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DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO
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Roma ladrona, Vicenza capitale senza portafoglio Che Vicenza sia al centro dell'attenzione, nazionale e internazionale, è da qualche tempo un'abitudine. Si è cominciato, curiosamente, con lo show di Berlusconi in fiera davanti agli industriali veneti osannanti (a sorpresa?) nei suoi confronti, si prosegue da mesi col problema (business?) del Dal Molin agli Usa. Questione che se ha avuto un merito, oltre a quello di aver rilanciato a livelli olimpionici lo sport tutto italico del ping pong delle responsabilità, è quello di aver dimostrato che in politica internazionale (tradotto, nei rapporti con i Bush di turno) la nostra autonomia (libertà sarebbe dir troppo) è vicina allo zero, che al governo ci sia il Cavaliere o il Professore. E ora la Lega di Bossi è pronta a contribuire alla notorietà di una città una volta famosa soprattutto per il genio di Andrea Palladio, insediando nella palladiana villa Bonin, proprio davanti alla Fiera, il parlamento padano. La cerimonia è programmata per il 10 febbraio e, immaginiamo, sarà ripresa e irradiata da chissà quante tv, visto che in quell'occasione convergeranno a Vicenza tutti i big leghisti. A cominciare dal senatùr. "pronto a grandi proclami sulla voglia di secessione", come diceva mercoledì Il Giornale di Vicenza di Giulio Antonacci, che nella proclamazione dell'ennesima fondazione della Repubblica Padana individuava una delle possibili cause del commissariamento del vertice provinciale della Lega. Il ballottaggio per l'elezione della nuova direzione politica del Carroccio vicentino, passo fondamentale in vista delle tornata elettorale che designerà in aprile l'erede della Dal Lago alla Provincia, era, infatti in programma l'11 febbraio: troppo vicino a quel 10 in cui è prevista la nascita del nuovo parlamento di Bossi. Il conducator lumbard, da quando frequenta il presidente Berlusconi, ha anche imparato che nella politica l'immagine è sostanza e che le baruffe chiozzotte locali del giorno dopo avrebbero intristito la festa (sfida?) del giorno prima. Poco importa a lui se l'azzeramento del dibattito interno alle Lega locale, divisa tra dallaghiani e stefaniani, trasformerà il natale della repubblichina padana (repubblichina nel senso di piccola repubblica, sia chiaro) nelle idi del confronto tra le anime di un partito. Partito che a livello nazionale già assomiglia più a una monocrazia che ad una repubblica,e da oggi impone i suoi voleri anche a livello locale, vicentino. Ma almeno così Vicenza, capitale in pectore della Padania, non correrà il rischio di essere apostrofata come Roma, la capitale d'Italia, "padrona e ladrona". Semplicemente Vicenza sarà capitale ma non conterà. Come con Bush.
Anno 2 nr. 44 - Sabat0 3 febbraio 2007
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