VicenzaPiù n.140, 14 marzo 2009

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Ma quale rilancio. Il Gazzettino verso la chiusura pag 3

Da Palladio al Dal Molin, visioni futuriste pag 9

Orchi e leccapiane, personaggi in via d‘estinzione pag 13 n° 140 14 marzo 2009 0 50 euro 0,50

Fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi

Indietro tutta

Retromarcia sulla delocalizzazione. La crisi e l’aumento dei costi spingono sempre più imprese a riportare la produzione in Italia È la fine di un’epoca?

Un bicchiere mezzo vuoto

Ciàcole

C

asa dolce casa. Dopo anni all’insegna del motto “delocalizzare è bello” (per le aziende, ovvio), adesso si scorge qualche segnale di un possibile cambio di rotta. Qualcuno sembra accorgersi che la corsa al prezzo più basso, al costo della manodopera ridotto al minimo, non porta molta lontano. Bene, bravi, bis. Peccato che, per una Fiamm che rientra in Italia e recupera posti di lavoro, ci sia una Enersys (è la multinazionale che aveva rilevato alcune produzioni dalla stessa Fiamm) che decide di chiudere lo stabilimento di Montecchio Maggiore, nonostante i

conti siano a posto. L’emorragia, insomma, continua. I dati dicono che la disoccupazione e la cassa integrazione sono in costante aumento. E le notizie di cronaca documentano ogni giorno lo smantellamento di parti più o meno grandi del sistema produttivo vicentino. Gli ultimi casi, forse non i più consistenti dal punto di vista numerico, sono tra i più significativi dal punto di vista simbolico, per il blasone e l’importanza delle aziende coinvolte. Il Gazzettino annuncia l’intenzione di chiudere le redazioni di Bassano e Vicenza: gettando nell’in-

certezza un gruppetto di giornalisti professionisti e qualche decina di collaboratori, che su quel lavoro si stavano costruendo un futuro e una professionalità. Dall’altro lato della città, la Telecom vuole chiudere la sede vicentina del 187. Anche qui, senza preoccuparsi troppo delle ripercussioni sulla cinquantina di lavoratori che saranno costretti a fare i pendolari, e di quella ventina che rischia davvero di perdere il posto. Alla fine, nell’eterno dilemma tra il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, la bilancia pende decisamente dalla parte del mezzo vuoto.


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