Villa Cambiaso n° 77

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RIVISTa aRTE E CulTuRa DI SaVona E FuoRI PRoVInCIa

Anno XVI - N° 77 - Marzo 2016 - Direttore: Pio Vintera - Aut. Trib. di Savona N° 544/03 Redazione: Via Torino, 22R - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Grafica e Fotografia: Mattia e Veronica Vintera

Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

Edicole autorizzate: Piazza Diaz - Piazza Sisto IV - Piazza Saffi - Via Torino

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A PrANzo coN l’ArTISTA: cArlo AoNzo I n t e r v i s t adi

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arlo Aonzo, savonese D.O.C. conosciuto in tutto il mondo per i suoi meriti artistici, non è soltanto un mandolinista di fama internazionale, ma anche un artista in cucina….. Sono a pranzo da lui, nell’abitazione che divide con la compagna Giulia e il piccolo Pietro: davanti a pietanze “artisticissime” che rispettano le diverse abitudini alimentari della nostra piccola compagnia (si va dagli onnivori alla vegetariana al fruttariano) si parla un po’ di tutto, spaziando dalla musica alla filosofia alle scelte alimentari. Da circa un anno Carlo ha compiuto una scelta di vita radicale avvicinandosi gradualmente ad un’alimentazione completamente crudista: ha abolito qualsiasi cibo che necessiti di cottura, riducendo quindi la gamma dei nutrienti alla frutta e alle verdure crude.

Q u al i s on o l e m ot i v az i on i c h e t i h an n o s pi n t o i n qu e s t a di r e z i on e ? F or s e l e c o n os c e n z e c h e h ai ac qu i s i t o n e i t u oi t ou r n e gl i S t at i U n i t i ? I cittadini statunitensi, nonostante siano famosi per la cattiva e insana alimentazione, stanno acquisendo una sempre maggiore consapevolezza delle diverse possibilità alimentari che la natura ci offre. Personalmente però, sono stato ispirato da un amico di Milano che già da tempo aveva intrapreso questa strada, facendomi comprendere come le nostre abitudini tramandate da secoli siano in realtà in contrasto con un’alimentazione sana e del tutto naturale molto più arcaica. In primis mi ha consigliato di evitare le farine, dannose perchè assolutamente incompatibili con il nostro apparato digerente: esse formano una patina che impedisce l’assorbimento dei nutrienti da parte dei villi intestinali. La t u a at t i v i t à m u s i c al e è e s t r e m a m e n t e de l i c at a e r i c h i e de u n pe r f e t t o c on t r ol l o de i m i c r o m ov i m e n t i . M i c h i e do s e l a m an c a n z a di de t e r m i n at i n u t r i e n t i qu al i p r ot e i n e , gr as s i e c al c i on on pos s ai n t e r f e r i r e . La migliore risposta è data dall’esperienza diretta: da quando ho intrapreso questa strada mi sento sempre più attivo ed energico. In poche parole sto decisamente meglio. N on pos s o c h e e s s e r e d’ ac c or do c on t e , dat o c h e h o ape n a t e r m i n at o l ’ as c ol t o de l l a t u a u l t i m a f at i c a: Le Q u at t r o S t agi on i di V i v al di . V ogl i a m opar l ar e di qu e s t ’ e s pe r i e n z a? Questa registrazione è il risultato di un’intera vita di studio. Ricordo mio papà che mi aveva introdotto a queste partiture come ad una vetta inarrivabile. Per me si è sempre trattato di una sfida, di un sogno nel cassetto. O l t r e c h e i n C D , t i h o as c ol t at o dal

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v i v o a S as s e l l o n e l l ’ O r at or i o di S an G i ov an n i . T u t t o i l pu bl i c o, c om e m e , è r i m a s t o c o l pi t o dal l a t u a c ap c i t à di f ar r i v i v e r e l ’ i de a or i gi n ar i a di V i v al di at t r av e r s o i l t u o m an dol i n o c h e e r a pe r f e t t am e n t e i n gr ado di r e ge r e l a par t e de i v i ol i n i . C om e c i s e i r i u s c i t o? Vivaldi è sicuramente stato anche un bravo mandolinista oltre che violinista e straordinario compositore. Lui ha scritto pagine memorabili anche per il mandolino come solista di concerto. La tecnica mandolinistica di quel tempo però non consentiva ancora di affrontare le difficoltà insite nella partitura di questi quattro concerti. Ho voluto raccogliere la sfida regalando al mandolino questa nuova possibilità espressiva che può andare oltre la singola esperienza. Il mandolino infatti, vittima dello stereotipo nazional-popolare, può essere finalmente sdoganato affrontando materiale di questa caratura. S e n on s b agl i o h ai gi à por t at o i l r e pe r t or i o a l l ’ e s t e r o. C h e c os a pi ac e de l l a t u a m u s i c a al di f u or i de l l ’ I t a l i a? Il mio strumento fuori dai confini italiani è decisamente apprezzato e rappresenta insieme la tradizione e la cultura italiana di valore. Dappertutto vengo accolto come un interprete di questi diversi aspetti, per cui mi piace non solo esibirmi ma anche trasmettere le mie competenze. Mi è stato chiesto spesso di avviare dei corsi di formazione sulla tradizione italiana del mandolino per cui tengo, da ormai 15 anni, workshop negli Stati Uniti: New York, Baltimore, Seattle, Providence, Milwaukee, Austin e Tennessee…… E n e l v e c c h i oc on t i n e n t e ? In Svizzera esiste una forte tradizione e si contano attualmente numerosissi-

me comunità mandolinistiche anche favorite dalla sensibilità musicale locale per cui vado spesso a portare il mio contributo. Anche in Germania la versione piu’ accademica dello strumento è piu diffusa che da noi, ma esistono realtà mandolinistiche in tutta Europa, in Francia, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Russia e in tutto l’est europeo…. S o c h e an n u al m e n t e t i e n i u n c or s o e s t i v o. Q u e s t ’ an n o è t oc c at o ad Ac qu i T e r m e . I o c ’ e r o e s on o s t at a c ol pi t a da du e e l e m e n t i : l ’ i n t e r n az i on a lità dei partecipanti e la resa finale de gl i s t u de n t i c h e s on o s t at i c a pac i , s ot t o l a t u a di r e z i on e , di e s e gu i r e u n c on c e r t odav e r i pr of e s s i on i s t i . L’Accademia Mandolinistica Internazionale è una mia creatura ormai da 16 anni e la sua location è itinerante. Nel 2016 saremo ancora ad Acqui Terme per una settimana di full immersion nello studio di mandolino e chitarra, aperta sia a professionisti che vogliono perfezionarsi, sia a principianti. In effetti partecipano corsisti da tutto il mondo; quest’anno sono arrivati dall’Australia, Taiwan, Brasile, Polonia, Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Svizzera…… Il successo è dovuto un po’ alla mia notorietà nell’ambiente e un po’ anche al formidabile team di insegnanti che ogni anno collaborano con me. Il concerto finale a cui hai assistito è il frutto di una settimana intensissima, divertente e divertita di passione musicale condivisa. D’altronde, “amor ch’ a null’amato amar perdona”….se tu ami la musica, alla fine lei ti ripaga. L’ or gan i z z az i on e n on de v ’ e s s e r e s t a t af f at t of ac i l e . Anche lo staff è formato da persone eccellenti mosse dalla passione. In particolare quest’anno ho potuto con-

tare sulla professionalità e disponibilità di Giulia. U n a pas s i on e c os ì i n t e n s a n on pu ò c h e av e r e r adi c i pr of on de . Q u al i s on ol e t u e ? Savona è una città con una forte tradizione mandolinistica, ci sono notizie di gruppi a plettro già da fine Ottocento. In alcune raffigurazioni artistiche cittadine è facile trovare angeli che suonano lo strumento già dall’antichità… personalmente ho la fortuna di essere figlio d’arte. Mio papà è un eccellente mandolinista e ha saputo trasmettermi la passione. Ho iniziato verso i dieci anni fino a diplomarmi al conservatorio di Padova. Q u al i s on o i t u oi pr oge t t i pe r l ’ i m m e di at o f u t u r o? Pot r e m o av e r e pi a c e r e di as c ol t ar t i i n S av on a? Non suono soltanto musica classica, ma coltivo anche altri progetti. Attualmente sto curando l’uscita di un album (oltre a quello su Vivaldi): si tratta di “A Mandolin Journey” il viaggio intrapreso dal mandolino intorno al mondo nelle diverse culture musicali; realizzato con il mio trio (Lorenzo Piccone alla chitarra e Luciano Puppo al contrabbasso): è un affascinante affresco delle possibilità espressive dello strumento al di fuori dei canoni tradizionali. Abbiamo in programma dei concerti di presentazione e Savona sarà tra le mete favorite. Un altro progetto a cui tengo molto è la pubblicazione di un libro di brani per mandolino solo per un’importante casa editrice americana (Hal Leonard). Questi brani provengono dalla mia personale esperienza, legata sia al papà, sia al conservatorio e a ricerche musicologiche sul repertorio da fine ‘600 ai primi del ‘900. S f ogl i an do i l t u o al bu m di f ot ogr a fie, ne balza agli occhi una che ritrae M ar y l i n M on r oe … È solo perchè imbraccia un mandolino..! In passato ho curato una ricerca iconografica sulla storia dello strumento attraverso l’arte, le fonti storiche e i protagonisti del mondo contemporaneo: oltre a Marylin, annoveriamo Bob Marley, Alberto Sordi, Nicolas Cage, Marcello Mastroianni, Woody Allen…. (su Facebook) Il risultato è una conferenza che ho già presentato al museo nazionale degli strumenti musicali di Roma, alla Boston University e in numerosissime altre occasioni. S pe r o c h e an c h e i s av on e s i pos s an o as c ol t ar l a. Per ora l’ho presentata in ambiti molto ristretti, ma conto di ripetere l’esperienza per chi sia interessato. S on o c e r t a c h e i S av on e s i , or gol i os i de i t u oi s u c c e s s i , t i s e gu i r an n o c on e n t u s i as m o!

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DAglI IMPreSSIoNISTI A PIcASSo di R obe

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na mostra d’arte che cerca di spiegare con 52 opere le varie trasformazioni epocali a partire dalla seconda metà del diciottesimo secolo fino al novecento. Quali possono essere le differenze tra la prima sala della rassegna e l’ultima? Tra Monet e Picasso? Molte o poche, a seconda di come si vuole considerare il fattore esistenza nell’arte. Il fattore temporale nei suoi risvolti più profondi ha influito in maniera direi decisiva nelle opere e soprattutto negli artisti. Nell’ottocento con la nascita della fotografia si ha il desiderio di variare il concetto stesso di pittura. E in questo della sotria un gruppo di artisti cercò,

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ontrastante e densa di allegorie, fredda e caldissima, realistica e visionaria, talora perfino drammatica, così si offre allo sguardo l’arte pittorica di Renato Geido. Di fronte a un tale genere di opere (oli su tela), alcune anche di grandi dimensioni, cercarne la chiave di lettura diviene

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non senza difficoltà, di variare lo stesso modo di vedere e creare la pittura. Nascerà pertanto il fattore dell’io coscienziale che coglie “l’Impressione” della pittura, nella stessa visione di considerare le cose, gli elementi siano essi del paesaggio o vegetali e umani. Tuttavia ciò che conta non è più elemento di maniera che contraddistinse la pittura fino ad allora bensì la visione en plen air che colse l’artista all’aperto per un nuovo modo di considerare il reale. Monet nella prima sala della mostra ci da un esempio come gli stessi Pizarro, Renoir e Van Gogh con la Sponda dell’Oise a Auvers e il Caffè di Matisse. Stesso discorsi per l’Espressionismo con Erich Heckel. Le opere che figurano in tale rassegna curata da Stefano Zuffi, provengono dal Detroit Institut of Art. Si comprende pertanto che il fattore esistenziale; derivazione del vissuto epocale influì in maniera determinante sia sul modo di dipingere sia nel modo di vivere l’ispirazione. Gli artisti in sostanza

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si sentono liberi di creare al di fuori dei canoni e delle regole cosidette accademiche. Tutto ciò lo si può notare nel capolavoro dell’opera di Kandinsky, quadro direi essenziale per comprendere le cause e l’importanza dell’astrattismo. Identico discorsi per le opere: “Autoritratto” di Otto Dix, Kokoska con l’opera veduta di Dresda, Modigliani con i suoi ritratti descrive una nuova tipologia e linguaggio stesso di rappresentare l’evidenza dell’espressione nel fauve del corpo sublimata in un iconica postura suadente dei soggetti che rappresenta. Pertanto scorrendo nelle varie sale della mostra promossa dal comune di Genova si colgono direi in maniera palese le varie trasformazioni epocali come gli stessi modi di interpretare l’arte. Basti pensare alle opere di Picasso. “Testa di arlecchino” del periodo blu e “Ragazza che legge” che terminano l’evento della rasssegna e dimostrano che la pittura di quei tempi è ancora in sintonia con i tempi di oggi. L’importanza e la colta complessità di queste opere che figurano in questa mostra, studiate da decenni dagli storici dell’arte come degli stessi artisti, sono l’esempio e la colta visione di interpretare le variegate e tortuose vie di comprendere l’esistenza.

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un esercizio quanto mai affascinante poiché come sprone vi si avverte la categoria del mistero. Nella pittura di Geido, non è solo il senso del mistero a coinvolgere lo spettatore mettendogli nell’anima un particolare stato di attesa e di ricerca. C’è anche l’incanto dei colori. Con

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le tonalità più accese e “fluorescenti’’, è l’intensità della pennellata a far emergere dalle figurazioni i contenuti allegorici. E ancora, in ogni opera, c’è una pregnanza descrittiva che rivela l’amore per una natura incontaminata, quasi edenica, vista con gli occhi di una mente determinata a guardare “oltre”. Poiché il pittore, stimolando l’idea di un viaggio dalla realtà visibile a quella invisibile, comunica il brivido meditativo nelle proiezioni di un “oltre” al quale egli, con la sua arte, sa dare visibilità. Queste proiezioni esaltano l’atto creativo che sta alla base di ogni trasfigurazione metafisica, e mostrano quale abisso, e insieme quale stravolgente connessione, esista tra la realtà oggettiva e la realtà soggettiva. Per fornire un esempio a quanto detto, il pittore savonese vede, accanto a una natura arsa come lo è quella costiera del Ponente ligure, l’espansione di una terra umida, particolannente rigogliosa. Qui, la tipologia delle immagini commiste, dà come resa l’aspetto di un

bi as o territorio stratificato in zone che, ora aride come pietraie, provocano in chi guarda sensazioni di freddo stacco, ora umide come serre rigogliose, comunicano sensazioni di calore, quasi un sole che dal di dentro le vivifichi. Con una tale congiunzione di opposti, questo artista riproduce in pittura ciò che in letteratura è reso esplicito dalla figura retorica dell’ossimoro. Accade così che visioni ravvicinate di “umidità ardente” e di “freddo ardore”, diano origine a una “correlazione disgiunta” che rende molto apprezzabile la sua pittura, anche dal punto di vista poetico. Le immagini così elaborate trasmettono i messaggi di un pittore la cui interessante personalità, se allegoricamente molto ha già svelato con le proprie opere, molto ancora saprà svelare sia sul mistero sia sui sortilegi dell’alchimia che aleggiano attorno al mondo. Sempre che la vena artistica di Renato Geido, seguiti la propria ricerca procedendo per l’originale percorso pittorico nella cui direzione si è felicemente avviato. F r an

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alter Mellano si ripresenta al suo attento pubblico di “aficionados” con tutto il meglio della sua consolidata fama di mago della luce e del colore. Mare, sole, scogli, riviere, porti, vele, regate, visioni di un entroterra con vecchie case circondate da cespugli odorosi di essenze ... Tra le novità, la vecchia dàrsena savonese con il suo carico di storia e di attualità; tre pescatori che stanno spingendo in acqua le barche; un acrilico in bianco e nero raffigurante un vecchietto che legge il giornale in una piazza di Vado: tutti quadri che corrispondono ad altrettante “istantanee” fissate con l’occhio vigile e sensibile dell’Artista. E poi molti piatti con marine, fiori, paesaggi, vedute di Portofino, che confermano come anche nella ceramica Mellano sappia mescolare con prodigiosa abilità luci e colori, al pari degli acrilici che gli hanno dato così vasto consenso di critica e di pubblico. M ar c oP e n n on

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ntonella Reale, pittrice, vive e lavora a Niscemi - Caltanissetta. La pittura è parte integrante della sua vita. Disegna e dipinge quasi da sempre. Il suo è un continuo mettersi alla prova con questa disciplina che per lei non ha confini. La lunga ricerca, che nel tempo gli ha permesso di sperimentare il colore e la forma in ogni suo aspetto, caratterizza le sue opere. Il figurativo, l’astratto e le installazioni sono incentrate su un evoluzione di significati, di tecnica e dimensioni che emergono dall’analisi dell’evoluzione mentale, del suo bagaglio culturale, del suo essere donna e artista. Elementi fondamentali per continuare a percorrere la strada della sperimentazione culturale, portata avanti costantemente con tenacia. Da diversi anni conduce un laboratorio di pittura presso la Comunità Terapeutica Assistita (C.T.A.) di Santo Pietro (Catania). Le sue opere sono note in Italia e all’estero e fanno parte di collezioni pubbliche e private. Ha allestito mostre personali e par-

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tecipato a numerose rassegne collettive in ambito regionale, nazionale e internazionale, ottenendo premi e riconoscimenti, tra i quali: Premio Morbidelli, Prato 2003, Premio Artistico-Letterario Arte per il terzo Millennio, VIII Edizione, Siracusa 2006, Targa Premio Internazionale Arcaista, Tarquinia 2007; Diploma di Benemerenza del Sovrano Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, Catania 2000. È socio onorario Ass. Siciliana Buenos Aires Nord Città di Beccar, Repubblica Argentina.

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n° 27 - Marzo 2016 - Redazione a.lP. - Via Torino, 22 R - 17100 Savona - Tel: 349/6863819 - E-mail: vintera@villacambiaso.it

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a una ricerca del cap. Riccardo Roemer in collaborazione con cap. Rodolfo Raineri riportiamo alcuni contenuti storici su Leon Pancaldo e sul suo cosiddetto “Roteiro” (diario di bordo). Ricardo sottolinea la mancanza di rispetto delle amministrazioni savonesi nell’aver causato la chiusura del Nautico di Piazza Cavallotti.

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eon Pancaldo nacque a Savona nel 1482, figlio di Battistina de Reposano (o Repusseno) e Manfrino Pancaldo, un tessitore di panni che era stato in ottimi rapporti con un altro lanaiolo, Domenico Colombo, nel periodo in cui la famiglia di Cristoforo Colombo aveva risieduto nella città della Torretta. Grazie all’esperienza acquisita in gioventù compiendo viaggi commerciali nel Mediterraneo per conto del padre (giungendo in Castiglia ed in Portogallo), Leon Pancaldo divenne ben presto un esperto marinaio, in grado di compiere il calcolo astronomico, di conoscere i venti, di identificare la posizione geografica di una nave e di disegnare una carta di navigazione. Nel 1514 sposò Selvaggia Romana, figlia dell’acimatore di panni Antonio Romana. Nel 1518, dopo la morte dei genitori, da cui ereditò la casa con bottega di Via Scarzeria e una villa a Roviasca, sulle alture di Quiliano, Pancaldo si recò in Castiglia. Qui apprese che il Capitano portoghese Ferdinando Magellano stava organizzando una spedizione della durata di due anni per raggiungere le Indie, trovando il passaggio dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico. Entusiasta, Pancaldo tornò dunque a Savona e sistemò tutti i suoi affari, per poter partecipare liberamente a quell’impresa. Nella primavera del 1519 tornò quindi a Si-

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viglia e, presentatosi presso la locale Casa de Contratacion, venne arruolato come semplice marinaio sulla “Trinidad”, la nave ammiraglia. La spedizione di Ferdinando Magellano salpò da Sanlúcar de Barrameda il 10 agosto 1519. Ne facevano parte cinque navi: la “Trinidad”, la “San Antonio”, la “Concepcion”, la “Victoria”, e la “Santiago”, con a bordo, complessivamente, 262 uomini, di cui una trentina di italiani (e, tra essi, oltre al savonese Leon Pancaldo, i savonesi Francesco Piola, Giovanni Gravallo, Martino de Giudici e Agostino Bona). Nel corso del viaggio, Pancaldo redasse il “Roteiro”, il diario di bordo della spedizione, un documento preziosissimo, insieme alla Relazione di Antonio Pigafetta, per ricostruire le vicende che portarono alla prima circumnavigazione del globo. Dopo aver toccato le Canarie e costeggiato l’Africa, le navi traversarono l’Atlantico, giungendo a toccare l’odierna Rio De Janeiro il 13 dicembre successivo. Rimessesi in viaggio il 26 dicembre, esplorarono la foce del Rio della Plata; poi, alla fine del mese di marzo, Ferdinando Magellano ordinò una sosta per affrontare l’inverno australe. In questa occasione, egli dovette reprimere una rivolta scoppiata a causa del malcontento tra i marinai. Alla fine di maggio giunse poi una nuova tragedia, con il naufragio della “Santiago”. Il 24 agosto, finalmente, le navi poterono riprendere il largo. Alcune tempeste, però, obbligarono Ferdinando Magellano a una nuova sosta presso la foce del Santa Cruz. Ripreso il mare il 18 ottobre, le quattro navi raggiunsero la Terra del Fuoco, all’estremità meridionale del continente sudamericano. La difficile navigazione fra quegli scogli rocciosi indusse allora il comandante della “San Antonio” all’ammutinamento, facendo rientro in Spagna

la sede operativa a.lP. a Villa Cambiaso (Via Torino 22r - Savona) è aperta il 1° e il 3° Martedì di ogni mese dalle 17.00 alle 18.30. luglio e agosto esclusi. Tel: 349 6863819 n77.indd 5

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con la nave. Il 28 novembre, alla fine, le tre navi varcarono lo stretto (che da allora prese il nome di Magellano) e iniziarono la traversata dell’Oceano Pacifico. Giunti il 6 marzo alle isole Marianne e poi alle Filippine, gli Spagnoli furono amichevolmente accolti dagli indigeni e poterono far provviste di viveri ed acqua. Il 27 aprile Magellano ed un gruppo di marinai sbarcarono a Cebu, nelle Filippine, ma qui giunti si scontrarono con gli uomini di Lapu-Lapu, uno dei due datu della vicina isola di Mactan. Magellano e altri otto caddero uccisi nella battaglia di Mactan e pochi giorni dopo altri ne morirono in un agguato teso loro dal Raja Humabon, re di Cebu. Essendo rimasti soltanto in 114, gli Spagnoli decisero di continuare il viaggio su sole due navi e diedero così alle fiamme la “Concepcion” al largo dell’isola di Bohol. Leon Pancaldo, nel frattempo, era diventato pilota della “Trinidad”. Nelle settimane successive la “Trinidad” e la “Victoria” vagabondarono tra le isole, timorose di altri attacchi. Finalmente, l’8 novembre, giunsero alla meta del loro viaggio, le Molucche. Il 18 dicembre gli Spagnoli ripartirono da quelle isole, con le navi cariche di spezie, pronti ad affrontare l’Oceano Indiano e far rientro in Spagna. L’apertura di una grossa falla obbligò però la “Trinidad” a tornare alle Molucche. Temendo l’arrivo dei Portoghesi, la “Victoria” si separò allora dall’altra nave e ripartì da sola il 21 dicembre successivo. Essa, il 16 maggio 1522, superò il Capo di Buona Speranza e, dopo una rocambolesca sosta alle Isole del Capo Verde, riuscì

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a raggiungere il porto di Sanlúcar de Barrameda il 6 settembre successivo con a bordo soltanto 15 marinai spagnoli. I marinai della “Trinidad” rimasti alle Molucche, nel frattempo, erano stati fatti prigionieri dai Portoghesi. Leon Pancaldo, insieme ad altri sventurati fu condotto prigioniero a Malacca e poi in India. Dopo esser stati tenuti a Banda e poi a Cochin, vennero poi portati a Lisbona e lì rinchiusi in una prigione. Poco tempo dopo, finalmente liberati, i soli quattro superstiti della “Trinidad” rientrarono in Spagna. E tra essi vi era anche Leon Pancaldo, stremato, ma vivo. Alla fine del 1527, finalmente, Leon Pancaldo poteva far ritorno nella sua Savona e ricongiungersi alla moglie Selvaggia che lo attendeva nella casa di Via Scarzeria. Benché fosse ormai cinquantacinquenne, la vita di terra, però, non faceva per lui. L’occasione per tentare nuove avventure gli giunse poco tempo dopo. Nel 1529 egli ricevette l’offerta, da parte della Francia, di mettersi a capo di una spedizione diretta alle Molucche. Dopo due viaggi

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a Parigi, però, decise di accettare una controproposta portoghese, impegnandosi a non prestare servizio per i sovrani di altre nazioni, ottenendo in cambio una lauta ricompensa (grazie alla quale, tra l’altro, poté acquistare una casa con torre a Lavagnola, alle porte di Savona, tuttora esistente e che reca il nome “Pancalda”). Dopo aver trascorso alcuni mesi nella sua città, nel 1536 Leon Pancaldo si recò in Spagna. Qui accettò l’offerta di guidare una spedizione commerciale, organizzata da alcuni armatori genovesi, diretta in Perù, passando attraverso lo stretto scoperto pochi anni prima da Magellano, al fine di vendere delle merci agli Spagnoli

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lcuni anni fa un nostro cliente russo doveva venire a visitarci presso i nostri uffici e, nello spiegargli la via dall’autostrada per venire presso la nostra sede, gli ho detto di seguire Via Stalingrado. Allo stupore del russo nel sentire che esiste ancora in Italia Via Stalingrado io semplicemente ho risposto che in Italia, siccome il comunismo reale e i Gulag non vi sono mai stati, esistono ancora tre o quattro partiti che fanno riferimento al comunismo, malgrado il muro di Berlino sia caduto miseramente. “La forza delle idee è anche la radice della realtà” affermava il filosofo tedesco Hegel nel 1816. Questa espressione fu scelta da un gruppo di ex compagni del Nautico savonese come massima per illustrare la vita e l’opera di Ideale Capasso, Preside dell’Istituto Nautico di Savona, uomo di cultura e di profondo impegno etico, che ha rappresentato per intere generazioni di giovani e schiere di docenti savonesi una guida e un

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rie a Buenos Aires in cui era rimasto coinvolto. Morì, in circostanze ignote, al Rio della Plata, nel 1540, all’età di 58 anni. In suo ricordo, nei secoli successivi, i Savonesi decisero di intitolare a suo nome la piazza prospiciente la trecentesca torre della Quarda, la famosa Torretta che, tuttora, domina la darsena, e l’Istituto Nautico cittadino. Sempre a Savona, nel quartiere di Lavagnola, vicino al Letimbro esiste, in stato di abbandono, un’altra torre dedicata al navigatore, detta “La Pancalda”.

colà dimoranti. Nel settembre 1536, a capo della “Santa Maria” e della “Concepcion”, salpò dunque da Cadice e, dopo aver toccato le Canarie e costeggiato la Guinea, iniziò la traversata dell’Atlantico, raggiungendo quindi il Brasile e poi l’Uruguay. Il 30 novembre 1537, mentre erano dirette verso lo stretto di Magellano, le due navi dovettero abbandonare l’impresa: la “Concepcion” s’incagliò infatti dopo una manovra azzardata e la “Santa Maria” dovette far ritorno al Rio della Plata, dove giunse il 25 febbraio 1538. Nei mesi successivi Leon Pancaldo fu costretto all’immobilità, dovendo risolvere alcune vertenze giudizia-

(fonte: wikipedia.org)

Il PoNTe SullA DArSeNA t e I de al e C aps

esempio da imitare. Il compianto Sindaco Gervasio, persona di grande sensibilità e cultura, aderì con grande entusiasmo alla richiesta di ex diplomati del Nautico, rappresentati dall’ amico, anche lui compianto, Vito Cafueri di intitolare a Ideale Capasso il Ponte costruito dalla Zust Ambosetti in Calata Sbarbaro. Tale ponte, costruito con lo scopo di portare direttamente in centro città gli automobilisti, una volta parcheggiata la propria auto presso l’allora Silos Ambrosetti, finalmente metteva in comunicazione diretta il centro città con la zona portuale, che l’allora Sindaco Gervasio aveva valorizzato e trasformato nel salotto di Savona. Il vecchio ponte è stato per anni uno dei simboli della città e la targa in onore del nostro caro Preside non solo rendeva merito ad una persona che tutti gli studenti, dagli anni 40 agli anni 80, hanno sempre stimato, ma rendeva onore ad un personaggio che durante la sua lunga dirigenza fu protagonista di grandi innovazioni di-

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dattiche e tecnologiche per l’Istituto Nautico di Savona. Uomo di grandi passioni umanistiche, fu anche autore di pubblicazioni tecniche relative alla navigazione e all’astronomia, di studi sui riferimenti astronomici fatti da Dante nella Divina Commedia e di tante altre dispense, che testimoniano il grande spessore culturale, oltre quello morale, di questo personaggio che, pur non nativo della nostra città, può essere considerato un concittadino benemerito, del quale tutti i veri savonesi dovrebbero essere orgogliosi. Purtroppo per ignoranza e per poca sensibilità si è voluto ancora una volta sfregiare i ricordi di un passato caro a tanti concittadini e porre nel dimenticatoio chi ha dato lustro alla nostra comunità ed è stato un educatore di giovani savonesi, non solo di materie scientifiche ma di educazione civica e di valori, quei valori che purtroppo sono sempre più scarsi nei giovani di oggi. Un brutto giorno il ponte Capasso è diventato Ponte Pertini! Certamente un altro grande personaggio della nostra città è stato il compianto Sandro Pertini, del quale non devo essere io ad enumerare i suoi grandi meriti. Sandro Pertini ha avuto un rilievo ben più importante per la sua vita a più ampio raggio, fino ad essere stato il più amato dei Presidenti della Repubblica Italiana. Va da se’ che la nostra città aveva l’obbligo morale di dedicare qualcosa

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i notevole interesse: “il Roteiro”. Trattasi infatti di uno dei primi Portolani occidentali di ampio e corretto contenuto, assieme a quelli di C. Colombo. Ne preesistevano alcuni in forma molto frammentaria e forzatamente imprecisa. Il nome è stato conservato; infatti gli odierni Portolani spagnoli sono intestati “Derotteros”. Evidente il rotacismo linguistico. Etimologicamente, appare chiaro come sia stata superata la mera descrizione dei porti e della costa, fino ad inglobare anche le rotte tracciate e seguite. Una similitudine della carta nautica.

i al compianto Presidente Partigiano, per cui dovendo scegliere chi buttare giù dalla torre fra Stalin e Capasso la giunta attuale non poteva che scegliere quest’ultimo, perché dedicare un Boulevard a un anticomunista, come Pertini, era troppo e inoltre guai a fare uno sgarbo a coloro che ancora oggi orgogliosamente vorrebbero rifondare il comunismo, così anziché dedicare a Pertini Via Stalingrado si è preferito dedicargli il ponticello. Ma non basta! Per documentare questo articolo, sono stato al Museo dell’Istituto Nautico per fotografare alcune copertine delle pubblicazioni del Preside Capasso, e con grande stupore ho notato che dal grande portale dell’ingresso del nostro ex Istituto è scomparsa la scritta “Regio Istituto Nautico”, scolpita nel 1905. Come i talebani, che a suo tempo hanno cannoneggiato e distrutto le antiche statue di Buddha della valle di Bamiyan, anche i nostri piccoli talebani locali hanno voluto fare altrettanto, sempre naturalmente a spese del contribuente savonese, perché scalpellare la scritta a quella altezza ha presupposto ponteggi, giorni di mano d’opera oltre a tanta arroganza. Lungi da me paragonare un’opera storica come quella dei Buddha, patrimonio dell’Unesco e grandiosa opera millenaria con una semplice scritta scolpita agli inizi del 900, tuttavia le due azioni distruttrici hanno una cosa in comune e cioè ambedue i misfatti sono stati attuati per cancellare un ricordo del passato, che per gli autori doveva essere dimenticato. In questo senso autori e mandanti della cancellazione con picchetta e mazzetta della scritta scolpita sul portale del nostro Istituto non sono molto dissimili dai talebani, pur se quest’ultimi, anziché picchetta e mazzetta hanno usato i cannoni. C ap.S

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Anno XVI n° 77 - Marzo 2016

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ono un vecchio pensionato, cardiopatico conclamato da due interventi di bypass, nato e vissuto in Lomellina, terra di risaie e di... scarpe, che per amore, del mare è arrivato a Savona ed ha frequentato il Nautico “Leon Pancaldo” negli anni ‘60. Scrivo Nautico con la N maiuscola perché del mio Istituto, situato in Piazza Cavallotti (dove spero possa ritornare!) ho un ricordo bellissimo ed un profondo e doveroso rispetto per tutti gli insegnanti che in quelle aule hanno regalato con pazienza (ne hanno avuta tanta!) e capacità il loro sapere. A distanza di anni definirei il mio rapporto con il Nautico ed i suoi insegnanti un rapporto di amore/odio, ma contemporaneamente di massimo rispetto, in modo particolare per gli insegnanti che hanno avuto anche dopo il normale ciclo scolastico, una rilevanza importante nella mia vita professionale. Lo confesso, definire normale il mio ciclo scolastico è un eufemismo, è stata la mia “timidezza” di comprendonio a condizionare e prolungare la mia permanenza sui banchi di scuola per un tempo superiore ai previsti cinque anni. Con i mitici, ineguagliabili e quindi indimenticabili professori Fede e Mannella (veramente indimenticabili quelle immense lavagnate di formule!), con i quali ho preparato anche gli esami di “Patentino e Patente” ho un debito di riconoscenza e li ringrazio ancora per aver sopportato un “timido” come me. Ma resto ai fatti e a quelle che direi “coincidenze”. Per frequentare il Nautico sono stato ospite presso una famiglia che, già in tempi precedenti, aveva ospitato due alunni del “Leon Pancaldo”; due ragazzi di Imperia, iscritti alla sezio-

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coINcIDeNze?

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ne Capitani di Coperta e diplomatisi nell’anno 1958. Stavo frequentando il quinto anno, gli ultimi mesi prima dell’esame di stato, siamo nel 1965, quando la signora padrona di casa mi informa che a cena avremmo avuto la presenza di uno dei due ragazzi suoi precedenti ospiti. Conversando durante la cena, apprendo che il nostro ospite ricopre il grado di Primo Ufficiale di coperta con la flotta Esso. Dopo i soliti convenevoli, alla fine della serata ci salutiamo augurandoci buona fortuna. Reincontrerò la stessa persona, il Cap. Palma, nel 1969 a Genova, entrambi incaricati di seguire la costruzione della prima nave metaniera, battente bandiera italiana, di proprietà della Esso, a cui seguiranno altre due unità. Partiamo sulla stessa nave, la “Esso Brega” e con noi ci sono altri due ufficiali ex diplomati del “Leon Pancaldo”, i capitani Martinengo e Briano. La prima coincidenza?! Nel tempo, navigando sulle navicisterna della flotta Esso, ricordo altri incontri con ex allievi del Nautico; ho navigato con i cap.ni Daglia, Buscaglia, Beviacqua, Rosso e mi è impossibile dimenticare il più insolito degli incontri, l’avvicendamento sulla “Esso Parentis”, con il compagno di classe Calzia, avvenuto durante un transito del Canale di Panama. Altra coincidenza?! Sorpresa e piacere è stato rivedere l’amico e compagno di classe Cap. Bolla, dopo undici anni, su di un pontile della raffineria di Sarroch, intenti entrambi al controllo dei pescaggi della rispettive navi prima della partenza. Altra coincidenza?! Anno 1976, imbarcato sulla “Esso Bayonne”, mi viene riferito (da radio poppa), che il compagno di scuola Cap. Ferretti è sulla nave sociale ormeggiata al pontile contiguo al mio

Cap. Francesco ottonello: Responsabile del Museo nautico

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ormeggio e siamo nel porto di Aruba nelle Antille Olandesi. Altra coincidenza?! E le coincidenze continuano. Lascio la flotta Esso, dopo dieci anni, nel 1976 ed imbarco sulle navicisterna della flotta Snam per passare in tempo successivo negli uffici di San Donato Milanese. Qui nel periodo 1978-2001 incontrerò i Cap.ni Pollo, Moretti, Vedeo, Frumento, Biglietto ed in una trasferta a Roma, negli uffici Agip Petroli, mi troverò a dialogare con il Cap.no Ravetto. E come dimenticare il biondo e sfortunato Moretto? Tutti ex allievi del Nautico, il nostro Nautico. Anche queste tutte coincidenze?! E se quelle descritte non fossero solo delle coincidenze? Nessuna delle persone menzionate è stata insignita del premio Nobel per qualche merito particolare, ma tutti, posso testimoniarlo per i rapporti di lavoro con loro intrattenuti, hanno svolto il proprio lavoro con professionalità meritando fiducia ed apprezzamento da parte dell’Armatore; quindi è possibile che

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il Nautico “Leon Pancaldo”, tramite i suoi mitici insegnanti sia riuscito a trasmettere quel tanto in più che nel mondo del lavoro viene tacitamente riconosciuto e che fa la differenza nell’apprezzare la professionalità di una persona. Come dicevo sono un vecchio ed ai vecchi capita alle volte di essere patetici, ma proprio perché sono vecchi devono essere perdonati, pertanto mi scuso e saluto tutti con il massimo rispetto. P.S. Auguro alle nuove generazioni di allievi del Nautico che sia loro riservato, in ambito professionale ed umano, lo stesso apprezzamento accordato a noi vecchi del “Leon Pancaldo”. Spero anche sia ridata al Nautico la sua antica sede e che il titolo professionale rilasciato a fine corso eviti di riportare la qualifica di “Conducente”, con tutto il rispetto possibile per i tramvieri e camionisti, ma riporti ancora il vecchio ed onorato titolo di Allievo Capitano di Lungo Corso. Cap. Giovanni Biffignandi

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MureTTI DI VIllA cAMbIASo

reAlIzzAzIoNI ArTISTIche e TeSTIMoNIANze Renzo aiolfi, alessandro allemani, alda alluigi, Gianni Bacino, Ramona Badescu, Roberto Baglietto, Cinzia Bartoli, Imelda Bassanello, Emilio Beglia, Jean François Bernat, Beppe Bertolazzi, luciana Bertorelli, antonietta Bezzecca, Franca Boccia, luisa Bonello, Enrico Bonino, Silvia Bottaro, Irene Bottero, Federico Briasco, Enza Bruscolini, Giorgio Calabrese, Gigi Caldanzano, Michele Cammarota, alessandra Canale, Maria Teresa Castellana, alessandro Cecchi Paone, Carlotta e Raffaele Cecconi, Gianni Celano Giannicci, Giovanna Crescini, Ivan Cuvato, Dolores De Giorgi, Pietro e augusto De Paoli, Deca, Graziella Didino, antonella Elia, Elio Ferraris, Franca Maria Ferraris, Flavia Folco, Giusto Franco, Maria Galfrè, anna Maria Galleano, Giovanni Gallotti, Ettore Gambaretto, Gian Genta, Grazia Genta, Gabriele Gentile, Bruno Gorgone, lucia Gutierez, Francesco Jiriti, Eugenio lanfranco, Giovanni latronico, Paolo levi, Bruno locci, anna luciano, Giacomo lusso, Pierantonio Mach di Palmenstein, Bruna Magi, angela Maioli Parodi, Mauro Malmignati, Guido Mannini, Bruno Marengo, Caterina Massa, Giovanni Massolo, luciana Mayer, Sonia Mazzetta, Tullio Mazzotti, Milena Milani, Giuseppe Milazzo, alexandre Mora Sverzut, Franca Moraglio Giugurta, Milton Morales, Ermanno Morelli, luisa nencini, ugo nespolo, luciano e Mirco occelli, Daniela olivieri, Gaston orellana, aldo Pagliaro, urbano Palacio, Marco Pennone, Vincenzina Pessano, Paola Pitagora, Maurizio Poggio, Ines Ponzone, luigi Pretin, antonio Ricci, lorenza Rossi, oreste Rossi, Riccardo Rossi, Patrizia Salvo, noemi Sanguinetti, arturo Santillo, anna Santoiemma, Michela Savaia, Marina Scarone, Mariarosa Scerbo, Vittorio Sgarbi, Cristina Sosio, Giovanni Tinti, Marie aime Tirole, Maria Teresa Tissone, alberto Toby, aurelia Trapani, Elisa Traverso lacchini, angelino Vaghi, Piergiorgio Vangelista, Marcella Vega Stieb, Emanuela Venier, Pio Vintera, alberto Viola, Rita Vitaloni, Giorgia Wurth, Delia Zucchi

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