VicenzaPiù n.272, 26 agosto 2014

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Direttore responsabile Giovanni Coviello

N272 – 26 agosto 2014 - euro 1,20

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Periodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici

Numero speciale per gli abbonati

Galan, Sartori & c. Ne abbiamo scritto fin dal 25 marzo 2011

Ecco 47 pagine di interrogativi

Sul sistema Galan, Sartori & c. denunce e domande su VicenzaPiù ne abbiamo fatte da tempo. Inizialmente eravamo i soli a interrogarci e a interrogare, pagando i prezzi che in questo come in altri casi paga l’informazione indipendente. Se le risposte alle nostre e ad altre domande ora le sta cominciando a dare la magistratura, noi ci limitiamo a riproporre qui ai nostri abbonati, che sono lo zoccolo duro della fora del network VicenzaPiù fatto anche di web e tv streaming, 47 pagine di copertine e articoli del nostro modo di fare giornalismo scritto. Perché per documentarvi su quello dei nostri quotidiani web e della nostra sia sia pur neonata tv non basterebbe un libro...


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Centro civico, Massaggi, quella Centro giovanile sfida da vincere gran voglia per tutti, missione con trasparenza impossibile di coccole pag pag pag 7 7 15

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n° 210 25 marzo 2011 euro 1,00

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e Ovest - Alto Vicentino

Quindicinale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Giovanni Coviello

In edicola il venerdì

Poche ciàcole

Assenze eccellenti

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Achillia Costruzioni Rai Tre ad Arzignano Le telecamere di “Presa diretta” raccontano il più grande scandalo dai tempi di Tangentopoli

CIS MONTEBELLO, il risveglio del Pd

resa diretta, la trasmissione di Rai Tre di Riccardo Iacona, domenica ha denunciato che per l’evasione fiscale le inchieste Dirty leather e affini della Guardia di Finanza vicentina sono seconde solo alla madre di tutte le inchieste, la milanese Tangentopoli. L’eco della trasmissione sui media è da cercare per fatti e nomi locali, oltre che su VicenzaPiù. com e qui all’interno, anche su Il Corriere del Veneto (il dorso de Il Corriere della Sera). Per la festa e le belle ragazze di Andrea Ghiotto soprattutto sul quotidiano leader locale. Privilegio al gossip o assenza? Nella nostra inchiesta sui Compro oro, sostanziata dal comandante provinciale sempre della Guardia di Finanza di Vicenza, Antonio Morelli, ne abbiamo visitati alcuni. Una signora con chiaro accento vicentino ci ha telefonato in redazione per chiedere l’indirizzo di quello che risultava il più “onesto” con i venditori perché “sa, ho bisogno di vendere e vorrei realizzare il massimo!”. La povertà avanza e colpisce la ricca Vicenza. Così ricca ancora, quella istituzionale o para istituzionale, da spendere (e chiedere a sponsor privati) cifre oggi significative per la produzione in proprio o da parte di editori terzi opuscoli e dvd autocelebrativi o commemorativi di alluvioni e bandiera. In tempi di opulenza sarebbero anche giustificabili spese e scopi, ma lo sono un po’ meno quando il sindaco stesso denuncia la necessità (per colpe altrui ovviamente) di tagliare fondi alla cultura, di risparmiare sul riscaldamento e sull’illuminazione degli uffici comunali e di azzerare o limitare alcune voci importanti di bilancio a miseri 20.000 euro. Quegli opuscoli e quei dvd costano meno? E i costi diretti e i contributi privati non potrebbero essere destinati a esigenze primarie? Distrazione decisionale o assenza di totale attenzione ai problemi della gente? Ma in Italia abbiamo un esempio di assenza, faro per tutti: il premier non solo non va ai suoi processi, ma neanche in Senato a parlare di quel piccolo dettaglio che è la guerra in Libia.

di Giovanni Coviello

TOGHE, QUESTORE SANNA, frullato costituzionale Vicenza città vivibile

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l Carroccio berico infilzato con un solo fendente. Un atto d’accusa senza appello nei confronti di un pezzo importantissimo dell’imprenditoria vicentina, marchiato a fuoco da un’inchiesta per evasione seconda solo a quella collegata a Tangentopoli. Uno spaccato politico desolante che fa pendant con le miserie politiche e morali in un’Italia alla deriva, schiacciata dal peso del suo potere.

I

e a Montebello sarà realizzato un centro commerciale in area Cis sarà una sconfitta per il territorio, per l’ambiente e per il piccolo commercio. Non è possibile che gli interessi privati soggioghino quelli comuni. A lanciare il grido d’allarme è il Pd che il 22 marzo ha organizzato proprio a Montebello Vicentino un incontro pubblico per fare il punto della situazione.

S

a giorni sui media nazionali si fa un gran parlare di doppio Consiglio Superiore della Magistratura. L’Italia è il Paese in cui quando c’è da moltiplicare qualche ufficio con relativo aumento dei costi la fantasia è senza limiti. Che la proposta del governo sia diretta a frenare il potere dei pubblici ministeri è elemento di solare chiarezza, il quale risulta evidente anche in un’analisi come questa che non ha alcun indirizzo scientifico.

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I

di Marco Milioni

di Marco Milioni

di Renato Ellero

di Enrico Soli

l questore di Vicenza Angelo Sanna, famiglia di origine sarde ma nato a Roma nel ’55, è arrivato in città proprio nel giorno dell’alluvione, il 1° novembre scorso. “In quell’occasione ho avuto subito la conferma di ciò che immaginavo e cioè che qui la gente ha grande voglia di andare avanti e superare le difficoltà”. Nella sua carriera infatti Sanna ha girato molto, ma il Veneto gli mancava.


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210 del25 marzo 2011 pag4

speciale

La mappa del potere:

asse Variati-Sartori contro Dal Lago Alleanza sottobanco fra il sindaco Pd e la sua ex sfidante Pdl Nemica comune, la leghista Manuela. Dietro le quinte, si prepara la guerra in Assindustria lata). La sorprendente alleanza, tenuta sapientemente sottotraccia in questi mesi, è venuta allo scoperto grazie a due fatti. Il primo in di Alessio Mannino realtà è un non-fatto. Pur volendo includere le uscite sulla stampa hi ha il potere a Vicenza? La ridi Maurizio Franzina, che batte il sposta deve tener conto, come chiodo della pochezza di risultati da prassi, di due piani: da una della giunta, di Gerardo Meridio parte la politica, che è la facciata sull’Ipab (e si capisce, era il suo visibile ai cittadini, e dall’altra il regno) e, più timide mondo degli affari, e rarefatte, di Zocca che ne costituisce il e Rucco, l’opposizioretrobottega. Oggi ne non si oppone, è in città, a prevalere acqua fresca. A quasi nelle grandi scelte, è tre anni dal cazzotto un asse trasversale delle elezioni perse a cui una cordata di per una differenza di imprenditori va a ri500 voti, non c’è più morchio. Intorno, un L’opposizione alibi che tenga. Ergo, arcipelago di centri di potere che conducono non si oppone, la palese mancanza di energia nel conciascuno un proprio è acqua fresca trastare l’operato di gioco. L’asse è fra il Variati non può essesindaco di centrosinire casuale. stra in carica, Achille Variati, e la sua ex sfidante Lia SarMarghera tori, europarlamentare e uno dei Il secondo elemento di prova l’ha due nomi di punta della minoranza di centrodestra (l’altra è la leghista Manuela Dal Lago, come vedremo nemica di entrambi).

C

Inciucio Già, proprio così: il sindaco del Pd e la rivale del Pdl. Naturalmente i rispettivi partiti non sono coinvolti in quanto tali nell’inciucio, un po’ perché ad aver chiara la situazione sono i maggiorenti e non la base, e un po’ perché i suddetti partiti sono più che altro fantomatici, evanescenti mascheroni usati dai singoli esponenti per le proprie posizioni personali. Il Pd vicentino è di fatto una proiezione della debordante monarchia assoluta di Variati, mentre il Pdl semplicemente non esiste, si identifica sostanzialmente nel gruppo consiliare (spesso diviso) e la stessa Sartori nel capoluogo non ha un elettorato suo (si ricordi il flop della lista civica a lei intito-

fornito Meridio, che non più tardi di due settimane fa ha reso pubblico un sospetto, che in politichese equivale a un’accusa: la decisione di giungere a un accordo bonario fra Variati-Fazioli e l’ex cda Aim di centrodestra sulla famigerata piattaforma di Marghera. Il 12 marzo scorso, infatti, la notizia del giorno è che Aim e il suo proprietario, il Comune, intendono trattare per comporre la vertenza per un risarcimento che vede i primi parti lese e l’ex vertice accusato di danno patrimoniale per 15 milioni di euro (sotto accusa l’ex presidente Giuseppe Rossi e gli ex amministratori Sandro Bordin, Bruno Carta, Renato Bertelle, Alessandro Moscatelli, Giuliano Tricarico, Alberto Filosofo, Virginio Piva, Silvio Fortuna e i revisori Fabio Bordin, Gaetano Stella, Giampaolo Trevisan e Paolo Zuffellato). Politicamente il più esposto è Bruno Carta, che attualmente è segretario cittadino del Pdl ed è da sempre il braccio

una “gestione delinquenziale”), destro della Sartori. Naturalmendovrebbe tirare i remi in barca e te il suo commento è stato entufare un oggettivo favore agli avsiasta: «Lo considero un atto di versari? Senza contare che sul grande responsabilità e saggezza. caso Marghera gli avvocati si preIl danno non esiste e se esiste è parano ad altri due processi: una molto limitato. Aprire una trattaseconda azione civile per danni tiva per raggiungere un accordo da 7 milioni di euro promossa da bonario è un fatto positivo, che Aim contro Ecoveneta (la società stabilisce come quell’area di 23 del gruppo Maltauro che ha cemila metri quadrati ha una colloduto la struttura di cazione strategica e smaltimento rifiuti a un valore» (Giornale San Biagio), e la caudi Vicenza, 12 marzo sa penale per truffa 2011). Meridio nota aggravata alle casun’assenza eccellense pubbliche decisa te: quella di Dario dal Comune contro Vianello, attualmenRossi, l’ex advisor te direttore generale Perchè il Gianni Giglioli, il codi Aim e direttore centro sinistra struttore Carlo Valle amministrativo due la moglie di Valle rante la gestione in- fa un favore Giannina Novello. criminata. E ipotizza agli avversari? Sembra un controche dietro l’accordo senso non tenere il ce ne sia un altro sotpunto su tutte nestobanco, di ben più suna esclusa, a meno che, come ampia portata politica: «Variaspifferato da Meridio, dietro non ti teme la chiamata in causa, da si nasconda un disegno. parte degli ex amministratori, del direttore generale Dario Lega da sola Vianello, in predicato di Il disegno in questione passa per sostituire l’attuale preil futuro di Manuela Dal Lago. sidente Roberto Fazioli. Alla capogruppo leghista in consiA meno che non ci sia glio comunale e deputata del Carun disegno per il “Varoccio, dicono gli esperti in “dalriati 2” con l’appoggio lagologia”, frulla ancora in mente del Pdl, contro la potendi sedersi sulla poltrona di primo ziale candidata leghista cittadino di Vicenza. Per questo Manuela Dal Lago. Ma antico e mai sopito desiderio laqui andiamo nella fanvorerebbe instancabilmente l’ex tapolitica, o forse no, consigliere diessino, oggi isolato visto il coinvolgimento nel Pd, Ubaldo Alifuoco fedele nei dei segretari cittadino e secoli. A capo di Vicenza Riformiprovinciale del Pdl nelsta, del Patto per Vicenza con il le trattative» (GdV, 13 pidiellino Mario Giulianati e ora marzo 2011). Ragioniadel comitato per la nuova megamo: perché mai la giunsede di protezione civile nel lato ta di centrosinistra che est del Dal Molin, Ubaldone inha vinto anche sull’onda segue il sogno di una lista civica delle inchieste giudiziadell’amica Manuela con cui conrie su Aim e sulla passatendere i voti centristi e moderata amministrazione di ti a Variati. Al primo turno delle centrodestra (arrivanelezioni comunali nel 2013, benedone a parlare come di


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Direttore responsabile Giovanni Coviello

Quindicinale

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n° 228 - 11 febbraio 2012 - euro 1,20

NASTRI D’APPALTO

Dal ginepraio delle commesse per le infrastrutture regionali salta fuori di tutto e intanto all’ombra della Pedemontana spunta il nome della vicentina Girardini, indagata per appalti truccati


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228 del11 febbraio 2012 pag10

Appaltocrazìa veneta Dopo l’affaire Valdastico Sud nel mondo delle infrastrutture regionali, a partire dalla A4, si riscopre un roveto di commesse, interessi, manovre di corridoio nel quale il confine tra politica bipartisan e affari diviene irriconoscibile. Mentre la giostra delle imprese chiacchierate tocca, con la Girardini, anche la Spv. Intanto, non troppo lontano, si comincia a sentire l’odore delle mafie

di Marco Milioni

«

È un piccolo granellino di sabbia in quella tempesta che sta rivoluzionando assetti proprietari e struttura finanziaria dell’Autostrada Brescia-Padova. È costituito da un gruppo di investitori che stanno tessendo un accordo per creare una newco e acquisire il 3,8% della Serenissima che il Comune di Padova vuole cedere. Si tratta della finanziaria Cis del veronese Bruno Tosoni, che già aveva raggiunto un’intesa di massima con il Comune, del gruppo delle costruzioni emiliano, Pizzarotti, e del gruppo autostradale che fa capo agli eredi del gruppo Gavio. Se si dovesse guardare all’entità delle quote si potrebbe dire che è una delle tante operazioni che agitano il mondo autostradale, assetato di azionisti «privati». Pronti a sostituirsi agli enti locali che, al contrario, sono costretti a cedere le loro quote per rientrare negli stringenti patti di stabilità... Ma non è solo questo. Perché la tempesta di sabbia in corso sull’asse Est-Ovest che da Milano porta a Venezia, prima o poi si calmerà e si vedrà chiaro chi ha raggiunto l’obiettivo, ormai dichiarato da molti, di tenere insieme l’asse viario più trafficato d’Italia. E quel granellino potrebbe diventare un bel mucchio sul quale costruire: ha

Marco Nosarini azionisti che si intrecciano lungo questa direttrice (i veronesi del Cis, il gruppo Gavio che ha partecipazioni nell’asse lombardo, i Pizzarotti che costruiscono già parte di quelle autostrade)». È questo uno dei passaggi fondamentali di un lungo servizio pubblicato il 19 febbraio 2011 sul portale de La Tribuna di Treviso. L’articolo (manca all’appello il Gruppo Mantovani per vero) descrive un pezzo dello scenario economico e industriale in seno al quale durante gli ultimi tre anni si sta giocando la partita lombardoveneta non solo sulla A4, ma più in generale sul versante delle grandi opere. Frattanto però in quel mondo è

Cantieri della Spv, una ruspa in azione a Montecchio Precalcino

calato il gelo dovuto all’arresto di Lino Brentan, peso massimo del Pd veneziano, da sempre considerato uno dei trait d’union dell’ala «migliorista» o centrista del Pd. L’uomo è in ottimi rapporti con Renato Chisso, potentissimo assessore veneto alle infrastrutture. Quest’ultimo è di fatto un tutt’uno con Giancarlo Galan, ex governatore veneto del Pdl e con l’eurodeputato Lia Sartori, un altro colonnello di peso in seno al Pdl regionale. E Sartori non è una figura qualsiasi giacché siede nel consiglio di amministrazione della veronese Cis, nel quale figura anche Bruno Mastrotto, re delle concerie della Valchiampo.

Lo scenario se guardato in controluce appare più opaco di ciò che sembra. Oltre alle grane giudiziarie di Brentan, che sembrano il prologo di un sistema Penati in salsa bipartisan anche nel Veneto, non va dimenticata l’indagine della procura antimafia veneziana sull’affaire Valdastico Sud. Sui media si è parlato a fondo degli scarti ferrosi che sarebbero finiti lungo il sedime che da Vicenza porta a Badia Polesine. Nonostante qualche eccezione, qualche uscita e qualche interrogazione parlamentare, la politica locale è rimasta pressoché in silenzio. Un silenzio però che è stato rotto da François Bruzzo, portavoce del coordinamento dei comitati dell’area berica interessate dal tracciato autostradale A31 sud. Queste le sue parole pronunciate il 27 gennaio durante un forum sul caso «scorie» organizzato a Nanto nel Vicentino da Rifondazione (che in materia chiede una commissione d’inchiesta regionale): «L’Antimafia di Venezia ci ha domandato informazioni soprattutto rispetto al tratto autostradale della A31 tra Torri di Quartesolo e Longare: è questo l’aspetto che li interessa maggiormente. Di più non posso dire per questioni di riserbo investigativo». Parole pesanti rispetto alle quali la politica berica è rimasta ancora in silenzio. Il tutto mentre durante lo stesso incontro pubblico veniva fuori un’altra verità: i residui ferrosi sono lungo tutto il tracciato della A31 sud da Torri di Quartesolo sicuramente fino a Saline. Le zone interessate non sono solo quelle lungo il sedime ma anche in concomitanza dei sentieri e delle strade a servizio della Valdastico Sud. Questo almeno è quanto sostiene, con una vera e propria rivelazione shock, Marco Nosarini, l’appassionato di archeologia che con i suoi esposti ha avviato il lavoro dell’Antimafia veneziana. Sicché rispetto all’arcipelago che si appresta a prendere il controllo della Brescia Padova le nubi non smettono di addensarsi. «Paolo Pizzarotti, patron del gruppo, che dirige con piglio autoritario, è stato coinvolto anche in numerose inchieste penali... Nel 1992 incappa nella inchiesta di Tangentopoli sull’appalto dei lavori per la costruzione dell’aeroporto milanese della Malpensa. Si

aggiudicò l’appalto insieme ad altre imprese, anche grazie al versamento di tangenti per un miliardo e trecento milioni di lire versate alla Democrazia Cristiana. Pizzarotti patteggiò la pena, un anno e un mese di reclusione e 560 milioni di risarcimento»: è il 10 dicembre 2010 e sul suo blog così scrive di Pizzarotti l’europarlamentare del Pdl Salvatore Tatarella. Sul fronte del Gruppo Gavio le cose non vanno meglio giacché sul sito della Casa della Legalità, la prestigiosa Onlus capitanata da Christian Abbondanza, il 28 dicembre dell’anno passato viene pubblicato un post in cui si legge che «sulle autostrade del gruppo Salt-Gavio... operano anche società di famiglie della ‘ndranghetala ‘ndrangheta». Se a questo si aggiunge che il nome di Brentan è legato oltre che alla Padova Venezia anche ad altri incarichi di prestigio attorno ai quali si muovono commesse milionarie: Grande Raccordo Anulare di Padova, progetto Nogara Mare e Veneto Strade, l’Anas della regione, la cornice si inspessisce ulteriormente. Ma anche la Pedemontana Veneta, o Spv, non sfugge alla regola del timore. Il 4 febbraio 2012 a pagina 18 il GdV dà la notizia del rinvio a giudizio per un pezzo del gotha dell’imprenditorìa veneta nel movimento terra e nelle costruzioni generali. L’inchiesta sul cartello di imprese che avrebbero danneggiato le amministrazioni pubbliche alterando i prezzi ad esse proposti ha preso il nome di «appaltopoli». Tra i nomi di maggior prestigio figurano il Gruppo Girardini e il Gruppo Miotti. Il primo ha avuto in affidamento una parte dei lavori della Spv, tra i quali spicca il cantiere di Montecchio Precalcino. Miotti invece ha ottenuto cospicue commesse dall’amministrazione comunale di Vicenza, dalla provincia e da molti comuni dell’hinterland berico. «È importante che con l’avvio dei cantieri della Pedemontana Veneta si dia lavoro ad imprese e maestranze della nostra terra». Così parlò il governatore Luca Zaia il 10 novembre a Romano d’Ezzelino al momento della posa della prima pietra della Spv. Però non fece alcun accenno alla necessità di tenere fuori dalle commesse le ditte chiacchierate. E in questo silenzio la politica e la cosiddetta società civile, con qualche rarissima eccezione, gli sono andate dietro senza balbettare verbo. © R IPRODU Z ION E R ISERVATA


228 7el11 febbraio 2012 pag19

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Palazzo Mocenigo, a scuola di ambiente con la cooperativa Terrabase di Maria Rosaria Baldin

L

’esperienza della scuola ambientale di Lupia risale all’anno scolastico 1999-2000, quando l’amministrazione comunale, anche per evitare la chiusura della scuola stessa, decise di supportarla direttamente, dandole un indirizzo ambientale. Concretamente significa che i circa novanta scolari che frequentano la scuola primaria Tecchio, oltre alle normali attività, usufruiscono di tre pomeriggi settimanali dedicati all’approfondimento delle tematiche ambientali. Le attività sono facilitate dalla splendida sede, il prestigioso Palazzo Mocenigo ormai completamente ristrutturato. Il Palazzo si trova infatti immerso nella campagna di Lupia, ricca di fossi, rogge, risorgive e vicina al torrente Asti-

co. Durante le ore di educazione ambientale i bambini hanno modo di fare esperienze concrete quali attività di esplorazione e scoperta, giardinaggio, studio della natura, esperimenti. Niente lezioni frontali, ma conoscenza diretta e studio dal vivo della natura. Questo permette loro di «sporcarsi le mani» nel senso letterale del termine. Ogni anno la scuola propone ai ragazzi un nuovo tema, in modo da far loro conoscere tutti gli aspetti legati alla sostenibilità ambientale. Preparare l’individuo alla vita e di coinvolgere, direttamente e continuamente, tutte le generazioni sulla base del principio che ognuna ha qualcosa da imparare dalle altre (Carta dei principi per l’educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole - Fiuggi 1997). Queste, sono le linee guida che ispirano gli operatori della cooperativa Terrabase che, dal 2010, segue gli scolari tre giorni la settimana. Da un lato il recupero dell’iden-

tità e un lavoro intergenerazionale volto a rinsaldare le proprie radici, dall’altra la sensibilizzazione alla cura e al rispetto dell’ambiente in cui i ragazzi vivono. Il tutto finalizzato alla costruzione di un legame affettivo che faccia da ponte fra il singolo, la comunità e il territorio. Gli operatori di Terrabase ritengono di fondamentale importanza accompagnare i giovani a diventa-

re cittadini consapevoli e attenti a custodire l’ambiente, preservandolo per le generazioni future. Nel loro lavoro si ispirano ai fondamenti educativi proposti nel 1996 dall’Unesco che sono: imparare a vivere insieme; imparare a conoscere e ad apprendere; imparare ad essere; imparare a fare. Diversità di proposte quindi per permettere una comprensione a tutto tondo, una visione d’insieme che permetta di vivere l’ambiente con i sensi e le emozioni, facendo il pane e il mosto, studiando i girini e i lombrichi, seminando, innaffiando e raccogliendo, giocando e raccontando, danzando e cantando. Tutte queste attività si legano poi al programma scolastico e alle altre attività che i bambini seguono con gli insegnanti, così l’educazione ambientale completa lo studio della storia, della geografia, delle scienze arricchendo i bambini attraverso una visione più completa del mondo in cui vivono.

Palazzo Mocenigo può essere utilizzato da privati o associazioni per incontri, banchetti, giornate di studio. L’amministrazione comunale ha predisposto un’apposita tabella con i costi previsti per ogni tipo di utenti. © R IPRODU Z ION E R ISERVATA

L’ospedale di Santorso Un po’ santo, un po’ orso Se il direttore generale Angonese e il presidente dei sindaci Toldo sono entusiasti della nuova struttura dell’Alto Vicentino, il consigliere comunale Bicego e il sindacalista medico Piazza frenano

di Andrea Genito

«

Il nuovo polo sarà una grande opportunità per tutto il territorio ed una risposta sanitaria di altissimo livello tecnologico ed or-

Ermanno Angonese

ganizzativo ai suoi quasi 200.000 residenti - tiene a sottolineare il Direttore Generale della Ulss 4, Ermanno Angonese – e probabilmente se ne sono accorti per primi i futuri utenti, che hanno risposto in massa all’open day di domenica 29 gennaio, mostrando un grande senso di appartenenza e di attesa per questa novità. Chiaramente sarà un ospedale super attrezzato per acuti, quindi vi dovranno pervenire solo pazienti che realmente necessitino di queste cure e sarà fondamentale il nuovo piano sanitario dell’alto vicentino». Che però qualcuno, anche tra gli addetti ai lavori, non riesce a valutare con chiarezza. Ad esempio, che fine faranno le strutture di Schio e Thiene? «Verranno coinvolte in prima linea in queste attività distrettuali, specie quelle preventive, come del resto vuole la Regione Veneto. La confusione è figlia di una cattiva informazione fatta finora. Potenzieremo laboratori di analisi, centri prelievi, ambulatori, per coprire anche zone non vicinissime a Santorso, sull’esempio dell’Utap

Vasco Bicego (nucleo di assistenza primaria, ndr) di Zugliano. Ripeto, il Boldrini ed il De Lellis ci serviranno ancora, però non con gli spazi attuali. Credo che solo un terzo delle attuali strutture avrà questa destiunazione, sui restanti volumi è vero, ci sarà da decidere il da farsi». Chi senza dubbio crede nell’importante ruolo del territorio nel futuro della sanità altovicentina è Alberto Toldo, primo cittadino di S.Pietro Valdastico, nonchè presidente del-

la conferenza dei sindaci Ulss 4: «Santorso sarà la punta dell’iceberg, il collettore finale di un lavoro che deve coinvolgere le realtà sanitarie periferiche. Bisogna però fare in fretta, prima che l’ospedale unico vada a regime, anche per sgravarlo di attività e renderlo più efficiente. Penso soprattutto al nuovo Pronto Soccorso, che dovrà lavorare con meno emergenze possibili». «Vigileremo, ma non ci vediamo chiaro - fa invece presente consigliere comunale scledense Vasco Bicego - ci risulta che i posti letto in ospedale di comunità non saranno più collocati al De Lellis nè al Boldrini, ma all’interno di strutture residenziali private o della casa di riposo Ipab di Schio e che gli Ospedali ospiteranno solo attività ambulatoriali dalle ore 7 alle ore 19. Mi pare un declassamento bello e buono, altro che valorizzazione di due strutture già efficienti: la realtà è che Santorso fagociterà tutto, oltre ad drenare risorse economiche ancora non quantificabil». Perplessità raccolte anche dal personale medico che si prepara

ad utilizzare il nuovo plesso sanitario. «Una buona programmazione iniziale c’è stata, però ora siamo in notevole ritardo nell’organizzare i presidi di territorio e sfruttare al meglio i dismessi ospedali di Schio e Thiene - sottolinea il dottor Giampietro Piazza, rappresentante del comitato aziendale Ulss 4 e segretario regionale del sindacato medico -. Nel 2004 sono partiti gli Utap, però alcune zone, ad esempio Valli del Pasubio e Torrebelvicino, sono pressochè scoperte. Lo richiede la logica di un ospedale con importante apporto privato come quello di Santorso, con una logica di profitto che necessariamente è diversa da quella dell’ospedale pubblico. Il nuovo ospedale non dovrà essere infatti una realtà a se stante, ma ben collegato e complementare, ma per questo andavano migliorate efficienza e presenza di questi nuclei che dovranno avere un riferimento fondamentale nelle strutture da dismettere. Purtroppo, ripeto, si è perso per strada tempo prezioso». © R IPRODU Z ION E R ISERVATA


229 del25 febbraio 2012 pag6

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La benna di Binnu Sulla Sis, l’impresa che costruisce la Pedemontana Veneta, dalla Sicilia salgono le nubi delle liason con Cosa Nostra... su su fino ai vertici della cupola: nel frattempo Massimo Follesa con una interpellanza al comune di Trissino lancia l’allarme

di Marco Milioni

L

a voce circola da parecchi giorni a palazzo Balbi e avrebbe mandato in fibrillazione un pezzo della giunta regionale del Veneto che starebbe cercando una strategia mediatica per tranquillizzare l’opinione pubblica. Ma quale è la voce? Il consorzio Sis, quello che sta realizzando la Pedemontana Veneta, in un altro appalto, quello per il passante della metropolitana di Brancaccio-Carini a Palermo, avrebbe accettato subappalti e forniture da ditte in odore di mafia: fra queste la “Prime Iniziative” e la “Medi Tour”. L’infiltrazione delle imprese malavitose in una commessa che vale 620 milioni di euro sarebbe stata decisa già nel 2006 sotto la supervisione del capo dei capi di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, detto “zio Binnu u tratturi”. E sotto la supervisione di Salvatore Lo Piccolo, il barone della mafia palermitana. Entrambi furono arrestati poco dopo. L’ok all’accordo industriale con le ditte che sarebbero poi state incaricate dagli enti pubblici sarebbe stato quindi demandato ad un imprenditore di riferimento: il tutto è certificato da regolare «pizzino» sequestrato il giorno della cattura di Lo Piccolo. Questo il testo redatto da Lo Piccolo e indirizzato a Provenzano. L’italiano è tanto stentato quanto efficace per far comprendere la capacità e la rapidità di penetrazione negli appalti pubblici da parte delle cosche: «Zio la informiamo che siccome in breve (forse in aprile) dovrebbe iniziare la metropolitana che è un

Il cartello della SIS

Luca Zaia e Renato Chisso all’inaugurazione del cantiere Spv grosso lavoro e quindi le volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare, me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato...». L’indagine. Dell’inchiesta sul metrò per vero aveva già parlato il portale on-line de L’Espresso con un lungo servizio del 30 maggio 2011 firmato da Salvo Palazzolo e con uno del 6 giugno 2011 a firma di Umberto Lucentini. Ma lo sconquasso in Regione Veneto è arrivato quando a metà gennaio si è saputo del licenziamento in tronco deciso da Sis (che stando ai resoconti di stampa non ha alcun coinvolgimento penale) del direttore dei lavori, l’ingegner Giuseppe Galluzzo. La vicenda, con nomi e cognomi, è

stata poi rilanciata dal portale Caidoo lunedì 16 gennaio 2012. Più nel dettaglio però, sempre su l’Espresso, parla il sostituto procuratore di Palermo Antonio Ingroia che segue le indagini. Non fa nomi rispetto alle imprese e ai manager coinvolti ma ne delinea un quadro comportamentale preciso: «… Non sono totalmente attivi nei rapporti con Cosa Nostra in modo tale da poter essere sottoposti a ipotesi di reato né sono vittime nel senso ampio del termine: pensavano di poter trarre un beneficio da questa vicinanza ma si sbagliavano». Le domande. In questo contesto (LaSberla.net del 17 bebbraio) va anche rilevata la domanda che Umberto Lucentini fa allo stesso Ingroia proprio in merito alla possibilità di bypassare il setaccio amministrativo antimafia: «Come è potuto accadere? Cosa non ha funzionato nei controlli preventivi?». La risposta di Ingroia è densa di significati: «Nell’appalto erano coinvolti due grossi gruppi imprenditoriali: uno di Madrid e uno di Torino, quindi non sospettabili di infiltrazioni mafiose. Eppure le due aziende hanno ceduto alla pressione mafiosa… concedendo questa sorta di monopolio sulla fornitura di materie prime. Mi sembra che sia un dato molto indicativo della permeabilità del sistema degli appalti e dei controlli della pubblica amministrazione. Ma anche sulla tenuta del siste-

ma economico privato davanti alle organizzazioni criminali». E dei collegamenti tra Impastato e Provenzano era già venuto a conoscenza Gioacchino Genchi, il consulente informatico giudiziario, il quale nei primi anni Duemila aveva fornito il supporto proprio per l’arresto di Impastato, poi condannato in appello a quattro anni per i suoi rapporti con le cosche: tant’è che Palazzolo sul comportamento della Sis e dei suoi compagni di cordata, proprio in ragione delle relazioni pericolose con Impastato, dà un giudizio che più tranchant non si può: «Evidentemente, questo curriculum non aveva insospettito i titolari dell’appalto per la metropolitana di Palermo, che avrebbero continuato a rifornirsi da Impastato e dai suoi fidati collaboratori...». Sis: tra politica e favori. Così sulla stampa siciliana emergono anche le relazioni della politca locale con la Sis, alla quale pezzi da novanta e medi calibri chiedono piccoli e grandi favori. Livesicilia.it il 24 giugno 2011 scrive: «... i vertici della Sis erano coscienti della forza di Impastato... Dalle carte dell’inchiesta... salta fuori che tanti politici, di schieramento diverso, hanno bussato alla porta della Sis per piazzare operai e imprese nei cantieri». Nomi e circostanze sono scritte nero su bianco: «... dal presidente dell’Ars, Francesco Cascio del Pdl, agli onorevoli Francesco

Mineo (Grande Sud) e Riccardo Savona dell’Udc... dall’ex assessore del comune di Palermo Patrizio Lodato (Italia Domani) al sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello (lista civica). Nelle carte viene descritta anche la vicenda che coinvolge il deputato regionale Salvino Caputo del Pdl, impegnato a fare rilasciare l’autorizzazione per una cava. Le cimici piazzate negli uffici palermitani della Sis, e non solo, hanno registrato una sfilza di conversazioni confluite nella informativa finita sul tavoli dei magistrati. Centinaia e centinaia di pagine che alimentano un’inchiesta scottante partita nel 2006 dalle confidenze che Salvatore Imperiale, imprenditore di Partinico che ha patteggiato una condanna per mafia, faceva al suo autista. Alcune persone venute da Catania erano interessate ai lavori, non ancora iniziati, per la metropolitana. Gli inquirenti accendono i riflettori sul mega appalto da 623 milioni di euro. Ritengono di avere scoperto un sistema che strizza l’occhio alla mafia e acconsente alle richieste dei politici». Le reazioni. Il tutto ribolle sui media isolani ma nel silenzio totale della politica vicentina. Con qualche eccezione però: «Quando saltano fuori notizie del genere una persona di buon senso si immagina che chi di dovere, a cominciare dalle istituzioni sino ad arrivare ai vertici di Sis, dia le spiegazioni del caso. E invece siamo alla calma piatta. Una calma che comincia ad avere l’odore dell’omertà». Così parla Massimo Follesa, uno dei portavoce del Covepa, il coordinamento che si batte per un tracciato alternativo alla Pedemontana. Follesa però non è un personaggio qualsiasi. È una delle punte di diamante del Pd nella valle dell’Agno ed è il punto di riferimento dell’area legalitaria dei democratici vicentini, quella che seppur poco rappresentata nella cabina di regia del movimento, è la più critica nei confronti dell’establishment politico-economico, il quale per vero include interi settori del suo partito. Establisment che con i suoi think tank, a partire dalla Fondazione Nordest sino ad Assindustria, da anni perora la causa delle grandi opere. L’interpellanza. Lo stesso Follesa comunque ricopre a Trissino, nel Vicentino, la carica di consigliere comunale. E da consiglie-


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Tara d’appalto Le vicende recenti della Spv non sono che l’ultimo capitolo di una saga all’insegna dell’opacità nel mondo delle grandi infrastrutture regionali. Dal caso Serenissima al caso Brentan, sino a Veneto Strade i colori dominanti sono due il rosso dei conti e il nero della visuale (m.m.) Sembrano passati anni luce, sembra che più nessuno abbia voglia di parlarne ma la collettività veneta non ha ancora assorbito la botta della voragine provocata dalla controllata Infracom alle casse della Serenissima. Col valore della controllata crollato da 270 a 70 milioni di euro la matassa se l’è dovuta sbrogliare, senza però fare luce sui conti, il presidente della Serenissima e della provincia di Vicenza Attilio “Titti” Schneck. Leghista, come leghista era l’ex presidente di Brescia Padova Manuela Dal Lago. Nel catino della quale è maturato l’affaire A4 senza peraltro che la procura di Verona, competente per territorio, decidesse di andare a spulciare le carte: il tutto nonostante le prese di posizione, poche, e i lamenti della politica, pochissimi e gli strani intrecci con la Banca Popolare di Vicenza (VicenzaPiù del 22 luglio 201, pagina 10). Eppure a metà degli anni Duemila c’è stato un periodo in cui per un atti-

mo i grandi media hanno aperto gli occhi sulla Serenissima. Ario Gervasutti, poi divenuto direttore de Il Giornale di Vicenza, sulla parte generale de Il Gazzettino (27 ottobre 2007, pagina 11) narrava delle «strane partecipazioni della Serenissima» e puntava i riflettori sull’inciucio in consiglio comunale a Vicenza tra il «neonato Pd» e la Lega per parare la schiena alla stessa Dal Lago: una sorta di nemesi ciclica che obbliga il Pd vicentino a stare sempre a rimorchio di qualcun altro nello schieramento avverso, oggi infatti l’alter ego è l’ala sartoriana del Pdl. Tuttavia il mondo delle infrastrutture venete passa anche per l’arresto del democratico Lino Brentan, ras della Padova Venezia e snodo dei potentati marcati Pd soprattutto nei rapporti col Pdl e con quel Renato Chisso che per il Pdl è assessore regionale proprio alla mobilità. Poi vanno ricordati i costi per il Passante di Mestre, lievitati dell’85% secondo la Corte dei Conti e lo spettro

del crac per Veneto Strade. E poi c’è la Pedemontana, sul cui orizzonte non ci sono solo i nembi densi del caso Palermo, ma pure quelli del caso WikiLeaks, nel quale addirittura il segretario di stato americano Hillary Clinton parla di baratro finanziario nel quale starebbe finendo la multinazionale spagnola Sacyr, proprietaria di Sis al 60%. Tutti zitti quindi e la storia continua con le indagini dell’Antimafia veneziana sui cantieri della Valdastico Sud per non parlare della spinosa vicenda della piattaforma per i rifiuti tossici di Marghera che ha portato a condanna penale diversi faccendieri del settore rifiuti, soprattutto illegali, e che ha visto finire nell’occhio del ciclone anche la municipalizzata vicentina Aim. «La posa della prima pietra rappresenta un momento cruciale, perché finalmente termina la fase delle “carte”, della burocrazia, delle lungaggini di ogni tipo, e inizia quella del cantiere. Dell’operatività che ha sempre

chi ci garantisce che da noi, dove l’Antimafia è assai meno sulla ribalta, non accadano cose simili o peggiori?».

La firma dei sindaci dell’ovest Vicentino per la Pedemontana re pochi giorni fa ha inviato alla giunta del suo comune, capitanata da Claudio Rancan della Lega, una interpellanza nella quale, alla luce delle ultime novità sulla Sis, si pongono precise domande: «Risulta allo scrivente che il comune di Trissino, proprio in relazione ai lavori del Consorzio Sis in Valle dell’Agno, si appresta a sottoscrivere una convenzione nell’ambito più generale del progetto per la Pedemontana Veneta... si chiede al primo cittadino di riferire in consiglio comunale... per sapere con la massima urgenza se se sia o meno a conoscenza delle notizie riportate... se ritiene la notizia di potenziale

allarme sociale anche per il nostro territorio ivi incluso quello trissinese... se ritiene di dovere informare la prefettura di Vicenza o se presso la stessa ritiene di dover chiedere informazioni circa la sussistenza di rischi di ogni natura ivi incluso il rischio che si ripropongano condotte incongrue anche in relazione ai lavori lungo il tracciato della cosiddetta Spv... se ritiene di informare il consiglio comunale circa la natura della convenzione che riguarda il consorzio Sis». Follesa tra l’altro si pone una domanda a spettro più ampio: «Se la mafia è riuscita a incistarsi in un appalto supercontrollato come quello,

Tra dubbi e protocolli. Tant’è che alcuni dei dubbi sollevati da Follesa trovano sostanza anche a livello regionale, soprattutto se si leggono in filigrana le dichiarazioni rese in pompa magna dall’ex ministro degli interni Bobo Maroni. Quest’ultimo infatti il 23 luglio 2011 è a Treviso per firmare un protocollo contro le infiltrazioni mafiose nei cantieri della Spv: «Opere importanti come la Pedemontana Veneta possono richiamare l’attenzione della criminalità organizzata, che anche al nord tenta di infiltrare l’economia sana attraverso gli appalti pubblici...». L’allora capo del Viminale parla di «sicurezza partecipata che prevede anche il coinvolgimento di soggetti diversi da quelli istituzionalmente deputati a questo compito: comuni, province e regioni sono i nostri principali interlocutori... Il protocollo per la legalità firmato oggi è articolato sulle esigenze di questo territorio. Fa parte del patto per la sicurezza che fino ad oggi ha dato un ottimo risultato». Queste le parole del ministro riportate proprio il 23 luglio da Oggitreviso.it. Parole che cozzano, alme-

Renato Chisso, Silvano Vernizzi, Lino Brentan e Giancarlo Galan contraddistinto questa regione e i suoi cittadini». Così diceva Chisso il 10 novembre quando a bordo di una ruspetta, assieme al governatore veneto Luca Zaia del Carroccio, posava la prima pietra della Pedemontana Veneta. Ma del caso Sis-Palermo in quel discorsetto non c’è traccia alcuna.

Frattanto in questi giorni cade il ventennale di Mani Pulite: l’ex «socialista» Chisso ha in mente una lectio magistralis su come si gestiscono in modo cristallino affidamenti, società pubbliche e gare d’appalto?

no concettualmente, con quanto rivelato da L’Espresso appena il mese prima. Per di più Maroni in quell’occasione non è solo. Con lui ci sono il governatore veneto Luca Zaia (Lega), l’allora prefetto della Marca Vittorio Capocelli, il suo pari grado di Vicenza Melchiorre Fallica, il commissario per le questioni della Spv Silvano Vernizzi e pure Matterino Dogliani, presidente di Sis. Possibile che nessuno sapesse dei fatti di Palermo? Possibile che nessuno rispetto a quei fatti abbia voluto tranquillizzare l’opinione pubblica veneta fornendo spiegazioni convincenti, magari corroborate da dati e documen-

ti? Quel giorno di luglio Zaia disse papale papale: «La firma di oggi ratifica accordi per l’operazione della Pedemontana Veneta... il risultato è una radiografia delle attività imprenditoriali nei cantieri pubblici... La legalità rappresenta una chance in più per far lavorare le imprese venete. Non aggiungo altro». Parole sulle quali Follesa ironizza così: «Probabilmente al Viminale si erano dimenticati di rinnovare l’abbonamento a L’Espresso; per questo Maroni, il suo amico Zaia e i vertici dell’intelligence non sapevano nulla».

Immagine dei lavori

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Il cattivo del web: Donazzan deputato, Berlato impallinato di Giovanni Coviello

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i fa fatica a capire la situazione attuale del Pdl di Vicenza e del Vicentino se si va solo indietro fino al 12 febbraio 2012 con i risultati dei due congressi del Pdl, quello provinciale vinto in forza di tessere e accordi romani dal neo coordinatore Sergio Berlato e quello cittadino, appannaggio dei due gruppi di oppositori dell’eurodeputato ma con la possibilità palesata dal leader dei cacciatori di coagulare intorno a sè uno dei due. Oggi la situazione è fortemente cambiata a sfavore di chi nelle urne sembrava avesse vinto o, quasi, pareggiato. Elena Donazzan, la favorita di Berlato, già all’atto delle votazioni si mostrava migrata verso l’abbraccio accogliente di Giancarlo Galan, si mormora,

stretta dalle sue calde braccia ma anche dalla morsa di scelte da lei forzate, e dal doge, quindi, rinfacciabili, per far confluire parte dei finanziamenti del settore istruzione e formazione, da lei gestito in regione come assessore, verso lidi amici come CL, Compagnia delle Opere e il mondo dell’editore Tv Filippo Jannacopulos, boss di Rete Veneta ed estimatore di Lia Sartori. Il cambio di preferenze politiche (?) dell’«infedele» determinava un indebolimento della stratosferica maggioranza di Berlato nel coordinamento provinciale, ora gestibile solo con un pugno di voti in più, e l’azzeramento di fatto della presenza del suo ex referente in città, almeno a livello di Consiglio comunale, col passaggio di Rucco e Sorrentino, fan dell’assessore regionale, con Zocca e Zoppello (area Galvanin) e conseguente defenestrazione di Maurizio Franzina da Capogruppo con l’effetto di incoraggiarne la

deriva “tecnica” verso i variatiani, che da tempo ammiccano verso lui e Meridio, il consigliere anti ostruzionismo ... verso la maggioranza ecumenica e onnicomprensiva di Achille. Ma la quadra di tutto, a favore di Galan e dei galaniani, Sartori e Variati inclusi, sempre vivi e, anzi, rinvigoriti dal riposo dopo le ferite di striscio congressuali prontamente rimarginate, sarebbe (chi vuole metta l’indicativo al posto del condizionale) in questo percorso: nel 2013 Elena Donazzan potrà fare a meno dei voti dei cacciatori, ai quali Sergio Berlato ha già ufficializzato la sua scomunica, grazie alla candidatura al parlamento, magari con un sistema elettorale di là da essere sporcellinato e, comunque, col favore del “referente” di Galan, il ben noto B. Eletta onorevole Elena lascerebbe, ovviamente, i suoi due ruoli in Regione per i successivi due anni di mandato dell’amministrazione

L’Islanda in bottiglia di Annamaria Macripò*

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hi c’è dietro una proposta di legge di iniziativa popolare? Ce lo si chiede spesso quando camminando per strada si viene fermati in modo più o meno plateale, più o meno insistente da individui che, penna alla mano, perorano una qualche causa… Lo dice la parola stessa, c’è il popolo, la gente, la cittadinanza o meglio un gruppo di cittadini che decide di utilizzare uno dei pochi strumenti di democrazia diretta

(del popolo, appunto) previsti dalla nostra Costituzione per lanciare un segnale a chi ci governa; segnale che può essere di malontento riguardo a una certa situazione non affrontata dai legislatori o semplicemente per proporre un’idea che agli stessi amministratori per un motivo o per un altro è sfuggita. Quindi si tratta di un suggerimento che, se preso in considerazione, potrebbe diventare legge. Di fatto la proposta di legge di iniziativa popolare è uno strumento debole e ben ne sono consapevoli i numerosi presentatori di questo genere di iniziativa che nonostante una copiosa raccolta di firme a sostegno non

Dal fronte del lavoro di Giorgio Langella I dati di gennaio 2012, relativi alla crisi del lavoro a Vicenza e in Veneto, evidenziano un peggioramento della situazione. Il leggero rallentamento del ricorso alla mobilità registrato a fine anno 2011 non è stato confermato. Anzi. A dicembre 2011 i lavoratori inseriti nelle liste di mobilità sono stati 550 a Vicenza e 2.763 in Veneto. In gennaio 2012 si registra un considerevole aumento. A Vicenza sono 734 (511 in ditte con meno di 15 dipendenti) i lavoratori inseriti nelle liste di mobilità e 4.834 nel Veneto. Le zone più colpite del vicentino sono Vicenza (228 lavoratori), Schio-Thiene (176 lavoratori), Bassano (109 lavoratori). Gli ultimi dati della Provincia relativi al bimestre gennaio-febbraio non mostrano rallentamenti. I lavoratori inseriti nelle liste di mobilità sono 1.353 (quasi il doppi rispetto al solo gennaio).

Preoccupa anche l’aumento delle ore di cassa integrazione richieste. Nel dicembre 2011 sono state 509.648 a Vicenza e 4.283.555 in Veneto (corrispondenti, secondo le stime di Veneto Lavoro, a circa 52.000 lavoratori). A gennaio 2012 sono 803.284 a Vicenza e 4.650.862 in Veneto. Al 31 gennaio 2012, le aziende con trattamento di Cigs (cassa integrazione straordinaria), sono 373 in Veneto e 81 in provincia di Vicenza. Di queste ultime ben 60 sono in scadenza entro luglio di quest’anno. Inoltre, secondo le stime riportate da Veneto Lavoro, le previsioni 2012 per il Veneto registrano un calo del Pil dell’1,5 per cento. Un futuro sempre più incerto per chi lavora. Questi dati sono sintomo di una crisi che viene pagata soprattutto dai lavoratori in termini economici e di assenza di opportunità lavorative. La carenza di lavoro è la vera emergenza italiana. Bisogna agire per sviluppare il lavoro, riportarlo in Italia, impedire le delocalizzazioni. Bisogna investire nella ricerca e nello sviluppo, nei saperi

hanno avuto la possibilità di vedere la loro proposta discussa in Parlamento. Ma allora perché insistere con questo strumento e cosa differenzia questa proposta dalle altre? Intanto il processo di costruzione dell’iniziativa. La proposta di legge di iniziativa popolare ‘Quorum Zero e Più Democrazia’ (pubblicata su www.vicenzapiu.com, ndr), che propone nuovi e più forti strumenti di democrazia diretta da affiancare alla vigente forma di democrazia rappresentativa, incompleta e ormai datata, nasce come un percorso partecipato di per sé. Prende origine dalla Prima Settimana della Democrazia Diretta organizzata a livello

e nella scuola pubblica perché senza le intelligenze non si può progredire. Invece assistiamo a un costante impoverimento dell’istruzione alla quale vengono tagliati i fondi. In questa situazione sarebbe necessario un governo di veri statisti (e non di “grandi professori”). Un governo di persone che fossero in grado di guardare oltre la necessità di “fare cassa”. Invece, ci troviamo governati da sedicenti tecnici che favoriscono la finanza, che discutono di come favorire la “flessibilità in uscita” (ovvero i licenziamenti individuali) cancellando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (loro la chiamano “manutenzione” ma è solo la cancellazione del diritto costituzionale a un lavoro stabile). I risultati sono sotto gli occhi di ognuno. Basta andare nelle fabbriche vuote perché i lavoratori sono in cassa integrazione. Basta contare le fabbriche chiuse, i capannoni vuoti. Basta tenere gli occhi aperti per rendersi conto che il problema è la mancanza di lavoro. Permettere i licenziamenti individuali senza reintegro e anche senza giusta causa non è la cura. È solo il “colpo di grazia”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zaia: quello di assessore a Costantino Toniolo, da sempre sponsor sponsorizzato di Lia Sartori e quello di consigliere regionale alla prima dei non eletti, Giuliana Fontanella. Di che area lo lasciamo intuire ai nostri lettori. Nel frattempo la Procura di Vicenza prova ad arricchire il faldone contro le tessere di Berlato, mentre il suo portone a Palazzo Negri non è stato ancora varcato dal neo coordinatore del Pdl per denunciare non solo politicamente, e a salve, le malefatte (lo disse e scrisse lui) di 15 anni di appalti nelle infrastrutture e nella sanità del Veneto per mano del suo nemico Galan. Che se fossero vere le accuse, mai però finora formalizzate, potrebbe trovarsi ad essere nemico anche della comunità dei cittadini, non solo di quella dei cacciatori. E’ libero, ovviamente, di fare le sue scelte l’eurodeputato accasato anche lui a Thiene come Lia Sartori

nazionale lo scorso anno (2011) durante la quale si è creata una rete fra vari gruppi in Italia che da anni portano avanti tematiche di partecipazione e democrazia diretta. Nel corso degli ultimi otto mesi molti rappresentanti di questi gruppi si sono ritrovati con un appuntamento fisso una volta alla settimana su una piattaforma virtuale (skype, voxli, e altre a seconda dell’esigenza) per creare l’impianto di questa proposta di legge utilizzando un metodo partecipativo (proposte e voto). Proprio lo stesso metodo che ha portato recentemente al rinnovamento della Costituzione dell’Islanda, con il coinvolgimento dei cittadini all’inizio del processo e non alla fine (esempio mirabile al quale guardare, anche nel caso si debba rinnovamento uno statuto comunale!). La lunga gestazione della proposta di legge in questione ha portato a un risultato il cui successo sarà consacrato o meno dal numero di firme e la cui attuazione dipenderà come al solito dalla volontà dei legislatori. In questo caso, però, la proposta di legge va a toccare la Costituzione stessa proponendone alcune modifiche e alcuni aggiornamenti che vanno nella direzione di facilitare una parte-

ma, almeno stando ad oggi, sempre più solo non tanto per assenza di fedeli seguaci ma per deficit storico, da “one man party”, di intelligenti e mai cercati collaboratori. Per giunta al passo coi tempi. E’ libero, certo, ma quelli che accolsero con fiduciosa attesa la sua dichiarata voglia di pulizia capiranno dai suoi non più dilazionabili passi se il suo slogan Forza e onore ha un senso o se è uno Spam del suo Ipad. E non vogliamo neanche pensare che abbia accusato senza prove, per conquistare per giunta un Pdl morituro. Sarebbe ancora peggio dell’apertura di indagini sulle tessere senza querele. Da www.vicenzapiu.com altri corsivi cattivi: Vita dura per i “boss” provinciali. E per l’Italia e Variati si specchia, Zuccato riflette. © RIPRODUZIONE RISERVATA

cipazione popolare più incisiva, proprio come accade in quei paesi dove la democrazia diretta non è un tabù da censurare con quorum e ostacoli giuridici di vario tipo. Riusciranno i nostri cittadini-eroi nell’impresa? Lo si scoprirà solo a metà agosto, con la conta delle firme raccolte, prima tappa di un percorso che potrebbe risultare però più lungo e difficile, a meno che la validità della proposta non si affermi in modo così travolgente da impedire politicamente ai parlamentari di accantonarla in un cassetto assieme alle altre proposte di legge di iniziativa popolare mai discusse. Qualunque sia la conclusione, quel che è certo è che milioni di persone, di cittadini italiani, verranno a conoscenza della possibilità di avere a disposizione strumenti più incisivi e si chiederanno perché loro dovrebbero essere ‘da meno’ dei cittadini svizzeri, per esempio, o dei californiani o dei bavaresi… E si sa, la conoscenza è la prima arma contro l’oppressione dei popoli. * Comitato Più Democrazia e Partecipazione - Vicenza © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Hanno collaborato a questo numero: MARIA ROSA BALDIN ALESSANDRO BENIGNO FEDERICA CEOLATO GIAN MARIA COLLICELLI GIULIANO EZZELINI STORTI CHRISTIAN FARINA ANDREA GENITO ALBERTO FABIO LANDI GIORGIO LANGELLA DAVIDE LOVAT ANNAMARIA MACRIPÒ ANGELA MIGNANO MARCO MILIONI LUCIANO PAROLIN IRENE RUI SILVANO SCANDIAN ONOFRIO SCHINO SIMONE SINICO GUIDO ZENTILE MICHELE ZUCCANTE Hanno collaborato allo speciale: MARINA BERGAMIN AGOSTINO BONOMO FILIPPO DE MARCHI SERGIO REBECCA GIANFRANCO REFOSCO GERMANO RENIERO SIULVANO SCANDIAN MARIA TERESA TURETTA

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Il sindaco Luigi Dalla Via rimane preoccupato sul nuovo polo ospedaliero della Ulss 4 Ospedale di Santorso: la scheda

L’ospedale di Santorso (a.g.) “L’Ospedale nuovo è un’opportunità e come tale va assecondata senza pregiudizi, ma le Amministrazioni coinvolte dovranno vigilare perchè l’interesse dei cittadini sia prioritario rispetto a quello dei privati che lo gestiranno”. Il Sindaco di Schio, Luigi Dalla Via, mette da parte le diffidenze che hanno accompagnato il progetto, tanto da presentare nel 2007 un piano

Luigi Dalla Via alternativo al polo unico, ma non nasconde le sue preoccupazioni. “Spostare dei servizi significa cambiare abitudini, ed è ancora più delicato se si parla di salutesottolinea il primo cittadino- in questa fase complessa lavorerò assieme agli altri colleghi della Conferenza dei sindaci, affinchè il disagio eventuale sia minimo. Non posso nacondere che sembrano però emergere timori

che avevo personalmente manifestato, a suo tempo: il costo dei parcheggi e le ripercussioni sui bilanci pubblici dei costi del project-financing. Chi ha scelto questa strada deve garantire ai cittadini che i canoni da saldare ai privati non riducano la qualità o, peggio, aumentino i costi dei servizi. Quindi deve partire subito il piano di potenziamento della sanità territoriale, come già

- Superficie area: 86.000 mq - Superficie ospedale: 68.000 mq - Piani edificati: 4 fuori terra, 1 seminterrato, 1 interrato. Fortemente integrati nel paesaggio, con particolare attenzione all’ecosostenibilità. La leggera pendenza del terreno consente di avere spazi ben esposti alla luce naturale. - Parcheggi: 1800, di cui 938 per visitatori - Stanze: 280, tutte massimo a due letti. Presente un’ “area famiglia”, contraddistinta da pavimentazione con colore diverso (per ricordare l’ambiente domestico). Saranno spazi dedicati al paziente e suoi familiari, dove le attività assistenziali non andranno ad interferire. - Attività assistenziale: modello organizzativo basato sull’intensità di cura, cioè con risposta assistenziale diversa a livelli diversi

di gravità del paziente. Quindi non più reparti, ma aree omogenee che contengono specialità affini e condividono risorse strutturali e personale infermieristico. - Bioedilizia: teleriscaldamento con centrale di termovalorizzazione a valle. L’acqua sarà surriscaldata a 120° e utilizzata per scopi sanitari e per condizionamento invernale. D’estate sarà invece refrigerata, tramite assorbitore apposito. Impianto fotovoltaico per energia elettrica su tutti i tre corpi di fabbrica (potenza a picco = 250 kWp). Recupero acqua piovana di seconda pioggia, con apposito impianto di filtraggio, per irrigazione aree verdi e cassonetti WC. Centrale di cogenerazione, pari a 800 kW elettrici e 1,7 MW termici, da fonte rinnovabile assimilata (gas metano), come da protocollo di Kyoto.

definito nel 2008 e ribadito da un recente documento; solo così il modello può funzionare e Santorso risulterà efficiente. Attorno va creata infatti un’adeguata rete di servizi, che coinvolga medici di

base e distretti degli ex ospedali di Schio e Thiene, che devono diventare riferimento agevole e quotidiano per i cittadini”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Regione paga il leasing dell’ospedale di Santorso ma la gestione è privata Pietro Veronese di Communitas: «attendiamo informazioni ma vigileremo sul cappio al collo messo dai privati alla Regione»

di Alberto Fabio Landi

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pochi giorni dal’apertura del nuovo ospedale unico di Santorso abbiamo intervistato Pietro Veronese, ex assessore della Giunta scledense e presidente di Communitas, libera associazione civica a carattere volontario e senza fini di lucro, che negli ultimi anni è stata in prima linea nel proporre iniziative pubbliche di sensibilizzazione e informazione sul tema della sanità. &KH JLXGL]LR YL VLHWH IDWWL VXOO¶HVRUGLR H VXOOD RSHUDWLYLWj LQL]LDOH GHOOD QXRYD VWUXWWXUD YRL FKH LQ SDVVDWR DYHWH PDQLIHVWDWR SHVDQWL SHUSOHVVLWj VXOOD VFHOWD GL QRQ LQYHVWLUH SL VXO SRWHQ]LDPHQWR GHO 'H /HOOLV" “In così poco tempo non ritengo corretto pronunciarmi sui punti di forza o di debolezza di Santorso: non sono un tecnico e non ho neppure potuto verificare di persona o come Associazione dati o informazioni che ho ricevuto, diciamo, informalmente. In ogni caso è davvero difficile ottenere valutazioni obiettive, per esempio nessuno informa su quando si tiene la Conferenza dei sindaci

dell’ULSS, che invece dovrebbe pubblica. Neppure è facile sapere quanto siano vere le notizie a volte sulla qualità della progettazione, dei lavori e dei materiali. Sarà il tempo a dircelo, speriamo bene...” 6HPEUD GL FDSLUH FKH QHOOD JHVWLRQH GHOO¶RVSHGDOH FL VLDQR DOFXQL DVSHWWL FKH QRQ YL FRQYLQFRQR È FRVu" La questione fondamentale ed irrisolta è che l’Ulss ha acquistato l’ospedale come si compera un’auto in leasing. Solo che dell’ospedale ottiene solo l’utilizzo, non la gestione, che di fatto rimane in mano ai privati: pare per esempio che la stessa manutenzione dell’edificio sia appannaggio di chi l’ha costruito. Questa situazione, che appunto può generare chiari conf litti di interesse, negli anni futuri potrà condizionare negativamente l’autonomia decisionale dell’Ulss, soprattutto riguardo la necessità di stare al passo con le innovazioni tecnologiche e strumentali. &UHGH FKH TXHVWR SRVVD LQI OXLUH VXOOD TXDOLWj GHO VHUYL]LR" Resta sicuramente da capire dove e come si faranno le economie necessarie per pagare il nuovo ospedale ai privati. La Regione garantisce all’Ulss 4 un bilancio che non ha mai pre-

visto finora costi per la realizzazione di una simile struttura, tutt’al più investimenti per la manutenzione ordinaria degli edifici già esistenti. Eppure da quest’anno essa dovrà pagare ai privati che hanno realizzato l’ospedale, dai 25 ai 30 milioni di euro ogni anno di canone, fra l’altro indicizzati, non solo per i muri del nuovo ospedale, ma anche per le attrezzature, l’arredamento, i nuovi macchinari informatici, gli impianti medicali necessari perché la struttura funzioni. Inoltre li deve pagare con lo stesso bilancio di sempre, cioè con gli stessi soldi che prima del nuovo ospedale servivano per i tutti i servizi sanitari, anche quelli non ospedalieri. Allora, dove e come si faranno queste economie, se la nostra Ulss è già considerata la più “risparmiosa” del Veneto. Per converso invece, con quali risorse l’Ulss 4 potrà riorganizzare, come richiedono il nuovo ospedale ed i posti letto a disposizione, i servizi territoriali? Come potrà garantire altro personale qualificato, di cui pare i servizi siano già assai carenti? Come potrà garantire i necessari nuovi posti letto per non autosufficienti? 6RQR DVSHWWL FRQWDELOL QRQ SURSULR WUDQTXLOOL]]DQWL VXO IXWXUR GL 6DQWRUVR DYH-

Pietro Veronese WH SURSRVWH DOWHUQDWLYH" In quest’ottica, l’accordo stipulato coi privati appare come un cappio al collo per la sanità pubblica nell’ Altovicentino. A meno che la Regione non si accolli per 24 anni quasi per intero l’onere di questo “contratto capestro”, come è stato definito dagli stessi consiglieri del centrodestra non più di un anno fa. Visti i chiari di luna ed i tempi grami per la pubblica amministrazione, è realistico che avvenga? Esiste un’altra strada: la Regione abbia il coraggio di esigere una rinegoziazione del contratto con i privati. Perchè si tratta di un contratto che non solo

appare decisamente squilibrato a loro favore e penalizzante per l’Ulss, tra l’altro con interessi superiori al 12% senza rischio alcuno per gli investitori, ma che sembra racchiudere clausole non convincenti neppure per gli stessi vertici della sanità regionale. 9RL GL &RPPXQLWDV YL RFFXSDWH GD WHPSR GHOOD VHQVLELOL]]D]LRQH H GHOO¶LQformazione dei cittadiniXWHQWL VXO WHPD GHO QXRYR RVSHGDOH XQLFR D 6DQWRUVR &RQWLQXHUHWH D YLJLODUH HG DYHWH LQ SURJUDPPD TXDOFKH LQL]LDWLYD" Chiederemo, anzi pretenderemo di avere accesso a quante più informazioni trasparenti sia possibile. Per quanto ci sarà possibile, inoltre, cercheremo di seguire le fasi di riorganizzazione dell’Ulss, l’efficacia e l’efficienza del nuovo ospedale e dei suoi servizi. Stiamo per esempio organizzando un incontro, probabilmente per i primi di aprile, proprio sul tema del nuovo ospedale, alla luce del nuovo piano socio-sanitario regionale che è in via di approvazione. Chi è interessato può informarsi o fare domande sulla nostra pagina: facebook.com/ public/Communitas-Schio. © R IPRODUZIONE R ISERVATA


231 del24 marzo 2012 pag25

numero

L’ospedale unico dell’Alto Vicentino ha aperto i battenti, ma i conti già non tornano Claudio Rizzato: «si rischia un salasso economico per la sanità veneta ed i vantaggi sono solo per i privati»

di Andrea Genito

C

irca 150.000 Euro di costi di costruzione, una superficie edificata di 68.000 metri quadrati con 400 posti letto, che servirà 32 Comuni per un bacino di oltre 190.000 utenti potenziali, con servizi di qualità ed alta tecnologia e 1800 posti auto nell’area di pertinenza di 86.000 mq. Questi i numeri principali del nuovo polo unico dell’Altovicentino, un’ospedale modernissimo e consegnato addirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti, rarità assoluta per i tempi della pubblica amministrazione. Piccoli imprevisti iniziali a parte (la rottura dell’impianto idraulico di alimentazione nella prima settimana di utilizzo, ndr), qualche ombra comunque resta, legata soprattutto ad aspetti contabili rilevati a bocce ferme da chi in Regione Veneto si occupava di verificare l’attuabilità di un progetto tanto ambizioso. Claudio Rizzato, ex Consigliere Pd nella commissione sanità fino all’ultima legislatura, le sue perplessità le ha sempre messe nero su bianco e, a lavori ultimati e con quasi tutti i reparti oramai trasferiti a Santorso, lancia l’allarme sui costi a carico di Ulss 4 e Regione, ma soprattutto su alcune criticità legate al contratto di project-financing stipulato col pool di aziende private che gestiranno il nuovo nosocomio per un quarto di secolo da oggi. “Un anno e mezzo fa la V Commissione regionale, dopo le audizioni dei Direttori Generali delle Uss nelle quali è in corso la costruzione di nuovi ospedali con il project financing (tra cui Castelfranco e Mestre, ndr), ha finalmente preso atto, ma si potrebbe dire che cerca di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati, del fatto che la finanza di progetto è vantaggiosa certamente, ma per i privati costruttori e non esattamente per la sanità. Infatti, come predicavo dal 2002, si è constatato che gli oneri a carico del bilancio delle Ulss per pagare l’investimento dei privati sono fortemente penalizzanti e tali da sottrarre risorse ingenti alla sanità e al sociale. Quando ero anch’io in Commissione Sanità del Consiglio regionale, nei dibattiti pubblici e sulla stampa, ho sempre fatto presente che costruire ospedali con la finanza di progetto era profittevole e produttivo per i privati, che le-

Claudio Rizzato gittimente fanno i loro conti per realizzare utili. Chi si è invece astenuta dal fare gli interessi dei cittadini è stata invece la Giunta regionale, che non doveva consegnare a cordate di interessi la ‘guida’ degli investimenti in sanità. Una decina d’anni fa il sottoscritto e la collega Margherita Miotto abbiamo organizzato affollatissimi incontri pubblici per contrastare il primo project financing per la ristrutturazione degli ospedali di Castelfranco-Montebelluna, dicendo allora le stesse cose che diciamo oggi e delle quali a distanza di anni la V Commissione ha dovuto ammettere la fondatezza. Nell’Altovicentino la scelta di costruire un ospedale nuovo, cancellando il piano di investimenti deciso dall’Ulss pochi mesi prima per il Boldrini e il De Lellis, è stata imposta dalla Giunta Regionale e questa decisione costerà cara a tutta la sanità vicentina e veneta. /HL SHQVD FKH FRQ JOL VFHQDUL DWWXDOL FLRq FRQ O¶DFFHQWXDUVL GHOOD FULVL HFRQRPLFD H GL TXHOOD SROLWLFD OD 5HJLRQH DYUHEEH IDWWR OD VWHVVD VFHOWD GL SLDQLILFDUH XQ QXRYR SROR D 6DQWRUVR" Sicuramente no, alla luce proprio dei costi previsti per l’ospedale all’Angelo di Mestre, di Castelfranco-Montebelluna e, appunto, di Santorso. Ma siccome quei costi erano quantificabili anche allora, è stata una grave dimostrazione di irresponsabilità l’aver voluto procedere ugualmente con il Project financing. La Giunta Regionale ora corre ai ripari per ridurre i costi a carico delle Ulss interessate, addossandoli a tutte le altre Ulss. Infatti le risorse per rimborsare l’Ulss 12 di parte dei costi sostenuti per l’ospedale all’Angelo e l’Ulss 8 di quelli degli ospedali di CaltelfrancoMontebelluna sono state sottratte al fondo sanitario regio-

nale che finanzia le Ulss del Veneto. Si farà così anche per Santorso? Lei ha sempre messo in JXDUGLD VXOO¶LPSDWWR GHL FRVWL IXWXUL SHU OH FDVVH SXEEOLFKH GL TXHVWD VLQHUJLD FRL SULYDWL $ SUHRFFXSDUH GL SL VRQR O¶,YD H LQGHWUDLELOH R OH IRUWL SHQDOL in caso di ritardo dei paJDPHQWL GHO FDQRQH PHQVLOH QRQ LPSUREDELOL YLVWH OH DELWXGLQL GHJOL (QWL SXEEOLFL" &RPH VL SXz YLJLODUH H PDJDUL PRGLILFDUH LO FRQWUDWWR GL FRQFHVVLRQH" A preoccupare sono tanti altri aspetti, oltre a quelli citati. È evidente che per la costruzione dell’ ospedale di Santorso l’Ulss paga ai costruttori, per il capitale da loro investito, un interesse di molto superiore a quello che pagherebbe se avesse contratto un mutuo per avere la somma investita dai privati (78 milioni e 970.000 euro, Iva compresa, ndr). Inoltre paga il cosidetto canone di disponibilità, cioè un affitto ai privati costruttori... per poter utilizzare l’Ospedale di Santorso, che teoricamente dovrebbe essere di tutti i cittadini e quindi pubblico. Il canone di disponibilità è di 5,4 milioni di euro all’anno per 24 anni: totale 129 milioni e 600.000 euro. Il canone complessivo che l’Ulss 4 paga ogni anno per 24 anni, che comprende anche l’appalto ai costruttori di servizi ausiliari come pulizie, mense, parcheggi è di 30,972 milioni di euro, Iva inclusa). A preoccupare è anche il fatto che nel contratto del project non c’è una clausola di riscatto a favore dell’Ulss, che quindi, anche se volesse, non potrebbe diventare proprietaria dell’Ospedale in quel lasso di tempo, cosa che conti alla mano sarebbe assai più conveniente. 1HO XQD YROWD DEEDQGRQDWD GDOO¶8OVV OD VWUDGD GHO SRWHQ]LDPHQWR GL %ROGULQL H 6 &DPLOOR /HL FKLHVH DOPHQR OD FRPSDrazione dei costi da sosteQHUH FRQ LO SURMHFW ILQDQFLQJ LO PDQWHQLPHQWR GHL SRVWL OHWWR HG LQYHVWLPHQWL LQ ULVRUVH H SHUVRQDOH SHU PLJOLRUDUH DVVLVWHQ]D ULDELOLWD]LRQH H SUHYHQ]LRQH sanitaria. I suoi primi due “desiderata” sono stati disattesi, è pessimista anche VXO ULVSHWWR GHOOH DOWUH FRQGL]LRQL SRVWH" I posti letto dell’ospedale di Santorso sono circa 400, rispetto ai 520 dei due ospedali dismessi di Schio e Thiene. Per l’Ulss 4 questo significa una ulteriore

riduzione, in aggiunta a quella subita con la riorganizzazione ospedaliera del 2002. A Santorso si prevede addirittura una riduzione dei parametri Personale/Pazienti , il che significa meno personale infermieristico. La riduzione dei posti letto per acuti dovrebbe essere accompagnata dalla trasformazione dei medesimi in posti letto di lungodegenza e riabilitazione (cioè in posti letto di ospedali di Comunità), ma su questa trasformazione, che ridarrebbe alle comunità dell’Alto Vicentino il ‘maltolto’, non c’è alcuna certezza e nemmeno sull’utilizzo quali ospedali di comunità degli ospedali di Schio e Thiene c’è una indicazione chiara. A questo punto la battaglia da fare deve avere come obiettivo fondamentale la garanzia delle risorse da investire nel territorio, affinchè non siano tutte prosciugate dal nuovo ospedale. La conferenza dei sindaci dellA’lto. Vicentino reclama da tempo un serio piano sanitario territoriale, per coordinare le strutture attorno all’iceberg di Santorso. Le pare che ci sia un disegno concreto in tal senso, da parte della Direzione Ulss 4? L’Ulss ha presentato un piano concreto , importante e adeguato per i servizi nel territorio che la Conferenza dei Sindaci ha approvato e del quale vuole l’attuazione nell’interesse dei cittadini. Il problema è appunto che non siamo certi che, dopo aver pagato i costi del project già indicati, rimangano risorse sufficienti per la sanità territoriale e soprattutto per i servizi sociali. Io ho seri dubbi in proposito. 4XDOH SXz HVVHUH LO IXWXUR GHL YHFFKL QRVRFRPL GL 6FKLR H 7KLHQH 6XO SULPR LO 'LUHWWRUH *HQHUDOH GHOO¶8OVV (UPDQQR $Qgonese, ha recentemente dichiarato che interessano XQ WHU]R GHL YROXPL LO VLQGDFR WKLHQHVH %XVHWWL DGGLULWWXUD QRQ VL RSSRUUHEEH DOOD GHPROL]LRQH GHOO¶DOWUD VWUXWWXUD FKH KD VHFROL GL VWRULD &L VRQR DOWHUQDWLYH SHUFRUULELOL" Io penso che nei nosocomi al De Lellis ed al Boldrini, patrimoni delle comunità dell’Altovicentino, debbano continuare ad essere svolti servizi sanitari e sociali ed in ogni caso attività di lungodegenza. Intendo ospedali di comunità, cioè strutture intermedie per dare una risposta ai bisogni di continuità assistenziale dei pazienti che escano dall’ospedale per acuti di Santorso e che non possono

essere assistiti dalle loro famiglie. Questo aveva chiesto il 30/12/2003 la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 4 nelle famose 7 condizioni per dire si al nuovo ospedale. Non mi pare che ci sia la volontà di rispettare quello che avevano chiesto i Sindaci, i quali a loro volta avrebbero dovuto essere più accorti allora e valutare approfonditamente le conseguenze per la sanità della scelta che stavano avallando. , 'V SULPD H SRL LO 3G PD LQ JHQHUDOH LO FHQWURVLQLVWUD KDQQR UHDOPHQWH VXSSRUWDWR OH EDWWDJOLH GHO &RQVLJOLHUH 5HJLRQDOH &ODXGLR 5L]zato per una gestione saniWDULD VRVWHQLELOH R FL VRQR stati troppi tentennamenti SHU SRWHU UHDOPHQWH FUHDUH XQ¶DOWHUQDWLYD" Personalmente ho trovato molta sintonia con la Cgil provinciale e regionale. È stato l’unico sindacato che ha promosso convegni ed ha avuto prese di posizione pubbliche per evidenziare gli svantaggi e il pericolo della privatizzazione delle strutture ospedaliere insito nel project financing. Pure il Gruppo Consiliare dei DS in Consiglio regionale ha preso posizione e comunque debbo dire che ha sostenuto le mie battaglie. Con il Capogruppo del PD nella precedente legislatura, Gallo, abbiamo poi condiviso prese di posizione e dibattiti pubblici contro il project financing in sanità, fino a scrivere un articolo nel progetto di piano socio-sanitario che abbiamo presentato nel 2009, progetto che argina fortemente il ricorso al project per costruire strutture sanitarie o sociali, perchè se ne può fare a meno. Ora la querelle, almeno a livello mediatico, sembra però essersi solo spostata sul nome da assegnare all’Ospedale unico. La questione del nome non è certamente la più importante che riguarda l’ospedale di Santorso. È indispensabile vigilare e seguire tutte le fasi dell’avvio dell’ospedale, dello sviluppo dei servizi nel territorio, della sostenibilità della sanità nell’Ulss 4 e soprattutto garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini e risposte efficienti ai bisogni di salute della pololazione. È una battaglia dura, che richiede coraggio e cambiamenti profondi anche nell’attuale configurazione delle Ulss che nel vicentino non possono restare come sono attualmente, sia nel numero che nei confini. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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n° 234 - 12 maggio 2012 - euro 1,20

M’ILLUMINO DI GEMMO

La giunta di Vicenza loda la società che ha donato il nuovo impianto fotoelettrico alla basilica palladiana, ma tace sul coinvolgimento della spa nel caso Niscemi


numero

234 del 12 maggio 2012 pag 12

Giochi di luce

Sono più di sei mesi che il gruppo Gemmo è finito in uno scoop de l'Espresso che parla dei rapporti tra Cosa Nostra ed una impresa che lavora al grande cantiere per le telecomunicazioni militari Usa di Niscemi nel Nisseno in Sicilia: ma la politica berica non ne parla

di Marco Milioni

È

la fine dell'estate dell'anno passato. Il salotto buono del capoluogo berico si appresta a festeggiare un evento che ha avuto molto battage tra i vip di Vicenza e dintorni. La Gemmo Impianti, una delle compagnie venete storicamente legate all'entourage dell'europarlamentare del Pdl Lia Sartori, annuncia una sorta di cadeau alla città del Palladio e lo fa con un comunicato aziendale che la dice lunga sulle ambizioni della spa di Arcugnano: «Il 18 settembre prossimo alle ore 21.00 la cornice monumentale di piazza dei Signori, salotto della città di Vicenza, verrà accesa da un sistema di illuminazione a luce bianca che esalterà i gioielli dell’architettura palladiana, Basilica e Loggia del Capitaniato, come pure la Torre Bissara, il palazzo del Monte di Pietà e le piazze attigue. Una luce elegante, pensata per illuminare la piazza e gli edifici, ma anche per valorizzare l’estetica e la bellezza che li contraddistingue. Una luce sobria e sostenibile, che accende la storia ma guarda all’innovazione e al risparmio energetico. In questi caratteri si riassume l’opera di illuminazione che la società Gemmo ha voluto donare alla città in cui ha sede da oltre novant'anni anni». La giunta de-

La pagina web de L'Espresso con l'inchiesta di Tizian

mocratica di Vicenza gongola e il 21 settembre il primo cittadino Achille Variati si esprime così sul sito web del comune: «L’amministrazione è... assai grata alla Gemmo, azienda vicentina prestigiosa e di livello internazionale, perché in tempi così difficili per le finanze degli enti locali non è un fatto scontato trovare una tale disponibilità da parte dell’imprenditoria vicentina». Lo stesso gruppo Gemmo però, in circostanze completamente differenti, finisce in un servizio di Giovanni Tiziàn sul portale on-line de L'Espresso. È il 31

ottobre 2011: «In provincia di Caltanissetta è in corso di (segretissima) costruzione la mega struttura che permetterà al Pentagono di collegare tutti i reparti militari in giro per il mondo ed è sotto accusa dal punto di vista ambientale. Per il basamento di cemento armato è al lavoro la Calcestruzzi Piazza, società già comparsa nell'indagine "Mercurio-Atlantide" che non ha ottenuto il certificato antimafia». E ancora, Tiziàn sempre nella stessa inchiesta specifica: «... la colossale antenna che permetterà al Pentagono di collegarsi con

Galan, Variati e Gemmo alla serata inaugurale dei Led alla Basilica Palladiana con la partecipazione di Ennio Morricone

tutti i reparti statunitensi sparsi nel mondo. Sta sorgendo a Niscemi, in provincia di Caltanis-

La Gemmo al lavoro in Piazza dei Signori

setta, nonostante le preoccupazioni della popolazione per i rischi legati alle emissioni elettromagnetiche. Si tratta di un impianto strategico per il futuro delle forze armate di Washington, spinto dall'amministrazione Obama nei colloqui con Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa. Un'opera coperta dal segreto militare, per la quale non valgono le regole degli appalti. Ed è questa segretezza che ha permesso l'ingresso nel cantiere a un'azienda finita nel mirino dei magistrati per i rapporti con Cosa Nostra: la Calcestruzzi Piazza, che fornisce il gigantesco basamento di cemento per la megainstallazione». Ma chi ha fornito l'incarico alla chiacchieratissima “Calcestruzzi Piazza”? Si tratta del «Consorzio Team Muos» nel quale figurano la catanese Lageco e la vicentina Gemmo. L'andamento della vicenda per certi versi ricorda quello con cui il consorzio Sis, che progetta e costruisce la Pedemontana Veneta aveva concesso subappalti


numero

cone e Borsellino noi non dimentichiamo e che ci assumiamo con responsabilità, nel nostro quotidiano, l’impegno di non abbassare la guardia di fronte alle varie forme di illegalità». La basilica palladiana è lì a pochi passi, le parole di elogio per la ditta vicentine provenienti dalla giunta comunale berica sono ancora nell'aria, però nessuno dei convenuti di quel 21 aprile fa un solo cenno alla vicenda siciliana, nemmeno per porsi un dubbio: non una parola sull'ex presidente del Vicenza calcio Danilo Preto, già membro della cda della Fondazione Teatro Civico finito indagato con l'accusa di avere occultato beni mafiosi riferibili al clan Lo Piccolo di Palermo. Non una parola sull'inchiesta dell'Antimafia veneziana relativamente alla Vicenza-Rovigo o Valdastico Sud, autostrada del gruppo A4 di cui il comune di Vicenza è ancora socio. E ancora, non c'è nessun ragionamento (la mafia non c'en-

234 del 12 maggio 2012 pag 13

tra ma la trasparenza sì) attorno agli affidamenti dati direttamente o indirettamente dal comune di Vicenza al gruppo Miotti, finito nel vortice della «appaltopoli» vicentina. Eppure appena un mese prima Roberto Scarpinato, uno dei magistrati più in vista nella lotta a «Cosa Nostra» aveva rilasciato ai reporter dell'agenzia Adn Kronos una dichiarazione che focalizza proprio la questione dei rapporti tra organizzazioni criminali ed interi pezzi della business community: «Le organizzazioni mafiose rispondono a una domanda sociale di beni e servizi illegali che deriva dalle persone normali e da grandi pezzi del mondo imprenditoriale... C'è un'economia deregolata con forti tassi di illegalità, fatti anche di rapporti collusivi con il mondo politico-economico... non penetra dall'esterno un virus che porta il male perché il male già esiste». © RIPRODUZIONE RISERVATA

La Basilica Palladiana illuminata con i led Gemmo

a due imprese in odore di mafia per un'altra grande opera, quella del metrò leggero di Palermo (VicenzaPiù del 25 febbraio 2012, pagina 6). Frattanto sul piano degli eventi lo scenario cambia completamente il primo giorno della primavera 2011. Alle cinque e mezzo del pomeriggio in piazza dei Signori a Vicenza sotto la Loggia del Capitaniato si celebra la «giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie». La cerimonia è officiata dal vicesindaco Alessandra

Moretti del Pd e dal consigliere comunale Raffaele Colombara della lista Variati. Con loro c'è Patrizia Vanni, portavoce della associazione antimafia Libera per il Vicentino. Moretti parla per un quarto d'ora davanti ad un pubblico di un centinaio di persone, forse un po' di più: «La piaga della corruzione e delle mafie non è una piaga di esclusiva competenza di una sola parte dell’Italia, come qualcuno demagogicamente vorrebbe farci credere, ma purtroppo è un problema sociale che ormai

è diffuso in tutta Italia, in tutti gli strati sociali e anche in quelli apparentemente sani, arrivando a coinvolgere anche rappresentanti delle istituzioni pubbliche. Per questa ragione, la corruzione deve essere affrontata attraverso una rivoluzione prima di tutto culturale che rimetta al centro dell’azione politica il bene comune, l’etica, la moralità, la sobrietà nei comportamenti e il rispetto dello Stato e delle istituzioni democratiche». La portavoce di Libera dal canto suo aggiunge che «vent’anni dopo Fal-

Il vicesindaco Moretti durante la commemorazione delle vittime di mafia

Contaminazione sulla A31 Sud? Nuovo esposto di Nosarini (m.m.) Era la fine del mese di aprile quando Marco Nosarini, l'archeologo amatoriale che aveva fatto scoppiare il bubbone del presunto inquinamento sulla Valdastico Sud, si era messo a disposizione delle autorità (VicenzaPiù n. 233 del 28 aprile 2012, pagina 14). L'inchiesta è ora in mano all'Antimafia di Venezia. Più nel dettaglio l'uomo, un padovano che però conosce a menadito la provincia berica, aveva annunciato di avere a di-

sposizione alcune analisi della autopsia su un cane «che aveva bevuto nei pressi del cantiere della A31 sud nelle campagne di Castegnero». Il timore è che l'acqua della zona «possa essere contaminata da metalli pesanti ritrovati nel corpo del cucciolo fatto analizzare». Nosarini per di più si interroga sulla possibilità che tali metalli pesanti siano finiti in acqua proprio perché filtrati sin dal sedime della autostrada in costruzione, sul quale sono

presenti grandissime quantità di scarti di fonderia; pratica autorizzata tra gli altri dalla provincia di Vicenza. Tant'è che Nosarini dal canto suo è indispettito perché «Giancarlo Campagnolo, sindaco di Castegnero, in un dibattito pubblico organizzato nella frazione di Villaganzerla il 7 marzo 2012 si era impegnato ad avviare una campagna di monitoraggio indipendente delle acque vicine al tracciato della A31 sud. Il che non è avvenuto». Sempre Nosa-

rini spiega che il primo cittadino ha ottenuto le carte delle analisi alla fine di aprile. Poiché però «nulla si è mosso» l'archeologo amatoriale ha indirizzato un dettagliato esposto ai carabinieri di Noventa, Barbarano, Longare e Camisano, nel quale si chiede di accendere i riflettori, tra le altre, sul comportamento dei sindaci berici i cui territori sono attraversati dalla Valdastico Sud. Marco Nosadini

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n° 236 - 9 giugno 2012 - euro 1,20

DONAZZAN GALAN...TE CON RETE VENETA

Elena passata armi in resta con Galan e Sartori si scopre attenta ai costi della comunicazione nel Pdl di Berlato, suo precedente sponsor, dopo aver “investito” su Rete Veneta e sul Coisp dell’alleato Prioli


numero

236 del 9 giugno 2012 pag 12

Doni e Donazzan Dal guazzabuglio che regna in casa del Pdl emerge un giro di finanziamenti a pattuglie di vicini e sodali tra le quali spicca il gruppo Rete Veneta, capitanato da Filippo Jannacopulos, uomo vicino all'assessore alla formazione. E soprattutto all'europarlamentare Lia Sartori

di Marco Milioni

«

Il nuovo ufficio stampa che l'eurodeputato Sergio Berlato ha deciso di attivare, formato dal giornalista professionista Luca Faietti e coadiuvato dal giovane Andrea Guglielmi, continua a far discutere all'interno del coordinamento. Non tanto per le sue funzioni. Quanto per il costo... Pare che Elena Donazzan e Luca Prioli... abbiano criticato non tanto la bontà dell'iniziativa, condivisibile, quanto i costi». È il 18 aprile di quest'anno. Così sul portale del GdV Cristina Giacomuzzo racconta le baruffe di un direttivo provinciale del Pdl vicentino finito quasi in rissa. Una rissa dovuta alla guerra in corso fra le tre anime: i «cacciatori» dell'euro parlamentare e coordinatore provinciale Berlato; i «procacciatori» dell'europarlamentare Lia Sartori (quelli che «twittano» col sindaco di Vicenza, il Pd Achille Variati) e i «federali», che fanno riferimento proprio ad Elena Donazzan, potente assessore regionale alla formazione. Passata armi e bagagli ai sartoriani dopo un periodo di amore, sempre col doppiofondo, con la corrente delle doppiette. «Ma porca di quella vacca - si era sfogato a margine di quella assise uno dei sostenitori di Berlato - con tante di quelle facce in giro proprio Faietti e Guglielmi dovevamo andare a recuperare?». Faietti infatti è amico di vecchia data di Arrigo Abalti il quale a sua volta è ex assessore all'istruzione al comune di Vicenza e attuale consigliere di opposizione

Elena Donazzan e Sergio Berlato

sempre al comune di Vicenza. I due quando il centrodestra governava la città furono pizzicati dall'allora consigliere leghista Franca Equizi. Faietti scriveva di politica su Tva ma contemporaneamente, con la benedizione di Abalti (dato per vicino a Berlato), faceva il coordinatore di progetto per il giornalino comunale, l'Informagiovani, da poco defunto, ma da vivo, feudo incontrastato del re di cuori dell'entourage di Variati, il fido portavoce Jacopo Bulgarini d'Elci. Per il presunto conflitto d'interessi Equizi fece un baccano della malora in consiglio e la cosa arrivò pure all'orecchio dell'ordine dei giornalisti. E Guglielmi non è da meno. In passato il suo nome viene accostato proprio a quello della Donazzan nel cosiddetto scandalo dell'opuscolo. È il 2009 appunto quando la regione Veneto commissiona un libricino, scritto proprio da Guglielmi, che rielabora in chiave «iperdestrorsa» ma soprattutto «sciatta» la storia europea. Così almeno è il tenore delle critiche degli ambienti centristi e di sinistra cui Donazzan risponde con uno stentoreo «me ne frego» tranne poi rimediare una figura di sale quando poco dopo il consigliere provinciale democratico Matteo Quero sbugiarda lei e Guglielmi dando notizia «del copia e incolla» senza citare fonti e riferimenti, col quale Guglielmi ha saccheggiato il sito “Viaggio in Germania”. Un sito redatto da Wolfgang Pruscha, tedesco residente ad Altavilla, il quale di lì a poco accuserà di plagio proprio il libello made in Donazzan & Soci.

E tant'è che le accuse di spesa eccessiva si ritorcono come un boomerang su Donazzan, giacché lo scherzetto del «bimbo copione» viene a costare alle casse della regione 15mila euro di spese di distribuzione, produzione e stampa (Guglielmi invece ha risarcito con 5.000 euro il danno a Pruscha, chiedendo anche scusa). Ma la cosa è costata in termini di visibilità pure a Berlato che stando alcuni dei suoi aficionados «poteva risparmiarsi di mettere il culo sulle pedate» anche perché un altro suo fedelissimo, il sindaco di Noventa Marcello Spigolon, è pure nei guai poiché rinviato a giudizio per «truffa ai danni dell'Inps e abuso d'ufficio» (GdV del 21 aprile 2012, pagina 70). Ma la questione «argent de poche» pesa ancora in casa Donazzan e affini. La sua giunta regionale infatti ha finanziato un convegno sulla mafia (iniziativa nobile ma in democrazia fini e mezzi si equivalgono) con 20.000 euro da destinare all'organizzatore, il sindacato di Polizia Coisp, il cui coordinatore regionale è Luca Prioli. Lo si legge nel bollettino della Regione Veneto numero 21 datato 10 marzo 2009 il quale a sua volta cita la delibera di giunta di riferimento. In un passaggio in cui si sunteggia l'iniziativa che si prevede di organizzare si legge che l'evento sarà così strutturato: «... presentazione, saluti e interventi delle autorità... proiezione di un video che riassume la storia della "mafia" negli ultimi anni e un video che mette in risalto il successo dello Stato attraverso gli arresti più importanti... dibattito tra gli autorevoli relatori e gli studenti». Ora con tre regioni italiane in mano, de facto, alle cosche e lo spettro della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, fa ridere il contenuto di un bollettino che a mo' di marketing del Ventennio certifichi mettendo in risalto «la vittoria» dello Stato sulla mafia. Non è un caso che la maggioranza che per anni ha sostenuto la regione Veneto (Udc, Pdl e Lega) sia composta proprio da quelle forze che a livello centrale o periferico sono interessate da liason mafiose o spettri mafiosi della natura più varia (caso Dell'Utri, caso Cuffaro, caso Cosentino, caso 'ndrangheta in Lombardia e via dicendo). E soprattutto c'è la spada di Damocle della storia di Vittorio Mangano «stalliere» dell'ex premier Silvio Berlusconi (Pdl) a fare da sfondo a tutto. In realtà, a un costo molto inferiore, cioè zero,

Filippo Jannacopulos, amministratore unico di Rete veneta

la giunta regionale potrebbe diradare tanti dubbi mettendo in chiaro, per esempio, la convenzione che lega gli enti pubblici al consorzio che costruisce la Pedemontana Veneta, visto che le avvisaglie non sono granché. Rimane poi da capire se il Luca Prioli citato dal GdV come membro di spicco del Pdl sia lo stesso che ricopre la carica di grande capo regionale del Coisp (per caso è ancora in servizio alla questura di Vicenza?). E poi organizzare un convegno costa tutti quei soldi? La Regione Veneto ha ricevuto le pezze giustificative di spesa? Epperò la bassanese Donazzan, che da quando ha mollato Berlato è sempre in gran spolvero sul confindustriale GdV, dovrebbe spiegare una cosa. Da anni viene data molto vicina al greco-bassanese Filippo Solone Jannacopulos, patron del Gruppo Rete Veneta il cui network non è certo noto al pubblico per la sua durezza nei confronti della Regione Veneto. Jannacopulos al contempo è dato assai vicino all'entourage della Sartori. E così andando a spulciare tra i bollettini regionali salta fuori il numero 84 del giorno 11 no-

Elena Donazzan con Giancarlo Galan

vembre 2011 (pagina 6). Si legge di un affidamento di 245.000 euro al Gruppo Rete Veneta per un progetto di tutela delle «produzioni agroalimentari» in riferimento alla delibera della giunta regionale 3101 del 20 ottobre 2009; relatore Donazzan. Più precisamente si parla di «... liquidazione delle competenze a Teleradio Diffusione Bassano srl a conclusione del contratto d’appalto per l'affidamento del servizio di ideazione, realizzazione e messa in onda a mezzo televisivo di un progetto divulgativo di informazione e sensibilizzazione in materia di tutela dei consumatori». Le carte giacciono così nei cassetti, ma da quasi un anno, né maggioranza di centrodestra né opposizioni di centrosinistra si sono librate in volo per dire “che bello” o “che schifo”. Si tratta di soldi ben spesi o di affidamenti, più che legittimi, dati a una tv considerata vicina con la speranza inconscia che non accenda troppi riflettori sulla giunta regionale? © RIPRODUZIONE RISERVATA


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237 del 23 giugno 2012 pag 6

Rete Veneta, rete complessa Il network editoriale bassanese è una delle realtà più affermate in campo regionale ma su alcuni affidamenti decisi da palazzo Balbi e sulla struttura societaria del gruppo i dubbi rimangono senza risposta

di Marco Milioni

È

importante che l'informazione sia libera da condizionamenti di natura economica? Ed è altrettanto importante che oltre ad essere libera appaia anche libera? Si tratta di domande di scuola, che ormai fanno parte di ogni dibattito sul ruolo dei media. Gli interrogativi di natura generale comunque possono anche essere calati nella realtà. VicenzaPiù il 9 giugno 2012 (pagina 12) pubblicava un ampio reportage in cui venivano evidenziati alcuni ambiti da chiarire nel rapporto tra media e Regione Veneto. Nel dettaglio tra il gruppo Rete Veneta e palazzo Balbi. Ma che tipo di realtà rappresenta il network televisivo che fa capo al bassanese Filippo Jannacopulos? Il gruppo è uno dei protagonisti di livello dell'informazione. Il direttore Luigi Bacialli, volto noto in tv, ex direttore de Il Gazzettino, da sempre è dato in buoni rapporti con l'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan (Pdl), ma anche quelli con l'attuale presidente della regione Luca Zaia sembrano improntati

Roberto Ciambetti ed Elena Donazzan nel giorno dell'insediamento della Giunta regionale (foto: VicenzaPiu!)

a grandissima cordialità. Rete Veneta da alcuni mesi ha perfezionato un portale multimediale innovativo, reteveneta.it, in cui vengono rilanciati i contenuti delle quattro corazzate: ovvero il tg di Bassano, quello trevigiano, quello padovano e quello di Venezia. L'informazione tocca anche altri ambiti territoriali ma il nocciolo duro e costituito dai

quattro tg, che sono ben implementati sul versante dei new media, specie con i palmari. Il gruppo recentemente si sta espandendo anche in Friuli. Diversa invece è la questione dell'assetto proprietario. Formalmente la società madre, quella che ha avuto cospicui affidamenti regionali, si chiama Teleradio diffusione Bassano. Una srl che ha sede nella città del Ponte in via Melchiorazzo 7 (capitale sociale 1,15 milioni di euro: questo è quanto risulta dagli archivi camerali). È guidata da un amministratore unico, Jannacopulos appunto, che risulta titolare di una piccola quota pari a poco meno di 50.000 euro. Il resto è posseduto da Immobilare Arcobaleno con sede a Rosà, sempre nel Vicentino. Consultando però lo storico delle cessioni azionarie si scopre che il pacchetto di controllo societario, a partire da metà anni Novanta, è cambiato molte volte nel tempo. Da Teleradio Diffusione Bassano a Tele Punto Radio Veneto Prima Rete. Da Teleregione srl a Teleradio diffusione Bassano. Da Star srl a Teleradio Diffusione Bassano. Da Tele Radio diffusione Bassano a Star srl. Da Teleradio Diffusione Bassano a Alta Tensione srl in liquidazione. Nel 2012 poi sempre Teleradio Diffusione Bassano cede le sue quote a Rete Varese 1 srl. Un paio di settimane fa chi scrive ha contattato i vertici societari per avere un commento rispetto agli affidamenti ricevuti dal gruppo Rete Veneta dalla Regione Veneto. Sarebbe stata l'occasione anche per chiedere qualche ragguaglio circa l'assetto societario della srl. Ma il tentativo di contatto è stato vano. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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237 del 23 giugno 2012 pag 7

Il dono del silenzio (m.m.) Di lei dicono, con una figura retorica poco elegante ma efficace, che è una con le palle. Che è una che non ha paura di sostenere le sue convinzioni davanti ai suoi elettori e in genere davanti all'opinione pubblica. E a lei, Elena Donazzan, potente assesore veneto alla formazione, in quota Pdl, con una storia politica e culturale che nasce nel Fronte della Gioventù, questa nomea non dispiace affatto. È bastato però un servizio pubblicato su VicenzaPiù del 9 giugno (pagina 13) a trasformare la dama d'acciaio in una dama di latta. Un servizio in cui si parla degli affidamenti cospicui decisi dalla regione Veneto per il gruppo Rete Veneta, che fa riferimento al manager bassanese Filippo Solone Jannacopulos. Chi scrive, era il 4 giugno, ha inviato alla Donazzan una richiesta di delucidazioni semplice semplice: «Si invia la presente per chiedere quanto segue. In data 10 marzo 2009 il bollettino regionale numero 21 dà notizia di un contributo ad un sindacato di polizia relativamente alla organizzazione di un convegno sul problema mafioso (Deliberazione della Giunta Regionale numero 360 del 17 febbraio 2009). Ancora il bolletino regionale numero 84 del giorno 11 novembre 2011 (anno XLII) dà notizia di un contributo al gruppo Teleradio Diffusione Bassano srl per “l'affidamento del servizio di ideazione, realizzazione e messa in onda a mezzo televisivo di un progetto divulgativo di informazione e sensibilizzazione in materia di tutela dei consumatori...”. Ciò considerato si chiede di avere un ragguaglio dettagliato circa le iniziative sopra menzionate (svolgimento, tempi, costi effettivi...) e di avere un commento sulla opportunità o meno delle stesse». Il destinatario è Lady D. in persona perché dai documenti si evince che è lei a presentare la delibera.

La risposta qual è stata? Silenzio. Strano per una che ha sempre vantato la sua anima di combattente politico. Ora la Donazzan potrebbe sempre tentare la vecchia scusa del «de minimis non curat praetor». C'è però un ma grande come una casa. Il leghista Roberto Ciambetti, che affettuosamente nel suo partito viene chiamato «il democristiano» per la sua indole che tende alla mediazione e che in giunta ha un ruolo ben più importante di quello della Donazzan, giacché il vicentino è assessore al bilancio, la briga per rispondere se l'è presa. Risposta generica e democristiana quanto si vuole, ma risposta c'è stata. Una risposta tra l'altro dalla quale chi mastica di politica capisce che gli affidamenti (o contributi come con più realismo li chiamano i giornalisti che fanno il loro mestiere) concessi a Rete Veneta gli stanno un po' sul gozzo. Sarebbe da domandarsi quindi: da quando Elena Donazzan riveste incarichi di varia natura in regione, quanti contributi o finanziamenti o affidamenti sono stati concessi alle tv venete? E al gruppo che fa riferimento a Rete Veneta? La cosa è avvenuta col placet politico dell'ex governatore Giancarlo Galan e col placet politico dell'eurodeputato Lia Sartori? I due si sa sono le punte di diamante del Pdl nel Veneto e poiché da anni pontificano di efficienza nella spesa pubblica sarebbe il caso che da loro qualche commento in merito arrivasse. Se poi invece ai due si rammenta che i loro referenti politici nazionali, a partire dall'ex premier Silvio Berlusconi, sono tra coloro che hanno fatto schizzare la spesa pubblica alle stelle durante l'ultimo ventennio, allora si capisce che l'invito a tutti a dire qualche cosa in merito sarà la cronaca di un silenzio annunciato. Perché criticare certi media non fa bene ai politici, si sa. A quelli di

tutti gli schieramenti, a cominciare da quelli che si ergono a difensori della res publica. In tal senso sarebbe simpatico sapere che cosa pensino in materia Gennaro Marotta, Tonino Pipitone e Gustavo Franchetto, tutti

dell'Idv. Quest'ultimo tra l'altro è anche un collega. E un'opinione in merito dovrebbe averla. Soprattutto perché quando gli enti pubblici fanno arrivare danari, lecitissimamente s'intende, nelle casse

degli editori, il cane da guardia che è l'informazione rischia sempre di trasformarsi in cane da compagnia, o in cane da riporto del potere. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Donazzan e Della Valle, maretta bipartisan per Lonigo

(m.m.) C'è maretta nel Pdl dell'Ovest Vicentino. Il motivo? La nomina di Serena Dalla Valle nel consiglio di amministrazione del teatro di Lonigo. La Dalla Valle non è un personaggio qualunque, ma è la potentissima segretaria dell'assessore alla formazione Elena Donazzan, una delle punte di diamante del partito nel Veneto. I maggior enti del Pdl a Lonigo sono in fibrillazione perché hanno percepito la nomina come una combine tra il sindaco Beppe Boschetto (sostenuto da una coalizione centrista vicina a Udc e Pd) e l'entourage della stessa Donazzan. L'obbiettivo? Assicurarsi in regione, tramite la presenza della Dalla Valle, un

Il Teatro Comunale di Lonigo

trattamento adeguato in termini politici e di finanziamenti, proprio al civico di Lonigo. Epperò il Pdl della città leonicena avrebbe mal digerito di essere stato completamente bypassato nell'operazione. Soprattutto perché la cosa avrebbe spinto in secondo piano «il ruolo positivo» che i notabili del Pdl locale attribuiscono alla condotta del loro movimento in ambito locale, specie in materia di fondi per il teatro. Ne sarebbe scaturita una lettera dai toni molto decisi in cui un paio di esponenti di spicco del Pdl locale avrebbero espresso dubbi e riserve in merito all'operazione. La lettera, datata 11 giugno, sarebbe stata inviata alla segreteria provinciale del Pdl che starebbe ancora decidendo sul da farsi. E al contempo sembra che anche nel Pd dell'Ovest Vicentino si siano levate diverse voci contro la nomina della Dalla Valle. Nomina che avrebbe avuto invece l'avallo di alcuni big democratici in senso al consiglio regionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L'imperatore Gaius Caesar Caligula famoso per aver nominato senatore il suo cavallo


del

28 luglio 2012 pag 13

Squadre d'asfalto Dal sottobosco della partitocrazia sino alle grandi compagnie di progettazione, il firmamento pro Pirubi, è costellato di solidi agganci e anditi dove l'opacità la fa da padrone

(m. m.) Come mai un pezzo importante della politica veneta e nazionale dal Pdl, al Pd alla Lega è favorevole alla prosecuzione della Piovene Rocchette fino all'innesto sulla Autobrennero tra Trento e Rovereto? Rimane da capire se un consenso tanto ampio lo si deva ad esigenze di natura socio-economica o se sia dovuta a legami e solide relazioni tra mondo degli affari e politca. L'opera, a spanne costerà un paio di miliardi di euro. Ma sulle cifre non ci sono certezze. Il consorzio. Le certezze invece ci sono invece quando si guardano i nomi del consorzio Raetia. Il conglomerato temporaneo di imprese incaricato dalla Serenissima di progettare quella che negli anni Settanta veniva definita la Pirubi Nord. I nomi sono di spicco; si tratta di alcuni tra i pesi massimi della prima e della seconda repubblica. Mose e dintorni. Tra le società di spicco c'è Technital, attiva nel giro ricchissimo e chiacchieratissimo della realizzazione del sistema anti acqua alta a Venezia, il Mose. Un sistema di recente passato ai raggi X dalla trasmissione Report che a fine maggio ha messo a soqquadro la politica lagunare. Una capatina su Terrelibere.org del 21 ottobre 2007 fornisce un catalogo completo delle «liaison dangereuse» che pendono sul capo della spa veronese data per vicina all'entourage bancario-politico del sindaco scaligero Flavio Tosi della Lega: nel caso della MilanoBologna, nel caso della PiacenzaModena, la Technital c'è. Ma soprattutto la compagnia è invi-

schiata nell'affaire della PalermoMessina, l'autostrada «con la costruzione più lenta della storia italiana» secondo lo scrittore Simone Mazzeo: una storiaccia finita nel mirino dei magistrati siciliani. I quali poco dopo gli anni Duemila, stando ai consulenti della procura di Mistretta nel Messinese, titolare delle indagini, raggiunge un apice grottesco. Sempre Mazzeo spiega che c'erano situazioni distribuite e concentrate di pericolo grave e che non sussistevano i requisiti minimi di garanzia della sicurezza della circolazione. In particolare, il battesimo dell'opera (presenti il gotha dell’esecutivo Berlusconi e del governo Cuffaro) sarebbe avvenuto, ribadisce Mazzeo, malgrado il rischio «di incidenti di vaste proporzioni» nelle gallerie che caratterizzano il percorso, dove i tecnici nominati dalla procura hanno ravvisato la «mancanza degli standard di sicurezza: assenza degli aereatori, vie di fuga ostruite, colonnine per l'sos fuori uso, illuminazione non funzionante, semafori e telecontrollo inattivi». Capitolo a parte lo svincolo di Furiano, caso unico di rampa d'accesso in autostrada direttamente sulla corsia di sorpasso, duramente stigmatizzato dai periti per la concreta possibilità di «conflittualità laterale». Il ministro. Ma il consorzio Reatia vede tra i suoi componenti anche la Rocksoil, della famiglia del parlamentare Pietro Lunardi del Pdl. Ex potentissimo ministro forzista delle infrastrutture. Un uomo con un conflitto di interessi che poteva

rivaleggiare con quello del suo mentore politico Silvio Berlusconi. Lunardi è uno dei prototipi dell'ideologia senza ideologia dello sviluppo senza se e senza ma. Sempre Lunardi è l'inventore della famosa frase secondo cui «con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole». E ancora lui è l'uomo finito nel vortice dell'inchiesta per mazzette sulla «cricca del G8». Lunardi poi è stato «salvato» dalla Camera che nel 2010 per quei fatti ha negato l'autorizzazione a procedere. Un altro sostenitore dell'opera è Mauro Fabris, ex parlamentare vicentino Udeur, ora commissario governativo per il traforo del Brennero. Il quale intervistato da ladomenicadivicenza.it il 23 luglio dello scorso anno spiegava: «Sulla questione Valdastico Nord, rispetto a dieci anni fa, riscontro come le argomentazioni contrarie si affievoliscano nella loro sostanza... l'ambientalismo ha le armi spuntate perché il traffico su gomma comunque cresce di continuo sulla Modena Verona Brennero». Fabris però non spiega quali azioni siano state intraprese dai governi italiani negli ultimi trenta anni per togliere dalle strade quote massicce di traffico merci per indirizzarle dalla gomma alla rotaia. Lo spettro. Sul nome Valdastico però, o meglio su quello della Valdastico sud Vicenza Rovigo, riecheggia lo spettro della inchiesta della procura antimafia di Venezia. Anche in questo caso è la Brescia Padova il soggetto

principale in campo. E anche in questo caso per la politica veneta, tranne qualche eccezione,

il silenzio è d'oro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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del

28 luglio 2012 pag 15

Sciarada occidentale Dopo l'estate la politica dell'Ovest Vicentino sarà chiamata a confrontarsi su alcuni temi caldi sui quali però storicamente l'agenda dei partiti tende ad essere più vuota che piena: spesso per evitare di urtare la sensibilità delle categorie produttive

di Marco Milioni

L

a politica nell'Ovest Vicentino, almeno sulle questioni che contano sembra essersi mimetizzata fra i campi di mais che punteggiano qua e là la Valle dell'Agno e quella del Chiampo. Le questioni aperte però rimangono con tutto il loro peso specifico. Fanghi. Una delle più scottanti riguarda l'impianto per il trattamento dei fanghi conciari sponsorizzato da Assindustria. La giunta leghista di Montecchio Maggiore da tempo si dice contraria, per ragioni ambientali, all'insediamento che potrebbe vedere la luce ad Arzignano, ma al confine col comune castellano. Dal quale trapelano indiscrezioni secondo cui il progetto più accreditato, per ora in fase più che preliminare, sarebbe quello della Sicit, una spa legata ai più grossi nomi della concia. Le amministrazioni di centrodestra di Arzignano e Chiampo invece si dicono tranquille sul piano ecologico mentre temono, in piena sintonia con l'imprenditorìa conciaria, possibili contraccolpi sui livelli occupazionali nel caso in cui l'opera non sarà realizzata. Recentemente il ministero dell'ambiente ha considerato percorribile la sperimentazione già benedetta dall'esecutivo della città del Grifo, ma le posizioni critiche di chi osteggia la costruzione al momento non sono cambiate. Rimane poi da capire se i soggetti che avevano chiesto l'intero studio scientifico sull'impianto curato dal professor Paolo Canu e redatto per conto dell'Ato Chiampo che è poi l'ente intercomunale che ha avviato la pratica della “facility” per i fanghi, siano stati accontentati. Ivan Chiari, consigliere comunale di minoranza a Montecchio è tra coloro che avevano chiesto lo studio. Sembra però che l'Ato al

momento non abbia ancora ottemperato a quello che Chiari aveva definito un obbligo di legge. Tant'è che su quel versante si starebbero addensando nubi nere. Tra tentativi di riannodare un dialogo fra istanze ambientaliste e posizioni di chiusura, si parla di possibili segnalazioni in prefettura e alla magistratura. Ma qualcosa di nuovo potrebbe arrivare dopo l'estate. C'è comunque l'eventualità che il caso “fanghi” si riversi in toto nella campagna elettorale per le politiche del 2013. E se nel campo del centrodestra sono più le questioni territoriali ad essere discriminanti rispetto a quelle delle alleanze, nel centrosinistra il discorso cambia. In questo schieramento infatti esiste una diversità di vedute storica tra coloro che culturalmente sono più inclini ad assecondare le richieste del mondo produttivo (ala liberal ed ex democristiana del Pd in primis con l'ex consigliere provinciale Matteo Quero e il consigliere regionale Stefano Fracasso a far da battipista) e coloro che in ordine sparso, e con la galassia dell'associazionismo di base a far da supporto, propendono per una linea più votata al rigore sia in ambito ecologico che sul piano della legalità. Una galassia eterogenea che vede come simpatizzanti, più per empatia umana che per una vera aggregazione organica, supporter in quasi tutta la sinistra alternativa (Rc e Comunisti Italiani) nonché ambienti circoscritti della Cgil e grosse fette del M5S. Un'area concettuale che nell'Ovest ha nel consigliere comunale democratico Massimo Follesa uno degli uomini più conosciuti. Anche in ragione della sua battaglia contro la Pedemontana Veneta. Spv. Ed è proprio su questo versante che la politica dell'Ovest Vicentino ha un debito di attenzione. La Pedemontana infatti è de facto sparita dalla politica. Sul terreno a contendersi ragioni e argomentazioni per il no è rima-

Bottali Conciari

Uno striscione contro la Pedemontana

sto il Covepa (di cui Follesa non a caso è uno degli animatori), il M5S e i gruppi No Pedemontana (storicamente vicini ai No Dal Molin e a Sel che della vicenda però poco o nulla si occupa). Dall'altro ci sono le associazioni degli industriali che propendono per l'opera in quanto portatrice di sviluppo e lavoro. Ma la politica, se si escludono i pezzi da novanta del centrodestra del Bassanese, ha abbandonato ogni terreno di confronto. Nel frattempo però il fronte critico nei confronti della Spv ha continuato la collaborazione con l'europarlamentare Idv Andrea Zanoni che da tempo conduce da Strasburgo una battaglia affinché siano rese note le «carte segrete» che riguardano la Spresiano Montecchio Maggiore. In una nota diramata a metà settimana Zanoni attacca ad alzo zero: «Le autorità regionali come hanno giustificato questo assurdo rifiuto di fare luce su un progetto, in particolare sul piano economico-finanziario e sulla convenzione di progetto definitivo, che cambierà in modo radicale 38 comuni?». L'eurodeputato inoltre fa sapere che il 23 luglio ha inviato alla Commissione Europea una interrogazione nella quale si chiede un parere circa la compatibilità del progetto con le direttive 2000/60/CE in materia di acque, 92/43/CEE in materia di procedura Vinca, 85/337/CEE e 97/11/CE in materia di procedura Via. Bacini di sicurezza. L'altra grande questione però riguarda le casse artificiali di espansione la cui realizzazione sarà avviata a brevissimo tra Trissino e Tezze, una delle più importanti frazioni di Arzignano. I bacini dovrebbero avere, tra le altre la funzioni, quella di regolare i mo-

menti di piena dell'Agno che poco più a valle prende il nome di Guà: motivo per cui i residenti convenzionalmente soprannominano il progetto «Rotte del Guà». Ma lo stesso progetto è stato ben pensato e ben realizzato? Quali sono i costi effettivi? Questi sono congrui? Quali sono le imprese incaricate? Quali i subappalti, se vi sono? Le decisioni assunte in materia dalla Regione Veneto sono state pubblicizzate a dovere tra la cittadinanza? Al netto delle inevitabili querelle partitiche è questo il recinto in cui la discussione sui lavori potrebbe avere luogo. Fino ad oggi in realtà la questione ha avuto solo un paio di duelli verbali in consiglio a Trissino ma non è stata sviscerata adeguatamente né sul piano tecnico-scientifico né sul piano amministrativo. Cis. E l'altro grande nodo riguarda invece il centro per l'interscambio delle merci di Montebello. Dopo vent'anni di attesa sarà realizzato o no? Si tratta di una infrastruttura necessaria a razionalizzare il traffico e a mitigarne l'impatto sulla mobilità berica? Oppure non si tratta che di

un colossale caso di speculazione fondiaria avallato dalla politica? Dopo le burrasche del caso Cis-Filippi e dopo i contrasti con l'ex presidente Galdino Zanchetta, ex consigliere di punta a palazzo Nievo, i soci, per gran parte pubblici, sembrano ritrovare un minimo di concordia. Lunedì infatti è stato rinnovato il cda dopo il siluramento di Zanchetta non più ritenuto all'altezza della situazione. Angela Peretto infatti è il nuovo Presidente di Cis Spa. Commercialista vicentina, la Peretto è stata nominata dalla Camera di Commercio e sarà affiancata per i prossimi tre anni da due avvocati: Gianluca Romagnoli, nominato dalla Provincia, e Luciano Gazzola, voluto dal Comune di Vicenza. Il nuovo Cda di Cis ha subito una cura dimagrante passando da cinque a tre componenti, tutti tecnici, proprio come volevano i soci: 25% Autostrada, 23% Provincia di Vcienza, 20% Camera di commercio berica, e poi comuni, tra cui Vicenza, nonché la BpVi.

Massimo Follesa di Cittadini Attivi Trissino anch'IO!

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VicenzaPiù & BassanoPiù

15 settembre 2012 pag 12

Quanto mi costi Ferdinando Francescon, volto noto del Pdl padovano, invia un esposto alla procura di Vicenza e chiede di accendere i fari sulla gestione del bilancio regionale in materia di formazione e attività di comunicazione appaltata a privati: finiscono così nel mirino Donazzan, Irigem e Rete Veneta

di Marco Milioni

C

ome vengono usati i fondi regionali per i corsi di formazione? E come vengono determinati i pagamenti a fronte dei servizi erogati da alcuni gruppi televisivi e pagati sempre dal contribuente veneto? Le procedure adottate hanno tutti i crismi della sana gestione della cosa pubblica? Se lo chiede Ferdinando Francescon, volto conosciuto del Pdl padovano, in un esposto inviato a metà agosto alla procura della repubblica di Vicenza. Nella lente di ingrandimento di Francescon è finita la galassia della famiglia bassanese Jannacopulos. Un nome legato principalmente al network Rete Veneta e ad Irigem, uno tra i soggetti veneti leader in

Fernando Francescon (foto: Il Mattino di Padova)

La sede dell’Ente di Formazione I.RI.GEM

materia di corsi di formazione, aggiornamento ed expertise. La prima considerazione Francescon la fa in termini numerici. Citando fonti giornalistiche, l'esponente del Pdl, con una storia nel Msi e un passato da consigliere comunale a Montagnana, sempre nel Padovano, stima in «215 milioni» la somma che in un anno l'amministrazione regionale eroga «per mettere in piedi 1500 corsi» ai quali il 70% dei circa 7000 iscritti «smette di frequentare ben prima che questi siano terminati». Appresso si cita una intervista a Gerardo Colamarco, segretario della Uil Veneto, il quale su corriereveneto.it del 13 febbraio 2012 dichiarava: «Oggi come oggi, per come è stata gestita, la formazione non serve a nulla, se non a tenere in piedi gli stessi soggetti che la fanno». Nello stesso servizio non tanto distante andava il numero uno di Cisl Veneto Franca Porto: «Il meccanismo si è incrinato e la formazione professionale è diventata assolvimento dell'obbligo scolastico e, in fondo, una proposta quasi fine a se stessa». Questo è il quadro generale fornito dal sindacato, che ovviamente non prende in considerazione il singolo ente finanziato dalla regione. Il discorso però si inspessisce quando citando commenti e opinioni apparsi in rete Francescon punta i suoi fari su due fattispecie. Uno, i fondi giunti al gruppo Irigem per i corsi supervisionati dall'assessorato alla formazione capitanato da Elena Donazzan (compagna di partito dello stesso Francescon peraltro). Due, le massicce presenze di cui la stessa Donazzan avrebbe benefi-

Un manifesto elettorale di Elena Donazzan

ciato sugli schermi di Reteveneta la cui proprietà, come nel caso di Irigem, fa riferimento alla famiglia Jannacopulos che ha il centro dei suoi interessi tra Bassano del Grappa e Rosà. La partita ha ovviamente un risvolto partitico. Rete Veneta da sempre è considerata vicina non solo alla Donazzan. Ma soprattutto all'ex governatore veneto, l'azzurro Giancarlo Galan nonché all'europarlamentare vicentina Lia Sartori: con Galan una delle punte di diamante del Pdl veneto. La questione è nota da tempo. Due anni orsono è stata rilanciata sul web quando il magazine on-line Bassanonet.it è stato diffidato dall'editore di Rete Veneta Filippo Jannacopulos dalla «pubblicazione di commenti, opinioni e affermazioni diffamatorie inerenti alla discussione» inserita da un utente su uno dei forum elettronici dello stesso magazine (http://forum.bassanonet.it/politica/5729.html; era il 24 marzo 2010). Il titolo della discussione era esplicito: «Elena Donazzan e i finanziamenti regionali all'Irigem. La vera omertà sta qui di casa». E le parole che sono andate di traverso a Jannacopulos pubblicate da un lettore con pseudonimo carrisig sono queste: «Ho letto su un blog locale la storia dei finanziamenti regionali di cui avrebbe goduto l'Irigem,l'istituto di formazione di Rosà del medesimo proprietario di Reteveneta sotto l'assessorato di Elena Donazzan: si parla di diversi milioni di euro, molto di più di quelli citati in quest'articolo, presenti nelle “pieghe del BUR” regionale. Cito testualmente quelli che ho letto su quel blog. “Decreto di-

rigente della formazione 1407/2008: Percorsi triennali 3 finanziamenti: € 92.000, € 202.000, € 184.000. Decreto del dirigente alla Formazione 1699/2008 finanziamento: € 202.400. Decreto del dirigente alla Formazione 1023/2008, iniziativa chiamata “ISIDE” erogazione: € 280.695. Decreto del dirigente alla Formazione 643/2009, Joy € 78.000. Decreto 133/2008 Area giovani importi erogati: € 478.329... € 302.870... Tutto ciò è copiato, ma verificato di persona. Potete farlo anche voi se volete . Mi si dice in quel blog che ce ne sono molti e molti altri. A me è parsa una notizia di una serietà estrema, considerando come, giustamente parecchi hanno ricordato su questo forum, che Reteveneta gestisce un servizio pubblico, il servizio dell'informazione locale, che non

Giancarlo Galan

è di esclusiva proprietà dell'azienda, ma appartiene alla collettività. Ora resta davvero un fatto angosciante ed ancora più allarmante che venga compiuto alla luce del sole, il fatto che da un assessorato regionale escano vari milioni di euro verso una azienda privata, e che nel contempo il medesimo assessore regionale Donazzan usufruisca di una presenza continua e costante sugli schermi di quella rete televisiva locale, di proprietà dello stesso imprenditore che percepisce ingenti finanziamenti, in modo continuo per anni dal suo assessorato». Epperò la risposta da parte di Pierluca Scalco, editore di Bassanonet.it, arriva a stretto giro con una nota del 26 marzo 2006: «Riteniamo che la discussione in questione, inserita e gestita nel forum dai nostri utenti, non abbia alcun intento offensivo o diffamatorio e

Lia Sartori


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15 settembre 2012 pag 13

Filippo Jannacopulos, amministratore unico di Rete Veneta Teleradio Diffusione Bassano S.r.l.

Il TG Bassanese di Rete Veneta

ponga invece alcune questioni inerenti ad argomenti di interesse pubblico che fanno seguito ad altre discussioni su temi medesimi o analoghi già inserite da altri utenti da alcuni mesi nel forum, che possono essere liberamente contestate e controbattute, nello spirito di un confronto sereno e trasparente, dai diretti interessati. Invitiamo pertanto l'ingegner Jannacopulos e l'assessore Elena Donazzan a utilizzare gli spazi del forum, che sono aperti a tutti, per replicare e controbattere, con le loro ragioni e motivazioni, alle questioni poste dagli utenti. Come si evince dal testo della diffida, che pubblichiamo integralmente, gli elementi per replicare alle argomentazioni della discussione non mancano. È con il confronto, e non con le querele, che si risponde alle legittime istanze dei cittadini». Fra l'altro chi scrive ha chiesto un commento anche ai vertici di Irigem, all'editore di Rete Veneta e alla stessa Donazzan. E se lo staff di quest'ultima spiega con una nota che l'assessore sta raccogliendo i dati per spiegare il suo punto di vista, i primi due rimangono in silenzio. Peraltro anche VicenzaPiù a partire dal numero 236 (9 giugno 2012, pagina 12) aveva acceso i fari sulle

«liason dangereuse» che si sarebbero materializzate a palazzo Ferro Fini con un pezzo della politica vicentina. Non è un caso infatti che l'esposto di Francescon alleghi appunto alcuni brani estratti da Bassanonet.it e da VicenzaPiù. Ma sullo sfondo però c'è un'altra questione. Esistono degli strumenti seri ed affidabili per valutare efficacia, successi e insuccessi dei soggetti finanziati dalla regione

nell'ambito della formazione? Se questi strumenti esistono l'amministrazione regionale ne fa uso o se ne è comunque dotata? E i consiglieri di palazzo Ferro Fini, ma più in generale tutta la politica veneta, si sono mai posti seriamente il problema? E il mondo dell'imprenditorìa, che è de facto uno degli utenti finali del sistema della formazione, lo ha fatto? © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gerardo Colamarco, Uil, e Franca Porto, Cisl (foto: RovigoOggi.it)

L’esposto alla Procura


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La voce di Elena

Donazzan, assessore veneto all'istruzione, respinge al mittente le accuse di avere gestito con opacità le somme destinate alla formazione e parla di una gestione dei fondi comunitari all'insegna dell'efficacia e della trasparenza. Nonostante questo però non spiega l'ammontare degli stanziamenti finiti alla galassia Irigem

di Marco Milioni

M

entre da Roma arrivano le eco del caso deflagrato in senso al consiglio regionale la politica veneta fa fatica ad interrogarsi sulle modalità con cui vengono spesi i fondi per la formazione. Poco meno di un mese fa Ferdinando Francescon, volto noto del Pdl padovano, aveva indirizzato un esposto alla magistratura berica per chiedere lumi sull'utilizzo dei fondi di palazzo Ferro Fini. Da destra a sinistra il silenzio è bipartisan: con l'eccezione dell'assessore all'istruzione Elena Donazzan del Pdl. In realtà la questione era stata affrontata con un lungo servizio su VicenzaPiù del 15 settembre 2012 (pagina 12) nel quale veniva dato conto dei dubbi di Francescon e di quelli dei vertici regionali di Uil e Cisl. La domanda di fondo era: i finanziamenti regionali per la formazione sono sciupati o ben spesi? Dal 2004 ad oggi quanto la regione ha fatto

Donazzan su Rete Veneta per il terremoto a L'Aquila

incassare al gruppo Irigem? E quanto alla collegata Rete Veneta? È pensabile che in anni passati vi sia stata una sovraesposizione su ReteVeneta (fa riferimento alla famiglia bassanese Jannacopulos) dell'assessore Pdl Elena Donazzan che ha la delega alla formazione? E se la famiglia Jannacopulos ri-

mane in silenzio altrettanto non fa la Donazzan che spiega il suo punto di vista: «La Regione ha prodotto uno studio molto articolato del monitoraggio effettuato sui corsi della formazione professionale ed in particolare su quelli della cosiddetta area giovani, vale a dire quella formazione in diritto-dovere prevista dalla norma-

tiva nazionale e legata alle Regioni italiane in sussidiarietà. Si tratta di giovani frequentanti i percorsi triennali autorizzati e finanziati dalla Regione del Veneto per assolvere l'obbligo formativo che per la legge italiana è di 16 anni o almeno fino al conseguimento di una qualifica. Questa formazione costa alla Regione del Veneto circa 89 milioni di euro e garantisce la piena gratuità ad oltre 17.000 studenti che dopo le scuole medie possono scegliere di frequentare anche questi percorsi... Il monitoraggio di tali percorsi - prosegue l'assessore - ha dato un esito straordinario: anche in tempi di crisi oltre il 70% dei ragazzi che ottiene la qualifica trova un lavoro coerente, vale a dire corrispondente al percorso di studi effettuato; un 15% circa rientra nel percorso scolastico per fare il quarto ed il quinto anno presso un istituto professionale di Stato. La battaglia della nostra regione, d'intesa anche con il sindacato, è quella di difendere questa formazione e di rilanciare nei confronti dello Stato affinché sia quest'ultimo a finanziare tali percorsi formativi e non la Regione. Dopo che l'amministrazione re-

gionale ha reso noti tali risultati i sindacati che si erano espressi in modo critico hanno decisamente cambiato idea». La stessa Donazzan, fa sapere che i controlli messi sulla efficacia dei corsi messi in campo dalla amministrazione regionale sono assi rigidi, ben oltre gli standard richiesti dalla Ue. A tal proposito, sostiene ancora Donazzan recentemente la Commissione Europea ha evidenziato che il Veneto è la migliore regione d'Italia «per l'utilizzo dei fondi europei sulla formazione». L'assessore alla formazione precisa il suo punto di vista anche per quanto riguarda una ventilata eccessiva presenza in video: «Le presenze dei politici sui network televisivi sono monitorati dal CoReCom in particolare durante i periodi sottoposti a regolamentazione sulla par condicio. Per il resto mi piacerebbe essere più presente, ma i troppi impegni sul territorio, assemblee, riunioni, convegni, me lo impediscono». . © RIPRODUZIONE RISERVATA

Silenzi, verità e verità taciute (m.m.) In un periodo in cui i politici evitano quasi sempre il confronto su tutto va dato atto all'assessore Donazzan di avere mantenuto fede all'impegno di volere replicare al j'accuse di Francescon. L'assessore però articolando il suo pensiero non ha voluto specificare il quantum dei finanziamenti conferiti al gruppo Irigem e l'ammontare dei servizi erogati da Rete Veneta a beneficio della Regione Veneto e da quest'ultima regolarmente fatturati. Quanto all'operato del Corecom, trattandosi di un ente di nomina politica le sue valutazioni possono essere prese in considerazione, ma fino a un certo punto. Nulla di nuovo sotto il sole, può far parte delle regole del gioco. Per chi le accetta così. Diversa però è la partita delle opposizioni. Alcuni giorni fa chi scrive ha indirizzato due righe ai capigruppo in consiglio regionale: «Sabato 15 settembre il periodico

Laura Puppato, Capogruppo del Pd in Regione Veneto

VicenzaPiù ha pubblicato un ampio servizio relativamente alla gestione delle risorse regionali in materia di fondi per la formazione e in materia di servizi appaltati a società radiotelevisive dalla stessa amministrazione regionale. Nel servizio si fa menzione di un esposto alla magistratura di Vicenza in relazione alla gestione

dei fondi in capo all'assessorato guidato da Elena Donazzan. Vista la gravità di quanto contenuto nell'esposto (ma anche in considerazione delle recenti polemiche sull'utilizzo dei fondi consiliari alla Regione Lazio) e poiché in termini di controllo la vicenda investe direttamente le competenze del consiglio regionale, si chiede al presidente del consiglio, nonché ai capigruppo, un commento urgente al riguardo». Le risposte pervenute sono state zero. Nulla ha detto il presidente del consiglio Valdo Ruffato del Pdl. Nulla ha detto il suo compagno di partito e capogruppo dello stesso movimento Dario Bond. Silenzi anche da Chicco Caner, capogruppo leghista. Per passare poi sul terreno delle minoranze hanno preferito non dire nulla Pierò Pettenò (Rc), Mariangelo Foggiato (Unione Nordest), l'ex candidato alla presidenza della regione Beppe Bortolussi

(lista Bortolussi), il gruppo dell'Udc capitanato da Stefano Valdegamberi e Diego Bottacin del Misto. Il discorso è differente per l'Idv, la quale col capogruppo Gustavo Franchetto fa sapere che sta approfondendo i termini della questione. Tuttavia il silenzio più eccellente è quello del capogruppo del Pd Laura Puppato. La “pasionaria” di Montebelluna nel Trevigiano in questi giorni sfida come outsider del territorio i big democratici nelle primarie nazionali del Pd. Da sempre si dichiara alfiere della trasparenza. Stavolta però la trasparenza sui quattrini non interessa. A nessuno. Tra l'altro non si tratta di dati e cifre inaccessibili. Un qualsiasi consigliere con una semplice interrogazione o una semplice comunicazione scritta può chiedere agli uffici ogni rigo del conto economico. Ogni spesa, ogni uscita, ogni somma totale o subtotale. Perché non lo fa? La

cosa ha anche una attinenza con gli spazi tv più o meno velatamente anelati da consiglieri regionali più o meno telegenici? In queste ore si parla tanto dei rimborsi dati ai consiglieri. Ma nel caso della formazione e dei servizi affidati alle testate private le somme in ballo sono ben maggiori. Eppure... © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gustavo Franchetto, Consigliere regionale Idv


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Dopo l'esposto in procura arriva l'interrogazione di Berlato (m.m.) Una analisi sulla efficacia dei fondi in materia di istruzione e formazione non può prescindere da una valutazione sull'utilizzo delle risorse che arrivano da Bruxelles. Se da una parte l'assessore all'istruzione Elena Donazzan (servizio a lato) loda la bontà dell'amministrazione regionale nell'utilizzo del budget di origine Ue, il suo compagno di partito Sergio Berlato, che siede al parlamento europeo, ritiene comunque di dovere «approfondire la tematica per una più chiara comprensione dei recenti eventi». Onorevole Berlato ha letto sull'ultimo numero di VicenzaPiù del caso Irigem? Come commenta l'esposto di Francescon? «Per quello che ne so io, Ferdinando Francescon è conosciuto come persona impegnata da anni

a combattere ogni genere di abuso e di malaffare. Se ha ritenuto di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Vicenza affinché si faccia piena luce sul modo in cui vengono gestiti i soldi pubblici da parte della Regione, avrà i suoi buoni motivi, sicuramente supportati da elementi oggettivi di riscontro». Sarebbe in grado di dire quanti finanziamenti europei in materia di formazione sono finiti alla Regione Veneto durante la precedente giunta Galan e durante il corso della giunta Zaia? «Ho intenzione di presentare una interrogazione parlamentare presso l’Unione Europea per accertare quante risorse siano state messe a disposizione della Regione del Veneto da parte dell’Europa, come queste risorse siano state impie-

gate e soprattutto quali benefici abbiano prodotto a vantaggio delle persone destinatarie degli interventi regionali». Come valuta il silenzio di tutti, o quasi tutti, i gruppi consiliari a palazzo Ferro Fini in materia? «Il mio approccio culturale tiene sempre presente il motto “male non fare, paura non avere”. Se la Regione ha fatto un utilizzo corretto delle risorse pubbliche, nessun amministratore dovrebbe avere alcuna esitazione ed alcun timore nel rispondere alle domande che vengono poste da chi, giustamente, vuole sia fatta chiarezza sul come vengono impiegate le risorse pubbliche, che sono poi risorse di tutti i cittadini». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Berlato promuove Donazzan in un gazebo elettorale verticale ai tempi del loro idillio politico

Bla bla blastico sud

(m.m.) Dal bla bla bla della inaugurazione della Valdastico sud di sabato scorso è emerso un solo dato chiaro. Secondo i corifei dello sviluppo, ovvero la classe dirigente che ha portato il Paese sull'orlo del baratro in cui si trova, c'è un'unica strada per salvarsi. Quella di caderci dentro il baratro. Ovviamente facendo altre strade. A partire dalla Valdastico Nord: altro cemento quindi. Altro territorio sottratto all'agricoltura, al paesaggio e alla cultura nel senso più intimo ed esteso al contempo. Da destra a sinistra, con qualche moicano a dire no, tutti d'accordo. Girovagando sotto il tendone del vernissage della A31 sud, una sagra animata da politici, imprenditori, cortigiani e cortigiane più o meno agghindati, aleggiava l'ansia, ma non un dubbio. Ho provato, a coloro che sembravano avere un oc-

chio meno vitreo e vuoto di altri, ad accennare il tema della decrescita felice, che a Venezia nel frattempo era protagonista di un festival dai mille spunti. Ho provato a chiedere a qualcuno se conoscesse il professor Serge Latouche, uno dei vessilli del movimento decrescista. Zero, qualcuno ha semplicemente scambiato il suo cognome per la touche, una delle fasi fondamentali del rugby, ma tant'è. La decrescita può anche essere mentale o culturale. Quello che però non è emerso durante il vernissage di Longare (e nemmeno dalla stampa locale, se non con qualche eccezione) è che la A31 Sud è stata toccata da una inchiesta condotta dalla procura antimafia di Venezia della quale nessuno sembra voler parlare. Tranne qualche minima eccezione ovviamente. Il manovratore non va disturbato anche

quando non sa dove andare. Anche quando ti ha fatto andare a sbattere più e più volte. Se continua così Serge Latouche potrà presto venire a Vicenza e inventare tre nuovi movimenti: la decrescita senile, la decrescita demente e quella mafiosa. Ogni azione umana, ogni iniziativa può essere distorta, blandita, traviata. Il capoluogo berico ha molti specialisti al riguardo. Ai quali due cose piacciono: il silenzio degli affari e il luccichio delle inaugurazioni. La vita degli altri sta lì, nel mezzo. Nel non luogo che è diventata l'esistenza dei comuni mortali, ma anche di lorsignori. Una volta l'anima la si vendeva al diavolo. Oggi tra leasing, outsourcing, project finacing, al massimo la si può lottizzare. Oppure trasformare in un derivato. Ma non troveremo nemmeno un povero diavolo a com-

Un cartello di protesta

prarla. Siamo troppo corrotti. Anche per i peggiori gironi infernali. Dopo l'ultrauomo di Friedrich Nietzsche è arrivato l'ultra schifo.

E sabato il suo roadshow ha fatto tappa a Longare. © RIPRODUZIONE RISERVATA


BassanoPiù

29 settembre 2012 pag 22

Pedemontana e Valsugana. Chi si aggiudica le grandi opere venete? Il libro inchiesta di Renzo Mazzaro, «I padroni del Veneto» accende i riflettori su appalti pubblici «affidati ai soliti noti» Tribunale chiuso? Gli avvocati bassanesi promettono battaglia. di Marco Polo

S

ta suscitando sempre più scalpore l’uscita del libro di Renzo Mazzaro, “I padroni del Veneto”, presentato in città nell’ambito degli “Incontri senza censura” organizzati dalla libreria La Bassanese. Il giornalista e scrittore, che dal 1986 si occupa per vari quotidiani di politica veneta, ha aperto un’importante finestra sulle modalità con cui vengono impiegati i soldi dei contribuenti, sui giochi di potere che hanno premiato, e continuano a premiare, spesso e volentieri le stesse ditte nella realizzazione delle opere pubbliche. Imprese che si fanno promotori per la realizzazione di grandi infrastrutture e che immancabilmente, nonostante il passaggio obbligato attraverso un bando di gara, ottengono l’appalto per la costruzione e la pluriennale concessione. È questo il caso della Pedemontana, dove qualcosa è però andato storto, e della Nuova Valsugana. Il movente principale che ha spinto Mazzaro a cimentarsi in tale inchiesta è il seguente: «I cittadini hanno il sacrosanto diritto di sapere in che modo vengono spesi i loro soldi. E i politici avrebbero il dovere di rendere conto delle loro scelte. Questo non è accaduto e non accade tutt’ora visto e considerato che nel mare di soldi pubblici che gonfiano le casse regionali continuano a sguazzare i soliti noti». Squarciamo il velo di oscurità che circonda certi costumi e facciamo penetrare gli illuminanti raggi di luce provenienti dal libro: «C’è un partito degli affari che controlla gli appalti pubblici indirizzandoli verso i soliti noti? Un mare di soldi scorre nel Veneto […] in questo mare di soldi pubblici navigano pochi operatori privati. Tutti gli altri stanno sulle rive a guardare. I vincitori delle gare sono un numero ristretto di aziende che da sole o in associazione si assicurano le commesse con frequenza sistematica. Gli appalti variano ma i nomi si ripetono. Contano indubbiamente le capacità […] ma il fatto è sotto agli occhi di tutti: c’è un monopolio che non si spiega con as-

di Daniela Ceccon

D

Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale

senza di concorrenza. Nasce da qui il sospetto che il vantaggio acquisito sia frutto non di merito ma di favore. Un privilegio per pochi costruito con i soldi di tutti». Tra le principali infrastrutture entrate nell’orbita di ditte come la Mantovani Costruzioni di Piergiorgio Baita o la Impregilo spa ci sono anche la Superstrada Pedemontana Veneta, opera dal costo di circa 2 miliardi di euro, quasi il triplo del Passante di Mestre, e la Nuova Valsugana, progetto per metà finanziato dal Cipe. I lavori per la Pedemontana sono già iniziati, anche se in ballo c’è un parere negativo del Tar che ha bocciato la dichiarazione di “stato d’emergenza” che ha caratterizzato l’iter del progetto. «La storia di questa società è complicata perché l’obiettivo reale dei soci non era solo promuovere la costruzione ma farsi assegnare la concessione. In mezzo purtroppo c’era una gara da superare. Il passaggio chiave avvenne nell’autunno 2005 quando nello studio del notaio Peloso di Verona si sciolgono e rinascono società e consorzi, scambiandosi quote e controllo della società. Al termine del rocambolesco intreccio, i soci pubblici che nel 2003 avevano l’85% si ritrovano con il 42%. La maggioranza va ai privati, rappresentati per quota azionaria e autorevolezza da Impregilo, dal consorzio Cps il cui presidente è Piergiorgio Baita, massimo esponente anche della Mantovani, e Adria spa il cui azionista di maggioranza è Romeo Chiarotto, socio di Baita nella Mantovani. La domanda

è: non erano per caso tenute le società pubbliche presenti in Pedemontana ad un bando per la cessione delle quote e a non procedere a trattativa privata, come un regalo di Natale, come invece hanno fatto? Lo sostengono in molti. L’obiezione non è peregrina tanto che la magistratura acquisisce gli atti. Ma non va oltre. C’è da chiedersi per quale motivo in Lombardia la magistratura si sia messa ad indagare sulla commistione tra politica e grandi imprese, nonostante gare d’appalto e procedure burocraticamente ineccepibili, mentre in Veneto tutto questo non sia ancora avvenuto. Alla fine l’appalto per la realizzazione dell’opera finisce al Consorzio Stabile sis, grazie ad un ribasso del 25%, tra la contrarietà dello stesso Galan». Capitolo Valsugana. A giudicare dai precedenti anche il via libera all’infrastruttura che dovrebbe collegare in modo rapido il Veneto centrale con Trento e la Germania non dovrebbe subire colossali rallentamenti, grazie all’appoggio della giunta Zaia che prima di Natale 2011 ha dichiarato di pubblico interesse anche il project per la Nuova Valsugana. Diremo di più. Il proponente ha tentato di far aumentare la lunghezza del tracciato fino a Castelfranco, e con essa i pedaggi, trovando però l’ostacolo non previsto dell’opposizione del Comune di Cassola che ha fatto cadere tale previsione. I promotori di tale opera? Ditte Pizzarotti, Mantovani, Cordoli e Cis». I soliti noti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

opo la decisione del ministro Severino di trasferire il tribunale di Bassano a Vicenza, con un decreto già pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, un cambiamento della situazione – almeno con questo governo sembra quantomeno improbabile. Ma non per gli avvocati che, riunitisi in assemblea straordinaria, hanno deciso di non mollare e, anzi, di mettere in atto nuove forme di protesta. L’obiettivo, come ha spiegato il presidente dell’Ordine degli avvocati bassanesi Francesco Savio, è quello di far capire l’importanza e il peso dell’avvocatura, e sottolineare il suo contributo indispensabile all’amministrazione della giustizia a livello locale. Visto che il ministro Severino ha bollato come inefficienti i tribunali soppressi – anche se ha spiegato che si riferiva a proiezioni future -, gli avvocati vogliono mostrare come sarebbe davvero un tribunale non adeguato, facendo venir meno alcuni dei servizi, come la difesa d’ufficio. Fra le idee messe in campo c’è il cosiddetto “sciopero bianco”, cioè un’astensione non dal lavoro ma da tutte quelle attività e quei servizi extra che gli avvocati forniscono ogni giorno al tribunale, dalle fotocopiatrici alla gestione degli ausiliari in cancelleria. Oppure, c’è la possibilità di uno sciopero vero e proprio, con astensione dalle udienze ad oltranza. Pare invece sia stata scartata l’ipotesi di dimissioni di tutti

Un cantiere autostradale

i Consigli dell’Ordine interessati dalle soppressioni decise dal governo. A infervorare gli animi degli avvocati ha contribuito anche l’ultima dichiarazione del ministro Severino che, in risposta a chi le chiedeva se abbandonare il nuovo tribunale, costato 12 milioni di euro, non fosse uno spreco di denaro, ha definito la decisione stessa di costruirlo un “dispendio di risorse”, dal momento che i numeri mostravano che era sufficiente il tribunale già esistente. Insomma, hanno sbagliato gli amministratori locali. E adesso? Secondo Severino non ci si può basare sul fatto che esiste una nuova struttura per giustificare un provvedimento che non dovrà valere per due o tre anni, ma per il futuro del Paese: essendo di proprietà comunale, la nuova sede dovrà essere destinata ad altro utilizzo, anche se questo avrà un costo. Severino ha anche già stabilito le prossime scadenze: entro il 31 dicembre dovranno essere stabilite le nuove piante organiche di magistrati e personale amministrativo secondo la geografia giudiziaria ridisegnata dal decreto, ed entro dodici mesi la revisione della mappa degli uffici giudiziari dovrà essere completata. Immaginare una modifica del decreto non è a questo punto possibile, ma bisogna considerare che all’inizio del prossimo anno ci saranno le elezioni: da un lato un nuovo governo potrà disfare quanto fatto dal precedente (e questa in Italia non sarebbe certo una novità), dall’altro gli avvocati potranno utilizzare in campagna elettorale il loro potere di elettori e sostenitori sui candidati provenienti dal territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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20 ottobre 2012 pag 11

Convegno Ospedale nuovo a Santorso Ilcontinua A convegno il project financing per la salute. O per il portafoglio dei privati

di Pietro Troncon

«

Vogliamo vedere il project financing dell'ospedale di Santorso». Il grido dell’8 ottobre era unanime e a qualcuno è uscito dalla bocca con tutta l'indignazione per una vicenda che avrà pure tutti gli estremi della legalità, ma tira senz'altro in ballo altri principi come quello della democrazia, dell'etica e della trasparenza, che si deve a cittadini a cui si chiedono continuamente (e anche oggi con i nuovi provvedimenti del governo) lacrime e sangue per un'Italia migliore. Quella dell’8 ottobre è stata una tavola rotonda nutrita dal punto di vista della partecipazione, stimolata anche dalla presenza contemporanea di rappresentanze istituzionali e sindacali locali e della provincia: «manca di fatto solo Leonardo Padrin per avere un parterre quasi totalmente rappresentativo», ha sottolineato amaramente all'inizio Paolo Veronese, presidente dell'Associazione Communitas e "padrone di casa", comunicando l'assenza del Presidente pidiellino della V Commissione del Consiglio regionale, quella che, appunto, si occupa di sanità. Ma è stata piena soprattutto dal punto di vista dei contenuti la serata al teatro Pasubio di Schio, dove l'associazione Communitas di Pietro Veronesi ha organizzato il dibattito meno ipocrita di questi mesi, in cui di ospedale si è parlato e riparlato ma con il "velo" imposto da chi sta ben attento a scoperchiare il "calderone". Merito anche del moderatore Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiù, che ha smorzato i toni quando si sono fatti accesi ma ha stimolato la discussione al punto giusto per far affiorare una volta per tutte i nodi di un project financing ancora "secretato", nonostante le richieste d'accesso, ben cinque, avanzate in questi mesi. Parcheggi a pagamento salati, alcol a tutte le ore, il costo dei pasti con una maggiorazione del 40 per cento rispetto a quelli standard e tale da poter far "annullare" ipso facto l'assegnazione del relativo appalto senza limitarsi al 5% di riduzione imposto dalla spending review. Cose di poco conto se si pensa che l'ospedale è stato appena consegnato alla comunità dell'Alto Vicentino e 'il bello delle ancora arrivare'. Cosa nasconde questo benedetto progetto di finanza e perché tanta ostinazione nel non volerlo rendere pubblico pur es-

sendo un contratto con un ente pubblico ...? Qualcuno tra gli ospiti ha detto: «Se c'è così tanta ostinazione nel renderlo segreto è perché si teme che esca qualcosa di inaccettabile allo scoperto». Alberto Toldo, presidente della conferenza dei sindaci, ha detto di averlo chiesto ripetutamente a nome di tutti i primi cittadini dell'Alto Vicentino. Due di picche pure a loro, con una volontà decisa nel voler mantenere oscuri i contenuti del contratto appellandosi a «disposizioni di legge a tutela del know how delle aziende» appaltatrici, ha detto per la Ulss 4 il suo dirigente Enzo Rizzato, ma «assolutamente inapplicabili nella fattispecie in cui la tecnologia - traduciamo così le sue argomentate osservazioni - è solo operativa» ha, invece, sostenuto con forza un imprenditore locale che ha lamentato anche l'esclusione della sua ditta da un'assegnazione parziale «conquistata invece sul campo». E nebbia c'è anche sui costi dei servizi che alla luce della spending review potrebbero essere ridotti, con risparmi che vengono ostacolati all'Ulss 4, perchè «se le modalità contrattuali sono top secret, come diavolo si fa ad intervenire», si è chiesto più d'uno dei cittadini intervenuti nella discussione? Ecco, quindi, una sintesi, per forza di cose parziale, della serata che si è protratta per oltre tre ore senza che quasi nessuno lasciasse il suo posto a conferma dell'interesse per l'argomento e per come il convegno lo ha sviscerato. L'incontro pubblico di ieri sera si è aperto con l'introduzione di Pietro Veronese che con la sua Communitas aveva raccolto 13mila firme già nel 2006 e «non per dire no all'ospedale nuovo, ma perché si discutesse apertamente un project che rischia di privatizzare la Sanità dell'Alto vicentino, un bene troppo prezioso per cittadini che pagano fior di tasse e a cui va garantito il diritto alla salute, che è da sempre il fiore all'occhiello del Veneto civile». Veronese ha posto un'altra domanda, di grande attualità: «Che ne sarà degli ospedali di Schio e Thiene ormai svuotati, dove sono ancora presenti alcuni uffici?» Una domanda a cui hanno chiesto risposta anche il sindaco Luigi Dalla Via, che ha preso la parola alla fine dichiarando che i patti non erano quelli stabiliti: «Che fine hanno fatto i servizi che dovevano nascere all'interno del De Dellis? Dov'è finito l'ospedale di Comunità?». E il primo cittadino scledense ha concluso con una frase

forte che è l'emblema di una vicenda spinosa: «L'ospedale nuovo è stato voluto dalla Regione, non dai cittadini e c'è stato presentato diversamente da quello che si è rivelato. Ora dobbiamo stare attenti a tenerci stretti i nostri servizi». «È rischioso affidare ai privati la gestione della Sanità pubblica ha detto Marina Bergamin, segretaria provinciale della Cgil e quest'ospedale con tutti i suoi costi arriva in un momento delicatissimo per il nostro paese con la povertà che avanza e con il crescente invecchiamento della popolazione. Temiamo che l'Ulss 4 di cui andavamo tanto fieri perda le sue qualità. Anche noi abbiamo chiesto l'accesso agli atti. Ci è stato detto no e si continua su una linea che è diventata una prassi e che mette a repentaglio quel diritto all'informazione che dovrebbe essere garantito». «Quando si è presentato il problema dei parcheggi ci siamo mobilitati subito - ha osservato Grazia Chisin, segretaria provinciale ella Uil - perché era il primo segnale d'allarme e abbiamo subito capito che la situazione va monitorata. Abbiamo due ospedali che rappresentano uno spreco, dei servizi socio-sanitari che vanno tenuti sotto osservazione. Sarà questa la nostra missione adesso. Come sindacati vogliamo un osservatorio sulla struttura di Santorso». Tempi lunghi al pronto soccorso perchè nasce per accogliere solo gli acuti mentre arrivano tutte le emergenze - ha aggiunto Gianfranco Refosco, segretario provinciale della Cisl -. Capiamo che ogni start up ha bisogno di tempo, ma dove sono i servizi territoriali garantiti e inesistenti? Se ci fossero stati quelli avremmo compreso la struttura per acuti, ma adesso c'è un momento di confusione, che costringe le professionalità ad estenuanti turni di lavoro per un'utenza a cui vanno innanzitutto garantiti i servizi». Ci sono andati invece giù pesante, in pieno stile Usb, Federico Martelletto, Luc Thibault e Orietta Totti dell'Unione sindacale di base, che hanno anche rivendicato l'idea della serata e il lavoro svolto per organizzarla con Communitas salvo «dover fare gli ospitati a casa nostra per evitare i veti dei sindacati confederali», ha sottolineato con foga Thibault. «Vedo rassegnazione nell'accettare un ospedale che ci è stato imposto con tutte le conseguenze che gravano sul cittadino - ha detto anche lei con tono acceso Orietta Totti - . Locali stretti al

pronto soccorso, dove gli infermieri devono andare a prestare le prime cure nelle ambulanze perchè dentro non c'è lo spazio sufficiente per accogliere tutti. Guardare avanti perché l'ospedale ora c'è e bisogna utilizzarlo, comunque? E perché fargliela passare liscia? Dovremmo indignarci e protestare contro chi è responsabile di tutto quello che sta succedendo!». 'La storia degli alcolici è una vergogna - ha urlato Thibault -, è un insulto verso chi fatica ad uscire dal tunnel dell'alcol che distrugge vite e non ci piacciono le risposte di alcuni dirigenti Ulss. Ma tutto nasce a monte, da un governo appoggiato anche dal Pd con decisioni traumatiche per i cittadini a partire dal fiscal compact e con un taglio di 400 milioni per la spesa nel Veneto, di cui 6 milioni per il sociale...!». Il consigliere regionale Giuseppe Berlato Sella ha ripercorso le tappe del percorso che ha portato all'ospedale nuovo, nonostante l'esordio con un «ora guardiamo al futuro». Ma il passato proprio non lo manda giù l'ex sindaco di Schio che fu il primo in assoluto a dire no alla creazione di una nuova struttura sanitaria e che ha evidenziato, citando il libro di Renzo Mazzaro, I Padroni del Veneto, che «gli appalti nella sanità li vincono sempre i soliti noti, come Gemmo, Studio Altieri e Serenissima Ristorazione, tutti imprenditori della galassia politica di Lia Sartori». «Non potevamo fare una scelta diversa - ha detto Enzo Rizzato, direttore del Servizio per lo Studio, lo Sviluppo e la Verifica di Modelli Organizzativi Aziendali della Ulss 4 -, l'ospedale nuovo andava fatto». Ma è parso più volte un kamikaze Rizzato, contestato da una platea arrabbiata. Lui doveva difendere le scelte di un'azienda (e di un mondo politico) che era rappresentata solo dalla sua persona. Da solo in mezzo ad un pubblico, che non si è lasciato convincere dalle belle parole che forse avrebbero messo a tacere il popolo di un tempo ormai passato. Le frasi ad effetto, e il moderatore Giovanni Coviello ha fatto di tutto per far parlare tutti pur insistendo perché le risposte fossero chiare e non di maniera, ieri sera non hanno fatto presa sugli oltre 200 cittadini presenti, a testimoniare per tutti quelli a cui è stato chiesto di sacrificarsi di fronte alla crisi di un paese in ginocchio. E con tanto di telecamera accesa full time c'era ieri sera anche un giornalista di una notissima rubrica d'inchiesta della Rai, arrivato da

di Giovanni Coviello «Manca di fatto solo Leonardo Padrin per avere un parterre quasi totalmente rappresentativo», aveva detto a Santorso Paolo Veronese, presidente di Communitas e "organizzatore", con Usb a rivendicare il suo supporto diretto, del Convegno sul Summano Hospital, che ho avuto l’onore e l’onere di moderare. All'assenza fisica del Presidente pidiellino della V Commissione del Consiglio regionale, quella che, appunto, si occupa di sanità, si aggiunge ora quella “cartacea” di alcuni presenti. Abbiamo chiesto, infatti, a tutti i relatori di sintetizzare di loro pugno gli interventi fatti e, mentre ringraziamo tutti quelli che hanno dedicato il loro tempo a chiarire in prima persona il loro pensiero, segnaliamo semplicemente ai lettori che, sia pur contattati da giorni, né Enzo Rizzato, dirigente di vertice della Ulss 4, né Alberto Toldo, presidente della conferenza dei sindaci, hanno avuto il tempo per esaudire la nostra richiesta. Si fidano, evidentemente, della sintesi del nostro collaboratore e degli interventi di tutti gli altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Roma grazie all'interessamento di Luc Thibault e "supportato" dal collega Coviello. Anche lui ha "preso nota" di gente sempre più informata e non più disposta a farsi abbindolare da paroloni. Il "popolo" ieri sera su un punto è stato unanime: vuole conoscere i termini del project financing "secretato", lo pretende per verificare se è vero che il nuovo ospedale di Santorso è ancora una struttura pubblica per la sanità o se questa è passato ai privati. Per la salute dei loro portafogli. E la "provocazione" finale che ha strappato un amaro sorriso generale se l'è riservata il moderatore nel suo appello, ripetuto, a Rizzato perchè convinca le società appaltatrici a fare chiarezza per un appalto che nessuno possa definire "dubbio": «Le ditte non vogliono rendere pubblico il contratto appellandosi alla legge. Giusto, forse è nel loro diritto. Ma tutti conoscete un certo Fiorito, vero? Probabilmente ha ricevuto soldi, e tanti, in base alle leggi attuali. Ma se averli incassati è stato legale, il suo comportamento vi sembra etico?». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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20 ottobre 2012 pag 15

La provvista Secondo uno studio depositato a palazzo Ferro Fini l'amministrazione regionale durante l'annata 2011-2012 ha gestito ed erogato fondi di varia provenienza per mezzo miliardo. A fare la parte del leone sono gli enti vicini al mondo cattolico. Intanto l'assessore all'istruzione Donazzan non replica ai rilievi in materia che provengono dal suo stesso partito

di Marco Milioni

I

n regione la tensione sull'utilizzo dei fondi regionali per la formazione e per i servizi appaltati a network radiotelevisivi rimane alta. In principio il caso era stato sollevato da Ferdinando Francescon, volto noto del Pdl padovano che aveva indirizzato alla procura di Venezia e di Vicenza un esposto in cui si chiedevano lumi sull'utilizzo delle risorse. Alla vicenda si era innestata una querelle tutta interna al partito quando la questione è stata sollevata a livello di Ue dall'europarlamentare del Pdl Segio Berlato. Più volte era stato chiesto all'assessore regionale Elena Donazzan di fornire chiarimenti rispetto a dati e cifre; chiarimenti che sono arrivati solo in parte. Il preambolo. Così per avere una panoramica un pochino più esaustiva, ancorché parziale, sulla galassia della formazione può essere utile andare a scartabellare tra i documenti di palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale. Più nel dettaglio può essere utile spulciare le

cifre redatte dall'«Unità complessa per la valutazione e il controllo strategico della formazione regionale». Un organo regionale che relaziona direttamente al presidente del consiglio Valdo Ruffato (Pdl). «L'analisi numero uno» del marzo di quest'anno spiega che «... negli anni 2010 e 2011 le risorse transitate per il bilancio regionale relative alla formazione professionale... ammontano a 415,6 milioni di euro... al netto delle reiscrizioni vincolate, ovvero quelle quote non impegnate in esercizi precedenti che vengono obbligatoriamente riproposte dal bilancio; aggiungendo le suddette re-iscrizioni vincolate... o in conto avanzo. l’importo sale a circa 514 milioni di euro...». La somma globale quindi, almeno secondo il rapporto, ammonta a oltre mezzo miliardo di euro. Si tratta però di importi che non hanno un'unica provenienza. La parte del leone la fa il finanziamento statale con 313 milioni. Segue la regione con 121 e la Ue con 76. Si tratta però di cifre in termini assoluti perché gli impegni reali solitamente ammontano alla metà, come descritto a pagina 8 del documento. Le proporzioni. Ma in che proporzioni vengono utilizzate tali risorse? Il 60% finisce nella cosiddetta formazione iniziale. Ovvero in qui corsi di specializzazione de facto dedicati ai ragazzi che una volta finita la scuola media non proseguono gli studi presso i licei o le scuole tecniche con durata quinquennale. Alla formazione continua viene dedicato il 12% degli impieghi, all'apprendistato il 9%, mentre tra i fanalini di coda c'è la disoccupazione con il 6%. Se poi si raggruppano i dati in ambito professionale si nota che al settore benessere viene dedicato il 17% delle risorse. Apparentemente criptica è invece la parte della tabella a pa-

gina 11 definita «comparti vari». Lì i sottogruppi non sono indicati e pertanto è impossibile focalizzare ulteriormente la casistica. Cosa che peraltro viene poi fatta nel proseguo della relazione. Sempre in termini comparativi l'edilizia assorbe invece il 17% delle risorse. Le province e gli ambiti. Le somme però possono essere scorporate anche su base provinciale. Verona occupa il primo posto della graduatoria con 41,5 milioni di euro pari al 25%. Vicenza occupa il secondo con 34 milioni, pari al 20%. Al terzo posto si piazza Venezia con 29,5 milioni, ovvero il 17%. Treviso è appena sotto con un 28,3 milioni (13% ). Di mezza incollatura segue Padova con il 15,9% per 27,4 milioni assegnati. Penultimo posto per Belluno (6,4 milioni per un4%). In fondo c'è il 2% di Rovigo con 4,2 milioni. A pagina 15 del rapporto ci sono poi alcuni cenni relativi agli ambiti professionali interessati dai finanziamenti. Il comparto maggiormente finanziato attraverso la formazione iniziale nei due anni formativi 2010-11 e 2011-12 è stato quello meccanico (41,6 milioni di euro); seguono i corsi dedicati ai servizi del benessere hanno ricevuto contributi per circa 30 milioni di euro. Di seguito figura il comparto alimentazione-ristorazione cui sono stati assegnati contributi per circa 26 milioni di euro. I corsi dedicati al comparto elettrico ed elettronico hanno ricevuto contributi per 23 milioni di euro mentre commercio, servizi e grafica hanno ricevuto contributi per euro 20 milioni ciascuno. I soggetti. Ad ogni modo è possibile trovare una panoramica relativa ai soggetti che beneficiano di tali finanziamenti finalizzati alla formazione? La legge regionale stabilisce infatti che questi vadano indirizzati esclusivamente verso enti che non hanno finalità di lucro. Al primo e al secondo posto figurano due enti di formazione vicinissimi al mondo cattolico. Sono il padovano Enaip Veneto (emanazione regionale del soggetto di formazione dell'Acli nazionale) con 17,5 milioni pari al 19,7%) e il trevigiano Engim Veneto, emanazione regionale dell'ente formativo legato alla confraternita dei Giuseppini al quale la regione nel periodo 2010-2011 ha staccato un assegno da 9,3 milioni pari al 10,5% della torta. Terza è la trevigiana Opera Montegrappa con 3,5 milioni pari al 4% del totale. Il resto sono voci molto più minute tra cui si segnala la Bassanese Irigem con 1,2 milioni di euro. A pagina 48 del documento si trovano poi alcune considerazioni

sulle finalità impartite dall'esecutivo all'amministrazione: «La giunta regionale, con la delibera del 24-052011, ha approvato uno studio per l'applicazione di unità di costo standard... alle attività di formazione iniziale finanziate dalla Regione Veneto. Si tratta di un documento che ha l’obiettivo di individuare le modalità di applicazione delle semplificazioni introdotte dalle modifiche alla normativa europea introdotte nel 2006, con particolare riferimento alla possibilità di utilizzare le cosiddette unità standard di costo per l’erogazione di sovvenzioni sulle attività di formazione iniziale finanziate dalla Regione del Veneto. Si tratta altresì di una innovazione in termini di gestione delle attività finanziate a sovvenzione, in quanto dovrebbe consentire di azzerare quasi completamente la gestione della documentazione di spesa, con conseguente grande riduzione degli oneri amministrativi e burocratici in capo al soggetto beneficiario, e dei tempi di verifica da parte della regione. L’introduzione della modalità di finanziamento a costi standard dovrebbe garantire quindi minori costi e tempi più veloci per l’erogazione del contributo pubblico, compatibilmente con le risorse di cassa disponibili. Considerate le peculiarità delle attività in formazione iniziale, caratterizzate da una struttura molto standardizzata, per durata, tipologia, numero di destinatari...». Distinguo. L'unità di valutazione però segnala alcuni ambiti per i quali una comparazione immediata potrebbe essere non subito praticabile: «In fase di applicazione dei nuovi parametri, la giunta regionale segnala che l’effetto di semplificazione potrebbe essere leggermente differente, in quanto i valori effettivi sono influenzati dalla composi-

La copertina di BassanoPiu n. 2

Don Leonardo Murialdo, fondatore dei Giuseppini, confraternita a cui si rifà l'Engim

zione dei gruppi classe, che non è determinabile a priori. L’introduzione delle unità di costo standard, superando il principio della rendicontazione a costi reali, introduce la necessità di nuove e diverse modalità di controllo da parte del soggetto erogatore. Per definizione, infatti, le unità di costo standard non corrispondono esattamente a costi effettivamente sostenuti, ma rappresentano una approssimazione di questi. Di conseguenza, gli avvisi pubblici che verranno emanati secondo queste modalità dovranno prevedere disposizioni specifiche per il controllo dell’effettiva realizzazione delle attività secondo standard qualitativi ritenuti accettabili. Lo spostamento del focus dal controllo della spesa al controllo delle attività dovrà essere realizzato con il minor onere gestionale possibile, sia per i beneficiari che per le strutture regionali, nell’ottica di una semplificazione effettiva. I parametri individuati potranno essere oggetto di revisione periodica, allo scopo di verificare che il fabbisogno dei fattori produttivi stimato e i relativi costi siano il più possibile aderenti alla realtà». Questione sospesa. La questione però, almeno rispetto al caso Francescon, rimane sospesa. Chi scrive infatti aveva chiesto all'assessore regionale alla formazione Elena Donazzan del Pdl la somma complessiva percepita da Irigem dal 2004 ad oggi nonché l'ammontare degli affidamenti a Rete Veneta (che come Irigem fa capo alla famiglia bassanese Jannacopulos). Risposte in tal senso non sono arrivate. © RIPRODUZIONE RISERVATA


27 ottobre 2012 pag 6

Il Committente

In una lettera inviata dai vertici di Assindustria si invitano gli associati ad una visita al cantiere della Ederle bis vista come momento di eccellenza. E mentre in Sicilia i cronisti continuano a scavare nell'ambito degli appalti tra i militari Usa e le imprese beriche, tra queste spunta ancora il nome della Gemmo. La quale nel 2008 avrebbe erogato un finanziamento a Raffaele Lombardo

di Marco Milioni

N

ell'Assindustria berica le posizioni veramente critiche nei confronti del comando Usa di Vicenza sono una rarità. E che la posizione degli imprenditori a favore dell'amministrazione americana sia un qualcosa di storicamente assodato sta scritto nelle pagine dei giornali della città del Palladio. Basti pensare alla solerzia con la quale l'ex presidente Max Calearo propugnò il sì alla Ederle bis assieme al presidente della BpVi Gianni Zonin. Ma la recente lettera del 16 ottobre (vedi sotto) con cui il presidente della sezione innovazione Luca Bortolami invita i colleghi al sopralluogo alla Ederle bis è per certi versi un salto di qualità, non certo in termini politici, ma in termini antropologici. E la cosa la dice lunga sull'approccio dei vicentini quando la comunità si rapporta con il cosiddetto potere. E quello del Pentagono lo è a tutti gli effetti. Eppure gli imprenditori berici, quando sono lontano dai riflettori e dai taccuini, sono i primi a scagliarsi contro «la ventata finanziaria maleodorante che ha fatto disastri sull'economia europea». Sempre quando sono lontano dai riflettori non mancano di dire peste e corna della finanza anglosassone che certe volte sembra giocare a dadi coi destini delle imprese degli imprenditori e dei lavoratori. Quando però si tratta di mettere in discussione uno dei cardini di quel modello di sviluppo, ovvero il sistema planetario della macchina militare Usa, allora i toni cambiano. Per esempio. Che cosa vuol dire, sempre nella missiva di Bortolami «nell'ambito dei rapporti che la nostra Associazione intrattiene con i vertici del Comando Americano?». Si tratta di rapporti per così dire istituzionali o c'è di più? Ma c'è un altro aspetto di cui tenere conto. Bortolami riferendosi al committente americano dei lavori usa la “C” maiuscola, ovve-

La sede di Arcugnano della Gemmo spa

ro usa il termine «Committenza statunitense». Il che ha un portato di significati di non poco conto; i quali si possono sintetizzare in due modi: uno, committente è alla fine quello che paga. Due, il committente nel caso di specie è la più potente (almeno per ora) macchina bellica del mondo. Di rimbalzo quindi è necessario allargare lo spettro dell'analisi delle varianti in gioco. E contestualmente è necessario accendere i riflettori sugli incastri tra economia militare Usa e imprese beriche. In questo senso c'è un nome che spunta su tutti: Gemmo. La Gemmo di Arcugnano non è solo uno dei pezzi pregiati in seno ad Assindustria Vicenza. Gemmo ha solidissimi rapporti con l'attuale amministrazione comunale, con l'europarlamentare del Pdl Lia Sartori. Ma soprattutto Gemmo è uno dei più importanti «contractors» italiani nei confronti del Pentagono. Così almeno spiega lo scrittore Antonio Mazzeo il 22 marzo 2012 allorché viene intervistato sul canale Youtube del portale sudpress.it, un portale siciliano dedicato al giornalismo investigativo. Lo stesso giorno sullo stesso magazine Dario De Luca approfondisce

la questione del mega centro di controllo militare di Niscemi, il Muos, la cui costruzione vede tra i protagonisti la vicentina Gemmo (all'argomento anche VicenzaPiù del 12 maggio a pagina 12 dedica un ampio reportage). Di più, De Luca racconta quello che a suo dire è l'atteggiamento soft della politica siciliana proprio nei confronti della maxi base del Nisseno: «Al forte movimento popolare avverso a questa politica d'espansione militare americana, non si è però rapportato il mondo politico nazionale e siciliano. La vicenda è infatti immersa in un limbo di silenzio politico-istituzionale di cui non si capiscono le reali motivazioni... Le uniche fasi di apertura a un dialogo mai realmente sviluppatosi, sono legate a due uomini politici come Ignazio La Russa e, il Presidente della Regione Raffaele Lombardo, che ai tempi del governo Berlusconi si dimostrò inizialmente titubante alla realizzazione dell'impianto. Tuttavia la vicenda ha subìto un'accelerazione definitiva con il via libera dato proprio dal governo regionale ai lavori... ad emergere però adesso è un intreccio politico istituzionale che si radica addirittura nel bilancio

2008 del Movimento per le Autonomie, di Lombardo, quando l'attuale presidente della regione siciliana ricopriva il ruolo plenipotenziario di leader e tesoriere. Scorrendo la lista delle varie aziende che credettero maggiormente al progetto autonomista di Raffaele Lombardo, c'è proprio la Gemmo... Sì avete capito bene, la stessa ora impegnata nella realizzazione del Muos, opera per cui Lombardo rappresenta l'unico esempio di politico siciliano favorevole alla realizzazione dell'istallazione americana». Secondo sudpress.it infatti la spa di Arcugnano avrebbe finanziato l'Mpa di Lombardo con una somma di 15.000 euro regolarmente iscritta a bilancio dello stesso Mpa. Ma di questi riferimenti nella lettera di Bortolami non c'è traccia. Come non c'è traccia nei j'accuse del sindaco berico Achille Variati (Pd) che a più riprese, lamentandosi della scarsità dei trasferimenti statali al comune di

Vicenza, ha puntato l'indice contro il pletorico apparato pubblico siciliano. Di cui Lombardo, accusato dalla magistratura catanese di concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio, rimane uno dei nomi eccellenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Antonino Mazzeo

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Trasmessa via mail Riferimento: 2012/FA/0105

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ALLE IMPRESE ASSOCIATE DELLA SEZIONE SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI Alla c.a. del Titolare e/o Legale Rappresentante Loro Sedi

SM

16 ottobre 2012

Caro Collega, nell'ambito dei rapporti che la nostra Associazione intrattiene con i vertici del Comando Americano di Vicenza, la Sezione Costruttori Edili ha organizzato una visita al nuovo insediamento “Dal Molin - Del Din". L’invito è stato esteso anche alle aziende della nostra Sezione. L'altissimo livello di tecnologia impiegato per la realizzazione della nuova base e la precisione nei tempi e nelle modalità di esecuzione sono certamente un modello di eccellenza, al quale le nostre imprese di costruzione dovrebbero riferirsi per essere sempre più competitive sul mercato. La visita al cantiere, ormai in fase di ultimazione, ci consentirà di “toccare con mano” questa elevata qualità costruttiva e di conoscere meglio gli standards e le tecnologie impiegate dalla Committenza statunitense che, com'è noto, nel territorio vicentino ha programmato investimenti importanti, che non si esauriranno con il nuovo insediamento “Dal Molin/Del Din”. La visita è stata programmata per il primo pomeriggio di venerdì 16 novembre. Per ragioni organizzative e, in particolare, per i controlli di sicurezza connessi con l'accesso al sito, ci viene richiesto di comunicare al più presto ai responsabili della Base i nominativi dei partecipanti.

Il numero massimo di visitatori è fissato in 50 persone; le adesioni saranno pertanto accettate fino al raggiungimento di tale limite. Qualora tu sia interessato ad aderire a questa iniziativa, ti chiedo quindi di far pervenire alla segreteria della Sezione Edili (mail: vicenza.ance@assind.vi.it) la tua adesione entro e non oltre martedì 23 ottobre. Con ulteriore comunicazione saranno fornite i dettagli organizzativi e logistici. Confido nella tua partecipazione e colgo l'occasione per salutarti cordialmente IL PRESIDENTE (Dott. Luca Bortolami)

Raffaele Lombardo

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8 dicembre 2012 pag 12

Il caso Santorso e il sistema Galan sbarcano su Report Al centro anche il rovente incontro organizzato a Schio dalla associazione Communitas in collaborazione con la locale Usb e moderato dal direttore di Vicenzapiu.com Giovanni Coviello

di Marco Milioni

L

e liason dangereuse tra lo Studio Altieri di Thiene, l'ex governatore Giancarlo Galan, l'europarlamentare Lia Sartori, il gruppo Mantovani e la vicentina Gemmo impianti sono stati tra i principali spunti di Report, la popolare trasmissione dedicata al giornalismo di inchiesta andata in onda domenica 2 dicembre: oggetto

dell'approfondimento la finanza di progetto nel mondo della sanità veneta. La trasmissione condotta da Milena Gabanelli ha messo sotto i suoi riflettori una serie di punti oscuri della pratica del cosiddetto project finanncing. Tra i casi portati ad esempio ci sono due mega appalti. Quello dell'ospedale di Mestre e quello del nosocomio di Santorso. Durante la puntata sono stati mandati in onda diversi filmati tra i quali quello relativo ad un rovente incontro organizzato a Schio dalla associazione Communitas in collabora-

zione con la locale Usb e moderato dal direttore di Vicenzapiu.com Giovanni Coviello. Allo stesso modo è stato dato molto spazio alle analisi tecniche dell'ingegner Ivan Cicconi (che ha stangato il meccanismo della finanza di progetto), alle critiche del consigliere regionale Pietrangelo Pettenò della Fds e alle considerazioni del giornalista Renzo Mazzaro che sul cosiddetto sistema Galan ha addirittura scritto un libro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Milena Gabanelli nella puntata di domenica 2 dicembre

La finanza e il progetto Da “Report” del 2 dicembre 2012, servizio di Antonino Monteleone. Di seguito pubblichiamo la trascrizione del servizio video che Covepa ha trasmesso a tutti i media vicentini. L'articolo 20 della legge 67/1988 stanziava 17 miliardi di euro per costruire nuovi ospedali e ristrutturare quelli che ne avevano bisogno. Venticinque anni dopo quei soldi sono finiti. I nuovi fondi stanziati coprono a malapena i costi di miglioramento delle strutture esistenti. Per costruire gli ospedali adesso si usa la tecnica del project financing. Se c'è bisogno di un ospedale il pubblico mette metà delle risorse, l'altra metà la mette il privato che in cambio gestisce una serie di servizi. In cambio si paga un canone per una durata che va da 15 a 30 anni. Una delle iniziative più consistenti riguarda Venezia, l'ospedale dell'Angelo di Mestre. Per costruirlo servivano 250 milioni, metà li hanno messi i privati. I costi di quest'operazione, però, a conti fatti, saranno quattro volte maggiori. Antonino Monteleone fuori campo Ci sono i robot che portano da un piano all'altro i pasti, i referti medici e il materiale per i laboratori. I corridoi sono tirati a lucido. C'è il parrucchiere. La libreria. L'ottico e le pompe funebri. In mezzo persino un orto botanico. Ecco la sanità del futuro. Siamo a Mestre e questo è l'Ospedale dell'Angelo. All'inaugurazione di quest'ospedale, cinque anni fa, l'entusiasmo era bipartisan. C'era il Governatore Giancarlo Ga-

lan e il Sindaco di Venezia Cacciari. C'era il commissario europeo Franco Frattini. FRANCO FRATTINI - COMMISSARIO EUROPEO 2004-2008 Modello di una procedura di project financing che è stata rapida, efficace e ha saputo bene coinvolgere i privati quindi, per queste ragioni, vedo questo ospedale come un modello da portare in Europa. Antonino Monteleone fuori campo E il Ministro della Salute, Livia Turco. Livia Turco, Ministro della Sanità 2006-2008 Noi dobbiamo imparare ad apprezzare molto questa sanità che ci prende in carico dalla culla alla tomba e che non guarda al reddito delle persone, ma cura sulla base del bisogno di salute. Pietrangelo Pettenò, Consigliere Regionale del Veneto, Prc Assieme al mio collega, consigliere comunale di Venezia, non ci siamo andati in quell'inaugurazione. Perché abbiamo detto questo è un modello, altro che modello da importare in tutta Italia. Questo è il modello in cui ci accorgeremo prestissimo che ci dovremmo pentire perché rincorrendo questo modello noi rischiamo veramente di depauperare le risorse pubbliche. Così sta avvenendo. Milena Gabanelli in Studio L'Ospedale dell'Angelo a Mestre è il primo ospedale italiano American style dove anche l'occhio vuole la sua parte e ti sembra di essere un po' meno malato. È anche però il primo ospedale italiano realizzato con la formula del project financing, cosa vuole dire?

che il privato ci mette dei soldi perché il pubblico non ce la fa e l'interesse del privato quale è? Dopo la pubblicità. Milena Gabanelli in Studio Siamo in Veneto dove si è iniziato a costruire ospedali in project financing, a Mestre, in questo caso pubblico e privato fanno metà e metà e il privato ci guadagna perché partecipa alla gestione, tutto bene quindi. Ma se tu privato i soldi te li fai prestare e gli interessi te li pago io pubblico e tu privato i soldi li utilizzi anche per costruire il laghetto artificiale o l'orto botanico che con la salute c'entrano poco, si pongono una serie di domande. Antonino Monteleone. Antonino Monteleone fuori campo

Il nuovo ospedale lo costruisce un consorzio di imprese guidato da Astaldi con Mantovani Costruzioni, Gemmo Impianti, Mattioli e Studio Altieri. L'appalto vale 255 milioni di euro. L'azienda sanitaria ne mette poco meno della metà. Ma non è un problema. L'altra metà la mettono i privati che in cambio gestiranno i servizi non sanitari. Ivan Cicconi, esperto di appalti pubblici Fatto 100 il valore del mattone sul quale viene chiamato ad investire il privato, viene affidato allo stesso concessionario un mega appalto di servizi, cioè tutti i servizi non sanitari, e quindi in realtà il valore del contratto non è 100. Perché il contratto di appalto che viene affidato

Ospedale di Santorso nellle immagini di Report

per tutta la durata della concessione normalmente, nelle esperienze che si sono realizzate ha un valore di 1000. Antonino Monteleone fuori campo La Veneta Sanitaria Finanza di Progetto che raggruppa tutti i privati del Project Financing dell'Angelo incassa circa 40 milioni di euro l'anno. Per trent'anni. Paola Gasbarri, Cobas Sanità Veneto Se riusciremo a pagarlo, come quello che stiamo pagando, cioè con 45 milioni l'anno di canone alla società di progetto, ritornerà nostro, salvo eventuali altre proroghe nel 2032. Antonino Monteleone E quanto ci sarà costato nel 2032? Paola Gasbarri, Cobas Sanità Veneto Nel 2032 ci troveremo a pagare un miliardo. Per cui otto volte tanto quello che avremmo potuto magari semplicemente pagare con un mu-


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tuo bancario. Antonino Monteleone fuori campo L'ha notato anche la Corte dei Conti. Gli "oneri finanziari" del project financing gravano pesantemente sul bilancio e, quindi inevitabilmente, sulle prestazioni. Pietrangelo Pettenò, Consigliere Regionale del Veneto, Prc Quindi tu per pagare le rate ai privati del project, devi fare dei risparmi altrove. Cosa fai? È semplicissimo. Eroghi meno servizi, fai aspettar la gente, riduci le prestazioni. Ma questo può essere un concetto che noi applichiamo alla sanità cioè al diritto costituzionale della sanità dei cittadini. Giovanni Furlanetto, Consigliere Regionale del Veneto, Lega Nord Lei pensi che d'estate quando c'è il sole sono costretti a mettere gli ombrelloni da spiaggia perché le vetrate non riescono ovviamente a trattenere i raggi del sole. Antonino Monteleone Addirittura? Giovanni Furlanetto, Consigliere Regionale del Veneto, Lega Nord E certamente. E quindi siamo veramente in un paradosso, no? Una spesa enorme per costruire qualcosa di bello, ma che poi in quanto a funzionalità ha delle grandissime

pecche. Antonino Monteleone Lei è una responsabile della Comunicazione dell'Angelo? Valentina Altieri No no, noi siamo i progettisti. Antonino Monteleone Ah i progettisti! studio Altieri... Valentina Altieri Sì Antonino Monteleone Addirittura Valentina Altieri Architetto Altieri Antonino Monteleone Antonino Monteleone, Report, Rai 3. Come sta? Antonino Monteleone Ma sta storia delle vetrate... Alberto Altieri Eh... sì sì Antonino Monteleone Come è andata a finire? Alberto Altieri Ma... si è tutto calmato. No il discorso è che ... che ... Antonino Monteleone No aldilà del "calmato". Dico: questi erano i vetri del capitolato... cioè sono... Alberto Altieri Sì sì sì sì Antonino Monteleone Ma è stato un errore nella scelta? Alberto Altieri Diciamo se c'è colpa è colpa mia. Lì abbiamo i letti. Se il malato è lì,

Orietta Totti, Usb Sanità Veneto, su Report

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no? quindi il malato deve avere una luce intanto non falsata nel suo spettro solare perché altrimenti il dottore vede che c'hai l'itterizia invece stai bene. Antonino Monteleone Addirittura!? Alberto Altieri No, ti altera la luce, no? Antonino Monteleone Solo che poi abbiamo l'effetto che ci stanno gli ombrelloni. Alberto Altieri Ma perché dopo non li hanno tolti gli ombrelloni, ma se proseguivamo a fare quei gabbiotti che abbiamo fatto. Antonino Monteleone Che però non erano nel progetto originario... Alberto Altieri Che non erano nel progetto originario. Antonino Monteleone fuori campo E pensare che lo studio Altieri è considerato, in Veneto, il migliore per la progettazione in sanità. Lo aveva fondato l'ingegner Vittorio Altieri, prematuramente scomparso. Altieri è stato il compagno di Lia Sartori, la madrina politica dell'ex governatore Giancarlo Galan. Antonino Monteleone Molte scelte sono state condizionate da una figura politica molto importante per Galan e per il Veneto che è l'europarlamentare Sartori. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Cosa c'è di male, scusi, eh? È vero. Lia Sartori che io giudico il miglior politico della regione Veneto mi ha aiutato in tante in tante scelte. Antonino Monteleone Che incidentalmente fu la compagna dell'ingegnere, dell'architetto Altieri. Anche casualmente lo studio Altieri fa... Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Questo maligno che dice queste cose è un cretino oltre che quello che abbiamo detto prima perché insinua cose che non c'entrano nulla. Si vede che sia l'ingegner Altieri che era un mio grande amico personale e ci tengo a dirlo e Lia Sartori erano due persone intelligenti che si sono trovate. Antonino Monteleone La scelta fino ad oggi è stata: facciamo begli ospedali poi come funzionano dentro lo vediamo dopo. Franco Bonfante, Consigliere Regionale Veneto, Pd La scelta fino ad oggi...beh... begli ospedali... la scelta fino ad oggi è stata fare ospedali costosi e ospedali con la finanza di progetto inserendoci dentro cordate di privati che per 20 o 30 anni si sono sistemati perché questi qua hanno utili - le dicevo prima tra il 7 e 10 % quasi certo, quasi sicuro, garantiti. Antonino Monteleone Ma non era meglio andare in banca a prenderli questi soldi? Franco Bonfante, Consigliere Regionale Veneto, Pd Ma secondo me bisognava fare dei

Alberto Altieri dell'omonimo studio Altieri intervistato da Report all'interno dell'Ospedale di Santorso

mutui come si faceva ai vecchi tempi. Veronica Vecchi, docente Public Management Sda Bocconi Diciamo che è un'operazione che valutata con le lenti di oggi è un'operazione che è sicuramente critica, ma valutata con gli occhiali e con le lenti del 2002 è un'operazione che rappresentava sicuramente un'innovazione. Antonino Monteleone Non c'è il rischio che operazioni così costose come il project sottraggano risorse economiche... Antonio Padoan, Direttore Generale Ulss 12 Venezia No no scusi. La diffido di dire che sono costose in senso negativo come lo dice lei... Antonino Monteleone Costoso è costoso oggettivamente non è negativo o positivo. Antonio Padoan, Direttore Generale Ulss 12 Venezia No. Non sono costose... I project, c'è un progetto di legge, sarà obbligatorio nei prossimi anni quindi... Antonino Monteleone Rassegniamoci... Antonio Padoan, Direttore Generale Ulss 12 Venezia Rassegnatevi. Non ci sono più soldi nella pubblica amministrazione. Le

banche non tirano più fuori soldi più di tanto ed occorre che qualcuno si assuma il rischio. Il privato si dovrà assumere questo rischio. Alberto Altieri Che rischio ha l'impresa nel project di un'autostrada? Antonino Monteleone Nessuno Alberto Altieri No in un ospedale sì che hai il rischio. Antonino Monteleone Cioè che cosa dovrebbe succedere per mettere in difficoltà? Antonino Monteleone Lei sulla gestione di un'autostrada ha solo da pagare il ticket e basta qui c'ha l'ira di dio di tariffe... Antonino Monteleone Ma ha la garanzia degli introiti... Alberto Altieri Se uno ha l'esigenza di fare un ospedale e lo stato non ha i 250 milioni per fare un ospedale come questo come fa? Antonino Monteleone Va alla cassa depositi e prestiti.... Alberto Altieri Non le da un cazzo perché non li hanno... Antonino Monteleone Ma non capisco perché la banca che non da i soldi a me ospedale poi li dà a Mantovani, non capisco. Alberto Altieri Eh eh.

Una cittadina che interviene al convegno di Santorso (immagini di Report)


VicenzaPiù & BassanoPiù Antonino Monteleone È un meccanismo perverso questo. Alberto Altieri Ho capito, perverso, però diciamo non è che lo stato sia, diciamo, imprenditore. Antonino Monteleone fuori campo Nell'era Galan, infatti, lo Stato, gli imprenditori se li va a cercare. Ma secondo qualcuno trova sempre gli stessi. Renzo Mazzaro, giornalista “Il Mattino di Padova” In tutti gli appalti ricorrono sistematicamente i nomi di Mantovani Costruzioni, di Gemmo Impianti e dello Studio Altieri. I solito noti fanno addirittura l'opera pubblica quando l'ente pubblico non sa neanche di averne bisogno ed è il caso dell'ospedale di Santorso. Antonino Monteleone fuori campo A Santorso è stato realizzato il nuovo ospedale unico dell'Alto Vicentino. Un appalto da 140 milioni di euro ed un contratto che fa incassare ai privati 18 milioni di euro l'anno per 30 anni. Orietta Totti, Usb Sanità Veneto Ecco come si fa. Ecco come si fa a mandare in malora la sanità del Veneto. Dobbiamo tagliare il project financing. È l'unica spending review che ci piace perché sennò la sanità del Veneto tra qualche anno sarà esattamente uguale alla sanità della Campania, della Sicilia. Perché questo manda in malora. Io non so voi, ma io sono stanca di gente che mi racconta come hanno fatto a rubare in questo paese e a mandare in malora questo paese e non mi dice come Cristo si fa a bloccare questa deriva che è una cosa vergognosa, bisogna bloccarla. Antonino Monteleone fuori campo Ad un incontro pubblico politici sindacati e i dirigenti dell'azienda sanitaria si confrontano con i cittadini. Hanno capito che qualcosa non torna. Donna Come mai non c'è più il fondo per la costruzione degli ospedali? Ma se c'è il project financing a cosa ci serve, voglio dire, no? Son sempre

soldi nostri, ma non li usiamo per costruire i muri, ma per darli ai privati che ci guadagnano. Cioè mi pare che è molto congegnata bene. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Sono stato bravo o no? Antonino Monteleone Lo chiedo a lei. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Io penso di essere stato molto bravo perché nessuno in Europa può contare in una regione così tante opere realizzate. Luca Zaia, Governatore Regione del Veneto Io ho ereditato alcuni progetti di finanza che hanno obiettivamente, in alcuni casi, dei costi finanziari che oggi sono fuori mercato. Però è altrettanto vero che i cittadini possono star tranquilli. Noi non tagliamo servizi, cure perché i project sono da pagare. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Zaia può dire quello che vuole io so che quando c'ero io le opere si facevano, gli ospedali si ammodernavano. Sembra quasi che diventi una colpa aver fatto tante cose. Bene io ne ho fatte tantissime. Quando c'erano i soldi coi soldi pubblici e quando non c'erano i soldi del pubblico coi soldi dei privati. Antonino Monteleone Non cambiando la legge elettorale lei chiederà di essere ricandidato? Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Sì. Antonino Monteleone Se dovesse cambiare la legge elettorale e ci fossero le preferenze. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Mi candido lo stesso. Antonino Monteleone fuori campo Mentre aspetta di conoscere il suo futuro politico, Galan passa le giornate tra le mura di Villa Rodella. Una villa quattrocentesca che ha comprato in provincia di Padova. A Cinto Euganeo. Antonino Monteleone Mi dice quanto ha pagato la Villa Rodella?

Antonino Monteleone mentre intervista Giancarlo Galan per Report

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Nelle immagini di Report, da sx: Pietro Veronese, presidente di Communitas, Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiu, e Gianfranco Refosco, segretario provinciale Cisl

Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Ehm... Lo dico per rispetto, tanto tutto quello che riguarda anzi non le dico le cifre perché è un po' volgare. Tutto quello che riguarda casa mia è assolutamente tracciabile. La mia ultima dichiarazione dei redditi prima di cominciare l'avventura politica, quella del '94, era di quattrocento e sedici milioni di lire. Antonino Monteleone Allora l'affermazione il governatore Giancarlo Galan ha finito di governare la regione Veneto con un patrimonio più grande di quello che aveva quando ha cominciato, questa affermazione è vera o è falsa? Renzo Mazzaro, giornalista “Il Mattino di Padova” Mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti che è vera. Allora Giancarlo Galan quando inizia abita all'Arcella in un palazzo che era quello del padre, dopodiché... Antonino Monteleone Finisce il mandato. Renzo Mazzaro, giornalista “Il Mattino di Padova” Finisce il mandato che sta in una villa quattrocentesca. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Tutto è assolutamente rintracciabile. Antonino Monteleone Però non m'ha detto quanto l'ha pagata Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Ma non mi sembra... l'ho pagata circa un milione di euro. Un po' meno, novecento.. ma non lo ricordo con precisione. Antonino Monteleone Poi i lavori di ristrutturazione io ho letto una... Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Senta vada... guardi le indagini le hanno fatte in tutti i modi. Non c'è nulla che sia irregolare. Antonino Monteleone Ma io non le ho detto che c'è qualcosa di irregolare Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Appunto. E allora...

Antonino Monteleone Alcuni invitati alla festa dei cinquant'anni del governatore hanno stimato il valore dell'intervento, di ristrutturazione tra i 3 e i 10 milioni di euro... Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Per carità se mi offrono 10 milioni di euro io gliela vendo. Antonino Monteleone Nuda proprietà di un appartamento a Milano. Un imbarc... due imbarcazioni Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 È l'appartamento in cui vivevo con la mia prima moglie. Antonino Monteleone Ah ok. Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Che ho lasciato a lei e mi è rimasta la nuda proprietà. Antonino Monteleone Ma la società in Croazia ce l'ha ancora? Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Ma per forza io ho fatto questa società che possiede. Antonino Monteleone Che possiede la casa in Croazia. Che quindi non paga l' Ivie. Giancarlo Galan, Governatore Re-

gione del Veneto 1995-2010 No no lo paga. Antonino Monteleone La paga l'Ivie? Giancarlo Galan, Governatore Regione del Veneto 1995-2010 Si si cosa ha detto la... Milena Gabanelli in Studio Sempre li ad intignare con la storia delle case però è normale che dopo una vita lavorativa uno abbia accumulato un po' di risparmi. Ma chissà come è chi fa politica ne accumula sempre di più. Ora in Veneto ci sono altri 7 progetti sanitari in costruzione con il project financing che peseranno molto sulle casse della regione, perché i privati chiedono i soldi in prestito e gli interessi glieli paga il pubblico. La Corte dei Conti dice che il pubblico non deve tirare fuori i soldi perché il privato ci guadagnerà già con i servizi che poi fornirà all'ospedale dalla manutenzione al parcheggio, alla ristorazione ai servizi di lavanderia e hai un bel dire che poi il servizio sanitario non peggiorerà perché il soldi sono quelli che sono e quindi se non cominci a pensarci adesso dopo è tardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Su Report Renzo Mazzaro, autore de “I padroni del Veneto”


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VicenzaPiù www.vicenzapiu.com Direttore responsabile Giovanni Coviello

Periodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici

Prossima uscita 23 febbraio

n° 249 - 16 febbraio 2013 - euro 1,20

OSPEDALE MORTO, SPRECHI VIVI

Se il project financing “finanzia” i privati che hanno costruito l’Ospedale di Santorso, noi abbiamo fatto i fotoreporter all’interno dell’ospedale di Schio, in abbandono ma ricco di mobili, apparecchiature e dotazioni con “tanto” di scatole già riempite di materiali e chiuse con su scritte a pennarello le stanze di destinazione nell’Ospedale Unico dell’Alto Vicentino


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Vecchio ospedale di Schio, le immagini degli sprechi da abbandono di Giovanni Coviello

S

ono in tantissimi a parlare del caso del project financing, che secondo l’accusa “finanzia” i privati che hanno costruito l’Ospedale di Santorso, pardon l’Ospedale Unico Alto Vicentino come il nuovo Direttore Generale, Daniela Carraro, ci ha invitato ufficialmente a citare l'ospedale impegnando per questo il tempo suo e del suo staff. Ma sono in pochi, quelli che contano, a coprire di nebbia contratto, importi dettagliati e accordi in ballo, oltre che le tante lamentele che solo i sordi non riescono a sentire, non diciamo ascoltare, anche se è sotto gli occhi di tutti il faraonico impegno economico pubblico verso la cordata che ha costruito un ospedale che ad oggi è fonte di polemiche anche sulle modalità con cui è fornito il (dis)servizio. Allora mentre si attende trasparenza sull’operazione che il collega Renzo Mazzaro attribuisce ai voleri (alle

brame, fa capire) della galassia Galan Sartori e delle solite aziende che le graviterebbero intorno, noi abbiamo fatto i fotoreporter all’interno dell’ospedale di Schio, vecchio così tanto da essere già dotato di una piattaforma edilizia che ne avrebbe permesso l’espansione per svariati piani e così ricco di dotazioni da tenerne in grembo ancora tantissime con “tanto” di scatole già riempite di materiali e quant’altro e chiuse con su scritte a pennarello le stanze di destinazione a Santorso. L’accusa, che pure evidenzia «le spese di pulizia di locali semi abbandonati e il mancato smaltimento anche di rifiuti che potrebbero essere tossici», punta il dito contro gli altri sprechi da abbandono «perché non per contratto tutto quello che manca a Santorso viene obbligatoriamente comprato ex novo da chi gestisce il project ai prezzi e con le modalità dallo stesso stabilite». Per chiarire il più possibile a chi ci legge abbiamo scelto di pubblicare le foto senza commenti, che non siano in questa premessa esplicativa, e con una semplice didascalia, che indica

anche il valore di massima del materiale se ricomprato, ma prima di pubblicarle volevamo avere lumi e spiegazioni proprio da Daniela Carraro. Le abbiamo, così, chiesto già l’8 febbraio un incontro («per intervistarla e per mostrarle alcune foto dell’ospedale di Schio» abbiamo scritto anche il 13 febbraio allo stesso indirizzo da cui ci invitava a usare la giusta dizione per l’Ospedale di Santorso, ops dell’Alto Vicentino) perché ci desse la motivazione del mancato trasloco, magari non fatto in attesa di una auspicabile cessione di tanti materiali, apparati e mobili “inutili” a una qualche onlus che li destinasse a paesi poveri. Nessuna risposta? Se l’avessimo avuta la pubblicheremmo, se l’avremo la pubblicheremo. Con la stessa trasparenza con cui si vedono i malati a piano terra, e non solo, a Santorso nelle stanze con vetrate da hotel vista mare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Reparto rianimazione tolte le apparecchiature, con la barra di sostegno più impianti gas medicali del valore di circa 20.000 euro

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Mobil io mater al complet assi e o, ma nca len euro + 500 eu zuola. Ogn no solo i le ro com odino tto 1000

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All’ospedale di Santorso caffè e pasti sono da guida Michelin: beviamoci su (g.c.) C’è chi dice che l’Ospedale unico dell’Alto Vicentino, vulgariter di Santorso, non sia stato realizzato rapidamente ma che, invece, la consegna sia stata, quella sì, rapida ma solo per evitare le penali sui ritardi, e che, quindi, ci fossero , e ci siano ancora, tanti lavori incompiuti (vedi il parcheggio in cui gli operatori della biglietteria ancora oggi non hanno un gabbiotto in cui proteggersi dal freddo e dal gelo) o, peggio, mal progettati, come «gli impianti fotovoltaici divelti dai tetti al primo vento di una zona noto-

riamente battuta dai venti», oppure come «le sale del pronto soccorso, piccole, con locali per i pazienti e anche il personale insufficienti e inadatti, con sale d’attesa non degne di essere chiamate così» per non parlare degli stazionamenti delle ambulanze e, peggio, del «sistema di tubazioni già andato in tilt più volte» per non parlare del sito prescelto, periodicamente investito dagli odori dell’inceneritore La Capretta, non certo graditi dai degenti e dal personale. Ma girando per la vecchia struttura di

bita circa il doppio. Quando ci riceverà a Daniela Carraro chiederemo anche quali sono le prelibatezza da chef che hanno convinto Ulss e Regione a pagare il doppio. Per un maggior numero di pasti, al solito. E poi ci berremo su, magari con gli infreddoliti operatori del parcheggio, con gli alcolici somministrati in un ospedale che è “Unico” anche per questo.

di operatori presenti, dovrebbero essere ben maggiori e, quindi, spingere un bravo gestore (o chi gli ha firmato il contratto) ad abbassare piuttosto che aumentare i prezzi. Ma poi ci siamo consolati del solo 33% in più pagato per un caffè se è vero, come ci … dicono, che un pasto nella sede di Schio costa alla Ulss 4 poco meno di 6 euro mentre La (solita) Serenissima adde-

Schio e quella nuova di Santorso (a Thiene ci andremo, ma ci dicono che il quadro non sia poi diverso da quello di Schio) ci ha colpito un dettaglio. In cerca di una macchina da caffè a Schio l’abbiamo usata per avere un buon caffè a 45 centesimi di euro. A Santorso, per soddisfare la nostra futile ma incallita esigenza, la stessa macchinetta con lo stesso gestore dei servizi di ristorazione, oplà La Serenissima, macina il caffè e serve la tazzina a 60 centesimi anche se le quantità erogate, visto il numero di degenti e

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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La mescolanza

Il Covepa scaraventa la Valsugana bis nel vortice dell'affaire Mps. E se il caso da giorni vede opposti Pd e Pdl, dalle pieghe della vicenda emergono anche vicinanze e affinità politiche sopite nei mesi passati

di Marco Milioni Money talks». Alla lettera, i soldi parlano. Ed è forse l’espressione anglosassone che meglio rende l’idea della capacità pervasiva del denaro. Ma tant’è in una campagna elettorale in cui l’affaire Monte Paschi Siena infuria sulla stampa nazionale, finisce che in uno dei suoi mille rivoli, oltre alle accuse dal Pdl verso il Pd, si nasconda una storia in cui a farla da padrone sono le infrastrutture venete. Rispetto alle quali le due forze politiche sono pronte ad acquietare i rispettivi ardori. J’accuse. Il caso acquista il sapore della polemica aspra quando il 9 febbraio Covepa, il coordinamento dei comitati che si oppongono all’attuale tracciato della Spv, dirama un comunicato il cui titolo si commenta da sé: «La banda del project». L’assonaza con «la banda del 5%» che sarebbe stata all’opera nel ventre del colosso senese è evidente, ma l’ambito è diverso perché il Covepa punta l’indice sulla sorella minore della Pedemontana Veneta, la Valsugana bis, un’asta ricurva di 30 kilometri che dovrebbe connettere Castelfranco

«

Tratta Altilia Falerna dell'autostrada Salerno Reggio Calabria costruita da Pizzarotti & C. spa

nel Trevigiano a San Nazario, estrema propaggine nordorientale della provincia di Vicenza. Similitudini. E le similitudini tra i due progetti non mancano: entrambe le maxi arterie vengono realizzate con il progetto di finanza, entrambe vengono inizialmente concepite in un modo per poi finire progettate in un altro, entrambe inizialmente vedono l’appoggio o la non belligeranza di una parte delle comunità locali e poi la netta opposizione. Nel caso della Valsugana bis l’asseverazione sulla sostenibilità economica della proposta dei privati, tra cui la Pizzarotti e la Baita, arriva da «MPS Capital Services... gruppo Monte Paschi». Un satellite del gruppo bancario toscano finito di recente nella bufera. E se da una parte infatti l’opera è fortemente voluta dal Pdl veneto non-

Monte dei Paschi di Siena, sede

ché dal Carroccio, dall’altra l’asseverazione finanziaria arriva da un soggetto vicinissimo al Pd. E così il Covepa con una nota firmata dal portavoce Massimo Follesa va giù di mannaia e mette sulla graticola i timori di parecchi attivisti che vedono nella Castelfranco-San Nazario una sorta di protesi per la Spv, cui dovrebbe portare traffico a sufficienza per fare in modo che in futuro i pedaggi ripaghino l’investimento. Cifre e assetti societari. Ad ogni modo sul tappeto rimangono le cifre. Se la Valsugana bis, in gergo nota come Vsb, ha un costo previsto pari a 750 milioni di Euro, la Spv dovrebbe costare invece 2,3 miliardi. Tutte e due viaggiano su un costo al kilometro di 24-25 milioni. Ma chi sono i proponenti privati della cuginetta? La capofila è la «Pizzarotti & C. spa», impresa molto vicina al Pdl parmigiano. Il nome Pizzarotti compare nella maxi inchiesta della procura della città emiliana per il cosiddetto affare dell’ospedale vecchio (Repubblica.it, pagine di Parma 4 giugno 2012), la cui ristrutturazione era stata concepita proprio con lo strumento del project financing. E ancora nel raggruppamento compare un nome molto noto in regione: è la «Ing. E. Mantovani», una spa descritta molto accuratamente nel libro “I padroni del Veneto” a firma del giornalista Renzo Mazzaro. La spa è data nella cerchia dell’ex governatore veneto, l’azzurro Giancarlo Galan ma è data come vicina anche all’europarlamentare del Pdl Lia

Pedelombarda, una delle infrastrutture costruite dalla Pizzarotti & C. spa

Una veduta della Valsugana

Sartori. L’impresa da anni viene ascritta al cosiddetto sistema Galan in riferimento ad appalti e commesse pubbliche che vanno dalle infrastrutture viarie ai grandi progetti per la sanità. E ancora sempre nello stesso raggruppamento figura la Cis spa, una holding finanziaria veronese specializzata in grandi progetti. E qui le liason col Pdl sono ancora più robuste perché fino a pochi anni orsono Sartori era addirittura vicepresidente della Cis spa. Il retroscena. Non è un caso che il 17 dicembre 2011 sul portale del centrosinistra di Romano d’Ezzelino venga pubblicato un lungo approfondimento sulla vicenda Vsb nel quale si dà conto dei timori precedentemente espressi da Raffaele Grazia, consigliere regionale in quota Udc. Il testo è chiaro: «... Fu il consigliere Grazia» a chiedere la convocazione urgente dell’assemblea. «... Voleva sapere perché non fosse stata presa in considerazione la proposta concertata e approvata in modo unanime dagli enti locali interessati dal tracciato; perché non si fossero consultati i sindaci, la comunità montana del Brenta, l’Amministrazione Provinciale di Vicenza». E ancora: «Come mai le

Raffaele Grazia, consigliere regionale Udc

imprese Pizzarotti & C. spa; Ing. E. Mantovani spa; Cis Compagnia investimenti sviluppo spa e Cordioli spa, il primo luglio congiuntamente avessero presentato alla Regione del Veneto una proposta di finanza di progetto, relativa alla progettazione, costruzione e gestione dell’“Itinerario della Valsugana... superstrada a pedaggio; se le stesse fossero riunite in modo autonomo o fossero state sollecitate da qualcuno; se risultasse vero che fossero già stati spesi 18,2 milioni di euro per la progettazione; se avessero deciso autonomamente di assumersi un rischio di impresa di tali dimensioni o avessero ricevuto assicurazioni, da soggetti ignoti, che quei soldi sarebbero stati abbondantemente recuperati, ovviamente a carico dei contribuenti». La staffilata fa il giro di tutto il Bassanese soprattutto se si considera l’affondo finale di Grazia (di cui dà conto in primis Bassanonet.it) ma che viene riportato sempre sul portale del centrosinistra romanese. Il consigliere si domanda chi abbia nominato un certo politico in seno al cda della scaligera Cis investimenti. Il riferimento, neanche velato, è all’onorevole Sartori. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Una delle fasi iniziali della costruzione dell'Ospedale di Santorso Alto Vicentino da parte della Ing. E. Mantovani


15 marzo 2013 pag 5

Il Veneto trema Fondi neri, in manette il guru delle infrastrutture Baita e l’ex segretaria di Galan: si profila una tangentopoli-bis. Sotto vigilanza le posizioni delle compartecipate regionali

di Filippo Zenna

U

n ufficio piccolo piccolo, un patrimonio immenso. In 50 metri quadri, senza neppure una stampante e con un solo dipendente (che era pure il titolare e dichiarava introiti per 12mila euro l’anno), dentro il paradiso fiscale di San Marino, William Colombelli s’era costruito pure un paradiso economico. Attraverso la Bmc Broker, una delle “cartiere” privilegiate utilizzate da Piergiorgio Baita, ad della Mantovani, per un losco giro di fatture false che ha portato all’emersione di 10 milioni di euro di soldi “sporchi”, presumibilmente destinati a pagare tangenti ed assumere una sorta di monopolio negli appalti delle grandi opere del Veneto. La Guardia di Finanza di Venezia,

Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan già attiva su un filone per tangenti, ha accorpato la propria indagine a quella della Guardia di Finanza di Padova che, da una semplice verifica fiscale, è riuscita a scoprire un maxi cartello dedicato alla frode fiscale. In manette, oltre al 49enne Colombelli, titolare della Bmc Broker, sono finiti Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani ed uomo-fulcro dei movimenti loschi, Nicolò Buson, responsabile ammi-

nistrativo della stessa Mantovani, e Claudia Minutillo, ad della società Adria Infrastrutture (altra società cartiera) ed ex segretaria di Giancarlo Galan, governatore del Veneto fino al 2010. Baita e Minutillo erano già nel mirino degli inquirenti per un filone d’indagine che nel 2011 portò all’arresto per tangenti di Lino Brentan, ex ad dell’autostrada VeneziaPadova. Ma è stato l’accertamento fiscale alla Mantovani che ha aperto un nuovo fronte: nel 2005 la Bmc aveva emesso fatture indicando nell’oggetto attività tecniche che in realtà venivano svolte da altre società e in altri casi mai fatte. Le fatture false sono state pagate tramite bonifico bancario su conti bancari di San Marino e, a stretto giro, gli importi sarebbero stati prelevati in contanti per la quasi totalità (esclusa la “commissione”) da Colombelli e poi ridati a Baita e alla Minutillo. Il sostituito

procuratore Ancillotto ha interrogato tutti gli arrestati: Baita s’è avvalso della facoltà di non rispondere, Claudia Minutillo invece ha parlato ed è stata sottoposta ad arresti domiciliari (verbale secretato, sensazione che abbia vuotato il sacco sui giri illeciti delle cartiere). L’impressione è che la frode fiscale sia solo la punta di un grandissimo iceberg che intreccia politica e malaffare per giri di centinaia di milioni di euro. Le società cartiere sarebbero state in corrispondenza frequente – secondo la documentazione della Finanza – con diverse società partecipate della Regione, su tutte Veneto Strade. E di qui s’è scatenato pure il polverone politico. Il governatore Zaia ha prima istituito un nucleo ispettivo interno, poi firmato la proposta partita dalla minoranza di creare un’apposita commissione d’inchiesta. In tanti han manifestato l’esigenza di fare chiarezza sulla vicenda: da Pettenò (Fds) a Pipitone (Idv), passando per Fracasso e Ruzzante (Pd). Il più duro è stato, però, Andrea Zanoni, eurodeputato dell’Italia dei valori, che ha scritto a Zaia dopo aver già portato in Parlamento Europeo lo scorso dicembre – quando la bomba doveva ancora esplodere – la questione Veneto Strade. Con riferimento particolare a Silvano Vernizzi, ammini-

Destini incrociati

L'esplosione dell'affaire Mantovani riporta a galla le liason tra centrodestra e centrosinistra nella gestione di molte opere in nome della finanza di progetto per la quale la provincia berica, tra partiti e imprese, rimane uno snodo chiave

di Marco Milioni

A

l di là delle questioni strettamente giudiziarie la provincia di Vicenza è e rimane uno degli snodi cruciali della cosiddetta vicenda Baita. Che in termini politici i media hanno immediatamente ribattezzato sistema Galan. Sull’agenda politica regionale infatti ci sono due opere della galassia Mantovani che parlano l’idioma berico. Nel raggruppamento di imprese che ha realizzato l’ospedale di Santorso, oltre alla sempreverde Mantovani, c’è un pool di spa locali di altissimo lignaggio: Palladio Finanziaria, Gemmo, Studio Altieri, Serenissima Ristorazione. Se si esclude la prima, la vicinanza dei big delle ultime rispetto all’ex governatore veneto, l’azzurro Giancarlo Galan è cosa assodata. Il tris di imprese però è storicamente in prossimità anche ad un altro dei personaggi politici più potenti del Veneto. Si tratta dell’europarlamentare del Pdl Lia Sartori, da molti considerata la mente politica di Galan. Di qui spostandosi più a est, ma sempre in provincia di Vicenza, l’affaire Mantovani incrocia i destini

della Valsugana bis, la contestata superstrada di 37 kilometri, 11 dei quali in tunnel, che dovrebbe connettere Castelfranco a San Nazario via Bassano del Grappa. Come per Santorso il trait d’union è la realizzazione con la finanza di progetto, o project financing. Ma oltre alla modalità di concessione l’altro aspetto politicamente rilevante riguarda il mondo economico. Se per Santorso tra le imprese che hanno avuto in carico realizzazione e gestione dell’opera ci sono soggetti storicamente vicini al centrosinistra (Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni), dall’altra l’istituto che assicura «la bancabilità» della Valsugana bis è Mps, notoriamente vicino al Pd. Ed è anche in questa chiave che vanno lette critiche, sempre prudenti, uscite nei confronti del sistema Galan da parte del Pd, in primis da parte dei neo-eletti al parlamento. E come succede spesso in natura a colmare il vuoto ci pensa qualcun altro. Sabato 9 marzo a Padova al caffé Pedrocchi i neo-eletti del M5S hanno incontrato gli attivisti e i simpatizzanti veneti del movimento proprio per fare il punto sulla finanza di progetto. E a condurre le danze è stato ancora un vicentino,

il senatore Enrico Cappelletti. Le sue dichiarazioni hanno fatto il giro dei media regionali. Basti pensare allo spazio dato lo stesso giorno dal portale del Corriere Veneto, un quotidiano solitamente prudente sul versante delle critiche alle infrastrutture: «... Bene che la commissione regionale d’inchiesta sullo scandalo Mantovani sia mista, composta sia da esponenti della giunta sia da consiglieri di minoranza, ma questo non basta. Serve più terzietà e noi invochiamo la presenza di componenti esterni al governo regionale, autonomi e indipendenti. Le minoranze dicono di voler partecipare alla commissione, ripeto è bene: ma queste opposizioni che verificano ora quello che non hanno verificato prima, che significato hanno?». Ma la parte più dura arriva alla fine: «È in discussione il sistema Galan, quindici anni di governo del Veneto. Ora bisogna cancellarlo per legge restituendo alla Regione reali funzioni di programmazione». E una prova del nove rispetto all’imbarazzo del Pd nell’ambito dell’intera vicenda lo si può misurare andando a spulciare Vicenzapiu.com del primo marzo: «... si scopre che un pezzo della indagine di queste ore è nata da quella che ha poi portato alla condanna, ancora non de-

finitiva, di Lino Brentan per una storiaccia di tangenti. Sì, quel Brentan espressione del Pd Veneto, storicamente vicino a un Pd doc come Davide Zoggia, venuto a salutare il sindaco “bericodemocrat” Achille Variati proprio poco prima delle elezioni. E allora qualche dubbio ti viene quando non senti nulla di nulla dai vari, appunto, Zoggia, Filippin, Sbrollini, Crimì, Ginato (Puppato in passato da consigliere regionale due tre ammonimenti li aveva lanciati per vero, idem dicasi

Piergiorgio Baita stratore delegato della compartecipata con diversi ruoli pubblici (tra i quali quello di presidente della Commissione regionale Vas, acronimo per valutazioni ambientale strategica), reo d’essere in evidentissimo stato di conflitto d’interessi. “Controllore e controllato allo stesso tempo” spiega Zanoni, aprendo ad un ulteriore fronte di riflessione e possibilmente d’indagine. L’arresto di Baita potrebbe essere stato soltanto la miccia per creare un’esplosione pazzesca portando all’emersione di una Tangentopoli 2 che finirebbe per inghiottire tutto il Veneto. Tra cemento, fatture false, fondi neri ed intrecci tra politica ed affari che rischiano di rivelarsi malsani. © RIPRODUZIONE RISERVATA

per il vicentino Stefano Fracasso del Pd e per Pietrangelo Pettenò di Rifondazione). Il silenzio è d’oro. Paradossalmente in una vicenda che politicamente inguaia i vertici del Pdl, l’unico che ha scosso il torpore politico è un certo Sergio Berlato, eurodeputato del... Pdl. Ed ecco spiegata la diffidenza dell’opinione pubblica nei confronti di D’Alema, Bersani & soci quando fanno aperture strane prima al M5S e poi al plurindagato Berlusconi, l’amico di Galan». Da parte dei democratici, soprattutto in relazione allo stato di forte tensione che si sta accumulando a Roma, dove la pattuglia di onorevoli berici è più che nutrita, diversi tra commentatori e analisti, a partire da quelli de Il Fatto e del gruppo Espresso, si sarebbero aspettati «una durissima» presa di posizione. Che però, con rare eccezioni, non è arrivata.

Locandina relativa ad un incontro sulla Valsugana bis

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Onestà Coerenza Buon Senso

Vota SILVANO SGREVA

16 maggio 2013 pag 6

Ospedale di Santorso, collaudo desaparecido Una missiva inviata al governatore Zaia da un altissimo funzionario regionale rischia di gettare lo scompiglio sull'Ulss 4. Al centro del contendere c'è il nuovo ospedale di Santorso, ma la querelle potrebbe riversarsi anche sulla politica, a Venezia come in terra berica

di Guido Gasparin e Marco Milioni

«

La quinta commissione ha elaborato un documento di analisi dettagliata dei vari project financing realizzati in Veneto dal quale si deduce che ci sono contratti capestro e forse quello di Santorso è il peggiore perché non è modificabile». Così parlò il consigliere regionale di minoranza Raffaele Grazia dell'Udc il 17 aprile 2012 a Schio: puntualmente riportato dal GdV del giorno appresso in pagina 24. Nella sala parrocchiale della Santissima Trinità infatti l'associazione Communitas aveva organizzato uno dei tanti incontri sul tema sanità e finanza di progetto. Un evento molto partecipato, come tutti quelli organizzati proprio da Communitas, durante il quale per la prima volta la popolazione aveva avuto dalla politica regionale, e non solo, un segnale chiaro: i canoni del leasing del contestato nosocomio di Santorso sono, o potrebbero divenire, troppo esosi per le tasche dell'Ulss 4. Ulss che in precedenza veniva presa come modello di parsimonia e gestione oculata. E così per mantenere in piedi l'ospedale griffato Studio Altieri (ma anche Gemmo, Palladio Finanziaria, Mantovani, Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni, Servizi Italia, Coop Service e Serenissima Ristorazione), la regione è costretta ad aprire i cordoni della borsa con un capitolo speciale fuori dal sacco del bilancio della Ulss 4. Così almeno sempre durante quell'incontro la spiega Leonardo Padrin, presidente in quota Pdl al consiglio regionale della commissione sociale e sanità. Ma le ombre sull'intera querelle si addensano quando a fine febbraio i media nazionali danno la notizia dell'arresto di Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani, uomo

considerato l'architrave del cosiddetto sistema Galan. Riferimenti diretti tra la vicenda dell'ospedale e quella giudiziaria non ce ne sono. Ma in giunta regionale il presidente Luca Zaia della Lega, che quelle opere se le è trovate prima del suo arrivo comincia ad essere assalito da richieste di chiarimenti che arrivano dal consiglio, dalle associazioni e più in genere dal territorio. Tra queste va annoverata quella della associazione La Cordata, che fa riferimento a Valter Orsi, ex leghista, volto notissimo a Schio. Domenico Mantoan, ex big della sanità pubblica berica ed oggi massimo dirigente della sanità regionale (in burocratese si dice segretario) il 13 marzo 2013, dopo l'ennesima richiesta di lumi giunta a Zaia dall'Alto Vicentino, proprio in replica alle istanze del gruppo di Orsi, scrive al governatore una missiva registrata al protocollo col numero 111895. Cifre alla mano Mantoan riporta quelli che a suo dire sono i conti salienti della partita in gioco a Santorso. Tra forniture e costruzione il nuovo ospedale costa 164,3 milioni di euro. Di questi 79,5 in capo ai privati, 71,4 in capo alla regione e 13,3 in capo alla Ulss 4. E qui c'è il primo dato «pesante» perché al di là delle buone intenzioni sempre ribadite dai sostenitori dell'opera, «il project financing è bello perché pagano i privati», i numeri dicono altro. Ovvero che la maggior parte del peso per la costruzione pesa sulle spalle degli enti pubblici, regione ed Ulss per 84,7 milioni. E sempre in tema il super-dirigente scrive che nel considerare il problema «bisogna distinguere tra i canoni pagati per l'erogazione dei servizi, appalti, da una parte e canoni riferiti all'investimento dall'altra». Con questi ultimi che sono pari a «175 milioni di euro». Mantoan entra anche nel merito del contratto relativo al project, che nei mesi ha scatenato polemiche su polemiche

Una delle fasi della costruzione dell'ospedale di Santorso Alto Vicentino da parte della Ing. E. Mantovani

Senza parole (m.m.) Rispetto ai dubbi sollevati nel documento firmato da Domenico Mantoan, chi scrive ha interpellato la direzione dell'Ulss 4 nella persona di Daniela Carraro. Lo stesso è avvenuto ovviamente per lo stesso Mantoan. Dai due al momento non è giunta risposta alcuna. Le questioni poste sul tavolo però non sono di poco conto. Perché se l'iter dei collaudi in qualche maniera è incompleto è possibile che la struttura possa operare? E per caso le circostanze rendevano necessaria una penale a carico del concessionario? poiché non ne viene rivelato il contenuto. L'alto funzionario spiega che il contratto «non è stato sottoscritto dalla regione ma dall'Ulss 4» e che «i contenuti sono nella disponibilità della stessa azienda sanitaria e della conferenza dei sindaci». Una affermazione che potrebbe diventare un vero e proprio caso poiché da anni i sindaci del comprensorio lamentano di non avere mai ricevuto quelle carte. Chi dice la verità? Ma il vero nodo da chiarire riguarda uno dei passaggi centrali della relazione firmata Mantoan, poche righe che potrebbero gettare lo scompiglio sulla politica berica e regionale: «... Ad ogni buon conto l'opera è sottoposta al collaudo di un'apposita commissione: il collaudo è ancora in corso... Attualmente si sta procedendo alla verifica delle correzioni apportate dal costruttore, alle prescrizioni formulate dai collaudatori nel corso delle attività valutative, contestando puntualmente ogni difformità». Ma come è possibile una cosa del genere? È in qualche modo consentito l'uso dell'ospedale, che oggi appare pienamente operativo, anche in assenza di una procedura di collaudo compiuta e completa? E quali difformità sarebbero state rilevate? E soprattutto poiché la missiva di Mantoan è stata vergata da quasi due mesi, c'è il rischio che rispetto alla criticità evidenziate si tenti la strada di mettere in qualche modo tutto a tacere? © RIPRODUZIONE RISERVATA

La prima pagina della risposta di Mantoan a Zaia

Luca Zaia e Giancarlo Galan


22 maggio 2013 pag 5

Inciucio sanitario

Dopo le rivelazioni di VicenzaPiù sul mancato completamento del collaudo per l'ospeale di Santorso il M5S annuncia battaglia, la Fds spiega di volerci vedere chiaro, mentre Pd e Pdl tacciono

di Marco Milioni

«

Le notizie di queste ore però gettano ancora una volta una luce sinistra sul cosiddetto sistema veneto delle grandi opere pubbliche, ricordiamo che attualmente si trova agli arresti l'ingegner Piergiorgio Baita della Mantovani, e sull'eredità che questo ha lasciato rispetto alla cosiddetta finanza di progetto. Una luce sinistra che si estende alla Lega, che comunque facendo parte della medesima maggioranza, ha sempre condiviso tali scelte». Va giù pesantissimo il M5S che in una nota diramata da Francesco Celotto il 17 maggio (Vicenzapiu.com dello stesso giorno) per conto del “Gruppo grandi opere Veneto”, si rivolge direttamente alla giunta regionale. Il 17 infatti sono ancora nell'aria le tensioni dovute alla pubblicazione su VicenzaPiù del giorno prima (a

Le pagine Facebook del Pd e del Pdl

pagina 6) dei contenuti di una lettera scottante del segretario generale della sanità veneta Domenico Mantoan. Il quale senza tanti giri di parole precisa al governatore Luca Zaia del Carroccio che su uno dei nosocomi più chiacchierati del Veneto addirittura i collaudi sarebbero incompleti a fronte di una struttura che è già in esercizio. Il M5S per di più attacca ad alzo zero anche il grosso della politca veneta puntando l'indice anche contro Pdl e Pd: «E non può essere sottaciuto anche il sostanziale silenzio col quale i vertici del Pd, hanno avallato tali scelte, giacché tanto per essere chiari, nel raggruppamento d'impresa che ha ottenuto la concessione per la realizzazione e gestione dell'ospedale di Santorso nel Vicentino non mancano le coop della cosiddetta area rossa. Il Movimento Cinque Stelle non rimarrà in silenzio e il nostro gruppo chiederà l'intervento dei nostri deputati e senatori affinché con tutti mezzi a disposizione dei parla-

mentari sia fatta chiarezza sulla vicenda, costi in primis. Vogliamo sapere se per esempio al concessionario siano state applicate salate sanzioni per eventuali ritardi nella consegna del manufatto». Sul versante del consiglio regionale non manca la presa di posizione di Pietrangelo Pettenò della Fds il quale spiega di essersi già messo al lavoro sulle carte e che prestissimo farà sentire la sua voce. Frattanto però i silenzi che contano rimangono tali. Daniela Carraro, direttrice generale della Ulss 4 Alto Vicentino tace anche se formalmente interpellata. Lo stesso dicasi per Mantoan. Ma per capire lo stato d'animo della politica regionale su un argomento «che scotta» basta dare una breve sbirciata sul portale veneto degli azzurri e dei democratici. Se gli azzurri affrontano nell'ordine: sondaggio sullo ius soli; sondaggio sull'Imu; considerazioni dei parlamentari sull'economia; considerazioni dei parlamentari sull'Imu; elucubrazioni di Maurizio Sacconi sulle proposte in materia di lavoro lette sul Corsera; Dennis Verdini scosso dalle violenze di piazza; considerazioni dei parlamentari sul femminicidio; considerazioni dei parlamentari sulla sospensione dell'Imu come «vittoria di Silvio Berlusconi», considerazioni parlamentari sull'Imu; dichiarazioni di Verdini che smentisce di avere riferito a chicchessia degli stati d'animo di Berlusconi; Carlo Giovanardi il quale precisa che la Camera non ha riconosciuto l'assistenza sanitaria integrativa alle coppie gay; Silvio Berlusconi che

L’ospadale in costruzione a Santorso

vaticina una lunga durata del governo bypartisan. Durerà per caso fino al momento in cui i big del Partito democratico non metteranno il becco su questioni spinose come l'affaire Santorso, in cui non mancano i soggetti vicini al Pdl, ma pure al Pd? Sì perché a sfogliare il portale dei democrat veneti, l'ottimismo azzurro sembra sostituito dalla «viva e vibrante» preoccupazione circa il meteo e la bretella nord di Vicenza. Il capogruppo in consiglio regionale Lucio Tiozzo di Santorso sembra non avere sentore e preferisce esternare sul maltempo. Gli fa eco il collega di banco, nonché arzignanese doc Stefano Fracasso, che chiede un piano straordinario. La deputata berica Daniela Sbrollini chiede urgentemente il bacino di Caldogno contro le piene, dimenticandosi però l'Ulss, nel cui comprensorio, a Cogollo del Cengio, c'è un invaso che potrebbe contenere molta più acqua di quello di

Caldogno. I deputati Andrea Martella e Michele Mognato assicurano che faranno la loro parte nel chiedere gli stanziamenti per la messa in sicurezza idraulica in salsa veneta, mentre l'onorevole Alessandra Moretti, che incidentalmente è anche vicesindaco di Vicenza, chiede al ministero delle infrastrutture lumi sulle risorse per la tangenziale o bretella Nord Vicenza. Tutti a chiedere soldi. Ma su Santorso, e sulla possibilità di risparmiare soldini, magari tagliando eventuali inefficienze, nulla c'è. Forse Santorso, chissà se così la pensa il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, è un argomento «divisivo». A Roma alle divisioni preferiscono le somme? Intanto di vedere la versione integrale del contratto di affidamento della realizzazione e della gestione della struttura da parte dell'Ulss ai privati non se ne parla più. © RIPRODUZIONE RISERVATA


14 giugno 2013 pag 8

Ucci ucci, sento odore di Galan... ucci. Il segugio Berlato caccia la preda lungo i fiumi di Giovanni Coviello

D

opo le sue denunce «presso varie procure, tra cui quella vicentina» per verificare «l’eventuale esistenza di un sistema di malaffare nella gestione degli appalti veneti con gangli traversali ai partiti che potrebbero coinvolgere anche il Pdl» e dopo i primi riscontri delle inchieste sul filone Baita Mantovani, l’eurodeputato nonché coordinatore provinciale del partito di Berlusconi, Sergio Berlato, ha preannunciato nella conferenza di sabato 8 giugno tenuta significativamente proprio presso la sede provinciale del Pdl in Piazza Biade un nuovo faldone di documenti che porterà agli inquirenti. Su VicenzaPiu.com

L'alluvione a Vicenza

a notte fonda abbiamo pubblicato l’interessante video completo (si trova alla data del 9 giugno digitando una delle seguenti chiavi o tag: Sergio Berlato, Renzo Mazzaro, Giancarlo Galan, appalti) anche per dare ai lettori un’informazione non filtrata su quanto detto da Ber-

La richiesta di versamenti ai cittadini per le opere post alluvione

L’on. Sergio Berlato con Enrico Hüllweck e altri dirigenti del coordinamento provinciale del Pdl

lato, che alcuni media locali hanno, a nostro parere, minimizzato se non deviato su aspetti politico-elettorali marginali nella fattispecie, magari con la giustificazione dell’assenza esplicita di nomi di accusati a cui rende giustizia il nostro titolo che fa riferimento alle domande secche rivolte all’eurodeputato e dirigente Pdl da Renzo Mazzaro, autore del libro inchiesta “I padroni del Veneto” e dal sottoscritto: Berlato e la nuova denuncia contro il sistema appalti: 49 minuti e 39 secondi, Galan li vedrà? Il nuovo filone di “dubbi/accuse” si riferisce ai «lavori assegnati col ricorrente sistema della somma urgenza nel settore idraulico e che sarebbero

accompagnati anche da fatture emesse senza la certezza che i lavori siano stati effettuati soprattutto a Vicenza, Padova, Rovigo, Venezia … con referenti il Genio civile e le altre autorità pubbliche competenti al riguardo così sottraendo lavoro a chi rischia di dover chiudere e facendo confluire fondi pubblici, mal spesi o dissipati, verso le solite aziende.». Questo, faldone come il precedente, nasce da documentazione portata a Sergio Berlato da imprenditori veneti che «osservano come per loro scarseggino gli appalti, tutti deviati verso i soliti noti», per tanti, tra cui il collega Renzo Mazzaro, attivamente presente alla conferenza stampa, facenti riferimento alla cosiddetta galassia Galan Sartori, mai citata esplicitamente da Berlato, anche se i suoi larghi sorrisi che accompagnavano le ripetute “provocazioni”, oltre che di chi umilmente vi scrive, anche e soprattutto di Mazzaro, apparivano più che un cortese “sviamento” delle personalizzazioni come una ammiccante conferma. «Il sistema, se confermato, sarebbe trasversale - osserva Berlato - anche perché chi eventualmente divide torte illecite lo fa assegnandone fette all’al-

tra parte per vincolarla a una colpevole e omertosa complicità. Ma il compito mio e del coordinamento provinciale è denunciare le asserite anomalie lasciando ai magistrati il compito di verificare e sperando che i nostri esponenti di vertice risultino al di fuori di ogni sospetto, questo per la credibilità del partito e a tutela di chi vi si impegna onestamente...». Chiara la provocazione di Berlato, fatta, bisogna dirlo, con una coraggiosa battaglia. Ad annuire e ad appoggiarla moltissimi dirigenti locali provinciali del Pdl presenti sabato, tra cui l’ex sindaco Enrico Hüllweck, che ha rimpianto i tempi della politica fatta per ideali e non per interessi, e l’ing. Giovanni Mazzotta, ex militare, ex dirigente Fincantieri, tra i fondatori di Forza Italia e ora titolare di uno studio di ingegneria. Una prova aneddoto delle denunce? «Se si scoprisse - dice Berlato- che un camion ha fatto decine di viaggi per trasporto materiali, fatturati e pagati, e quel camion è fermo da tempo in una rimessa perché non funzionante, cosa vi chiedereste?». © RIPRODUZIONE RISERVATA


14 giugno 2013 pag 9

L’assaggio di Baita Dopo mesi di reclusione l’ex presidente della Mantovani prova a testare l’orientamento degli inquirenti in una inchiesta che potrebbe deflagrare ai piani alti della politica e della finanza. E nella quale fa capolino come nuovo difensore dell’indagato un notissimo avvocato vicentino

di Marco Milioni

È

martedì 4 giugno. Il Corriere del Veneto in pagina 5 spara la notizia di giudiziaria che farà il giro dei palazzi della politica regionale. Sembra che per l’affaire Mantovani dietro l’angolo ci siano novità eclatanti in arrivo: «Ora il livello politico trema. Piergiorgio Baita è pronto a parlare e a raccontare la sua verità: dove sono finiti quegli svariati milioni di euro di fondi neri creati con le false fatture della Bmc Broker di William Colombelli (e di varie altre società per le quali sono ancora in corso le indagini)? Dopo 96 giorni di carcere e di fronte alla richiesta di giudizio immediato del pm Stefano Ancilotto, l’ex presidente di Mantovani sembra aver cambiato strategia. Nessuno ovviamente lo ammetterà mai per iscritto o tra virgolette, ma quella dello studio Longo-Ghedini è una scelta in primoluogo politica. Le dichiarazioni di Baita potrebbero infatti andare a colpire qualche esponente dello stesso partito di cui i due titolari dello studio - storici difensori di Silvio Berlusconi - sono parlamentari, ovvero il Pdl. Una situazione che creerebbe non pochi imbarazzi e che dunque si è preferito evitare. D’altra parte non è un mistero che fin dai tempi dell’arresto di Baita, disposto dal gip Alberto Scaramuzza con l’accusa di associazione per delinquere e frode fiscale, sullo sfondo è sempre rimasto il sospetto di un livello politico verso cui i fondi, nella ricostruzione della Guardia di Finanza,

Piergiorgio Baita (foto: Il Gazzettino)

sarebbero stati dirottati». La settimana precedente Pietro Longo e Paola Rubini hanno abbandonato l’incarico di difensori di fiducia di Baita il quale si è affidato ad altri due legali: il veneziano Alessandro Rampinelli ed il professor Enrico Ambrosetti, notissimo legale vicentino. E sui motivi reali di questa novità sugli stessi media regionali impazzano le congetture. Una delle ipotesi che circola più frequentemente è quella secondo la quale Baita, tuttora in carcere a Belluno, anche in ossequio ad una rigida linea difensiva, abbia deciso fino a ieri di non fare quei «nomi eccellentissimi» che forse nella mente degli inquirenti sono al vertice del cosiddetto sistema Mantovani. Una spa che da anni è divenuta una sorta di asso piglia tutto nelle commesse pubbliche regionali, il tutto supportato da ottime conoscenze con i vertici

Giancarlo Galan e, al centro l’avvocato Niccolò Ghedini dietro

del Pdl regionale, in primis con l’ex governatore Giancarlo Galan, che è poi uno dei fedelissimi dell’ex premier azzurro silvio Berlusconi. Epperò è davvero così? Vicenzapiu.com sfidando un po’ la stampa regionale mainstream avanza una ipotesi alternativa riportata in un servizio del 4 giugno: «Ma è proprio sicuro che Baita abbia deciso di vuotare completamente il sacco, magari con nomi e cognomi altisonanti, e che il cambio del collegio difensivo sia un portato di tale scelta? In circostanze del genere solitamente quando assistito e legale impostano una strategia le strade da percorrere sono alla grossa quattro. Uno, l’indagato non ha alcunché da nascondere e spiega ogni cosa al magistrato. Due, l’indagato, indipendentemente dalla sua estraneità o meno ai fatti, è sicuro di cavarsela e preferisce tenere chiusa la bocca, sapendo che una scelta del genere potrebbe comunque avere come contropartita il prolungamento della detenzione preventiva. Tre, l’indagato o la sua cerchia decidono di fare qualche piccola ammissione ai pm sperando in un ammorbidimento, mentre contestualmente la difesa viene affidata ad un collegio più dialogante con la controparte. Quattro, l’indagato e la sua cerchia decidono in qualche maniera di collaborare fattivamente e a fronte di precise garanzie, fanno nomi e descrivono circostanze. In quest’ultimo caso per esempio la storia della Tangentopoli veneta insegna che tipicamente non è lo studio LongoGhedini cui gli imputati fautori della linea della collaborazione si rivolgevano». E ancora: «Baita non ha sua sponte revocato il collegio, bensì sono stati Longo e Rubini a fare

un passo indietro. Ciò significa per forza che Ambrosetti (il suo studio ha patrocinato spesse volte la municipalizzata berica Aim) marchi maggiore distanza dalla galassia Pdl nella quale orbitano i legali di Berlusconi Pietro Longo e Niccolò Ghedini? Quest’ultimo in passato è stato pure coordinatore del Pdl veneto. In questo contesto c’è un altro aspetto che riguarda il professor Ambrosetti: la sua orbita accademica all’università di Padova infatti è di notoria prossimità a quella del collega Pietro Longo. E ancora il fratello di Ambrosetti, Massimo, è uno stimato e influente diplomatico in forza al Ministero degli Esteri, che nel 2011 addirittura era applicato fuori ruolo alla presidenza del consiglio. Con quale premier? Silvio Berlusconi in persona. Così almeno sta scritto a pagina 10 dell’annuario 2012 della Farnesina. Il dubbio quindi rimane... Il cambio repentino deciso da Baita è il sintomo di una volontà autentica di collaborazione sperando in una fine celere della carcerazione preventiva oppure si tratta di una manovra diversiva pensata da chi spera di tirare fuori dal carcere un Baita pronto a parlare senza che quest’ultimo apra il suo vaso di Pandora fitto di nomi, cognomi, cifre e circostanze scottanti?». Sarà una coincidenza ma di lì a qualche giorno l’atteggiamento dei media cambia. Non sono pochi quelli che repentinamente cominciano ad identificare nel comportamento di Baita più che la volontà di collaborare a 360 gradi quella di saggiare la disponibilità della procura ad eventuali aperture. Anche perché a metà della settimana passata sempre da ambienti vicini alla procura veneziana trapela la notizia che Baita avrebbe al momento ammesso gran poco. Ma a rendere ancora più intricata la vicenda è il fatto che il verbale sarebbe stato secretato. Rimane però una questione di cruciale. Nei mesi si è letto e riletto del cosiddetto sistema Baita. Si è detto dei fondi neri e dell’evasione fiscale. Si è scritto del costosissimo e ramificato sistema parallelo di intelligence che Baita avrebbe messo in piedi per prevenire eventuali intrusioni da parte degli inquirenti. Ferma restando la presunzione di innocenza, è pensabile che un «ambaradàn» del genere sia stato concepito solo per occultare danari al fisco? Oppure il bene più prezioso è la mappa di relazioni poliitco imprenditoriali col gotha

Enrico Ambrosetti (foto: Il Giornale di Vicenza)

politico, e non solo politico, del veneto? Un pezzo di risposta in futuro potrebbe essere disvelato dallo scenario che il 9 giugno viene tratteggiato da Carlo Mion sul portale del Mattino di Padova il quale oltre a riferire delle rogatorie chieste dalla magistratura lagunare in Svizzera, proprio su alcuni conti riferibili a Baita, non solo interessano la magistratura del capoluogo regionale, ma pure quella elvetica: «I conti correnti segreti di Piergiorgio Baita e di altre persone finite nell’inchiesta della Procura di Venezia che indaga per frode fiscale ed evasione, ora interessano anche la Procura di Lugano che sta verificando che quel denaro non sia di provenienza illecita». E la frasetta che starebbe mandando in subbuglio la politica regionale è breve breve: «... I conti correnti segreti di Piergiorgio Baita e di altre persone finite nell’inchiesta». Ma chi sono queste altre persone? Si tratta dei primi indagati nell’ambito dell’inchiesta o qualcun altro, magari esponenti dell’intellighenzia veneta, è già finito sotto la lente della Guardia di Finanza e dei togati? E c’è un’altra questione che rimane sulla scacchiera. Se i magistrati d’oltralpe hanno deciso di collaborare e maneggi di varia natura sono stati cucinati all’ombra delle montagne svizzere, allora non è improbabile che i detective svizzeri saranno in grado di ricostruirli con rapidità. E così nell’inchiesta un ruolo fondamentale potrebbero giocarlo non solo le rogatorie, ma l’intera massa di informazioni scambiate tra un paese e l’altro. Dalle quali potrebbero emergere novità su un versante ancora poco esplorato dai media: il ruolo della proprietà della Mantovani nel cosiddetto sistema Baita. © RIPRODUZIONE RISERVATA


14 giugno 2013 pag 10

La cortina sanitaria

Nonostante i ripetuti proclami della politica berica, sull'ospedale di Santorso permane una coltre di opacità che potrebbe essere facilmente spazzata con pochi interventi: una coltre che paradossalmente rimane fitta anche a fronte dell'inerzia del M5S

di Marco Milioni

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he il nuovo Ospedale dell'Alto Vicentino sia al centro di polemiche è una costante. Anzi per usare una terminologia medica le polemiche da costanti sono divenute croniche. Non solo ci sono i dubbi sulla progettazione, sui costi, sul project financing. Ma sul nosocomio di Santorso ora si addensano i dubbi su chi debba chiarire i ... dubbi perché l'intera vicenda nelle prossime settimane da tormentone politico potrebbe trasformarsi in un melange tra un gioco degli specchi ed uno scaricabarile. Sul taccuino degli avvenimenti recenti rimane solitaria la notizia riportata da VicenzaPiù il 16 maggio a pagina 6 nella quale si dava conto di una missiva inviata dai massimi organismi tecnici della regione al presidente Luca Zaia della Lega. Una missiva in cui si spiegava come il collaudo del nuovo ospedale non fosse ancora completato. Ad eccezione di una durissima presa di posizione del «Gruppo Grandi opere Veneto» del M5S e ad eccezione di una richiesta di lumi da parte di

L’Ospedale di Santorso nellle immagini di Report Rifondazione la cosa, per certi aspetti clamorosa, è rimasta solo una faccenda di carta ed inchiostro tipografico. Al centro del contendere rimane quindi il contratto e gli altri dettagli che regolano la convenzione in forza della quale il raggruppamento Gemmo e l'Ulss 4 Alto Vicentino regolano e hanno deciso la realizzazione del nosocomio. L'8 giugno però sul blog del consigliere regionale democratico vicentino (arzignanese per dovizia) Stefano Fracasso appare una nota che lascia poco all'immaginazione: «Gli accordi fra Ulss e privati sulla costruzione e gestione del nuovo ospedale non possono rimanere riservati, ma sono conoscibili dall'opinione pubblica tramite i propri sindaci. Perché i cittadini hanno il diritto di sapere come opera il pubblico e come destina le risorse. Lo sostiene

la direzione attività ispettiva e vigilanza socio sanitaria del Consiglio Regionale veneto. Il Servizio Ispettivo sociosanitario è un organismo che ha poteri ispettivi e fornisce pareri su questioni giuridiche complesse. Ad esempio quella del project financing del nosocomio di Santorso, che i sindaci dell'area avevano chiesto di vedere più volte dopo le polemiche sui parcheggi a pagamento... basta segreti sul contratto del project di Santorso. Ora l'Ulss trasmetta il documento i sindaci». Le considerazioni di Fracasso sono corrette anche se non sono una assoluta novità perché sia in sede di commissione speciale sulla sanità veneta, sia in termini di legge, i sindaci della conferenza hanno diritto ad avere le carte. Il problema è che anzitutto le carte vanno domandate. E se l'Ulss o la regione le negano l'unico passo è quello di informare la procura per un ipotizzabile rifiuto in atti d'ufficio. Ma chi si è mosso verso questo sentiero di verità? O meglio chi sono i soggetti che potrebbero domandare l'intero incartamento? Al primo posto ci sono i parlamentari. Il partito di Fracasso, il Pd, a Vicenza ne ha eletti una caterva: Rosanna Filippin, Filippo Crimì, Alessandra Moretti e Daniela

Sbrollini. Poi c'è la pasionaria Laura Puppato, che rientra nel novero avendo ingaggiato sul project una sua battaglia durata anni. E ancora nel novero dei potenziali richiedenti risultano tutti i consiglieri regionali: i nostrani-democratici sono appunto Fracasso e Giuseppe Berlato Sella. Poi c'è una sfilza di sindaci della conferenza afferente all'Ulss 4 tra cui il primo cittadino di Santorso Pietro Menegozzo e una supersfilza di consiglieri comunali che tramite il sindaco possono comunque chiedere la documentazione? La questione però è un'altra. Nessuno mai è andato a sbattere i pugni, magari presentando denunce penali, per ottenere quanto di spettanza. Perché? Un ragionamento a parte merita poi il M5S. Il quale all'indomani della notizia del collaudo incompleto per il nosocomio di Santorso aveva fatto fuoco e fiamme: «Apprendiamo dalla stampa locale (VicenzaPiù del 16 maggio 2013) che l'ospedale di Santorso non avrebbe ancora ottenuto il collaudo o parte di questo. Il nosocomio costruito in project financing dal raggruppamento che fa capo alla vicentina Gemmo, da anni è al centro di parecchie polemiche... La notizia ci lascia basiti... non può essere sottaciuto anche il

sostanziale silenzio col quale i vertici del Pd, hanno avallato tali scelte, giacché tanto per essere chiari nel raggruppamento d'impresa che ha ottenuto la concessione per la realizzazione e gestione dell'ospedale di Santorso nel Vicentino non mancano le coop della cosiddetta area rossa. Il Movimento Cinque Stelle non rimarrà in silenzio e il nostro gruppo chiederà l'intervento dei nostri deputati e senatori affinché con tutti mezzi a disposizione dei parlamentari sia fatta chiarezza sulla vicenda, costi in primis. Vogliamo sapere se per esempio al concessionario siano state applicate salate sanzioni per eventuali ritardi nella consegna del manufatto». È passato un mese e dai parlamentari grillini non si sa nulla al riguardo. Di più, anche i consiglieri comunali thienesi del M5S potrebbero chiedere copia della intera documentazione, magari con segnalazione inclusa in procura, ma sino ad oggi pare che nessuno se ne sia peritato. Comportamenti del genere per caso hanno a che fare con la clamorosa disaffezione con le urne sancita dagli elettori alle recenti amministrative, anche nei confronti del M5S? © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Ulss 4 e il contratto fantasma, i sindaci ci riprovano di Guido Gasparin

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a convocazione della conferenza dei sindaci dell’Ulss 4 sarebbe imminente e i primi cittadini si chiedono se questa sarà veramente la volta buona per conoscere i dettagli del contratto che lega l’azienda sanitaria a Summano Sanità. La notizia, riferita alcuni giorni fa dai consiglieri regionali Stefano Fracasso e Giuseppe Berlato Sella all’esecutivo della conferenza, è che la direzione attività ispettiva e vigilanza sociosanitaria del Consiglio regionale veneto ha sentenziato che i sindaci, nella loro funzione di controllo su quel che concerne la sanità, hanno il sacrosanto diritto di accedere agli atti contrattuali dell’ospedale unico dell’Alto Vicentino e quindi di conoscere i vincoli economici che sussistono tra i privati e l’azienda pubblica. Qualcosa si sta insomma muovendo e forse, aggiungiamo noi, anche grazie al il dibattito scatenato dai nostri recenti articoli dedicati all’ospedale e in

particolare alla risposta data al gruppo “La Cordata” dal segretario regionale della sanità Domenico Mantoan (VicenzaPiù n. 254), il quale ha spiegato che il collaudo della struttura è ancora in corso e che “i contenuti di tale contratto sono nella disponibilità dell’azienda Ulss 4 e dei sindaci dei Comuni rappresentati nella relativa Conferenza dei Sindaci”, per poi aggiungere che “in considerazione di alcune riserve evidenziate dal concessionario dell’opera e stante la complessità della questione, l’azienda Ulss 4 ha recentemente chiesto un parere all’Avvocatura regionale in relazione alla possibilità di divulgare quanto richiesto”. Avvocatura o non Avvocatura, il parere espresso dagli ispettori della Regione sembra chiaro: i sindaci, se lo chiedono, hanno il diritto di visionare il contratto del project financing e non ci dovrebbe essere nessuno ad impedire che ciò accada. “La notizia è importante – commenta il primo cittadino di Santorso e membro dell’esecutivo della conferenza dei sindaci Pietro Menegozzo – perché gli ispettori hanno ribadito il principio della

trasparenza. Il prossimo passo ufficiale sarà la convocazione della conferenza, durante la quale sarà reiterata la richiesta di accesso ai documenti”. La strada sembra insomma segnata e, in caso di un nuovo no da parte dell’Ulss, potrebbe aprirsi anche un contenzioso amministrativo, con tanto di ricorso al TAR. La riflessione di Menegozzo si spinge oltre: “Noi Comuni, per il giusto principio della trasparenza, dobbiamo pubblicare online qualsiasi spesa, anche

se essa è di soli cento euro. Evidentemente non tutti gli enti pubblici si sono già adeguati alle norme”. Il riferimento è al fatto che sul sito dell’Ulss 4 non compare il contratto con Summano Sanità. Sarà pubblicato e messo a disposizione dei cittadini una volta reso noto ai sindaci? Questo ancora non è dato saperlo, ma la svolta potrebbe essere vicina e i sindaci non vedono l’ora di conoscere i dettagli del contratto, che ha già prodotto bocconi e boccon-

La conferenza dei sindaci presso l’Ospedale di Santorso

cini amari come il sistema a pagamento dei parcheggi o la vendita di alcolici nel bar dell’ospedale. L’azienda sanitaria nelle ultime settimane è stata costretta, se non altro dal crescente malcontento popolare, a fare parziale o completa marcia indietro, abbassando le tariffe dei parcheggi ed eliminando gli alcolici dal bar. Restano però senza risposta numerose altre domande, prima fra tutte quella che riguarda il destino dei macchinari, molti dei quali seminuovi, rimasti nell’ex ospedale di Schio (altro caso sollevato da VicenzaPiù n. 246, con tanto di reportage fotografico). Nel corso della recente inaugurazione del progetto Caleidoscopio, che trova spazio proprio al De Lellis, il direttore generale Daniela Carraro ha spiegato che “non si è perso nemmeno un seggiolino e uno sgabello. Questa Ulss non ha sprecato nulla, né persone né cose”: una dichiarazione che da sola non basta a spazzare via i tanti, troppi punti interrogativi che ancora costellano la vicenda complessiva dell’ospedale di Santorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA


14 giugno 2013 pag 11

Daniela Carraro, diamo più coraggio al dg della Ulss 4 di Giovanni Coviello

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Il direttore generale dell’Ospedale di Santorso (ma Daniela Carraro preferisce chiamarlo “ufficialmente” Ospedale Unico dell’Alto Vicentino, magari per mimetizzarne i problemi nell’immaginario collettivo, ndr) ci ha ricevuto solo il 4 marzo, come è noto a chi ci ha già letto, nonostante l’avessimo contattata prima del servizio su VicenzaPiù n. 246 … del 16 febbraio 2013», così scrivevamo su VicenzaPiù n. 253 e sugli altri periodici del network il 19 aprile 2013 dopo che a febbraio avevamo appunto pubblicato le foto che documentavano e denunciavano tutte le costose dotazioni abbandonate al “vecchio” De Lellis di Schio «con “tanto” di scatole già riempite di materiali e quant’altro e chiuse con su scritte a pennarello le stanze di destinazione a Santorso» ... Le foto erano pubblicate con una semplice didascalia, che indicava anche il valore di massima del materiale se ricomprato...». E riportavamo che «l’accusa, che pure evidenzia “le spese di pulizia di locali semi abbandonati e il man-

Daniela Carraro cato smaltimento anche di rifiuti che potrebbero essere tossici”, punta il dito contro gli altri sprechi da abbandono “perché per contratto tutto quello che manca a Santorso viene obbligatoriamente comprato ex novo da chi gestisce il project ai prezzi e con le modalità dallo stesso stabilite”». Il 4 marzo Daniela Carraro ci ha ricevuto, ma, così come abbiamo scritto più volte, rimaniamo «ancora sgomenti della sua reazione successiva … quando il direttore generale ha iniziato all’improvviso e poi continuato a parlare senza ascoltare a mo’ dei politici strombazzanti dei peggiori talk show». Abbiamo formulato, quindi, al Dg per iscritto su questi media (e ora anche via mail) le domande a cui chiedevamo, e con noi i lettori e cittadini chiedevano, che rispondesse e, nel suo silenzio rimaniamo

«molto preoccupati che la gestione di una Ulss importante come la 4, sede dell’ospedale di Santorso costruito con un, a dir poco, discusso project financing, sia affidata a una persona come lei. Intollerante all’improvviso verso il direttore di un giornale che dall’8 di febbraio attende pazientemente le sue spiegazioni per i lettori, molti dei quali utenti della Ulss 4 ...» A «Daniela Carraro, che avrebbe come referenti nel complesso mondo della sanità veneta politici importanti come Giancarlo Galan e Marino Zorzato, e che è diventata “famosa per la sua capacità di gestire i rapporti da quando ha detto su Il Giornale di Vicenza che il contratto del project financing di Santorso è meglio non darlo a cittadini e sindaci, perché incapaci di capirlo” chiediamo, qui9ndi, ancora una volta di chiarirci i perché di quegli sprechi e, per quanto di sua competenza, i punti bui di cui all’articolo accanto. «Signora Carraro – riecco le domande ad abundantiam - dove sono e perché i pannelli fotovoltaici del tetto che sarebbero stati scardinati dal vento? Dove sono i televisori che l’associazione “Amici del cuore” avrebbe regalato ma che sarebbero ancora imballati perché il consorzio che ha “vinto” l’appalto per il pro-

ject financing avrebbe intenzione di installare tv a gettone? Le risulterebbe che un noto primario dell’ex pronto soccorso di Schio ora in pensione avrebbe denunciato in una riunione pubblica de La Destra che «la pavimentazione di chirurgia a Santorso è a rischio di infiltrazione di rifiuti organici»? E ci tranquillizza sulla non credibilità dei timori paventati per l’innalzamento dei controsoffitti delle sale esterne a quella operatoria di chirurgia quando gli appositi apparati ne espellono fuori l’aria, batteri inclusi? E, dopo l’incidente alle tubazioni, pure previsto da molti che ne temevano l’insufficiente resistenza alle pressioni contrattualmente fissate nel “contratto ignoto”, è a conoscenza di bagni e pavimenti in cattive condizioni? Se lei, di sicuro, non è responsabile di “eventuali” anomalie e mancate verifiche contrattuali (purché precedenti alla sua nomina, ndr) con altrettanta certezza ha il dovere di rispondere prima che le chiediamo anche se ha posto rimedio alla mancanza di privacy dei pazienti sia nelle sale del pronto soccorso che nelle loro stanze di ricovero, specialmente quelle a piano terra con stupendi vetri trasparenti verso l’esterno, se i “posteggiatori” del famoso parking di Santorso verranno

protetti dalla prossima canicola dopo aver subito il freddo glaciale e se la mensa di fatto “nuova” dell’ex ospedale di Thiene verrà rifatta ... ». Risponda, glielo chiediamo di nuovo noi umili direttori di piccoli media locali insieme a tanti altri che le fanno coraggio, più coraggio che non nei precedenti inviti. Il 31 maggio scorso, così ha scritto il nostro Alessandro Pagano Dritto in occasione della presentazione del progetto Caleidoscopio, che riguarda persone con disabilità mentali e psichiche di ogni età fino ai 30 anni, «riprendendo forse anche uno spunto lanciato a inizio serata dal Consigliere regionale Giuseppe Berlato Sella che aveva sostenuto, destando ... qualche perplessità, che «la stampa dovrebbe lanciare messaggi che rendano i cittadini sereni», ha sottolineato che «Non si è perso nemmeno un seggiolino e uno sgabello. Quest’Ulss non ha sprecato nulla, né persone né cose». Ci ripeta, allora, quello che ha detto ma documentando le frasi ufficiali così come noi abbiamo fatto per le domande sostanziate da foto e ci completi le risposte. Lei, coraggio, è un direttore generale, le ripeto, mica è un caporale? © RIPRODUZIONE RISERVATA

Progetto Caleidoscopio: il De Lellis ora “recupera” spazi per disabili di Alessandro Pagano Dritto

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on lo spostamento di una parte dei servizi dell'ospedale De Lellis nella nuova struttura di Santorso, a Schio si trovano spazi per nuove attività. Ecco allora che vicino ai vecchi poliambulatori trova sede il progetto Caleidoscopio, presentato nella prima serata di venerdì 31 maggio 2013. Come chiarifica, dopo le brevi parole introduttive delle autorità, Orianna Zaltron dell'Ulss 4 (nella foto con le autorità e i responsabili del progetto è la terza da destra) , il progetto riguarda persone con disabilità mentali e psichiche di ogni età fino ai 30 anni (nelle foto il taglio del nastro con alcuni giovani ospiti della struttura). Non solo però il personale si occupa delle persone soggette, ma anche delle loro famiglie, che vengono accompagnate in un percorso comune intra e inter famigliare. In particolare si cerca di uscire dai vecchi schemi e concentrarsi, oltre che sulle disabilità, sulle potenzialità dei ragazzi, in modo da svilupparle il più possibile.

Ecco quindi che alcuni di loro molti dei quali presenti tra il pubblico - hanno per esempio lavorato per un certo periodo in alcune strutture convenzionate per un paio d'ore a settimana, imparando a gestire da sé anche il viaggio di andata e ritorno dalle strutture stesse. I ragazzi, ma anche i genitori, imparano a fare gruppo e a definirsi all'interno di questo tanto nell'insieme quanto nelle loro singole individualità. È un viaggio, si è detto, che i genitori sono chiamati a intraprendere con i propri figli: seguiti dallo psicologo Giuseppe Casarotto e da Alessandra Camuffo, operatrice socio sanitaria, anche loro svolgono momenti di attività e di riflessione comune, dove imparano l'uno dall'altro ad affrontare la disabilità e a confrontarsi con questa e, attraverso questa, col mondo esterno. Tre di questi genitori, una mamma e due papà, sono intervenuti per portare la propria testimonianza e la propria gratitudine al progetto Caleidoscopio. Portare i propri figli al personale del progetto, spiegano, è dura, soprattutto all'inizio, perché «vuol dire ammettere che tuo fi-

glio non è come gli altri, e nemmeno tu. Il mercoledì - aggiungono - è il giorno in cui si mettono le carte in tavola». Dalle loro parole, i piccoli grandi problemi quotidiani di chi si trova ad affrontare la disabilità, sottolinea Giuseppe Casarotto, «per cui anche una gita organizzata dalla scuola può trasformarsi in un'odissea». L'ultimo intervento è del Direttore generale dell'Ulss 4 Daniela Carraro, che riprendendo forse anche uno spunto lanciato a inizio serata dal Consigliere regionale Giuseppe Berlato Sella che

aveva sostenuto, destando ... qualche perplessità, che «la stampa dovrebbe lanciare messaggi che rendano i cittadini sereni», ha sottolineato che «Non si è perso nemmeno un seggiolino e uno sgabello. Quest'Ulss non ha sprecato nulla, né persone né cose» Alla fine una delle ragazze seguite dal progetto ha tagliato il filo tricolore alla presenza del Sindaco di Schio Luigi Dalla Via e inaugurato così formalmente i nuovi locali, che i presenti hanno potuto visitare mentre vi giocavano i bambini più piccoli.

Autorità e responsabili del progetto Caleidoscopio

N.d.R. Una voce fuori dal coro ci ha raggiunto dopo il lancio su web di questo servizio ed è doveroso pubblicarla: «L’inaugurazione ha fatto sicuramente bene ai genitori che hanno bisogno di messaggi positivi oltre a quelli che arrivano dall’opera quotidiano di chi supporta i loro fgli nella struttura. Ma l’annuncio della Carraro ci sembra “gonfiato”. Peccato sfruttare la credulità dei parenti perché la dirigenza si metta in mostra.» © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ragazzi all'inaugurazione di Caleidoscopio


28 giugno 2013 pag 12

Daniela Carraro prova a rispondere a VicenzaPiù che fa domande sugli ospedali di Santorso e Schio di Giovanni Coviello Daniela Carraro, direttore generale della Ulss 4, ha dovuto rispondere il 18 giugno dopo quattro mesi di pressing a gran parte delle domande su argomenti scottanti sulla sua Ulss, in primis ospedale di Santorso, alias Ospedale Unico dell'Alto Vicentino, e vecchio De Lellis di Schio, su cui inizialmente si erano appuntate le nostre attenzioni. Sulle risposte date faremo i nostri commenti dopo quelli già fatti lo stesso 18 giugno in occasione del convegno su Santorso e project financing in cui eravamo relatori col collega Renzo Mazzaro, autore de “I padroni del Veneto”, entrambi invitati, insieme all’assente Franco Pepe del GdV, da Pietro Veronese, presidente di Communitas, l’associazione che da anni lotta per l trasparenza del Project di Santorso. I commenti li faremo con ancora maggior cura dopo aver ricevuto anche le risposte alle domande ancora inevase (vedi accanto), ma, intanto, pubblichiamo volentieri il documento di Daniela Carraro anche a riprova del fatto che il servizio svolto dai media come il network indipendente VicenzaPiù deve andare e va al di là della semplice informazione, quando questa viene fornita senza vincoli e censure. Il direttore

Thiene, 17 giugno 2013 Egregio Direttore, rispondo alla richiesta di approfondimento da Lei presentatami tramite mail il 12.06.2013. Per il punto relativo al collaudo dell'opera, mi avvalgo del supporto tecnico dell'Arch. Nardi, Direttore dell'Ufficio Tecnico dell'Ulss 4 e Responsabile del Procedimento. 1°) L'Ospedale Unico è entrato regolarmente in funzione dopo il collaudo statico come previsto dall'art. 230 del D.P.R. 207/2010, in quanto la normativa che disciplina la materia consente di procedere alla Consegna Anticipata delle Opere e quindi all'utilizzo delle stesse a fronte di ben determinate condizioni, tra cui, in particolare, il rilascio da parte della Commissione di Collaudo di un apposito certificato in base al quale il Responsabile del Procedimento rilascia il certificato di Agibilità. Tali condizioni sono state rispettate e l'agibilità del nuovo Ospedale unico, che prescrive una serie di verifiche ai sistemi impiantistici e di sicurezza, è stata emessa in data 20 febbraio 2012. Successivamente è avvenuto il trasferimento dei due ex Ospedali di Schio e di Thiene, conclusosi nel mese di marzo 2012. L'incarico di collaudo statico delle strutture è stato affidato all'Ing. Arch. Luigi Chiappini di Treviso con deliberazione del Direttore Generale del 07.10.2008 in concomitanza con l'avvio della costruzione, il collaudatore ha effettuato visite in corso d'opera, per un accertamento pro-

gressivo della regolare esecuzione dei lavori. Nei mesi seguenti il trasferimento si sono verificate alcune problematiche di modesta rilevanza agli impianti ed alle strutture che la Commissione di Collaudo ha ritenuto venissero risolte, prima del certificato di Collaudo Provvisorio. I tecnici ricordano che la realizzazione del nuovo Ospedale Unico, opera assai complessa dal punto di vista strutturale e impiantistico, è avvenuta in soli 1095 giorni (tre anni), per cui la presenza di tali modeste problematiche rientra nella consueta, normale gestione di una struttura così articolata. Gli interventi di soluzione di tali problemi, ora in fase di ultimazione, sono stati progressivamente effettuati, rispettando la disponibilità di accesso ai reparti. Si ritiene opportuno, anche su richiesta della Commissione di Collaudo, che le operazioni di Collaudo Provvisorio siano ultimate soltanto a seguito della completa soluzione di tali problematiche, così da sottoporre al Collaudo l'intera opera. Si ricorda infine che la proroga del termine per il rilascio del Certificato di Collaudo Provvisorio non comporta alcun maggiore onere per l'Ulss, anzi costituisce un ulteriore elemento di garanzia per la migliore esecuzione dell'opera in quanto le spese di ripristino sono a totale carico del Concessionario. 2°) La sostituzione dei pannelli fotovoltaici è ancora oggetto di approfondimento da parte dei Vigili

Edoardo Vanzetto - Direttore medico dell'Ospedale Unico, Daniela Carraro - Direttore Generale, Roberto Toffanin - Direttore Sanitario, Patrizia Simionato - Direttore Amministrativo. del Fuoco, a seguito di una prescrizione tecnica intervenuta successivamente all'ultimazione dei lavori. 3°) Per quanto riguarda i cinque apparecchi televisivi nelle stanze di degenza cardiologica offerte dall'Associazione Amici del Cuore, questi apparecchi non sono stati installati al trasferimento del Reparto di Cardiologia in quanto in numero insufficiente per tutte le stanze di degenza e per non differenziare il trattamento dei ricoverati. Il servizio televisivo non è compreso nelle attività gestite dalla Finanza di Progetto dell'Ospedale Unico dell'Alto Vicentino. E' allo studio una proposta del tutto diversa dagli schermi televisivi appesi alle pareti della stanza, cioè la soluzione praticata da tre anni all'Ospedale di Legnago (ULSS 21) in cui circa duecento letti (non le stanze, ma ciascun

letto) sono stati dotati di video con televisione, anche per trasmissioni interne, con la possibilità per i pazienti di poter usufruire di questo servizio a fronte di un contributo contenuto (in altre realtà i pazienti contribuiscono con 3 euro per tre giorni e con 5 euro a settimana). 4°) Per migliorare la privacy sono in fase di realizzazione diverse azioni migliorative scaturite anche dalle osservazioni costruttive pervenute, tra cui l'applicazione di pellicole adesive alle finestre. 5°) Quanto al parcheggio, dopo l'installazione dei parchimetri non è più prevista la presenza di personale in loco. Infine ogni contributo offerto per il costante miglioramento dei nostri servizi è utile e ben accolto. Le porgo distinti saluti. IL DIRETTORE GENERALE (f.to Avv. Daniela Carraro

VicenzaPiù “interroga” ancora l’evasiva dg della Ulss 4 (g.c.) Nel ringraziarla, gentile dr.ssa Daniela Carraro, per le risposte intanto pervenute, rileviamo come siano confuse e contraddittorie quelle di cui al punto 1 nel merito dell’argomento di importanza capitale (in tutti i sensi) del “collaudo sì, collaudo no”. Il trait d’union delle contraddizioni è nella sua frase: «Nei mesi seguenti il trasferimento si sono

verificate problematiche di modesta rilevanza agli impianti ed alle strutture che la Commissione di Collaudo ha ritenuto venissero risolte, prima del certificato di Collaudo Provvisorio». Così di modesta rilevanza che persistono anche se, oddio, «la proroga del termine per il rilascio del Certificato di Collaudo Provvisorio non:comporta alcun maggiore onere

Letti attrezzati abbandonati al De Lellis di Schio

per l’Ulss …». Dobbiamo sorridere, o piangere, perché per i ritardi o gli errori di chi ha costruito non comportino oneri per il committente, la Ulss 4 cioè? E dobbiamo preoccuparci che abbiamo fatto effetto gli ultimi alcolici somministrati al bar dell’ospedale quando chi ha trascritto le sue dichiarazioni le fa dire che l’allungarsi dei tempi per il collaudo «anzi costituisce un ulteriore elemento di garanzia per la migliore esecuzione dell’opera in quanto le spese di ripristino sono a totale carico del Concessionario». Ma ritardi nelle opere e nelle consegne di quanto andava costruito senza le “problematiche” che ostacolano ad oggi il collaudo, addirittura, provvisorio nulla comportano per la Summano Sanità se a sbagliare è stato chi ha costruito o per chi male l’ha indirizzata come specifiche di realizzazione, per l’opera intera e, ad esempio, per i pannelli fotovoltaici di cui al suo punto 2? Dopo questa ovvia, doppia, domanda, che non è nuova ma consegue a una sua risposta insoddisfacente o a noi non chiara, così come incomprensibile è parsa a tutti quelli

che l’hanno potuta leggere sul network Vicenzapiu.com dove è stata subito pubblicata, o ascoltare dal vivo anche durante il convegno di Communitas, le ricordiamo i quesiti ancora “inevasi” contenuti sia nella mail a cui lei fa riferimento sia nei servizi giornalistici precedenti e nel nostro incontro diretto sulle problematiche del nosocomio di Schio segnatamente per «tutte le costose dotazioni abbandonate al “vecchio” De Lellis di Schio». Sicuro che vorrà completare il suo sforzo di chiarezza e trasparenza nei confronti dei nostri media ma soprattutto di servizio verso i cittadini utenti della Ulss 4, come ha fatto ponendo rimedio alle nostre segnalazioni di cui ai suoi punti 4 e 5, le riassumiamo parte delle domande, oltre a quella originaria sul De Lellis, a tutt’oggi senza risposta: 1 Le risulterebbe che un noto primario dell’ex pronto soccorso di Schio ora in pensione avrebbe denunciato in una riunione pubblica de La Destra che «la pavimentazione di chirurgia a Santorso è a rischio di infiltrazione di rifiuti organici»?

E ci tranquillizza sulla non credibilità dei timori paventati per l’innalzamento dei controsoffitti delle sale esterne a quella operatoria di chirurgia quando gli appositi apparati ne espellono fuori l’aria, batteri inclusi? 2 Dopo l’incidente alle tubazioni, pure previsto da molti che ne temevano l’insufficiente resistenza alle pressioni contrattualmente fissate nel “contratto ignoto”, è a conoscenza di bagni e pavimenti in cattive condizioni 3 La mensa di fatto “nuova” dell’ex ospedale di Thiene verrà rifatta? Se poi vorrà utilizzare al meglio gli apparecchi televisivi donati dall’Associazione Amici del Cuore (veda il suo punto 3), magari ce lo faccia sapere visto che ancora non ci ha informato dell’utilizzo, a Santorso, in Italia o altrove, del costoso materiale da noi fotografato al De Lellis e che in tanti userebbero e vorrebbero. Grazie Il direttore © RIPRODUZIONE RISERVATA


28 giugno 2013 pag 13

Santorso, l’ospedale a rischio zero. Per il concessionario Summano sanità di Alessandro Pagano Dritto

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’ospedale unico dell’Alto Vicentino costruito a Santorso ha, come ogni opera edilizia di dimensioni rilevanti, delle cifre dietro di sé che ne costituiscono l’anima, per così dire, economica. E allora: quanti e quali numeri ci sono dietro questo nuovo ospedale? Utilizzeremo qui le cifre fornite dal presidente dell’associazione Communitas Pietro Veronese per darne un’idea.La realizzazione dell’opera è stata effettuata con i capitali di tre enti: la Regione, che ha pagato quasi 71 milioni e mezzo sostenendo quindi il 54% del costo totale; il Concessionario – leggi Summano Sanità – che ne ha sostenuto il 41% con poco più di 54 milioni di euro; l’Ulss 4 per poco più di 7 milioni

(5%). L’opera è quindi costata in totale 132 milioni e mezzo di euro meno qualche spicciolo. Il Concessionario deve poi provvedere all’installazione di attrezzature di vario tipo, che vanno quindi ad aggiungersi ai costi di semplice costruzione: quasi 25 milioni di euro si devono allora aggiungere al finanziamento dell’opera e quindi al costo finale della stessa, che sale a poco meno di 157 milioni e mezzo di euro (132+25). Il Concessionario ha speso a costruzione avvenuta quasi 79 milioni di euro (54 iniziali + 25 di attrezzature) finanziando di fatto il 50,2% del progetto. Cosa ottiene – si chiede Veronese – in cambio il Concessionario? Il Concessionario viene ripagato in canoni di noleggio della durata di 24 anni; unica eccezione il canone di noleggio delle attrezzature sanitarie che dura invece 8 anni. Oltre alle attrezzature sanitarie abbiamo però disponibilità dei locali, mobili e arredi,

hardware, appalti, parcheggi. Le cifre ovviamente variano da noleggio a noleggio e si va dai 755.000 euro e poco più l’anno dei mobili e degli arredi ai 19 milioni e spiccioli l’anno. Contando pure che ci sono degli aumenti annuali, si sono pagati nel 2012 37.637.033 euro, quindi più di 37 milioni e mezzo di euro. 31 milioni e mezzo erano quelli pagati nel 2007, si prevede che saranno quasi 60 quelli pagati nel 2035. Secondo i dati presentati l’Ulss e quindi i cittadini che rientrano nel territorio dell’Ulss stanno pagando a Summano Sanità un tasso di interesse annuale del 20,2%. Se l’Ulss si fosse invece indebitata a un normale tasso del 6%, avrebbe risparmiato 63 milioni di euro al netto dell’Iva. Altra domanda: con questi ricavi, quali rischi si assume il Concessionario? Risponde uno dei pochi passi noti del contratto, che recita secondo quanto riporta Veronese: «L’Azienda riconosce e prende atto che gli Istituti

Ospedale di Santorso con le stanze di degenza senza privacy denunciate da VicenzaPiu! Finanziatori concederanno al Concessionario il finanziamento necessario ad adempiere a tutti gli obblighi assunti in base al presente contratto sul presupposto imprescindibile che la Regione Veneto abbia stanziato somme sufficienti nel bilancio regionale a farvi fronte e che la stessa sia obbligata a ripianare l’eventuale disavanzo dell’Azienda». Tradotto, se per qualche motivo le entrate dovessero venire meno, la Regione pa-

gherà per contratto la differenza. Se poi, si legge in un altro punto, la Ulss non dovesse pagare per un periodo maggiore a 60 giorni continuativi, dovrà allora pagare le penali richieste dai finanziatori per i quali il Concessionario fa da tramite e il 10% del finanziamento per gli anni che rimangono sul conto. Rischio per il Concessionario: Zero. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nuovo esposto sull’Ospedale Unico dell’Alto Vicentino. Veronese: ora lo firmino i sindaci (a.p.d.) Un mosaico complesso di numeri, quello presentato martedì 18 giugno da Pietro Veronese, presidente dell'Associazione Communitas al palazzo Toaldi Capra di Schio. Con lui erano presenti anche Renzo Mazzaro, giornalista autore del libro I padroni del Veneto e il direttore di VicenzaPiù Giovanni Coviello; assente invece per "improvvisi motivi familiari", come spiegato all'inizio della conferenza dallo stesso Veronese, il giornalista del Giornale di Vicenza Franco Pepe, atteso tra i partecipanti. Un mosaico complesso, si diceva, talmente complesso che il lettore rischierebbe di perdersi tra i numeri a sei zeri se lo commentassimo per intero (comunque quelli di base sono nel pezzo accanto mentre la bozza sintetica dell'esposto con i dati fondamentali contestati per i lettori più attenti o preoccupati è scaricabile da Vicenzapiu.com a questo indirizzo: http://www.vicenzapiu.com/documenti/esposto%20veronese.pdf ). Basti a tutti per lo meno sapere però che il nuovo centro ospedaliero sorto a Santorso, secondo quanto sostiene Veronese e secondo i dati presentati, impegnerà le finanze dell'Ulss 4 e dei cittadini che vi fanno riferimento ancora per parecchi anni, aumentando il proprio costo di anno in anno. Se nel 2012 l'Ulss ha dovuto pagare 38 milioni di euro, la stima prevista per il 2035, ventitre anni dopo, è di quasi 60 milioni, pagati dall'Ulss all'ente privato che gestisce l'ospedale stesso attraverso enti terzi: la Summano Sanità. Il contratto, il "famigerato" project financing all'italiana (costi inusitati a carico del pubblico e vantaggi senza rischi al privato, convengono tutti i relatori presenti),

prevederebbe infatti - a quel che se ne sa e come relaziona Pietro Veronese, perché nessuno, tra amministratori pubblici e organi interessati, oltre ai contraenti, lo ha visto direttamente e per intero, nonostante la trasparenza totale cui sarebbero tenuti gli enti pubblici - una serie di canoni da pagare periodicamente all'ente: un canone di disponibilità fisso di quasi 5 milioni e mezzo di euro, tre canoni di noleggio attrezzature per un totale di circa 20 milioni di euro e un canone di gestione dei parcheggi oltre agli incassi del gestore che si avvantaggia degli spazi commerciali per poco più di 2 milioni e mezzo. Si conti poi che questi canoni e introiti vari aumentano, per contratto, di circa il 2% ogni anno. L'anomalia aggiuntiva è che per il complesso di Santorso paga l'Ulss, e non la Regione come è successo altrove, e il rischio è di veder scadere la qualità dei servizi messi a disposizione dei cittadini dallo stesso ente, che potrebbe non avere il denaro sufficiente per finanziarli visto l'impegno preso con la Summana Sanità.Nel suo intervento il nostro direttore, Giovanni Coviello, ha raccontato quanto i nostri lettori già sanno, ovvero anche il caso delle fotografie da lui scattate al materiale in disuso e "sprecato" al De Lellis, il vecchio ospedale di Schio in parte ancora funzionante per alcuni servizi, e la mancata risposta della direttrice dell'Ulss 4 Daniela Carraro, la quale dopo aver accordato un incontro all'autore delle fotografie, si è alterata senza rispondere alle semplici domande a cui VicenzaPiù l'aveva già da qualche tempo invitata a rispondere. Ma sia Coviello che Mazzaro hanno potuto portare alla conferenza delle

altre risposte inedite della direttrice Carraro, che spiegava in particolare al secondo i motivi dei disguidi cronologici e di costi nella costruzione di un ospedale se non si seguisse la "procedura certa" del project - pare che il dibattito e a conoscenza pubblica rallenterebbe le opere - e dava al primo risposte, a suo dire abbastanza confuse, su alcune, ma non tutte, le domande poste, una su tutte quella sul mancato completamento del collaudo della struttura già attiva. L'esposto alla Corte dei Conti preparato da Veronese e dai suoi collaboratori volontari, ecco la nuova strada annunciata da Communitas che lamenta il fermo del precedente esposto e i costi delle procedure attivabili presso il Tar (e per le quali Coviello ha proposto di lanciare una sottoscrizione pubblica tramite i nostri media), verrà sottoposto ai sindaci dei comuni interessati dal progetto dell'ospedale unico dell'Alto Vicentino - e quindi quelli che ricadono nel territorio della Ulss 4 nella speranza che riceva, dopo le eventuali proposte di modifica e/o integrazione, le firme con cui verrà presentato poi alla corte dei conti di Venezia. Firme che verranno richieste anche per "stanare" chi, tanti politici di tutte le aree, dice Veronese, «promette a parole battaglie per la trasparenza degli atti nell'interesse dei cittadini ma nei fatti lascia correre e scorrere tutto». In un disinteresse, collusione?, generale che esemplifica Mazzaro con un esempio: «la Corte dei conti ha speso giustamente tante risorse per stanare le spese dei consiglieri regionali, poco più di tre milioni di euro, ma non trova il tempo per verificare possibili malversazioni di decine o addirittura centinaia di milioni di

Convegno Communitas a palazzo Toaldi con Pietro Veronese, Renzo Mazzaro e Giovanni Coviello euro per il project di Santorso, che ben altra attenzione meriterebbe dagli organi di controllo e dai media bravissimi a seguire il malcostume dei rimborsi, un po' meno attenti su questioni grosse come questa, che, se verificata, comporterebbe per i cittadini un danno ben maggiore». Attenzione dei media, che, ha sottolineato con orgoglio il nostro direttore, «sta costringendo Daniela Carraro grazie alle nostre pressioni basate su documenti ad aprire, sia pure parzialmente e troppo lentamente, il velo su una vicenda con tanti risvolti dubbi se non illegali...». Intervenendo a fine conferenza dopo altri, pochissimi, amministratori locali e dopo Gino Ferraresso della Cgil, che non ha potuto, comunque, controbattere all'accusa di latitanza delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil che l'8 ottobre 2012 avevano annunciato sempre a Veronese la costituzione di un "osservatorio" sul project ad oggi ancora "ignoto", il segretario della

sezione scledense di Rifondazione Comunista, Roberto Fogagnoli, ha dichiarato che il suo partito è pronto a firmare l'esposto. La prima firma, insomma, ci sarebbe già. Non basta assolutamente ma serve a richiamare tutti alle proprie responsabilità, ha fatto capire Veronese tra gli applausi convinti del pubblico che per ore ha affollato la sala «mai abbassando il livello di attenzione su un argomento ostico, ma evidentemente sentito», ha commentato nel dopo conferenza il sempre puntuale ma pragmaticamente coinvolgente Renzo Mazzaro, che ha gratificato gli organizzatori complimentandosi con loro per il difficile e coraggioso lavoro che stanno portando avanti, ha divertito, ce lo ha detto lui, il nostro direttore in pizzeria raccontando una serie di aneddoti sulla sua vita da giornalista e gli ha dispensato, oltre alla classica pacca sulle spalle, qualche gradito consiglio... © RIPRODUZIONE RISERVATA


25 ottobre 2013 pag 8

Berlato alla carica: tra tessere e malaffare da quindici anni ci rimettono solo i veneti di Martina Lucchin Smetti di rompere le uova nel paniere degli affari pubblici in Veneto e il tuo nome sparirà dal caso delle tessere fasulle del Pdl. Le espressioni forse non sono state esattamente così colorite ma il succo della proposta giunta alle orecchie di Sergio Berlato, e da lui «registrata dalla voce di un rappresentante delle istituzioni locali» sarebbe questo. A riferire dell’offerta, non propriamente … legale, è lo stesso europarlamentare e coordinatore provinciale del Pdl vicentino durante la conferenza stampa al bar Garibaldi di sabato 19 ottobre che abbiamo pubblicato integralmente su VicenzaPiù.com grazie ai colleghi di VicenzaPiùTv. La proposta fatta a Berlato, accusa l’eurodeputato che è pronto di fare nomi alla Guardia di Finanza, sarebbe un vero e proprio scambio di favori che vede da un lato l’oblio della denuncia, presso le procure e pubblica, del coordinatore sul diffuso malaffare negli appalti pubblici veneti e dall’altro la magica scomparsa dell’accusa rivolta allo stesso Berlato per falso e illecito trattamento dei dati personali nell’indagine della procura di Vicenza sulle “tessere false” del Pdl provinciale. Ma ricapitoliamo con ordine le due vicende. Ad inizio luglio, con una conferenza stampa che vedeva presenti tra gli altri anche l’ex sindaco di Vicenza Enrico Hüllweck, Berlato afferma di aver messo nelle mani della procura di Vicenza e Venezia i documenti, con tanto di nomi e cognomi, che attestano le irregolarità nella gestione degli appalti pubblici regionali di somma urgenza. Questi infatti venivano affidati negli anni sempre ad un manipolo ristretto di consorzi e aziende sotto la gestione di ambienti politici di destra (vedi i quindici anni di Galan alla guida della regione) e di sinistra. Come ricorda sabato Berlato , durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 2009 ben 140 imprenditori gli riferiscono di essere «costretti a cercare lavoro ovunque tranne che in Veneto dove il sistema è bloccato.. perché Il 50 per cento delle opere pubbliche viene assegnato a chi dimostra certe amicizie politiche. Imprenditori tradizionalmente e storicamente legati al centro destra hanno quindi deciso di votare per la Lega per scardinare il sistema». L’accusa, temporalmente almeno, segue la grande risonanza mediatica (Berlato accusa esplicitamente il Giornale di Vicenza di aver fatto da cassa di risonanza interessata, ndr) data dal dicembre 2011 alla “scoperta” da parte della procura di Vicenza e alla contestuale pubblicazione quotidiana dei nomi di svariati tesserati al Pdl che, in fase precongressuale, sarebbero stati presi in gran parte dall’elenco di un’associazione di cacciatori veneti, creando tessere non regolari. Il dibattito politico interno si animava proprio in vista del congresso del 12 febbraio e

Berlato, che pure sosteneva l’insussistenza dell’accusa anche col ragionamento che dovendo i tesserati votare di persona e non per delega nessuna possibilità in più gli avrebbero dato tessere “inventate”, viene tirato in ballo dai vertici regionali del partito, in primis dall’asse Galan-Sartori. Secondo l’europarlamentare con il preciso intento di delegittimare la sua candidatura a sicura guida provinciale del partito e far saltare il congresso, vista l’incapacità di batterlo con un alternativa politica credibile. Il congresso invece si faceva e Berlato, unico candidato anche per accordi imposti a Roma tra le fazioni in campo, diventava ed è tuttora coordinatore provinciale. Le due questioni non dovrebbero avere alcun legame, ma così non sarebbe, secondo l’eurodeputato. Il 16 ottobre la Procura di Vicenza, sotto la guida del procuratore Paolo Pecori, avverte Berlato della chiusura delle indagini preliminari relative alle tessere fasulle il che equivale ad un avviso di garanzia. Su Berlato e Maria Cristina Caretta, presidente dell’Associazione cacciatori veneti, pendono, quindi, le ipotesi di reato di concorso in falsità materiale in scritture private e illecito trattamento di dati sensibili. Nella sostanza il coordinatore Pdl della provincia di Vicenza potrebbe avere avuto un qualche vantaggio dalle tessere fasulle, questa la tesi del pm, che secondo Berlato avrebbe, però, aperto l’inchiesta senza querele e solo in base a un iniziale esposto di persona riconducibile a collaboratori de Il Giornale di Vicenza. Ora l’esponente del Pdl ha venti giorni di tempo per portare le sue controdeduzioni. Ed è in questo momento che le due vicende si intrecciano. «Una persona delle istituzioni e per conto di terzi», ha rivelato Berlato, «mi ha prospettato di barattare il ritiro delle accuse legate all’indagine sulle tessere con un mio ripensamento nella battaglia sugli appalti in Veneto». Cosa ritenuta «assolutamente inaccettabile» e che Berlato ha rifiutato, ricevendo “in cambio”, è il suo pubblico sospetto, l’avviso di garanzia che avrebbe lo scopo di alzare un polverone su una vicenda di grande impatto, come gli appalti denunciati come pilotati, grazie ai “fumi legali” su un fatto interno al partito e senza conseguenze elettorali pratiche. La stampa viene quindi convocata da Berlato per diversi motivi. Per ribadire «piena fiducia nella magistratura» senza alcun dubbio sulla sua estraneità ai reati imputategli. Ma anche per chiedere che si proceda con forza nello sviluppare un’indagine «per la cittadinanza più interessante: capire come possano essere stati utilizzati soldi pubblici per arricchimenti personali… Un fenomeno che ha dissanguato i veneti negli ultimi 15 anni». Se infatti alcune delle denunce di Berlato consegnate alla procura di Venezia trovano eco nel caso Baita-Mantovani, venuto recentemente alle cronache, la procura di Vicenza invece «ha aperto un fascicolo, ma non è ancora emerso a cosa hanno portato le indagini». Insomma Berlato sembra dire a chi di

La conferenza stampa di Sergio Berlato (a destra Renzo Mazzaro, autore del libro inchiesta I padroni del Veneto) dovere di volgere lo sguardo anche verso i pesci più grossi, per quanto possano essere dentro anche al suo stesso partito. Non si sbilancia troppo invece sul responsabile della proposta di baratto, limitandosi a dire che «non si tratta di un politico». «A volte mi capita di lasciare il registratore acceso sbadatamente», continua però l’europarlamentare che offre alla Guardia di Finanza, qualora ne sia interessata, un pieno appoggio contro i responsabili dell’indecente proposta di “baratto”: «sono a disposizione degli inquirenti e pronto a fare nomi e cognomi». Sergio Berlato afferma inoltre di non aver nessun ripensamento sulla battaglia contro il malaffare in Veneto da lui avviata. Nonostante esistano per

lui rischi a livello politico e personale: «la minaccia più “simpatica che ho ricevuto è stata quella di non ricandidarmi, ma non baratto un seggio con l’onestà». Berlato sostiene che ci sia un tentativo di delegittimazione nei suoi confronti per rendere meno plausibili le accuse sugli appalti pubblici e per ostacolare la sua rielezione nel 2014 al parlamento europeo. Non a caso infatti la questione dei tesseramenti è tornata in auge proprio adesso, dopo venti mesi dai fatti, ma per rendere «alquanto improbabile la mia ricandidatura». Nessun timore inoltre per il possibile «processo mediatico» ad personam che i giornali, e Berlato più volte fa il nome del GdV, potrebbero dedicargli, ma solo l’augurio che

si tenga alta l’attenzione anche sulla questione degli appalti. Una scelta di campo quindi che il dirigente pidiellino, che secondo un collega non locale girerebbe armato per timore di atti gravi nei suoi confronti, mantiene anima e corpo con il sostegno, a suo dire, del coordinamento provinciale, ma soprattutto dei cittadini. «Il mio destino non dipende da Galan o Sartori», sottolinea infatti il coordinatore vicentino che dice anche di dover rispondere solo alla sua coscienza e ai suoi elettori: «considerato che per il momento il sistema non è ancora stato scardinato, la battaglia non si ferma!». © RIPRODUZIONE RISERVATA


30 novembre 2013 pag 5

Forza Sergio, Forza Silvio Sergio Berlato va in Forza Italia: ci crede, dice, ma rimane con Berlusconi, sottintende, per proteggersi dall’interno dopo i suoi attacchi alla galassia che fa capo al suo braccio destro storico, Giancarlo Galan

di Giovanni Coviello Dal rotocalco VicenzaPiùTv Oggi (http://www.vicenzapiu.com/video/guarda/vicenzapiutv-oggi-n-0)

O

norevole Berlato la sua scelta degli ultimi giorni ha sorpreso un momentino perché si parlava di una sua fuoriuscita dal Pdl nel caso in cui il Pdl si fosse trasformato in qualche altra cosa, come ora è Forza italia. Invece lei rimane accanto a Berlusconi Io ho fatto una scelta di coerenza, io sono stato eletto nel 2009 al Parlamento Europeo sotto il simbolo del Pdl, adesso il consiglio nazionale ha scelto di cambiare il nome del partito da Pdl in Forza Italia e coerentemente con l’impegno assunto nei confronti dei miei elettori ho scelto di rimanere nel partito con il quale sono stato eletto. Se poi vedrò che oltre al cambiamento del nome ci sarà il cambiamento del metodo e qualcuno vorrà tornare a dei metodi che escludono la partecipazione della base del nostro partito o vorrà far calare scelte dall’alto questo mi metterà nella condizione di fare scelte diverse. Si parlava di Pdl come partito pesante e di Forza Italia come partito leggero e dicasi, leggasi partito degli affari: c’è Galan, c’è Sartori, personaggi contro le cui eventuali malefatte lei sta lottando. Anche qui non c’è una contraddizione? Guardi io è una vita che combatto contro il malaffare, contro la volontà di qualcuno di arricchirsi ai danni dei cittadini. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo. Se emergerà dalle indagini che sono in corso che alcuni esponenti anche di rilievo del partito nel quale milito sono implicati in vicende di malaffare o di reati di grosso tipo a questo punto sarò io a chiedere ai vertici del mio partito se preferiscono avere al loro interno persone per bene oppure componenti del malaffare. E in base alle scelte che farà Berlusconi e il vertice nazionale del partito poi farò anche io delle scelte conseguenti. Una lettura pratica di questa sua scelta fa pensare ad un discorso sottostante, lei è un cacciatore quindi può impallinare o essere impallinato. Rimanere nel gruppo dei possibili impallinatori le con-

sente di controllarli? Ma, guardi, innanzitutto io rimango saldamente legato alla mia base elettorale che mi ha seguito in tanti anni e che continua a seguirmi con un radicamento territoriale del quale sono orgoglioso. Con loro continuo ad avere un rapporto di stretto legame e con loro sono abituato a fare le scelte. Questo cosa comporta? Comporta il fatto che nella misura in cui dovessimo trovare incompatibilità tra il nostro modo di pensare e di agire e il modo di pensare di alcuni che sono all’interno del partito saremmo liberi veramente di fare scelte diverse. Per il momento abbiamo confermato la nostra lealtà sia a Silvio Berlusconi che al partito con il quale io sono stato eletto. Per il momento questa è la nostra scelta. Se le cose andranno come ci è stato promesso, cioè che il Pdl prima, adesso Forza Italia sarà un partito che cercherà di attrarre l’elettorato di centro destra con quello che è lo spirito che già c’è in Europa con il Ppe, allora noi ci sentiremo a casa nostra. Nella misura in cui invece dovessimo constatare che siamo stati presi in giro e che, anziché limitarsi al cambiamento del nome del partito (ci è stato spiegato per questioni di appeal di marketing elettorale, ci è stato detto che Forza Italia riesce ad essere più attraente sotto il profilo del marketing, quindi ad avere anche una notevole attrazione nei confronti dell’elettorato, notevole in più rispetto a quanto non abbia il Pdl), dovessimo constatare invece che c’è qualcuno che ha preso l’occasione, prenderà l’occasione per portare questo partito alla deriva e ad un atteggiamento o metodo che noi abbiamo sempre combattuto non avremmo dubbi sulle scelte che andremo a fare. Berlusconi è in rotta di collisione con Galliani nel Milan perché la figlia Barbara vorrebbe Galliani fuori, mentre lui per vecchi legami lo vorrebbe dentro. È una cosa che assomiglia al rapporto Berlusconi-Galan o no? Io continuo ad avere delle posizioni molto distinte e distanti dal gruppo Galan-Sartori e continuerò ad averle perché il loro modo di fare politica è diametralmente opposto al mio. Noi vogliamo il coinvolgimento della base, noi lavoriamo per un partito radicato sul territorio, noi lavoriamo e insistiamo per garantire

/ Sergio Berlato intervistato da VicenzaPiu ̀ Tv

democrazia interna al partito, il loro concetto di politica è molto diverso dal nostro. Manteniamo queste distinzioni pur essendo attualmente all’interno dello stesso partito. Credo che nei prossimi mesi ci saranno elementi che potranno fare chiarezza e garantire ancora maggiore distinzione tra quello che è il nostro modo di fare politica e il loro modo di fare politica che noi non condividiamo. I tanti piccoli imprenditori che si sono rivolti a lei per essere protetti nella questione degli appalti più o meno pilotati saranno più forti con lei dentro Forza Italia e saranno ancora fiduciosi nel duo operato o potranno pensare a chissà quali accordi sottostanti? Io ho avuto un incarico preciso da parte di molti imprenditori che mi hanno chiesto di fare da megafono alla loro voce, alla loro protesta nel chiedere che venisse fatta chiarezza sul sistema degli appalti pubblici in Veneto. Mi sono state consegnate documentazioni molto importanti, molto corpose che io ho portato pari pari alle autorità inquirenti. Adesso alcuni degli elementi che sono stati portati hanno trovato riscontro nelle indagini che sono state fatte nella nostra regione. Coloro che mi hanno dato fiducia mi hanno chiesto di denunciare il malaffare devono stare tranquilli perché io mi sono assunto nei loro confronti degli impegni e non sarà certo il partito nel quale milito che mi indurrà a fare scelte diverse rispetto a quelle che ho fatto coerentemente con loro e

con il mio modo di fare politica. Combatteremo fino in fondo per fare in modo che venga fatta chiarezza indipendentemente da come si chiamerà il partito dentro il quale militerò. Una domanda mi viene spontanea prima di salutarla. Lei adesso torna a Strasburgo e trova Lia Sartori sua collega all’europarlamento. È ancora responsabile del gruppo di lavoro sulle infrastrutture europee? Io troverò al parlamento europeo più di settecento deputati in rappresentanza di 28 paesi membri dell’Unione Europea, tra questi miei colleghi ci sono Lia Sartori ed altri, altre persone che sono state elette al Parlamento Europeo e che forse si ripresenteranno per chiedere il consenso per essere rieletti nel maggio prossimo. Io mi rivolgo alla mia base elettorale e a coloro ai quali ho dato la mia parola di tenere coerentemente la bussola in mano per continuare a rispettare a combattere per difendere quei valori e quegli ideali che mi contraddistinguono e contraddistinguono tutta la comunità umana che a me fa riferimento. Altri miei colleghi si rivolgeranno alla loro comunità umana ammesso che ce l’abbiano… Le chiedevo se è ancora responsabile del gruppo di lavoro sulle infrastrutture europee Arrivo subito. Loro ovviamente si rivolgeranno e chiederanno i voti, qui non si è nominati al Parlamento Europeo ma si è eletti, e sarà la gente che deciderà. L’on. Sartori ha un incarico importante in Europa in qualità di presidente

della commissione e evidentemente in base all’incarico che ha chiederà di avere sostegno da parte di coloro che hanno finora avuto con lei dei rapporti che sfoceranno anche, se lo riterranno opportuno, in un consenso nei confronti suoi. La base alla quale mi rivolgo io è molto diversa e molto distante rispetto alla base elettorale di Lia Sartori. Lei è in gamba e continua ad essere politico fino in fondo. La mia domanda era un po’ … maliziosa. Le discussioni attorno a GalanSartori si svolgono intorno al sistema di assegnazione degli appalti per le infrastrutture, Lia Sartori è la referente delle infrastrutture europee. Non vede una qualche contraddizione in queste due cose? La mia occupazione attuale è quella di essere deputato al Parlamento Europeo in rappresentanza del mio elettorato, non spetta a me né fare il magistrato, né fare il carabiniere o l’ufficiale della Guardia di Finanza. Io mi sono limitato a denunciare il malaffare che emergerebbe dalla documentazione che mi è stata consegnata, non spetta a me fare nomi di coloro che sono protagonisti del malaffare ma spetta agli inquirenti. Rispetto il lavoro della magistratura e degli inquirenti e saranno loro a dire se esiste il malaffare e quali sono i malfattori che hanno o che avrebbero dissanguato i veneti negli ultimi quindici anni. Buon viaggio allora. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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