La città dal basso: il giornale dei senzatetto pag 3
Studi di settore, l’accusa: sono incostituzionali pag 5
Quero: ecco cosa avrei fatto da assessore pag 9 n° 134 31 gennaio 2009 euro 0 0,50 50
Fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi
A morte
Palladio! I Giovani Architetti lanciano un appello anticonformista contro il totem cittadino: “E’ ora di lasciare Palladio alla storia”
I Provinciali
Ciàcole
H
anno ragione i difensori d’ufficio delle Province, ossia i politici che ci marciano: ben altri sono gli sprechi della mangiatoia italiana. La greppia più scandalosa di tutte, del resto, non viene mai neppure nominata, nemmeno dai valorosi Stella e Rizzo fustigatori della Casta - stiamo parlando della finanza bancaria, naturalmente. Ma col “benaltrismo”, vale a dire che i costi inutili sono sempre quelli degli altri, mai i propri, l’Italia si è ridotta a quello che è: un colabrodo di soldi pubblici succhiati a più non posso, in rigoroso ordine di voracità, dai grandi
gruppi bancari che controllano il debito pubblico, da industriali assistiti e da parlamentari privilegiati. Se confrontati con questo, certo che i 104 enti provinciali fanno la figura delle innocenti cenerentole. Ma è anche vero che i 115 miliardi di euro che se ne vanno all’anno per finanziarli, di cui il 73% in spese correnti e solo il 27% in investimenti (dato: Unione Province Italiane), non sono proprio noccioline. D’accordo, obbietteranno i Provinciali, la legge 142 del ’90 le ha trasformate in organismi di “area vasta”, con compiti generali. Sì, sulla carta. In
realtà i poteri reali restano un paio: edilizia scolastica per gli istituti superiori e viabilità minore sottratta alla gestione Anas (più qualcosa in servizi sociali). D’accordo anche che se si cancellano le province Comuni e Regioni avranno bisogno di più risorse. Ma vogliamo almeno parlarne? Ha un bel dire, perciò, chi, come il presidente del consiglio provinciale, l’aennista Valter Gasparotto, sostiene che sarebbe in atto una «campagna denigratoria contro le Province». Da quando in qua informare è denigrare? Il solito provincialismo all’italiana.