Villa Cambiaso n° 59

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RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PORTA www.villacambiaso.it

VillaCambiaso Villa Cambiaso Aut. Trib. di Savona N° 544/03 - Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

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Anno XI - N° 59 - Novembre 2010 - Direttore: Pio Vintera - Dir. Resp: Fabio Sabatelli - Copie riservate ai soci

Redazione: Via Torino, 10 - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Stampa: Marco Sabatelli Editore - Grafica: M. Vintera - Fotografia: Veronica

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VIAGGIO BREVE ATTRAVERSO I QUARTIERI DELLA CITTÀ di Claudio Tagliavini VILLAPIANA: “I Nordici di Savona”

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asce all’incirca con la rivoluzione industriale a metà del XIX°secolo. L’impulso demografico fa sì che dal centro/mare, la città, si espanda lentamente verso le colline a nord del savonese. Quel fazzoletto di terra risulterà essenziale per il collegamento con il basso Piemonte. Nell’area che va dalla Valletta S. Lorenzo (Punte du sboru) al convento di S. Teresa, dove scorreva l’antico Letimbro, subisce numerose trasformazioni. Agli inizi del ‘900, l’insediamento prevalentemente proletario, ha fatto di questo quartiere una delle zone più popolari della città. La Scarpa & Magnano, sorta nel 1926, ne rappresenta l’evoluzione economica; da periferia campagnola diventa centro di produzione e di sviluppo. Una minore, ma ingegnosa imprenditoria, fa da supporto alla crescita economica di tutto il

SANTA RITA Il caso mensa Caritas: occorre ripensare il concetto di solidarietà

territorio. Basti citare la fabbrica dei canditi SEAL di via Torino, con particolare attenzione per la lavorazione dei chinotti che occupavano gran parte dei giardini e degli orti savonesi. La fabbrica delle calze, le fialette (Brondi e Saroldi), la Italrefrattari in via Repusseno, la Ideor (biciclette) in via Oxilia, la fonderia Borniquez, la Fornicoke, la fabbrica delle pipe, la vetreria Viglienzoni, solo per citarne alcune. Generazioni che, con il loro impegno, ci hanno portato ai nostri giorni. Hanno speso le loro energie in tempi nei quali si usava ancora il tram a cavalli, la radio a valvole, la penna ad inchiostro, ecc. Siamo giunti così ad oggi, i tempi della Televisione, del Computer, dei D.V.D, dei navigatori satellitari, ecc.. Il giovane d’oggi ha assimilato, un progresso inimmaginabile ancora cinquant’anni fa. Per i meno giovani,

e proteste dei cittadini di S. Rita verso le persone, perché di questo si tratta non dimentichiamolo mai, che usufruiscono della mensa della Caritas hanno comunque un inizio ed una ragione. Il primo, prettamente ideologico, è il concetto ormai stabilmente radicato che un emarginato è un delinquente a prescindere. Basta qualche episodio, riprovevole e da condannare sempre, per criminalizzare una massa di indigenti. Ma è un concetto transitato dalla politica di oggi, quindi difficilmente risolvibile a breve termine. Il secondo che la mensa porta veramente problemi autentici, che non sono però legati tanto alla localizzazione ma al consolidamento dell’emarginazione che questo sistema di sostegno radicalizza. Chi viene spinto fuori dalla società per

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Continua da copertina possiamo credere che non sia stato tutto semplice, anzi, il cambiamento è passato attraverso piccoli, continui e inavvertiti “traumi”, la trasformazione ha modificato il rapporto tra le persone. L’amicizia, l’amore, l’altruismo, l’entusiasmo, lo spirito d’appartenenza, sono presenti in modo diverso nei nostri cuori. Il legame verso il proprio quartiere è andato, lentamente, cambiando. Quel passaggio può essere compreso meglio da chi ha vissuto il dopoguerra. Ricorderà quella trasformazione a partire dalle rivalità tra le bande di ragazzini che in nome di una presunta supremazia territoriale si battevano a pietrate. Ad esse seguiva, inevitabilmente, una dignitosa pacificazione salvo riprendere le ostilità, il giorno dopo, con nuove pietrate. Gli adulti conducevano una vita modesta, spesso condizionata da sacrifici ma aperta, libera da opportunismi e dal conformismo, sostenuta sempre, dalla voglia di viverla con entusiasmo. Una vita che scorreva ingenuamente, nel quotidiano susseguirsi di episodi folcloristici a volte anche paradossali. Una vita molto diversa. Vale la pena di citare alcune scenette che, alla luce dei nostri giorni, possono apparire incomprensibili. In Via Torino, centro della vita quartierale, subito dopo la guerra, un contadino venuto dalle valli circostanti con la sua mucca, si fermava in uno slargo di via Torino col fondo sterrato. “Professionalmente” faceva scivolare sotto le grosse mammelle dell’ingombrante, ma

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Anno XI n°59 - Novembre 2010 simpatico animale, un secchio. Lo riempiva con il latte appena munto affinché i passanti potessero acquistarlo anche se coperto da uno strato di mosche ancora in movimento. Quella ”variante” non scoraggiava nessuno all’acquisto. In fondo si trattava solo di spostare quelle “bestioline”. Un’altra scenetta di quei tempi, narra che dalle finestre delle case operaie di Via Milano, durante l’oscuramento notturno, trapelava un filo di luce nonostante l’obbligo dell’oscuramento. Quel minuscolo chiarore proveniva dal gabinetto (oggi si dice bagno) di un appartamento del secondo piano. Seduto sulla tazza, un vecchietto di origini piemontesi, stava esercitando le sue funzioni quando dalla strada, quel filo di luce, venne notato dalla ronda di servizio. Partì un urlo: “Chiudete le finestre per Dio!”. Il vecchietto, che stava probabilmente leggendo il giornale, rispose con altrettanta veemenza: “Criste s’peul gnanca caghè”. Si racconta ancora che, una sera, in “piazza d’armi”, oggi piazza Bologna, punto di riferimento per la gioventù ma anche per gli anziani, si svolgesse un gioco piuttosto chiassoso. Beh! non ci crederete ma per molti anni si è raccontato che, per quella baraonda, dal terzo piano un inquilino che faceva i turni di notte e innervosito lanciò una stufetta a carbone, ancora accesa, dal suo balcone. Parlando della “Cianna” non si può dimenticare il grande circo FAMEL il cui repertorio contemplava scene di vita locali in chiave umoristica. Si trattava di un complesso para-atletico formato da un

gruppo di operai della Scarpa & Magnano simpaticamente autodefinitosi “Gran Circo Internazionale della Svenkas Ginnastik”. Tra i suoi caratteristici membri spiccava il gigante Golia interpretato da uno spilungone denominato “Curdelinna”, il sollevatore di pesi Ugo Varicelli, il giocoliere Angelo Canepa (Angin), i lottatori Angelo Baeli (Giullu, dal fisico imponente, primo Re del carnevale) che si batteva con il piccolo Baccino, suo inseparabile amico nella vita. Macchiette che venivano portate in scena da GianCarlo, il nanetto. Di queste storie singolari ce ne sono un’infinità. Parlare di Villapiana è un invito ad esaltarne la vocazione popolare. Ciò che ha legato saldamente i suoi abitanti, fin dalla sua formazione, è una naturale propensione alla solidarietà, all’accoglienza. Come dicevo, però, col tempo quei sentimenti si sono indeboliti. In questi ultimi cinquant’anni il quartiere di Villapiana ha conosciuto momenti austeri seguiti, più recentemente, da altri più critici. La Scarpa & Magnano non c’è più, gli abitanti tradizionali sono ridotti ad una minoranza. Tuttavia non si può dire che la sua vocazione popolare sia svanita del tutto. Le circa 12.600 anime che la compongono, appartengono ad una nuova generazione molto diversa da quella del passato, certamente con caratteristiche adeguate ai tempi, non paragonabili al mondo scomparso. Rimane ancora vivo, in questa gente, l’orgoglio di appartenenza che fa di questo quartiere una riserva di energie importanti per una città bella e ridente come la nostra. LAVAGNOLA: “U burgu”

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Piastrelle in ceramica sui Muretti di Villa Cambiaso eseguite da Annamaria Galleano

Nord di Savona, tra colline d’intensa vegetazione (conifere, castani, betulle, ecc.) si fanno strada due corsi d’acqua; il Lavanestro e il Letimbro. Questi due torrenti, seminascosti tra gli alberi e le pietraie da loro stessi create, scorrono energicamente, emettendo una dolce sinfonia dai toni rilassanti che ritma allegramente con la freschezza e la limpidezza delle loro acque. Entrambi incostanti nella portata, esercitano la loro maggiore “virilità” durante la stagione invernale. Non ci hanno fatto mancare esibizioni imponenti, tali da superare quella soglia di sicurezza che può sfuggire, colpevolmente, al controllo umano. Proprio quando l’irrefrenabile corsa solitaria, dei due


VillaCambiaso corsi d’acqua, finisce per incoronare la loro unione, si affaccia il vecchio borgo di Lavagnola divenuto, nel secolo scorso, la Prima Circoscrizione del Comune di Savona. Nella valle del Letimbro, percorrendo un itinerario mistico, si affacciano le nove “cappellette” che accompagnano il devoto nel suo peregrinare verso il Santuario di N.S. di Misericordia. La creazione della Basilica ha origine nel lontano 1536 nello stesso luogo dove apparve la Madonna al contadino Antonio Botta. Fu il 18 marzo di quell’anno che, mentre potava le vigne, ebbe quella straordinaria visione. Papa Pio VII° vi si recò tre volte nel 1809 ancora prigioniero di Napoleone, e nel 1815 quando i n c o r o n ò solennemente la statua della Vergine. Il vecchio b o r g o d i Lavagnola, fino ai primi anni del secolo scorso, era delimitato: ad Est, dai caratteristici lavatoi (i trôeggi) il cui rifornimento d’acqua proveniva da un canaletto denominato “U Beu”. In quel luogo si recavano le lavandaie, vestite di lungo come usava allora, con la testa coperta da fazzoletti scuri per raccogliere i capelli. Insaponavano, sbattevano, risciacquavano i panni e la biancheria che poi stendevano sull’erba, al sole. A Nord, sorgeva lo stupendo ponte romano, al di sopra del quale, impera tuttora la chiesina di S. Martino e, a poca distanza da essa, la bellissima chiesa di S. Dalmazio. Ad Ovest: “la cava” (a côva) dalla quale si ricavavano le pietre necessarie per costruire muri, confini e i tipici muretti a secco necessari alla creazione di fasce nelle quali avrebbero trovato la loro collocazione; ulivi, vigne, ortaggi in generale. Anche la cronaca (nera) si dovette occupare di quel borgo. Il 2 febbraio 1865, tale G.B. Cerro (Giabbe), contadino quarantacinquenne, abitante in Via Colletto, uccise la moglie Bonifaccina, trentenne. La tragedia sembrerebbe finire li ma così non fu. Il Giabbe, commesso il misfatto, ebbe il coraggio di

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Anno XI n°59 - Novembre 2010 presentarsi dal suo parroco, annunciandogli l’improvvisa morte della moglie. Il religioso, che conosceva bene il soggetto, sospettando ciò che in effetti era accaduto, avvisò i carabinieri, i quali accorsero immediatamente sul luogo, trovando il Cerro nella camera della donna senza vita. Durante l’interrogatorio fece dichiarazioni incredibili negando d’aver commesso il delitto. Fatto straordinario fu, che il 25 marzo dello stesso anno, appena una settimana dopo che la Camera dei Deputati approvò l’abolizione della pena capitale, la Corte d’Assise di Savona pronunciava, con il verdetto di

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trattamento dei chinotti divenuti simbolo di Savona. Sempre per la sua vocazione popolare nacquero e si svilupparono ben cinque Società di Mutuo Soccorso. Negli anni quaranta il calcio savonese lasciò lo stadio di Via Frugoni per trasferirsi nel nuovo campo sportivo “V. Bacigalupo” di Corso A. Ricci. La gioia degli sportivi si rinnovò assistendo alle prodezze degli atleti concittadini: Borgo, Bianchi, Canepa, Cappelli, Caviglione, Vanara, prima e Varicelli, P e n d i b e n e . Vi g n o l o , G h e r s i , Castagno, Lamberti, dopo, solo per citarne qualcuno. Fu molto seguito anche il calcio minore che socializzò

Palazzo storico di Lavagnola, olio di Pio Vintera colpevolezza, la condanna a morte dello sciagurato. Il 13 luglio, alle cinque del mattino fu impiccato. Fu l’ultima sentenza capitale nel savonese. Quell’avvenimento suscitò indignazione nella popolazione, ma segnò anche la fine di un’epoca. Da allora, Lavagnola, ha vissuto in armonia producendo vita dalla rigogliosa terra che la circonda. Incominciò ad espandersi, e nella seconda metà del secolo scorso divenne un quartiere moderno, socialmente avanzato. In essa si riversò molta gente operosa che sviluppò quel quartiere divenuto fonte di ricchezza per l’intera città. Ospitò la Conceria Delle Piane la cui struttura, pur fatiscente, è ancora visibile nella vecchia Via Garrone. A poche decine di metri si trovava la prima sede dello stabilimento Gavarry. Oggi, più grande e più moderno ma con sede ad Albisola Capo. La fabbrica di canditi Besio trasferitasi da via Torino, tuttora operante, assunse notorietà per il

molti giovani usciti dalle tristezze della guerra. Il desiderio di sprigionare tante energie, soffocate durante il periodo bellico, diede vita ad una nuova gioventù desiderosa di impegnarsi. Lavagnola fu palestra di vita per tanti ragazzi. La politica di quel periodo creò due “palestre sociali” contrapposte. Una che faceva capo alla società operaia di mutuo soccorso (U clubbe) e l’altra alla parrocchia di S. Dalmazzo. Per quel motivo nacquero anche due società sportive con due squadre di calcio; la S.M.S. “Libertà e Lavoro” che rappresentava il cuore “rosso” del quartiere e la “Lavagnolese” squadra della parrocchia (dei preti) di S.Dalmazio che ne rappresentava quello “bianco”. Oggi Lavagnola non ha quasi più nulla del passato se non i monumenti storici. I suoi palazzoni rendono improprio il termine di periferia ma non quello di un quartiere che ha fatto la storia di Savona.


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Continua da copertina qualsiasi ragione è una persona priva di quella forza di volontà necessaria ad affrontare le evenienze della vita, quindi difficilmente troverà dentro di sé la forza di reazione se non attraverso accorgimenti mirati e validi solo se applicati per ogni singola persona. Tralasciando i motivi psicologici che lo portano verso l’alcolismo, il tabagismo, patologie di vario tipo e forme di rabbia repressa sempre possibile di esplosione, il primo problema che si trova ad affrontare un senzatetto, oltre alla ricerca di un riparo, è quello di nutrirsi. Questo diventa l’unico scopo della vita, per il quale è necessario “combattere”. Se questo scopo viene raggiunto senza fatica, allora la condizione dell’indigente si fossilizza nella’attesa del pasto ed il resto della giornata viene affidato al nulla se non alla questua per alcol e sigarette. Un esempio: la raccolta media di una giornata di elemosina è attorno ai trenta euro. Un gruppo di tre persone organizzate fra loro potrebbe tranquillamente pagarsi un affitto e vivere decorosamente anche con questo sistema di “lavoro”. Non succede, mai. Non succede proprio perché il problema primario, mangiare, viene risolto senza fatica. Questo è meritorio, certamente i volontari che si occupano di questo meritano non una ma dieci medaglie, ma a medio termine priva della dignità personale. Non dimentichiamo che dopo l’istinto di sopravvivenza l’impulso più forte di un essere umano è la libertà, ed anche se illusoria e innaturale questa è la condizione che un senzatetto vive quotidianamente. Proprio la mancanza di dignità rafforza questo concetto di essere liberi di vivere la propria vita. Quello che tanti anni fa era il concetto base dei clochard parigini, spesso autentici pensatori ed artisti, si è tramutato in una invenzione mentale che porta rapidamente alla distruzione dell’individuo. Cosa fare è semplice, basta volerlo. Un esempio concreto viene da Pistoia, dove una comunità,

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gli Elfi, da molti anni vive sull’Appenino dove ha occupato alcuni antichi villaggi abbandonati. Nel tempo, hanno riattato le vecchie case fatiscenti e vivono di agricoltura autoproducendo il loro fabbisogno. Dopo resistenze iniziali hanno instaurato un ottimo rapporto con i paesi vicini, senza mai un problema. Molti clochard ci vanno a vivere sempre integrandosi perfettamente. Un altro esempio viene dalla comunità

renderlo continuativo. Assicuro, conti alla mano, con molto minor costo dell’attuale sistema. Ma non possedendo personalmente l’esclusiva della logica, sono certo questo lo sappiano tutti gli operatori di volontariato. Mi chiedo allora perché non si ripensi il concetto di solidarietà, che deve diventare interattiva e annullare sprechi e a volte anche clientelismi, non è certo il caso della Caritas, a volte assurdi. Occorre

di S. Patrignano dove lo scomparso Vincenzo Muccioli recuperava persone con problemi molti più gravi sempre attraverso il lavoro e il recupero progressivo della dignità personale. E per questo massacrato da media e istituzioni. Ma gli esempi sono tanti, sempre con risultati ottimali. Quanti vecchi poderi abbandonati esistono in provincia di Savona? Quante strutture, anche enormi e lasciate al nulla, posseggono il Comune e la Chiesa? Si crei una comunità agricola autogestita ma con regole precise, si cerchi il sostegno di psicologi anche neolaureati (non servono geni dell’inconscio ma solo persone capaci di rapporti umani), si utilizzino pensionati per realizzare una scuola di lavoro. Si chiuda la mensa di S. Rita destinando le risorse impiegate ad un progetto di recupero e non di sola sussistenza. Sono certo tutti i cittadini savonesi, non solo di quel quartiere, contribuiranno a

distribuire non più la concessione di vivere ma il sostegno individuale delle istituzioni, se davvero si vuole risolvere il problema. Il vero scopo di un’associazione di beneficienza dovrebbe essere la sua scomparsa per mancanza di “lavoro”. Noi viviamo in una società competitiva ed emarginante, il numero delle persone in difficoltà crescerà esponenzialmente creando gravissimi problemi. Nella nostra città già esiste un fenomeno semi sconosciuto di anziani che non chiedono sostegno proprio per dignità, ma per mangiare, raccolgono gli avanzi dei mercati quando non addirittura dai cassonetti. È accettabile? Accettabile che donne di più di 80 anni, dopo una vita di lavoro, facciano le pulizie in casa dei vicini per raggranellare qualche euro? Penso la risposta sia ovvia, per chiunque viva in questa città o altrove. Guglielmo Giusti


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Moda

SFILATA DI MODA A VILLA CAMBIASO Organizzata nell’Anfiteatro di Villa Cambiaso nel giugno 2010 dal Circolo Scientifico Culturale Agapè “Amici di Lorenzo Spotorno” con la direzione della Presidentessa Stefania Spotorno

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Teatro

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IL TEATRO DELLA POTENZA La scuola di Jean-Pierre Lozano nelle cantine di Villa Cambiaso

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el “ventre” di Villa Cambiaso a Savona, in via Torino 10, pulsa il “Teatro della Potenza” di Jean-Pierre Lozano. Fra le mura suggestive delle cantine, fondamenta quattrocentesche della Villa, si è aperto un laboratorio teatrale permanente nella città di Savona, dove tutti possono avvicinarsi in prima persona all’arte teatrale. Il “Teatro della Potenza” va inteso come creazione continua, come azione magica totale. Il Teatro non può ritrovare se stesso, cioè costituire uno strumento di autentica illusione, se non fornendo allo spettatore veridici precipitati di sogni. Oggi, come un tempo, la gente é avida di mistero, non chiede di meglio che prendere coscienza delle leggi attraverso le quali il destino si manifesta, e intuire forse, il segreto delle sue apparizioni. È necessario che il Teatro ci restituisca tutto ciò che é nell’amore, nel delitto, nella guerra o nella pazzia. Per esempio, la parola nel Teatro, deve essere utilizzata in senso concreto e spaziale, cioè manipolandola come se fosse un oggetto solido che smuove le cose, prima nell’aria, e poi in un terreno infinitamente più misterioso e segreto. Lo spettacolo teatrale non può e non deve essere considerato come il riflesso di un testo scritto, ma come ardente proiezione di tutte le conseguenze obiettive che si possono trarre da un gesto, da una parola, da una musica, da un suono... Il laboratorio “Teatro della Potenza” tende innanzi tutto a rimettere l’attore

al centro dell’azione teatrale dopo un secolo di dominio registico. L’attore è e rimane l’essenza dello spettacolo. Il lavoro si svilupperà attorno al progetto triennale “PRESENZE” che porterà dopo l’Ambientazione Sonora (primo anno), agli sviluppi della Presenza Lucente (secondo anno) e dell’Azione Attoriale Altro-Locata (terzo anno) ossia le attivazioni “Spettro-Fantasma-Ritornante”. L’integrazione di questi tre stadi porta ad un risultato scenico-spettacolare completo di rivelazione, interazione e relazioni tra le “PRESENZE”. Poiché non ci sono Relazioni astratte o concrete, ci sono solo Relazioni o Non-Relazioni. I referenti principali sui quali ho sviluppato il mio lavoro, tra alcuni altri, sono Antonin Artaud (attoreregista) e Jacques Derrida (filosofo), le cui notorietà si passano di commenti. E’ ben chiaro che siamo inoltre permeati anche dal pensiero di Nietzsche, Heidegger, Deleuze ed altri ancora. Il pubblico crederà ai sogni del Teatro solo a condizione che li consideri realmente sogni, e non mero calco della realtà. Cogliamo l’occasione per ringraziare la sensibilità, lungimiranza e disponibilità del Prof. Pio Vintera per l’accoglienza a Villa Cambiaso (SV) di questo progetto, un luogo fondamentale della cultura savonese. Verranno proposti spettacoli teatrali in Vi l l a C a m b i a s o p r o d o t t i d a l Laboratorio.

A febbraio 2011 il Teatro della Potenza organizza in Villa Cambiaso: “PRESENZE”. Progetto di JeanPierre Lozano. Ambientazione Sonora nel Teatro. Workshop di Lozano JeanPierre e Luca Pagani. OLTRE LA SCENA l Workshop verte sulla creazione del suono(i) che ha una sorgente e uno spazio di diffusione scenico (non più circoscrivibile dal momento della s u a d i ff u s i o n e , e m a n a z i o n e ) all’interno del quale: l’attore(i) o Agente(i) evolve e si evolve, é soggetto a mutazione, mutamento, muove dunque cambia. Verranno create situazioni semplici di evoluzione all’interno e nei limiti di uno spazio scenico, avvolto da sonorità diffuse in tale ambiente, diremo riempitive di tale ambiente come l’acqua riempie un acquario! Le situazioni narrative, suggerite da noi e/o dai partecipanti, sia attoriali che musicali, porteranno alla comprensione, all’intendimento, del formidabile strumento di spettacolo che è la creazione di più piani narrativi, siano essi sovrapposti o fusi, in armonia o in contrasto. La parte propriamente applicativa del Workshop, si svolgerà all’interno di una serie di “Contenitori”, nei quali attraverso esercizi pratici si potranno immediatamente trarre risultati del lavoro svolto. I partecipanti si dividono in due categorie: I Musicisti o Creatori Sonori e Gli Attori o Agenti. Sotto la guida dei due organizzatori verranno immediatamente messi in condizioni di poter sperimentare i vari contenitori. Per coloro che lo vorranno si potranno sperimentare sia nell’una che nell’altra categoria. Per essere ammessi al workshop non occorre una preparazione tecnica e musicale specifica. Per al sua originalità il workshop è di sicuro arricchimento per l’esperienza anche a musicisti praticanti. Per il resto non è richiesta una preparazione specifica, essendo accettati partecipanti di qualsiasi livello che abbiano o no esperienze teatrali precedenti. Per al sua originalità il workshop è di sicuro arricchimento per l’esperienza di attori di un livello più avanzato. Informazioni per partecipare: Lozano Jean-Pierre, Tel: 3405367281 e-mail: parodilozano@libero.it www.teatrodellapotenza.jimdo.com

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Arte

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SOTTO LO STESSO CIELO Commento di Franca M. Ferraris sulla mostra di Giovanna Crescini a Spotorno

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quello della stessa ittrice, ma ora pittrice o celano una anche ceramista, parola, se non Giovanna Crescini, addirittura un detto. umbra di origine, opera Quanto ai numeri, sul territorio ligure invece, si trovano come esponente di sempre, fra gli altri, rilievo nel panorama quelli che formano il dell’arte contemporaduemiladieci, l’anno nea. La prestigiosa sala del suo esordio nei espositiva del Palace di lavori in ceramica. Spotorno, con la vetrata Anche come ceramista, che si affaccia sul mare, alla Crescini, oltre che ospita le sue coloratissiper la sbrigliata fantasia me tele: un tripudio di e l’incisività figurale, colori che non va fatto l’elogio del conflagrano con colore, poiché il nitido l’azzurro cobalto del cromatismo è una delle mare, ma vi si sue qualità più eclatanti, inseriscono perfettaquella che dà la cifra di mente come in una una forte energia nuova, sorprendente interiore e di una cornice. specchiata solarità. Di Le opere di Giovanna fronte alle opere di Crescini sono oli su tela questa artista, infatti, si fortemente connotativi viene investiti da un di un’artista il cui Composizione di ceramiche di Giovanna Crescini fiotto di vitalità, sguardo sa penetrare la su un Muretto di Villa Cambiaso portatore di gioia e di realtà per trasferirla, estatica bellezza. Poiché simili a una con un particolare gesto pittorico, in e la terra vaste fioriture. In certe tele le benefica forza della natura sono tutte una campitura surreale grazie ai colori folle vengono a fondersi in un solo le opere di Giovanna Crescini. di una smagliante luminosità e ai individuo per gli identici cappelli contenuti dove le persone e le cose si monocolore posti sulla testa di pongono con protagonismo sullo ciascuno, la tesa spiovente a sfondo di un paesaggio quasi sempre nasconderne il volto, per sottolinearne verde e rigoglioso, una sorta di Eden la perdita della soggettività. Ma se vagheggiato. La forza delle sue figure l’individuo si può perdere nella folla, è data dall’incisività del segno, dalla non altrettanto accade per gli oggetti rganizzazione: Esposizione delle perfetta scansione degli spazi in cui cresciniani che mantengono sempre la opere di artisti associati sono inserite, dall’espressività dei loro soggettività e sanno raccontarsi. partecipanti alla mostra per il volti, dalla corporeità degli oggetti, E a dire di sé ora sono sedie rivestite di Collezionismo, dal 4 al 12 Dicembre dalla capacità di ogni forma a svolgere drappi o portatrici di frutti se non 2010 con orario 16.30 – 18.30. un filo narrativo. Sono spesso persone addirittura lasciate vuote; ora sono Possono partecipare tutti i soci storici raffigurate durante un colloquio o che, barche arenate in qualche baia tra la che rinnoveranno la tessera e i nuovi pur vicine, appaiono perse in un loro lussureggiante vegetazione delle iscritti. pensiero, in un atteggiamento di sponde, ora appena tornate dalla La consegna delle opere deve staccata meditazione. L’essere pesca, le reti colme di pesci ancora avvenire entro il 2 Dicembre ore rappresentate in gruppo non elimina guizzanti. 18.30, potranno altresì partecipare, se l’idea della loro solitudine, condizioAnche i coloratissimi pesci in branchi, vorranno, alla battitura del secondo ne umana che la Crescini spesso mette vaganti nel mare blu di una grande lotto delle opere alle ore 17.30 di in risalto, svolgendo attraverso il tela, narrano del loro peregrinare nei Domenica 12 Dicembre. segno pittorico anche il dettato di una fondali. La novità assoluta di questa Alle ore 16.30 dello stesso giorno storia individuale. Pare di conoscerle mostra sono però i vasi e i piatti in verrà battuto il primo lotto di opere queste persone, di intuirne i moti ceramica e in maiolica. Quasi tutti artistiche di notissimi maestri già dell’animo, di scoprirne i pensieri. Ed rigorosamente bianchi o di un tenue consegnate all’associazione. è qui che la forza gestuale della nostra colore beige, mostrano sulla loro Alle ore 17.30 Sabato 4 Dicembre, pittrice seguita a evocare quella di superficie un’esplosione di colori, verrà aperta la mostra. L’invito è Gauguin: per la pennellata marcata e siano essi farfalle o foglie o fiori o esteso a tutti i cittadini; sono liberi di forte con cui imprime le figure sulla ancora pesci, oppure numeri e lettere visitare la mostra esposta nelle sale tela, per la rigogliosità dei paesaggi in dell’alfabeto. Queste ultime, disposte della “Museo Cambiaso” partecipancui le colloca: giardini incantati dove in ordine sparso, sono spesso le stesse do per la rivalutazione e il sostegno le piante hanno larghe foglie esotiche che compongono un nome, talvolta dell'arte.

ASTA D’ARTE dal 4 al 12 Dicembre

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ALBUM DI VILLAPIANA In una raccolta di fotografie d’epoca la storia di un quartiere

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arà presentato mercoledì 17 novembre, alle ore 15.30, presso la sede della Seconda Circoscrizione, in via Zara, “Album di Villapiana”, un libro fotografico realizzato dal Circolo Voglia di Vivere con il contributo della Seconda Circoscrizione di Savona. Le immagini contenute nel volume sono corredate da una serie di testi esplicativi scritti da Giovanni Gallotti e Giuseppe Milazzo, autori, nel 2005, di un precedente libro da essi dedicato al quartiere, “Storia di Villapiana”, incentrato principalmente sulle vicende storiche di questa parte periferica, ma di certo importantissima della città di Savona. Al contrario del precedente volume, in questo caso i due autori hanno inteso privilegiare e valorizzare con i loro scritti le fotografie d’epoca, stampate nella maggior parte dei casi a tutta pagine, raffiguranti i luoghi principali e più significativi del quartiere: le piazze, le vie, le chiese e gli oratori, le fabbriche, gli istituti scolastici, le società sportive e di mutuo soccorso. Immagini, in alcuni casi, davvero bellissime, che vengono pubblicate per la prima volta e che sono state raccolte con grande cura e passione da Giovanni Gallotti, autore, al tempo

stesso, di alcuni stupendi disegni a china che illustrano e impreziosiscono le pagine del volume, rendendolo così un piccolo gioiellino, davvero impedibile per tutti gli amanti dei libri e delle buone letture. Il volume, fortemente voluto da Fabio Musso e Giorgio Castelli, Presidente rispettivamente della Seconda Circoscrizione e del Circolo Voglia di Vivere, conclude idealmente la trilogia dedicata a Villapiana iniziata nel 1997 con “Un libro un quartiere” e proseguita nel 2004 con “Storia di Villapiana”. Al tempo stesso, la pubblicazione del

ULTIME INSTALLAZIONI SUI MURETTI DI VILLA CAMBIASO

volume intende concludere nella maniera migliore la piccola ma grande storia della Seconda Circoscrizione: com’è noto, infatti, a seguito della Legge 42/2010, che di fatto sopprime le Circoscrizioni nei Comuni con popolazione inferiore ai 250.000 abitanti, nei prossimi mesi questa istituzione sarà destinata a scomparire anche a Savona. Per tutti coloro che desiderassero acquistarlo, il libro sarà in vendita presso la sede del Circolo Voglia di Vivere in via San Lorenzo e in alcuni negozi di Villapiana a partire dagli ultimi giorni di novembre.

Via dei Cambiaso (Traversa di Via Torino)


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