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DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO
Lo spazio è Usa Come il Dal Molin
Lo spazio è americano. Lo stabilisce la strategia spaziale degli Usa per la difesa, che vuole "impedire l'accesso allo spazio a chiunque sia ostile agli interessi degli Stati Uniti".Il presidente George W. Bush ha messo nero su bianco questa decisione già il 31 agosto 2006, ma il mondo lo aveva saputo di straforo solo il 9 ottobre scorso tramite il sito del quotidiano Usa Today. E adesso lo sa con tutti i clamori del caso dopo che il 17 ottobre il Washington Post ha sbattuto il progetto in prima pagina spingendo la grande stampa e i network televisivi a far fare il giro del mondo alla notizia. Sorvolando su chi abbia il potere di decidere sull'utilizzo dello spazio e su chi, poi, possa decidere chi sono gli amici (anni fa anche Bin Laden era amico di famiglia e di affari del Capo della Casa Bianca ...), la storia si ripete: le decisioni sono prese dai potenti di turno (e tra quelli stabili ci sono gli Americani). E poi, quando viene fuori la notizia, si prova a parlarne, ci si agita, si prova a capire chi, cosa e come, ma... tutto scorre al di fuori (se non al di sopra) dei meccanismi di decisione cosiddetti democratici. Se i Grandi del mondo si sono autoassegnati lo spazio, come pensiamo di poter incidere sulla questione Dal Molin agli Usa? L'hanno già deciso da tempo gli Americani. Poi, nell'ambito delle alleanze internazionali, lo hanno ratificato i nostri governi (quello della Cdl, prima - suvvia diciamo la verità, almeno - poi quello attuale di centrosinistra), e ora lo 'subiranno' o lo 'sfrutteranno' i vicentini: tutti, imprenditori e cittadini, politici e gente della strada. E che la base la vogliano al Dal Molin e non altrove, suvvia diciamo anche questo, è perché l'aeroporto serve alla strategia militare Usa e degli alleati, e diversi interessi immobiliari su altre aree non sposteranno la decisioni. La questione, quindi, era semplice: fare la guerra alla base militare con annesso aeroporto, non certo pensato per viaggi turistici, con tutte le dure conseguenze del caso (per la Ederle, per l'indotto, per Aviano, per la Gendarmeria Europea, a quel punto da coinvolgere per coerenza), oppure prendere atto degli accordi internazionali e lavorare localmente per temperare gli effetti negativi e massimizzare quelli positivi sperando nella... pace. Ma se a Vicenza non si riesce a decidere su cose meno complesse, cosa ci si poteva aspettare per una situazione oggettivamente difficile come quella del Dal Molin? Per decidere le assegnazioni di 4 palestre, coordinare gli impianti più grandi tra cui stadio e palasport, e per amministrare un budget di 45.000 euro, all'assessorato allo sport lavorano 5 impiegati coordinati da un dirigente e indirizzati da un assessore. Per decidere sul Dal Molin sarebbe servito, con questo metro, un'intera brigata. A meno che i vicentini non decidano finalmente di diventare una brigata. Giovanni Coviello
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