Villa Cambiaso n° 67

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RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PORTA www.villacambiaso.it vintera@villacambiaso.it

Anno XIII - N° 67 - Novembre 2012 - Direttore: Pio Vintera - Aut. Trib. di Savona N° 544/03 Redazione: Via Torino, 22R - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Grafica e Fotografia: Mattia e Veronica Vintera

Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

LA DECRESCITA (GREEN ECONOMY) DI

UGO TOMBESI

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o rimproverato, bonariamente, il mio caro amico Pio Vintera per non aver ricordato nell’ultimo numero di Villa Cambiaso che il presidente dell’Associazione per la Decrescita Felice, Maurizio Pallante presentò, per la prima volta a Savona, uno dei suoi tanti lavori sulla decrescita, proprio a Villa Cambiaso. Il sottoscritto, che conosceva Pallante già a partire dai suoi volumi storici editi da Zanichelli, organizzò, con l’aiuto dell’amico Antonio Falasco, la serata che vide una discreta partecipazione. Dico questo per evidenziare come Pallante sia da tempo una risorsa disponibile per far uscire l’ambientalismo dal ghetto in cui finiscono coloro che sono capaci solo di rifiuti, senza alternative nella direzione di un’autentica riconversione produttiva della nostra provincia, senza nuove profanazioni del già precario equilibrio ambientale. Tutto sommato può essere anche facile dire di no al raddoppio di Tirreno Power o alla realizzazione della piattaforma Una veduta dal Nautico di Savona, 100x80 cm, Olio su tela di Pio Vintera contenitori della Maerks, più complesso è dire qualcosa di concreto in positivo. Non credo che le forze che si battono su questi obiettivi abbiano, le pur minime risorse per coinvolgere Pallante nella stesura ABATO ICEMBRE ORE di un piano alternativo di sviluppo per Vado e Quiliano. Ma PPUNTAMENTO A ILLA AMBIASO il comune di Savona che si dice combattamente contrario al raddoppio della centrale un contributo concreto, in questa CON IL OVIMENTO NTICASTA direzione potrebbe darlo, dunque altrimenti è troppo facile espreimere platonicamente dei no puri e semplici. (Continua a pag. 2)

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D’altro canto questo nodo dello sviluppo economico savonese è da tempo venuto al pettine. Non è nemmeno pensabile rilanciare l’economia con la politica del mattone, divenuta indifendibile sotto ogni profilo. Solo gli ayatollah al servizio degli interessi dei costruttori edili possono sostenere che il cemento può dare risposte concrete in termini occupazionali. Piuttosto lo sguardo

deve essere rivolto alla green economy, tante volte evocata, ma così poco praticata dalle nostre parti. Decrescita non vuol dire povertà, ma significa investimenti mirati che rendano compatibili ambiente e territorio, salute e lavoro. Sentendo parlare alla trasmissione di Gad Lerner, l’Infedele, proprio Maurizio Pallante, interpellato dalla FIOM a proposito di una possibile ri-

conversione dell’industria automobilistica, mi veniva in mente che l’aiuto di uno studioso come lui, potrebbe tornarci utile per non finire a Vado Ligure e a Quiliano, nel vicolo cieco di un nuovo caso ACNA o magari, fatte le debite propoprzioni, ILVA di Taranto. E anche i sindacati savonesi dovrebbero farne tesoro senza correre dietro allo straccio incolore della crescita sempre e comunque.

GIOVANNI SOMÀ e la lunga dedizione al paesaggio assai raro che una Associazione Culturale inauguri un evento che È abbia come protagonista un Artista quasi centenario, per di più ancora in attività: accade a Villa Cambiaso con Giovanni Somà, classe di ferro 1914, nativo di Villanova di Mondovì in provincia di Cuneo. Se vogliamo ricercare un precedente, dobbiamo tornare indietro a circa una decina d’anni fa, quando Villa Cambiaso allestì un omaggio a Remo A. Borzini, il grande poeta, scrittore e artista genovese amico e maestro di De André. Nonostante la non eccessiva distanza geografica, non avevamo notizie “cartacee” sul nostro Artista; ci siamo così rivolti ad Internet, ed abbiamo appreso che la lunghissima dedizione alla pittura di Giovanni Somà si è sempre svolta sul piano di una attività metodica e appartata e con rigoroso impegno quotidiano, nel suo riservato studio di Villanova di Mondovì. Tuttavia, la stima e l’apprezzamento per la sua opera hanno valicato i confini locali, suscitando consensi di pubblico e di critica. Oli, ceramiche, disegni sono la prova tangibile di un lavoro assiduo maturato sulla scorta di una profonda esperienza e condotto sul filo di una genuina espressività, alla ricerca di luoghi e di luci, sempre seguendo un “credo” artistico ispirato alla Natura, immediato, privo di quelle implicazioni concettuali che troppo spesso rendono difficile l’avvicinamento all’Arte da parte di un più vasto pubblico. Giovanni Somà si rifà ai dettami “classici” della pittura, che esprime

con maestrìa nei paesaggi, nelle nature morte e nei ritratti; ma non rinuncia a toccare nell’attività ceramica più “moderni” fermenti, sempre, però, nell’àmbito della figurazione.

Villa Cambiaso esprime dunque profonda soddisfazione per aver ospitato questa importante Antologica dell’Artista, per quanto Egli ha saputo cogliere nella sua lunghissima attività attraverso intense e durature emozioni: un doveroso omaggio ad un Artista sicuramente incisivo ed importante non soltanto per il Monregalese. Giovanni Somà ha eletto questa terra antica e ricca di memorie e tradizioni come punto di riferimento dei propri sentimenti, delle sue attitudini artistiche e dei suoi interessi culturali. Egli ha saputo crearsi negli anni, col suo lavoro assiduo, un’“isola felice” nella quale la vita è ancora a misura d’uomo e di stagioni, fonte inesauribile d’ispirazione creativa. Le decine e decine di vedute paesaggistiche di questa collezione sono state create dal Nostro per fissare e rinvigorire il ricordo di certe emozioni provate davanti allo

spettacolo della Natura, la quale, creando forme, spazi e volumi davvero unici, sa avvolgere chi la osserva nei più rigorosi silenzi della contemplazione e della meditazione. Questo Artista ha voluto dedicare tutta la sua lunghissima esistenza e la sua tavolozza alla descrizione della parte più intima e più vera della sua terra, esaltandone le radici contadine, tanto più radicate e remote nel tempo quanto più in grado di riemergere ancora oggi –in questo nostro presente convulso e tecnologico– in modo significativo e duraturo. Pittura d’intonazione tonale, quella di Giovanni Somà, che fa assumere al paesaggio una sua ben definita fisionomia: da qui l’attenzione che l’Autore riserva alla prospettiva, rispettata con quel rigore che le forniscono gli specifici connotati formali e tecnici e le ben precise costruzioni spaziali. Ma il Monregalese non costituisce solo un punto di riferimento per la definizione di un indirizzo figurativo: esso diviene anche lo stimolo per un’indagine che ci porta dentro l’anima dell’Artista, per condividere quelle emozioni che hanno una piena rispondenza nelle modulate scelte cromatiche e tonali, nell’incombere del cielo fósco e brumoso o nell’espandersi del sole estivo, nel frémito dell’erba dei prati e delle foglie sui rami, nel biancore della neve, nelle stinte facciate delle vecchie case contadine… Il paesaggismo del Nostro è sempre caratterizzato da pennellate fluide e morbide eppure intense e piene; esse conferiscono alle vedute quelle particolari qualità cromatiche arricchite da una speciale sensibilità


VillaCambiaso poetica per il paesaggio che Egli ha scelto, di modo che la tela acquista un significato universale che va oltre lo specifico dato geografico. I paesaggi di questo pittore appaiono ai nostri occhi con i connotati di orizzonti lontani oppure, “leopardianamente”, delimitati da grovigli di vegetazione; sono fatti di aria quasi immobile, di colline sempre mutevoli con il passare delle ore del giorno, dei mesi, delle stagioni, nell’incanto della solitudine agreste. Un paesaggio che ha sapore di antica perennità (e qui ci sovviene il Virgilio delle “Bucoliche” e delle “Georgiche”), ricco di armonie che scaturiscono dalla terra e dal cielo, ricco di odori e sapori della campagna. Giovanni Somà nel realizzare le sue vedute lavora con attenzione sugli accostamenti cromatici che gli consentono di creare una fusione tra i vari elementi della rappresentazione e che suggeriscono a chi guarda uno spazio naturale nella pienezza dei suoi cicli eterni. Si ritrova dunque in Somà quella

Anno XIII n°67 - Novembre 2012 poesia eterna delle cose semplici e naturali che tanto sarebbe piaciuta al Pascoli delle “Myricae” e dei “Canti di Castelvecchio”: le prode fiorite in primavera, la luce delle lunghe giornate estive che inonda i prati, la sottile malinconia delle multicolori foglie autunnali, i bianchi rabbrividenti delle nevi invernali… È la vicenda delle stagioni, in questa terra che il Carducci, nella famosissima ode “Piemonte”, definisce “il dolce Mondovì ridente”, con riferimento alla dolcezza dei suoi colli e all’amenità dei suoi paesaggi, e che suggerisce al nostro pittore richiami e rimandi, incanti e malinconie; che fa unire la sua voce singola al coro delle albe, dei tramonti, delle colline, dei prati, delle piante, delle nevi, delle nebbie… E pare di cogliere nella sua pittura, nelle vibrazioni trasmesse da quella terra povera ma ricca, faticosa ma appagante, aspra ma dolce, l’immutabilità di un paesaggio dell’anima che, per fortuna, è ancora

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rimasto esente dalla mercificazione del “progresso” e che ha il potere della memoria, la forza del silenzio e della solitudine. Il valore atavico ma sempre rinnovàntesi di questo paesaggio è segno di un indissolubile legame tra Natura e uomo e rappresenta la poetica centrale di tutta l’immensa produzione del Nostro, che parte dalla pittura ma che si esprime, come già ricordato all’inizio, anche nel disegno e nella ceramica. Linguaggi tutti specchio di una medesima sensibilità, che esprime pàthos per la terra, per le sue tradizioni, per la figura umana e il suo lavoro, e desiderio di restare ancorati alle proprie radici, pur spaziando su orizzonti aperti. Elementi, questi, fondamentali nella lettura di tutto il lunghissimo iter artistico di Giovanni Somà, personalità eclettica in grado di conferire significati antichi e sempre nuovi alla sua arte.. Marco Pennone

AQUILIUS E LA STIRPE DEL DRAGO Recensione di Gianfranco Barcella al libro di Franca Maria Ferraris

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ono lieto di recensire l’ultima fatica letteraria di Franca Maria Ferraris che, assieme a Cristina Sosio, ha pubblicato per i tipi dell’editore De Ferrari il libro intitolato “Aquilius e la stirpe del drago”. Si tratta di un un’opera indirizzata prevalentemente ai lettori più giovani; entra pertanto, a pieno titolo, nella ‘letteratura per ragazzi’. Franca Maria Ferraris con le sue opere di poesia e narrativa ha già catturato numerosi lettori. Citiamo, tra le altre: “Di Valbormida il cuore”, poesia, 1997-, 2a ed. 2002 ; “D’amore e di guerra”, 1998- 2a 2002; “Bambini di neve” prosa e poesia 2004; “Le parole del mare” prosa e poesia, 2005; e, ultimo in ordine di tempo, “Animali in teatro”, 2011. Tutta la sua esistenza è un esempio di fedeltà alla letteratura e alla poesia, fedeltà che è, ancora e soprattutto, fiducia e speranza nel bello ‘come l’agave che s’aggrappa al crepaccio dello scoglio’ (Montale). Ho sempre ammirato la scrittura della Ferraris, intimamente metafisica, e con una ricca tensione etica. Ed ora veniamo al libro in questione. Vi si narra la storia della stirpe di

Aqulius il Drago, che per i suoi numerosi meriti e acclarate virtù, è stato nominato Drago Mago. Ha una grande dote: quella di fermare il tempo. Chi è padrone del tempo può percorrere la storia a suo piacimento e ignorare ciò che i Latini affermavano con grande saggezza ‘ruit ora’. Anche lui, però, è soggetto al momento in cui nel sole dell’amore tutto rifiorirà e si ricomincerà a rivivere. La storia narrata è ammaliante e avvincente,

anche perché è simbolicamente descritto l’eterno conflitto fra il bene e il male, incarnato quest’ultimo, dal cattivo Mago Norum e dalle sue Forze Occhiute. Egli imperversa su Aquilius con malefici di ogni sorta. Lotteranno contro lui anche i Gatti Sapienti, che prenderanno coscienza di essere essi stessi i discendenti di una stirpe, come lo è ogni creatura di questo mondo. Accanto a loro, combattono per il bene il Drago Aquilius, detto anche Draghetto, i due ragazzi Ottavia e Max, gli elfi, le fate e le streghe. È veramente di pregio questa intuizione dell’autrice in merito alla stirpe felina. Già Boudelaire affermava che i gatti hanno caratteristiche superiori che ammaliano la sensibilità dei poeti. Lasciamo ai lettori maggiorenni e minorenni l’opportunità di addentrarsi nell’intrico di questa vicenda sempre appassionante e avvincente, che presto, ne siamo certi, avrà un seguito. Abbiamo parlato nell’incipit di fatica letteraria, ma scorrendo le pagine del libro, si scopre che per Franca Maria Ferraris scrivere è un piacere infinito. Gianfranco Barcella


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UNA SERATA CON SERGE VANDERCAM La serata e il catalogo sono a cura di Milena Milani e Simona Poggi

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rande successo di pubblico e di critica per l’incontro culturale che si è tenuto sabato 27 ottobre 2012 alle ore 21 presso le Ceramiche San Giorgio dedicato a Serge Vandercam. L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale Arte DOC e dalla Fondazione Emme Emme Ci Ci e presentato da Simona Poggi, è stato patrocinato dal Comune di Albissola Marina e dal Comune di Albisola S u p e r i o r e . L’ a r t i s t a , n a t o i n Danimarca, ma che si considerava belga a tutti gli effetti, ha frequentato per molti anni la manifattura San Giorgio presso la quale ha realizzato una cospicua produzione ceramica. Vandercam è approdato alla San Giorgio negli anni Sessanta per tornarci assiduamente dal 2002 in avanti e continuare a lavorare la materia. Sono di quest’ultimo periodo alcuni significativi pannelli, vasi, piatti e numerose sculture che egli ha realizzato, coadiuvato dall’esperienza di Giovanni Poggi. Un pubblico attento e qualificato ha seguito con vivo interesse l’intervento critico del giornalista Silvano Godani che ha spiegato la concezione artistica di Vandercam proponendo anche curiose citazioni e leggendo alcune poesie scritte da Milena Milani tratte dal libro Malattia. A tale proposito cosi ha detto Milena Milani: “Ricordo la sua voglia

di lavorare in fabbrica da Poggi, anche negli ultimi tempi, con il cuore ammalato ma sempre più deciso a dare il meglio di sé nella ceramica e nelle opere pittoriche. I viaggi tra la sua residenza in Belgio in famiglia, e i ritorni a Albisola, come patria ideale nel lavoro, creavano un’alta tensione nelle sue giornate, ovviamente deteriorando ciò che gli restava, di tempo, sulla terra”. Giovanni Poggi, Patron della San Giorgio, ha raccontato alcuni vivaci aneddoti riguardanti Vandercam e il suo sodalizio in fornace soffermando-

si a spiegare che l’artista è ritornato alla San Giorgio nel 2002 dopo un lungo periodo di assenza e sottolineando che la sua ultima produzione è caratterizzata da un forte lirismo e da un cromatismo vivace. Per l’occasione è stato pubblicato un catalogo a cura di Milena Milani e di Simona Poggi, corredato da una ricca documentazione fotografica tratta dall’archivio di Piero Poggi e con interventi critici di Matilde Amaturo e Silvano Godani. Simona Poggi

RICORDANDO NICOLA STEFANELLI

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ome tanti che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, anche noi della redazione di Villa Cambiaso abbiamo appreso, con dolore e sconcerto, la notizia della scomparsa del nostro amico e collaboratore Nicola Stefanelli. Da un lustro collaborava alla nostra rivista con articoli sempre interessanti, che testimoniavano il suo grande amore per la storia, l’arte, la letteratura, la cultura in generale. Nicola aveva lavorato per una vita come camallo sul mercato all’ingrosso della frutta e verdura di Corso Ricci. Aveva ricoperto l’incarico di Presidente della Cooperativa Facchini “Colombo” di Savona ed era molto conosciuto e stimato nella nostra città. Da ragazzo aveva studiato al Liceo “Chiabrera” e poteva vantare un’ottima conoscenza

della lingua latina che, ai tempi, gli aveva anche valso dei riconoscimenti. Iscritto all’Università di architettura, si era poi ritrovato costretto ad interrompere gli studi. Aveva avuto anche il suo “quarto d’ora di notorietà”, negli anni Settanta, partecipando al “Rischiatutto” di Mike Bongiorno e al programma televisivo “Cronache Italiane”. Nicola era una persona dal carattere generoso e gioviale, che si accostava

con passione a tutto ciò che faceva e che sognava. Era un ragazzone dall’aspetto imponente, un “Mangiafuoco” dal cuore d’oro, ancora capace, a 69 anni, di accostarsi alle cose con la giusta dose di sensibilità e curiosità. Amava la vita in tutti i suoi aspetti ed era un vero, autentico amante della cultura e della storia: era stato capace, nel corso degli anni, di acquisire una grande conoscenza, in mille campi, assolutamente superiore a quella di tante persone che possono vantare titoli di studio o professionali. Proprio per questo –e con ragione– si arrabbiava terribilmente quando doveva riscontrare l’ignoranza e l’incultura imperanti nella nostra attuale società, spesso testimoniate da piccoli ma significativi episodi. Per questo, egli stesso amava definirsi un «rustico fuori di ogni regola».


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LA PITTURA DI ALEXANDRE MORA SVERZUT Commento sulla mostra a Villa Cambiaso - Settembre 2012

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igure, tracce, eventi musicali, frammenti materici: tutto questo offre in visione la mostra espositiva intitolata RETALHOS (ritagli), che Alexandre Mora Sverzut ha inaugurato il 6 settembre 2012 a Savona, presso Villa Cambiaso ed è proseguita fino al 13 settembre 2012. Dopo aver esordito, diciottenne, in Sao Paolo del Brasile, con esposizione di opere realizzate utilizzando materiale di riciclaggio, Alexandre Mora Sverzut prosegue in Italia, sua nuova residenza, la propria attività pittorica. In questa seconda fase operativa, il suo stile ha subito un’evoluzione: la creatività artistica lo ha portato a scoprire nuovi linguaggi gestuali e perciò a produrre nuove opere, frutto delle molteplici esperienze effettuate durante i suoi viaggi in vari paesi del mondo. A ciò si deve il titolo della sua Mostra espositiva “RETALHOS”, rappresentazioni frammentate di fisionomie umane e di luoghi veri o immaginari, qua e là visti, rielaborati interiormente, quindi dipinti su tela secondo il proprio modo di vedere e di pensare. Le opere di Alexandre Mora che sono state esposte nella mostra svolta a Villa Cambiaso, rispondono a tre requisiti fondamentali. Il primo requisito, quello che subito colpisce, è la forza cromatica che, per certi aspetti, riecheggia il movimento del Fauvismo (da fauves, belve), una maniera di dipingere creatasi in Francia nel primi anni del novecento e cosi chiamata per la violenza selvaggia, soprattutto coloristica, che connotò le opere dei pittori che la adottarono. In realtà, l’impatto con i quadri di Mora è un accentuato cromatismo dal quale le stesse forme sembrano scaturire e prendere vita. Il secondo requisito, la centralità dell’inconscio, sempre presente nelle rappresentazioni del mondo che l’artista intende raffigurare, per cui le immagini che egli proietta sulla tela passano attraverso un gesto che ne esprime la sua intima percezione. Il richiamo all’astrattismo qui non riguarda linee, curve o altri segni apparentemente indecifrabili; a rendere difficile la comprensione del

quadro qui sono le figure che Mora traccia in una forma attinente alla sua immaginazione, creando una sorta di “ossimorico astrattismo figurativo”. Il terzo requisito è strettamente collegato al secondo, e riguarda la resa del dipinto, che non risponde ad un clichès stilistico prestabilito, ma ad un criterio espressivo che rinvia a un singolare surrealismo onirico, quasi che i soggetti dei quadri abbiano subito una trasfigurazione attraverso i sogni dell’artista. Prendiamo, ad esempio, in considerazione alcuni suoi quadri. Ecco una interpretazione dell’olio su tela “La Madonna di ST. Petersburg” dove una figura femminea, senza i tratti del volto, mostra la sua appartenenza alla sacralità di Maria per l’aureola che le circonda il capo, ma possiede nel tracciato una rigidità schematica accentuata dal gesto che non si tende verso l’altro, quasi a rimarcare la distanza del divino dall’umano. Da un altro olio, intitolato “46° minuto di Ultimo tango a Parigi”, è lo sguardo di Marlon Brando che ci osserva, il volto irrimediabilmente diverso da quello dell’attore, è tuttavia evocato da quello stesso sguardo che appare animato da un vago spirito ironico, lo stesso che inquieta nell’omonimo film. In “Balletto russo”, olio e cera su tela,

l’impressione è quella di una sala delle danze, ma le misteriose, indistinte ombre che vi si a ff a c c i a n o , p r o b a b i l m e n t e annunciano la sommossa rivoluzionaria che, a suo tempo, eliminò le danze dalle luminose sale degli alti ceti della società russa. E ancora in “Popstar”, olio su tela, la figura della ragazza posta in atteggiamento provocatorio, sul volto un’espressione corrucciata, icona di una bellezza ostentatamente spigolosa, volge con ostinazione lo sguardo verso un punto indefinito dello spazio per sbaragliare chiunque avanzi intenzionato a minacciare la libertà di essere come lei è, e di agire come a lei piace. Da ultimo osserviamo il quadro “La Boheme”, anche questo un olio su tela dove è rappresentata la misera stanza in cui Mimi muore, anzi è già morta, di più, il suo corpo è già fatto scheletro. Una triste allusione a come la miseria e la morte riducano un corpo, anche se giovane e bello. Le impressioni colte dal Pittore nel viaggiare il mondo, sono riportate nelle sue opere con autenticità immediata: i tratti e le forme sono volutamente semplici (come, appunto, semplici e spesso informi sono i “ritagli”) allo scopo di dare risalto a ciò che, invece, è drammatico e, al contempo, per sdrammatizzare gli eventi più scabrosi rendendo la realtà più accettabile. Quella del Nostro è un’espressività primigenia –quasi un reinventato stile naif– e tuttavia attraversata da un forte desiderio di scavo nel profondo della vita dove compiere un’assidua ricerca, anche all’interno del proprio sé, allo scopo di riuscire a comprendere meglio se stesso, mettendolo in relazione a quanto accade nel mondo di fuori. Così appare il gesto sorgivo di Alexandre Mora Sverzut, che attesta quanto ancora egli abbia da dire con i suoi quadri, poiché lungo, faticoso e sempre in salita è il percorso della ricerca artistica, ma, se compiutamente e appassionatamente svolto, dà sempre soddisfacenti frutti. Franca Maria Ferraris


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ISIDORO PUJATTI (1936-1980) Antologica a Villa Cambiaso dal 7 al 14 Dicembre 2012

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rtista proveniente dalla storica galleria d’arte “S. Andrea” di Luigi Pennone. Una mostra antologica di alcuni percorsi artistici del maestro, voluta dal figlio Tiziano che così lo celebra e lo ricorda.


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ISIDORO PUJATTI (1936-1980) Antologica a Villa Cambiaso dal 7 al 14 Dicembre 2012

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ASSOCIAZIONE NAUTICO LEON PANCALDO

LA VOCE DELL’

ESTRATTO AUTONOMO DELLA RIVISTA VILLACAMBIASO

www.alpleonpancaldo.org info@alpleonpancaldo.org

A.LP.

N° 18 - Novembre 2012 - Redazione: A.LP. - Via Torino, 22 R - 17100 Savona - Tel: 349/6863819 - E-mail: vintera@villacambiaso.it

L’ISTRUZIONE NAUTICA dell’Ing. Giorgio Paolo Prefumo

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pett.le A.LP., Prof. Pio Vintera e Cap. Giuseppe Rosso, ringrazio per gli inviti alle belle mostre a Villa Cambiaso, che grazie all’amico Pio (che è anche pittore) è diventata un centro culturale savonese, purtroppo difficilmente intervengo perchè, in autostrada in specie, il traffico è enorme, per TIR ed auto. Io in auto guido sicuro, purtroppo non mi pare che tanti altri in auto superveloci o in enormi TIR siano molto affidabili! Trasmetto un mio scritto apparso sul notiziario telematico a cura di Decio Lucano 24 DLNEWS 2012 di settembre, a proposito di un dibattito apparso sull’istruzione nautica, molti sono gli iscritti (circa 1400 tra Genova e Camogli), ma pochi sostengono gli esami e s’imbarcano. Ho ricevuto una lettera (via Facebook) di un ex della mia epoca, Diego Gariboldi da Miami, imbarcato come secondo su Carnival, che lamenta il trattamento e dice che per gli italiani non c’è molta considerazione. Allego entrambe. Con i più cordiali saluti ed Arrivederci. Ricordiamo con grande affetto il Cap. Vito Cafueri, consigliere d e l l ’ A . L P. e autore di interessanti articoli su “La Voce dell’A.LP.” Sabato 24 Novembre ore 17.00 a Villa Cambiaso Scambi augurali degli ex-allievi del Nautico (A.LP.) e presentazione del libro di Franco Icardi: “Navigare rende curiosi. Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci” Curerà la presentazione la professoressa Irma De Matteis-Bey.

FACCIAMO IL PUNTO SULL’ISTRUZIONE NAUTICA

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on ci si può accanire sulla preparazione dei giovani quando il sistema formativo non contempla una scuola specifica. Ce n’è bisogno, troppi parlano di come si istruiscono i capitani e come si formano i docenti. Abbiamo ricevuto un contributo da parte dell’ingegner Giorgio Prefumo, già docente e poi preside dei nautici di Savona e Genova, autore di fondamentali testi di macchine marine e di preparazione agli esami professionali, membro di commissione agli esami in capitaneria, che pubblichiamo volentieri. Negli Istituti Nautici le varie Riforme sembra non abbiano affatto migliorato la preparazione, ho fatto una dozzina di volte il Commissario d’Esame in Direzione Marittima (9 volte dopo il pensionamento dal 2005 al 2009), oltre a moltissime maturità nei Nautici, ed ho potuto constatarlo di persona. Sono poi stato sostituito per le Abilitazioni con l’ing. Trevis, docente in servizio come prescritto ( le mie erano supplenze, essendo i nuovi docenti non ancora ben provveduti in merito), che però mi ha confermato tale impressione. Purtroppo è prevalso il concetto di liceizzazione, anche per questioni economiche, gli Istituti tecnici sono costosi. Le Riforme hanno annacquato i corsi, eliminate o accorpate materie, e diminuiti gli orari, introdotto il sabato libero con rientri; gli accorpamenti hanno poi messo insieme Istituti diversi con Capi La sede operativa A.LP. a Villa Cambiaso è aperta il 1° martedì di ogni mese dalle 17.00 alle 18.00. Luglio e Agosto esclusi.

Istituto di varia esperienza. Ho visto spesso mettere presidi nei Tecnici laureati in filosofia, giurisprudenza , e nei Licei laureati non letterati, che penso conoscono ben poco le lingue antiche ed i classici. Ora pare che si elevi a mille allievi il requisito per il non accorpamento, gli istituti accorpati spesso sono tra loro lontani, ed il preside dovrebbe avere l’ubiquità. Altro inconveniente, abbiamo rilevato che i candidati in Capitaneria dei cinque Istituti liguri sono sempre pochi, 5 - 10, o poco più per le due abilitazioni patentino e patente (cosa che succedeva anche negli anni ottanta col S. Giorgio di Genova con oltre 1000 allievi). Ho sentito dire nei Convegni dai rappresentanti armatori che preferiscono gli asiatici o extra comunitari perché più preparati, ovviamente pretesti per reclutare equipaggi più a buon prezzo. Le Società d’armamento curano poco l’addestramento giovani, che devono rivolgersi a privati per la preparazione esami, non essendo l’Accademia in grado di soddisfare le richieste con corsi specifici. L’Accademia dal 2005 al 2011 ha portato al patentino solo 287 ufficiali, in maggioranza di coperta. Forse era bene autorizzare i Nautici maggiori e più efficienti a svolgere Corsi ITS per i giovani interessati all’imbarco. Dei miei due volumi di preparazione Esami Macchinisti se ne sono vendute oltre 6000 copie, non tanto a Genova, dove pochi sono i candidati, ma in tutta Italia. Ora il Collegio Capitani ha sponsorizzato anche i tre quaderni del prof. Ciomei di Viareggio per gli Esami Capitano L. C., tali testi servono certamente a colmare lacune varie di preparazione. Continua su www.alpleonpancaldo.org


VillaCambiaso LETTERA DI UN EX ALLIEVO NAUTICO PANCALDO SV Diego Gariboldi Classe 1977 2° Ufficiale Macchina Carnival

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a ringrazio per la risposta Ing., è sempre un piacere sentirLa, come ben sa la vita a bordo è dura, sia per chi ha sia per chi non ha famiglia a casa, sulle crociere forse si è un po’ meno disagiati comunque gli armatori ormai ci trattano al pari di pezze da piedi, ho anni di esperienza con costa prima e con carnival ultimamente, e a bordo ormai, se uno vuole lavorare per loro, si deve stare zitti, non lamentarsi, sperare che non si commettano errori e tirare avanti, a me la vita a bordo e il mio lavoro sono sempre piaciuti, probabilmente più il secondo che la prima, ma indubbiamente non si è incentivati ne economicamente ne da parte delle autorità marittime, ne da parte delle stesse ditte armatoriali, con le responsabilità che ci vengono assegnate uno potrebbe pensare di avere almeno diritto a un trattamento economico e a bordo migliore, invece a conti fatti la differenza di guadagno

A.LP.

Anno XIII n°67 - Novembre 2012 da bordo a terra è ormai minima, tante volte uno vorrebbe poter passare un po’ più tempo a casa con la famiglia ma economicamente non ce la fa, e in merito al bordo, noi si viene ogni giorno surclassati nei diritti da altri meno preparati e con meno responsabilità rispetto a noi, sulle crociere (carnival esempio) la saletta ufficiali, nelle ultime, è stata eliminata, piccole cose, che piano piano ci fanno capire che le nostre figure stanno piano piano diventando ne più ne meno quella di un autista di autobus (senza mancare di rispetto a questi), purtroppo i regolamenti e le nostre responsabilità sociali e penali non diminuiscono allo stesso modo, ma anzi seguono la strada completamente opposta. È tanto che penso (e non solo io) che sia un piano ben architettato per eliminare definitivamente i marittimi italiani dal naviglio internazionale, dopotutto, mi spiace dirlo la nostra qualità e preparazione professionale è, negli anni andata via via calando, non certo per colpa delle scuole, ma per colpa nostra, per la voglia sempre minore di imparare, molti navigano per

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necessità, tanti per divertirsi (vedi crociere), pochi per passione, di tutti i g i o v a n i c h e o g g i a ff r o n t a n o l’avventura di avvicinarsi al mare, nel giro di pochi contratti o se ne vanno o si aggregano a quella moltitudine di mediocri, che si trascinano nel lavoro e che poi pesano, purtroppo, su quelli un po’ più professionalmente preparati. Ormai molti non sono più interessati a fare il lavoro bene per il semplice gusto della sfida e di quella senzazione che uno sente a fine giornata (o fine guardia), quella senzazione che ti dice “bravo, sei stato messo davanti a una sfida diversa oggi, e hai saputo superarla”, sono solo interessati ad arrivare alla fine del mese. Comunque questo è quanto e finchè le compagnie di navigazione non faranno nulla per incentivare i loro ufficiali a restare con loro, il marittimo italiano si allontanerà sempre più da questo mondo a discapito dei paesi emergenti, e dei pochi non professionalmente preparati disinteressati alla qualità del lavoro svolto. Un saluto spero risentirLa presto.

LO SPORT DI IERI E DI OGGI del Cap. Giuseppe Rosso, ex insegnante di Educazione Fisica

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aro Pio, come d’accordo in allegato ti invio un pezzo che potrebbe figurare nella vostra interessante rivista. Ciao.

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a recenti indagini risulta che l’età media degli sportivi italiani è 40 anni e solo il 35% circa dei giovani impegna il proprio tempo libero in attività organizzate, non solo sport. Tralasciamo lo sport greco antico, per spirito è più lontano da noi e che secondo Epicuro non era poi così limpido. Gli Italiani degni figli di Roma, nonostante il celebre motto di Giovenale “mens sana in corpore sano” vedono lo sport più come spettacolo. Un profondo cambiamento avrà luogo con l’avvento di Cristo e l’introduzione dell’etica cristiana ma a portare un vero elemento innovativo. Sarà un Maestro di vita e sport quale don Bosco con i suoi nuovi principi educativi. Don Bosco condanna il sistema repressivo, che momentaneamente forse può sedare agitazioni o disordini ma ingenera amarezza e senso di ribellione e propone il

sistema preventivo ove l’educatore si guadagna il cuore del fanciullo e il linguaggio del cuore consente di parlare al g i o v a n e d urante l’educazione ma anche più tardi nella vita per esortarlo, consigliarlo, spronarlo. Sarà l ’ a r d u a p alestra dello Sport che permetterà ai giovani di temperare l’energia spirituale, la libertà morale per giungere attraverso l’esercizio della volontà e del carattere alla vittoria. Se penso a “come era l’attività motorio-sportiva negli anni ‘50 - ‘60”, mi viene in mente la favola di Pollicino “eravamo tanto poveri ma ricchi di speranze, idee e volontà”. Sport veramente impostato sul volontariato, una sorta di “college”

nostrano. I “Gruppi Sportivi” precorrevano i tempi, erano una vera e propria Società menageriale con propri bilanci, sponsor, attività e gare, impostavano le attività ed erano guardati, vezzeggiati, aiutati dalle varie Società Sportive che poi in occasione delle gare scolastiche “Studenteschi” se ne tesseravano gli atleti. Vera promozione, gare ridotte all’osso. Ecco i primi nomi che mi vengono in mente: Fragiacomo


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coordinatore Sordi segretario, Finocchiaro, D’Andrea, Colla vero vate della scuola-college per la Scuola. Selis, Pagnini, Polerà, Zuanni, Besio, Carlevarino, Poggi per le Federazioni. Gli Sport ufficiali erano pochi: atletica, ginnastica, pallavolo, pallacanestro. A questi poi si sono aggiunti gli altri nuoto, vela, sci. I ragazzi erano impegnati, capaci di infiammarsi per i propri colori: classico l’epico antagonismo tra tra i ragazzi del Nautico di Digiannantonio e quelli dell’Itis di Mc Donald.

Anno XIII n°67 - Novembre 2012 Analoga valutazione può essere fatta per la pratica agonistica: era più umana, meno esasperata anche ad alto livello. Livio Berruti indimenticato Campione Olimpico fotografa la situazione “mi allenavo tre volte alla settimana, oggi si allenano tre volte al giorno”. I carichi di lavoro, a volte esagerati, non sono adatti a tutti, e questo porta a muscoli più forti della struttura scheletrica con conseguenti danni. I problemi dello Sport essenzialmente

VillaCambiaso erano e sono gli stessi: impianti, reclutamento, abbandono e arbitraggi. Forse, potrebbe essere la strada giusta, prendere ad esempio i vecchi “Gruppi Sportivi” e scuola-college con palestra gratis per le Società, offrendo ai ragazzi della Scuola e del territorio (in Scuole Aperte) in orario postscolastico un servizio sociale nel tempo libero e raggiungendo con il messaggio sportivo la quasi totalità dei ragazzi, evitando gli spostamenti che tanti problemi creano. La Scuola aiuta lo Sport, lo Sport aiuta la Scuola (insieme per i giovani). Non servono le sfilate, le passerelle che hanno snaturato il ruolo della Scuola, che è avviamento. La promozione è non partecipazione a mille gare o la selezione verbale/burocratica “che sport fai”. Soluzioni: 1) aiutare i giovani nella maturazione utilizzando “i grandi-tesserati” (ora praticamente esclusi) in supporto tecnico come tutor o arbitri risolvendo una discriminazione e la cronica carenza delle Federazioni, mettendo i presupposti per aumentare in tal modo anche la base di partecipazione (avviamento allo Sport). 2) parlare con i giovani, effettuare una indagine su programmi e scelta delle attività in tempo libero per aumentare la partecipazione a Sport a Scuola.

IO E PEDRO IN QUESTI ULTIMI 54 ANNI del Cap. Marcello Barberis

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iao Pio, ho scritto una cosa su Pedro; se decidi di pubblicarlo, lasciami i c***i, fanno parte del gioco e, ormai, del parlare corrente. Grazie e buona serata.

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rrompe Boniperti ma non è Marisa, subentra a er Batman, che subentra al Celeste, appena subentrato a Penati, a sua volta subentrato a Marrazzo. Montano la rabbia e lo sdegno, oltre il limite di guardia, e pensi solo a trattenerti: potresti anche decidere di sparare ma tieni famiglia. Quindi ti trattieni, ma oltre il limite di guardia montano la rassegnazione e il senso di impotenza… E allora io penso a Pedro, torna l’allegria e la speranza: sarà forse l’unico, ma almeno uno diverso c’è stato e ho deciso di scriverlo; molto è vero, sperando che non me ne voglia troppo per quel poco che ho inventato.

Conosco Pedro dal ‘58. Arrivo al Nautico di Savona in seconda, dopo aver fatto la prima a Genova. Lui è piú vecchio di me e fa la terza, fighetto di coperta. È simpatico e sempre allegro e parla anche con quelli di macchine e con quelli piú piccoli. Poi è inconfondibile, ha i capelli lisci e li porta sulle spalle, oltre il bavero della giacca o del cappotto: anticipa di un lustro i primi capelloni. L’anno dopo vado in terza e lui rimane in terza, poi vado in quarta e anche lui va in quarta, poi vado in quinta e lui rimane in quarta, poi sono promosso e lo perdo di vista. Passeranno 14 anni… Nel ‘76, ispettore della Giovinetti, whisky Glen Grant, sono a Reggio Emilia. Il rappresentante, di una certa età, alle otto di sera mi scarica davanti all’albergo, è la solitudine dell’ispettore, anche se costringevo i piú giovani a pesanti protrazioni

d’orario, per discoteche e locali notturni. Quella sera no; quando sto per finire la cena si alza lui da un tavolo vicino, non è affatto cambiato. “…Pedroo!…” Vedo che non mi riconosce; al Nautico avevo un incavo al posto della pancetta, capelli corti, niente baffi, niente canizie in stato già avanzato. “…Barberis, del Nautico…” “ … B a v b e v i s , m a c h e p i a c eve!…come mai qui…” Non ha mai avuto la r, solo la v “…vendo whisky, Glen Grant, alla faccia del Nautico…” “…Glen Gvant, ma è il mio whisky, l’unico che bevo…” “…allora andiamo al bar, così mi racconti…” Si era diplomato a Taranto… “…i pvofessovi di Savona non mi capivano, anzi, non capivano un c***o!…”


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E, sempre alla faccia del Nautico, “…no Pedro, mi dispiace, ma non “…sono i peggiovi…” faceva il mio lavoro, per una ditta di ricordi che venivo a scuola con l’Unità Il Trota, la madre, la Rosy Mauro… farmaceutici del nord Italia. in tasca? Sono ancora così, mi sono tutti gli avrebbero dato tristemente Dopo 4 o 5 Glen Gvant (a testa) siamo rimasti pochi principi, uno è quello…” ragione. andati a dormire, promettendoci che ci “…e io li vispetto; come non Volevo saperne di piú ma non era il saremmo visti, qualche volta, per detto…guavda se mi tvovi qualcuno, momento, troppo impegnato a tornare a bere qualcosa insieme. che abbia il tuo cavisma…comunque raccogliere quote e ricerche di ex Infatti, passeranno 10 anni. vediamoci, vicovdati che ti devo allievi persi, per rinforzare le fila… Savona, 1986, bar Guinness, via ovdinave il Fevvavi…”. E di anni ne “…vediamoci, Pedro, così mi racconti Niella, Gigi Casolari non compra passeranno altri 13. meglio…” niente, ma entra lui. Nasce l’ALP. Vengo localizzato da Ci siamo rivisti, nell’orrido di Vado, “…Pedroo!…” Franco Recagno e partecipo al pranzo poi sulla Costa Crociere (sempre in “…Bavbevis, che bello vivedevti, nell’orrido di Giusvalla. Arrivo in frenetica attività, che bravo oratore è vendi ancova Glen Gvant?… anticipo, convinto di trovare la mia stato), poi nell’orrido della Madonna “…no, mi sono stufato, sempre in classe, per poterci ancora sfottere e del Monte uno e due… giro… ho aperto un ingrosso di birra e c***eggiare. Inutile che cerchi, c’è Brandelli di verità, che riassumo in liquori a Cairo…” solo Anthoine. due interessanti ed istruttivi teoremi: Si era messo in proprio anche lui, Arriva una macchina, qualcuno dice: 1) Mani pulite, o tangentopoli che dir aprendo una ditta di farmaceutici a “…ecco la dirigenza…”, ne scendono si voglia, è stata una benedizione per Savona… Recagno e lui, con una cartellina tutti i pubblici ladroni: ha ufficializza“…io non mi evo stufato di givave, ma sottobraccio, inizia a salutare come to una pratica in essere togliendo quelli non mi capivano, dall’imbarazzo il politico: anzi, non capivano un alla faccia della corretta c***o!…” esecuzione dei lavori, la “…ova che siamo tutti e percentuale in nero è due a Savona vediamoci, ovvia, non c’è nemmeno mi vaccomando…”. piú bisogno di chiederla. Infatti passeranno altri 7 2) Posto che nei comuni si anni. rubi per uno, in provincia Savona, 1993, bar Gino, sarà dieci, in regione cento via Paleocapa, Gigi e al governo mille… Casolari continua a non “…pev questo i miei comprare, ma entra ancora compagni di pavtito lui. hanno, in definitiva, “…Pedroo!…” vubato una bicicletta e “…Bavbevis, cercavo quattvo galline, ma io li ho pvopvio te, sediamoci, hai accusati lo stesso… sempre l’ingvosso a in politica non si deve Caivo?…” vubave!…” “…no, sono riuscito a Ma l’avete sentito, venderlo, ne sono uscito Pedro?… “in politica non 5 Aprile 2007, Giusvalla pulito, in tutti sensi…” si deve vubave!…” 1a riunione ex allievi del Nautico Leon Pancaldo “…e ova?…” L’unico! E sapete perché? “…mi sono rimesso a fare il Perché viene dal Nautico, una scuola fanno i politici… rappresentante, spumante Ferrari, e tu, da cui, almeno ai miei tempi e al di là “…Pedroo!…” sei sempre in proprio?…” delle materie, si esce con dei solidi “…Bavbevis, ben ritrovato…come “…no, m’hanno fatto chiudeve, non principi. Infatti non risulta che il stai?…” mi capivano, anzi, non capivano un Nautico, Pedro a parte, abbia prestato “…e tu?…sei sempre nella Lega?…” c***o!…” ex allievi alla politica. “…Nella Lega?…nooo, mi hanno “…e ora?…” Agli ultimi due orridi della Madonna sbattuto fuovi, non mi capivano, anzi, “…mi sono messo in politica, siediti del Monte Pedro non c’era. Avrà non capivano un c***o…” che ti devo pavlave…” litigato con la dirigenza… E ti “…e ora?…” Coordinatore della Lega Nord, pareva?… Non poteva essere “…pensionato…di lusso!…vivo di candidato alle elezioni provinciali… diversamente… “…non mi capivano, una sontuosa pensione, di quelle che “…cevco uno che si candidi in anzi, non capivano un c***o!…”. uno che abbia lavovato pev piú di 35 Valbovmida, uno come te, e uno pev Deve essersi candidato al comune di anni non avvà mai, il tutto pev esseve Albenga, vincevemo le elezioni e, in Savona in una qualche improbabile stato due anni in pvovincia…” tve, savemo in pvovincia nella lista…e poi fa lo scultore in ceramica Già, dopo due anni il governo maggiovanza, poi vedvai quanto dimostrando una versatilità propria Berlusconi cade, tutti a casa… Fevvavi stappevemo…” solo del dio Proteo… Ricevo degli “…ma,… perché ti hanno sbattuto Berlusconi è appena entrato in politica inviti per delle mostre d’arte in varie fuori?…” e vincerà le elezioni; Bossi si è già città d’Italia, il tutto fino a quando non “…pevchè vubavano, e io li ho alleato e farà parte della maggioranza, litigherà con i galleristi: “…non mi accusati…” al governo, in regione, in provincia,… capite, anzi, non capite un c***o!…” “…quelli della lega, Roma ladrona, “…quindi, conto su di te?…” Mi manchi, Pedro…. rubavano?…”


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IL CAP. B. GERVASIO E LA COMPAGNIA J. B. CAMBIASO Traffici marittmi e vicende familiari tra Santo Domingo e Genova (e Albissola) Estratto da “Quaderni di Casa America” Anno III, n° 6, Marzo 2010. Per gentile concessione del Presidente della Fondazione “Casa America”. (Villa Rosazzo, P.za di Negro 3, Genova)

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l Capitano Bernardo Gervasio e la Compagnia di Navigazione J. B. Cambiaso Hijo & C.ia: traffici marittimi e vicende familiari vissute a cavallo tra Santo Domingo e Genova (e Albissola) nella seconda metà dell’800. Nella storia della navigazione marittima le vicende dei traffici commerciali si sono spesso intersecate con le storie personali dei naviganti protagonisti di tali vicende, soprattutto al tempo in cui i velieri per attraversare l’Oceano Atlantico impiegavano una trentina di giorni, e le operazioni di scarico/carico delle merci nei porti ne richiedevano non meno di una dozzina prima che la nave potesse ripartire. I traffici mercantili delle Compagnie di Navigazioni italiane erano molto intensi in allora, oltre che con Santo Domingo, che doveva rappresentare all’epoca in qualche modo il capolinea delle navi in arrivo dall’Europa dopo la traversata dell’Atlantico, anche con le colonie francesi nelle Antille quali Guadalupe, Martinique, ecc. ed interessavano una variegata gamma di prodotti (in particolare zucchero, ma anche caffè, rhum, frutta, cacao, vino, ecc.) La Compagnia di Navigazione Cambiaso Hijo & C.ia, fondata nel 1842 e per la quale navigava il capitano marittimo Bernardo Gervasio, aveva sede a Genova (l’indirizzo dei Cambiaso era stato per un certo periodo in Via Assarotti 33/8) e nella città di Santo Domingo, Apartado 306, sede quest’ultima che doveva fungere da baricentro per i traffici marittimi di andata e ritorno dei velieri dai porti europei con le Americhe. Bernardo Gervasio nasce ad Albissola Marina nel 1851, epoca nella quale le attività lavorative praticate dagli abitanti erano essenzialmente costituite dalla fabbricazione di stoviglie e dai mestieri della navigazione marittima, a parte

l’agricoltura nella piana del torrente Sansobbia, come riportato dal Chabrol in esito alle sue ricerche, ancorché anteriori di qualche decennio. Egli si dovette imbarcare sui velieri in giovane età, intorno ai 12/13 anni, come mozzo o allievo, a seconda della composizione dell’equipaggio e dei ruoli assegnati al suo interno. È anche presumibile che dopo qualche periodo di navigazione –come allora era d’uso per coloro che volevano intraprendere la carriera di bordo– egli si fermasse per tre anni a terra per studiare ed acquisire le necessarie conoscenze tecniche per conseguire la qualifica di Capitano Marittimo. Obiettivo che egli raggiunse presto, se già nel 1877 egli risulta capitano Marittimo della “Luisita”, cutter di

Brigantino “Luisita” 11,71 tonn. di portata varato nei cantieri Accinelli di Finale Ligure nel 1873. Il nome dell’imbarcazione, “Luisita”, corrisponde a quello della figlia del Cav. Gian Battista Cambiaso, titolare della Compagnia di Navigazione omonima (mentre ad un brigantino a due alberi a palo della stessa compagnia era stato attribuito il nome “Ozama” che, oltre ad essere il nome del fiume che attraversa la città di Santo Domingo, veniva riferito come il nome di battesimo della sorella di Luisita). Nel 1882 Bernardo sposa Luisita, che da Santo Domingo si trasferisce ad Albissola Marina. Dalla loro unione nasce nel 1883 Angelo Mario, che si spegne dopo 21 mesi; Luisita muore di parto quando nasce il secondogenito Italo, il 12 settembre 1887; pure questi avrà una vita brevissima (20 giorni). La vicenda umana del piccolo Italo

viene ricordata, in lapidaria sintesi, nell’iscrizione della cappella del cimitero dove riposa insieme alla madre: “In XX giorni nacqui, piansi, morii seguendo la madre mia”. Bernardo Gervasio si risposa nel 1889 con Giuseppina Schiappapietra, dalla quale avrà sei figli. La corrispondenza oggi disponibile a testimonianza di quelle vicende abbraccia due fasi temporali distinte. Il periodo 1880-1885, durante il quale vengono trattati in prevalenza argomenti di natura personale, con Bernardo, brillante capitano marittimo avviato alle nozze con Luisita, e suo fratello Francesco, pure lui imbarcato su velieri della J. B. Cabiaso Hijo & C.ia e all’epoca sposo novello e appassionato di Geronima Barile, ed un secondo periodo, dal 1896 al 1897, durante il quale viene intrattenuta una intensa corrispondenza tra Cambiaso figlio (il padre Gian Battista è morto nel frattempo) e Bernardo Gervasio, della quale si sono conservate le lettere del Cambiaso al Gervasio, ma non quelle di quest’ultimo al primo. Nello sfondo della corrispondenza di questa seconda fase si colloca la questione della dote di Luisita spettante a Bernardo, che doveva essere cospicua, mai ricevuta da quest’ultimo e per il riconoscimento della quale Cambiaso figlio assicura al cognato il suo impegno. Nelle medesime lettere vengono inoltre trattati –ed è questa la parte più interessante– tutta una serie di argomenti, con diretto riferimento ai traffici marittimi di quegli anni, che danno una rappresentazione di quelli che dovevano essere in allora i commerci dei prodotti agricoli delle isole dei Caraibi nonché dei prodotti provenienti dalla Liguria che arrivavano a Santo Domingo via mare, rappresentazione non disgiunta da riferimenti a famiglie e/o persone che presumibilmente dovevano svolgere un qualche ruolo in materia (i Ghersi, lo zio Luigi, il Sig. Canevaro). Intorno al 1890 Bernardo investe somme considerevoli in immobili, terreni compresi, in particolare nell’ambito del Comune di Albissola


VillaCambiaso Marina. Tuttavia egli continua, come dimostrano le lettere del cognato Cambiaso, ad essere coinvolto da quest’ultimo nelle attività della Compagnia di Navigazione –nel 1896 egli risulta ancora socio della medesima– e non solo, a giudicare dagli argomenti, in funzione della questione della dote di Luisita. Negli ultimi anni dell’800 Bernardo costituisce una società di costruzione con la quale concorre anche all’aggiudicazione di pubblici appalti nel settore. La società realizzerà, tra le altre opere, nei primi anni del novecento la facciata della Chiesa Parrocchiale di Albissola Marina dedicata alla Madonna della Concordia, opera monumentale di particolare complessità –tenuto conto dei mezzi tecnici di allora– anche per il numero e le dimensioni dei blocchi di pietra di Verezzi dei quali essa si compone. Il lavoro, eseguito con successo, verrà inaugurato nel 1903. Bernardo Gervasio, che è stato nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia nell’agosto del 1924, muore nel 1927 a causa di una polmonite. Nelle lettere del periodo 1896-1897 si trovano riferimenti costanti al commercio dei prodotti delle isole, tra i quali lo zucchero ha un peso preponderante, ma anche il caffè e il rhum, questi ultimi provenienti dalla zona di Bané (a proposito del rhum, il Cambiaso non manca di far rilevare a suo cognato l’elevata qualità rispetto al rhum normalmente in commercio). Oltre a tali prodotti ricorrenti nella corrispondenza, una particolare attenzione viene prestata nelle lettere all’affare “argilla”, ancora a livello sperimentale e per questo tenuto segreto; a seguito di quello che sarà l’esito di ripetute prove, da effettuasi a mezzo confronti tra i campioni disponibili di tale materiale e “la collezione” del Cambiaso, quest’ultimo prenderà una decisione sull’invio di “…argilla in quantità che si possa sperimentare costì. (=Albissola)”. Intanto chiede che gli venga fatto sapere come si dà la vernice e quali ingredienti si usano. L’argilla avrebbe dovuto servire per la produzione di ceramiche, prodotto che doveva riscuotere un notevole interesse per la qualità a Santo Domingo se il Cambiaso, quando parla in più punti delle sue lettere di carichi di ceramiche in arrivo nel porto, normalmente per quantitativi non elevati, ne assicura al Gervasio la

Anno XIII n°67 - Novembre 2012 vendita, in un caso nonostante qualche scheggiatura subita durante il trasporto. In altra lettera il Cambiaso, avendo saputo dal capitano di un bastimento americano col quale era arrivato da Curaçao che a New York si potevano acquistare bastimenti da 400 tonn. –di mezza vita ma in buono stato– per 4 o 5 mila scudi, chiede al Gervasio di informarsi sui prezzi correnti in Italia al riguardo, prezzi che risulteranno poi notevolmente più elevati. Quello che emerge dalla lettura di questa corrispondenza, che presumibilmente è solo una piccola parte di quella all’epoca intercorsa, è l’esistenza di un rapporto fiduciario tra il Cambiaso ed il Gervasio, che doveva essere in qualche modo la prosecuzione di quello intrattenuto con quest’ultimo dal padre Gian Battista Cambiaso, anche nella memoria del rapporto affettivo, suggellato con il matrimonio, che aveva legato Bernardo a Luisita (uno dei figli che Bernardo avrà dalla seconda moglie verrà chiamato Luisito). Egli si sente moralmente impegnato a rispettare e a far rispettare la volontà del padre defunto per far acquisire al Gervasio la dote alla quale quest’ultimo aveva diritto, come risulta dalla corrispondenza con quest’ultimo dell’Avv. Juan Tomas Meja di Santo Domingo che assiste il Cambiaso per la successione del padre Gian Battista; impegno al quale egli intende tenere fede nonostante l’opposizione di un altro ramo della stessa famiglia, da lui identificato nei Perez (presumibilmente il nome del marito della sorella di Luisita), e questo in un contesto di sopraggiunte gravi difficoltà della situazione economica dell’isola quali rappresentate in conclusione dell’ultima lettera che Cambiaso scrive al cognato nel maggio 1897. È interessante analizzare la personalità del Cambiaso attraverso i riferimenti che questi fa nelle sue lettere al Gervasio, del quale evidentemente si fida e con il quale

Brigantino “Ozama”

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anche si confida, ai criteri ai quali egli intende ispirare i suoi comportamenti per le decisioni da assumere nella gestione della Compagnia della quale, alla morte del padre, è diventato titolare. Accanto a scelte spregiudicate in funzione del conseguimento di guadagni commerciali (parlando di carichi di vino, di provenienza dall’Italia, scrive una volta al cognato “se si potesse fa venire di quello di Asti e farlo passare per passito sarebbe un buon affare; qui si vende a due scudi la bottiglia di ¾ litro”), si trovano nelle sue lettere dei passaggi con richiami al senso di responsabilità aziendale che lo induce ad una valutazione prudente della situazione che gli si presenta di fronte, in funzione delle decisioni da assumere nell’interesse degli azionisti della Compagnia. Così, a proposito di possibili investimenti nel commercio dello zucchero, egli nel maggio 1896 scrive “…questo è il momento di fare un ottimo affare perché son sicuro che l’anno venturo lo zucchero manterrà ancora e bisogna approfittare; però ci vuol testa, buon senso almeno e fare le spese che si convengono, in una parola intendersi dell’affare e non credere né farsi illusioni che riescono sempre dannose agli azionisti”. Allo stesso modo per l’affare sopramenzionato dell’argilla, a proposito del quale egli scrive “…vorrei fare degli esperimenti avanti di lanciarmi in una impresa o di fare una cattiva figura”. Leggendo le lettere del Cambiaso da Santo Domingo, e desumendo da esse il senso di quelle che dovevano essere le risposte del Gervasio, in quegli anni pendolare tra Albissola e Genova, si ha la sensazione che esista un ponte attraverso il quale si svolge un dialogo ininterrotto sul piano umano e aziendale, nonostante la distanza tra i luoghi e i tempi per attraversarla, tra due persone –ciascuna con il proprio ambiente familiare e lavorativo al contorno– che si conoscono a fondo. Questo dialogo consente oggi, a distanza di più di un secolo, a chi mette gli occhi nel suo svolgimento epistolare di intendere il modo di essere, e di confrontarsi con la realtà delle cose, di persone che appartenevano ad un mondo che aveva grossi problemi, soprattutto a livello di esposizione fisica agli elementi della natura, ma che aveva anche delle certezze, a livello di rapporti umani, alle quali fare riferimento. Angelo Gervasio


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NAVE SCUOLA GIORGIO CINI del Cap. Giorgio Capellano

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ave goletta costruita nel 1896 nei cantieri navali Dubigeon, Chantenay sur Loire Nantes con il nome di Belem (Scafo in ferro; Lft: 58.00 m.; L scafo: 51.00; Largh: 8,80; Imm.: 4.50; H. Alb. Maestro: 35.00; Tsl: 507.00; Belem: 568.00). Adibita al trasporto di merci e passeggeri su rotte atlantiche con carichi di cacao dal Brasile e poi, dal 1900, al traffico con le colonie francesi dalla compagnia H. Fleuriot. Acquistata nel 1914 dal Duca di Westminster e trasformata in yacht. Acquistata nel 1921 dal magnate della birra A. Guinness, ribattezzata Fantome II e motorizzata con due motori e due eliche a quattro pale. Acquistata a fine 1951 dal Conte Vittorio Cini per la fondazione Giorgio Cini di Venezia ed adibita a nave scuola per crociere estive degli allievi nautici italiani e per i marinaretti dell’Istituto Scilla. Disarmata nel 1965 e sostituita dalla M/n Giorgio Cini. Negli anni ‘70 ritornata alla Francia grazie all’interessamento di alcune persone colte e di buon gusto che con il finanziamento di casse di risparmio francesi avevano deciso di riportare in patria le belle navi ivi costruite. Nuovamente trasformata, modernizzati i motori, sostituite le vele auriche con le vele quadre sull’albero di maestra ed adibita con il nome di Belem a nave scuola della marina militare francese. Di base a Nantes, durante i mesi estivi offre crociere a chi desidera perfezionarsi o sperimentare il magico mondo della vela. N/s Belem in un acquerello di Giorgio Capellano

A BORDO DELLA N/S GIORGIO CINI

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nizi di luglio 1955, arriva la lettera dall’istituto Leon Pancaldo con la notizia che posso imbarcare a La Spezia per una crociera di un mese sulla N/s Giorgio Cini. Tanto entusiasmo e qualche timore, contatti con Lorenzo a Savona, anche Lui della partita, per chiarire tutti i dettagli e poi via, il 14 agosto in treno a La Spezia. Bellissima! Non ho mai visto nulla di simile. La mia unica esperienza di mare è il gozzo dell’amico Celso, spiaggia dei bianchi a Finale, e così all’arrivo in banchina rimango senza parole. Affronto la passerella con timore, messi i piedi a bordo mi ritrovo semibalbuziente, goffo, odo chiaramente il commento di colui che ribattezzeremo poi il mitomane, imbarcato qualche ora prima ed allievo di un nautico del levante: eccone un altro sceso dai monti. Inizia cosi la mia, la nostra esperienza su quella nave. Quel giorno sono sceso alcune volte a guardarla dalla banchina, prora, poppa: è veramente bella, una linea gentile e filante, tre alberi altissimi. Non ho mai visto niente di simile. Partenza, si assiste alla manovra senza intralciare, si fanno le prime conoscenze, i primi tentativi di socializzazione e così scopri che, almeno i primi giorni, esistono i clan, gli allievi a gruppetti di quattro o cinque a seconda del nautico di appartenenza e che, ognuno appartiene al nautico migliore d’Italia. N/s Belem come si presenta attualmente

VITA DI BORDO

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i viene spiegato tutto, turni di guardia: per noi di coperta vedetta, timone e guardia; orari dei pasti, rizzaggio delle amache nel locale molto ampio che sarà la nostra casa e, a seconda dell’ ora, dormitorio ristorante, studio e sala di ritrovo. Inizia la navigazione, mare calmo per fortuna e prima esperienza con il cibo. È veramente buono: colazione, panino alle 10, pranzo, merenda e cena e poi, per chi fa guardia di notte focaccia e pizzette. Quasi tutti noi, abituati solo alla cucina della mamma siamo piacevolmente sorpresi, il mugugno non esiste e poi, ammettiamolo francamente: gli unici ristoranti che conosciamo sono quelli delle stazioni ferroviarie, non come avventori, ma li vediamo tutti i giorni dal treno andando e tornando da scuola. La navigazione continua, i porti si susseguono e noi, quando è possibile, scappiamo a terra e camminiamo avanti e indietro e ci incontriamo tutti: siamo unici, felici e squattrinati. In media abbiamo una macchina fotografica ogni dieci ragazzi e, quindi, le foto di allora sono molto rare. In base alla mia esperienza dei primi giorni a bordo, poi, mi rendo conto che negli istituti nautici i figli di papà non esistono o sono rarissimi. La moneta corrente non è la lira ma il desiderio di averne qualcuna. Oltreoceano, negli USA sono i tempi di Marilyn, di James Dean, della gioventù bruciata: auto enormi e primi sballi. Noi al contrario siamo la gioventù della bici di seconda mano, ma ci va bene così siamo sulla nave più bella al mondo. N/s Giorgio Cini a Porto S. Stefano


VillaCambiaso I porti si susseguono, e che porti: in due crociere visitiamo Marina di Campo rada, Porto S. Stefano, Castellammare di Stabia, Tripoli, Atene, Zelenika, Trieste e, per ultimo, Venezia e poi treno per casa e ritorno a scuola. Conosco giovani come me che faranno il mio mestiere. Ricordo volti e nomi e paesi di provenienza: Cassano Spinola, Camogli, Viareggio, Luco Mugello, Roma, Quartu S. Elena, Minturno, Sciacca e tanti altri. Il mio ricordo più bello però è quello dei marinaretti del Scilla, giovani poco più che bambini nelle loro divise candide di marinaio, in confronto a noi sembrano già professionisti del mare. A bordo tutto fila liscio, nessun problema fra noi, nessuna discussione. Ancora oggi mi chiedo chi fosse il responsabile alla disciplina: non lo abbiamo mai visto in azione. Il Comandante Cap. Emerico S. è per noi il meglio che si possa trovare. Alto, magro, capelli bianchi, veneziano: siamo tutti convinti che discenda da qualche importante famiglia di Dogi. Non lo vedi quasi mai, appare all’improvviso, un sorriso ed una battuta ironica e poi scompare. Il I Ufficiale di Porto S. Stefano è sempre calmo e rilassato; un gran paio di baffi neri e la tipica aria dei toscani, ti racconta qualsiasi storia e te la fa sembrare vera. A bordo abbiamo il Cappellano, per noi è il parroco della nave e ci accompagna a terra quando ci sono gite organizzate. E poi abbiamo anche il medico, mai visto all’opera per fortuna. Il nostromo fisicamente

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sembra la fotocopia del Cte Emerico, ci parla entusiasta della sua nave, della manovra delle vele, di come si possa stringere il vento sino a 70 gradi e poi, vista la platea e certi sguardi cretini, si stringe nelle spalle e torna alla sua occupazione. Ho notato da qualche giorno uno dei nostri che gira con un quadernetto tascabile e prende appunti continuamente, nessuno sa cosa contenga la sua agenda. Una sera si sente un fragore di risate salire dai nostri appartamenti, un ronzio seguito da un

Foto curiosa di Giorgio Capellano: Caccia antisom in rada - Busan, Korea - Anno 1985

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fragore, cosi per qualche tempo, a ripetizione. Sono di vedetta ed il I ufficiale mi manda a controllare gli eventi. Il 2° cuoco, sosia di Serge Reggiani, seduto ad un tavolo con il quadernetto in mano che legge, il mitomane di fronte a lui tutto rosso ed una banda di scellerati che urla e sghignazza dopo ogni frase. Scopriamo cosi il tenore dei suoi appunti: è tutto al di là di ogni esagerazione e lui è al centro di tutti gli eventi. È la sua unica colpa, oltre quella di aver dimenticato la sua agenda su di un tavolo. A bordo abbiamo anche un intellettuale, uno di noi. È imbarcato con sei o sette libri, li offre ogni tanto in lettura ma non sempre riesce a piazzarli. È molto colto, si vede che quello è il suo mondo e non capisco perché frequenti un istituto nautico ma non glielo chiedo. Ti ringrazio caro amico, grazie a te ho conosciuto Saroyan e Pavese e capito che un buon libro è cultura oltre che un grande passatempo su di una nave. Vi ho narrato parte della mia esperienza a bordo della Giorgio Cini. Due crociere estive 1955 e 1956, in entrambi i casi imbarcato adolescente con il completo bianco immacolato e sul petto la scritta Istituto Nautico Savona e sbarcato con una esperienza in più ed il completo divenuto grigio chiaro. Mi capita a volte di pensare al nostro mecenate il Conte Vittorio Cini: un grand’uomo.


MURETTI DI VILLA CAMBIASO Via dei Cambiaso, Savona


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