOLI
Paola Zanini, Luisa Consolati, Manuela Corvino, Valentina Ferrero
FONDAZIONE MARIO MODERNI
Diletta Ricci, Claudio Cirillo e Maria Gabriella Marino, Claudiu Toporinschi, Emittente
TV2000 (per le immagini estratte dalla puntata del programma "BORGHI D'ITALIA"
dedicata a Poli)
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE
Luca Murru, Alexandre Cayuela Castilla, Gianluca Rapaccini, Abdollah Golnam
RESPONSABILI AMMINISTRATIVI
Antonella Derro, Lino Monteleone, Barbara Rocci, Marco Di Domenicantonio
STAFF ATTIVITÀ EDUCATIVE / FORMATIVE/ LABORATORIALI
FHO - FONDAZIONE HORCYNUS ORCA
Lino Monteleone, Santino Smedile, Luigi Polimeni, Giordana Restifo, Matilde Cannavò, Massimo
Barilla, Giuseppe Alessandro Corso, Lucrezia Piraino, Giacomo Farina, Antonella Rosetto Ajello, Gabriele Ingemi, Serena Intelisano, Silvia Laudini, Emanuele Laudini, Maria Pia Rizzo, Giuseppe
Signorino, Eugenia Trunzo
FONDAZIONE MARIO MODERNI
Stefania Bogo, Maria Gabriella Marino, Valeria Magini, Claudio Cirillo, Magini, Riccardo
Basili docente referente IC Gallicano nel Lazio plesso di Poli (Rm)
INFN - ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE
Susanna Bertelli, Danilo Domenici
DIPARTIMENTO EDUCAZIONE DI RIVOLI MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA
Paola Zanini Responsabile, Barbara Rocci Coordinamento Segreteria, Brunella Manzardo
Comunicazione e Accessibilità, Artenaute Soc. Coop. Abintra: Luisa Consolati, Manuela Corvino, Giulia Famiglio, Valentina Ferrero, Valeria Mussano, Carmen Leon Marqueño, Barbara Picco, Rosarianna Seclì, Greta Zamboni.
ON! TRASFORMAZIONI GENERATIVE
Giulia Imbrogiano, Luigi Tufariello, Martina Bacci, Veronica Iotti
COMETA
Paolo Galimberti, Pietro Garbagnati, Stefano Mangiacotti, Clelia Di Toro, Giulia Baroni, Riccardo Rossin, Angela Sinigaglia, Giada Sargentoni, Ottaviano Fucilli, Elisa Bagarotti,
Paola Gualzetti, Stefano Petrini, Tayra Campetti, Elisa Campari, Weslay Soares, Stefano
Petrini, Carlo Filippetto, Sara Falchetti, Eleonora Ioli, Angela Zumpano, Alessandro
Mascetti, Gabriele Calcagno, Arianna Vicamini, Matteo Cortesi, Angela Zumpano, Camilla
Cadenazzi, Luca Scarano, Paola Marche, Camilla Cadenazzi, Gianni Bottinelli, Valentina
Albusceri, Pierangelo Salvi, Carlo Gorgoglione.
Alexander Ituarte Mendizabal
Associazione Cappuccini
Associazione Musicale città di Poli APS
Barbara Minghetti, Direttrice Teatro Sociale di Como Aslico e tutto il suo Staff
BePart
Camminare Peloritan
Carola Carazzone, Segretaria Generale Assifero
Carlo Garbagna Responsabile Ufficio progetti Cometa
Casa Zoe di Moncalieri (TO)
Comitato Antico Corso
Comitato Provinciale di Torino per l’UNICEF
Comunità educante di Poli
Erasmo Figini, Fondatore Cometa
Fattoria Didattica La Vigna di Rivoli
Francesca Mereta, Coordinatrice Comunicazione Esterna e Reti Internazionali Assifero
Gaetano Giunta, Fondatore Fondazione Messina e Fondazione Horcynus Orca
Giovanni Figini, Preside della Scuola Oliver Twist di Cometa
Giovanna Giachetti
Ilaria De Cave, Coordinatrice Attività Istituzionali Assifero
Innocente Figini, Fondatore Cometa
Ludoteca C’è Sole e Luna Città di Alessandria
Lino Monteleone, Direttore Fondazione Horcynus Orca
Luigi Lasio
Maria Enrica Brugnoli
Mariagrazia Figini, Fondatrice Cometa
Mirella Ebainetti, Direttrice de Il Manto SCS
Officine Culturali
Ordine dei Palchettisti di Como
Oratorio di Rebbio
Paolo Brugnoli
Parrocchia Beata Vergine Maria in Cielo Assunta alla Playa
Parrocchia S. Maria Annunziata e S. Giuseppe di Bisconte e Cataratti
Riccardo Monachesi
Roberto Camarlinghi, Gruppo Abele
Teatro Sociale di Como
Uisp Messina
Tutte le scuole, i dirigenti scolastici, gli insegnanti e i genitori che hanno preso parte ai diversi percorsi laboratoriali.
Si ringraziano i nostri 5mila bambini e bambine, adolescenti, ragazze e ragazzi che sono stati i veri protagonisti del progetto!