Villa Cambiaso n° 81

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RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PROVINCIA

Anno XVII - N° 81 - Novembre 2017 - Direttore: Pio Vintera - Aut. Trib. di Savona N° 544/03

Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

Redazione: Via Torino, 22R - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Grafica e Fotografia: Mattia e Veronica Vintera Edicole SV: P.zza Diaz - P.zza Sisto IV - P.zza Saffi - Via Torino - GE: P.zza della Nunziata - P.zza De Ferrari


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Anno XVII n° 81 - Novembre 2017

Evcnti

GIUNTA ITINERANTE

A Villa Cambiaso, Giugno 2017

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ccasione e opportunità per tutti i cittadini, in particolare quelli di Villapiana, che hanno potuto essere partecipi diretti a proposte, progetti e osservazioni da esporre direttamente al Sindaco e agli assessori del Comune di Savona; incontro per rivendicare il diritto di non essere sudditi ma interagenti per una burocrazia non indifferente ma efficiente e rispettosa come necessità democratica.

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MATRIMONI A VILLA CAMBIASO

l Comune di Savona potrà celebrare i riti civili in Villa Cambiaso, all’interno della Dimora Storica o nel parco degli otto centenari cedri del

Libano. Si possono prenotare contattando l’ufficio Anagrafe del Comune di Savona e la Proprietà telefonando al num. 349 6863819

SANTA MESSA AL CAMPO A VILLA CAMBIASO

Celebrazione dei parroci Don Danilo e Don Pineto (Primavera 2017)


Anno XVII n° 81 - Novembre 2017

Cultura - Arte

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PARMIGIANINO E PARMENIDE Aforismi informali

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nnibale Caracci non aveva gli elefanti ma sapeva dipingere eccome… La sua pittura possiamo considerarla una conquista, una derivazione senza omologazione. E le alpi si stanno sciogliendo, la siccità impone. Farnese non era poi così tanto borghese. Talvolta la Filosofia trova la spiegazione nel ripetersi e non nel riproporre. Parmenide, Filosofo nato nel 495 a.c., ci indica la certezza dell’essere ed è assai importante per la Storia della Filosofia. Occorre, Liceamente parlando, indurre al pensiero, per arrivare ad una solerte trasparenza d’essere. Come può apparire Parmenide ai giorni nostri? Oggi forse si preferisce cibarsi del Parmigianino… Molte cose oggi appaiono per quello che non sono. La Cultura in genere è il miglior nutrimento bisogna saperla tradurre in modo semplice; l’arte serve a questo

L’uomo spesso è abile nel complicarsi la vita… Spietata osservazione… Ai tempi di Diogene c’erano più api rispetto ad oggi; questo è un fatto assai preoccupante. Oggi ci sono sempre meno api. E come sosteneva Einstein ciò produce l’estinzione. Alcuni mischiano il tè senza sapere il perché… Alcuni acquistano, perché glielo hanno detto, senza la dovuta parsimonia e oculatezza. Spinoza ambiva allo spirito pulendo le lenti nei suoi pensieri distanti. Pascal è più utile di quanto si pensi, la sua umiltà d’essere è rassicurante. Se Galileo fosse nato sulle Dolomiti forse avrebbe scoperto altre cose importanti. Le rotondità della Galiena sono interessanti e rassicuranti. Se altri non fossero nati forse era meglio. Nietzsche amava Wagner in una stima eccelsa oltre al discorso episto-

lare, più forse della sorella. Andare ad una mostra d’arte senza riflettere sugli sforzi compiuti dall’artista non è bello. L’opera d’arte induce, seduce, ripropone e fa evolvere. L’arte serve per dare quelle speranze e sicurezze esistenziali che l’uomo non riesce a trovare nella vita ordinaria. Ci vorrebbero più finanziamenti per i Musei e i centri culturali poiché la Cultura è ontologia dell’essere e concede varie spiegazioni all’esistenza. Cultura per le persone, per migliorare le cose in un mondo di pace. Se si ascoltasse il proprio respiro, il proprio essere guardando con stupore innocente il variare delle foglie stagionali, sapendo accarezzare il tempo personale e quello delle altre persone (il mondo è fatto di noi), scopriremmo forse la meraviglia che si chiama vita nel desiderio d’essere. Roberto Garbarino

UN TERRITORIO E LA SUA STORIA Savona e le Langhe nella poetica di Eso Peluzzi

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n un breve commento scritto, dedicato l’iniziativa sopra citata, la professoressa Silvia Bottaro ha, molto opportunamente, evidenziato: “Per cogliere appieno l’arte di Peluzzi è indispensabile conoscere il paesaggio del Santuario e capire il bisogno che lo ha spinto, dal 1919, ad abitarvi per tanti decenni. In quella piazza vi è un’intima armonia tra la natura e la presenza degli uomini.

Gli artisti, con le loro particolari sensibilità, avvertono subito questa atmosfera d’incantevole grazia e consonanza.” Nello spirito di questa ammirevole considerazione, svolta da Silvia (che interamente condivido) io mi permetto di aggiungere queste mie brevi note su Eso Peluzzi, scritte nell’ormai lontano 31 dicembre 1994. Io non ho nessuna pretesa di parlare di Eso Peluzzi come artista: non sono

critico d’arte e, di conseguenza, non posseggo la necessaria competenza per dissertare su questa materia; d’altra parte, molti altri, assai meglio di quanto possa fare io, hanno valorizzato la figura di questo nostro artista, nel contesto della vita pittorica italiana del Primo Novecento. Desidero parlare unicamente di Peluzzi come uomo, ricordando, a tal proposito, due fatti particolarmente significativi: 1) Peluzzi ha scelto di vivere, dal 1919 al 1948, nella frazione Santuario di Savona, in un luogo di schiva bellezza, tra i più miti e malinconici del Savonese. In questo ambiente, Eso è diventato, quasi inconsciamente e rispondendo soltanto ai più profondi sentimenti della sua anima, il pittore dei bambini orfani, degli anziani, dei disabili, dei sofferenti; ma i suoi personaggi non sono affatto patetici; al contrario, essi sono accarezzati da una straordinaria e fraterna solidarietà umana; sono delle persone autentiche, con la loro dignità, con la loro personalità. Basta ricordare alcuni dipinti di quell’epoca (I due cechi; Bambine dell’orfanatrofio Noceti; La preghiera) per convincerci della verità di queste affermazioni. Diceva, giustamente, Gina Lagorio che “la sua opera è stata autentica espressione di un sentimento del vivere, dove l’umana verità non è mai avvilita, nè degradata, ma riscattata dalla consapevolezza di una sorte co-

mune”. Per tali ragioni, l’arte del Peluzzi è diventata, negli anni, anche denuncia, polemica sociale, satira di costume, bisogno di riscatto, forte affermazione della dignità di ogni essere umano. La collettività Savonese deve essere, quindi, profondamente grata a Peluzzi non soltanto per la sua arte, ma soprattutto, per gli alti valori civili e sociali che Egli ha saputo trasmettere a tutti noi. 2) Eso Peluzzi, nell’anno 1969, ha lasciato in dono ai Savonesi una collezione d’arte di grandissimo valore, chiedendo soltanto che tutte le opere donate venissero collocate ed esposte in perpetuo in uno degli ambienti della Casa di Riposo al Santuario. Questo vincolo testamentario (il cui profondo significato umano non necessita di particolari commenti) è stato rispettato, grazie al fondamentale sostegno esercitato, negli ultimi anni, dall’A.S.P. Opere Sociali N. S. di Misericordia. Ma noi tutti, carissimi amici, dobbiamo andare ben oltre! Per onorare correttamente la memoria di Eso, noi, oggi, dobbiamo pensare al destino futuro dell’intera valle del Letimbro e dei suoi abitanti, evitando il tragico dissesto, al quale, oggi, la Valle sembra condannata. Tenendo fede a questo fondamentale concetto, dedicherò i prossimi articoli a questo decisivo argomento. Aldo Pastore


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Mostre

Anno XVII n° 81 - Novembre 2017

ARTISTI DEL VECCHIO E NUOVO MONDO

Mostra internazionale a Villa Cambiaso dal 8 al 16 Luglio 2017 organizzata dal “Comitato Internazionale Cristoforo Colombo”

Fotografie di Cristina Mantisi

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BARISTA DI VILLAPIANA REGALA 300 GELATI

i è presentato davanti all’uscita delle scuole elementari di Villapiana e ha offerto ai piccoli studenti, in occasione dell’ultimo rientro pomeridiano dell’anno, ben trecento ghiaccioli. L’iniziativa del barista Fabio Polverini ha galvanizzato il quartiere, raccogliendo i ringraziamenti dei bambini

festosi, ma anche dei più anziani, che lo hanno definito: «Un gesto d’altri tempi». Fabio non è nuovo a questo genere di idee. «Mi piace tenere vivo il quartiere – racconta, da dietro il bancone del suo bar “Raggio di sole” in via Verdi–. È il terzo anno che lo faccio, prima in

collaborazione con il comitato locale dei commercianti, ora insieme all’associazione Tappeto di fragole. Specialmente ora che ho una figlia di tre anni, vado matto per i bambini». Non è facile tenere insieme una comunità, come potrebbe essere il quartiere di Villapiana, oggi che il commercio è in difficoltà.

Si tratta dell’area più densamente popolata della città, ma non basta se vengono a mancare le occasioni di stare insieme. «Dobbiamo tutti prenderci cura delle nostre attività, per tenerle in vita – dice Fabio–. Il tempo a disposizione è poco ma, quando ne abbiamo, ci piace vivacizzare l’atmosfera».


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Territorio

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I CANNONI DI SAVONA

Il Comune recupera i vecchi cannoni dimenticati al Priamar

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ià Nicola Stefanelli sul numero 52 di “Villa Cambiaso” (Febbraio 2009), aveva sollevato, con grande rammarico, il problema della scomparsa dei cannoni. Con il rilancio del Priamar da parte della nuova Amministrazione, tramite interventi di valorizzazione e promozione, si incomincia a scoprire reperti dimenticati all’interno della Fortezza, tra questi gli undici cannoni risalenti al 1600 (come sosteneva Stefanelli, un tempo erano presenti nelle banchine della darsena come bitte di ancoraggio che poi sparirono). L’ing. Rinaldo Masucco, della Consulta culturale, ri-

corda che nel 2013 i cannoni vennero segnalati per i Beni Storici e Artistici alla Sovrintendenza, la quale emise un immediato provvedimento di tutela che fino ad all’ora mancava visto che l’Autorità portuale non aveva provveduto a denunciarne l’esistenza. L’Amministrazione precedente aveva chiesto alla Consulta di indicare i luoghi precisi dove posizionare gli undici cannoni, dotandoli di affusto sul quale collocarli, con le “bocche di fuoco” puntate sulla città, a riprova che il Priamar è tra le poche fortezze in Italia, se non l’unica, ad avere questo originale sistema di difesa.

PER UN’ITALIA VIVIBILE NEL 2033

Manoscritto inedito del 16/05/1991 del Prof. Camillo Pisoni

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ra gli italiani più pericolosi vi sono non solo alcuni magistrati, ma anche alcuni (o numerosi) giornalisti, i quali iniziarono la destabilizzazione del popolo italiano nel 1974 con la pubblicazione degli articoli antidemografici del Corriere della Sera (esaltazione dell’aborto, terrorismo psicologico verso le madri, femminismo delirante). Nel 1975 ebbe inizio il crollo delle nascite con una caduta record in Europa. Nel 1986 il numero dei nati vivi in Italia scese all’ultimo posto nel mondo. L’eccedenza dei morti sui nati vivi assumerà dimensioni catastrofiche. L’Italia perderà nei prossimi decenni 10 o 15 milioni di abitanti, i quali saranno sostituiti da un numero doppio o triplo di immigrati o di figli degli immigrati. Un simile evento non allarma la Televisione, che ha per suo motto propagandistico: per la tolleranza contro il razzismo; per una società multietnica. Una società multietnica sarebbe anche una società multirazziale e plurireligiosa, come quelle del Libano e del Caucaso. Mezzo mondo è dilaniato dai conflitti etnici, che oggi risparmiano l’Italia. Non si capisce,

perché l’Italia debba favorire la libanizzazione del suo territorio. Coloro che battono questa strada sono certamente dei traditori, perché vogliono sommergere la nostra civiltà. Essi sono peggiori, ossia più pericolosi, di quei magistrati che proteggono la mafia e la camorra. Nel 2033, bimillenario della morte dì Cristo, l’Italia sarà un paese multietnico, plurirazziale e plurireligioso. Gli attuali scolari delle elementari avranno 50 anni. Gli italiani ultracinquantenni saranno ancora in forte prevalenza, ma nelle scuole elementari la maggioranza sarà afroasiatica, la minoranza italiana. Le moschee avranno più fedeli delle chiese cattoliche. I delitti più gravi saranno sempre più numerosi. Gli omicidi supereranno le vittime degli incidenti stradali. Nell’Italia libanizzata i conflitti etnici saranno inevitabili e devastanti. Secondo il saggista torinese Guido Ceronetti un eventuale regime integralista neoislamico in Algeria e nel Maghreb sarebbe un grave pericolo per l’Italia e per l’Europa. Il fungo religioso e sempre associato al veleno nazionalista. L’Italia e l’Europa, terre della “morte di Dio”, sono disarmate contro l’aggressione esterna di tipo

religioso. L’Italia può e deve essere difesa. 1) Il popolo italiano non vuole morire nel 2033, ma vivere a lungo, ossia per tutto il secolo XXI ed oltre. L’Italia deve cessare di essere il ventre molle dell’Europa e diventare il pilastro meridionale della difesa del continente europeo. Alla Prima Repubblica seguirà la Seconda Repubblica. Solo un governo molto più forte di quello attuale sarà in grado di navigare vittoriosamente nelle acque tempestose del Mar Mediterraneo. 2) La quasi unica alternativa alla marea immigratoria è l’incentivazione delle nascite. L’invito del ministro Claudio Martelli non è passato sotto silenzio. Secondo il giornalista Giuliano Zincone, se gli italiani desiderano conservare in Italia la loro egemonia, devono fare più figli. Questo risultato non si potrà ottenere gratuitamente. Bisognerà predisporre incentivi, assegni, esenzioni, che costeranno (è stato calcolato) 10 milioni di Lire per ogni nuovo figlio e cioè 4.000 miliardi di lire all’anno. La cifra è modesta e modesti sarebbero i risultati. Si dovranno spendere altri 4.000 miliardi di lire per il terzo figlio, che è la base di ogni

seria e non troppo costosa politica demografica. Non basta, Molte giovani donne desiderano avere figli, ma esse devono essere incoraggiate da un’opinione pubblica favorevole. 3) Non è possibile bloccare la marea immigratoria, ma si può ridurla a dimensioni ragionevoli e incanalarla secondo gli interessi nazionali. Come scrive il giornalista Luciano Gallino, si devono privilegiare l’immigrazione temporanea e l’immigrazione a termine. L’immigrazione permanente è contraria ai nostri interessi e deve essere contenuta entro rigidi limiti stabiliti dalle leggi. 4) Per quanto riguarda le provenienze, gli immigrati dell’Est devono essere preferiti agli immigrati del Sud, ossia i potenziali amici devono essere preferiti ai potenziali nemici. I nordafricani organizzati in bande criminali devono essere espulsi. La nostra attuale politica garantista è una politica suicida. Per i commercianti di Capua e le massaie di Savona i “neri” sono preferibili agli albanesi, i quali rubano e molestano le donne. Ancora peggiori sono gli zingari, che arriveranno dalla Jugoslavia. Dei russi non si parla, ma il loro numero incute spavento.


N° 30 - Novembre 2017 - Redazione A.LP. - Via Torino, 22 R - 17100 Savona - Tel: 349 6863819 - E-mail: vintera@villacambiaso.it

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DECENNALE DELL’ASSOCIAZIONE A.LP.

ono trascorsi dieci anni dalla nascita dell’Associazione Nautico Leon Pancaldo, ex alunni, gente di mare che hanno solcato oceani, toccato porti internazionali; ormai con i capelli grigi o imbiancati e che si ritrovano tutti insieme sull’Ammiraglia Costa Diadema il 16 dicembre C.A. per celebrare l’evento e verificare il conseguimento degli scopi prioritari per cui era nata. Ricordiamo, tra gli scopi perseguiti e raggiunti, la pubblicazione del libro “Il Nautico dal 1823 a oggi” in cui si producono le memorie storiografiche della marineria Ligure-Savonese e i pannelli-quadro con fotografie e nomi dei diplomandi Capitani L.C. e Direttori di Macchine. Sono state applicate targhe commemorative come quella posta vicino alla Torretta dedicata al naufragio della Tito Campanella, in cui perirono cinque savonesi; le targhe applicate sul muro del vecchio edificio del Nautico Leon Pancaldo e sull’ancora a ricordo di tutti quelli che hanno fre-

quentato la storica sede della scuola. Da considerare ancora la frequentazione della sede operativa dell’A.LP. presso la dimora storica Villa Cambiaso. Un grande risultato la realizzazione del museo del Nautico all’ultimo piano del vecchio Palazzo di Piazza Cavallotti da parte del Cap. Francesco Ottonello. Non siamo purtroppo riusciti a far ripristinare le aule nel vecchio Istituto per risapute incomprensioni politiche e per indifferenza delle vecchie amministrazioni verso la conservazione e custodia della cultura marinara savonese. Si doveva a quel tempo presidiare con gli alunni le aule; si sarebbe sensibilizzato il problema nella città. C’è stata due anni fa un’occasione ghiottosa per il secondo spostamento delle aule nautiche da via Manzoni; si prospettava l’accorpamento con l’ITIS e noi come A.LP. abbiamo radunato una delegazione di circa sedici consiglieri della nostra associazione per implorare a far recedere la solita

AL SINDACO DI SAVONA

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i permettiamo di disturbarLa, vista la Sua disponibilità nei confronti dell’associazione A.LP. e la Sua sensibilità nei confronti delle tradizioni marinare di Savona. Vorremmo sapere se il Comune di Savona, per dare più forza alla nostra richiesta, potesse inoltrare una supplica alla Marina Militare per dedicare una nave a Leon Pancaldo, nostro concittadino che ha dato nome alla Torretta e al Nautico di Savona, oppure al guardiamarina Giuseppe Aonzo, comandante del “MAS 21” che, con Luigi Rizzo, affrontò a Premuda la corazzata Austriaca “Santo Stefano”. La ringraziamo anticipatamente e attendiamo di sapere l’iter burocratico da seguire. Cordialmente. Cap. Riccardo Roemer de Rabenstein

amministrazione provinciale dalla decisione ormai presa. Si trattava di una battaglia fra poveri, il liceo classico intanto gonfiava la propria popolazione scolastica con alunni del liceo linguistico ed in futuro con il liceo musicale. Purtroppo oggi si deve constatare che le discipline nautiche sono state declassate, omologandole con la preparazione culturale nozionistica sul modello dell’ITIS, si pensi alla defezione della disciplina geografica; inoltre i ragazzi si diplomano, non più con il titolo di Allievo Capitano, ma di Perito nei trasporti. Ecco bocciata la nautica savonese. Ricordiamo che la scuola del Nautico, risale al 1823, storia ricca di personaggi che hanno lasciato una profonda traccia nel mondo della scuola e della cultura savonese. Presidi considerati storici come lo scomparso Ideale Capasso, al quale era stato dedicato il ponte mobile sulla vecchia Darsena; in seguito alla sua sostituzione con un altro ponte

mobile, è stato eliminato il toponimo dell’illustre professore sostituendolo con un altro nome. Il professore Ideale Capasso è stato un grande, una pietra miliare del Pancaldo, per aver dedicato la sua lunga vita al servizio della scuola come illuminato docente e preside; è stato autore di testi scolastici, pubblicazioni di valenza tecnica e di abilitazioni, adottati in quasi tutte le scuole italiane ed estere. Ha dotato la scuola di museo di strumenti didattici e nel 1934 è stato tra i fondatori dell’Osservatorio Meteorologico di Savona. Un altro Preside da ricordare il battagliero Ing. Pietro Taramasso; con grande autorevolezza e competenza, ha sempre tenuto alto il prestigio del Nautico. Dopo il suo congedo dalla scuola ha continuato con L’A.LP. a mantenere vivo il rapporto con gli ex allievi, consegnando le medaglie del cinquantesimo anno del diploma.

Comunichaimo che il vicepresidente dell’A.LP. Cap. Luigi Gravano (Gino), dopo una lunga malattia, ci ha lasciati, lo ricordiamo con affetto e gratitudine; non dimentichiamo anche la dipartita dei Capitani Sergio Attori, Sergio Barbagianni e Roberto Calò

La sede operativa A.LP.

Pio Vintera

a Villa Cambiaso

(Via Torino 22r - Savona)

è aperta il 1° e il 3° martedì di ogni mese dalle 16.30 alle 18.00


Anno XVII n°81 - Novembre 2017

A.LP.

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TROVATO UN ASTROLABIO DI VASCO DA GAMA Recuperato al largo dell’Oman e datato fra il 1495 e il 1500

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uando i sub l’hanno trovato sotto la sabbia nelle profondità del mare dell’Oman erano certi di aver scoperto qualcosa di prezioso, ma non certo di così raro. Quell’astrolabio, databile fra il 1495 e il 1500, è infatti il più antico strumento di navigazione del mondo. Il “disco”, dal diametro di 17,5 cm, veniva utilizzato in passato per misurare l’altezza del sole durante i grandi viaggi esplorativi delle navi: questo reperto, scoperto nel 2014 dalla missione guidata da David Mearns, si crede appartenesse addirittura alla nave Esmeralda, una delle imbarcazioni della spedizione del celebre navigatore portoghese Vasco Da Gama, il primo a navigare dall’Europa all’India. L’Esmeralda naufragò durante una tempesta nell’Oceano Indiano nel 1503 e, al largo delle coste dell’Oman, tre anni fa, gli archeologi marini hanno recuperato circa 3000 differenti reperti, tra cui il prezioso astrola-

bio. “È davvero un grande privilegio trovare qualcosa di così raro, qualcosa di così storicamente importante e che sarà studiato dalla comunità archeologica” ha detto Mearns alla Bbc. Il disco, spesso poco meno di 2 millimetri, “aveva due emblemi significativi, notati appena lo abbiamo recuperato” spiega. Uno, subito riconosciuto, era uno stemma portoghese mentre l’altro, analizzato in un secondo momento, era il simbolo personale di Dom Manuel I, re del Portogallo. Questo secondo stemma è stato fondamentale anche per datare l’oggetto intorno al 1500. Dopo anni di indagini sui reperti oggi il lavoro di scansione laser eseguito dall’Università di Warwick ha definitivamente decretato che il manufatto è realmente un astrolabio dell’epoca: grazie allo scanner sono state infatti individuate linee e tracce sul disco, separate di 5 gradi, che servivano per misurare l’altezza

del Sole durante la navigazione e per determinare dunque la posizione della barca in mare. Secondo l’emittente britannica i ritrovamenti di astrolabi sono rarissimi, tanto che soltanto 108 “pezzi” sono stati finora recuperati e catalogati. Quest’ultimo sarebbe dunque il più antico fra gli astrolabi rinvenuti. “Sappiamo che doveva essere stato realizzato prima del 1502, perché fu allora che la nave lasciò Lisbona. E sappiamo che Dom Manuel non è diventato re fino al 1495: l’astrolabio non avrebbe mai portato l’emblema

prima che venisse incoronato. Dunque, crediamo sia databile fra il 1495 e il 1500, anche se non sappiamo l’anno esatto. Ora –conclude entusiasta Mearns– speriamo di riuscire a trovarne altri”.

NAVE SCUOLA LEON PANCALDO Il nuovo armatore è una Onlus di Varazze

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i vogliono 30.000 euro di gestione per mantenere operativa la nave scuola Leon Pancaldo. Dopo che l’Assonautica ha deciso di farsi da parte, l’ITIS Ferraris-Pancaldo ha dovuto cercare un nuovo armatore che garantisse l’attività di gestione e manutenzione della nave scuola. La Onlus “Il Barattolo” di Varazze si farà carico delle spese per garantire le uscite didattiche e formative in accordo con la scuola. “Il Barattolo”

è un’associazione con sede a Varazze che si occupa di persone con disagio psichico. Si finanzia soprattutto tramite raccolta di fondi con varie iniziative, il presidente è Giovanni Folco. Per arrivare alla stipula per la convenzione un ruolo importante è stato quello del SERT dell’ASL diretto da Roberto Carozzino. Nel progetto rientra anche l’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Liguria, Piemonte e Lombardia per occuparsi di progetti

Museo d’Art Brut sulla nave scuola

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’associazione “Il Barattolo” ha promosso un progetto per allestire un museo d’arte irregolare sulla storica nave scuola Leon Pancaldo. Per l’occasione, nel Novembre 2017, la nave è stata ormeggiata presso la darsena di Varazze per la visita gra-

tuita con la presenza di un gruppo di studenti dell’istituto Tecnico Ferraris Pancaldo. L’iniziativa è stata organizzata dalla Cooperativa Sociale “La Redancia”, con l’ASL, il consorzio Officine Solimano, L’Is.For.Coop Liguria e la fondazione Cif Formazione.

legati alla salute dell’ambiente marino, referente dell’Istituto è Angelo Ferrari. Con il nuovo armatore la Leon Pancaldo non cesserà l’attività come Nave scuola. l’Istituto ITIS Ferraris-Pancaldo rimane proprietario dell’imbarcazione. Il dirigente scolastico Alessandro Gozzi garantisce l’attività operativa e didattica con progetti di uscite per gli studenti del Nautico. Da rilevare la storica inizia-

tiva sempre del dirigente Gozzi “Il diritto allo studio garantito al massimo”. In un momento di difficoltà economica per le famiglie il Ferraris-Pancaldo ha aiutato gli studenti fornendo ai nuovi iscritti cinque libri in comodato gratuito che verranno poi restituiti a fine anno scolastico per essere imprestati ai futuri studenti. Un’iniziativa non nuova, la novità è nel numero dei testi, prima erano tre volumi.


Breve Storia

Historical Outline

Una pregievole dimora storica inserita nei grandi itinerari turistici europei. Su tutto il territorio nazionale più di mille luoghi d’arte di cui 250 in prossimità della rete autostradale italiana. Acquistata dai Colonna su consiglio di Napoleone Bonaparte, il palazzo, riccamente affrescato, conserva una cappella consacrata dove Papa Pio VII era solito celebrare messa; nell’ingresso principale una fontana attribuita al Bernini. L’itinerario savonese di Pio VII era: da piazza della Maddalena (via Pia), piazza del vescovato (Duomo), palazzo Colonna (Villa Cambiaso) e per ultimo il Santuario di nostra Signora della Misericordia di Savona.

An estimated historical villa inserted in the most important European tourist routes. Over the national territory more than a thousand art places, 250 of which near the Italian highway route. Tue Palace, bought by the Colonna family according to Napoleon Bonaparte suggestion, is richly frescoed and keeps a consecrated chapel where Pope Pius VII used to celebrate the mass; in the main hall there’s a fountain whose construction is attributed to Bernini. Pio VII used to follow always the same itinerary in Savona: from Maddalena Square (via Pia), to Vescovato Square (the Cathedral), Colonna Palace (Villa Carnbiaso) and finally to Mater Misericordiae (Mother of Mercy) Sanctuary in Savona.

Le prime notizie documentate relative all’edificio oggi noto come Villa Cambiaso risalgono al XVI secolo. Nel 1530, infatti, una casa con giardino posta di fronte alla chiesa di San Lazzaro, risulta proprietà di Ambrogio Ferrero che la utilizza come residenza di campagna. La datazione, tuttavia, anche grazie al ritrovamento di alcuni laggioni maiolicati, potrebbe essere anticipata alla fine del Quattrocento. Assai documentata è la storia della villa nel secolo XVII. Nel 1623 –quando tre monache carmelitane vi soggiornano per sei mesi– la «casa del giardino di Francesco Ferrero, vicino a San Francesco da Paola» è accogliente e dotata di una cappella nella quale «potervi ufficiare» (G.V. Verzellino). Nel 1655 il palazzo viene ristrutturato e sopraelevato. In quell’anno, infatti, vi si trasferì il nobile genovese Luca Spinola che, «a sue spese, fece fare molte comodità, per goderle sin che vivesse esso e sua moglie, per lasciarle poi in dono al suddetto Ferrero» (Ibidem). Alla fine del Settecento la villa risulta di proprietà proprio della famiglia Spinola (dal Catasto del 1798 risulta proprietaria dell’edificio Eugenia Spinola Pallavicino). Due anni prima, la notte tra il 10 e l’ll aprile 1796, soggiorna nel palazzo Napoleone Bonaparte prima della battaglia di Montenotte. Intorno al1’anno 1800 la proprietà dell’edifico passa a Paolo Vincenzo Agostino Colonna. I primi anni dell’Ottocento vedono la villa al centro di vicende legate alla prigionia di Pio VII a Savona. Nell’aprile del 1809 giungono a palazzo la moglie e le tre figlie del generale Berthier, incaricato da Napoleone della sorveglianza del papa. Nello stesso anno –in occasione del pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora della Misericordia avvenuto il 2 settembre– sosta in villa e si raccoglie in preghiera nella cappella gentilizia lo stesso Pio VII. I legami tra papa Chiaramonti e il palazzo ora dei Colonna sono rilevanti: concede tre privilegi alla cappella (nel 1809, 1810 e 1814) e, nel 1822, dona –in occasione delle nozze tra Bianca Maria Caterina Colonna e il marchese Giovanni Battista Cambiaso– la fontana che attualmente impreziosisce il salone d’ingresso. Il passaggio della villa dai Colonna ai Cambiaso avviene nel 1842, anno della morte di Bianca Maria Caterina. Nell’Ottocento la villa subisce alcuni danni, prima per 1’ alluvione del 19 agosto 1858 e poi per il terremoto del 23 febbraio 1887. Dal 1921 al 1924 Villa Cambiaso venne trasformata in una caserma. Nel 1928 iniziarono i lavori di restauro che dettero all’edificio la sua attuale conformazione. L’ultimo discendente della famiglia Cambiaso (G.B. Giuseppe De Majo, figlio di Rosa Pierina Cambiaso) la cede all’artista Pio Vintera nell’agosto del 1986. La villa viene riaperta l’anno successivo.

The first evidence docmenented about the building today known as Villa Cambiaso dates back to the sixteenth century. In fact in 1530, a house with a garden located opposite the church of St. Lazarus, was owned by Ambrogio Ferrero, who used it as a country residence. The dating, however, could be anticipated to the end of the fifteenth century thanks to the discovery of some laggioni maiolica. The history of the villa in the seventeenth century is heavily documented. In 1623 –according to the report of three Carmelite nuns who stayed there for six months– the «house ofthe garden of Francesco Ferrero, near St. Francis of Paola» is cosy and it has a chapel in which «we can officiate» (G.V. Verzellino). Indeed in 1655 the building was restored and raised. In that year the noble Luca Spinola from Genoa moved there and «at his own expense, ordered many amenities to enjoy them all his own and his wife’s life long, to leave then them as a gift to Ferrero» (ibid.). By the end of the eighteenth century, the villa was owned by Spinola family (according to the cadastre of 1798 Eugenia Pallavicino Spinola is the owner of the building at that time). Two years before, the night between 10th and llth April 1796, Napoleon Bonaparte stayed in the palace before the battle of Montenotte. Around the year 1800 the ownership of the building went to Paolo Vincenzo Agostino Vincenzo Colonna. The early nineteenth century saw the villa in the centre of events related to the imprisonment of Pius VII in Savona. In April 1809 General Berthier’s wife and three daughters arrived to the palace; he was commissioned by Napoleon about supervision ofthe pope. In the same year, on September 2nd –during the pilgrimage to the Shrine of Our Lady of Mercy (Mater Misericordiae)– Pius VII himself stayed in the house and collected in prayer in the chapel. The links between the pope Chiaramonti and the palace (at that time Colonna’s) are relevant: he granted three privileges to the chapel (in 1809, 1810 and 1814) and, in 1822, he gave –for the wedding of Bianca Maria Caterina Colonna and the Marquis Giovanni Battista Cambiaso– the fountain that currently adorns the entrance hall. The passage of the villa from the Colonna the Cambiaso took place in 1842, year in which Bianca Maria Caterina died. In the nineteenth century the villa suffered some damages, first the flood of August 19th, 1858 and then the earthquake ofFebruary 23rd, 1887. From 1921 to 1942 Villa Cambiaso was turned into a barracks. In 1928 the restoration work that gave the building its present form started. The last descendant of Cambiaso family (G.B. Giuseppe de Majo, Rosa Pierina Cambiaso’s son) left the palace to the artist Pio Vintera in August 1986. The villa was reopened the following year.

Testimonianze e realizzazioni artistiche sui “Muretti degli artisti” in via dei Cambiaso The “Artists’ Walls” in Villa Cambiaso


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