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DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO
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Accontentarsi delle briciole Grazie alla vicenda dell'aeroporto Dal Molin, Vicenza, è proprio il caso di dirlo, è volata in alto nell'indice di notorietà, in Italia e nel mondo. Perché di no e di sì (e forse più ancora di italici "ni" e di vicentini "so", cioè il sì degli interessi mascherato dal no della residuale coscienza ideologica) tutti i media nazionali e internazionali hanno riempito e riempiono ancora i megafoni. Non voglio certo tornare a parlare delle diverse posizioni (diverse spesso solo apparentemente), ma sottolineare un errore di fondo (tattico, strategico, di comunicazione?) commesso dai sostenitori del no di fronte all'obiezione forte della perdita (verissima) di posti di lavoro e di indotto. Senza per questo trascurare il dubbio che l'errore sia stato facilitato da chi, ben conoscendo il peso nella decisione finale di accordi sicuramente preesistenti, ha manovrato e ritardato l'informazione pubblica per dare meno tempo a chi avesse voluto trovare soluzioni alternative all'occupazione e al giro d'affari che si sarebbero persi con la cassazione della Ederle 2 e, di conseguenza, della Ederle 1. Qual'è stato l'errore? Quello di non indicare soluzioni alternative e documentate per la riconversione dell'occupazione e dell'indotto che non andassero oltre le leggi, più o meno utilizzabili, per tutelare in maniera puramente assistenzialistica i possibili disoccupati, diretti e indiretti. Senza dimenticare che soluzioni andavano trovate e indicate anche per le (enormi) aree degli attuali insediamenti militari e civili che sarebbero state dismesse. Se l'informazione tardiva non ha favorito (se per caso o ad arte, non è dato di sapere) la ricerca di queste proposte, è l'assenza di un progetto alternativo che ormai rende ineluttabile il sì. Anche perché la protesta radicale non cerca, è chiaro, la vittoria del no in tempi di recupero che non ci sono più, ma un prezzo su altri fronti a mo' di indennizzo. A meno che (ipotesi che, nell'Italia di Machiavelli, fa da credibile contraltare a quella di segno opposto del ritardo nell'informazione) l'errore dell'assenza di un progetto alternativo non sia stato mefistofelicamente voluto (o almeno gradito) proprio dal fronte dei no. Per arrivare, in assenza di alternative plausibili, allo scontro interno e mettere in crisi una maggioranza di centrosinistra di cui l'ala radicale è il problema originario. L'impressione finale è che ancora una volta Vicenza, per eccesso di conformismo e per atavica assuefazione ai padroni di turno, abbia perso l'occasione di valutare i propri interessi per ottenere in cambio solo un pugno di briciole.
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