Villa Cambiaso n° 61

Page 1

RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PORTA www.villacambiaso.it

VillaCambiaso VillaCambiaso

Aut. Trib. di Savona N° 544/03 - Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

vintera@villacambiaso.it

Anno XI - N° 61 - Giugno 2011 - Direttore: Pio Vintera - Editore: Museo Cambiaso - Copie riservate ai soci Redazione: Via Torino, 10 - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Stampa: Marco Sabatelli Editore - Grafica: M. Vintera - Fotografia: Veronica

IL MIO QUARTIERE di Andrea Guido

S

ono nato e cresciuto a Villapiana fino all’età di 19 anni, dopo di che ho vissuto per più di 10 anni in Veneto per studio prima e lavoro dopo, salvo poi tornare indietro precipitosamente a causa della condizione di salute della mia famiglia. Con un pizzico di immodestia, mi attribuirò, in virtù di queste mie traversie, un ruolo di osservatore privilegiato del quartiere, nella condizione di cogliere particolari che per altri, forse, sono entrati nella consuetudine del vivere di ogni giorno. Aggiungerei inoltre, per chiarire il mio punto di vista, un certo disprezzo che ho sempre provato per il mio quartiere e per la mia città, ai miei occhi colpevole di essere eccessivamente provinciale e ripiegata su se stessa (ma questa non è un’opinione nuova e la si sente spesso). Sentimento questo che mi ha reso aspro critico della città che mi ospita e in particolare del quartiere dove da sempre la mia famiglia risiede. Tornando dopo anni mi sono trovato di

MOBILITÀ E VIABILITÀ

C

ome tradizione, anche per le amministrative 2011, sono stati invitati a Villa Cambiaso i sette candidati a sindaco per la città di Savona, un confronto leale e democratico sul tema principale: viabilità e mobilità. Per dovere di cronaca si riporta l’articolo pubblicato su “La Stampa” il 4/5 c.a. di Ermanno Branca affinchè i cittadini, fruitori dei servizi pubblici ma anche vigili e attenti di come vengono investiti i tributi, si rendano conto dell’utilità e della necessità del dibattito a porte aperte. Mobilità e viabilità un fiore all’occhiello o un boomerang a seconda di come risolverà l’annoso problema la nuova Amministrazione.

fronte a uno scenario che mai avrei pensato di poter osservare qui in questo quartiere, qualcosa che mi ha sorpreso e mi ha indotto ad abbandonare la critica per delineare anzi una progettualità di sviluppo del luogo in cui vivo. Ricordo che poco più di 10 anni fa, prima che fosse inaugurato il centro commerciale il Gabbiano, l’Ipercoop per noi Savonesi, Villapiana era un quartiere popolare che provvedeva a tutte le necessità dei suoi abitanti, offrendo loro i servizi di cui avevano bisogno e i luoghi convenzionali di incontro e scambio dove la vita del quartiere si svolgeva e sviluppava. Pensiamo al vecchio mercato di Piazza Bologna, dove si andava si per fare la spesa, ma anche per rivedere quelle facce che tutti i giorni scandivano il nostro tempo e che ci informavano del lento scorrere delle loro vite, tra acciacchi e frasi di circostanza. Dopo che il centro

fiorata la rissa a Villa Cambiaso nel dibattito fra i candidati sindaci che si confrontano sui problemi della viabilità pungolati dall’ingegner Paolo Forzano del

Continua a pagina 2

Continua a pagina 2

S


2

Territorio

Continua da copertina commerciale cominciò la sua attività le cose cambiarono, molti negozi chiusero e i centri di incontro di tutti i giorni cominciarono prima a languire poi a sparire. Il quartiere si trasformò repentinamente in un grande dormitorio immobile, dove la socialità si esprimeva solo nei pochi bar, latterie o nelle società di mutuo soccorso ancora in attività. Non voglio qui proporre una sterile polemica legata alla presenza di un colosso come il Gabbiano per l’economia di un piccolo quartiere; senza dubbio l’apertura di un centro commerciale così a ridosso del centro presenta un impatto notevole rispetto alla possibilità di sopravvivenza e sviluppo delle piccole attività presenti, ma dire che questo fu l’unico motivo che portò Villapiana a cambiare sarebbe una visione parziale e faziosa. L’avere a disposizione un supermercato così fornito e a portata di mano è sicuramente una comodità, io per primo lo utilizzo spesso per le mie spese più abbondanti. L’Ipercoop è anche diventato col tempo una vera e propria istituzione per noi savonesi, che lo sfruttiamo come punto di riferimento e riparo nelle giornate piovose, tanto da non riuscire a trovare parcheggio. Quindi non si può dire che Villapiana si sia trasformata solo a causa dell’Ipermercato, al quadro vanno aggiunti, a mio parere, altri fattori: come il cambiamento del tessuto sociale savonese, invecchiato velocemente dato che i giovani preferivano partire per altre città e

VillaCambiaso

Anno XI n°61 - Giugno 2011 regioni; il fallimento del progetto industriale di trasformare Savona, e la Liguria in generale, in un centro di produzione di beni materiali oltre che di servizi, fallimento che ha portato alla necessità di ripesare in toto il piano di sviluppo del territorio cosa che ha ovviamente creato un periodo di stallo e di scarsa crescita; infine un cambiamento di rotta più generale sul piano della cultura condivisa e promossa all’interno dell’intero sistema paese, dove si faceva sempre più strada un pensiero incentrato sul valore dell’individuo che soppiantava il valore della collettività intesa come gruppo accumunato da medesimi intenti. Si potrebbero trovare altre ragioni, in fondo nei fatti umani le cause sono spesso molteplici e senza dubbio legate alla lente dell’osservatore che guarda quanto sta accadendo. Queste che ho elencato sono quindi le cause che personalmente, senza alcuna pretesa di verità assoluta, uso per spiegare un certo fatto, il quale, quanto meno nel sentire comune, ha una sua realtà: il quartiere Villapiana è cambiato in questi anni ed è tutt’ora ancora in cambiamento. Come dicevo ho vissuto per un periodo in un’altra città, al mio ritorno mi aspettavo di trovare una situazione simile a quella che avevo lasciato alla mia partenza: un quartiere dove le persone risiedevano distrattamente “abitando” solo il centro della città. Credevo che la strada intrapresa fosse quella di trasformare questo pezzo di Savona in una specie di ghetto per immigrati, simile a quelli che si vedono spesso nelle città venete, dove intere fette urbane vengono

Continua da copertina Comitato di Albamare. Lo stile relativamente compassato che aveva caratterizzato quasi tutta la campagna elettorale si è infranto sui problemi del traffico. Il diverbio sfociato a male parole e riproposto impietosamente da Facebook e da Youtube è nato tutto all’interno del centrosinistra che ha candidato Gianni Manzone, panettiere di via don Bosco ed esponente di spicco del comitato di Villapiana e piazza Saffi. Manzone pur essendo nella lista ApiUdc che porta voti al sindaco Berruti non ha mai rinunciato alla sua posizione ipercritica sulla viabilità nel quartiere di Villapiana. La bagarre è scoppiata quando il sindaco ha detto chiaramente che la viabilità di Villapiana decisa dalla sua amministrazione va bene così e non cambierà più. A quel punto Giuseppe Procopio, un altro del comitato, ha cercato di intervenire ma è stato zittito dal sindaco e cominciano a volare i primi apprezzamenti: «Arrogante», «Maleducato». Il pubblico si scalda e comincia a rumoreggiare. Gianni Manzone espone con foga le ragioni del comitato, incurante del fatto che ormai fa parte dello schieramento di Berruti. L’assessore Molteni e poi Fabio Musso (presidente della II C i rc o s c r i z i o n e ) a t t a c c a n o i rappresentanti del comitato a muso duro. A quel punto volano gli insulti, soprattutto contro Manzone e solo l’intervento immediato della Digos riesce a placare gli animi, evitando che la riunione finisca in rissa.

12 maggio 2011 ore 21 incontro Simone Anselmo

Federico Berruti

Milena Debenedetti

Gian Genta

Ugo Ghione

Paolo Marson

Daniela Pongiglione

con i candidati sindaco per la città di Savona

LA MOBILITÀ DI SAVONA


VillaCambiaso

Anno XI n°61 - Giugno 2011

Territorio

3

abbandonate progressivamente dai Mi ha stupito molto lo spirito con cui cittadini che si sono messi in gioco per cittadini della comunità accogliente Villapiana ha saputo aprirsi al nuovo, rilanciare questo quartiere. A mio per creare un’ area di concentramento alla sfida che rappresentano per noi i avviso il Comune manca nel non per le famiglie dei migranti. Questo flussi migratori dal levante o dal inserirsi in modo diretto nella per evitare promozione contatti tra i della socialità cittadini e e dello spirito questi nuovi di quartiere, paria sociali n o n u t i l i zche arrivano zando gli da oriente; in spazi che fondo è storia Vi l l a p i a n a già vista da offre per queste parti: promuovere pensiamo a momenti di piazzale incontro tra i Moroni e cittadini e all’uso che se magari far si faceva negli che anche a n n i s e tqualcuno che tanta/ottanta, non vive qui come area possa prendestinata, dere in contacitamente e siderazione la i m p l i c i t apossibilità di mente, ad acpassare del cogliere le t e m p o a famiglie di Vi l l a p i a n a . quelli che per Penso, ad molti erano i esempio, allo “terroni”. spazio offerto La realtà in cui dai giardini Il palazzo di Villa Cambiaso nascosto e soffocato dagli edifici circostanti mi sono trodelle trincee o vato al mio ritorno è stata però mediterraneo. Ormai ci siamo abituati da piazza Bologna, dove non si differente, molti dei vecchi negozi ad avere un vicino di casa dell’est o vedono mai manifestazioni di alcun avevano resistito e di fianco a loro magrebino, i cittadini non hanno genere, dato che le attività il comune cominciavano a fiorire nuove attività, abbandonato il quartiere, ma anzi le concentra principalmente nel non solo le moderne case da gioco, spesso riforniscono presso le attività centro, favorendo così lo sviluppo di con le scommesse e le slot, ma anche che i cittadini della comunità migrante alcune zone della città piuttosto che di attività in grado di fornire nuovi hanno intrapreso. Girando per bar e altre. Quello di cui vedo la necessità servizi ai cittadini, di liberarli dal latterie si sente ogni tanto qualche sono quindi occasioni in cui costruire dover andare in centro, o ricorrere al lamentela rispetto alle usanze di e consolidare il tessuto di una società centro commerciale, per qualsiasi loro questo o quel vicino di casa straniero, di quartiere, occasioni che promuovanecessità. Sono nati ortofrutta, abitudini culinarie, differenti usi degli no l’incontro tra i cittadini che vadano panetterie, bar, ristoranti, parrucchieri spazi comuni etc, ma non sono più a sommarsi a quelle che già ci sono e perfino un’ agenzia di assicurazioni e numerose delle lamentele che si che vengono offerte in quasi totalità da un negozio di mobili e ninnoli ricercati ascoltano in riferimento alle abitudini spazi, negozi o circoli, di tipo privato. e costosi. Si sono sviluppati anche del savonesissimo signor Zunino, o Un investimento pubblico concreto servizi e centri di incontro come aree Parodi, del quarto piano che continua nella costruzione di un’identità che ricreative per ragazzi, circoli politici e a parcheggiare lo scooter o l’auto in rispecchi la comunità del quartiere e hanno ripreso nuova linfa i vecchi mezzo ai piedi nonostante gli sia stato che permetta ai cittadini di conoscecircoli e società che in precedenza detto “almeno un centinaio di volte” di re/riconoscere più a fondo dove erano sopiti. Vi è anche il bel progetto stare attento. Tirando le somme direi vivono, sentirlo effettivamente loro e di Villa Cambiaso di divenire un che i cittadini si sono organizzati bene, aumentare così quel sentimento di centro culturale come al momento a si sono occupati di far riprendere la sicurezza percepita di cui tanto si parla Savona non se ne trovano e farlo vita del quartiere, sfruttando anche la in questi tempi. convogliando in buona misura le nuova linfa offerta da chi si è trasferito Tirando le conclusioni, a conti fatti mi energie, e le sinergie, che il quartiere in Italia e a Savona negli ultimi anni. dispiaccio di essere rimasto arroccato mette a disposizione, ne è buona Quindi va tutto bene, beh non proprio, nel ruolo del critico, quindi espressione il giornale che ora state quello che purtroppo non vedo è la dell’osservatore, senza essermi leggendo costruito in buona parte m a n o d e l c o m u n e , d e l l ’ a mimpegnato in prima persona in questo dall’incrocio dei saperi di chi vive il ministrazione pubblica, in questo progetto di rinnovamento, comincerò quartiere e si presta all’iniziativa e processo di rinascita e rifondazione di a vedere il quartiere in modo diverso e distribuito attraverso il circuito dei una comunità; quello che è stato fatto è a partecipare alle sue iniziative, a commercianti locali. frutto della buona volontà dei privati partire da questo contributo.


4

Territorio

Anno XI n°61 - Giugno 2011

VillaCambiaso

DEL CARATTERE DEI LIGURI di Nicola Stefanelli

L

igurem malo assuetum è la definizione che dà dei Liguri Virgilio (Georgiche, II-168). Il vocabolario D’Arbela-AnnaratoneCammelli, alla voce “malum” (pag.660), la cita negli esempi, e traduce: “I Liguri abituati ai disagi”. Il termine traducibile con “disagio” o in altri modi di analogo significato (malanni, vita grama, difficoltà, e così via) in Latino è “malum-i”. Il lessico latino comprende però anche un altro vocabolo, “malus-i” che significa “albero della nave”; non sarà per caso che in Francese, lingua neolatina, l’albero della nave si indica con la parola “mat”. Nel vocabolario latino ne troviamo anche un terzo, ortograficamente identico al precedente, ma di genere femminile, come tutti gli altri nomi di piante; questo però non ha a che fare con l’argomento e indica l’albero del melo. I primi due menzionati differiscono per il genere (neutro il primo, maschile l’altro) e per la lunghezza della vocale “a”: nel primo caso breve, nel secondo lunga; tale differenza di lunghezza è solo una questione di metrica latina, che comporta una diversa possibilità di posizionamento del termine che contiene la vocale all’interno di un verso. Nel caso ablativo, quello in cui è usato nella citazione virgiliana, non c’è differenza ortografica, ma l’espressione “Ligur malo assuetus” in un componimento non poetico, o quantomeno non in versi, oltre che “Il Ligure abituato alla vita dura” potrebbe significare “Il Ligure abituato ad andar per mare”, “avvezzo alla navigazione”, per metonimia della parte (l’albero) con l’intero (la nave). Per virtuosismo virgiliano, per caso, o per che altro, quelle tre brevi parole caratterizzano perfettamente la figura tradizionale del Ligure, abituato alla fatica, alla difficoltà, e marinaio provetto. Terra magnifica, ma difficile, la Liguria: montuosa, poca adatta alle semine, all’agricoltura; tante pietre, e tanta fatica a tirar su muretti a secco per terrazzare, per creare con terra di riporto delle fasce da cui far nascere qualcosa da mangiare. C’è, vicino, un’alternativa: il mare, oltre quelle spiagge bellissime ma da cui nulla nasce: nel mare ci sono

i pesci, i molluschi, i crostacei, e per mare si può andare in altri posti a cercare ed a portare cose, a barattare, a trafficare: il Ligure diventa marinaio, e che marinaio! Non c’è solo Colombo fra gli esploratori dei mari, fra quelli che cercavano nuove terre e portavano civiltà (magari, purtroppo, a costo di distruggerne altre): i fratelli Vivaldi, i Malocello, Antoniotto Usodimare, Nicoloso da Recco… tutti Liguri, come Andrea D’Oria (va scritto così: “ex Auria”), che, oltre a trafficare, sul mare faceva bene la guerra, e che per questo, dopo aver trattato alla pari con Francesco I di Francia (quello del “tutto è perduto tranne l’onore e la vita”), riceveva e ospitava nel suo palazzo a Genova Carlo V di Spagna, quello sui cui domini non tramontava mai il sole. E una miriade di altri, i più senza nome, quelli arrivati fino a Trebisonda sul Mar Nero e che avevano una base, vera e propria città, a Costantinopoli, dall’altra parte del Corno d’Oro: Pera, con le sue mura, la sua Torre (ancor oggi qualcuno la chiama “Torre dei Genovesi”), i suoi fondachi, le sue banchine: una di queste, oggi parte integrante, con tutto il resto, di Istanbul, si chiama Galata; pronunciato per lo più dai forestieri Gàlata con l’accento sulla prima “a”, mentre i Turchi la pronunciano G a l a t à , o ssitono alla francese. Anche in questo caso il giusto sta nel mezzo: l’attuale nome, che oggi

indica l’intero quartiere, e che solitamente è denominazione della Torre, è quasi di sicuro una deformazione del genovese “calàdda”, “a calàdda”, il luogo in cui si calano le merci dalle navi (e ovviamente, anche si caricano). Fenomeni di questo tipo sono molto frequenti (è esistita ed esiste ancora una specie di “koiné” mediterranea) e reciproci: il turco “bakan” (ministro) non è forse presente nel Genovese, assieme allo “sha”(residuo di “pasha” = signore) del “vuscià” e al “mendil” (mandillu, fazzoletto) e così via? In un panorama come quello finora decritto non c’è da stupirsi se, già nel XII secolo un anonimo coniò un’altra azzeccata definizione: “Genuensis ergo mercator”: Genovese, Ligure per antonomasia, quindi mercante,


VillaCambiaso commerciante, uomo dedito ai traffici. Le caratteristiche evidenziate dalle definizioni prese in esame, abitudine alla vita difficoltosa, abilità marinara derivata dalla necessità trovare un modo di vivere meglio, col conseguente, prevedibile, approdo al commercio avrebbero determinato quelli che sono considerati i due aspetti fondamentali del carattere dei Liguri: il Ligure viene di norma ritenuto chiuso, riservato, perfino rustico e molto tendente alla parsimonia, all’attaccamento al denaro. C’è della logica, in questo: chi denaro ne ha poco, ne spende meno che può; spesso l’esser parco è conseguenza dell’esser povero; chi fatica molto ha poca voglia di divertirsi e molto bisogno di quietare, di starsene per i fatti propri: ovviamente, in tali situazioni, è facile diventare anche un po’ scorbutici. Anche chi commercia, chi il denaro lo rischia dopo averlo guadagnato sudando, chi lo investe e deve

Anno XI n°61 - Giugno 2011 affrontare spese per continuare, il denaro non lo spreca di sicuro, se ha sale in zucca e non ha vizi. Senza arrivare, se non in casi veramente patologici, a trasformarsi in un Pignasecca-Pignaverde come quelli ideati da Martin Piaggio e resi celebri

da Gilberto Govi, avrà tuttavia sempre un rapporto oculato e prudente col denaro. A Savona (Liguria) l’utilità di tale atteggiamento è stata codificata sulla pietra, undicesimo –laico– comandamento: “SUMPTUS CESUM NON SUPET” sta scritto sopra il portone

Territorio

5

d’ingresso di uno dei più bei palazzi nobiliari del centro storico, il Palazzo Sacco-Multedo di Via Sacco (la stretta via che da Piazza della Maddalena scende verso il porto). La scritta così come sta è poco comprensibile: ma è abbreviata, come normalmente si faceva –e non solo in Liguria– anche su altri supporti di scrittura (pagine di libro, lastre metalliche, marmi di epigrafi) per risparmiare spazio, e quindi materiale, tempo, e spese di esecuzione; per esteso andrebbe scritta così: “SUMPTUS CENSUM NON SUPERET”, e la si potrebbe tradurre in vari modi, tutti con lo stesso significato –e consiglio– di fondo: “L’impegno non superi la possibilità”, “L’investimento non superi la disponibilità finanziaria” in poche parole: “VEDI DI NON FARE IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBA” che, indubitabilmente, è un’ottima norma di vita in tutti i tempi e a tutte le latitudini.

LA CENTRALE A BIOMASSA DI CALIZZANO Di Marco Ferriero

I

l Comitato Territorio e Ambiente di Calizzano ha organizzato il 24 giugno c.a. un’assemblea pubblica presso il “Centro ricreativo la Fornace”, dove si è discusso della centrale a Biomasse in costruzione il località Madonna delle Grazie (a fianco dello stabilimento delle acque minerali). Oltre ad alcuni rappresentanti del Consiglio Comunale di Calizzano (fra cui il Vice Sindaco in carica), hanno partecipato all’assemblea Federico Valerio, Direttore del Dipartimento di Chimica ambientale dell’Ist di Genova, Silvia Varnero, Presidente della Commissione Ambientale dell’Ordine di Medici di Savona, e l’ingegnere Michele Bertolino, esperto di impianti a Biomasse. Gli esperti intervenuti all’Assemblea hanno spiegato ed esposto ampiamente gli effetti non salutari che simili impianti determinano sia all’ambiente, che sulla popolazione. Nonostante questo, il Vice Sindaco presente all’Assemblea, in rappresentanza dell’amministrazione Comunale di Calizzano, ha espressamente dichiarato che l’amministrazione

in carica si è mossa nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti vigenti, e che il progetto per la realizzazione della Centrale a Biomasse andrà avanti, nella piena consapevolezza che tale progetto avrà un ritorno di immagine per il territorio, ed un ritorno economico sia in termini di

occupazione, che in termine di incassi comunali per la tassazione Ici. L’assemblea pubblica, organizzata dal Comitato Territorio ed Ambiente di Calizzano, è un esempio di democrazia che parte dal basso. Qualsiasi amministrazione comunale ha il dovere morale di ascoltare i cittadini e di compiere le scelte che i cittadini stessi indicano in modo civile e democratico. Gli effetti non salutari sull’ambiente e sulla popolazione che il funzionamento di tali centrali determinano, come gli esperti intervenuti all’Assemblea hanno esposto e spiegato ampiamente, questi da soli dovrebbero indurre il Sindaco, e l’intera amministrazione comunale di Calizzano in carica, a fermarsi e a riflettere sull’effettiva utilità di portare avanti la costruzione di questa centrale a biomasse, in virtù del fatto che il primo responsabile della salute dei cittadini è proprio il Sindaco. Migliaia di posti di lavoro non valgono la vita di una sola persona e la tutela dell’ambiente in cui viviamo, figuriamoci undici “fantomatici” posti di lavoro.


6

Arte

Anno XI n°61 - Giugno 2011

VillaCambiaso

SELEZIONE OPERE DI AUTORI CONTEMPORANEI

A

rtisti partecipanti alla mostra “De Pulchritudine” organizzata a Villa Cambiaso da “Ellisse - Cultura per il territorio” nel Giugno 2011: Luisa Bagnasco, Daniela Ghigliano, Giulio Mosca, Silvio Rosso, Cesare Botto, Marco Magrini, Gloria Fava, Rebecca Forster, Mario Corte, Francesco Rinaldi, Luca Paolella, Adriana Giorgis, Elena Monaco, Marco Brilante, Giulio Fantone, Marina Falco, Daniela Cassano, Grazia Aleotti, Anita Olivetti, Rosa Maccaronio, Moira Franco.

Sopra: Presentazione nel Salone della Fontana a cura di Alessandro Abrate, Anna Maria Zecchino, Pio Vintera. Sotto e a destra: Sequenza delle opere selezionate da “Ellisse” esposte nelle sale del Museo Cambiaso.


VillaCambiaso

Arte

Anno XI n°61 - Giugno 2011

7

SULLA PITTURA DI IRIS DÉVOTE LITTARDI Estratto del commento di Franca M. Ferraris

L

a Creazione e le Maschere è il titolo della mostra espositiva nella quale Iris Dévote Littardi, presenta le proprie opere ad olio su tela, dal 21 al 29 maggio 2011. A ospitarla sono le prestigiose sale della cinquecentesca Villa Cambiaso in Savona. La Pittrice, nata in Israele, dopo aver compiuto la propria formazione artistica presso l’Accademia di Belle Arti a Firenze e aver poi soggiornato in Grecia, in Francia e a Montecarlo, è approdata a Ventimiglia, nell’estremo Ponente Ligure. Questi continui spostamenti, le hanno conferito quell’impronta di cosmopolitismo che è fonte, soprattutto per chi si occupa d’arte, di un’indispensabile costanza innovativa. È naturale dunque che, nelle tele cui con successo si dedica da oltre un ventennio, la Pittrice manifesti un’assidua ricerca del nuovo, pur serbando il mare e le visioni immaginifiche che vi si associano, come prediletta compagnia di viaggio. [...] Così, con la sua indiscutibile tempra artistica, Iris trascende i limiti della realtà per esprimere la vita dell’inconscio, il sogno e gli automatismi psicologici attinenti. Osservando queste tele, per certi versi viene naturale un richiamo alla pittura di uno dei più famosi esponenti del Surrealismo qual è Salvador Dalì, per altri invece, la Pittrice se ne distingue, chiamando in causa l’idea di un misticismo che esalta le forme assolute della bellezza e dell’amore, anche divino, come nella tela in cui appare la figura della Madonna col Bambino Gesù, l’aureola di alghe e i pesci adoranti, questi ultimi declinati

nel simbolo della Divinità. L’immagine evoca il Cristo degli Abissi, ma qui è la celeste figura materna di Maria che regna nel mare, come in un cielo riflesso. Occorre guardarlo questo mare, e immergere gli occhi nelle sue acque dove ebbe origine la vita nella Creazione, per comprendere il motivo che ha

M

suggerito a Iris Dévote Littardi di unire, nel titolo della mostra, le due parole: Creazione-Maschere. Dal loro accostamento simbiotico proviene il messaggio che accende un’intensa luce nelle sue opere: il mistero di qualsiasi atto creativo è, ad un tempo, “spiritualmente terreno e sensualmente celeste”.

i chiamo Iris Dévote Littardi, e sono un’artista che collabora con l’Associazione “La caramella buona” contro la pedofilia perché penso che, a questo crimine, debba essere data una maggiore risonanza e rivolto uno sguardo più attento affinché questa sorta di malattia che, nella società odierna, inquina e oltraggia in modo irre cuperabile il m o n d o d e ll’infanzia, possa essere meglio combattuta e decisamente vinta.


8

Teatro

Anno XI n°61 - Giugno 2011

VillaCambiaso

SUL PALCOSCENICO DELLA VITA Prefazione di Milena Milani su “Animali in Teatro” di Franca Maria Ferraris

G

li animali in teatro di Franca Maria Ferraris mi stanno tenendo compagnia da mesi. Da quando ho ricevuto il manoscritto mi sono addentrata nelle storie che lo compongono e adesso anche di più, perché il libro viene pubblicato con la copertina e i disegni colorati di Michela Savaia che, a loro volta, partecipano alla grande recita collettiva, su un palcoscenico ideale di cui anch’io sono meravigliata spettatrice. Un bestiario singolare, animali-attori che raccontano le loro vicende, come se fossero persone e intanto entrano nelle esistenze altrui, quelle degli uomini e delle donne sulla terra, i quali accettano con stupore e piacere le osservazioni e i commenti delle bestie che sono, in fondo, la nostra proiezione umana. Certamente, nel riflettere su quanto succede, diciamo a noi stessi che tutto è vero. Infatti chi ha avuto la fortuna di vivere gli anni dell’infanzia accanto agli animali, soprattutto domestici come cani e gatti, è diverso dagli altri, perché ha in sé un’esperienza unica e indimenticabile. Chi ha trascorso lunghi periodi in campagna può essere considerato privilegiato perché ha potuto rendersi conto di quanto le bestie contino nelle nostre giornate, dai cuccioli che aprono gli occhi, fiduciosi nei loro padroni, fedeli in ogni senso a coloro che gli vogliono bene, con i quali hanno uno scambio totale di affetto, a quelli cresciuti e invecchiati in una famiglia che li ha allevati, curati e protetti. La Ferraris è una persona speciale, con il suo sguardo attento vede e coglie anche gli impercettibili segni che passano da uno all’altro essere vivente, quella complicità che esiste anche a nostra insaputa, con le sfumature più sottili e vivaci, tra chi è una creatura umana e

tra chi gli è devota, due entità che si comprendono e che, per miracolo, si sono scelte. C’è anche, nel suo universo poetico, una vasta gamma di animali poco conosciuti, bestie che possono intimorire o impaurire, di cui l’autrice, con mano felice, traccia i ritratti. Tutti compaiono sul palco allestito per la rappresentazione, ognuno nel proprio ruolo quasi fosse in attesa di applausi. Un elenco di protagonisti come nell’antologia di Spoon River, e ognuno colpisce la nostra immaginazione. Savaia con le sue tavole brillanti, contribuisce a farceli scoprire nelle singole sfaccettature, nelle insolite posizioni con cui si presentano ai nostri occhi, quasi fossero veramente parlanti, pronti all’attacco o alla sottomissione. La lista è lunga, perché tantissime sono le varietà degli animali, dai primordi del mondo a oggi. Eccoli alla ribalta, in attesa dell’esibizione. Franca Maria Ferraris continua a muovere i suoi fili con estrema cautela perché la tenerezza potrebbe vincerla

e lei, invece, vuole essere equilibrata. È una poesia, la sua, dove ogni animale si presenta al meglio, senza avere, però, studiato la sua parte. Le bestie descrivono se stesse con amorevole partecipazione: “Accettateci, cercate di capire come siamo, veniteci incontro, e noi faremo come voi, contribuiremo a rendere più bella la vita, ognuno al proprio posto, con diritti e doveri”. Il paesaggio dove si svolgono i monologhi che in fondo sono dialoghi, fa da scena agli avvenimenti. Il sipario è ormai aperto ai due lati con il suo velluto rosso cupo, le decorazioni in oro zecchino luccicano di splendori, le voci riempiono lo spazio, vivificano l’ambiente, lo inventano a seconda di chi viene avanti. Inizia il passero, di solito frivolo e cinguettante, stavolta è affamato e cerca il cibo, c’è neve e inverno, si troverà qualche briciola per lui? La rassegna va dal corvo allo scorpione, dalla farfalla all’iguana, dall’ape alla tigre, dal cobra all’agnello, sino al gran finale molto letterario, l’enorme balena Moby Dick, sempre tutta bianca, come fosse innocente e invece non lo è. Si chiede la Ferraris: “Chi vincerà tra il Bene e il Male?” È una domanda che anche i lettori si pongono e non vorrebbero che lo spettacolo fosse già al termine, bisogna dirlo all’autrice. Il sipario si chiude con l’immagine del liocorno, animale del mito, chiamato “il transformer” che, in quell’unico corno, ha la possibilità di essere trasformato in altri animali. Proprio come la poesia dove ogni parola, a seconda del contesto, può assumere significati diversi. Questo strano Spoon River delle bestie parlanti resta nel ricordo come poesia da rileggere, con il suo ritmo musicale, le sue varie tonalità, le sue realtà e il suo mistero.


VillaCambiaso

Anno XI n°61 - Giugno 2011

ATTIVITÀ TEATRALE

I

l laboratorio teatrale tenuto nelle cantine di Villa Cambiaso a corsi completi ha prodotto la realizzazione di tre importanti spettacoli con successo di pubblico, il tutto sotto la regia e direzione di Jean-Pierre Lozano. Lozano, in precedenza, ha

svolto nel salone della fontana di Villa Cambiaso un Recital accompagnato al pianoforte da Claudio Santi; una performance teatrale in occasione della presentazione “Animali in Teatro” di Franca Maria Ferraris con il commento di Milena Milani e illustrazione della pittrice Michela Savaia. Per ultimo ha prestato la sua voce per leggere brani degli ultimi due libri di Bruno Marengo. I tre spettacoli teatrali in ordine cronologico sono stati: “Il Malinteso” di Albert Camus, “Il Pellicano” di August Strindberg e “La Dimora” di Jean-Pierre Lozano. Pio Vintera

Teatro

9


10

Moda

Anno XI n°61 - Giugno 2011

VillaCambiaso

SFILATA DI MODA “MILLE E UNA NOTA” Organizzata da “StarFilm” nell’Aprile 2011


VillaCambiaso

Anno XI n°61 - Giugno 2011

Musica - Letteratura

11

CONCERTO CLASSIC JAZZ CON GIUSTO FRANCO TRIO

Venerdì 8 Luglio 2011 ore 21.15 Giusto Franco - Piano Francesco Barone - C/Basso Fabrizio Poggi - Batteria Direzione artistica: Pio Vintera

INCONTRO CON L’AUTORE Tra realtà e sogno: Il tempo come memoria e come futuro

P

resentazione degli ultimi due libri di Bruno Marengo nel Giugno 2011 in occasione di due importanti riconoscimenti: “Esperando Sevilla” Vincitore per la narrativa del “Premio Garcia Lorca 2011”. “Il tempo non ritorna” Premio speciale critica per la narrativa “Premio Europeo di Arti Letterarie Via Francigena 2011”. Da sinistra verso destra: Jean-Pierre Lozano (Attore che ha recitato brani dei due libri), Franca Marria Ferraris (Poetessa e Critico d’Arte), Bruno Marengo (Autore premiato, Ex-Sindaco di Savona e di Spotorno), Franco Astengo (Politologo e Critico).


IL TEATRO DELLA POTENZA PRESENTA

LA DIMORA DI

JEAN-PIERRE LOZANO

SPETTACOLO

NOTTURNO NEI GIARDINI DI VILLA CAMBIASO CON GLI ALLIEVI DEL LABORATORIO TEATRALE

VENERDÌ 1 E SABATO 2 LUGLIO 2011 ORE 22.00


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.