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"Dal Purgatorio al Paradiso l'esistenza dell'altro e il bene" La Commedia dantesca come medicina ai mali di oggi
di Rita Di Paquale
“La inattuale attualità di Dante” è il titolo della prima conferenza di sabato 27 marzo che si è tenuta in occasione della seconda giornata del seminario primaverile di Villa Nazareth. Il critico letterario e saggista Filippo La Porta ha condotto gli studenti in un viaggio tra peccati e vizi capitali all’interno del Purgatorio dantesco, focalizzando principalmente l’attenzione sul rapporto tra identità e alterità. La Porta ci ha guidati nell’interpretazione della cantica a partire da una riflessione di Simone Weil: la filosofa si interroga su cosa siano il bene e il male e, alla luce della sua intuizione, il critico sostiene che “dare realtà attraverso il bene significa fare esistere il mondo avendo attenzione per l’altro”. Dopo un’analisi dei vizi capitali elencati nel XVII canto del Purgatorio, che La Porta commenta anche all’interno del suo libro “Il bene e gli altri: Dante e un'etica per il nuovo millennio”, ha posto l’attenzione sulla relazione con l’altro che - ha affermato – “deve essere vissuta in tutta la sua pienezza, senza mai violare l’integrità dell’altro” e “dovrebbe essere come un raggio di luce che entra dentro l’acqua senza mai alterarla”, ha continuato utilizzando una metafora dantesca. L’attenzione e l’attesa dell’altro diventano fondamentali nel momento in cui si inizia un processo di conoscenza. Il critico ha proseguito con una riflessione sulle figure incontrate da Dante nel Paradiso che possiedono una forte personalità: si è soffermato in particolar modo sul primo personaggio che Dante incontra nella cantica, Piccarda Donati, allontanata con la forza dal convento e costretta dal fratello a sposare un ricco rampollo. In che cosa consiste allora la inattualità di Dante? Dante è inattuale – ha concluso La Porta – “in quanto uomo del medioevo che crede nella punizione e nella vendetta, ma in lui non c’è solo la verità politica ma una morale nascosta che lascia esistere l’altro nella sua unicità e individualità”. A proseguire la conferenza è stato Franco Nembrini, insegnante, saggista e pedagogista, con una riflessione sul Paradiso, luogo di felicità e bellezza. Nembrini sostiene che per Dante l’intera cantica del Paradiso sia racchiusa nel movimento verso l’essere, un movimento perpetuo in cui è presente Dio; in questo senso la Commedia diventa la risposta al desiderio di conoscenza dell’uomo. “L’individuo si afferma nel momento in cui esiste l’altro perché la vita è relazione – ha affermato il professore - e il desiderio rinasce continuamente perché l’amore è il dinamismo dell’essere”. In questa ottica il Paradiso dantesco non è astratto, ma diventa il luogo in cui il desiderio si compie massimamente, come accade nell’ultimo canto, quando Dante scrive: “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. XXXIII). “Il luogo del Paradiso diventa un modo dell’essere – ha continuato - si trasforma nell’esperienza del bene e della verità che ognuno di noi può vivere”. Perché dunque leggere la Commedia ancora oggi? È questa la domanda che è stata posta più volte ai nostri relatori. “Dante può aiutarci a vincere le devianze moderne che ci vogliono perfetti e performanti – ha concluso Nembrini - e la Commedia diventa pertanto la medicina ai mali di oggi, anche se prima bisognerebbe farne esperienza”. L’augurio è che ogni uomo possa avvicinarsi allo studio di Dante e della sua opera con lo stesso desiderio di conoscenza che ha mosso il Sommo Poeta. Il viaggio di Dante diventa così l’emblema del viaggio di ogni uomo nel cammino della vita, e anche a distanza di secoli “resta sempre il bisogno – come afferma Nembrini – di sentirsi dire da Dante che la vita è un bene”. •
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Mons. Claudio Celli, Rita De Pasquale e Lorenzo De Cesaris durante l’incontro con Filippo La Porta e Franco Nembrini