VicenzaPiù n.24, 2 settembre 2006

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DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO

Storie di ordinaria assenza Vicenza, me l'anno detto subito appena arrivato da Roma nel lontano 1992, era già allora il terzo polo industriale d'Italia. Segno di grande capacità di lavoro e intraprendenza, mi sono detto. E mi ci sono subito adeguato per agganciare il treno del nostro Nordest. Eppure guardandomi intorno a pochi anni di distanza non posso non preoccuparmi. Già Vicenza aveva perso la sua grande banca, la Cattolica, la cui eredità è oggi raccolta dalla Popolare di Vicenza, che partendo da Intra comincia a guardarsi intorno per crescere. Ma da un po' Vicenza rischia di dover ridimensionare anche la Fiera, uno dei grandi motori dell'economia locale, con l'oro sempre più minacciato da Milano. Il treno dell'Università, perso dopo essere stata la prima sede universitaria del Veneto, è ripartito, e, nonostante macchinisti e capostazione siano a Padova e Verona, sono solo da incoraggiare i sia pur tardivi tentativi di riacciuffarlo. Ma se errare è umano, perseverare è diabolico. Per cui cosa dire del treno dell'aeroporto - scusate il bisticcio di parole - di cui oggi si parla più per la questione Usa che non per il suo possibile vero lancio, necessario per non tagliare fuori Vicenza dalle grandi vie di comunicazione (vedi la questione dormiente della Tav)? Siete sempre voi vicentini di nascita a dirmi che è stata ancora una volta Vicenza ad ospitare il primo aeroporto del Veneto, salvo poi ridurlo allo stato attuale, poco più che un aeroclub. Ma il lancio, per essere vero, richiede soprattutto di dividere le due lobby che oggi lo ostacolano, ovvero gli aeroporti di Verona e Venezia, per averne almeno una a favore. In poche parole, ora che il treno corre, è un'utopia pensare a un aeroporto indipendente o, peggio, è solo una dichiarazione ufficiale per farsi belli con la corte vicentina, dato che si sa benissimo di accontentare i regnanti di Verona e Venezia, che mai la renderanno realizzabile se non rientra nei loro interessi. Senza allearsi con Venezia, che già si è espansa a Treviso, o con Verona, che, dopo Montichiari, può trovare spazio per competere con i veneziani proprio a Vicenza, gli eventuali soldi in arrivo dagli americani verrebbero usati per un aeroporto sempre più e solo ad uso militare. Nel frattempo, ceduta a Torino la Centrale del Latte, rischia di naufragare anche l'Aim, l'utility da 250 milioni di euro di fatturato (molti localmente, pochissimi nel mercato globale) che dà lavoro a 1200 dipendenti e muove per la sua parte l'economia locale. Mentre la sua azione frena tra mille problemi, le altre utility del Nord si aggregano, mostrano i muscoli di fatturati da miliardi di euro e diventano minacciosi predatori di piccole prede. Vicenza, se solo 10 anni fa davi la sveglia all'Italia e al mondo, riprendi con coraggio il ruolo di chi intraprende e rischia e scuotiti dal torpore per non dover raccontare ai tuoi figli, fra pochi anni, solo storie di ordinaria assenza. Giovanni Coviello

Massimo Fini: "La democrazia rappresentativa, una truffa" da pagina 8

Rivellino, Lif: "Una vera opposizione per Vicenza" a pagina 10

Democrazia una scelta diretta? Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona

Anno 1 nr. 24 - Sabato 2 settembre 2006

Tutto quello che c'è da sapere sul referendum che si terrà a Vicenza il 10 settembre: su cosa si è chiamati a votare, dove si vota, le ragioni del sì e quelle del no, cosa potrebbe cambiare da pagina 4

Il caso: tre vicentine potenti e... provinciali a pagina 13

Takahashi: "Torno alla Minetti per crescere ancora" a pagina 14


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