Buffarini: “La mia Jihad contro la Lega” pag 10
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n° 175 12 dicembre 2009 euro 1,00
Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi
In edicola il sabato
La crepa La maggioranza di centrosinistra ha dato via libera al Pat Ma molti restano i punti interrogativi, in particolare sugli accordi preliminari coi privati E la fiducia di chi si aspettava da Variati una svolta netta è sempre più incrinata
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Vetrine del centro Sciopero del GdV, le cifre alla base e associazionismo protesta Tutte le facce del Natale pag pag 8 4
Ciàcole
N
Viva la coerenza
on ce l’abbiamo con la Lega, ma ultimamente i consiglieri regionali del Carroccio sembrano fare a gara per offrire spunti di riflessione. Questa volta tocca a Roberto Ciambetti che, dopo le indiscrezioni uscite nei giorni scorsi sulla possibilità di costruire la prima centrale del nuovo nucleare italiano tra Chioggia e il Polesine, ha preso carta e penna per dire no: in quell’area così delicata dal punto di vista ambientale e così preziosa per il turismo – ha spiegato in un comunicato - non c’è spazio per il
nucleare. Meglio puntare su fonti alternative e risparmio energetico. Insomma, mentre il ministro Scajola afferma che, se solo potesse, si farebbe la centrale nucleare nel giardino di casa, e l’assessore regionale all’ambiente Giancarlo Conta ribadisce che sul nucleare il Veneto è pronto a fare la sua parte, Ciambetti pare colpito da un improvviso attacco di sindrome nimby. Proprio quella che il Pdl e la Lega, che il nucleare l’hanno voluto e votato, hanno tante volte sbeffeggiato, contrapponendogli la logica
della concretezza e del fare (gli inceneritori, le grandi opere, il nucleare). Sia chiaro: Ciambetti ha perfettamente ragione. Chioggia non è adatta per il nucleare, e a nostro avviso non lo è nemmeno il resto dell’Italia. Ma sarebbe ora che i partiti, tutti i partiti, dal Pd (ricordiamo tutti come è andata con il Dal Molin) alla Lega, la smettessero di dire una cosa a livello locale per poi votare l’esatto contrario quando sono a Roma. Non se ne può proprio più di essere presi per i fondelli.
Galleria Milan Tappeti Orientali dal 1958
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