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DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO
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E se Babbo Natale fosse lo Zio Sam? Caro Babbo Natale. Così cominciavano, quando ero di qualche decennio più giovane, le mie 'letterine' al gran dispensatore di regali di origine nordica Santa Klaus, il Babbo Natale doc, anche se poi San Nicola, perchè a lui fa riferimento la tradizione, divenne santo come Vescovo in quel di Bari: come dire che spesso nord e sud sono schemi di comodo. In un'era meno consumistica di quella odierna Babbo Natale era di fatto l'unico a cui tutti insieme ci rivolgevamo per esaudire i nostri desideri speciali (per quelli singoli c'erano i compleanni e nulla più), e da poco stava soppiantando, primo sintomo della globalizzazione, la più 'cristiana' Befana, nata dai Re Magi dell'Epifania. Tipicamente la letterina iniziava con l'auto elogio ("quest'anno sono stato più buono") e con una promessa ruffiana ("il prossimo anno ti prometto di esserlo di più") finalizzata a ingraziarsi l'uomo con la barba bianca e il vestito biancorosso (che fosse un pò vicentino?). Quella letterina da tempo non la scrivo e da tempo non la ricevo, purtroppo, perchè i miei figli hanno smesso da un bel po' di cercare emozionati sotto l'albero (il camino, purtroppo, non l'ho mai avuto) le sorprese natalizie infilate nel sacco del simpatico omone trasportato da magiche renne volanti. Ma i vicentini (magari divisi in 2 blocchi da 50% ciascuno come il voto delle ultime politiche, ora ricontrollato e riconfermato) qualche desiderio 'di massa' ce l'hanno, riscoprendo anche il gusto di scendere in piazza. E, se si trovasse un Babbo Natale disposto a leggerla, qualche letterina col loro sogno speciale la scriverebbero, poco importa che il sogno sia quello di un no ideologico (ma forse anche ideale) alla base Dal Molin o quello di un sì dettato dalle esigenze economiche di imprenditori e lavoratori e, perchè no, da alcuni progetti comunali. Anzi, la letterina i vicentini l'hanno di fatto già scritta negli ultimi mesi, diventando ognuno protagonista di un sogno che ha preso spesso i connotati di una battaglia. Di una guerra no, perchè la guerra la decidono i generali, non i soldati schierati in piazza e sui media a fare da apripista e, spesso, da inconsapevole copertura alle mire (e agli interessi) di chi comanda. E a Natale il rischio concreto è che solo lo Zio Sam (che pure dovrebbe essere per i vicentini un ... extracomunitario) si vesta da Babbo Natale e accolga o cestini, a suo piacimento, le lettere in arrivo. Visto che molti nostri generali, quei politici locali e nazionali, che pure dovrebbero decidere in base alla sovranità nazionale per tutelare l'interesse generale, che sia giusto il sì o il no, hanno messo a turno e continuino a mettere i panni di Pilato. Che col Natale c'entra poco, con i politici molto di più. Giovanni Coviello
Milani (An): "La giunta condizionata dalla Dal Lago" a pagina 3
Dal Molin, i cattolici pacifisti: "No alla base" a pagina 5
Villaggio Usa a Quinto, dove la sinistra è filo-americana a pagina 4
L'assessore Morsoletto: "Pochi impianti per lo sport" a pagina 11
Anno 1 nr. 40 - Sabat0 23 dicembre 2006