VicenzaPiù n.157, 11 luglio 2009

presso pizzeria da Mario

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Corteo No-Base Pacifisti vs Disobbedienti pag 7 music & drinks

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Gli immigrati: Equizi e Rebesani “Non siamo Minoranze carne da lavoro “contro” pag pag 9 10 430 posti a sedere interni e 180 esterni

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n° 157 11 luglio 2009 euro 0,50

Fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi

Cemento

libero

flickr.com/obliot

In Regione è arrivata una valanga di osservazioni contro il nuovo Piano territoriale di coordinamento: una mobilitazione di massa per bloccare l’ennesimo via libera alla cementificazione

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Sogno erotico

l sogno erotico di ogni moralista è vietare l’erotismo altrui. Ora, che sia davvero erotico quell’Erotica salvato dal Tar contro il no del Comune di Venezia, porno-americanata che rimanda alla sensualità quanto una fiera di cavalli, possono crederci le torme di giovinastri sporcaccioni ma innocui che vi accorrono, come è avvenuto a Milano qualche mese fa per il Misex. Detto questo, un divieto che sa tanto di buoncostume anni ’50 non ce lo saremmo aspettato, da un sindaco come Massimo Cacciari che un po’ su tutto discetta con la posa dello spirito libero. La motivazione era comica: il luogo prescelto,

fra zona industriale e centro abitato di Mestre, già battuta dal fiorente commercio delle prostitute di strada non sarebbe adatto in quanto «spettacoli di erotismo porterebbero alla rimozione di freni inibitori» (sic). Eventi come questi, che hanno più a che fare con il voyeurismo e la goliardia, sono perfettamente legittimi, mentre non è legittimo che un politico s’impanchi a regolatore delle inibizioni sessuali della gente, che è esclusivo affare privato, passibile di sanzioni solo se contro la legge. Ma la prostituzione, in Italia, non è reato. Per fortuna c’è un giudice a Berlino, anzi in laguna.

Sindaci e assessori, che da sceriffi ora paiono voler fare anche le suorine, riflettano piuttosto su quanto riportato l’8 luglio da Avvenire, il quotidiano dei vescovi: secondo uno studio le ordinanze contro i clienti che contrattano con le pretty women di marciapiede si sono rivelate inefficaci, perchè quelle si spostano in altre aree o si ritirano negli appartamenti, finendo dritte nell’abbraccio mortale del racket. Come avviene, in parte, anche a Vicenza, dove da Ponte Alto le escort (scusate il berlusconismo) si sono trasferite un po’ più in là, in viale San Lazzaro. In pieno centro abitato.

Vicenza

Contrà F. del Gambero, 26 0444 545378

il buon gelato artigiano

il fatto

Una valanga contro il cemento

arena VerOna

Oltre cento osservazioni, più di quindicimila firme, decine di associazioni e comitati coinvolti. In tutto il Veneto è scattata la mobilitazione contro il Piano territoriale regionale. Che potrebbe spalancare le porte ad una nuova cementificazione

Foto Fainello

di

di Luca Matteazzi

N

87° F e S T i V a l 19 giugno - 30 agosto 2009

Carmen aida TurandOT il BarBiere di SiViglia Serata di Gala con PlaCidO dOmingO TOSCa

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giugno 19, 27 luglio 2, 9, 14, 18, 23, 30 agosto 2, 13, 20, 23, 25, 28

giugno 20, 25, 28 luglio 4, 12, 16, 22, 26, 28, 31 agosto 5, 8, 16, 18, 21, 27, 30 giugno 26 luglio 3, 10, 17, 29 agosto 4, 7 luglio 11, 15, 25 agosto 1, 6, 14

24 luglio

agosto 15, 19, 22, 26, 29

In caso di necessità la Fondazione Arena di Verona si riserva il diritto di modificare il presente programma

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CHiaMa PER sCoPRiRE i nuoVi aBBonaMEnti 2009

lo, tutto giusto, tutto condivisibile. Il problema è che quando poi si è passati alla fase pratica, cioè alla stesura delle norme tecniche che dovranno regolare la pianificazione territoriale dei prossimi anni, le buone intenzioni sono rimaste sulla carta. La Regione ha scelto invece un documento in cui i vincoli sono ridotti al minimo, se non eliminati del tutto, e che a detta di molti potrebbe spalancare le porte ad una nuova, devastante, cementificazione di un territorio già in gran arte saturo.

on ne ha parlato quasi nessuno. Eppure la mobilitazione contro il nuovo Ptrc, il piano territoriale regionale di coordinamento approvato in primavera (in pratica si tratta del piano regolatore regionale), è di quelle che si sono viste poche volte in passato. Sotto lo slogan “Abbattiamo il Ptrc”, e con la regia dei Cantieri sociali Estnord, si sono Abbasso il Ptrc! mobilitati associazioni, comitati Così è scattata la mobilitazione. spontanei, sindacati, urbanisti, Che, come si diceva, ha coinvolto architetti, intellettuali e semplici persone e associazioni molto dicittadini. Che hanno animato inverse tra loro. “Ha tenuto assieme contri, assemblee, feste, convegni associazioni costituite e comitae gazebo in giro per tutta la regioti spontanei, saperi consolidati, ne (il momento finale è stato a Fecome quelli dei docenti dell’Ististambiente, una decina di giorni tuto di urbanistica e dello Iuav, e fa) con l’obiettivo di spiegare alla saperi popolari”, osserva Valentigente quello che stava succedenna Dovigo, di Legambiente Vicendo. Un lavorio che ha dato i suoi za, uno degli organismi più attivi frutti: la settimana scorsa l’ufficio su questo tema a livello locale. Il del protocollo di palazzo Balbi si risultato, oltre alla è visto recapitare la montagna di osserbellezza di 105 osservazioni e alla vagonavazioni, sostenute da ta di firme recapitate oltre 15 mila firme, a palazzo Balbi, è un permettendo agli ordocumento in cui si ganizzatori di gioire fa un’analisi precisa, per “la più vasta mo- L’idea di fondo e molto critica, del bilitazione territoria- è che il suolo piano regionale, e si le degli ultimi anni”. ha valore propongo soluzioni solo se è alternative. Il titolo Storia del Ptrc è “Per un altro VeTutto nasce dal edificato neto”, ed il testo è processo di revisiostato sottoscritto da ne del Ptrc (quello ben 118 associazioni. Moltissime in vigore risale al 1992) avviato sono del Padovano e del veneziadalla regione negli ultimi anni. no, zona Riviera del Brenta, dove Un percorso lungo, e a cui hanno incombono alcuni maxi progetti partecipato anche personalità di edilizi-commrciali (Veneto city, spicco: basta ricordare la Carta Marco Polo city); tante arrivano di Asiago, un manifesto su dove dalla provincia di Verona, dova avrebbe dovuto andare il Veneto tra l’idea di costruire un nuovo di domani firmato da nomi come autodromo e i progetti per i nuovi Mario Rigoni Stern, Paolo Feltrin, collegamenti stradali tra Verona e Eugenio Turri, Ulderico Bernardi la Vallagarina, la preoccupazione e Ferruccio Bresolin. Accanto a è tanta; ma anche Vicenza ha fatquesta prestigiosa dichiarazione to la sua parte. Tra i firmatari ci di intenti, c’erano poi da pagine sono l’associazione Amici dei Pare pagine di analisi e studi prelichi, quella per il No alla centrale minari che avrebbero dovuto esdell’Ovest vicentino, la Cgil, il cosere la base del documento uffimitato intercomunale per la tutela ciale, e che fotografavano spesso del territorio dell’Area Berica, il in maniera esatta i problemi con comitato di San Pietro di Rosà, il cui deve fare i conti il territorio coordinamento di comitati di Viregionale. Un consumo di suolo cenza, il presidio permanente No arrivato ormai a livelli insosteniDal Molin, il gruppo partecipaziobili, un’edificazione incontrollane di Monteviale. ta e dominata dal modello della “villettopoli”, la scarsa attenzione Belle parole, pochi fatti per le risorse naturali, dall’acqua L’analisi che esce dalla lettura del alle riserve naturali, il proliferare documento è impietosa. E si basa delle strade. E così via. Tutto bel-

su una considerazione di fondo che, per i firmatari del documento, è la vera ragione di debolezza del piano, e cioè la sua vaghezza normativa. Detta in parole semplici, il ptrc fissa obiettivi condivisibili, ma poi non dice come raggiungerli, non mette i paletti da seguire per arrivarci. Indirizza, suggerisce, propone, ma non prescrive. Anzi, caso mai ne toglie qualcuna, di prescrizione, e in particolare quelle che potrebbero frenare l’attività edilizia. “Meno il piano è preciso, più è discrezionale l’azione dell’autorità che pianifica e che in ultima istanza ha il potere decisionale”, si legge a pagina 3 del testo. Qualche paragrafo più avanti si aggiunge: “Mentre il piano afferma di voler tutelare l’ambiente e il paesaggio, contrastare il consumo di suolo, migliorare la vivibilità, rafforzare l’identità dei luoghi, migliorare la vivibilità, nella sostanza la giunta regionale attribuisce a se stessa il potere di decidere i grandi interventi di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio e lascia mano libera ai piccoli, medi e grandi poteri immobiliari di trasformare a loro piacimento il resto del territorio, con una sostanziale finalizzazione al mero sviluppo immobiliare”.

E ancora. “Quando si parla di vincoli sembra che si parli unicamente di utilizzazioni del suolo che non comprendo l’edificabilità.

Sembra che destinare un’area a un bosco, a un’attività agricola o a un’area archeologica significhi porre un vincolo: meno un vincolo, cioè meno si sottrae all’urbanizzazione del territorio, meglio è. [....] Si precisa che il Ptrc persegue gli obiettivi non mediante prescrizioni imposte ai cittadini e limitative dei loro diritti. Di quali diritti si preoccupa il piano appare evidente dal contesto: i cittadini a cui si rivolge sono i proprietari immobiliari, interessati a uno “sviluppo del territorio” senza fastidiosi “vincoli”.

Cahier de doléances Tanti i punti critici. Dai progetti strategici – cioè alcuni settori chiave per cui la regione tiene per sé il potere decisionale, ad esempio lo sviluppo attorno ai caselli autostradali – alla mancata tutela delle campagne, da previsioni di nuove abitazioni probabilmente destinate a restare invendute, all’eliminazione delle riserve naturali previste col vecchio piano, all’invito a prevedere grandi centri commerciali anche all’interno dei centri storici

| Palazzo Balbi a Venezia, sede della Regione

delle città. “Si dice di voler tutelare le risorse, ma non si tutela niente – aggiunge Valentina Dovigo -. L’idea di fondo è che il suolo ha valore solo se costruito. La convenzione europea del paesaggio dice che l’ambiente non ha solo un valore estetico, ma è un’identità da ricostruire e ricomporre. Qui invece non si danno vincoli, si rinvia ad altri documenti: ma quali, se è adesso che si stanno facendo i pat?

La Regione, poi, scrive che decide lei sui progetti strategici, che saranno subito cantierabili, o quasi.

In questo modo allarghiamo la città diffusa, senza servizi, senza mobilità: facciamo tante Padova Est. Ma non ci si rende conto che costruire il Veneto fisico è costruire anche il Veneto sociale e culturale: non si tratta solo di decidere dove mettere le case, perché queste sono decisioni che cambiano la vita delle persone”.

E l’elenco delle cose che non vanno potrebbe continuare. “Manca un qualsiasi riferimento al concetto di sostenibilità, anche parziale – aggiunge la Dovigo -. Non

si parla di energia, né di risparmio energetico, né di limiti di consumo per le nuove costruzioni. Non c’è nessun collegamento ai problemi dell’inquinamento atmosferico, quando invece la questione delle infrastrutture è strategica in questo senso: se non si prevedono gli spazi per ciclabili, mobilità su rotaia, servizi pubblici, come si fa poi a realizzarli? Invece si dà per scontato che il traffico su gomma sia in crescita e non si decide di governarlo: si accompagna solo la crescita disordinata di strade, ma questa va di pari passo con la crescita disordinata della città”.

Adesso la palla torna alla Regione, che dovrà valutare ed esaminare tutte le osservazioni pervenute. La speranza, neanche tanto nascosta, è che la mole di documenti inviati a Venezia serva a far riaprire il dibattito e a far cambiare almeno i punti più critici di un documento che condizionerà lo sviluppo della regione per i prossimi decenni. (questo articolo sarà commentabile sul sito www.vicenzapiu.com)

www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile LUCA MATTEAZZI l.matteazzi@vicenzapiu.com Editore MANY MEDIA SRL via Btg.Monte Berico, 34 Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 Redazione corso Padova, 12 – Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 redazione@vicenzapiu.com ALESSIO MANNINO a.mannino@vicenzapiu.com PAOLO MUTTERLE p.mutterle@vicenzapiu.com

Collaborano: ANDREA ALBA ALBERTO BELLONI MARTA CARDINI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ FRANCESCA DANDA FRANCESCO DI BARTOLO ANDREA FASULO GIOVANNI MAGALOTTI MATTEO RINALDI GIULIO TODESCAN Pubblicità MANY MEDIA SRL via Btg. Monte Berico, 34 (VI) tel. 0444 923362 fax 0444 926780 pubblicita@manymedia.it Giornale chiuso in redazione alle ore 12,00 di giovedì 9 luglio 2009.

Stampa ALPHA PRINT SRL Via Zamenhof, 795 VICENZA Sede Operativa: Via Tavagnacco, 61 UDINE - tel. 0432 548845 Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008 Copyright: Le condizioni di utilizzo dei testi e delle foto sono concordate con i detentori. Se ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere il giusto compenso.

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Case e Caselli

Le ricadute locali del Ptrc. Ecco i punti critici: troppo impulso all’edilizia, poche tutele per le aree agricole e naturali, e troppo potere nelle mani della Regione

Non ci sono solo le critiche. Nelle osservazioni presentate in Regione piovono anche proposte e suggerimenti migliorativi. Il Gruppo Partecipazione di Monteviale ne ha lanciato uno che potrebbe coinvolgere tutta l’area attorno alla città: la creazione di “sistema cultura territoriale” (uno dei nuovi ambiti di intervento individuati dal ptrc) costruito attorno alla città del Palladio.

Tutto parte dalla sottolineatura di alcune specificità delle zona.

Nel dettaglio: la presenza di assi fluviali che hanno avuto notevole importanza storica e che sono veri e propri corridoi ecologici (il Retrone, il Bacchiglione, l’Astichello); la presenza di aree collinari costellate di campi, boschi e insediamenti storico-culturali di pregio, come i Berici, il Monte Crocetta, le propaggini dei Lessini; la presenza, tra una collina e l’altra, di valli con un paesaggio agrario ancora in gran parte integro (Valletta del Silenzio, valli di Fimon, pianura di Brendola, valle dei Calvi e delle Acque a Sant’Agostino, la piana del Biron). E poi, ovviamente, la presenza delle ville venete, che arricchiscono le aree rurali di un enorme valore storico artistico, dalla Rotonda a villa Zileri, da villa Cricoli a villa Curti di Bertesina. Un “sistema Vicenza” che, come pochi nel Veneto, “può riunire in modo

flickr.com/Mario Mazzardo

Il futuro dietro l’angolo

Fiumi, boschi e ville La campagna di Palladio

stesso periodo (dovuto principalmente ai nuovi immigrati) è stato di soli 323.760 abitanti. Nel condi Luca Matteazzi tempo però la domanda di case in affitto a canone sociale o a canone concordato è progressivamente d uno sguardo superficiale, cresciuta: oltre 16.500 sono atil nuovo Piano territoriale tualmente le famiglie ammesse in regionale coinvolge il vicentino graduatoria per un alloggio pubmeno di altre province. I granblico. Evidentemente si è costruidi progetti per le new town del to troppo e male”. commercio sono altrove (Venezia, In altre parole, si continuano a Padova, Verona), così come sono costruire villette e case a schiera fuori provincia molti dei progetti che poi sul mercato hanno prezzi strategici finiti nel mirino delinaccessibili per la maggior parle critiche. Tutto il resto, però, ci te delle persone che ha bisogno tocca da vicino. Ed è moltissimo, di una casa: giovani che vogliocome si vede da alcune delle osno staccarsi dalla famiglia, copservazioni presentate in Regione pie appena sposate, immigrati. che riassumiamo qui sotto.

“Costruiamo case vuote, che non troveranno acquirenti”, sintetizza Troppe case Valentina Dovigo, di LegambienL’analisi della questione abitativa, te Vicenza. Trovare esempi non è cioè del fabbisogno (eventuale) difficile: basta guardare ai nuovi di nuove case, è uno dei cardini quartieri realizzati negli ultimi di qualsiasi politica urbanistica. anni in moltissimi paesi della proQuanto costruire, dove costruire, vincia, o ad alcune lottizzazione che cosa costruire, sono domande realizzate in città. a cui non ci si può sottrarre. Come La situazione è ancora peggiore se in molti altri casi, però, il Ptrc si considerano anche sull’argomento rimaaltri dati. Secondo i ne piuttosto vago e dati del censimento non concretizza le di2001 e senza considechiarazioni d’intenti rare i comuni turistisul “rigoroso conteci (togliendo cioè dal nimento del consuconteggio le seconmo di suolo” di cui si de case al mare o in parla nella relazione Si costruiscono montagna), in Veneto illustrativa del docu- case che sono 142mila abimento. Nelle norme non troveranno citazioni non occupate tecniche, prescrizio(oltre l’8 per cento ni e divieti non ven- acquirenti del totale), con una gono stabiliti. Con superficie di quasi una scelta – si legge 11 milioni di metri quadrati; abiin una delle osservazioni più cortazioni che sarebbero in grado di pose redatta dall’architetto Sergio accogliere, in base agli standard Lironi– che sembra unicamente di legge, qualcosa come 300mila finalizzata “a non porre vincoli ed abitanti. Se si allarga lo sguardo, ostacoli all’attività edilizia e all’urpoi, si scopre che tra i primi anni banizzazione di nuove aree”, nella 80 e gli anni 2000 290 milioni di speranza che la maggior offerta di metri quadrati di superfici agricocase possa soddisfare i bisogni di le, foreste e zone umide sono stauna popolazione in crescita. Epte urbanizzate, e che la superficie pure gli ultime vent’anni dovrebagricola è crollata (sempre seconbero aver insegnato qualcosa. . do i dati elaborati da Sergio Lironi “Tra il 2002 ed il 2007 – continua nella sua osservazione). Infine, l’osservazione - si sono realizzati last but not least, nei piani regolaoltre 89 milioni di metri cubi di tori oggi in vigore esistono già 750 edilizia residenziale, teoricamenmilioni di metri quadrati di sute (secondo lo standard previsto perficie da destinare alll’edificadalla legge 11/2004 di 150 mc/abizione, ma non ancora edificate (il tante) sufficienti ad ospitare oltre dato è citato nella stessa relazione 594.000 nuovi abitanti, mentre illustrativa del Ptrc). In pratica, l’incremento di popolazione nello

flickr.com/papaitox

A

una montagna di cemento già approvata e pronta a sommergere un altro pezzo di territorio. Di fronte a queste cifre, viene difficile non chiedersi se non fosse più opportuna una politica più severa, dei limiti più precisi, e magari degli incentivi per l’edilizia residenziale pubblica, come suggerito nella parte finale dell’osservazione.

Campagna sfruttata La tutela delle aree agricole dovrebbe essere un altro dei fondamenti del ptrc. Dovrebbe, perché dopo aver individuato quattro differenti tipologie di campagna (in base al tipo di coltivazioni, al livello di urbanizzazione, alla vicinanza alla città e ad altri parametri), il ptrc si guarda bene dall’escludere la possibilità di edificare. Anzi: nelle aree definite “ad agricoltura periurbana” ed “agropolitane”, cioè in quelle che sono sopravvissute attorno alle città, bisogna “localizzare prioritariamente lo sviluppo insediativo”. In quelle agropolitane, poi, si deve “garantire lo sviluppo urbanistico attraverso l’esercizio non conflittuale delle attività agricole”. Come dire che campi e trattori non devono essere troppo d’impaccio alle ruspe dei costruttori.

Su questo problema si è concentrato, in particolare, il Gruppo partecipazione di Monteviale, un

aree agricole a Lobia, alle Maddagruppo civico che negli ultimi lene, ad Anconetta, a Bertesina, a anni si è interessato di molte queCasale, a Campedello. Tutte aree stioni relative al territorio della che hanno una funzione ecologica cintura urbana della città, dalle importante (le siepi, casse di espansione i corsi d’acqua), che per la Dioma alla brecompongono quadri tella Ponte Alto Isola. paesaggistici essenSarà che nel loro coziali per riequilibramune si è conservata, I parchi re l’urbanizzazione a due passi dalla citscriteriata dei dintà, una delle zone di naturali? torni, che sono un campagna più belle Cancellati. punto di riferimene ancora sostanzial- E la rete to per il benessere mente integre della ecologica è psico-fisico di tanti provincia, ma la loro cittadini, e che perposizione sull’argo- frammentata mettono la sopravvimento è chiara. “Le venza di attività ecoaree agricole sono nomiche piccole e grandi. Piccole massacrate da questo piano – oasi da salvare, insomma, anche spiegano - , perché si permette per non perdere del tutto il legame di costruire dappertutto”. Non si con quelle realtà contadine che dice niente, invece, su problemi hanno contraddistinto la nostra reali, come i danni provocati da storia fino a pochi decenni fa. insediamenti e infrastrutturazioni irrazionali, una delle cause Progetti strategici principali della frammentazione Una delle questioni più controverdei fondi agricoli che costringe se del Ptrc è quella relativa ai proalla chiusura molte aziende agrigetti strategici. Si tratta di grandi cole. E il discorso non vale solo per aree di intervento per le quali la le aree di pregio: anzi, vale forse di Regione prevede un nuovo “strupiù per quei pezzi di campagna rimento di governo”, il progetto masti a ridosso della città, a volte strategico appunto, che rimane di anche dentro la città, in cui il Ptrc sua competenza, grazie ad una sevorrebbe concentrare le nuove rie di accordi di programma. Per i costruzioni. A Vicenza, tanto per critici, è un modo per concentrare fare alcuni esempi, oltre a gioielli nelle mani della giunta veneziana come la Valletta del Silenzio o la le decisioni su i più grandi maxi zona di Gogna, ci sono importanti

progetti che ci sono in cantiere, esautorando di fatto le amministrazioni locali, che dovrebbero solo ratificare decisioni già prese altrove. Nell’elenco ci sono, tra gli altri, l’ambito portuale di Venezia, le cittadelle aeroportuali, l’urban labour di Rovigo. Vicenza ci entra alla voce “sistema insediativo afferente le stazioni del Sfmr e l’accesso alla rete viaria primaria”: in pratica, attorno alle stazioni ferroviarie e ai caselli autostradali viene immaginato un raggio di 2 chilometri considerato strategico per la mobilità regionale. E non solo, visto che proprio i caselli autostradali sono individuati, in un altro punto del Ptrc, come dei fulcri per lo sviluppo urbanistico.

Il problema è che non si capisce bene come siano disciplinati questi progetti strategici. In alcuni casi pare che la Regione vincoli le parti più rilevanti del progetto, in altri che ci sia una “riserva” di competenza della giunta regionale, in altri si fa riferimento a progetti da redigere insieme alle amministrazioni locali.

“Viene da chiedersi se, secondo uno strano di “federalismo” che diviene un inusitato neo-centralismo regionale , tali “progetti” possano essere approvati in assenza o contro i pareri dei Comuni (e delle Province) e se questi non risultino di fatto espropriati della propria potestà pianificatoria – si legge in uno dei documenti preparatori alle osservazioni -.

In altre parole, i Comuni possono

decidere diversamente , possono, ad esempio prevedere nelle aree di cui sopra di non edificare alcunchè? Possono decidere cosa eventualmente prevedervi, quali destinazioni urbanistiche, con quali dimensioni, ecc.? E ancora: data l’assoluta mancanza di normativa del ptrc (manca qualsiasi parametro quali-quantitativo ) e atteso che risulta impensabile riempire di edifici di imprecisata destinazione e dimensione tutte le aree cosi genericamente identificate (di complessivi migliaia di ettari) , chi deciderà in quali si possa edificare e cosa edificare?

Lo deciderà , di volta in volta, la Giunta regionale in accordo con operatori privati e pubblici proprietari o acquirenti di questa o quella area posta in prossimità di questo o quel casello auotradale o stazione del SMFR ? E in base a quali (inesistenti) criteri verrà accolta una proposta piuttosto che un’altra?”. Tutte domande a cui non è ancora stata data risposta.

Addio parchi Il vecchio piano territoriale regionale prevedeva oltre 60 aree naturali protette. Di queste, solo una manciata sono state effettivamente realizzate: in Veneto, come riassume un’osservazione redatta dai Cantieri Sociali dell’Est Nord, sono stati istituiti un parco nazionale e cinque parchi regionali, a cui si aggiungono una serie di riserve naturali statali e regionali e la lista dei siti di interesse co-

munitario. Ma è solo una piccola parte di quanto previsto nel piano del 1992. i parchi naturali ipotizzati per il vicentino, ad esempio quello delle Piccole Dolomiti e quello per i Colli Berici, sono caduti nell’oblio più totale. Ora il nuovo Ptrc cala un’altra mazzata, cancellando l’elenco delle zone da proteggere. “I parchi sono stati tolti – commenta Valentina Dovigo -. E se vogliamo è anche un atto di coerenza, visto che la maggior parte erano solo sulla carta. Però ci sono degli obiettivi europei che chiedono di mantenere una rete di natura che sia davvero una rete, e non quello che resta dopo aver costruito tutto il resto”.

Proprio sulla rete ecologica si è concentrata un’altra delle osservazioni presentate dal Gruppo Partecipazione di Monteviale. Che osserva come la rete ecologica abbozzata dal ptrc sia incompleta e tralasci completamente alcune zone minori che a livello locale sono di grande importanza. In particolare mancano le stepping stones, cioè quelle oasi che, anche se dimensioni contenute, sono essenziali come rifugio bioecologico (ad esempio l’oasi di Casale); e mancano le aree cuscinetto, cioè quelle zone che senza essere di particolare pregio, fanno da sfondo tutt’altro che trascurabile alle aree protette: le campagne in pianura, le aree miste in collina, i pascoli in montagna. Tutte zone che invece bisognerebbe proteggere in modo più convinto.

L. M.

flickr.com/patrick Denker

| La campagna attorno a Monteviale

mirabile storia, arte e ambiente in una esperienza socio-culturale integrata col proprio contesto ambientale esterno”. E che corrisponde in pieno ai requisiti richiesti dal Ptrc, che parla di “luoghi privilegiati, caratterizzati da identità culturale comune, dove costruire specifiche politiche basate sulle relazioni virtuose che intercorrono tra la componente culturale del territorio, servizi alla fruizione e i settori ad essa collegati (turismo, produzione artigianale, educazione artistica, comunicazione, manifestazioni culturali)”.

La proposta, dunque è quella di istituire un nuovo sistema territoriale culturale chiamato “Fiumi, campagne e ville” e comprendente la città di Vicenza, il suo sistema fluviale e i corsi d’acqua minori, le aree rurali prossime al capoluogo e ai comuni della cintura urbana, per valorizzare in modo integrato “le valenze storico artistiche, le testimonianze della tradizione, i valori culturali ed ambientali”. Il tutto cercando di migliorare i rapporti città – campagna, tutelando le reti ecologiche e sviluppando il “benessere derivante dalla bellezza ed armonia dei paesaggi”.

C’è da sperare che almeno questa osservazione venga accolta.

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157 del11 luglio 2009 pag6

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Il racconto

Chi semina vento...

157 del11 luglio 2009 pag7

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Lisa Clark (Costruttori di Pace): “La prova di forza è una sconfitta”

4 luglio 2009, a Vicenza. Il desiderio di molti di partecipare ad una manifestazione pacifica si scontra con l’idiozia – e, forse, la malizia – di pochi. Da entrambe le parti.

La pacifista americana era in strada a manifestare il 4 luglio.

Nessun giudizio sugli scontri. Ma precisa: “Non c’è bisogno di mostrare i muscoli. E non ci sono solo i cortei per far cambiare idea alle persone” | Lisa Clark

di Luca Matteazzi

L | I due volti del corteo di sabato 4 luglio: a sinistra i ragazzi con caschi e scudi, a destra le donne del movimento

S

abato scorso ho preso parte anch’io con un’amica alla marcia contro la trasformazione dell’aeroporto civile di Vicenza in estensione della base americana Ederle.

Una marcia pacifica, nelle intenzioni delle migliaia di partecipanti.

L’inizio è simpatico, chiassoso, caciarone: arrivando al punto di partenza, ovunque, gruppetti di amici che si incontrano, palloncini colorati appesi agli alberi, venditori di magliette, persone che distribuiscono bottigliette d’acqua e volantini. Dal camioncino degli organizzatori vengono continui inviti ai vicentini a portarsi nelle prime file, dietro lo striscione, per dimostrare a tutti (forze dell’ordine schierate incluse) che la manifestazione è soprattutto di vicentini; donne, le donne del NoDalMolin, sostengono il lungo nastro su cui immagini della Basilica si fondono con gli slogan della manifestazione. Tutto tranquillo, tutto pronto...

O forse no: mentre il gruppo si mette in marcia, noto alcuni tipi, perlopiù giovani, che con fazzoletto al collo e casco sotto braccio si aggirano circospetti tra la folla; molti con uno zainetto sulle spalle, qualcuno addirittura con un cestino da picnic, nel quale si intravedono bottiglie coperte da un panno. Dal camion, nel frattempo, vengono spiegati i continui stop

lungo il percorso come il tentativo di ricompattarsi, mentre si lanciano invettive contro le forze dell’ordine, ree di "aver rotto gli impegni presi". "Situazione di guerra", "Genova", "Afghanistan" sono parole che risuonano da quell’altoparlante, al quale si alternano vari oratori. Ad uno di loro faccio notare la presenza di quelle persone con i caschi. "Eh, i caschi ci servono per difenderci, per non prendere le bastonate", mi risponde. Curioso: questo tale, che sta avallando la presenza di personaggi quanto meno inquietanti, è uno degli organizzatori della manifestazione, con la sua bella maglietta del presidio, quella di Obama con la cesoia. Ma lo sanno già, allora, in cosa stanno infilando tutte le persone venute a marciare pacificamente?

Si arriva al presidio. Lungo la strada, qualche sfottò diretto alle camionette dei carabinieri lungo il confine dell’aeroporto; l’acqua che scorre da una canna, lasciata fuori dalla recinzione di un giardino per offrire refrigerio ai manifestanti; un bambino che passa in monopattino, la bandiera della pace bene in vista. Il corteo si ferma, io vado verso il Ponte del Marchese, dove si intravedono i militari. Schieramento di forze dell’ordine, molto vicine o addirittura lungo la strada, in assetto antisommossa: caschi,

| Un momento dei tafferugli

maschere antigas, scudi di plastica, manganelli; le camionette hanno i rostri, davanti. Si notano anche agenti in borghese, che penseresti debbano fare di tutto per non farsi riconoscere, ma che invece sono più evidenti di un gruppo di testimoni di Geova. Ridacchiano... boh, magari lo fanno per stemperare la tensione... Fotografi e cineoperatori dietro i guardrail protettivi del ponte, mentre nel fiumiciattolo un natante dei vigili del fuoco è pronto in caso di emergenza.

Avanza lo striscione. Le donne del NoDalMolin non ci sono più, però; al loro posto, ci sono ora solo quelli con i caschi in testa e i fazzoletti sulla faccia. Un centinaio di persone, ad occhio e croce; il resto del corteo è rimasto indietro, al presidio. Lo striscione mi sembra più rigido di prima, noto che è fissato su dei rettangoli di materiale trasparente. Era così anche prima?

Ne dubito, mi sembrava molto più morbido, ma non ne sono sicuro.

Coloro che lo portano ora passano sul ponte; arrivati all’altezza dei carabinieri del Tuscania, alla loro destra, svoltano lentamente verso di loro, mettendocisi faccia a faccia.

Qualche attimo di tensione, poi dai manifestanti partono i getti di alcuni fumogeni azzurri: è il segnale per l’inizio della battaglia. Da un lato lanci di fumogeni, pietre, qualcosa di esplosivo (dicono bombe carta, forse anche petardi). Dalla parte opposta, manganelli, soprattutto sullo striscione, forse per farlo cadere; qualche milite riesce a colpire dei caschi, ma non mi pare ci mettano troppa cattiveria. Insulti, spintoni, poi partono i lacrimogeni, mentre lo striscione e chi lo sostiene vengono respinti lentamente indietro, sul ponte. Il denso ed acre gas colpisce anche noi, molti operatori sono protetti da caschetti e maschere, io no e quindi continuo a fotografare finché gli occhi mi reggono, poi mi allontano. Nel frattempo, il ponte è libero, i carabinieri si sono assestati dalla

parte opposta a dove erano prima, da dietro arriva un gruppo di poliziotti. Fa caldo, un buon venticello disperde i gas ma ci vorrebbe del limone, del bicarbonato per risciacquarsi; ho solo acqua, faccio con quella. Le divise dei carabinieri sono ricoperte di polvere biancastra, resti dei fumogeni; dei bambù hanno preso fuoco, ma vengono spenti dai pompieri prontamente giunti.

Alcuni manifestanti, schierati lungo l’argine opposto, mostrano i loro fondoschiena alle forze dell’ordine che, ignorandoli bellamente, si riassettano: c’è chi si fa pulire lo scudo dai pompieri con la manichetta, chi porta bottigliette d’acqua gassata che poi tappezzeranno il terreno degli scontri, chi da e riceve ordini alla radio. I tizi in borghese di cui sopra continuano a ridacchiare... che c’avranno da ridere, ancora? Non si rendono conto che cose come questa sono una sconfitta ancor più per loro, che dovrebbero mantenere l’ordine ed invece si fanno trascinare in schermaglie e scaramucce da dei delinquenti?

La sottile arte della diplomazia ha la meglio, infine; allontanati i facinorosi, e messe alcune persone del presidio a fare da catena umana divisoria tra le forze dell’ordine ed i manifestanti, dopo ore il corteo riprende il suo andare. Molti con cui parlo sono sconcertati da quanto accaduto: tutte le manifestazioni precedenti sono state tranquille e pacifiche, ed anche questa, per quanto li concerne; non capiscono perché si sia lasciato andare avanti quel gruppo di teppisti, e onestamente non lo capisco neppure io. È accaduto certamente con l’avallo degli organizzatori, o quanto meno di parte di essi (chi avrebbe se no fermato le donne che avevano portato lo striscione fino a quel momento?). Sarebbe stato più semplice formare da subito il cordone umano, e impedire così anche quella stupida scaramuccia che ha avuto come unica vittima il mora-

le dei manifestanti. Provocazione?

Forse. Ma Gandhi e Martin Luther King avevano ben altre risposte alle provocazioni.

Passiamo a fianco dell’aeroporto.

Altri idioti, fazzolettone al collo, lanciano insulti alle forze dell’ordine, nascondendosi tra la folla. Li invitiamo ad andare a dirglielo in faccia, i coraggiosoni; come risposta, cominciano ad insultare anche noi... proprio bella gente!

Il corteo prosegue. Noi ci stanchiamo, e ci stacchiamo: superati tutti, attraversiamo viali svuotati se non di poliziotti e curiosi dietro le transenne, che ci chiedono se veniamo dalla manifestazione e quali sono le novità, cosa è successo, quanto distano gli altri. Viale Dal Verme sembra post-guerra nucleare, soffia solo il vento tra le case, un temporale è in arrivo. All’altezza di viale Ferrarin, incontro un mio ex professore, animatore della Casa per la Pace. Mi chiede anche lui notizie, poi mi racconta che loro non se la sono sentita di aderire a questa manifestazione, perché si era capito da tempo che non sarebbe stata improntata alla non-violenza come le altre.

La polizia è schierata all’inizio di viale Diaz, ma parlando con il responsabile (lunga, trovarlo: la risposta tipica del poliziotto schierato è "chi è il responsabile? e perché cazzo lo vuoi sapere?"... signor Questore, forse sarebbe ora di insegnare l’educazione anche ai suoi uomini) riusciamo a far loro capire che dobbiamo raggiungere l’Albera e che non era previsto che il viale fosse chiuso ai pedoni. Ci fanno passare. Il vento soffia sempre più, il temporale monta, comincia a piovere. Noi siamo arrivati all’Albera, dove ci separiamo. Gli altri, credo, avranno proseguito per viale Ferrarin, lungo il percorso previsto.

Spero non si siano bagnati troppo.

La tempesta è appena cominciata...

Testo e foto di Daniele Binaghi

isa Clark è una delle tante persone che sabato 4 luglio era arrivata a Vicenza da fuori provincia per manifestare contra la costruzione della nuova base americana al Dal Molin. Ovviamente, non è nemmeno il caso di sottolinearlo, senza nessuna intenzione bellicosa, lei che dagli inizi degli anni ‘80 è in prima nei fila nei movimenti pacifisti impegnati contro il nucleare (“dai tempi di Comiso”, precisa) e che dai primi anni ‘90 è una delle colonne dei Beati Costruttori di Pace al fianco di don Albino Bizzotto. “Era il periodo della guerra in Bosnia e dell’assedio a Sarajevo – racconta -: io ho vissuto proprio nella Sarajevo assediata, coordinando i volontari che venivano lì e facendo tutte quelle cose che fanno i pacifisti in periodo di guerra.

Cercavamo di fornire un’informazione veritiera, di costruire ponti di dialogo, di portare solidarietà alla popolazione civile bombardata, di svolgere alcuni servizi che erano bloccati, come quello postale: in quel periodo abbiamo consegnato per gli assediati qualcosa come 800 mila lettere”.

Le colombe pacifiste Tra le tante anime del movimento No Dal Molin, il suo volto rappresenta dunque l’ala più pacifista e non violenta, quella che spazia dai Beati Costruttori di Pace alla Rete Lilliput. “Noi non ci caratterizziamo solo come pacifisti, ma come non violenti – spiega la Clark, che

dei giuristi. Questo è forse l’aspetè stata anche candidata alle recenti to più importante che ci hanno elezioni europee nelle file di Sinimostrato i movimenti vicentini, stra e libertà con un programma diquesta grande trasversalità e pluchiaratamente pacifista e che è preralità”. Niente di strano che fossero sidente del comitato “Via le bombe” in strada anche sabato scorso, inper la rimozione della atomiche sieme ad altre migliaia di persone. dalla base di Aviano -. E questo ci Su cosa è successo alla testa del porta ad occuparci non solo delle corteo, sui tafferugli con la polizia, situazioni contingenti delle guerperò, Lisa Calrk non vuole entrare. re in atto, ma anche della violenza “Noi eravamo abbastanza indietro organizzata che può poi sfociare – riprende -, nel sennelle guerre. E quindi so che non eravamo anche della militarizancora arrivati al prezazione dei territori. sidio quando il corteo Vicenza la conoscevasi è fermato, quindi mo già ben prima che Dispiace non posso giudicare. uscisse la notizia del che i media cosa sia successo nuovo insediamento abbiano parlato Su ne ho sentite di tutti al Dal Molin, proprio i colori, e non sono perché aveva già un dell’iniziativa molto contenta. Non elevato grado di mili- solo per dico di più”. tarizzazione: da anni gli incidenti Nessun giudizio, facevamo manifequindi, nessuna anastazioni a Longare, lisi su colpevoli e redavanti al sito Pluto, sponsabilità, anche se è chiaro che in occasione dell’anniversario del la situazione che si è creata a ponte lancio delle bombe atomiche in Marchese non le è piaciuta. PiuttoGiappone. Per questo la notizia che sto, la vicepresidente dei Beati cola presenza militare sarebbe pratistruttori di pace preferisce analizcamente raddoppiata, invece che zare il modo in cui i media hanno diminuire, ci ha subito interpellati”. ripreso l’evento. “Parliamo di questo, piuttosto. Quello che dispiace Giudizio sospeso, media conè che i media hanno dato impordannati tanza all’iniziativa solo per il fatto In effetti, I Beati, don Albino Bizdegli incidenti, quando l’elemento zotto, lei stessa, si sono visti più prioritario era la grandezza, la crevolte a Vicenza. “Anche se – agatività della manifestazione. Sono giunge -, con enorme gioia abbiastata malissimo, il giorno dopo, nel mo visto che i cittadini di Vicenza vedere che il movimento arrivava hanno preso in mano la situazione per la prima volta sulle pagine dei con grande partecipazione e creagiornali, ma ci arrivava solo per gli tività, senza aspettare che arrivasscontri: da nessuna parte si è parse qualcuno da fuori, ma. E prolato delle questioni relative alla prio questo attivismo è un evento costruzione della base, si è parlato straordinario, anche per l’apertura solo di ordine pubblico. E questo è che c’è stata a tutti i contributi, da uno schiaffo alle migliaia di persoquelli degli ambientalisti a quelli

di agosto, con la biciclettata contro il nucleare”), e la speranza che la costruzione si possa fermare non è ancora abbandonata. Nonostante i lavori siano cominciati, il governo abbia mostrato più che chiaramente le La forza della non violenza proprie intenzioni e i giudici abbiano Un boomerang che ha finito per già bastonato più volte i tentativi di oscurare le ragioni della manifestabloccare amministrativamente il zione, e che può essere il punto di cantiere? “Ci sono ancora appigli – partenza per riflessioni più generali. risponde lei -. Il primo è la richiesta Su come manifestare, su che iniziache venga fatta la Vative prendere, su come lutazione di impatto muoversi nei prossimi ambientale che è al mesi. “Per noi la prova vaglio dell’Unione Eudi forza sta nella deterropea. Poi confidiamo minazione nella non ancora nella possibiviolenza – continua Fermare lità di parlare con la Lisa Clark -. Tra di noi la base? nuova amministrazioci sono parecchie perne americana. Quansone che sanno come Per me do mi dicono che una affrontare i soprusi c’è ancora lotta ormai è persa io delle forze dell’ordine speranza ricordo Nelson Manda un punto di vista dela: nei suoi lunghisnostro: noi sappiamo simi 27 anni di carceche abbiamo il diritto re, Mandela non ha mai pensato che dalla nostra parte, e non abbiamo la lotta contro l’apartheid fosse una bisogno di mostrare i muscoli. Non causa da abbandonare, anzi. È queabbiamo mai detto che il corteo sia sto quello che mi ripeto, e che mi aul’unico modo di manifestare, anzi. guro pensino anche molti vicentini.

Ce ne sono anche tanti altri, e tutti E credo molto al collegamento con da mettere in cantiere: ci sono modi movimenti simili in Europa: penso che prevedono l’azione di gruppi più ad esempio alla Repubblica Ceca, piccoli, ci sono altre iniziative non dove si è riusciti non solo a bloccare legate al sito della base, ci sono i sal’installazione delle scudo missilisticerdoti che pregano. Ci sono tanti co americano, ma anche a far cadere modi per fare breccia nelle coscienil governo”. ze delle persone. Se la mettiamo sul Un po’ troppo, forse, come speranza. piano della forza, del bloccare fisiIn Italia, la questione Dal Molin è camente i lavori, abbiamo già perstata al massimo una spina nel fianso: invece bisogna comunicare che co (e neanche tanto, a dire il vero) la costruzione della base non è una per Prodi. Berlusconi che inciampa soluzione”. su Vicenza, sinceramente, non ce lo vediamo proprio.

Nel nome di Mandela Perché di una cosa la Clark è convinta. Il movimento va avanti (“Noi sa(questo articolo sarà commentabile remo a Vicenza di nuovo già ai primi sul sito www.vicenzapiu.com) ne di tutti i tipi, famiglie, bambini, anziani, che erano lì solo per dire il loro no alla base e spiegare le loro ragioni”.

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Parco Fornaci,

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Dalla parte degli immigrati “Noi, cittadini e clandestini”

l’eterna incompiuta A due anni dell’inaugurazione, non c’è ancora chiarezza su gestione e utilizzo del secondo parco della città Gli ex consiglieri di circoscrizione: “Serve un progetto culturale”

Il nuovo pacchetto sicurezza sta seminando paure tra le migliaia di immigrati presenti nel vicentino. E, alla faccia dei proclami ufficiali, rischia di alimentare nuovi circuiti illegali flickr.com/the bbp

di Giulio Todescan

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arco Fornaci, due anni dopo: sono passati in un lampo questi 24 mesi, dopo il taglio del nastro avvenuto il 16 luglio 2007, giorno di inaugurazione del secondo parco più grande della città, 36mila metri quadri nel mezzo del quartiere più densamente popolato di Vicenza, San Lazzaro.

Fatto il parco, però, bisogna «fare» quelli che il parco lo usano: renderlo cioè un luogo integrato con il quartiere, fruibile dalle diverse fasce di cittadini, dal bambino all’anziano, e nei più diversi orari. E’ proprio quello che, a detta degli ex consiglieri della fu circoscrizione 6, manca totalmente, con il rischio che la grande area verde scivoli presto verso l’incuria e il degrado.

Tra sport e sociale «Il Comune ha da poco pubblicato un bando per la gestione della pista da skate, un’opera pronta da mesi ma ancora non ufficialmente aperta. Anche se in realtà i ragazzi del quartiere la usano già da tempo – spiega Andrea Tapparo, ex consigliere di quartiere di Sinistra Democratica -. Ora, il problema è che questo bando prevede

esclusivamente la gestione della rampa in quanto “impianto sportivo”. Addirittura, come mi hanno spiegato i membri di alcune cooperative sociali che avrebbero voluto partecipare al bando predisposto dall’assessorato di Nicolai, si richiede al futuro gestore di pagare il comune per poter fare un chiostro di bevande con bar accanto alla rampa. Una disponibilità economica che evidentemente associazioni e cooperative non hanno». Continua Tapparo: «Quindi il bando è pensato per associazioni sportive e non sociali, e qui sta il vero punto critico: non si fa così! Non si può pensare di gestire un’area così grande, in un quartiere così densamente abitato e “difficile”, dando a uno la gestione della rampa, all’altro quella del laghetto, ad un altro le specie arboree o la gestione delle festicciole pomeridiane. Non si tratta di un parchetto qualsiasi, ci vuole una gestione culturale complessiva, con la partecipazione di qualcuno che sappia gestire l’aspetto sociale della vita nel parco».

Non solo apri, chiudi, pulisci Non fa nomi Tapparo, ma vedrebbe bene un’associazione sul modello dell’Arci Ragazzi: «Da quan-

| I lavori di realizzazione della pista da skateboard

do i ragazzi hanno iniziato a usare la rampa da skate, ha cominciato a girare un po’ di spaccio. Lì c’è bisogno di una presenza di professionisti che sappiano gestire i casi sociali, mediare, senza aumentare i conflitti. Quello insomma che facevano gli animatori di strada negli anni ottanta e novanta, e che poi sono spariti». Morale della favola: parco Fornaci non è un impianto “sportivo” ma prima di tutto uno spazio “sociale”.

Ma mentre il bando per lo skate park è stato pubblicato, sulla gestione complessiva dello spazio verde regna ancora una spessa nebbia. «La convenzione con la precedente gestione scadeva il 30 giugno, a quanto mi risulta, ma l’amministrazione non ha ancora pensato a rinnovare» dice l’ex presidente della circoscrizione 6, Matteo Tosetto (Pdl). Da due anni – di cui l’ultimo in proroga – ad aprire, chiudere e sorveglia-

re lo spazio verde è l’assocazione Il Quadrifoglio, che già gestisce il centro anziani del Villaggio del Sole. Tosetto viaggia sulla stessa lunghezza d’onda dell’ex collega dell’opposizione Tapparo: «Su questo eravamo tutti d’accordo – dice -. Come circoscrizione avevamo pensato ad un progetto ricreativo e culturale, che andasse oltre la gestione ordinaria: apri, chiudi, pulisci. Il parco è grande 36mila metri quadri, sarebbe il secondo della città, ma di fatto deve diventarlo. E’ meraviglioso e strategico proprio per il contesto altamente urbanizzato in cui si trova, in mezzo a un quartiere da trentamila abitanti. Noi i primi tempi tenevamo aperto fino alle 21.30 o alle 22».

Circoscrizioni, che nostalgia Il ruolo dell’amministrazione comunale, in assenza delle vecchie circoscrizioni, non avrebbe brilla-

to per rapidità e presenza: «L’amministrazione anche quest’anno ha portato avanti un’iniziativa come “Teatro sotto le stelle” che noi come circoscrizione avevamo promosso per 14 anni – continua Tosetto -. Tutto bene, salvo che poi nessuno della giunta o del consiglio comunale è venuto alle rappresentazioni, in quartiere non si è visto nessuno. E’ normale, hanno altre cose a cui pensare.

Però si sente che non ci sono più le circoscrizioni. Per quanto andassero ridimensionate, c’erano comunque venti consiglieri sempre presenti sul territorio, che ora mancano». La pensa così anche Andrea Tapparo: «Come ex consiglieri siamo totalmente inascoltati, e l’amministrazione sconta una totale assenza di dialogo con le periferie. Avere delle figure di riferimento sul territorio, che potevano segnalare i problemi e conoscerne la storia, serviva».

“

tenzione, la cosa non riguarda solo Guarda qua: queste sono le le badanti: sono tantissimi i lavocarte di un ragazzo del Burkiratori a trovarsi in questa situaziona Faso. Ha lavorato per cinque ne. Ci sono alcuni settori in cui la anni in una ditta, e l’hanno tenuto presenza di immigrati è molto forsempre come apprendista: adeste, penso alla concia o all’edilizia, so, con il fatto che c’è la crisi, non dove ci sono anche molti imprengli hanno rinnovato il contratto, ditori immigrati, e sono settori che e l’Inps non gli dà il sussidio di stanno soffrendo particolarmente. disoccupazione. In più c’è il proE nel momento di crisi le persone blema del permesso di soggiorno. straniere sono le prime a risentirÈ disperato”. Ousmane Condé, il ne, anche solo perché non hanno presidente dell’unione degli imuna rete familiare a cui appoggiarmigrati, il tavolo che riunisce molsi. Qua ci si dimentica te delle associazioni che dietro i numeri ci di migranti presenti sono persone che non nel vicentino, è un possono essere tratpunto di riferimentate così”. to per moltissimi Insomma: la Bossi stranieri venuti a Fini lega il permesso vivere e a lavorare Stiamo di soggiorno al lavodalle nostre parti. E mettendo ro, e quando il lavoro in questi giorni sta poveri salta, come sta avveseguendo da vicino nendo ora, si mette a la preoccupazione e contro rischio anche il perla paura provocate poveri messo di soggiorno. d a l l’appr ova z ione Con tutti i drammi del nuovo pacchetto che questo può causicurezza. L’introdusare: le difficoltà nel pagamento zione del reato di clandestinità, del mutuo (“le banche dovrebbero il permesso di soggiorno a punti, concedere di posticipare alcune le norme più restrittive per il rirate, ma sono tanti i casi in cui conoscimento dei minori stanno questo non avviene”), la famiglia mettendo in crisi migliaia di perda rimandare al paese d’origine, sone già toccate duramente dalla la casa su cui si sono investiti tanfrenata dell’economia, con effetti soldi che viene pignorata. Non ti che saranno tutti da valutare. solo: le tante persone – badanti in “Stiamo mettendo i poveri gli uni testa – che sono già qui e lavorano contro gli altri e questo, come dice senza un permesso di soggiorno il Papa, porterà solo molto dolo(“Perché il meccanismo dei flussi re”, riprende Condé, centrando non funziona, e la gente continua perfettamente il problema. Perché ad arrivare: una badante su due è il fattore che rende più difficile clandestina, non facciamo finta di sopportare le nuove normative, e non vederle queste cose”, osserva molto più esplosiva la situazione, ancora la Carletto) e che magari è proprio la crisi economica. speravano in una regolarizzazione, adesso si trovano di fronte la La crisi selettiva prospettiva di essere considerati Un’analisi condivisa anche da Fapiù o meno come criminali. O di biola Carletto, che per la Cgil segue essere costretti ad un rimpatrio da vicino tutti i problemi che riforzato. “Ma come fa uno che è già guardano il mondo dell’immigraqui sul territorio a diventare un zione, e che in queste settimane sta criminale senza aver fatto nienpassando da un incontro all’altro, te – riprende Condé -. E non tutti registrando ovunque timori, esapossono tornare a casa: molti non sperazione e anche, e non è diffihanno i soldi, molti non possocile da capire, rabbia. “Il problema no perché sono fuggiti da guerre di fondo è la crisi, che rende tutto il e persecuzioni, molti hanno orresto più difficile – spiega -. E at-

mai radici qua, hanno i bambini nati qua e che vogliono stare qua.

Come si fa?”.

Insicurezza e paura Così, non ci vuole molto a capire lo stato d’animo che serpeggia tra le migliaia di migranti che vivono nel vicentino. “Sono spaventatissimi – racconta la sindacalista della Cgil -. E, se guardiamo all’esempio delle badanti, anche le famiglie sono molto preoccupate: un po’ perché non capiscono bene qual è la loro posizione, un po’ perché sono tante le signore che per evitare guai stanno pensando di tornare a casa. E questo sarebbe un disastro, visto che il nostro sistema non aiuta certo le famiglie con anziani o con disabili. E in giro c’è anche molta amarezza. In tanti dicono: ma come, siamo qui da anni, contribuiamo anche alla vostra ricchezza e al vostro benessere, e alla prima difficoltà ci rimandate a casa in questo modo?

Sono preoccupata, perché stiamo seminando odio: c’è un lavorio costante, e molto efficace, per far passare l’idea che chi viene qui per lavorare è solo un problema.

Io vorrei che si facessero sentire anche gli industriali, perché ce ne sono che sono amareggiati e pre-

flickr.com/berther

| L’ingresso del parco

occupati per i loro dipendenti: ma nessuno si espone”.

“C’è quest’idea – aggiunge Condé - che noi immigrati dovremmo lavorare in fabbrica e poi sparire, rimanercene rinchiusi in casa.

Ma non è possibile: noi dobbiamo partecipare anche alla vita sociale e culturale di questo paese, non solo a quella economica. Invece qui ci sfruttano economicamente, e ci spingono verso l’illegalità. Tutto questo non c’entra niente con la sicurezza, anzi. Se uno vuole preoccuparsi della sicurezza non fa distinzioni tra italiani e non italiani: viviamo qua, lavoriamo qua, paghiamo le tasse qui, i nostri figli crescono qui, siamo cittadini anche noi. E siamo pronti a fare la nostra parte e a prenderci le nostre responsabilità. No, questo è solo un modo per raccogliere soldi e per fare demagogia. Non aiuta certo a risolvere i problemi”.

Un circolo perverso In effetti, le nuove norme rischiano di far scattare delle spirali dagli esiti imprevedibili, come spiega bene il presidente dell’Unione degli immigrati: se si continua a complicare la vita a chi è qui regolarmente e lavora, ad esempio con tempi eterni per il rinnovo

del permesso di soggiorno (che spesso arriva già scaduto nelle mani dell’immigrato) oppure con nuove tasse da pagare, si finisce solo per alimentare il circuito del lavoro nero e dell’illegalità. “Ti faccio il mio esempio: io pago oltre 600 euro d’affitto, che sono buona parte del mio stipendio. Se poi mi chiedono anche 200 euro per il permesso di soggiorno, oltre a tutto il resto, come faccio? E come fa chi perde il lavoro e non riceve niente dall’inps, nonostante i contributi versati? Oppure chi lavora già qui ma non è mai stato messo in regola? E guarda che sono in tanti, perché il lavoro nero fa comodo a molti. Tutte queste persone si trovano davanti a difficoltà enormi: invece chi fa il furbo e delinque non ha mai di questi problemi, trova le scorciatoie per il permesso di soggiorno, riesce a pagare tutto senza problemi. È così: si punisce chi è qui per lavorare e si premi chi delinque”. Risultato: chi adesso fa i salti mortali per mantenersi nel rispetto delle regole, potrebbe essere costretto a scivolare verso l’illegalità, a finire nei meccanismi della malavita. “È inevitabile”, conclude Condé. Non c’è che dire, un bel risultato per il pacchetto sicurezza.

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Le minoranze

dimenticate Viaggio fra movimenti, comitati e associazioni ai margini del dibattito in città. Prima puntata: confronto fra Rebesani (Sinistra e Libertà) e Equizi (Salviamo l’Aeroporto) | Da sinistra: Tomaso Rebesani, la pista del Dal Molin e la sede di Aim

di Alessio Mannino

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i sono minoranze senza voce, nell’agone politico di Vicenza.

Vuoi perché poco attive, quindi per colpa innanzitutto propria.

O vuoi perché sistematicamente emarginate dal circuito dell’informazione che conta, che come in tutto il mondo non ama i piccoli guastafeste. Noi vogliamo conoscerle meglio, e cominciamo da due significative per motivi diversi. Una, il neo-partito Sinistra e Libertà, perché in quanto erede dei Ds vicentini non confluiti nel Pd, di buona parte dei Verdi (tranne quelli legati ai centri sociali) e dei socialisti dello Sdi, rappresenta sulla carta una fetta non trascurabile dell’elettorato berico. L’altro, il doppio comitato capeggiato dalla ex consigliere comunale Franca

Equizi, perché gruppo piccolo ma combattivo e sciolto da ogni parentela col sistema destra-sinistra.

Una sinistra delusa da Variati «In questa città, e in tutta Italia, c’è uno spazio enorme alla sinistra del PD, che per ora in buona parte è rifluito nel non voto, ed in parte ha votato Italia dei Valori e Lega», afferma, forse un po’ troppo ottimisticamente, Tomaso Rebesani, uno dei triumviri, col verde Ciro Asproso e il socialista Luca Fantò, della sigla di sinistra.

Realista, però, nel ravvisare i motivi della conversione di alcuni dei suoi al Carroccio: «intanto perché in alcuni comuni della provincia si sono contraddistinti per un attenta gestione dell’amministrazione locale o perché la Lega ha coinvolto come persone di riferimento figure tradizionalmente importanti nei paesi (il piccolo imprenditore, il commerciante, l’artigiano, l’agricoltore, il riferimento della pro loco o del consiglio pastorale); secondariamente la Lega riesce a comunicare in modo efficace alle categorie popolari messaggi semplici e chiari di tutela dei loro interessi». Di qui il progetto politico sognato dalla sinistra non comunista: «la sinistra politica, organizzata in partiti, non rappresenta oggi la sinistra reale, le persone che vivono attraverso il proprio lavoro o collocazione sociale enormi problemi di uguaglianza e giustizia. Queste

caso Aim do un voto molto buono, persone a cui penso sono per fare anche se va dato l’ottimo a Fazioli, qualche esempio lavoratori del perché molto è merito suo. Variati settore manifatturiero (gli operai, ha il merito di averlo messo al suo che alcuni pensavano scomparsi), posto e di sostenerlo nonostante le le donne lavoratrici dipendenti e le correnti forti dei piccoli oligopolidonne che lavorano in casa, i pensti vicentini. Sul Pat ritengo insufsionati con maggiori difficoltà, gli ficiente il lavoro di partecipazione immigrati, gli artigiani e microimfin qui svolto, nel merito attendo prenditori che rischiando tutto di vedere il documento. Sulla silavorano come dei pazzi per arricurezza, invece, trovo le iniziative vare a malapena ad uno stipendio del sindaco e dei suoi a fine mese, studenti assessori inefficaci e e giovani lavoratori ridicole, un tentatiche non hanno posvo di imitare la Lega sibilità di progettare nella sostanza, riveminimamente il prostendo di perbenismo prio futuro profes- Rebesani: i divieti e una mano sionale e familiare. “Bene il lavoro più dura dei vigili».

Questi ceti sociali, se Il vero ostacolo ad non vogliamo chia- su Aim, una collaborazione marle classi, non male del raggruppamento hanno tutele, sono in il Dal Molin” di sinistra è di metobalia dei poteri forti do: «Vedo una giunta (siano essi datori di con il suo sindaco lavoro, banche, mulche lavorano in totale solitudine», tinazionali delle telecomunicazioattacca Rebesani, «il consiglio ni piuttosto che dell’energia o della comunale non è luogo di centrale grande distribuzione)». E’ questo dibattito politico in cui i consigliemondo, che nel Vicentino esiste, ri di maggioranza supportano e che Rebesani sogna di rappresenorientano il lavoro dell’esecutivo; tare. Ma per riuscirci «occorre aned il tutto avviene con uno scardare al governo, per cui l’obiettivo sissimo coinvolgimento della città non può essere quello dell’opposie della miriade di singoli e gruppo zione di professione». Traduzione: che invece questa maggioranza bisogna passare da un’alleanza col dovrebbe cercare di fidelizzare per Partito Democratico, «con lo spipoter ambir a rivincere le elezioni. rito che inizialmente aveva aniIn qualche momento mi sembra mato l’Ulivo». Esperimento fallito quasi che si governi pensando che in passato, ma che secondo Rebecomunque la prossima tornata sani è riproponibile «sulla base sarà comunque vinta dal centrodi idee e comportamenti chiari e destra, quindi vale la pena cercafermi». Altrimenti, significa che re di conseguire qualche risultato «non si vogliono cambiare le cose importante, che lasci il segno dal e a quel punto un’alleanza non ci punto di vista dell’immagine, seninteressa». za cercare di radicarsi maggiorMolto dipenderà anche dall’attuamente tra i vicentini per costruire le maggioranza di centrosinistra un consenso maggiore». Insomma, che sostiene Variati, praticamente Rebesani sperava qualcosa di più, il (debole) Pd e la lista civica del da Achille. Anche sul Dal Molin. «Il sindaco («la scelta di non coinvolfatto che Variati sia stia defilando gerci nel governo della città è stata in modo sornione dalla questione una scelta unilaterale di Variati», Dal Molin non esaurisce l’ultima puntualizza Rebesani). Il giudizio speranza per fortuna. Variati non è sul primo anno di questa ammia favore della base, ma non è disponistrazione ha luci e ombre: «sul

nibile al minimo rischio di tensione nella sua maggioranza o di messa sotto accusa della sua giunta per la questione Dal Molin. Questo fatto per uno come me, che lo ha votato al ballottaggio soprattutto per le sue posizioni in merito al Dal Molin, è sinceramente molto deludente. Va comunque riconosciuto che i suoi margini di movimenti sono abbastanza stretti: la scommessa è far diventare la vicenda Dal Molin di risalto internazionale, coinvolgendo il parlamento europeo e se possibile l’amministrazione Obama». Tutte queste considerazioni, opinabili come tutte le opinioni ma senz’altro lucide, fatica a emergere nel dibattito cittadino. E qui Rebesani fa autocritica: «A Vicenza dovremmo giocare con un po’ di fantasia e percorrere strade nuove. Se anche noi riduciamo tutto il nostro lavoro politico a vedere se il Giornale di Vicenza ci ha fatto o no un trafiletto, non possiamo poi lamentarci della sua posizioni di monopolio. Ovviamente il Giornale di Vicenza e la sua proprietà fanno in casa loro ciò che vogliono. Ma dimentichiamo spesso che siamo noi a dare a quel foglio la centralità che innegabilmente ha nella formazione dell’opinione pubblica a Vicenza».

L’altro No Dal Molin Franca Equizi è stata accusata dal capogruppo del Pd in consiglio comunale, Federico Formisano, di condurre le sue battaglie assieme a non meglio specificati personaggi che tramano nell’ombra col solo obbiettivo di tornare sui banchi di Sala Bernarda. L’ex consigliere, espulsa dalla Lega Nord perché fedele ad una Lega che non c’è più (quella degli albori, anti-partitocratica e anti-berlusconiana, tutta indipendentismo e gazebo di piazza), risponde pacata: «Alle prossime elezioni comunali, che ci saranno alla scadenza del mandato di Variati, non pensiamo. Certo, potrebbe diventare un nostro obbiettivo, ma è legittimo che lo sia,

o lo è solo per chi è in un partito?

I partiti di destra e sinistra si differenziano solo per la facciata, ma poi fanno comunella perché sono servi degli stessi poteri, i poteri forti. Noi, come la vecchia Lega, vogliamo dare più potere ai cittadini». Quando dice “noi”, la Equizi si riferisce a due diversi comitati, che però trovano in lei, che ha la fama di chi rompe le balle e le canta chiare, la portavoce. «Il comitato “Salviamo l’Aeroporto” è composto da una quindicina di elementi attivi su un totale di quaranta persone. C’è gente della mia lista, Riscossa Democratica, ma anche dell’Aeroclub. L’altro è l’Unione dei Comitati per il Territorio, che raggruppa i comitati di Monteviale, viale Trento, Cattane, Maddalene e Costabissara, e che si batte contro la bretella Ponte Alto-Isola e la tangenziale nord». In realtà, con nomi forse un po’ altisonanti, si tratta dei vicentini contrari alla base Usa al Dal Molin che combattono quest’ultima dal fronte urbanistico: a difesa dello scalo civile da un lato e per mettere i bastoni fra le ruote alle due arterie collegate alla Ederle 2 dall’altro. «L’aeroporto va mantenuto. Ma attenzione: non per voli di linea, perché per quelli non c’è richiesta, non c’è business, e la storia di Aeroporti Vicentini,

colo autostradale di Montecchio, secondo noi, lo ha dimostrato. Anpotenziano la viabilità a Piovene drebbe usato per la scuola di volo Rocchette, cosa vogliono ancora? E e per voli sanitari o di emergenza, poi, devo essere l’unica a ricordare o aerotaxi, Vicenza non può rinunche fra non molto il petrolio non ci ciare almeno a questi». sarà più e dovremo ripensare tutSulle due strade, i cui sostenitoto? Economia? Sì, quella degli amiri affermano che sono necessarie ci degli amici che devono fare soldi a priori, l’opinione della Equizi è costruendo opere inutili». netta: «E’ falso. Non sono utili ai Insomma, gira e rigira tutto fa quartieri, alla gente che vive nelle brodo. Per gli Americani. Dal Mozone interessate. La prova è che lin caso chiuso? non sono previsti svin«No. Variati può coli lungo i percorsi. Gli ancora fermare i unici in progetto sono lavori. Il problema all’inizio e alla fine, è che non ne ha guarda caso perfettanessuna intenzione. mente funzionali alle Equizi: Il movimento è in esigenze di trasporto “Bretella e coma: il Presidio è della base americana. in mano ai disobbeSecondo l’assessore tangenziale dienti, basta vedere Lazzari se vengono servono l’ultimo corteo. Mi fatti pioverebbero le ri- alla base” sono battuta come chieste di edificazione. un leone, all’interMa quelle sono aree no del Tavolo della agricole, basta aveConsultazione (l’altra anima, più re le palle per dire no ai cambi di moderata, dei no-base, ndr) perdestinazione d’uso». E le esigenze ché non si aderisse alla manifedell’economia su gomma, invece? stazione, perché si sapeva già di «Con questa crisi? Con appena 800 caschi, bastoni, scudi, insomma camion al giorno dove dovrebbe che sarebbe stata la prova di forza passare la Ponte Alto-Isola? Perché per il G8. Ma alcune associazioni, invece non dirottarli in autostracome i comitati guidati da Albeda? Le code si formano per quelli ra, hanno partecipato lo stesso, che vanno in centro, non per gli e ora se ne sono pentite. Variati autotrasportatori.

Costruiscono invece può vietare l’ingresso ai la Pedemontana, il nuovo svin-

camion nella via dell’aeroporto, e può opporsi sia alla bretella che alla tangenziale. Voglio ricordare che all’interno di un’area militare un Comune non può far niente, ma al di fuori di essa può far tutto. Il sindaco rispetti il mandato per cui è stato eletto, e vada fino in fondo». Ma perché Achille si comporta così? Secondo la Equizi, «perché non vuole farsi nemico nessuno. Su questo la dice lunga che voglia confermare dirigenti comunali come Bordignon, Fichera e Piron. Si fa tutti amici, e così se li farà tutti nemici». Sul Pat però sembra non essere prono ai soliti costruttori. «Appunto: sembra», incalza la Equizi. «Sicuramente teme i poteri forti. Quegli stessi poteri che secondo me tengono in ostaggio il presidente di Assindustria, Zuccato, un Variati confindustriale che non sa decidersi». Su Aim la sfiducia della Equizi investe la magistratura: «perché questa lentezza nelle indagini, questa inchiesta col contagocce? Aspettano la prescrizione? Mancano i giudici? Li richiedessero». E la Lega, suo vecchio amore, come la vede la Equizi? «Prendiamo tutto il casino sulle badanti. Quando ero in Lega attaccai l’allora assessore Piazza, mio compagno di partito, perché aveva finanziato la festa dei

marocchini e altre feste etniche.

Allora fui richiamata. Dov’erano la Dal Lago, Stefani e Sandoli, che oggi attaccano la giunta di centrosinistra? Almeno Schneck sta facendo un buon lavoro smantellando i carrozzoni messi in piedi dalla Dal Lago. Ma finchè ci sarà la finta guerra fra le due cordate della Lega, Dal Lago contro Stefani, questi elementi comanderanno. I militanti di base vedono quello che fanno loro vedere, e anche quello che loro stessi vogliono vedere».

Sentenza finale: «In Lega ci sono troppi democristiani». Con questi toni pare chiaro perché realtà come quella della Equizi non trovino spazio sulla ribalta mediatica.

«Ma certo. A fine maggio, durante il consiglio comunale dopo il terremoto in Abruzzo, abbiamo esposto cartelli che accusavano il sindaco di non voler fermare i lavori abusivi al Dal Molin. Il suo portavoce, Bulgarini d’Elci, è andato in sala stampa a chiedere che non se ne parlasse, e devo dire che Trentin del Giornale di Vicenza è riuscito comunque ad accennarvi. Tutti gli altri, zitti. Questa è l’informazione in questa città: hanno paura di semplici scritte». (questo articolo sarà commentabile sul sito www.vicenzapiu.com)

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cultura

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opinioni

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ViPiù

cultura

Giochi e rumori che palle ‘sti bambini!

Il teatro della Grande Guerra

Un giudice proibisce ai bambini di un asilo di fare giochi che disturbano Un’assurdità, che mostra come stiamo perdendo il contatto con la sana vitalità dei più piccoli

Sesta edizione di “Forti in scena”; nove appuntamenti che coinvolgono tutta la regione e non sono più limitati solo alle fortezze belliche Si spazia dalla danza, al teatro, alla musica

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bambini sono tra le creature più fastidiose dell’Universo.

Cominciano già da piccoli a urlare, per avere una tetta o un biberon, invece di muovere le gambine e andare a mangiarsi un King’s Burger, che è tanto sano e fa tanto bene. Quando poi crescono un po’, vengono presi da una stranissima mania, quella di giocare. Ma naturalmente non si dedicano a giochi tranquilli, che non rompano a nessuno. Per esempio un bel videogioco educativo. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ed hanno dei titoli simpaticissimi: ‘Sbudellation now’, oppure ‘Spara al tuo negro’.

Oppure l’ultimo grido dell’intrat-

pensato bene di metterci rimedio, ed ha emanato un’ordinanza nella quale proibisce ai bambini del locale asilo, quando escono in cortile, appunto tutte quelle attività che loro con infantile malizia definiscono ‘giochi’ ma che invece costituiscono ‘disturbo’ ai residenti del condominio confinante: scapicollarsi sulle altalene, spingersi la voglia di vivere dei bambini, ci giù dagli scivoli ridendo come deprecipita in una cupa angoscia. ficienti ed altri passatempi ugualNessuno intende fare della banale mente rumorosissimi. Il giudice retorica buonista sulla vivacità a non ha fornito alle maestre, che volte eccessiva dei bambini, e tutti posso immaginare allibite e tranoi sappiamo quanti polmoni absecolate, indicazioni sui metodi biamo sputato per insegnar loro per ottenere dalle vitti.. – pardon: a ‘comportarsi bene’, anche negli dai bambini – il silenzio voluto, spazi aperti. Tuttavia, tutti sanma un po’ di creatività didattica le no anche – dovrebbero, sapere – soccorrerà facilmente. Intanto c’è quanto a volte siano ‘giustamente’ il vecchio, caro nastro adesivo da incontrollabili la loro vitalità e la imballaggi sulla bocca, e nei casi loro allegria, perché espressione più ostinati la mordacchia. I pegdi un’adesione piena, spontanea, giori si possono addirittura imbanon mediata, alla belvagliare e legare ad lezza dell’esistenza. improvvisati alberi Tutti sanno – ma forse totemici, così gli alno: forse sono pochi tri possono giocare a saperlo, purtroppo agli Indiani: natu– quanto quella loro ralmente ululando Basta stare vitalità sia terapeutica per finta. un po’ con per gli adulti che hanno la fortuna di inconChild Terapy i bambini A questo punto, per dimenticare trarla, e la voglia di farsi coinvolgere da essa. varie consideraogni tristezza Io so – parlo per me, zioni vengono alla a questo punto – che mente.

Primo. tante mattine mi capiMai, nella mia vita, ta di arrivare a scuola ingrugnito, ho pensato che un giorno avrei immusonito, arrabbiato con me potuto trovarmi d’accordo con stesso e col mondo: come capita Berlusconi, ma quando, qualche a tutti noi, insomma. Ma appena mese fa, invocò la visita psichiavarco il portone, e vengo travolto trica preventiva per entrare in dal turbine di risate, gridolini deMagistratura, evidentemente non menziali, piccoli bolidi che ti inveaveva tutti i torti. Secondo. Molte stono urlando ‘CIAOMAESTRO’, sono le ragioni, oggi, per essere poco a poco mi sento letteralmendisgustati di vivere in Italia. Pote cadere di dosso ogni tristezza. tremmo anzi dire che è difficile Entro in classe, sghignazziamo trovarne qualcuna di valida per un altro po’ insieme – ‘deficiente’ viverci. Ma che un magistrato, tra i ‘deficienti’: fa bene, ogni tanin tutta serietà, possa pensare di to – e poi basta una parola sottoregolamentare e irregimentare

| IXXX

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I

Giochi proibiti No: questi vogliono ‘giocare’ nel senso più primitivo del termine: far casino, alzare polvere, corrersi dietro urlando come selvaggi, cadere per terra piangendo come maialini sgozzati. Intollerabili, è evidente. Menomale che un giudice di pace di Stradella (PV) ha

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di Giuliano Corà

tenimento familiare: quelle manopole che si prendono in mano e poi ci si agita come decerebrati davanti al monitor facendo finta di giocare a bowling o a tennis.

Tra parentesi, questi hanno anche il vantaggio che in questo modo la famiglia se ne sta felice ed unita, e giocano anche papà e mamma, così magari, se stavano per litigare, evitano di prendersi a bottigliate in testa, ché anche quelle fanno rumore.

N

voce per ottenere ‘magicamente’ quel silenzio che qualcuno pensa di stabilire con l’imperio. Dopo di che si comincia ad imparare: leggere, scrivere e far di conto. E anche l’educazione, sì. Ma mi creda, signor giudice: la strada non è quella che ha imboccato Lei. Poscritto Comunque, sono molto preoccupato per quanto potrebbe succedere nella mia scuola, qui nel Vicentino, alla ripresa delle lezioni.

Il cortile confina con una casa da cui molto spesso sono venute aspre lamentele contro le intemperanze dei nostri ‘angioletti’. Un giorno il proprietario si è affacciato e mi ha intimato col dito a uncino: “Lei, venga qua!”. Mi sono fatto piccolo piccolo e mi sono avvicinato, ricevendo una durissima ramanzina in cui si alludeva a misteriose e non meglio definite loro azioni criminali. Pare che avessero tirato dei sassolini – altro non si può trovare, nel mio cortile – contro il muro (piccoli delinquenti: cominciano coi sassolini alle elementari e finiscono con le molotov alle superiori: guarda il G8 di Genova!). Sono stato congedato con la minaccia: “Riceverà mie notizie dal Suo Dirigente!”, che tuttora aleggia inquietante sul mio capo.

Il mio dirigente – persona intelligente – non si è ancora fatto vivo: evidentemente, con l’aria che tira ha altre gatte da pelare. Ma se gli venisse in mente – mio dio – a noi cosa toccheranno, i ceppi?

on solo forti. E non solo le montagne vicentine. Torna per il sesto anno consecutivo la rassegna Forti in Scena, che come ormai da tradizione fonde danza, musica e teatro con gli scenari della Grande Guerra. Nove appuntamenti, dall’11 luglio al 30 agosto, e due novità: il carattere non più locale ma regionale, visto che, pur mantenendo un legame profondo con il vicentino, gli spettacoli trovano suggestiva ambientazione anche a Venezia, Belluno e Verona. E l’abbandono del “forte” come esclusiva cornice scenica, per intendere con “luoghi della grande guerra” anche un museo, un cimitero, un pascolo, una strada che hanno avuto un significato particolare durante il conflitto. Così arte e storia si congiungeranno al cimitero inglese di Roana, a Villa Patt a Sedico, sede del Museo del 7° Alpini, nei pascoli di Monte Sparavieri nell’alta Lessinia.

“Le nostre montagne –sottolinea il Vicepresidente della Provincia di Vicenza con delega al turismo Dino Secco- rappresentano un vero e proprio museo all’aperto

della Grande Guerra, che vogliamo valorizzare e promuovere sia per rendere memoria a tutti coloro che qui hanno perso la vita, sia perché ciò che è accaduto sia monito per le generazioni future. Su questi luoghi i giovani possono non solo studiare, ma anche capire la guerra. E poi c’è il risvolto turistico che vogliamo potenziare, proprio perché storia, arte, natura, cultura sono sinonimo di turismo responsabile, consapevole.”

Forti in Scena bene si inserisce dunque nel più ampio progetto di valorizzazione dei luoghi della Grande Guerra grazie al quale le montagne, non solo quelle vicentine, si stanno preparando a celebrare il centenario dell’inizio e della fine del Primo Conflitto Mondiale. “I luoghi degli spettacoli sono talvolta impervi e difficili da raggiungere –afferma l’Assessore Provinciale alla Cultura Martino Bonotto- eppure ad ogni spettacolo c’è sempre qualche centinaio di persone curiose di vedere come l’arte sia in grado di far rivivere luoghi in cui il tempo pare si sia fermato. Quasi un pellegrinaggio,

per assaporare la pace conquistata, per entrare in armonia con la natura, per ricordare.”

Il festival, ideato da Luciano Padovani della Compagnia Naturalis Labor in collaborazione con il Museo del Risorgimento e della Resistenza del Comune di Vicenza, prevede che tutti gli spettacoli siano ad ingresso gratuito eccetto “Lux Aeterna” al Forte Gazzera a Venezia e “Memorie della Terra” ad Asiago.

Il programma La serata d’apertura di sabato 11 luglio alle ore 21.30 al Forte Gazzera di Venezia sarà condotta dai Polifonici Vicentini con la compagnia Naturalis labor impegnati nello spettacolo Lux Aeterna. Uno spettacolo di musica corale sacra e profana accompagnata da alcuni interventi danzati in luoghi particolarmente suggestivi del forte, a cura di Denise Rossi e Alessandra Cordiano, danzatrici soliste della compagnia. Giovedì 16 Luglio alle ore 21.30 il Parco di Villa Guccioli, sede del Museo Civico del Risorgimento e della resistenza di Vicenza, sarà lo scenario di “Le cose mute”, spettacolo teatrale prodotto da Zelda Produzione con l’interpretazione di Filippo Tognazzo.

L’attore, con questo intenso lavoro, pone al centro la profonda trasformazione delle coscienze all’inizio del XX° secolo, soffermandosi sul conflitto fra tecnica artigianale e tecnologia militare e sulla paura di un nemico sconosciuto ma del quale si condivide un destino di sofferenza e l’esperienza della guerra.

Dall’Iliade a Rigoni Stern...

Il cimitero inglese di Roana ospiterà domenica 26 luglio alle ore 16.30 la prima regionale di “Iliade, la tragedia della guerra” con la regia di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni. Lo spettacolo

sarà recitato, come nella tradizione greca, alla luce del tramonto, senza illuminotecnica e senza altro se non la presenza degli Aedi che narrano la Storia di distruzione dell’umanità data dalla guerra. Domenica 2 Agosto alle 16.30 al Forte Interrotto di Asiago, sarà in scena lo spettacolo di danza contemporanea “Memorie della terra” a cura della compagnia Arearea con la coreografia di Roberto Cocconi.

Un lavoro sull’evocazione di ricordi ispirati ai luoghi e ai tempi delle guerre, per dare voce e corpo a persone, avvenimenti ed emozioni che il passato della terra custodisce gelosamente.

Al Forte di Cima Ritte a Cibiana del Cadore nel pomeriggio di Domenica 2 Agosto alle ore 14:30 sarà la volta di “Animali”, con la regia di Roberto Cuppone. Uno spettacolo di teatro e musica che “costringe” a riflettere, parlando del rapporto tra uomini e animali.

La voce narrante di Armando Carrara, che leggerà testi di Mauro Corona e di Mario Rigoni Stern, sarà accompagnata dal vivo dalla fisarmonica bayan di Miranda Cortes Una prima nazionale per lo spettacolo “La grande guerra meschina” di Sabato 15 Agosto, alle ore 18 dove il pubblico è invitato a salire a piedi sui pascoli alti della Lessinia, nei luoghi ancora oggi segnati da ciò che resta delle trincee della Grande Guerra. Un racconto teatrale e musicale che prende avvio dalle lettere dei soldati dal fronte per arrivare alle cronache della vita in trincea, dei drammatici assalti, delle vili decimazioni. La mestizia dei canti dell’epoca, accompagnati dalla fisarmonica di Thomas Sinigaglia, è affidata all’interpretazione di Raffaella Benetti mentre Alessandro Anderloni dà voce ai pori cani: i soldati, le madri, gli orfani, quelli

che, quella guerra meschina, non l’avevano voluta e l’avevano soltanto subita. ... e da Rigoni Stern a De Andrè Domenica 16 Agosto alle ore 15.30 Bocchetta Campiglia a Valli del Pasubio sarà lo scenario de “Le stagioni del sergente”, l’altro spettacolo di Filippo Tognazzo che, accompagnato da Marica Rampazzo, rende omaggio all’opera e alla vita di Mario Rigoni Stern attraverso la lettura di alcune delle pagine più intense scritte dall’autore asiaghese nel corso del secondo dopoguerra. Le letture avranno accompagnamento musicale dal vivo con i musicisti Giorgio Gobbo e Marco Toffanin.

Villa Patt di Sedico, sede del Museo 7° Alpini, sarà sede il 23 Agosto alle ore 21 di uno spettacolo in ricordo di Mario Rigoni Stern: “100 anni sull’altopiano”. Giuseppe Bertolino e Luisa Coin leggeranno testi di Rigoni Stern, Lussù e Levi accompagnati dalle suggestioni visive di immagini tratte dai film “Uomini Contro” di Rosi, “Italiani brava gente” di De Santis e “I Recuperanti” di Olmi. Le note saranno invece quelle di Bepi de Marzi.

Il Festival si chiude a Forte Campolongo di Rotzo, Domenica 30 Agosto alle 16.30, dove sarà in scena Emanuele Arrigazzi con il monologo “Dormi sepolto in un campo di grano” accompagnato dal contrabbassista Roberto Bellatalla. Lo spunto è quello del verso della famosa canzone di De Andrè, “la guerra di Piero”. La storia che si vuole raccontare è quella di due soldati, di nazionalità diverse ma della stessa età, con gli stessi desideri e le stesse disperazioni, due storie separate che ad un certo punto vanno ad incrociarsi perché bisogna sparare o morire e perché si è semplicemente in guerra

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Rocco,

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I quattrocento colpi di Operaestate

la danza sul ring

Partita la 29° edizione del Festival bassanese.

Due mesi di spettacoli in parchi, ville, castelli e musei che coinvolgeranno tutta la provincia, spaziando dalla musica al teatro, dal cinema alla danza.

Al Castello degli Ezzelini l’ultimo lavoro del pluripremiato coreografo Emio Greco.

Uno spettacolo ispirato a Rocco e i suoi fratelli, in cui i ballerini si cimentano con la nobile arte.

Scoprendo che danza e boxe non sono poi così lontane

| Um momento dello spettacolo

di Giulia Galvan

L

’estate bassanese si apre a un ventaglio di iniziative che accompagnano il cartellone di Opera Estate Festival, tra le quali spiccano le classi di danza contemporanea tenute da illustri esponenti della scena coreutica internazionale.

Emio Greco, pluripremiato coreografo di origine italiana e attivo nei Paesi Bassi con la compagnia EMIO GRECO | PC, fondata insieme al regista olandese Pieter C. Scholten, dal 6 al 9 luglio ha portato a Bassano il workshop Double Skin/Double Mind, un percorso intensivo del progetto Accademia Mobile, una scuola nomade per un’indagine sulle diverse relazioni tra drammaturgia e danza e sulla multidisciplinarietà di quest’arte performativa.

Il workshop di Bassano del Grappa ha coinvolto 18 danzatori professionisti italiani e non, per una formazione basata sullo spettacolo Double Points: Rocco, un’originale trasposizione in danza della

celebre pellicola di Luchino Visconti, Rocco e i suoi fratelli.

Accanto allo studio più strettamente coreografico, i contenuti dell’Accademia mobile si sono avvalsi di seminari di drammaturgia e di un’introduzione alla boxe, curata da Michele Brun, tecnico nazionale di pugilato, che si è prestato volentieri a questo originale esperimento di fusione fra boxe e danza, evocato dall’ispirazione cinematografica del lavoro.

“Allenare i danzatori è stata per me una fonte di stimoli abissali”, afferma Michele Brun, positivamente sorpreso dai risultati ottenuti in così poco tempo. I ragazzi hanno dimostrato un “coinvolgimento totale” nell’allenamento, particolarmente faticoso anche perché nessuno dei partecipanti aveva mai praticato questo sport, che coinvolge fasce muscolari diverse da quelle usualmente utilizzate nella danza, analogamente alle nuove sollecitazioni che Emio Greco cerca di risvegliare nei suoi danzatori. Double points: Rocco dimostra come danza e boxe presentino inaspettati punti in comune: l’importanza rivestita

dall’equilibrio, dal bilanciamento e la fede in valori fondamentali come il rispetto delle regole e il rispetto reciproco degli antagonisti.

“Per me la scena è un ring, e, come il pugile non sta mai fermo, il nostro modo di fare danza fa sì che essa sia in continua evoluzione, mai ferma in un punto”, dice Emio Greco. Nel virtuosismo degli interpreti dello spettacolo in scena domenica sera al Castello degli Ezzelini si riscontra un perdurante rinnovarsi di equilibri, dove i fendenti divengono vettori che conquistano lo spazio, integrandosi nella dualità fra i combattenti, fortemente cercata in tutta la serie Double Points, inaugurata nel 1999. Il quadrato entro cui viene sviluppato il tema racchiude l’idea del mantenimento e della rottura dell’equilibrio, in un’accanita prova di forza. È il primo lavoro della compagnia in cui è costante il contatto visivo, lo stesso con cui il boxeur sfida l’altro e ne legge l’intenzione. È la lotta fra due personaggi, quella che si osserva nella struttura stessa del capolavoro viscontiano, per un equilibrio dell’essere antagonisti, fratelli, innamorati. Si rappresenta la relazione di fratellanza o di sfida, in cui questo bilico metaforico si articola attraverso il gesto per esprimere rabbia, tenerezza, forza, sentimenti altalenanti che si risolveranno, forse, in un abbraccio.

Il gesto del corpo che si offre all’altro esprime, secondo Emio Greco, un sacrificio: “Quando si è protagonisti di qualcosa, nel senso di assumersi dei rischi, essere parte attiva, c’è sempre una parte di sacrificio, qualcosa che offri, non tieni per te; non è un sacrificio che va perso, ma è utile per una causa, per difendere un ideale e pertanto è anche un atteggiamento politico proprio perché

implica un impegno”.

Di scena è anche l’intelligenza del corpo, ciò che il corpo sa o ricorda di essere, anche se il processo non avviene a livello razionale: “Muovendo il corpo riesco ad avere la percezione di cose che a volte non riesco a capire usando soltanto il pensiero razionale”. Così, abbandonandosi al flusso dei movimenti, è possibile riscoprire un modo diverso di esplorare la realtà.

Double points: Rocco 12 luglio, h 21.20 EMIO GRECO | PC (Paesi Bassi) Coreografia: Emio Greco, Pieter C. Scholten Danzatori: Dereck Cayla, Christian Guerematchi, Jesus de Vega Gomez Produzione: ICKamsterdam Emio Greco PC Castello degli Ezzelini - Bassano del Grappa

Il calendario della danza 12 luglio h 21.20: Double points: Rocco Emio Greco / PC (Paesi Bassi) coreografia: Emio Greco Castello degli Ezzelini - Bassano del Grappa

19 luglio h 21.00: Amedialuz, nell’ambito di Cald Art, II Edizione Serata di Tango con coinvolgimento del pubblico Caldogno, Piazza Europa

biglietti: intero € 20 - ridotto € 18

Ingresso libero

15/16 luglio h 21.20: GPS for a romance Hjort Dance Company (Norvegia-Giappone) con: Kristin Hjort Inao e Yoshifumu Inao Le Bolle di Nardini - Bassano del Grappa

25 luglio h 21.20: Il Lago dei Cigni Teatro dell’Opera Rudolf Nuereyev (Russia) Castello di Romeo - Montecchio Maggiore

biglietti: intero € 18 - ridotto € 16

18 luglio h 21.20: Play Kataklò Castello di Romeo - Montecchio Maggiore biglietti: intero € 15 - ridotto € 13

Biglietti: intero € 15 - ridotto € 13

| Uno spettacolo della scorsa edizione (foto di Rossella Viti)

di Roberta Pileggi

V

enerdì 3 luglio è iniziata la XXIX edizione di Operaestate, Festival Veneto che proseguirà fino a domenica 6 settembre. Il centro della manifestazione è Bassano del Grappa, ma sono trentuno le città palcoscenico coinvolte, che mettono a disposizione parchi, ville, castelli e musei, come scenografia delle quattrocento serate di spettacolo previste per i prossimi due mesi. Spettacoli che spaziano nelle diverse forme d’arte e di intrattenimento, dal teatro alla danza, dalla musica al cinema, e che ospitano artisti e produzioni provenienti da diciannove paesi diversi.

Il programma del Festival mescola avanguardia e tradizione, proponendo anteprime e progetti originali realizzati in esclusiva

per l’evento, che lo caratterizzano come uno dei più ricchi ed innovativi a livello nazionale. Il Veneto si scopre così capace di valorizzare i suoi luoghi e la sua storia, esaltandone i caratteri artistici e paesaggistici. Ma è anche in grado di avvicinarsi alla ricerca e al contemporaneo, mettendo in relazione strutture e soggetti locali, nazionali e internazionali. Questi sono proprio gli obiettivi primi che il festival cerca di perseguire da quando è nato.

Tra gli elementi che hanno reso famoso Operaestate sono le prestigiose coreografie di danza contemporanea e del balletto classico. Ma diverse sono anche le proposte teatrali che ne arricchiscono il calendario. Dalla riscoperta delle radici che caratterizzano una comunità alle biografie di personaggi che hanno

segnato la storia, dalla natura che fa spettacolo ai sapori del teatro, questi gli argomenti che animeranno gli appuntamenti teatrali della manifestazione. E che vedranno esibirsi illustri ospiti, come Paolo Rossi e Marco Paolini.

Anche la musica trova spazio nel programma. Classica d’estate propone eventi sinfonici, mentre le sonorità jazz vengono interpretate dal Veneto jazz festival. Il Summer Jazz Workshop, invece, si traduce una serie di seminari di approfondimento musicale che si svolgeranno a Bassano nella seconda metà di luglio. I docenti della New School University di New York e gli allievi coinvolgeranno l’intera città con concerti e jam session. Anche Lirica in concerto fa parte della sezione musicale, mentre il Cinema d’autore chiude l’intera manifestazione.

All’interno del festival si svolgerà anche B.Motion, che riunirà in due settimane di spettacoli le proposte più contemporanee del teatro e della danza. Dal 25 agosto al 5 settembre, gli eventi saranno in tutto venticinque, tredici le prime nazionali, tre anteprime assolute e cinque coproduzioni. Si terranno inoltre incontri, approfondimenti e laboratori di critica teatrale finalizzati a relazionare artisti, critici, ricercatori e pubblico. Si rimarca così lo spirito internazionale del festival, la sua inclinazione verso la ricerca e per i giovani artisti. Non manca inoltre l’attenzione ai più i piccoli, ai quali è dedicato MiniFest, una serie di spettacoli teatrali, di danza e magia per bambini.

Il Programma in pillole TEATRO Diversi i percorsi che attraversano quest’anno il Festival del Teatro. Nel primo alcuni prestigiosi nomi della prosa e del cinema italiano scelgono di farsi vox populi in tre progetti ambientati a Bassano e nati con l’obiettivo di riscoprire le radici comuni che definiscono una comunità. Stefano Massini crea appositamente per Operaestate una serata evento dal titolo “L’Italia s’è desta”: un cocktail di storie raccontate da Ottavia Piccolo (07/8). Fuori dai cliché del testo monologante, ritroviamo invece un insolito Paolo Rossi (22/7) guest star in “D’ora in poi (Come sarebbe se fosse diverso)”, uno spettacolo corale proposto dalla giovane compagnia milanese Baby Gang.

Completa questo primo segmento Filippo Timi (6/9) con “Il popolo non ha il pane? (Diamogli le brioche)”, una versione riveduta e corretta dell’Amleto shakespeariano che si avvale di un linguaggio fortemente contemporaneo per raccontare la disarmante fragilità umana.

Il secondo segmento individuato è invece dedicato alle biografie di personaggi che hanno fatto la storia nell’arte, nella scienza, nella letteratura, nella musica, in campo accademico e spirituale.

Filippo Tognazzo con la Piccola Bottega Baltazar raccontano Fabrizio De Andrè (21/7), Pino Petruzzelli ripercorre i testi di Mario Rigoni Stern (7/8), Lucia Schierano si occupa della prima donna laureata Elena Lucrezia Cornaro (8/8), Eugenio De Giorgi di Papa Giovanni (9/8). E poi Marco Paolini presenta i primi studi del nuovo progetto dedicato a Galileo (11 e 12/8), Patricia Zanco offre la sua personale interpretazione di Maria Callas (20/8) e Laura Curino penetra il fascino misterioso del Giorgione (22/8).

Altro originale percorso quello in cui la natura fa spettacolo. Un progetto ambientato a Loria che propone un ritorno alle origini, che ironizza sulla capacità interpretativa di pomodori e zucchine, di bulbi e radici. Apre Lorenza Zambon con la sua Prima lezione di giardinaggio (Per giardinieri anonimi rivoluzionari) (10/7) prosegue Elena Guerrini con Orti Insorti (29/7), uno spettacolo dedicato alla civiltà contadina e per chiudere Sandokan (Spettacolo per attori e verdure) (6/8) un lavoro che rende incredibilmente protagonisti gli ortaggi.

Torna al festival in una nuova smagliante edizione I sapori del teatro: il progetto che fonde enogastronomia e spettacolo propone per il 2009 tre appuntamenti dedicati al Vino Mosso (30/7 Molvena), al Vino Bianco (31/7 Valstagna) e al Vino Rosso (1/8 Pove del Grappa) e un’inedita Cena di Nozze… con Delitto (4/8) della Compagnia Abocca-

perta, un gioco-spettacolo ospitato nella Villa Razzolini Loredan di Asolo dove i partecipanti alterneranno alle portate della cena, un’autentica indagine poliziesca.

MUSICA La sezione del festival dedicata alla musica propone appuntamenti sinfonici e cameristici per il programma Classica d'estate.

A comporre la sezione sinfonica l’Orchestra Filarmonia Veneta (11/7 Nove) con un programma tutto dedicato Bach e l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia (19/7 Bassano) con la “Sinfonia fantastica” di Berlioz. Quattro i concerti da camera con i Fiati della Filarmonia Veneta che propongono “L’opera da camera” (24/7 Villaverla) e a Bassano il Trio Riccati (2/8) con “L’anima musicale russa” il pianista Gabriele Vianello (14/8) con “Romantiche Passioni” e il chitarrista Alberto Mesirca (18/8) in “Nocturnal”.

Come ogni anno anche il grande jazz è protagonista con Veneto Jazz Festival. Tra gli appuntamenti di punta quello con l’Hiromi Quartet (15/7) e poi Adam Holzman Synth Solo (21/7) e Fabrizio Sotti Trio (22/7). In programma anche il nuovo progetto di Saverio Tasca e Andrea Bressan (13/7). Ma a farla da padrone sarà come sempre il Summer Jazz Workshop: una serie di seminari internazionali di approfondimento musicale a Bassano nella seconda metà di luglio con i docenti della New School University di New York.

CINEMA Completa il progetto del festival, come di consueto, il cinema d’autore, con la programmazione nelle sette arene di Bassano (Giardino Parolini), Thiene (Villa Fabris), Rossano Veneto (Parco Sebellin), Sandrigo (Villa Comunale), Montecchio Maggiore (Castello di Romeo), Schio (Villa Toaldi Capra), Castelfranco Veneto (Villa Bolasco).

LIRICA La stagione lirica del Festival, da sempre uno dei punti cardine dell'intero progetto, ha quest’anno un’apertura autunnale con la presentazione di 2 nuovi e prestigiosi allestimenti co-prodotti da Operaestate con gli altri enti teatrali del Veneto aderenti al nuovo programma regionale di promozione lirica LI.VE.:oltre al Comune di Bassano, i Comuni di Padova e Rovigo. Ecco allora le nuove produzioni de La vedova Allegra di Franz Lehar (23 e 25/10) e Il Trovatore di Giuseppe Verdi (20 e 22/12) con la direzione musicale di Omer Welber e quella teatrale di Denis Krief.

(Programma completo su www.operaestate.it)

movida

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ViPiù

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Ultimo round per il Paradiso

Popcorn

Aperitivi

The Wrestler racconta la parabola di un vecchio campione che tenta di rimettere insieme i pezzi di una vita bruciata.

Un grande Mickey Rourke per un magnifico film, girato con delicatezza e senza toni pietistici

EnPleinAir

di Giuliano Corà

R | Una serata al lounge bar

Dopo il lavoro o prima della disco, il locale di via Divisione Folgore è diventato un must delle serate vicentine. Merito di ambiente fashion, cocktail esotici, cicchetti sfiziosi e staff di prim’ordine

di Francesca Danda

A

peritivi glam, beat elettronico, minimalismo, abbigliamento all’ultimo grido. E tanti soldi che girano. Quello che alcuni, malignamente, chiamano fighetteria. È il mondo del clubbing notturno, che ogni fine settimana calamita migliaia di giovani vicentini à la page nel circuito dei lounge bar pre disco, parecchi e sempre affollatissimi. Ma ce n’è uno che da qualche tempo va per la maggiore, miscelando ettolitri di ottimi cocktail ogni sabato e domenica per anche 500 avventori alla volta. Si chiama En Plein Air e, a dispetto del nome, se ne sta rintanato nel complesso commerciale di via Divisione Folgore, seducendo il popolo della notte in transito per via Diaz con trendy dj set e giochi di luce che ammiccano dalle grandi vetrate.

Nato nel 2007 e passato nelle mani di Libero De Martino lo scorso anno, il sofisticato open space hi tech in bianco e nero è diventato da subito una delle mete più cool della movida di Vicenza alla ricerca di un rifugio modaiolo e d’atmosfera dove scaldare i motori prima di scatenarsi in discoteca.

Arrivando nel 2009 ad aprire una frequentatissima “filiale” jesolana (in piazza Milano) e dando del filo

da torcere agli altri aspiranti top of mind in lizza come Statale 11, A4, Wengè o Circus. «Tanto che persino Max ci ha dedicato un articolo» sottolinea Gianluca De Martino, dipendente del locale e “figlio d’arte”, indicando un riquadro patinato del numero di luglio 2009 intitolato “I Top Five in Italia – il meglio dei club estivi”.

E non è un caso, perchè gli standard qualitativi dell’En Plein Air rispettano tutti i must del settore, senza badare a spese: ambiente fashion (persino le colonne doriche!), bollicine raffinate, sfiziosa cicchetteria, serate a tema, musica pre disco, sito Internet dedicato e staff di prim’ordine. «Qui da noi abbiamo solo chef e barman professionisti» racconta Gianluca, snocciolando a seguire una serie di cocktail dai nomi esotici ed improbabili inventati dai ragazzi dell’En Plein Air. C’è da perdersi tra il Pink Passion, l’Ocean Breeze o il Non So Che. Noi però optiamo per un classico Mojito – il loro best seller -, che effettivamente non tradisce le aspettative, anzi le supera puntando sul gusto

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a discapito del grado alcolico. Caratteristica apprezzata, visto che l’orologio segna le sei e mezza di pomeriggio.

Finché però chiacchieriamo al bancone con Gianluca - che affetta affannosamente chili di arance e lime, ben conscio di ciò che sta per succedere – non ci accorgiamo dell’orda di clienti in arrivo.

Timbrato il cartellino e chiusa la porta dell’ufficio sono in moltissimi quelli che accorrono alla terrazza esterna del locale a consumare anche in orario aperitivo.

Di tutte le età: trentenni per uno spritz e coppiette di cinquantenni per un Franciacorta. Che con l’occasione possono conoscere gente interessante, rincontrare qualcuno d’intrigante o semplicemente distendere i nervi dopo gli stress quotidiani. «Tutta bella gente quella che viene qui – commenta un cliente soddisfatto – niente fricchettoni o ubriaconi. C’è stile».

E lo stesso conferma sornione un fornitore di passaggio, anche se a noi è poi rimasto il dubbio, concedeteci la malizia, che si riferisse alla capacità di spesa.

icordate il sorriso di Angel (Angel heart, A. Parker, 1987)? Quel sorriso timido e spaurito, che lo conduce alle soglie dell’Inferno? Se farete attenzione ne coglierete qualche sprazzo

Gli appuntamenti sabato 11 SWING OUT QUINTET Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo – musica jazz swing Free entry sabato 11 BACK IN THE 70’S + CALIBRO 35 Parco Tesinella Sud (Grisignano di Zocco), dalle 16 Socorock – proiezione di film e musica a tema, happy hour + concerto prog funk jazz da Milano (ore 22) Free entry sabato 11 BETOSCHI + SAKEE SED Area Biblioteca Comunale – via Rossi 32 (Dueville), ore 21.30 Rassegna Busnelli Giardino Magico – doppio concerto rock alternativo da Bergamo Free entry sabato 11 MADRUGADA + LUCA BASSANESE + WIT MATRIX Piazza Statuto di Schio, dalle 20.30 Notte Bianca – tributo a De Andrè (20.30) + concerto del cantautore vicentino con la Piccola Orchestra Popolare (22.30) + tributo ai Pink Floyd (24.00) Free entry

domenica 12 DAVIDE PERON + FABIO CARDULLO Rifugio Campogrosso – Monte Obante (Recoaro), ore 14.30 Mi rifugio in tour 2009 – concerto dei due cantautori vicentini Free entry martedì 14 NEW TROLLS Piazza degli Scacchi (Marostica), ore 21.30 Concerto grosso trilogy – trasposizione delle tre opere più ambiziose dei folletti del prog italiano accompagnati da un’orchestra di 22 elementi Ticket (min. 28,00 – max 38,00 euro) mercoledì 15 SINERGIA Parco Retrone di quartiere Ferrovieri, ore 21 Ferrock – reunion ufficiale del gruppo etno popular funk Free entry giovedì 16 MARTA SUI TUBI + ORLANDO RITENUOLI Parco Retrone di quartiere Ferrovieri, ore 21 Ferrock – concerto folk punk pop rock del trio siciliano + concerto rock insidioso Free entry

sabato 11 LOST + THE WANTED Stadio comunale Bertoldi – Piovene Rocchette, ore 21 Concerto pop rock della band scledense col “Sospeso live tour” + concerto rock Ticket (euro 10,00)

venerdì 17 TRIOTRONIC Nuovo Bar Astra – contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo con Michele Polga (sax & live electronics), Stefano Senni (bass & l.e.), Walter Paoli (drums & l.e.)

Free entry

domenica 12 KASSYUS KLAY Area Biblioteca Comunale – via Rossi 32 (Dueville), ore 21.30 Rassegna Busnelli Giardino Magico – cineconcerto rock psichedelico sperimentale Free entry

venerdì 17 TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI + THE FORTY MOOSTACHY Parco Retrone di quartiere Ferrovieri, ore 21 Ferrock – concerto punk’n’roll + concerto stoner rock Free entry

nel volto devastato di Andy “The Ram” Robinson, come se per il bellissimo Mickey Rourke di allora vent’anni di botte e di stravizi non fossero riusciti a spegnere, in quel “vecchio pezzo di carne maciullata” che è adesso, il suo amore e la sua paura per la vita.

Qui Rourke è un vecchio eroe del wrestling, che oggi porta in giro a fatica il suo corpo provato da mille combattimenti. Non ha salvato nulla dei successi d’un tempo. Vive in una vecchia roulotte, quando riesce a pagare l’affitto.

Non una famiglia. Ha una figlia che lo odia, per essere sempre rimasto assente dalla sua vita. La gloria, però, gli è rimasta, e quando ancora si esibisce in incontri di serie B, il pubblico che lo acclama come una leggenda gli fa vibrare il cuore. Ed anche la dignità, gli è rimasta, che gli fa sopportare un merdosissimo lavoretto per tirare avanti. E un’altra cosa: la purezza di cuore. Andy è davvero un puro di cuore, e se per Angel alla fine si

aprivano le porte dell’inferno, qui la luce di quell’ultimo riflettore è certo, per The Ram, quella del Paradiso.

Ma sono gli ultimi fuochi, per Andy, che “ha sempre bruciato la candela da entrambi i lati”. Alla fine di un incontro, un infarto lo stronca: ancora uno e sarà la fine.

Andy prova a rimettere i pezzi di una vita bruciata, ma ormai è impossibile. Però, niente è perduto, quando la folla urla il tuo nome, quando i ragazzi ti riveriscono come un mito, quando sui manifesti appare ancora una volta il tuo nome in grande. The Ram accetta ancora un incontro, e dal ring guarda con amore e riconoscenza per l’ultima volta il suo pubblico, ‘la sua vera famiglia’. Mickey Rourke è un vero, grande e sensibile attore. The wrestler è un magnifico film, girato con pudore e delicatezza, e con un’ammirevole sobrietà, che non assume mai banali toni pietistici.

The wrestler, D. Aronofsky, USA, 2008

Sul comodino

Il Cercatore e i misteri di Catilina Terzo romanzo di Steven Saylor con protagonista Gordiano, che questa volta viene coinvolto nella lotta tra Cicerone e Catilina. Dietro l’affresco storico, una storia avvincente e qualche riflessione di grande attualità

di Giovanni Magalotti

6

3 a. C. Gordiano, soprannominato “il Cercatore” per le sue notevoli capacità deduttive, ha ereditato una tenuta in Etruria e vi si è ritirato con tutta la famiglia.

Messosi finalmente alle spalle il caos di Roma, pare aver trovato nella vita contadina un invidiabile equilibrio. Intanto, in città, la repubblica affronta un momento di grande incertezza: alla vigilia delle nuove elezioni consolari, si fronteggiano su schieramenti opposti Cicerone, che si oppone a qualsiasi cambiamento radicale, e Lucio Sergio Catilina, che domanda insieme alla plebe immediate riforme politiche e sociali. Cicerone

chiede segretamente a Gordiano di ospitare Catilina in Etruria e di controllarne i movimenti. Quando, a elezioni perdute, quest’ultimo si prepara a scatenare una guerra civile, la situazione precipita.

Ancor più che nei due precedenti romanzi con protagonista Gordiano, lo scrittore americano Steven Saylor ambisce al grande affresco storico. Quasi tutta la cura dell’autore viene impiegata nella definizione a chiaroscuri del controverso personaggio di Catilina, di cui si riconoscono insieme il fascino e le contraddizioni e su cui non si emette un giudizio storico definitivo (così che il titolo del romanzo, oltre a riferire il piacere di Catilina di stuzzicare il pubblico con indovinelli di ogni sorta, finisce per sottolinearne anche la natura

enigmatica). Le atmosfere della periferia cittadina (la Suburra), del Foro e del Senato, con tutti gli agi e gli affanni della vita a Roma in quel periodo, sono restituite con vividezza, anche se qualche taglio avrebbe donato maggiore agilità al romanzo. Di un certo interesse, per la sua attualità, è l’annotazione secondo cui la gestione del potere è affidata più all’eloquenza delle argomentazioni che alla fattiva messa in opera dei provvedimenti.

Steven Saylor, L’enigma di Catilina, Editrice Nord, 550 pp., € 14,90

sport

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ViPiù

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Pallavolo

Per un punto la Geoplast perse la B

Pallanuoto

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Il match point

dell’Ingegnere Giovanni Coviello, ex patron della Minetti, ha ceduto tutte le quote del club da lui gestito per tre lustri. Alcuni protagonisti della pallavolo vicentina e nazionale ne tracciano la figura di uomo di sport.

Nei play off disputati a Napoli le ragazze di Sergio Peri si sono piazzate a una sola lunghezza dal Pescara promosso in B. Per il setterosa berico si è chiusa così una stagione di crescita e consolidamento

“

di Paolo Mutterle

N

iente salto di categoria per la Geoplast Vicenza. Anche l’anno prossimo il setterosa berico militerà in serie C, dopo che nei play off disputati a Napoli la promozione è sfumata per un solo punto. Per le ragazze allenate da Sergio Peri quella appena conclusa è stata una stagione di consolidamento. Grazie anche al grande lavoro svolto sul vivaio, le vicentine potranno ripresentarsi l’anno prossimo ai nastri di partenza del campionato regionale di C con rinnovate ambizioni e un organico, se confermato, di sicuro valore.

Il secondo posto maturato in regular season dietro alle trevigiane dello Stile Libero di Preganziol ha costretto la Geoplast a una lunga e dispendiosa trasferta in Campania per incrociare la seconda del girone lombardo, la Canottieri Milano, e le migliori classificate dei gironi del Centro-Sud (Team Marche, Water Polis Pescara e Penta Nuoto 2000 Napoli).

L’esordio vedeva Vicenza affrontare proprio il Napoli padrone di casa senza Peruffo squalificata. Di fronte a un tifo da stadio venuto a sostenere la squadra di casa all’apertura del torneo, la Geoplast parte contratta, va in svantaggio nel primo tempo e non riesce a recuperare la rete partenopea. Nella seconda frazione le beriche impattano, il Penta Nuoto torna a condurre a un minuto dalla fine e proprio sulla sirena la rovesciata finale di Valentina Bonelli si stampa sul palo. Sarà una

sconfitta pesante nel bilancio finale dei play off. Alla seconda giornata la Canottieri Milano si dimostra nettamente la formazione più attrezzata del lotto, ma non riesce a segnare più di sette reti a una Geoplast ben organizzata in difesa, con Annachiara Traverso che si prende il lusso di neutralizzare un rigore alla capocannoniere Domenichini. Migliorando gara dopo gara, la compagine di Sergio Peri (pur priva della capitana Faggionato) riesce a sfoderare un’ottima prestazione contro il Team Marche, che il giorno prima aveva liquidato Napoli con un secco 8/4. Grazie alle doppiette di Peruffo e Troia la Geoplast si porta in vantaggio di quattro reti e gestisce, seppur con qualche brivido, la partita fino alla fine.

Contro il Water Polis Pescara arriva il capolavoro. La rientrante Michela Faggionato segna la rete della vittoria contro la seconda classificata e neopromossa in serie B, forse con l’azione più bella dell’intero torneo: tiro al volo sul dorso. La vittoria all’ultima giornata fa salire la Geoplast al terzo posto, a un solo punto dalle abruzzesi. Il rammarico è tutto convogliato alla sconfitta con Napoli nella prima giornata, ma rimane anche la soddisfazione per la crescita avvenuta partita dopo partita.

“E’ stata esperienza importantissima - ha sottolineato a conclusione dei play off il tecnico Sergio Peri - segno che la strada scelta è quella giusta. La squadra è cresciuta giorno dopo giorno, confermando una buona propensione alla difesa ma anche qualche difficoltà nell’andare a rete. Comunque solo il fatto di aver battuto la neo promossa in B Water Polis ed essere la squadra

che ha incassato meno reti dalla Canottieri Milano prima classificata dà l’indicazione della crescita fatta. Peccato non averci creduto a sufficienza fin dalla prima partita.

Forse tradite dall’emozione e dal tifo assordante le ragazze si sono un po’ bloccate nella gara che, con un pareggio sfiorato, ci avrebbe potuto dare la promozione in serie B”.

Le pagelle di Sergio Peri Allenatore Geoplast Vicenza ANNACHIARA TRAVERSO (Portiere) Ha sempre dimostrato grande determinazione e non ha mai smesso di incitare le compagne. Si è superata nella gara con la fortissima Canottieri Milano parando un rigore

ELISABETTA PERUFFO (Centrovasca) Purtoppo la squalifica scontata con il Napoli nella partita d’esordio ha pesato nell’esito della gara.

Si è rifatta nelle partite successive andando anche spesso a rete.

MICOL TROIA (Attaccante) È maturata durante tutto il campionato e ha ricevuto i complimenti anche degli allenatori avversari.

Quando alzerà la percentuale di realizzazioni sarà veramente un pericolo per le altre squadre.

MICHELA FAGGIONATO (Difensore - capitano) La nostra giocatrice più esperta, a lei va dato il merito di aver trascinato la squadra dall’inizio del campionato. In avanti è dotata di ottimo tiro, ma può giocare in tutti i ruoli. Grande generosità.

VITTORIA TOSIN (Difensore) Ha iniziato quest’anno, ma grazie alla sua volontà ha fatto passi da gigante. Velocissima, si è immediatamente inserita nel gruppo.

GIULIA TOFANO (Difensore) Giovane di grandi possibilità. Non al 100% di condizione, a Napoli non è riuscita ad esprimersi al meglio ma ha contribuito egualmente al buon esito dei play off.

BEATRICE PINTON (Ala) Giocatrice leggera, ha nella grinta il suo punto forte. Ottime le sue prestazioni sia in campionato che nei play off. Importante la sua rete contro Water Polis Pescara.

FEDERICA CEGALIN (Centroboa) Nell’ultimo mese non è riuscita ad allenarsi con costanza, ma è riuscita a gestirsi bene per portare il suo contributo. Sfortunata in di-

verse occasioni quando i suoi tiri hanno trovato pali e traverse.

VALENTINA BONELLI (Centroboa) Giovane giocatrice dalla rovesciata potentissima (quando le riesce).

Comunque molto forte e grande combattente. Non appena riuscirà ad acquisire un abilità sufficiente nel nuoto farà veramente faville.

ta retrocessione in serie A2, nella Un innamorato dello sport”: stagione finita tre mesi fa. così il presidente della Fipav Oggi Coviello appare un uomo vicentina, Davide De Meo, defisolo, dopo il distacco da Joy Volley, nisce l’”ingegnere della pallavola società che gestisce attualmente lo” Giovanni Coviello. Artefice ed il team Minetti, e le vicende giudianima dell’avventura berica nella ziarie che lo hanno inghiottito in massima serie, in più di quindici un buco nero affatto privo di ipoanni di attività in terra vicentina crisia e irriconoscenza da parte di l’ex patron della Minetti ha firmamolti che gli sono stati a fianco neto tutti le tappe che hanno fatto gli anni d’oro. “Fra tutti i beni che la storia biancorossa: dal suo inla saggezza procura per rendere la gresso nel club di A2 allora diretvita felice, il maggiore è l’amicito da Diego Fontana, nel 1994, alla zia” diceva Epicuro. Così abbiamo costruzione di un team vincente, interpellato alcuni sfociata nella pronomi noti del volley mozione del Biasia locale e nazionale, (1998), dagli undici professionisti o dirianni di A1 alle mitigenti che hanno avuto che sfide con Novara, Con lui Vicenza per anni con Coviello Modena e Bergamo, è diventata una relazione quotialla Coppa Cev e la Supercoppa italiana una delle piazze diana, a volte fatta di scontri a muso duro, vinte nel 2001 (en- più importanti ma anche di grande trambe sconfiggendo della pallavolo rispetto, sempre nel le orobiche), dagli comune intento di innumerevoli trofei femminile coltivare l’essenza dei nel beach 4 x 4 (oggi valori dello sport. Il Sand Volley) al serisultato del giro di contatti è stato condo posto in Challenge Cup del sorprendente: molti infatti gli esti2008 (al termine dell”esilio” imomatori ed amici dell’ingegnere, di lese), alle moltissime atlete lanquelli che potrebbero valergli, se ciate nell’orbita dei grandi club, ad ha ragione Epicuro, una vita felice. un vivaio organizzato nel tempo Nessuno degli intervistati osa sbiad altissimo livello e pluriscudetlanciarsi in un commento sull’iter tato, fino ad arrivare all’inopina-

ANNA MIRIAM BIGA (Difensore centrale) Tatticamente molto attenta, riesce grazie alla visione di gioco a marcare tranquillamente ogni centroboa avversario. Grande generosità, importantissima negli equilibri di squadra.

Fanno parte della rosa ma non erano presenti a Napoli: MARTINA MERLUZZI, BEATRICE ZANINI, ARIANNA CUSMANO, MARTINA LORENZON , ELENA DALL’ARMI, MARIA GRAZIA FUMAROLA | La vittoria in Supercoppa italiana

| Coviello con la squadra di A1

giudiziario che Coviello dovrà affrontare per ribattere ai rilievi mossi dalla Guardia di Finanza, sui presunti illeciti amministrativi per i quali è indagato. Universalmente, però, si riconosce all’ingegnere grande capacità di comunicazione, correttezza professionale e tanto spirito d’iniziativa, sempre utilizzato per il bene della Minetti e del suo patrimonio di giovani atlete del vivaio. “Credo - è ancora il presidente Fipav De Meo a parlare - che Giovanni abbia sempre e da sempre speso fino all’ultima goccia di sudore per il bene del volley. Non ha mai perso un colpo: la sua inventiva e la sua vulcanica intraprendenza hanno fatto sì che Vicenza sia diventata, negli anni, una delle piazze più importanti della pallavolo femminile. Ha conservato la serie A1 della Minetti a prezzo di sacrifici quotidiani e il movimento di base gli deve molto”.

Tantissime le giocatrici lanciate da Coviello, che è riconosciuto nell’ambiente ottimo talent scout.

A scorrere i nomi di molte formazioni di grido del panorama nazionale, si osserva come in molte hanno indossato, agli albori di carriera, la maglia biancorossa: da Togut a Paggi, da Zilio a Pachale, da Poljak a Glinka, da Wijnhoven a Skowronska, solo per citarle a braccio, e dimenticandone molte di più. “La mia stima per l’ingegnere è il risultato di una conoscenza di vent’anni – il commento del “re dei procuratori” Donato Saltini – ed è umana prima che professionale. Non voglio entrare nel merito di ciò che sta accaden-

qualche difficoltà a parlare. La do, ma sono convinto che ogni sua nostra conoscenza è basata sugli azione sia stata dettata dal grande incontri legati ai rispettivi ruoli di amore per il volley e da alti valori dirigenti, lui di importante società sportivi. Non voglio essere il paa livello nazionale, io ladino del “tutti colsu scala più ridotta. pevoli, nessun colpeLo ritengo profondo vole”, ma nemmeno conoscitore del volnascondermi dietro ley. Del resto, non si l’ipocrisia: le accuse spiegherebbero altrimosse all’ingegnere Tantissime menti tanti anni conpotrebbero probasecutivi di serie A1, bilmente riguardare le giocatrici chi regge il peso di amministratori di lanciate: una società sportiva molte società sporti- Dalla Togut alla sa quanti sacrifici ci ve, non solo nel volDe Gennaro siano per far funzioley”. nare le cose. Non ho Gli fa eco un altro mai ricevuto sgamprocuratore, Guido betti da parte sua, c’è sempre stato Caccamo: “Non so se si usa anreciproco rispetto e correttezza. cora definirle così, ma giudico Per quanto riguarda il volley viCoviello una buona persona. Tra centino, credo gli debba molto, la noi i rapporti sono sempre stati visibilità di una compagine come estremamente corretti e in quela Minetti è stata un prezioso bene sto momento di difficoltà sento di collettivo, sicuro traino del movifargli un grande in bocca al lupo. mento di base”. La mente corre a Lo scriva mi raccomando, tengo a tutte quelle giovani che varcano fargli sapere che gli sono vicino”. la soglia delle palestre della proUn’amichevole tirata d’orecchie vincia. Chi ha l’abitudine di frearriva da un altro agente di imquentare il PalaRewatt tocca con portanti giocatrici, Mauro Ramano ogni domenica l’entusiasmo guzzoni: “Pur non discutendo le di centinaia di ragazzine, affamasue grandi capacità manageriali, te di autografi e sorrisi. Le stesse giudico l’ingegnere una persona ragazze che durante la settimache ha voluto troppo da se stesso na, magari in qualche polveroso e, forse, sta pagando il prezzo di parquet di periferia, sognano di questa scelta. Quando si vogliono diventare le nuove Aguero, Picsvolgere troppe attività, è fatale cinini, Paggi, Leggeri, Turlea o, andare incontro ad errori”. restando agli ultimi nomi noti Da protagonisti della pallavolo biancorossi, Tirozzi, De Gennaro, nazionale al presidente di un’imDall’Igna. Della possibilità di colportante realtà locale. “Il fatto che tivare i loro sogni, almeno in parin questo momento l’ingegnere te, devono ringraziare Giovanni sia nell’occhio del ciclone – dice il Coviello. presidente dell’U. V. Montecchio Andrea Ragazzi Maggiore Enilo Ziggiotto - mi crea

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Atletica

Orienteering

La Noaro Costruzioni Un vicentino mondiale entra nell’Olimpo La formazione maschile dell’Atletica Vicentina stacca il lasciapassare per la finale Oro. Bene anche le ragazze

Il marosticense Cristiano De Agnoi sta disputando in valle di Primiero i campionati iridati juniores

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| Michael Tumi, una delle punte dell’Av

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’Atletica Vicentina assoluta non ha tradito le attese. Gli uomini della Noaro Costruzioni vedono aprirsi le porte del paradiso della finale Oro, dopo aver vinto lo scorso anno la finale argento e soprattutto dopo aver confermato i 22.000 punti tra le due fasi regionali di Vicenza e di Bovolone. Non meno importante il traguardo delle donne del Banco Desio Veneto che per la prima volta nella loro storia conseguono il diritto di partecipare alla finale Argento. In campo maschile l’AV Noaro Costruzioni è la prima formazione della provincia di Vicenza a disputare la finale più importante di società a livello assoluto.

Per la cronaca 20.561 i punti delle donne sui 20.500 richiesti dalla Fidal per la finale argento. 22.045 i punti della Noaro Costruzioni, giusti 45 in più della soglia richiesta per la finale Oro. Molto complicato descrivere l’altalena di emozioni arancioni andata in scena allo stadio di Bovolone, sia per l’importanza dei traguardi raggiunti dalle due formazioni, sia per il modo con cui gara dopo gara si faceva la conta in tribuna dei punti che progressivamente mancavano agli “orange” dagli standard federali.

Natalino Guzzo, vice-presidente AV e pregiatissimo stratega delle formazioni, prestabilito il disegno vincente della squadra femminile, ha potuto concentrarsi per trovare la chiave di volta per aggiun-

Eugenio Incerti, specialista dei gere punti alla squadra maschile: 400, l’ulteriore performance deci“puntiamo su una staffetta inedisiva che ha portato il quartetto a ta che porti un secondo punteggio chiudere in 3’22”. Dain tale specialità”, la gli altoparlanti dello frase con cui nella stadio non è mancato mattina di domenica il sostegno dello speha dato l’input deciaker Sergio Cestonasivo a tecnici e prero che, mascherando sidente. “Mettiamo abilmente la sua parCrivellaro, spostiazialità nel commento mo Pino dai 200, poi Decisiva la della gara, ricordava Incerti e Tomasi”, ha grande gara negli ultimi intermisentenziato Guzzo. della staffetta nabile metri di ogni Umberto Pegoraro, frazione quanto imguru della velocità 4x400 portante fossero quei vicentina, nel pomepunti per l’AV stimoriggio si dedica quasi lando così ancor di più Mattia, completamente alla rifinitura dei Alessandro, Eugenio e Alberto a quattro giovanissimi moschettietener botta nel momento estremo ri (3 junior e 1 allievo) che si sono dei loro sforzi. Una gara ampiaritrovati prima della partenza a mente seguita dalla tribuna con correre per tagliare il traguardo in tifo ed incoraggiamenti che arrialmeno 3’27”50 e portare così gli vavano dai compagni di squadra ultimi 45 punti (su 22.000) che tee dai vari tifosi vicentini presenti. nevano ancora fuori la Noaro CoA metà pomeriggio, grazie alla struzioni dalla finale delle prime prestazione super della capitana dodici squadre italiane, quella che Aida Valente, all’exploit di Silvia a Caorle a fine settembre assegneTurato nell’asta e ai duecento delrà lo scudetto 2009. la Dambruoso la notizia dell’otte“Questa non è una gara, non è una nimento del punteggio di conferfinale, sono oltre venti anni di stoma della finale Argento per l’AV in ria che passano attraverso le vorosa. Il traguardo è stato tagliato stre gambe e il vostro testimone” da Camilla Spagnol, acquisita lo la frase con la quale il presidente scorso anno dall’Atletica LupatoChristian Zovico – in perenne tina per merito del citato Natalifibrillazione sin dal primo pomeno Guzzo, che negli 800 metri ha riggio - ha spronato i protagonisti corso 4” meglio di quanto fatto a della staffetta.

Vicenza dando così la spallata fiMai hanno corso così forte il giro nale alle arancioni per essere alla di pista Mattia Crivellaro, Alberfinale di Sulmona. to Tomasi e Alessandro Pino; da

a Valle di Primiero incorona i nuovi campioni del mondo juniores di corsa orientamento.

Nelle prime giornate di gare dei JWOC 2009, in corso di svolgimento fino a sabato 11 luglio, a farla da padroni sono stati come da tradizione scandinavi e svizzeri. Ma alla sua prima esperienza mondiale c'è anche un vicentino, Cristiano De Agnoi, 19enne del Panda Marostica chiamato a vestire la maglia azzurra nell'appuntamento più importante della stagione. Sabato scorso, dopo aver sostenuto la prova orale agli esami di maturità al Liceo Brocchi, De Agnoi ha chiuso i libri e preparato zaino e bussola per il Mondiale dello sport dei boschi.

L'intenso programma della settimana iridata metteva in palio già lunedì il primo titolo. L'elvetico Matthias Kyburz e la svedese Jenny Lőnnkvist hanno vinto la veloce e impegnativa gara Sprint disputata nei centri abitati di Mezzano e Imer. Pronostici quasi rispettati comunque per i favoriti della vigilia, con Svizzera, Svezia, Repubblica Ceca e Danimarca a salire sui podi sia al maschile che al femminile. Dal podio sono mancati però i russi, i finlandesi e i norvegesi, loro, questi ultimi, che oltre un secolo fa l’orienteering l’hanno inventato. Per il vicentino "Juju" (questo il soprannome di Cristiano) alla fine è arrivato un 77° posto a due minuti e mezzo circa dal vincitore.

Nella prova a lunga distanza le nazioni nordiche si sono confermate le regine dell’orienteering mondiale. Nella seconda giornata di gare lo svedese Gustav Bergman e la danese Ida Bobach si sono aggiudicati la medaglia più preziosa nella gara più difficile, la “Long Distance”. Un oro stra-

ordinario per i due atleti scandinavi, che sono riusciti a battere la forte concorrenza, in una giornata davvero campale dal punto di vista meteorologico e della fatica. Sul Passo Rolle, all’ombra delle Pale di San Martino e della Catena del Lagorai, la pioggia, il vento e temperature intorno ai dieci gradi, hanno imperversato per buona parte della giornata e hanno accompagnato gli juniores per quasi tutta la durata della gara. Ma l’entusiasmo per l’evento mondiale era talmente forte che gli animi del folto pubblico presente in quota e le gambe dei corridori non hanno per nulla faticato a scaldarsi. Lo sport dei boschi è entrato nel suo ambiente naturale, nell’affascinante Parco di Paneveggio e nell’altrettanto solenne “foresta dei violini“ con una gara lunga, faticosa e pesante con partenza ed arrivo a Passo Rolle, 7,6 km di lunghezza e dislivello di 410 metri per i maschi, lungo prati e boschi, con continui saliscendi tra gli alberi e anche qualche torrente da guadare. Davanti al presidente del CONI Gianni Petrucci gli azzurrini si sono piazzati ancora molto lontani dalle prime posizioni: 56° il trentino Dallavalle, primo degli italiani; De Agnoi si è dovuto accontentare della 118° piazza.

Oggi Cristiano tornerà in gara nella conclusiva prova a staffetta.

In parallelo ai JWOC anche l’affollata gara di contorno “Five Days of Dolomites” ha fatto riscontrare un grande successo fra i quasi 4.000 partecipanti. In testa alla classifica maschile Francois Gonon, ex campione del mondo, e tra le donne Helena Jansson, già vincitrice di numerose prove di Coppa del Mondo e della prima di stagione in Finlandia.

| Gli azzurri in gara ai mondiali. De Agnoi è il primo da sinistra

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dalla parte del torto

157 del11 luglio 2009 pag22

numero

Noi,

agenti della sfiducia

157 del11 luglio 2009 pag23

numero

botta&risposta

Stefano Ferrio

nome e cognome Stefano Ferrio età 52 anni luogo di nascita Vicenza titolo di studio Laurea in Lettere Moderne professione Scrittore

flickr.com/(Zarko Drincic

E quanto alla coscienza critica che preoccupa il nostro amico, i risultati si vedono. Mai, nella storia dell’umanità, abbiamo avuto a di Alessio Mannino disposizione tanta informazione per realizzare l’ideale democrati’altro giorno un amico che co dell’“opinione pubblica” illumid’abitudine si limita a sfoglianata. Eppure mai come oggi fra la re la gazzetta locale mi chiede: gente comune la capacità critica e «Senti, ma se io volessi davvero la volontà di mettere fine a plateaconsiderarmi una persona inforli ingiustizie è amorfa e rinsecchimata per avere spirito critico, cosa ta. Meglio: in standovrei leggere?». dby, come quando Domanda difficile. si spegne il cervello Prima di tutto - gli davanti alla tv. ho spiegato – l’ideale Ma il mio amico non del cittadino consase ne dà per inteso pevole è un derivato I media e insiste perché gli dell’Illuminismo e il abbondano, suggerisca qualche presupposto su cui si buona fonte. Non c’è regge la democrazia ma la massa verso di convincerlo liberale. Ma resta un è amorfa, che giornalisti liberi ideale, cioè ha poco a impotente ce ne sono, ma posche fare con la realsono dire e scrivere tà sperimentata ogni per anni e decenni giorno. Quindi il pricontro misfatti, abusi e storture mo punto fermo è che, in un monsenza suscitare molto più che una do complesso e globalizzato come generica indignazione inattiva e il nostro, non si può sapere tutto qualunquistica. Perché chi vede con un grado di conoscenza sufe ascolta, il lettore o spettatore, è ficiente ad esprimere un giudizio impotente: la testa può anche racompleto e motivato. Si rassegni gionare, ma la mano non agisce, dunque, e viva sereno. atrofizzata com’è dalla magia inconscia di permettersi tutto senza Mediocrazia fatica, con un semplice scontrino.

Il secondo limite, questo invece Il male profondo sta nell’averci tutt’altro che naturale, è costituresi tutti consumatori di qualsiasi ito dal bombardamento di imput cosa, usa e getta. Anche delle idee, (pubblicitari, giornalistici, spetdelle notizie, che vengono trangutacolari) di cui siamo quotidianagiate e risputate fuori al ritmo di mente vittime. Il sistema mediatiqualche minuto. co non è più un ambito ristretto a cui attingiamo le informazioni che Incantesimo ci servono: ci viviamo all’interno, Che cupo pessimismo, che ci stai a ne siamo continuamente sollecifare lì come giornalista se il tuo latati e avviluppati, in casa con la voro è inutile? – ribatte lui. E allotelevisione e internet, in auto con ra, punto sull’orgoglio, gli racconla radio, in strada coi cartelloni e to una storia: perché è necessario i manifesti, dappertutto riceviacoltivare il dubbio sistematico per mo messaggi la maggior parte dei informarsi sul serio. Perché, in alquali invitano a comprare e contri termini, bisogna avere sfiducia. sumare (consigli per gli acquisti!).

L

Le bestie da lavoro e da consumo, cioè noi, sono invitate a continuare a sgobbare e svenarsi, a “rimettere in moto il meccanismo della fiducia”. Dopo che il capitalismo all’ultimo stadio - la finanza dei derivati e dei mutui subprime, del leverage senza controllo e degli hedge fund-cavallette - ha dilapitato i nostri soldi, i governi si arrogano il diritto di salvarlo rimettendo le mani nelle nostre tasche.

Fondi straordinari a favore delle banche, assistenzialismo di Stato, stampa di moneta gravata da debito: il circo ricomincia. Uguale a prima. Peggio di prima. Perchè a ogni ulteriore indebitamento la bolla s’ingigantisce. Ma noi di questo sistema non ci fidiamo più da quel dì. Quando sapete che un tizio è un truffatore, cosa fate? Per il vostro bene e la vostra dignità e, se avete ancora un briciolo di senso civico, di quelle del vostro prossimo, andate a dirlo, anzi a gridarlo in giro: quello ci rovina tutti! Bene, lo stesso si deve fare con la macchina politico-economica che proclama di agire per conto nostro. Di conseguenza, tutto ciò che contribuisce a spezzare l’incantesimo di massa di una fiducia cieca e irrazionale, che ha dato innumerevoli prove di mettercelo là dietro pretendendo per giunta la nostra incondizionata approvazione va salutato con favore e simpatia.

I nostri eroi Gli agenti della sfiducia possono rendere il loro gradito servizio a diversi livelli. Alcuni più bassi, altri più elevati. Pochi sono giornalisti in senso stretto, molti invece gli sparuti intellettuali ancora in circolazione. C’è chi denuda la pochezza arraffona degli eletti del popolo, pardon dei nominati di partito: Gian Antonio Stella,

per esempio un Bifo Berardi, il leSergio Rizzo. C’è chi denuncia il ader del ’77 bolognese, che scopre malaffare, il malcostume e le colla truffa della democrazia rapprelusioni criminali della classe dirisentativa, o quel macina-scoop di gente: Marco Travaglio, Peter GoPaolo Barnard, ex Report, autore mez. C’è chi mette in luce la follia di una critica lucida e spietata al della crescita economica infinita: sistema della controinformazione, Serge Latouche, Maurizio Pallansecondo lui funzionale all’establite e gli altri teorici della decreshment che dice di smascherare. scita volontaria. C’è chi fa opera Ognuno di costoro porta un rivolo di denuncia profonda, al di là del d’acqua al fiume della sana e libefatto contingente: Marco Cedolin ratoria sfiducia nel (sulle “grandi opesistema. L’importanre” utili solo a chi ci te, oggi, è smuovere mangia sopra), Maul’aria pietrificata che rizio Blondet (contro soffoca la nascita di i tabù su America, idee nuove. Poiché il Israele e finanza interzo punto da teneternazionale), Giure a mente, decisivo, lietto Chiesa (sulle Occorre è che l’informazione manovre di dominio leggere libri ha senso solo se dimondiale), Milena di autori critici, conoscenza: Gabanelli (sugli incontrocorrente venta solo se la mole di nonumerevoli scandali zioni apprese qua e là dell’Italia dei furbi si struttura secondo e dei disonesti). E un filo interpretativo e genera una potrei andare avanti. C’è poi chi visione con una sua coerenza inagita l’opinione pubblica, facendo terna, purchè libera dai consunti, da semplice ma efficace megafono stupidi paletti di destra e sinistra. al risentimento popolare: Beppe Solo allora ci si può dire davvero Grillo, e in più in piccolo il milaneinformati. Abbiate sfiducia, dunse Piero Ricca. C’è chi sgomina la que. banda dei banchieri succhiasangue con analisi da mozzare il fiato: Marco Della Luna, Marco Saba (questo articolo sarà commentabile e gli altri signoraggisti (si cerchi sul sito www.vicenzapiu.com) “signoraggio” sul web). C’è chi semina pensiero non conforme al dogma unico del mercato e della felicità stracciona: l’antimoderno Massimo Fini, il cattolico Franco Cardini, gli ex-destri Alain De Benoist e Marco Tarchi, l’ecologista integrale Edward Goldsmith, il marxista intelligente Costanzo Preve, giusto per fare i primi nomi che ci vengono in mente. E c’è chi inizia ad avvedersi che idee adatte al nostro tempo sono necessarie come il pane, lasciandosi alle spalle gli schematismi e le | Serge Latouche mummie ideologiche del passato: flickr.com/cinemich

Cos’è l’informazione oggi? Cosa vuol dire essere informati?

Una riflessione su un nodo cruciale per la democrazia. E qualche nome da segnarsi per saperne di più

segni particolari: Romantico illuminista, laico speranzoso, democratico irriducibile.

Il tratto principale del mio carattere L’immaginazione La qualità che preferisco in un uomo La generosità La qualità che preferisco in una donna La generosità Quel che apprezzo di più nei miei amici Il calore Il mio principale difetto Una certa pavidità La mia occupazione preferita Scrivere Il mio sogno di felicità Il bene dell’Umanità Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia Quella che, per pudore, non si dice Quel che vorrei essere Non lo so Il paese dove vorrei vivere L’Inghilterra Il piatto a cui non so rinunciare Il riso I miei libri della vita “Il giornalino di Gian Burrasca” di Vamba, “Una stagione all’inferno” di Arthur Rimbaud, I racconti di Edgar Allan Poe, “Le Furie” di Guido Piovene.

I miei poeti preferiti Dante, Eliot, Gozzano, Prevert I musicisti che mi piacciono di più Beethoven, Genesis I miei pittori preferiti Caravaggio, Vermeer

I miei film preferiti “2001 Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, “La conversazione” di Francis F.Coppola, “Gran Torino” di Clint Eastwood, “La dolce vita” di Federico Fellini.

Quel che detesto più di tutto Milioni di innocenti che muoiono per fame e povertà

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Il personaggio storico più ammirato Gesù di Nazareth e quello più disprezzato Chiunque faccia il male nell’ombra Il dono di natura che vorrei avere La semplicità Come vorrei morire Con intensità Stato attuale del mio animo Multiforme Il mio prossimo impegno nella vita Scrivere Il mio credo politico o ideale A sinistra Cosa mi piace e cosa non mi piace di Vicenza Adoro la sua provinciale perfezione, soffro le sue falsità Cosa mi piace e cosa non mi piace dei vicentini Sono laboriosi e fantasiosi, ma non particolarmente sinceri Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Dove c’è di mezzo una passione Il mio motto Ama il prossimo tuo come te stesso.

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