Le prostitute si raccontano: “Più crisi, meno clienti” pag 6
Comitati di quartiere, il ritorno pag 3
Sabotage, il covo dei rockettari pag 12 n° 144 11 aprile 2009 0 50 euro 0,50
Fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi
Fuorilegge Il “rapporto Vernau” dei No Base dimostra l’illegalità dei documenti ufficiali per il via libera al Dal Molin Usa Siamo ancora in uno Stato di diritto?
Pasqua tragica
Ciàcole
Q
uest’anno il Venerdì Santo è arrivato con cinque giorni d’anticipo, nel cuore di una domenica notte. Alla vigilia della Pasqua, proprio quando tutti avrebbero voglia di dedicarsi al riposo alla festa, il pensiero non può non correre al calvario dei terremotati dell’Abruzzo. A chi, nel giro di pochi istanti, ha perso casa, famiglia, affetti. Alle madri che non potranno più stringere i loro figli, ai bambini rimasti senza genitori, alle centinaia di persone rimaste sepolte sotto le macerie. E naturalmente anche alle migliaia di soccorritori che si sono
subito dati da fare, tra cui anche moltissimi vicentini. Come sempre quando ci si trova di fronte a delle vittime innocenti, il dolore solleva domande a cui è difficile, per non dire impossibile, dare risposta. Sessant’anni fa, Elie Wiesel, obbligato ad assistere all’esecuzione di un bambino nel campo di concentramento di Auschwitz, rispose ad un altro internato che si domandava dove fosse Dio di fronte a tanta sofferenza: “È qui, appeso a quella forca”. Ma questa risposta non sempre è sufficiente, nemmeno per i credenti. Se le vittime sono innocenti, non
si può dire altrettanto dei responsabili. Di fronte ad una catastrofe naturale, molto dipende dal caso, dalla natura, da circostanze imponderabili. Ma col passare dei giorni appare sempre più chiaro che in Abruzzo, nel determinare le dimensioni della tragedia, hanno pesato, e molto, anche l’imprudenza, la faciloneria, la trascuratezza, quando non la speculazione e la frode. C’era qualcosa che non andava, in molte delle case che sono crollate. E il nostro augurio, forse non molto pasquale, è che almeno questa volta non finisca tutto insabbiato all’italiana.
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