Vicenzapiu 269

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VicenzaPiù www.vicenzapiu.com Direttore responsabile Giovanni Coviello

Periodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici

n° 269 - 29 marzo 2014 - euro 1,20

I nostri primi 8 anni Un corteo di consensi

Dal 25 febbraio 2006 VicenzaPiù regala ai vicentini un’alternativa di informazione indipendente (dissero: “durerà 3 numeri”) e oggi esce col n. 269. Ci auguriamo di durare almeno l’equivalente dei primi “3 numeri” di vita pronosticati al capostipite VicenzaPiù per poter festeggiare tra altri 8 anni servizi come quelli su Askoll, Hibripost e sui cervelli “made in Vicenza”. Grazie ai nostri lettori e agli inserzionisti che si vogliono proporre a loro, a quelli dei nostri 5 quotidiani web di informazione (altri 5 sportivi sono in arrivo) e ai tele web-spettatori di VicenzaPiù.Tv, il nostro neonato canale streaming 24 ore su 24. E grazie al lavoratore Askoll in copertina che sfila in corteo agitando come bandiera una copia di VicenzaPiù



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I nostri primi 3 numeri valgono già 8 anni

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La copertina di VicenzaPiu` n. 1

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VicenzaPiu` sul tavolo di un bar

È dal 25 febbraio 2006 che VicenzaPiù regala ai vicentini un’alternativa indipendente (mi dissero: “durerai 3 numeri”) e oggi esce col n. 269 dopo aver lanciato un network che oggi conta, oltre che su questo periodico cartaceo stampato almeno in 12.000 copie, anche sul web con 5 quotidiani di informazione e su una collana di libri e dvd e da metà 2013 su VicenzaPiùTv, un canale streaming 24 ore su 24 raggiungibile digitando www.vicenzapiu.tv. VicenzaPiùTv è accessibile a tutti i possessori di computer da tavolo, notebook, tablet, smartphone e a tutti i telespettatori dotati di un apparecchio tv collegabile a Internet. Sono già più di 437.000 coloro che ci hanno premiato da visitatori unici lo scorso anno per VicenzaPiu.com e all’incirca altrettanti lettori seguono gli altri nostri 4 quotidiani web a cui sta per affiancarsi una cinquina di quotidiani sportivi”marcati” VicenzaPiuSport.com divisi per area con lo stesso criterio di quelli di informazione. Ci auguriamo che il network web, quello attuale e quello sportivo in arrivo, e la tv streaming durino almeno l’equivalente dei “3 numeri” di vita pronosticati al capostipite VicenzaPiù per poter festeggiare tra altri 8 anni servizi come quelli su Askoll, Hibripost e sui cervelli “made in Vicenza”. E magari annunciare nuove iniziative, grazie ai nostri lettori, in tutte le salse e su tutti i media, e agli inserzionisti che a loro si vogliono proporre. E grazie a chi fa risaltare le nostre qualità, di indipendenza, più dei nostri difetti. Sempre di indipendenza dai poteri economici che rimpinguano, sempre di meno e per poco ancora, qualcun altro (dis)informatore. Inaridendone, però, l’appeal. Che noi curiamo sempre di … Più. Ce lo conferma anche il lavoratore che sfila in copertina con una copia di VicenzaPiù. Il direttore

La "mala posta" vicentina, TNT imita Hibripost. Ma Poste Italiane spa ... si astiene dai commenti di Giovanni Coviello

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vevamo chiesto più volte alla mestrina Hibripost, che si definisce ed è Consorzio permanente di aziende, da dicembre 2013 in poi un contatto con la proprietà/dirigenza per valutare e approfondire il caso da noi sollevato col titolo «La posta ammucchiata ma “certificata”...» e ripreso in vari pezzi, su cartaceo e web, tra cui quello titolato «Posta ammucchiata ma “certificata”: indaga Aim, Hibripost si inalbera, VicenzaPiù pone altre domande» /

Posta Tnt

Dopo un iniziale totale silenzio e dopo altri pezzi di approfondimento finalmente più di un mese fa abbiamo ricevuto questa risposta: «Ci dispiace informarla che purtroppo i rappresentati legali non sono in sede per una serie di impegni istituzionali nel territorio nazionale, e non hanno la possibilità di contattarla o incontrarla personalmente. Se sarà cosi cortese ad inviarci le sue domande in forma scritta attraverso l’indirizzo info@hibripost.it, sarà loro impegno rispondere quanto prima ai suoi quesiti». Non amando le interviste fatte di domande poste (ci si scusi il gioco di parole) senza poter guardare in fac-

cia chi risponde, senza consentire all’interlocutore di fare altrettanto con chi lo intervista e soprattutto senza quelle domande che nascono da risposte date in un modo piuttosto che in un altro, abbiamo aspettato a lungo. Dopo avere, nel frattempo, raccolto altre informazioni abbiamo risollecitato un’intervista diretta a chi rappresenta Hibripost così come facciamo anche con altri manager altrettanto impegnati di quelli della società di consegne postali ricevendo la loro attenzione , prima o poi. Preparandoci a pubblicare una serie di importanti approfondimenti sulla vicenda e più in generale sui rapporti di lavoro che esistono in questi casi, abbiamo quindi ripetuto l’invito al consorzio di Mestre martedì 25 marzo sperando «che nel frattempo i vostri dirigenti siano tonati e si rendano finalmente disponibili a un’intervista senza domande preconfezionate». Nell’attesa, comunque, pubblichiamo a pagina 4, una significativa intervista a un giovane, ex collaboratore di una delle aziende del consorzio, che si dichiara «sfruttato e ingannato» dalla società privata di consegne a cui si rivolgono molte aziende private e tanti enti pubblici, che per il suo low cost (a parte il servizio non proprio inappuntabile per quanto da noi segnalato) la preferiscono, ad esempio, a

Poste Italiane spa, l’azienda pubblica nazionale che, oltre ad eventuali lavoratori “sfruttati”, ci appariva l’oggetto dei maggiori danni. Ovvio, quindi, che volessimo sentire il parere anche dei dirigenti di Poste per cui enorme è stata la sorpresa di sentirci rispondere così: «i dirigenti di Poste Italiane non vogliono né possono commentare i comportamenti contrattuali della concorrenza». I commenti li lasciamo all’ennesima foto di posta consegnata ... gettandola a terra. Da Hibripost? No, que-

sta volta da TNT, con il brand “Formula certa” ... Un altro caso? Se Poste Italiane non commenta, Hibripost non risponde e TNT è stata appena chiamata in causa con un esempio, noi a maggior ragione ci sentiamo in dovere di raccontare, prima, l’esperienza del giovane che abbiamo sentito e, poi, di esaminare, insieme a esperti del lavoro e sindacalisti, i contratti che devono firmare per provare a lavorare ... low cost e senza garanzie. Come senza garanzia (e, vedremo, senza tutela del destinatario) appare la consegna della posta consegnata da queste aziende e pagata anche da aziende pubbliche.

VicenzaPiù Direttore Responsabile GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Editore MEDIA CHOICE s.r.l. Viale Trento, 197 - Vicenza 0444 1834040 info@mediachoice.it Stampa Centro Servizi Editoriali 36040 Grisignano Di Zocco (VI) V. Del Lavoro, 18 Tel. 0444 414303 Autorizzazione VicenzaPiù Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008 Provider Goldnet s.r.l. Foto in copertina: Edoardo Andrein

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Ospiti fissi Chiaramente Calcio RENATO ELLERO

Giornale chiuso in redazione alle ore 15.00 di venersì 28 marzo 2014

Collaboratori esterni

Tiratura: 12.000 copie


29 marzo 2014

Assunto a cottimo ordina a casa la posta e poi la consegna come può. Ma Hibripost la “certifica” di Giovanni Coviello

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bbiamo raccolto tante informazioni dopo aver visto alcune buste consegnate da Hibripost, per conto di Aim ai tempi dei disservizi per i bollettini Tares e già prima per Acque Vicentine, in un modo a dir poco approssimativo e poco certo. Dopo alcune reazioni inattese di cui abbiamo parlato pubblichiamo la trascrizione fedele di un’intervista raccolta all’epoca dei fatti e tenuta in cassetto per avere il tempo di poter parlare con gli “accusati” e, soprattutto, perché il nostro giovane interlocutore voleva essere sicuro di non avere rappresaglie per il pagamento di quanto doveva avere, anche se ben misera cifra. Dopo i silenzi delle aziende coinvolte direttamente ma che non hanno avuto interesse finora a spiegare le loro ragioni e delle società eventualmente danneggiate da una possibile concorrenza sleale o da consegne credute affidabili ma con caratteristiche a dir poco discutibili ripetiamo la nostra domanda fatta alle aziende pubbliche di Vicenza e alla proprietà rappresentata dal sindaco Variati: «nel dare appalti a Hibripost e ad aziende simili avete verificato la contrattualistica dei collaboratori? Se questa fosse da sfruttamento non vi nascono dubbi sui parametri da fissare per avere fornitori convenienti, ma anche affidabili e con un minimo di etica nei loro rapporti con i lavoratori?». Ecco, intanto e per stimolo a verificare, l’intervista denuncia del giovane veronese, ben documentato in varie sue argomentazioni che ci riserviamo di approfondire con consulenti del lavoro e sindacati Come hai contattato la ditta che fa parte del consorzio Hibripost? A Verona Hibripost c’è da poco perché si è appena insediata e perché hanno appena preso l’appalto dall’AGS e da Acque Veronesi, hanno preso due appalti grandi. Cercando lavoro sono andato a fare il colloquio e c’era un responsabile di Mestre, perchè il consorzio è di Mestre. In poche parole al colloquio ci avevano detto che saremmo stati dei dipendenti Cioè che sareste stati assunti in pratica Sì esatto, mi diceva che chi chiamavano poi l’assumevano con un contratto, quello è vero, e avevano detto che la paga era di 50,00 euro al giorno, e quella era, e lo stipendio era di 1.100,00 euro Lo stipendio in busta paga Sì in busta paga, poi avevamo la tredicesima Tu quanti anni hai? 26 Sei diplomato?

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La posta “certificata” Hibripost

Sì in alberghiera E non trovi posto nel tuo settore o cerchi cose diverse? Cerco cose diverse. Non trovo posto nel mio settore quindi cerco cose diverse. Allora mi sono detto: lo stipendio non è uno stipendio paradisiaco, ma insomma … Per cinque giorni di lavoro o sei? Sei giorni, compreso anche il sabato. Quante ore a settimana? Fino a quando si finisce, cioè non è un contratto regolato da un orario fisso. E poi richiedevano “moto munito, moto o auto munito”. Se uno aveva la moto, lo scooter 125 il discorso per via dell’assunzione era buono. Perché un conto è fare le consegne a piedi o in macchina, un conto è con lo scooter. Allora io e i miei genitori abbiamo deciso di comprare uno scooter. Quindi chi ha uno scooter è avvantaggiato rispetto a chi va a piedi o chi va in auto. Anche perché non è un contratto che ti dicono ti diamo veramente 50 euro al giorno, è un contratto che ti pagano a cottimo a lettera imbustata. Come dotazione hai un Gps e te lo porti appresso e hai un lettore sul quale, poiché le buste hanno un codice a barre, quando consegni la lettera lo spari sul codice a barre: per quello si chiama posta certificata Scusa, se ti hanno detto 50,00 euro al giorno, quella era una valutazione di massima perché se è a cottimo Era una valutazione, è a cottimo sì Ma c’era un minimo assicurato oppure no? No, no. no. Infatti è quello di cui sono rimasto deluso, a parte che io con i miei genitori siamo usciti con 800,00 euro comprando lo scooter, però ero contento pur di lavorare, di avere un lavoro per quattro mesi che poi si trasformava a tempo indeterminato. Quindi quattro mesi erano di prova Quattro mesi poi mi facevano un prolungamento fino alla fine dell’anno prossimo (2014), quattro più otto cioè, poi a tempo indeterminato. Quando sei entrato tu? Sono entrato ai primi di novembre del 2013 Quindi sarebbe stato quattro mesi fino a febbraio. Fino a fine marzo era. E poi? Poi me lo rinnovavano fino alla fine dell’anno e poi a tempo indeterminato. La prima conferma a cosa era subordinata? Al comportamento, al rendimento, a cosa? Al comportamento che il collaboratore teneva. Insomma, e dunque tra virgolette, non sono stato obbligato, non è che con la pistola hanno detto comprati lo scooter però un po’ di pressione per comprarlo l’ho ricevuta. Anche da parte mia ho detto “fidiamoci”

Per capire, il contratto che hai firmato era un contratto di che categoria? Lo hai qui posso vederlo? Lo leggo dopo. Stai tranquillo non esce il tuo nome … Secondo me è una cosa abbastanza grossa perché Hibripost sta prendendo appalti molto grandi non solo a Vicenza, ma anche a Verona. In pratica cosa è successo, è successo che il primo giorno mi hanno mandato a 40 km. Nel contratto c’è il rimborso carburante? Dicono di sì. Durante il colloquio mi hanno detto che mi assegnavano alla zona di appartenenza, cioè se io sono di Sommacampagna mi danno una zona nell’arco di 15 km. Il primo giorno mi mandano a 40 km dicendomi il responsabile che ognuno doveva andare dove c’era bisogno. E già lì c’è stata un’incongruenza con quello che mi ha detto il responsabile di Mestre perché un conto è fare 40 km poi il giro di consegne e poi tornare, un conto è…, vabbè! E dunque non era una zona fattibile con il motorino, fai 40 km di strada normale allora sono andato in macchina e poi ho fatto una mezz’ora a piedi. Poi mi hanno mandato il secondo giorno verso la città ( Verona) e fin lì ok. Poi il terzo giorno mi hanno mandato in una comunità montana del veronese. Dato che sono tutte contrade in pratica loro pagano a cottimo ma hanno dei prezzi molto ma molto bassi. Per avere un’idea mi puoi dire? Allora per una comunità montana potrebbero essere 12 centesimi lordi a consegna invece per un paese siamo sui 5 centesimi lordi. Queste cifre sono specificate nel contratto? Sì Quindi è chiaro però, per lo meno è chiaro quel discorso Sì, sì. Solo che non c’è un minimo salariale, i 50 euro sinceramente sono un sogno: il primo giorno che sono andato a 40 km più o meno facendo i calcoli sarò stato sui 22 euro lordi per tutta la giornata. Che poi quella è la paga lorda poi deve essere tassata Sì, le cifre sono sul lordo. Meno le spese, tu hai speso anche per la benzina In quattro giorni ho speso 40 euro sperando che poi fossero rimborsate. Queste poi ti venivano rimborsate oppure no? In teoria sì. In pratica non è successo? In pratica mi devo ancora rimborsare (era dicembre 2103, ndr)… Continua a raccontare. Cioè, nel contratto è scritto che ti rimborsano? Si. Un’altra cosa e poi andiamo avanti. Praticamente tu vai a prendere il materiale in sede, che è a Verona in zona fiera. Poi te lo devi portare a casa, a casa ti devi mettere in ordine la posta, te la devi sparare come giacenza con la macchinetta come presa in carico di giacenza a tuo nome. Solo che la prima sera sono stato con mia mamma fino alle 10 di sera perché avevo 350 lettere da mettere in ordine. Questo è un extra lavoro che ti impegna 2/3 ore a sera. Che non ti viene considerato come lavoro. Esatto. Poi devi fare anche da magazzino in pratica, e poi c’è anche il discorso della riservatezza delle lettere, se qualcuno manda lettere riservate vanno in mano a chiunque … È chiaro che tu sei una persona seria e non stai ad aprirle, ma io sto pensando che chi spedisce le lettere non sa che poi vengono messe in

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/ L'intervistato ci e ` ben noto ma questa foto rappresenta meglio la situazione degli sfruttati

tante case Io ho fatto anche Poste Italiane per 4 mesi, la differenza è che te la mattina vai là, arriva il camion, ti metti in ordine e vai. Non devi portarti a casa le lettere? No certo. Quindi tu vai al deposito, prendi le lettere che ti sono state assegnate, le porti a casa, le sistemi e le metti in ordine per indirizzo In ordine per civico, solo che anche lì se uno cambia paese ogni giorno non sa neanche i posti dove deve andare. Con Poste Italiane fai la zona, la impari e la fai. Lì metti caso che uno riesce anche a prendere i suoi 30-40 euro al giorno, anche se non sono i 50, ma cambiando tutti i giorni paese uno non sa i civici come sono messi in ordine e loro non è che ti aiutano, è proprio lasciato al caso: “vai, arrangiati!”. Anche a Poste Italiane ti danno un contratto a cottimo? No, assolutamente, è tutto un altro mondo nel senso che Poste Italiane ma anche Tnt post è regolato con un contratto da impiegato a tempo determinato, non so se quarto o quinto livello. Qui c’è tredicesima, quattordicesima? Penso ci sia la tredicesima ma non so in base a cosa la calcolano. Perché se il contratto è a cottimo è un po’ difficile. Andiamo avanti prendi le lettere le metti a posto e parti il giorno dopo Il giorno dopo parti. Quando sono andato su in montagna ho consegnato sulle 55 lettere perché era una lettera ogni contrada, ma come a me succede a chiunque che ci lavora. Insomma, morale della favola, se son 12 centesimi a consegna quella giornata lì ho corso come un matto per 6 euro lordi. Alla fine io sono tornato dal responsabile e gli ho detto: “guarda, i 50 euro che avevate promesso al colloquio non li vedrò manco col binocolo. Ma perché uno cambia paese ogni giorno? Se mi date unazona, bene o male uno se la impara in modo tale che consegni di più e guadagni un po’ di più”. Lui mi fa: “beh, insomma, se ti va bene così è, così sennò mi firmi e ti licenzi”. Io gli ho detto che secondo me non è giusto, perché dal momento in cui faccio il colloquio e che voi mi dite delle cose, io sono andato fuori con 800 euro per il motorino. È anche un danno che ho subito io. Lui mi ha detto: “ti do un altro paese per oggi, poi lunedì vieni qua e ti licenzi. Alla fine parlando anche con la gente … Con i colleghi? No, no con i colleghi non è che ci parli. Tanto non li vedi neanche mai. Parlando un po’ con i miei, facendo quattro calcoli ho deciso di lasciare. Tu quando è che hai lasciato, da pochi giorni in pratica? Da tre settimane. Quindi quanto devono pagarti? Un mese neanche Neanche.

Che tu sappia gli altri lavoratori sono italiani, stranieri? Perché sono condizioni sono un po’ schiaviste queste Da quello che ho potuto vedere io non ne ho visti tanti, ho visto due tre signore, ho visto dei ragazzi ma non so se sono stranieri o italiani. Non vi conoscete tra di voi? Assolutamente no. Poi il responsabile non è che ti chiama quando sei in giro per chiedere se hai bisogno di una mano, dice: “se hai bisogno mi chiami te a tue spese”. I pacchi di posta come ti venivano dati? Imbustati? In che modo? Li davano dentro un cartone Se è l’azienda che dà queste indicazioni perché c’è scritto posta certificata? Posta certificata, allora io in montagna non mi prendeva il gps e dunque neanche le sparavo. Le Acque Veronesi avevano un codice a barre che era coperto e mi dice (il suo responsabile suppongo, ndr) “spara” la prima lettera della via e spara l’ultima, nel senso che non tutte le sparavo perché c’era il codice a barre non leggibile. Alla fine anche lì non è che sia tanto certificata nel senso … Ho capito anche perché loro dovrebbero sapere se tu in quel momento stai sparando un codice sanno dove sei con il gps, in effetti se il sistema fosse fatto bene. È tutta una questione di organizzazione, quando Poste Italiane prende un appalto … Costa di più ma dà un servizio migliore? Intanto c’è la conoscenza del territorio da parte della gente che va a consegnare. Dunque se non trova un civico e non trova un nome, uno che ha esperienza non è che butta la busta lì a casaccio. Invece cambiando paese ogni giorno anche il lavoratore si trova in difficoltà. Anche il pagamento a cottimo, è duro lavorare oggi, uno si accontenta pure ma … Lavorare per niente, no! Poi quello che mi lascia perplesso è anche il sistema, dare al singolo collaboratore la posta è delicato Quello mi ha lasciato perplesso a prescindere che il cottimo secondo me non è regolare, perché un minimo salariale secondo me ci deve essere. Quello che mi hai detto era quello che mi aspettavo. Onestamente, però, sentirlo direttamente ci può aiutare a denunciare. Noi non vogliamo danneggiare nessuno, vogliamo solo che certe situazioni vengano conosciute, altrimenti non se ne esce mai fuori Per il rimborso spese prima ti ho detto, spero me lo diano per poco che sia (ha avuto alla fine poche decine di euro…, ndr) perché il gps non andava e loro non so se riescono a calcolarmi i km e le battute e le lettere che ho consegnato… © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014

Cervelli “made in Vicenza”

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’articolo in questa pagina, una delle tante novità in via di introduzione a partire dal n. 269 di VicenzaPiù, il primo del nono anno di vita della nostra impresa giornalistica nata il 25 febbraio 2006, inaugura una galleria mensile di “cervelli vicentini all’estero”, accanto magari, lo speriamo fortemente, a una di nostri giovani intelligenze utilizzate in Italia, gallerie per le quali attendiamo anche segnalazioni dei diretti interessati e dei nostri lettori, che siano insegnanti, datori di lavoro, mamme, papà, parenti, amici dei nostri geni in erba… va bene tutto prima del nostro screening. Non è un caso, poi, se la rubrica parte con Massimiliano Muscas come autore visto che lui stesso, vicentino classe 1985, si è laureato a Padova in Scienze e Tecnologie della Natura e ha già maturato esperienze da borsista oltre che in vari settori scientifici e para scientifici. Alla ricerca… di un futuro. Il direttore

Ricercatore vicentino della UCSD pubblica: Facebook influenza il tuo umore Tv e media Usa rilanciano per primi e in massa lo studio e le sue implicazioni non solo sociali

di Massimiliano Muscas

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acebook decide di che umore sei. E’ questa la conclusione raggiunta dal team di James Fowler di cui fa parte integrante il vicentino Lorenzo Coviello che, analizzando con opportuni algoritmi quantità industriali di post su Facebook e le reazioni dei post successivi dei lettori, conclude che la lettura di commenti più o meno felici può sensibilmente modificare l’umore dei lettori e dei loro interventi consecutivi. Infatti si è notato un aumento di commenti ed interventi tristi dell’1,29% dopo aver letto post tristi sulla bacheca del popolare social-network, le reazioni ai post positivi invece sono molto più marcate l’1,75 % in più di post positivi. La ricerca è stata condotta da un team internazionale della ‘University of Californiaà di San Diego (UCSD) in California e le sue due punte di diamante nello specifico sono stati due italiani, il prof. Massimo Franceschetti, e Lorenzo Coviello, studente di PhD Candidate. Quest’ultimo, dall’inizio del 2010 in Usa, è nato a Roma nel 1984 ma è a Vicenza che è cresciuto fin dal 1992 (elementari alla Da Porto, medie alla Prati), conseguendo la maturità al Liceo Quadri per poi laurearsi col massimo dei voti e lode a Padova in ingegneria delle telecomunicazioni. L’ultimo anno del corso di laurea nel 2007-2008 lo ha frequentato a San. Diego dove ha preparato la tesi discussa nell’ateneo patavino prima di essere richiamato dalla UCSD a S. Diego come ricercatore in via di conseguire, dopo il Master in Electrical and Computer Engineering, anche il PhD grazie anche a numerose pubblicazioni nel campo delle reti sociali ed informatiche. Per curiosità ricordiamo che la società editrice dei nostri media fa in buona parte riferimento proprio a Lorenzo e al fratello gemello Emanuele, figli del nostro direttore, e per completezza di informazione aggiungiamo che il loro percorso è parallelo: anche Emanuele è alla UCSD pur se con qualche mese di anticipo e sta conseguendo analoghi riconoscimenti accademici. Vicenza ed il Veneto si confermano quindi, grazie alla preparazione di

questi due laureati come ottimi incubatori di personale qualificato in ogni settore, soprattutto quello scientifico e tecnologico. Tornando alla ricerca (pubblicata nei giorni scorsi su PLloS-One http://www.plosone.org/article/info %3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.p one.0090315) scopriamo che il team scientifico di San. Diego ha analizzato dapprima gli “status” in inglese pubblicati per mille giorni (gennaio 2009-marzo 2012) dagli utenti delle cento più popolate città statunitensi. Dopo questa prima analisi si è passato ad analizzare il cambio di umore in relazione agli status degli amici anche distanti molti km. Da questa parte dello studio arrivano i risultati più interessanti: a post e status negativi vengono associati aumenti di interventi negativi nel social-network dell’1,29%, mentre più marcata è la risposta ai post positivi che fanno aumentare dell’1,75% gli interventi ottimistici. Facebook quindi può renderci felici e tristi in relazione agli interventi dei nostri contatti. Gli autori dello studio hanno inizialmente evidenziato questo trend dal punto di vista matematico per occuparsi in seguito e con altri esperti, con in testa il noto sociologo James Fowler che già dirige il team, degli aspetti sociologici (e … commerciali) della ricerca, che, però, già ha colpito nel segno facendo interessare in Usa, con ricadute in Italia (La Stampa, Libero … e Supermoney) soprattutto per l’italianità dei ricercatori, molti dei più diffusi media cartacei e web oltre a emittenti tradizionali e in streaming. Dell’articolo e delle prospettive che apre (accanto una press release divulgativa della UCSD Jacobs School of Engineering) si sono interessati con servizi e interviste tra gli altri Usa Today, Time, BBC, Nbc, The Guardian, Sky, Wall Street Journal Live, Huffington Post Live (qui il link a uno dei lunghi servizi con dirette http://huff.lv/1qMUcaq) perché, se il mondo della ricerca dà un’indicazione precisa di quanto le reti sociali, non solo fisiche ma anche virtuali, possono influire sempre di più all’interno della vita del singolo individuo, è naturale che l’interesse si allarghi allo sfruttamento di queste “interferenze”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La pioggia si propaga via Facebook (m.m.) Per aggiungere qualche dettaglio più specifico sulla ricerca di Lorenzo Coviello, oltre a quanto scritto accanto e oltre alla press release divulgativa della UCSD Jacobs School of Engineering, l’ho sentito direttamente avvantaggiato dal fatto di averci giocato insieme a pallavolo. Pochi o tanti anni fa? Ecco la descrizione “divulgativa” fatta da chi ha concesso a noi un’intervista … esclusiva dopo averlo fatto con Sky, WSJ, Huffington Post. «A mio avviso, la cosa interessante dello studio è che ho utilizzato una variabile

San Diego, CA, March 12, 2014 — You can’t catch a cold from a friend online. But can you catch a mood? It would seem so, according to new research from the University of California, San Diego. Published in PLOS ONE, the study analyzes over a billion anonymized status updates among more than 100 million users of Facebook in the United States. Positive posts beget positive posts, the study finds, and negative posts beget negative ones, with the positive posts being more influential, or more contagious. “Our study suggests that people are not just choosing other people like themselves to associate with but actually causing their friends’ emotional expressions to change,” said lead author James Fowler, professor of political science in the Division of Social Sciences and of medical genetics in the School of Medicine at UC San Diego. “We have enough power in this data set to show that emotional expressions spread online and also that positive expressions spread more than negative.” There is abundant scientific literature on how emotion can spread among people – through direct contact, in person – not only among friends but also among strangers or near-strangers. Little is known, though, about emotional contagion in online social networks. Yet, in our digitally connected world, Fowler said, it is important to learn what can be transmitted through social media, too. Fowler worked on the study with Lorenzo Coviello – a Ph.D. student of professor Massimo Franceschetti in the electrical and computer engineering

esterna a Facebook (la pioggia) per misurare l’effetto causale (non casuale...) delle trasmissione di emozioni su Facebook. Il punto è che, se osservo un miglioramento emotivo mio e dei miei amici su Facebook, come posso dire che c’è stato contagio di umore? Potrebbero esserci altre spiegazioni: io e miei amici siamo simili (“omofilia”), oppure abbiamo avuto la medesima influenza esterna senza aver però interagito (per esempio, abbiamo visto lo stesso telegiornale). Per ovviare a questo problema, propongo un “esperimento

department of the UC San Diego Jacobs School of Engineering. Additional coauthors of the paper are: Yunkyu Sohn, political science graduate student at UC San Diego; Adam D. I. Kramer and Cameron Marlow of Facebook; Coviello’s graduate advisor, Massimo Franceschetti, also of the Jacobs School; and Nicholas Christakis of the departments of sociology and medicine at Yale University. The researchers analyzed anonymous English-language status updates on Facebook in the top 100 most populous cities in the U.S. over 1,180 days, between January 2009 and March 2012. Researchers did not view any names of users or even the words posted by users. They relied on automated text analysis, through a software program called the Linguistic Inquiry Word Count, to measure the emotional content of each post. To find if there’s a causal relationship, the researchers needed to run an experiment. They found a natural one in rain. Rainy weather, it turns out, reliably changes the tenor of posts – increasing the number of negative posts by 1.16 percent and depressing the number of positive by 1.19 percent. Those are small changes but the researchers weren’t after big effects. They were looking for a random variable (as rain presumably is) that they could use as an instrument to measure the effect of a change in one user’s posts on the posts of their friends. To make sure that rain was not affecting the friends directly, they restricted their analysis to friends who were in different cities where it was not raining, and to make sure it was not topic contagion, they removed from their analysis all wea-

naturale”, che in parole semplice consiste in questo: misurare come la pioggia influenza il mio umore, e successivamente misurare come il cambiamento indotto in me dalla pioggia influenza l’umore dei miei amici (e considero solo gli amici che vivono lontani, per ridurre la correlazione tra la mia pioggia e la loro pioggia). Il punto è che, anche se l’effetto della pioggia sul singolo utente è piccolo, la quantità di dati consente di ottenere stime robuste». © RIPRODUZIONE RISERVATA

ther-related status updates. So, did the change in emotional expression by the people being rained on induce a change in their friends that stayed dry? Yes. According to the study, each additional negative post yields 1.29 more negative posts among one’s friends, while each additional positive post yields an additional 1.75 positive posts among friends. If anything, the study probably underestimates how much emotion spreads through a digital social network. “It is possible that emotional contagion online is even stronger than we were able to measure,” Fowler said. “For our analysis, to get away from measuring the effect of the rain itself, we had to exclude the effects of posts on friends who live in the same cities. But we have a pretty good sense from other studies that people who live near each other have stronger relationships and influence each other even more. If we could measure those relationships, we would probably find even more contagion.” The researchers believe their findings have widespread implications. Emotions, they write, “might ripple through social networks to generate large-scale synchrony that gives rise to clusters of happy and unhappy individuals.” And with ever more avenues for expression in a digitally connected world, they write, “we may see greater spikes in global emotion that could generate increased volatility in everything from political systems to financial markets.” They also suggest that their findings are significant for public wellbeing. “If an emotional change in one person spreads and causes a change in many, then we may be dramatically underestimating the effectiveness of efforts to improve mental and physical health,” said Fowler, co-author of the book Connected, “We should be doing everything we can to measure the effects of social networks and to learn how to magnify them so that we can create an epidemic of wellbeing.” This research was partially supported by Army Research Office Grant W911NF-11-1-0363, and grants from the National Institute for General Medical Sciences (P-41 GM103504-03) and the Pioneer Portfolio of the Robert Wood Johnson Foundation.


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Askoll: persi 35 milioni a Castell'Alfero, si deve chiudere. Mise, regione e sindacati dicono No Nel silenzio più assoluto di media e sindacati locali continuiamo a seguire il caso dei licenziati nell’astigiano da parte del gruppo di Elio Marioni, anche se Mise, regione e sindacati dicono che “non s’ha da fare”, nel timore che in un futuro non lontano tocchi anche a Povolaro e dintorni dopo le chiusure di Moncalieri e Castell’Alfero

di Giovanni Coviello

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opo il primo contatto e una lunga intervista (VicenzaPiù n. 268) con Massimo Fùrlan, responsabile della comunicazione del gruppo Askoll, il suo presidente e titolare, Elio Marioni, ci aveva telefonato, prima di "riammutolirsi", non si sa bene se per blandirci o per invitarci a "scrivere di meno o meglio" sulla chiusura annunciata, e poi confermata, per il 7 giugno prossimo, della Askoll P&C di Castell'Alfero nell'Astigiano con conseguente licenziamento di 223 operai (150 ora che si aggiungono ai 70 che nello stesso giorno esaurirebbero la Cig). Il 24 marzo la Askoll Holding S.r.l., Direzione Comunicazione, si è fatta finalmente viva con una lunga nota per

illustrare la sua posizione, che, per conoscerla e per studiarne qualche sfumatura di apertura a uno sperabile spiraglio di trattativa, mettiamo a disposizione di chi fino ad oggi a Vicenza ha letto della vicenda drammatica solo da noi, che abbiamo il dovere e l'abitudine solo di dare una cosa che si chiamano notizie. A che servirebbero i media sennò, quelli indipendenti per lo meno?, tanto più che, dopo Moncalieri e Castell'Alfero potrebbe toccare anche a Povolaro in cui già esistono dipendenti (ne ha parlato qualcun altro?) che usufruiscono di ammortizzatori sociali? Sperando che la nota spinga anche i mammasantissima dell'informazione locale, dopo che lo ha fatto a livello nazionale per ben due volte e in diretta anche La7, di seguito pubblichiamo integralmente il comunicato della Askoll Holding e a seguire la replica di Tiziano Toniolo, Rsu Fim Cisl, da 33 anni in

Comunicato della Askoll Holding S.r.l. - Direzione Comunicazione Castell'Alfero (AT) - Askoll P&C Perdite di oltre 35 milioni negli ultimi 5 anni e altre ingenti preventivate per i prossimi 4 anni impongono ad Askoll di procedere nella sua decisione di cessare l'attività dello stabilimento. Non è vero che la Askoll P&C di Castell'Alfero sia un'azienda che, pur chiudendo i conti in utile, intende delocalizzare semplicemente per avere maggior profitti. Askoll P&C ha chiuso i bilanci degli ultimi anni in forte perdita, le perdite accumulate nel corso degli ultimi 5 anni (dal 2009 al 2013) ammontano ad oltre 35 milioni di euro. Il budget 2014 e i piani pluriennali aggiornati con le ultime previsioni di vendita evidenziano, almeno fino al 2017 ulteriori ingenti perdite. L'esposizione finanziaria complessiva a fine periodo è stimata in 23 milioni di €, insostenibile per la sopravvivenza dell'intero gruppo Askoll. L'azienda, prima di decidere la cessazione dell'attività ha valutato attentamente qualsiasi forma di ristrutturazione tendente a raggiungere l'equilibro economicofinanziario di Askoll P&C. E' evidente che non sussistono concrete prospettive di recupero di tale equilibrio. Il piano industriale, basato su ipotesi ottimistiche e già in possesso delle organizzazioni sindacali, evidenzia la sua insostenibilità. Askoll ha valutato attentamente

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Elio Marioni, presidente Askoll`

tutte le proposte di sostegno da parte delle istituzioni. Le proposte avanzate si riferiscono sostanzialmente a eventuali contributi su nuovi investimenti in ricerca e sviluppo e su progetti innovativi, tuttavia: • nessun investimento in ricerca e sviluppo potrebbe modificare la redditività dei prodotti attuali che è insufficiente a coprire i costi fissi e gli ammortamenti conseguenti ai già importanti investimenti fatti nel corso degli ultimi anni; • l'eventuale contributo da parte delle istituzioni andrebbe a coprire solo una parte (10-15%) dei costi per eventuali nuovi progetti. Il problema di Askoll P&C deriva dall'impossibilità di raggiungere l'equilibrio economico finanziario attraverso la gestione caratteristica dell'azienda stessa. Con tali presupposti, la cessazione dell'attività nello stabilimento di Castell'Alfero rimane l'unica strada percorribile.

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Assemblea a Castell’Alfero

fabbrica, la nota con cui ha relazionato ai 223 licenziati (o 150 per la Askoll se del totale non fanno parte i già "esodati") sull'incontro del 21 marzo al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) e il verbale proprio del Mise, contrario alla posizione dell’azienda. La sintesi delle tre posizioni (Askoll, sindacati astigia-

Data la situazione l'azienda ritiene che chiunque fosse chiamato a risolvere il problema, inclusi eventuali curatori, amministratori o commissari straordinari, incontrerebbe le stesse insormontabili difficoltà. La chiusura non è sicuramente parte di un disegno di delocalizzazione e ne è prova concreta la mole degli investimenti degli ultimi anni in Askoll P&C (circa 25 milioni di euro in 5 anni) in innovazione di prodotto e di processo per cercare di mantenere la competitività e garantire la sopravvivenza della società. Purtroppo gli investimenti fatti non hanno dato i risultati attesi e sperati. Le cause sono da ricercare in particolare nella crisi che ha colpito il mercato dell'elettrodomestico europeo impattando fortemente sia sui volumi sia sui prezzi di vendita, entrambi in forte contrazione. Tali motivazioni sono state oggetto di condivisione e analisi congiunta con RSU ed organizzazioni sindacali in tutti gli incontri tenutisi nel corso degli ultimi anni. Che gli investimenti sopra menzionati e i tentativi di salvaguardare la competitività dello stabilimento siano oggi messi in discussione dalle OO.SS della Provincia di Asti e dalle RSU di Castell'Alfero stupisce, dato che i percorsi seguiti fino ad oggi - inclusi i ricorsi agli ammortizzatori sociali - sono sempre stati formalizzati nei verbali di accordo sottoscritti dalle parti, sindacati inclusi. Per i 150 dipendenti interessati dall'attuale procedura di licenziamento avviata lo scorso 25 febbraio

ni e Mise e Regione Piemonte) è quella espressa nel titolo. Ma ci piacerebbe poter raccontare prima del 7 giugno, magari insieme ad altri colleghi locali, un finale concordato e meno drammatico di quello deciso e ora confermato con una nota stonata, però, caro presidente Marioni: le minacce finali ai sindacalisti (solo a loro?)

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astigiani. Anche se un richiamo ai legali c'è stato e c’è, eccome, anche da parte dei lavoratori, ma per denunciare eventuali irregolarità di gestione e non il "concorso in tracollo" della proprietà che al buco di 35 milioni è arrivata, come lei stessa ufficializza, per tanti motivi, ma non certo per mancato impegno dei lavoratori. E ci piacerebbe poter scrivere prima del 7 giugno che anche i sindacati vicentini hanno (ri)trovato il coraggio che stanno avendo i loro colleghi di Asti scrivendo anche loro un semplice comunicato, ora che Marioni ha dato via libera diffondendo il suo: «grazie colleghi della Fim Cisl, della Uilm Uil e della Fiom Cgil. Grazie per averci allertato. Senza accusarci di mancanza di solidarietà. E grazie per dover rinunciare al lavoro, come dice l'azienda, per salvare il gruppo!» © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sciopero all’Askoll P&C

2014 (150 e non 220), l'azienda si rende perfettamente conto della drammaticità della situazione da essi vissuta, delle difficoltà economiche e di ricollocazione. Proprio con l'intento di attenuare tale situazione, l'azienda ha più volte offerto ai sindacati di esaminare le misure di accompagnamento volte a fronteggiare sul piano sociale le conseguenze della cessazione dell'attività e facilitare la riqualificazione del personale. Incentivi all'esodo, processi formativi, supporto alla ricollocazione, integrazione di una parte dei dipendenti in altre società del gruppo non sono stati argomenti di discussione accettati dalle organizzazioni sindacali, rigide nella loro pretesa di mantenere in funzione il sito produttivo e continuare ad oltranza le agitazioni in corso. La prosecuzione a oltranza del blocco delle forniture dura da più di 30 giorni e rischia di gettare l'azienda in una situazione disastrosa e di insolvenza, travolgendo qualsiasi possibile misura a benefi-

cio dei dipendenti, oltre che danneggiare i clienti, i loro dipendenti, l'intero indotto e - infine - le altre aziende del gruppo Askoll. Inoltre, assenti concrete prospettive di recupero dell'equilibrio economicofinanziario, difficilmente si potrebbe accedere alla CIGS prevista per le procedure concorsuali. I tempi stringono. Oggi ci sono ancora i presupposti per affrontare la discussione con razionalità, tutelando senz'altro i lavoratori, con una chiusura "in bonis" che garantisca ai dipendenti di Askoll P&C gli stipendi fino alla cessazione, il rapido pagamento del TFR e l'erogazione di un incentivo all'esodo da concordare, oltre a misure di formazione e supporto alla ricollocazione. In caso contrario ci sarà spazio solo per un tracollo, di cui ciascuno si assumerà le proprie responsabilità, fermo restando che chi, con azioni o omissioni, avrà concorso a tale tracollo, ne risponderà avanti le opportune sedi.


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Numeri di comodo e incroci di conti aziendali: il sindacato accusa la Askoll che chiude ad Asti Tiziano Toniolo, iscritto alla Fim Cisl ed Rsu della Askoll P&C di Castell'Alfero, lavora da 33 anni in quella ex Ceset che la casa madre del presidente e titolare vicentino Elio Marioni, dopo averla acquistata dalla statunitense Emerson insieme alla fabbrica ora già chiusa di Moncalieri con 300 persone a casa, ha deciso di fermare per troppe perdite trasferendo la produzione in Slovacchia.

di Giovanni Coviello A detta dell'azienda di Povolaro di Dueville sarebbero 35 i milioni gettati al vento prima di gettare in strada i 223 operai, ma Toniolo conosce la storia dall'inizio e replica duramente (e come Rsu della ditta) evidenziando numeri ben diversi e denunciando anche gestioni economiche e finanziarie che sarebbero state messe in atto dalla proprietà per depauperare il

sito astigiano e per giustificare la delocalizzazione della produzione nonostante il diverso parere del Ministero per lo Sviluppo Economico e gli aiuti in arrivo da enti locali e centrali. Pubblichiamo la nota di Tiziano Toniolo, molto puntuale nelle sue accuse, anzi così puntuale che, senza nulla togliere alla "penna" e alla "testa" del sindacalista lavoratore, fa supporre l'entrata in campo di tecnici e legali a supporto delle tesi in difesa dei lavoratori. Dell'Astigiano, perchè di quelli vicentini non si sa chi se ne stia

occupando visto il totale silenzio di media e sindacati locali dopo le dure lezioni di Moncalieri e Castell'Alfero e i primi ammortizatori sociali utilizzati negli stabilimenti di Povolaro della Askoll, «un gruppo internazionale di 11 unità operative in Italia (6 stabilimenti), Brasile, Messico, Slovacchia Romania e Cina», come recitava anche il comunicato di ieri, non si sa se comprendendo o meno quello che verrà chiuso il 7 giugno, «comunque», dice l'azienda. © RIPRODUZIONE RISERVATA

/ Messa l'8 marzo all'esterno della fabbrica celebrata dal vice Vescovo della Diocesi di Asti Monsignor Vittorio Croce e a Don Piero Gagliardi, parroco di Castell'Alfero

La nota di Tiziano Toniolo, Rsu Askoll Castell'Alfero In risposta e a riguardo del Comunicato Stampa della Askoll Holding del 24 marzo apparso sulla Sua testata, come Rsu della Askoll P&C Castell'Alfero ritengo utile precisare che: - Il Gruppo Askoll è, dalle stesse parole della Direzione Holding ed anche dal primo comunicato stampa dell'Azienda (poi successivamente rettificato), un gruppo in attivo. - La Askoll P&C risulta effettivamente in perdita. Merita però precisare alcuni aspetti: • Seppur omesso nel comunicato stampa aziendale va detto che, sin dall'acquisto da parte della Askoll, gli stabilimenti piemontesi riuniti sotto la denominazione Askoll P&C (acronimo di Plaset & Ceset) sono stati 2: quello di Moncalieri (ex Plaset) e di Castell'Alfero (ex Ceset); pertanto gli investimenti e le perdite sono, per una corretta visione delle cose, opportunamente da ripartire. A Moncalieri sono stati investiti circa 9 milioni di euro tra il 2009 e il 2011 per una completa ristrutturazione purtroppo fallita (meriterebbe analizzarne i motivi, ma questo non è il contesto appropriato) con conseguente chiusura produttiva dello stabilimento da novembre 2011. Gli investimenti hanno riguardato come a Castell'Alfero l'acquisto di macchinari principalmente dalla Askoll Quattro (altra società del Gruppo) e da altri fornitori (e per queste acquisizioni si è passati attraverso la Holding che applica un ricarico del 20% e più). Alla dismissione del sito torinese (dopo l'utilizzo di 54 mesi di CIG e 362 posti di lavoro perduti) buona parte di questi nuovi macchinari sono stati ceduti a prezzo di realizzo alla Askoll Tre (altra società del Gruppo, in cambio non di denaro

ma di azioni per 2,6 milioni di euro), alla Simar (società riconducibile a cognato e sorella dell'imprenditore proprietario della Askoll), alla Askoll Brasile (altra società del Gruppo) e alla Askoll Romania (altra società del Gruppo), creando delle pesanti minusvalenze per la Askoll P&C, ma con benefici per le società "acquirenti"; non elenco le importanti perdite frutto di rottamazioni o dismissioni di materiali ne attrezzature ecc. ecc. causate dalla cessazione di Moncalieri. In caso di chiusura dello stabilimento di Castell'Alfero i macchinari sarebbero rivenduti alla Askoll Slovacchia (altra società del Gruppo) e le produzioni lì delocalizzate per profitto economico, seppur con rischi produttivi e di sviluppo intrinsechi non indifferenti. • Le perdite sui bilanci annuali della Askoll P&C sono motivate per circa il 50% dagli ammortamenti (mediamente 2,5-3 milioni annui), che per scelta aziendale sono ripartiti su 5 anni anche per cifre ingenti anziché su periodi più lunghi, provocando di conseguenza evidenti criticità sul bilancio nel breve periodo, soprattutto se contestualmente vi è uno startup di un nuovo motore. - L'Azienda ha deciso di chiudere Castell'Alfero nella primavera 2013 (come da documento pubblicato da LA STAMPA e da ammissione del consulente aziendale), ma ha comunicato la sua decisione a maestranze e sindacati solamente tramite Lettera di licenziamento collettivo per cessazione il 25 febbraio, a 3 mesi dalla perdita del posto di lavoro e con l'aggravante di in un contesto territoriale che ha del drammatico dal punto di vista della prospettiva occupazionale; un atteggiamento di autentica

violenza sociale nei confronto dei lavoratori, che giustifica ampiamente i 40 giorni di civile presidio, quando invece c'era tutto il tempo per gestire e trovare soluzioni anche con l'aiuto delle istituzioni. - La Askoll NON ha valutato attentamente tutte le proposte di sostegno da parte delle istituzioni; questo è ben evidenziato nel verbale redatto dal MiSE dopo l'incontro del 21 marzo (in allegato). - Le proposte economiche delle Istituzioni non riguardano esclusivamente progetti di ricerca (con contributi a fondo perduto in questo caso sino al 40%) ma anche mirate a industrializzazioni immediate, con opportunità economiche anche importanti. In sostanza, aldilà di prese di posizioni a prescindere imprenditoriali, a fronte dei concreti aiuti delle Istituzioni, del biennio di Contratti di Solidarietà e relative decontribuzioni, dei sicuramente elevati costi legati alla chiusura, l'obbiettivo di rendere sostenibile lo stabilimento non è poi così astruso. - Le concrete offerte formative dell'azienda si possono ben riassumere nei 2 Corsi di riqualificazione per i Cassaintegrati a zero ore del dismesso Reparto Mca, previsti già in estate, ma ora naufragati per lungaggini e soprattutto per un macchinoso tentativo da parte della Direzione di ricaricare poche migliaia di euro a carico della collettività, a discapito della fluidità e chiarezza dei percorsi formativi. - L'integrazione di alcuni lavoratori in altre lontane società del Gruppo è già stata proposta dall'azienda, con proposte verbali fumose e contraddittorie, rispetto anche a dichiarazioni fatte dalla Direzione in sede Ministeriale a Roma. Da segnalare

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Sciopero all’Askoll P&C

anche che l'unica proposta aziendale di gestione della chiusura vede la prosecuzione per ben 54 giorni degli ammortizzatori sociali (questi naturalmente a carico della collettività). - La competitività dell'azienda passa attraverso politiche commerciali chiare e magari attraverso l'introduzione di nuovi prodotti, nonché purtroppo a sacrifici da parte delle maestranze, dichiaratesi comunque da tempo disponibili in tutti i tavoli istituzionali e non. Non ultimo però l'aspetto della corretta gestione dei Contratti di Solidarietà che offrono sì flessibilità e risparmio economico per le aziende ma se applicati correttamente; questi ammortizzatori sociali sono anche "tarabili" alla stipula sulle esigenze di maggior flessibilità da parte aziendale, ma neppure questo aspetto è stato curato, anzi si è andati in inspiegabilmente in controtendenza. - l'ultimo argomento del Comunicato stampa, dal tono senza dubbio un

po' "terroristico", ventila il fallimento della Askoll P&C che non è assolutamente un obbiettivo sindacale, ma va segnalato che è stato già stato attentamente analizzato dall'Azienda, che lo ha già prospettato in varie modalità 10 giorni fa in un incontro presso l'Unione Industriale. Nella sciagurata ipotesi... se Holding e il Gruppo pensano di non esserne toccati restandosene fuori, si sbagliano di grosso considerati tutti gli intrecci sia emersi qui che ancora da enunciare, che evidenziano dove siano rimaste le perdite e dove vadano i profitti, e anche le oggettive responsabilità decisionali. Il dottor Furlan ha tentato nel suo Comunicato di far uscire "splendida" la Askoll da questa vicenda, ma la verità toccata con mano da Lavoratori, Sindacati e Istituzioni è ben ben altra... e in futuro qualcuno lo appurerà... © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Il Ministero dello Sviluppo Economico è contrario alla posizione dell’azienda V

erbale dell’incontro per la Askoll P&c presso il Dipartimento per l’Impresa e l’Internazionalizzazione, Direzione Generale per la Politica Industriale e la Competitività, Unità per la Gestione delle Vertenze delle Imprese in Crisi. In data 21 marzo si è tenuto presso il MiSE un incontro per la verifica delle problematiche dello stabilimento di Castell’Alfero in provincia di Asti della Askoll P&C. Alla riunione erano presenti il la Dr.ssa Manuela Gatta e la Dr.ssa Chiara Cherubini del Ministero dello Sviluppo Economico, l’assessore della Regione Piemonte Giovanna Quaglia, il vicesindaco del Comune di Castell’Alfero Angelo Marengo che rappresentava anche la Provincia di Asti, l’assessore al lavoro del Comune di Asti, Alberto Cavallo di Confindustria Asti, una delegazione della direzione aziendale del Gruppo Askoll di Vicenza e dello stabilimento di Castell’Alfero, le Organizzazioni Sindacali nazionali e territoriali, insieme alle Rappresentanze Sindacali Unitarie e alcuni parlamentari. Si è tenuto un incontro riguardante Askoll già fissato in occasione della

precedente riunione presso il Mise, per una verifica degli elementi che hanno portato alla decisione presa sul sito di Castell’Alfero. L’azienda ha ribadito la propria decisione sottolineando che essa è stata determinata da una situazione di sostenibilità economica dello stabilimento e ha ricordato la necessità di intervenire in tempi rapidi. La Rappresentante della Regione (Ass. Quaglia) ha ricordato le numerose iniziative regionali di cui l’azienda potrebbe usufruire, ovvero: fondi di finanziamento all’innovazione, la disponibilità a vedere strumentazione idonea diversa dalla mobilità per il sostegno al reddito dei lavoratori, la programmazione regionale idonea a disincentivare la delocalizzazione delle imprese. L’Ass. Quaglia ha dato la propria disponibilità ad attivare un tavolo tecnico regionale con Mise ed Azienda, per una verifica tecnica degli strumenti a disposizione. Il Mise, ribadendo innanzitutto la propria contrarietà ad una decisione di chiusura, ha comunicato che esistono fondi per l’innovazione che lo stesso Mise mette in campo per finanziare progetti di innovazione di cui l’azienda po-

trebbe usufruire, visto che porta avanti tali progetti al proprio interno, questo anche in sinergia con la Regione. Ha quindi proposto all’azienda di sospendere la procedura per portare avanti ulteriori approfondimenti, ritenuti dalle Istituzioni doverosi alla luce delle proposte emerse in data odierna. L’azienda ha comunicato che nessuna di queste iniziative potrebbero risolvere il problema che è la sostenibilità dei costi, ritenendo che tutte le verifiche sono state già portate avanti e nulla potrebbe far modificare la decisione presa. Le OOSS hanno espresso la propria contrarietà rispetto alle decisioni prese chiedendo una ulteriore verifica rispetto alle disponibilità messe in campo. Dopo ampio dibattito le Istituzioni (Mise, Regione, Comune e Provincia), hanno preso negativamente atto della decisione aziendale di ritenere vano qualsiasi tentativo di approfondimento alla luce delle disponibilità istituzionali emerse in data odierna. Il tavolo rimane quindi aperto e verrà aggiornato a breve per seguire l’evolvere della situazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il tavolo simbolicamente vuoto al Mise

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Una delle serrate decise dall'azienda

Relazione ai 223 licenziati Askoll di Tiziano Toniolo, Rsu Fim Cisl Askoll P&C V

enerdì 21 marzo 2014 mattina a Roma, presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, si è svolto il tavolo sulla crisi della Askoll P&C di Castell’Alfero (ex Ceset) per scongiurarne la chiusura. L’incontro è durato circa 2 ore e mezza, durante il quale e le Istituzioni hanno messo sul tavolo le proprie proposte concrete mirate al sostegno dello stabilimento castellalferese. Le azioni economiche messe sul piatto dalle istituzioni sono state: REGIONE - 200.000 euro a fondo perduto oppure 1.000.000 euro di finanziamento a tasso agevolato (per l’industrializzazione del motore Askoll motor Evo) - sino al 40% a fondo perduto su progetti di ricerca e sviluppo come quello della mobilità elettrica; su questo settore la Regione si è detta molto interessata, anche a fronte della partnership già avviata dalla Askoll Holding con l’azienda torinese Model Master (progetta e realizza prototipi e componenti per veicoli di case automobilistiche di

tutto il mondo) - misure x evitare delocalizzazione (cifra da quantificare) Quest’ultima azione è già stata applicata nella crisi all’Embraco di Chieri nel 2005 con l’acquisto da parte della Regione di un capannone dell’azienda per far arrivare denaro nelle casse aziendali. Furono impegnati per tale operazione ben 12.700.000 euro regionali, con il contributo del Ministero delle Attività Produttive di 5.000.000 euro. La Regione si è offerta di ripetere l’azione acquistando un capannone della Askoll P&C. - misure per il sostegno al reddito dei lavoratori (Cigd, formazione) MINISTERO Mise - aiuto finanziario da quantificare, in collaborazione con la Regione COMUNE - riqualificazione parte terreni e/o capannoni per una riconversione commerciale GOVERNO decontribuzione sino al 40% per le aziende che applicano i Contratti di Solidarietà Pur mancando ancora un Decreto

interministeriale che stabilisca i criteri per la individuazione dei datori di lavoro beneficiari di questa riduzione contributiva, per la Askoll P&C si profilerebbe (ipotesi tutt’altro che remota considerato che il primo tavolo ministeriale è del 6 dicembre scorso) una riduzione del 35% su tutti gli oneri contributivi dei lavoratori in CdS, pari sino a circa 400.000 annui (art. 5 del Decreto Legge del 20 marzo 2014, n. 34 - Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese). RSU - disponibilità a trattare a 360° compreso il fattore economico Il Ministero dello Sviluppo Economico ha detto in maniera decisa e precisa che la Askoll P&C, a fronte di tutte queste disponibilità messe sul tavolo, non è da chiudere, invitando l’azienda a prender tempo per analizzare congiuntamente e tecnicamente tutti le proposte emerse nell’incontro, cosa ribadita sia da Regione che da O.O.S.S.. L’Amministratore Delegato non ha

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I lavoratori Askoll P&C dimostrano in centro ad Asti

ritenuto le offerte ricevute congrue per risanare oggi la situazione in rosso dello stabilimento, che a suo dire mina anche il gruppo, non accettando il confronto tecnico. La Regione ha dichiarato che le spese di chiusura e il valore di ciò che è stato messo sul piatto sono sproporzionate rispetto alla decisione sulla chiusura, che ha i bene-

fici economici ipotizzati dalla delocalizzazione solo a lungo termine. Le O.O.S.S. che si tratta di una chiusura a prescindere, e la delocalizzazione in Slovacchia presenta rischi produttivi e di sviluppo intrinseci non indifferenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Speciale

VicenzaPiu.Tv, 24 ore in streaming, tutti i giorni, tutti i mesi di Angela Mignano

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icenzaPiu.Tv parte quasi a regime proprio quando sono scoccati otto anni dal primo numero di VicenzaPiù datato 25 febbraio 2006 e si arricchisce, dopo lo sport, l’informazione, lo spettacolo, la cultura, le inchieste, i dibattiti e le dirette, anche di una serie di documentari la cui programmazione è disponibile sul sito www.vicenzapiu.tv, quello della streaming tv di Vicenza. In aprile parte la fase di test per un palinsesto complesso e completo e di cui in futuro sarà disponibile una versione “fissa” per gli appuntamenti. In questa fase, comunque, si potranno sempre conoscere i programmi e gli orari cliccando alla voce Palinsesto del sito dello streaming e consultando i lanci quotidiani sul network web VicenzaPiu.com. Di seguito, in questa pagina, descriviamo brevemente le prime serie di documentari che trasmetteremo mentre le pagine successive danno una primo spaccato, sul campo, di quello che la nostra redazione, con nuovi giovani, sta costruendo. ADRIARTICA Adriartica è un viaggio, una sfida, un’avventura, un’insieme di gesti al fine di comunicare un messaggio preciso: i limiti che a volte ci poniamo possono essere sospinti avanti, modificati o addirittura abbattuti. Ecco perchè Sandro Dutto, in sedia a rotelle da anni, insieme a Simone Chieregato hanno deciso di affrontare questa impresa. Partenza da Venezia per giungere fino a Capo Nord con delle moto a 3 ruote. Senza volere ostentare nulla, con il loro concreto esempio, cercheranno di mostrare come la volontà, sostenuta dallo spirito, può dare frutti preziosi. L’itinerario si snoderà attra-

verso Germania e Polonia, per passare poi alle tre Repubbliche Baltiche. Attraversata la Russia, passando per San Pietroburgo, la rotta prosegue a Nord, attraverso la regione della Carelia Russa fino a giungere a Murmansk. Da qui il passo è breve per arrivare in Norvegia ed effettuare il giro di boa a Capo Nord. Nel viaggio di ritorno si percorreranno le strade lungo i fiordi norvegesi, passando poi attraverso la Svezia, la Danimarca e Paesi Bassi. Un’ultima tappa a Parigi prima di rientrare a Venezia. Un viaggio di 40 giorni attraverso 15 nazioni, lungo quasi 14.000 km. COSTUMI CULINARI Secondo Peirone viaggia con la sua troupe alla ricerca di cibi e pietanze insolite o poco conosciute, a volte squisite ed a volte addirittura quasi disgustose. Un format simpatico e talvolta ironico che svela bizzarre tradizioni locali. CUORE TUAREG Marzouga, in Marocco, è da oltre 10 anni scenario di uno dei più importanti e difficili rally motociclistici, il Tuareg Rally. Quando il Team di Energia e Sorrisi insieme al Highway Truck Team, parteciparono anni fa a questa gara, rimasero affascinati dalla magia dei luoghi visitati e dal calore della gente. Nelle edizioni successive, la partecipazione al rally è diventata anche occasione di far giungere in questi luoghi aiuti di prima necessità e materiale scolastico in collaborazione con una Onlus locale. Cuore Tuareg è avventura fantastica, tra Rally e Solidarietà, dove moto e camion portano aiuti solidali: una sfida umanitaria e una sfida sportiva, dove l’unica medaglia è il sorriso. EXPLORER: LOS TRIBES La passione per l’esplorazione, l’interesse per le antiche culture e la salvaguardia delle tradizioni ancestrali, sono i temi proposti da questa

periodo storico del primo conflitto mondiale. Intenso, approfondito e ben fatto: consigliato! serie. Con rigore scientifico, la collana vi proietterà nei luoghi più sperduti della terra alla ricerca di tribù incredibili che rappresentano la protostoria dell’umanità. Ciò che si vede oggi, domani potrebbe scomparire... FAU (I Fedeli amici dell’uomo) Documentari monografici sulle varie razze canine. Questa collana parla dello standard, dell’alimentazione, del carattere, dell’educazione e della toelettatura dei nostri amici a quattro zampe, ma racconta anche la storia e le origini delle più belle razze canine. Inizieremo con Il Setter, Il Breton, Il Pointer, Il Bracco, Il Drahatar, Il Golden retriver, Il Segugio italiano, Il Labrador, La caccia di valle, La caccia al cinghiale. FRAMMENTI Una bellissima raccolta di clip che raccolgono i frammenti della nostra storia, dal Costume allo Sport, dalla Cultura allo Spettacolo. Un viaggio attraverso gli usi e i costumi di un tempo e tante curiosità da scoprire per mantenere viva la nostra Memoria. LA GRANDE GUERRA Il racconto dettagliato dei momenti più importanti, dei fatti cruciali e delle battaglie che hanno segnato il

LA STORIA DEL 900 ITALIANO Una serie di documentari storici che raccontano le vicende più importanti e i momenti più salienti che hanno segnato la storia del Novecento in Italia. La ricostruzione degli eventi che hanno portato alla nuova sistemazione del Paese, dall’unita’ d’Italia alla Seconda Guerra Mondiale. La figura centrale del documentario è Benito Mussolini, ritratto non solo come uomo politico e stratega, ma anche come uomo e figura carismatica. Un documentario unico, con immagini d’archivio inedite. MISSIONE RELITTI Uno splendido viaggio nelle profondità oceaniche alla ricerca di misteriosi relitti. Tra splendidi fondali e pesci di ogni specie vi racconteremo la storia e le tragedie che hanno coinvolto questi imponenti e ormai dimenticati mostri di ferro. PESCA NEI LAGHI DEL SUD ITALIA I laghi costituiscono un ambiente idoneo per quasi tutti i pesci delle acque interne siano essi di fondo o di superficie. La rilevante profondità e la ricchezza di plancton, formano un habitat che consente alla popolazione ittica di giungere a dimen-

sioni maggiori di quelle conseguite nei fiumi e la fauna è la più disparata. I sistemi per insidiare i pinnati sono molti: il ledgering, la pesca a fondo, lo spinning, la roubasienne e così via. TERRE DIFFICILI Tre documentari ambientati in altrettanti continenti per raccontare storie di vita al limite ma che segnano ogni singola giornata del nostro pianeta. SUD AMERICA, “I volti di Cochabamba”. Un viaggio tra la povertà, le carceri, il narcotraffico e la droga che rovinano migliaia di persone ogni giorno. AFRICA, “Ethiopia: il popolo che cammina”. Scopriamo la vera vita africana. Accompagnati dalle Suore missionarie, scopriamo le reali necessità di un popolo che vive come centinaia di anni fa. Senza acqua nè cure mediche. EUROPA, “Romania: terra di piccole grandi donne”. Dagli orfanotrofi alla strada. La condizione di molte donne e quella degli zingari che vivono nelle discariche. Entreremo anche in un manicomio incontrando Maria e altre donne che ci racconteranno il loro duro passato. VINI D’ITALIA Pillole che insegnano ad assaporare e ad accompagnare ai giusti cibi, i vini della grande tradizione italiana, attraverso la storia dei vitigni, l’analisi e la descrizione di quello che da molti è definito “il nettare degli dei”. © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014 pag 10 Speciale

Bassano Calcio, un’ascesa irrefrenabile: è già nella serie C unica Il patròn Renzo Rosso apre agli imprenditori del bassanese per varare un progetto importante: «I giallorossi sono un patrimonio di tutto il comprensorio». E i tifosi cantano «Salutate la capolista!»

di Marco Polo

«

Chi si accontenta gode così così» recita Luciano Ligabue. E a Bassano, tanto per i trascorsi e un po’ per la filosofia aziendale che sta alle spalle, non c’è proprio nessuno che ritiene di avere la pancia piena dopo che la matematica ha definitivamente sancito il sodalizio giallorosso tra le magnifiche otto che voleranno senza spareggi nella serie C unica. Il dato di fatto è però oggettivo: i ragazzi di Mario Petrone sono la prima squadra di Seconda Divisione (l’ex C2) a staccare il pass promozione a ben cinque giornate dal termine del torneo, accumulando ad un certo punto del torneo un distacco dagli inseguitori che a queste latitudini non si vedeva da anni. Come per anni non si è vista in tv la squadra giallorossa, mancanza a cui ha ovviato VicenzaPiùTv, scommettendo sul Bassano quando pochissimi altri lo facevano. La nostra tv forse ha portato un pizzico di fortuna, ma di sicuro ha contribuito a far vedere i grandi successi del Soccer Team a tanti tifosi che così sono tornati ad affollare il Mercante. Nessuno avrebbe mai potuto pronosticare un simile, doppio risultato (promozione

e pubblico) quando lo scorso giugno il presidente Stefano Rosso, figlio del patròn Renzo, comunicava l’intenzione della Diesel di chiudere con il calcio dopo la delusione di un campionato perso un po’ sciaguratamente – sconfitta a Casale contro una formazione già retrocessa –, un po’ sfortunatamente – sconfitta assurda dopo un match strepitoso a Savona – ed infine chiuso dalla semifinale playoff persa con il Monza. Oltre all’intenzione della proprietà di dare appena un ulteriore anno di vita alla società, a pesare sullo stato d’animo di ambiente e sul lavoro del dg Werner Seeber c’era soprattutto un budget dimezzato con cui far quadrare i conti e operare sul mercato. Basti pensare al caso del giovane Munarini, mandato al Castiglione per non gravare del suo «stipendietto» sul bilancio. Eppure dalla situazione più sciagurata e triste del Bassano Calcio tra i professionisti è nato un miracolo calcistico da tramandare ai posteri. I segreti del successo. Unione d’intenti tra tutte le componenti del mondo giallorosso e notevoli sforzi da parte di coloro che lavorano, in campo e fuori, per far in modo che un gruppo alle prime armi potesse guardare tutti dall’alto in basso. Incredibile per una squadra di giovincelli – siamo di fronte alla formazione nettamente più giovane dell’era Diesel –

alle prime esperienze da titolari o quasi che tra scetticismo e nelle difficoltà hanno rinsaldato i legami e creato un gruppo a prova di ogni genere di difficoltà. Unità d’intenti, feroce determinazione, preparazione tattica, bontà del mercato condotto da Werner Seeber (Daniel Semenzato, Carlo Pelagatti, Stefano Pietribiasi, Gian Maria Rossi, Giacomo Cenetti), maturazione di diversi prospetti svezzati dal vivaio bassanese (Nicola Bizzotto, Enrico Zanella, Tommy Maistrello, Filippo Stevanin), il salto di qualità da parte di giocatori non ancora esplosi (Federico Furlan, Simone Iocolano), il contributo a 360° del leader Berrettoni il tutto impastato dalle mani e dal cervello di Mario Petrone: sono queste le componenti che hanno portato lassù i giallorossi per quello che è un vero e proprio miracolo calcistico. Un dato su tutti va segnalato: in quasi un terzo delle partite il Soccer Team ha portato a casa punti – spesso vincendo – reagendo a situazioni beffarde o di grossa difficoltà. Emblematiche le rimonte con Rimini, Porto Tolle, Spal, Real Vicenza (andata e ritorno), Santarcangelo, Mantova e Pergolettese. La scalata. Probabilmente ci voleva un miracolo per far tornare la voglia di fare calcio in seno alla Diesel. Beh la scintilla è scoccata per merito di un gruppo che ha saputo scaldare il

/ VicenzaPiu ` Tv trasmette l'immagine del fischio che decreta la promozione del Bassano grazie alla vittoria con la Pergolettese

cuore di molti regalando emozioni semplici e genuine che hanno il potere di legare persone tanto diverse tra loro, ma accomunate dalla passione per la squadra della propria città o della quale difendono i colori. Sono proprio le emozioni, figlie di intensità, grandi giocate, gol e dalla forza di non mollare mai, che hanno fatto re-innamorare in primis Renzo Rosso e con lui l’intera città che è tornata a popolare festosa lo stadio cittadino. Il passaggio chiave è stato, probabilmente, l’aggiudicarsi da parte dei petroniani il titolo platonico, ma mai ottenuto dagli squadroni delle annate passate, di campione d’inverno nello scontro diretto del Mercante contro l’allora capolista Santarcangelo. Un match pazzesco, raramente una sfida tra prima e seconda prende una piega del genere con una formazione, il Bassano, capace di giocare costantemente nella metà campo avversaria, creando l’inverosimile e passando in vantaggio, salvo subire un beffardo pareggio e trovare la forza per andare

a vincere oltre il 90’ grazie ad un’inzuccata perentoria di Maistrello! Frammenti di immagini che rimarranno nella storia della formazione di Bassano del Grappa e che hanno fatto cambiare approccio alla proprietà. Proprietà che ha varato un progetto di un azionariato in grado di coinvolgere tutto il bassanese («Il Bassano Calcio non rappresenta la famiglia Rosso ma dev’essere espressione di tutta la città» ha detto il patròn). Tale progetto è appena partito ma l’impressione è che se dovesse decollare in parte o in toto la Diesel non si risparmierebbe dandogli così una forza invidiabile anche in piazze più blasonate. Insomma c’è tutto, ma proprio tutto, per aprire un ciclo vincente a partire da un gruppo, dall’età media molto bassa, che sta dominando il campionato e che con la classica addizione di qualità per reparto risulterebbe competitiva anche al piano superiore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vicenza Calcio, fiducia controvento Il “Capitano” è stato il collante verso un passato storico che solo con lui può tornare a diventare di nuovo cronaca e non ricordo lontano. In particolare, sotto il Tor-

di Federico Pampanin

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romozione o non promozione? Secondo posto o non secondo posto? A sfogliare la margherita delle possibili combinazioni il rischio è di rimanere col gambo in mano e poco altro. Non sarebbe la prima volta. L’unico vero fiore sbocciato fin da subito sono i playoff, da quando l‘amore tra Lopez e Vicenza è tornato a bussare al cuore dei tifosi. Il tecnico al suo arrivo non ha promesso la luna, ha chiesto tempo e l’ha avuto: c’era da scongelare il -4 di penalizzazione, che tuttora pesa, la freddezza di un distacco inevitabile tra la società e la piazza che si è sentita presa in giro da anni di illusioni. Non si intende qui scoperchiare tombe, ora meno che meno beneauguranti, ma guardare dove si era sette mesi fa aiuta, alle porte delle

ultime quattro finali in programma, come le chiama lui, per cogliere matematicamente il primo bersaglio della stagione, la qualificazione ai play off da una posizione “confortevole” per l’obiettivo vero. Sognato, perseguito ma, scaramanticamente, innominato. Dalla bufera di Como (seconda giornata) alla mareggiata di Savona domenica scorsa, ci passa il clima bagnato per non dire fradicio, dentro e fuori il rettangolo di gioco: la difesa fa ancora acqua, l’attacco scivola davanti alla porta, mentre sul ponte Jadid balla da solo. Eppure in piena tempesta, ad ogni delusione, la fiducia è stata l’unica ancora di salvezza. Ce ne sarà ancora tanto bisogno, comunque vadano gli ultimi due scontri diretti con Pro Vercelli e Cremonese, due assaggi della tensione che vivremo il prossimo 18 maggio quando non si potrà più sbagliare ai quarti di finale con un solo colpo in canna. La sosta è propizia per fare la conta dei pezzi ma guai a tirare i remi in barca, il faro è ben

razzo si capirà se e quanto il gruppo è impermeabile al mal di trasferta da cui si è raschiato un solo punto nelle ultime tre gare, grazie al gol di Cinelli a Busto in zona Cesarini. Bei tempi quelli di Pavia e Carrara! Non è però che le avversarie facciano sfracelli: indicativa l’ennesima staffetta al terzo posto con i grigio rossi di Dionigi che allo Zini barcollano ancora ma non mollano e sono riusciti a silurare il Pavia all’ultimo assalto. La Pro Vercelli appare più stabile è vero, con la miglior difesa e il minor numero di sconfitte al passivo (una appena), ma ci si interroga se avrà lo sprint per la volata o resterà un’eterna seconda. Anche il Como corsaro al Menti ha rallentato, come lo stesso Venezia di Dal Canto (sconfitto al Menti nel doppio derby, con la squadra e con l’allenatore ex biancorosso, davanti alle telecamere sempre presenti di VicenzaPiu.Tv) al Menti e l’impressione è che debbano guardarsi alle spalle perché la tacca di benzina segna riserva. Tonico e in salute è invece il Sudtirol, approdato ad

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Il “Capitano” saluta i tifosi dopo Vicenza - Venezia 2-1, trasmessa da VicenzaPiu` .Tv

appena due punti sotto i berici grazie alla sua terza vittoria di fila: una vera mina vagante che ha già dimostrato (proprio a spese del Vicenza) cosa significhi vincere in Prima divisione. Adesso, dopo fiumi di chiacchiere e inchiostro, appare chiaro che una vera favorita non c’è, sia verso l’allineamento in griglia, sia alla partenza dei prossimi playoff. Giusto così, le previ-

sioni del Capitano non mentono, in fondo l’obiettivo era di entrarvi, poi si tratterà di vincerli. Con Alfonso o Ravaglia? Con Maritato o Tiribocchi? Padovan o Sbrissa? E soprattutto in casa o fuori casa? Fiducia, calma e sangue freddo. Ordini del Capitano: nel mare agitato nessuno entra in porto. © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014 pag 11 Speciale

Prima stagione in serie A2 da ricordare per l’Obiettivo Risarcimento Vicenza di Nicolò Dalle Molle

C

on la straordinaria vittoria su Monza di domenica 16 marzo l’Obiettivo Risarcimento ha conquistato la salvezza matematica. Un traguardo importante per una squadra alla prima apparizione nel campionato di serie A2 anche se coach Rossetto l’ha definito l’obiettivo minimo. La squadra, ha continuato a spiegare l’allenatore vicentino, è stata costruita per la permanenza nella seconda categoria nazionale mentre tempo fa il riconfermato presidente Grison ha lasciato intendere come a Vicenza ci sia l’intenzione di costruire un progetto dalle basi solide che possa riportare nella città del Palladio in un prossimo futuro la massima serie nazionale. Il lavoro svolto da coach Rossetto, però, non può essere liquidato così semplicemente senza essere analizzato più nel profondo. È vero che spesso il gruppo è la chiave di volta di una squadra tanto più se questo rimane praticamente invariato da una stagione all’altra. È anche vero, però, che disputare con le stesse giocatrici il campionato di serie B e poi quello di serie A2 non è certo cosa così semplice da gestire. Anche

perché, anche quest’anno, il torneo cadetto si è rivelato quanto mai equilibrato con padroni diversi che a turno hanno rimediato sconfitte contro squadre meno blasonate e hanno riaperto i giochi per la promozione nella massima serie nazionale. E la stessa Vicenza si è resa protagonista di alcune di queste sorprendenti vittorie come il già citato tre a zero su Monza o l’ancora più clamorosa vittoria con lo stesso punteggio ottenuta contro San Casciano. Non è stato raro sentire durante le interviste post partita rilasciate a Vicenzapiù TV, allenatori e giocatrici avversarie elogiare l’eccellente gioco difensivo dell’Obiettivo Risarcimento: spesso le vittorie delle vicentine sono state costruite partendo proprio da questo fondamentale coniugato con un’ottima fase a muro e un discreto servizio che hanno messo in difficoltà anche molte giocatrici con importanti esperienze in serie A1. È difficile individuare una vera leader nell’Obiettivo Risarcimento perché tutte le ragazze hanno saputo prendersi le loro responsabilità nei momenti più giusti della stagione. È noto che spesso i meriti nelle vittorie e le colpe nelle sconfitte cadono sulle spalle del regista della squadra: coach Rossetto è stato piuttosto bravo ad alternare l’esperta Ghisel-

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La vittoria storica dell'Obiettivo col Monza vista dalle telecamere di VicenzaPiu.Tv

lini e la giovane e più spregiudicata Cialfi al palleggio in base al tipo di gioco delle avversarie e alla condizione delle sue registe. La certezza di questa squadra sembra essere sempre più Isabella Milocco, esplosa totalmente in questa stagione: garanzia in fase offensiva, sicurezza in difesa, spreca pochi palloni a partita ed è assai temibile con i piedi dietro la linea dei nove metri grazie al suo velenoso servizio. In diagonale con lei si sono alternate Baggi e Peretto, entrambe però limitate nel loro impiego da problemi fisici. Andreeva, unica straniera acquistata dalla società di Flavio Grison, ha disputato un’ec-

cellente preseason ma ha subito un progressivo e inspiegabile calo nelle prestazioni che ha portato coach Rossetto a escluderla dallo starting seven e a preferirle l’esperta Peretto la quale, al contrario della bulgara, dopo un inizio stagione assai difficile migliora di partita in partita. Il trio di centrali, Sestini, Fronza e Pastorello, ha dimostrato una prolungata efficienza ed è spesso risultato determinante nell’economia dei match: con Sestini quasi sempre titolare inamovibile, Fronza e Pastorello hanno saputo avvicendarsi con continuità di rendimento. Lanzini, salvo alcuni problemi fisici che ne hanno compromesso il migliore uti-

lizzo nelle ultime gare, si è sempre dimostrata assoluta garanzia della fase difensiva delle vicentine pur giocando in un ruolo, il libero, del quale in pochi riescono ad apprezzare l’importanza. La giocatrice che più ha fatto fatica a trovare spazio finora è Silvia Fiori: acquistata come secondo libero, coach Rossetto ha sempre preferito utilizzarla come sostituta per la fase difensiva, scelta che ne ha così fortemente limitato l’utilizzo. Nonostante la dirigenza non sia intervenuta a rinfoltire la rosa con il mercato invernale, Vicenza, dopo un mese di febbraio da dimenticare in cui ha collezionato solo sconfitte, è riuscita a rialzare la testa a partire dalla vittoria sul campo di Gricignano, a ottenere la salvezza matematica e ora cercherà di conquistare il settimo posto in classifica, l’ultimo utile per accedere ai playoff. Se a questo traguardo aggiungiamo i quarti di finale di Coppa Italia disputati con San Casciano (che ha poi vinto la competizione) dopo aver eliminato a sorpresa agli ottavi Pavia, si può affermare senza ombra di dubbio che la stagione dell’Obiettivo Risarcimento sia già stata ricca di soddisfazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Famila, dopo il triplete un altro anno di grandi soddisfazioni (n.d.m.) Chiedersi se è più facile affrontare una stagione da favoriti o da sfavoriti è un po’ come scervellarsi per capire se è nato prima l’uovo o la gallina: non se ne viene a capo. Essere la squadra favorita comporta l’obbligo di vincere tutte, o quasi, le partite perché si è dotati di mezzi tecnici superiori agli avversari. Il basket, però, come quasi tutti gli sport non è una scienza matematica riconducibile a meri calcoli e previsioni: il risultato lo si acquisisce sul campo dove entrano in gioco numerose variabili che possono modificare imprevedibilmente l’esito da tutti pronosticato. Disputare una stagione da sfavoriti significa non avere grandi pressioni sulle proprie spalle, giocare ogni partita come se fosse l’ultima e poter tentare anche di fare lo sgambetto alle prime della classe. Il Famila da un paio d’anni ormai si trova con un piede da una parte e uno dall’altra. In Italia, dal ridimensionamento e dalla scomparsa poi del Cras Taranto, non c’è nessuna squadra che possegga i mezzi tecnici delle orange. In Europa, invece, nonostante il Beretta sia approdato

per due anni consecutivi alle Final 8 di Eurolega, la squadra del patron Cestaro non è ancora considerata tra le grandi del vecchio continente per mancanza di storia ma soprattutto di continuità. Anche se, a dirla tutta, i criteri di giudizio della FIBA restano di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori. In molti si sono chiesti come sia stato possibile inserire nello stesso girone squadre di alto livello come Ekaterinburg, Kosice, Bourges e Schio, tralasciando la sorpresa Kayseri, considerata a luglio squadra materasso essendo alla prima partecipazione assoluta in Eurolega. Per affrontare un girone così competitivo serve un roster profondo e tecnicamente importante che conti dodici giocatrici di esperienza e classe. Per costruire questo tipo di squadra servono grandi investimenti che Cestaro quest’anno si è detto non disposto a fare: ecco allora la necessità di ridimensionare il budget non rinnovando i contratti a Lasi, Lavender, McCray e altre. Si è scelto di puntare su un coach straniero di grande esperienza come Mendéz che si è però ritrovato a ge-

stire una situazione complicata: l’infortunio di Anderson in amichevole pre stagionale e la grana Harris (arrivata fuori forma e rimandata a casa in pochi giorni) hanno costretto il tecnico spagnolo a disputare la prima parte di stagione senza i pilastri della sua squadra. Le restanti nove giocatrici si sono così dovute rimboccare le maniche attendendo fiduciose l’arrivo di Vandersloot e Larkins a gennaio. Grazie alle superbe prestazioni di Macchi e Godin, in particolare, Schio è riuscito a terminare l’anno solare con un bilancio più che positivo: vittoria della quinta Supercoppa italiana della sua storia, secondo posto nel gruppo A di Eurolega (tre vittorie e due sconfitte) e primo posto in campionato (dieci vittorie e una sconfitta). I tifosi orange, grazie anche a VicenzapiùTv, hanno potuto assistere ad alcune partite che sono entrate di diritto nella storia del club scledense: la vittoria sul campo delle campionesse di Francia di Bourges, la sconfitta di misura al Palacampagnola con le stelle di Ekaterinburg dopo una gara in cui Masciadri e compagne hanno

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VicenzaPiu.Tv in campo per la storia con Beretta vs Ekaterinburg

espresso un basket d’altissimo livello, la vittoria di cuore su Ragusa in occasione della celebrazione delle mille partite in serie A del Basket Schio. L’arrivo di Vandersloot e Larkins ha permesso alla squadra del patron Cestaro di conquistare l’ottava Coppa Italia della sua storia (record assoluto), la seconda consecutiva, la quarta in cinque anni e di terminare la regular season del campionato al primo posto, staccando di sei lunghezze la seconda in classifica, la Passalacqua Ragusa. In Europa, invece, il Beretta ha ottenuto solo vittorie casalinghe ripetendo l’impresa di battere Bourges (questa volta dopo un tempo supplementare). In trasferta, invece, Masciadri e compagne si sono lasciate sfuggire la

possibilità di una storica vittoria con Kosice (squadra con cui Schio non ha mai vinto) rimediando una sconfitta che ha condannato le orange al nono posto nella classifica avulsa. Ai playoff il Beretta Famila ha incrociato nuovamente la rivelazione di quest’Eurolega, Kayseri: le turche hanno saputo sfruttare al meglio il fattore casa e, vincendo gara tre per 63-61, hanno staccato il biglietto per le Final 8 di Ekaterinburg lasciando Schio, per la prima volta dopo due anni, fuori dal Gotha del basket femminile europeo. Ora per il Famila parte la caccia al sesto scudetto, paradossalmente obiettivo minimo di questa difficile stagione per le orange. © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014 pag 12 Speciale

Spettri d’acqua Scalda i motori e parte la sezione informazione sulla nostra tv streaming h24 www.vicenzapiu.tv, che già da mesi si sta facendo le ossa con vari servizi sperimentali come quello sulle buche delle strade cittadine a firma Federico Pampanin e con varie trasmissioni in diretta a cui ora affiancheremo anche dibattiti e commenti. Riproponiamo qui i testi di 3 servizi televisivi a cura di Marco Milioni che segnano il debutto di un “rotocalco” tv mensile di inchieste e speciali. Nasce a completamento di quello che sarà a breve il nostro quotidiano di informazione, “VicenzaPiùTv Oggi”, accessibile a tutti gli utenti web e a tutti i telespettatori dotati di un apparecchio tv collegabile a Internet.

di Marco Milioni Da VicenzaPiù.com

A

cqua da sempre è un simbolo di purezza e per antonomasia è sinonimo concreto ed ancestrale di vita. Solo così si può spiegare

della stampa locale che è pressoché impossibile sapere da quanto tempo quel pozzo presentasse livelli fuori norma e soprattutto ha spiegato che sarà assai difficile scoprire cause ed origine dell’inquinamento che ha colpito un pezzo della rete idrica locale la quale ha servito acqua fuori orma a ben 20.000 vicentini della spalla est per non si sa quanto tempo,

comuni di Quinto e Torri inclusi. Ovviamente si tratta di una istantanea che comunque la si guardi genera preoccupazione perché se è vero ciò che dice Altissimo allora le incognite che si potrebbero materializzare ogni volta che apriamo il rubinetto per bere un bicchiere d’acqua possono in un baleno trasformarsi in spettri. Se invece Altissimo non ha voluto o potuto dire /

La sede di Acque Vicentine

/ Un frame dell'annuncio dell'inquinamento del pozzo di Bertesina, a sx Achille Variati, a dx Lorenzo Altissimo (video VicenzaPiuTv)

tutto allora la faccenda diventa ancor più seria soprattutto se si considera lo strano silenzio fatto calare dall’amministrazione comunale sulla vicenda, la giunta infatti pur interpellata da VicenzaPiù per iscritto non si è nemmeno degnata di rispondere alle nostre domande lasciando ogni cosa a due stringati dispacci pubblicati di recente sul sito web del comune. E sul tavolo le cose da capire rimangono parecchie. I mancati controlli da parte del gestore del servizio idrico sul CVM sono solo il frutto degli eventi o costituiscono un illecito? Il gestore del servizio idrico ovvero Acque Vicentine ha o no per legge il dovere di cercare costantemente anche quell’inquinante? E ancora

che magari oggi il bubbone è scoppiato perché qualcuno per puro caso è incocciato nel problema? E ancora in altre realtà il CVM è preso in considerazione dai gestori del ciclo dell’acqua? E così gli interrogativi rimangono sul tappeto. Di fronte ad una questione così seria la giunta avrebbe dovuto organizzare un paio di assemblee pubbliche nei quartieri orientali per spiegare quanto accaduto e invece la trasparenza è rimasta ai box. Al netto delle vicende vicentine però l’episodio di Bertesina è l’ennesima dimostrazione che il modello di sviluppo adottato dall’occidente ed esportato quasi ovunque nel globo comincia a mostrare tutti quegli scarti di lavora-

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l’ansia generata nella gente alla notizia che questa risorsa relativamente abbondante nelle nostre terre ma sempre più a rischio inquinamento possa in qualche modo essere contaminata. Si tratta di un meccanismo psicologico che è scattato puntualmente nella popolazione quando a scavalco della prima settimana di dicembre ha fatto irruzione la notizia dell’inquinamento del pozzo di Bertesina. Più nel dettaglio Uls ed Arpav hanno riscontrato presenze di 1,1 microgrammo per litro di cloruro di vinile monomero o CVM in uscita dal pozzo di Bertesina, un valore superiore al limite di 0, 5 microgrammi per litro fissato dalla legge. Tutti gli enti preposti si sono affrettati a spiegare che la situazione sarà ripristinata al più presto a livello di normalità e che la rete è al sicuro e che l’acqua che pure è stata inquinata è stata ben lontana da livelli di tossicità preoccupanti. Contemporaneamente il direttore del centro idrico di Novoledo l’ing Lorenzo Altissimo ha spiegato ai taccuini

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Un distributore d’acqua a Quinto Vicentino

in un dispaccio della giunta comunale guidata dal democratico Achille Variati e datato 7 dicembre 2013 si legge testualmente “ il cloruro di vinile monomero è un gas che ha origine dalla degradazione del percloro etilene, secondo le prime ipotesi la provenienza del percloro etilene sarebbe rintracciabile negli scarichi degli anni ‘60 di industrie tessili e meccaniche dell’alto vicentino, la degradazione del percloro etilene è avvenuta nel corso dei decenni nelle falde più profonde a circa 180 metri di profondità in assenza di ossigeno dando origine al CVM”. Orbene se si conosce questo meccanismo chimico almeno in ipotesi significa che il rischio almeno sul piano potenziale doveva essere noto a chi è chiamato a vigilare sul ciclo dell’acqua, ma allora se il rischio almeno concettualmente era ipotizzabile perché negli anni non si sono effettuate le misurazioni? Si può prendere in considerazione la sciagurata eventualità che qualcuno fra le autorità preposte sapesse e che non sia intervenuto e

Valentina Dovigo

zione che per decenni poco o tanto erano stati confinati nel retrobottega del progresso. Oggi la natura presenta il conto, non a caso il consigliere comunale Valentina Dovigo oltre che a chiedere risposte certe dal comune chiede un cambio di passo sul piano culturale: «Allora l’idea che mi sono fatta è che il problema c’è nel senso che abbiamo un territorio che inizia a chiedere il conto di attività industriali, di tutto quello che è stata l’attività produttiva degli anni 60/70 anche con normative totalmente diverse da quelle attuali. Di fatto penso che sia necessario fare qualcosa in più cioè mettere in conto e programmare da qui al prossimo futuro una serie di indagini , una serie di analisi che prevedano ciò che finora non è stato previsto proprio per quello che dicevo prima. La prima volta è capitato con i perfluoro alchilati, adesso il cloruro di vinile monomero è una coincidenza, la terza volta non ci deve più essere». © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014 pag 13 Speciale

In corso d’opera di Marco Milioni da VicenzaPiù.Tv

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he cosa rappresentano le grandi opere nella prospettiva veneta, come si raccordano con il paesaggio e poi come si raccordano con il contesto nazionale e con quello internazionale? Sono una necessità imprescindibile o celano nel loro ventre appetiti anche torbidi? Ma soprattutto di che tipo di cultura sono portatrici? Queste sono solo alcune delle domande che come un fiume carsico riemergono dopo la grande manifestazione del 30 novembre scorso, manifestazione contro le grandi opere nel Veneto in cui a Venezia hanno partecipato un paio di migliaia di persone. Protagonista del richiamo è stato don Albino Bizzotto dei Beati Costruttori di Pace che spiega così il suo punto di vista. «Semplicemente che la terra è per vivere non per fare soldi, abbiamo bisogno di bloccare ma bloccare cemento e asfalto, mettiamo in ordine le cose che ci stan dentro, non ci sono i soldi per le alluvioni e le frane e c’è una montagna di soldi soltanto per rovinare il territorio». Si tratta di un orizzonte che però è lontano anni luce dall’establishment politico veneto. Da mesi o meglio da anni la giunta regionale e categorie degli imprenditori ed i cosiddetti poteri forti sostengono che le opere contestate a Venezia costituiscano in realtà lo strumento principe per uscire dalla crisi. In quest’ottica denunciano una cronica carenza infrastrutturale per la regione e di conseguenza che si tratti di Mose, Pedemontana, Nogara Mare, Valdastico Nord Sud e consimili si trata sempre di iniziative ben viste. Stampa e tv in particolare danno spazio con regolarità ad una manifestazione di pensiero di questo tipo che sul piano politico, pur con qualche distinguo, vede Pdl Forza Italia, Lega e Pd su un fronte comune. Ma la pensano tutti così? Oscar Mancini volto storico della Cgil veneta nonché di Legambiente ribalta completamente il piano ed elabora una prospettiva de facto opposta. «È una sciagura non solo per l’ambiente, non solo per il paesaggio ma per la stessa economia perché la rendita parassitaria deprime l’economia. Quando le banche investono in autostrade vuol dire che non c’è più il credito per la piccola e media impresa e se vogliamo fare un discorso di occupazione di lavoro per i giovani dobbiamo investire in tante piccole opere». Mancini pone quindi interrogativi

concreti che trovano un ulteriore spunto di approfondimento nell’analisi che fa Carlo Costantini, nome noto fra i comitati dell’area polesana. Costantini con un ragionamento non dissimile da quello dello scrittore Renzo Mazzaro identifica un vero e proprio sistema che ha origine nella precedente giunta di centro destra che ha governato il Veneto, la giunta Galan, e che ora si ripresenta con la attuale amministrazione. «Perché le lotte che ci sono nel territorio da parte di comitati, associazioni, gruppi di cittadini sono praticamente infinte e c’è un filo rosso o un filo verde se vogliamo che lega un po’ tutti ed è quello di tutelare la gente veneta dalla devastazione del territorio, dell’ambiente, del lavoro, dei diritti che stanno facendo i gruppi di potere che stanno attorno da un lato alla giunta regionale dall’altro purtroppo anche a molti settori che sono all’interno del governo Letta». Volevo chiederle una cosa, il Veneto sta diventando una sorta di crocevia di interessi, è possibile fare un elenco delle grandi opere che in pancia hanno un polpa consistente a partire dl Mose, dalla Pedemontana com’è che possiamo compilare questo elenco? Quali opere ci sono dentro e più o meno quanto valgono facendo una stima a spanne? «Una stima a spanne potremmo dire dell’ordine delle decine di miliardi di euro, se noi pensiamo che solo la Orte - Cesena-Ravenna-Mestre è stimata 10 miliardi di euro, la Pedemontana è oltre due miliardi e duecento milioni di euro, la nuova Nogara mare sulla Transpolesana è attorno ai due miliardi di euro, il Mose sono cinque miliardi di euro/sei miliardi ed un’infinità di altre cose di analoghe dimensioni.

L’ordine di grandezza è veramente spaventoso, ma l’ordine di grandezza dell’impatto sull’ambiente, la salute, il paesaggio del Veneto è ancora maggiore di quello economico. È del tutto evidente, Galan lo ha anche scritto, lo ha dichiarato varie volte, le grandi decisioni non si sono mai fatte negli ultimi venti anni nelle sedi istituzionali, si fanno in ristretti circoli magari perfino a cena o a pranzo in qualche ristorante». Parlare di grandi opere comunque almeno per il vicentino significa parlare di Pedemontana Veneta, recentemente è stato aggiunto un ulteriore capitolo alla vicenda della Spresiano-Montecchio Maggiore, un’opera, denuncia l’attivista del M5S del Grappa, che oltre a problemi di natura ambientale pone serissimi dubbi sul piano dei costi,

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Massimo Follesa, CoVePa

a dire dello stesso Celotto decisamente aumentati nel tempo. «Per quanto riguarda la Pedemotana il problema è doppiamente grave nel senso che, come abbiamo anche appreso da Zaia qualche settimana fa, non ci sono nemmeno i soldi per andare avanti con i cantieri tant’è vero che Zaia ha dovuto implorare letteralmente il governo Letta di intervenire di fornire urgentissimamente 62 milioni di euro. Allora noi chiediamo al governatore Zaia nello specifico in questo caso come un’opera che è fatta con il sistema del project financing, quindi dovrebbe essere pagata dalla Sys che è il concessionario, invece venga pagata e deve andare avanti con i soldi pubblici. Noi abbiamo chiesto tante volte attraverso i comitati, attraverso anche parlamentari del M5S, anche il gruppo di Bassano ha chiesto tante volte le carte al commissario Vernizzi riguardanti la Pedemontana, soprattutto la convenzione economica che non ci vengono fornite. Una volta di più noi abbiamo il sospetto che si nasconda una porcata dietro a questo e comunque è un’opera che non sta in piedi».

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Carlo Costantini

sul piano casa, piano casa 3, che è ancora peggiore di tutti gli altri, di fatto esautora il meccanismo di gestione del territorio da parte degli enti locali dei comuni quindi i più vicini ai cittadini e di conseguenza esautora i cittadini stessi. Gian Antonio Stella nel suo articolo mette in luce un fatto importante ma noi lo conoscevamo da molto tempo, almeno dal 2010 è emerso che nell’alta pianura vicentina quella che ha generato l’alluvione del 2010 la percentuale di cementificazione è 10 volte quella dell’aumento della popolazione, cioè dagli anni 60 ad oggi, la popolazione tra Thiene Breganze Bassano è aumentata del

Don Albino Bizzotto, Beati Costruttori di Pace

Timori che in attesa che il commissario per la SPV Silvano Vernizzi renda noti i termini dell’accordo pubblico-privato per la Pedemontana vengono ripresi da Massimo Follesa portavoce del Covepa, il comitato che si batte contro l’attuale progetto proprio di Pedemontana. Massimo Follesa alcuni giorni fa il Corriere della Sera pubblica un editoriale di Gian Antonio Stella nel quale si cita un dato preciso della realtà veneta cioè la quantità di territorio cementificato è tre volte tanto quella della media europea, Voi che conoscevate immagino questo dato come però avete accolto questa notizia agganciata per l’ennesima volta in questa maniera? «Innanzitutto le denunce vanno sempre bene ma al momento diciamo di cominciare a fare. Uno dei ragionamenti con cui proseguire l’azione del 30 novembre è

32% la cementificazione del 320%. È evidente che il piano casa arriva in una situazione del genere è come una bomba atomica». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Francesco Celotto, M5S


29 marzo 2014 pag 14

Fango su fanghi Speciale

di Marco Milioni da VicenzaPiù.Tv

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ell’ovest vicentino ed in special modo in valle del Chiampo industria fa pressoché rima con concia. Poco oltre della metà del fatturato europeo si fa in Italia e nel Bel Paese è proprio l’ovest vicentino a recitare la parte del leone e questo accade sia che si parli di grandi numeri sia che si parli di grandi scandali. Il ramo pelle sconta ancora la pessima figura rimediata con l’inchiesta Dirty leather che ha messo alla luce una colossale evasione fiscale sistemica che ha messo alla berlina nomi altisonanti, e meno, di tutto il settore. Frattanto da alcuni mesi il dibattito è incentrato sulla questione del previsto impianto per il trattamento dei fanghi conciari, gli industriali del settore sostengono a spada tratta che il gassificatore

sia necessario e vitale per il futuro del settore stesso, per di più sarebbe previsto da un protocollo fra enti locali e industriali datato 2005. Dall’altra parte del vallo si è formato un fronte composito fra soggetti disparati a partire dal comune di Montecchio che a vario titolo si dicono contrari all’impianto o perché ritenuto nocivo o perché la documentazione fornita alla popolazione non è ritenuta sufficientemente ampia. Ne è nato un tiramolla che alla fine ha obbligato il soggetto proponente ovvero l’Aato, ovvero l’ente intercomunale che raccoglie le municipalità del comprensorio, nonché il suo braccio operativo Acque del Chiampo a mettere in freezer proprio il prototipo presentato da Sicit, una SpA che fa riferimento ai maggiori conciari della zona. Il motivo? Non ci sarebbero sufficienti garanzie in termini di emissioni nocive. A fare il punto della situazione è Diego Zaffari primo cittadino di Montorso uno dei comuni più interessati alla eventualità della

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costruzione dell’impianto termico: «La pelle che parte da Arzignano è una delle migliori al mondo perché è frutto della qualità e della conoscenza del lavoro degli artigiani della pelle che poi sono diventati degli industriali,

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Reflui della concia

hanno cominciato la depurazione ed è stato l’elemento più difficile da affrontare». Per vero la situazione rimane in equilibrio precario, più volte sulla stampa locale i vertici del settore pelli a partire da Rino Mastrotto hanno chiesto a gran voce una accelerazione sulla questione dell’impianto di trattamento dei fanghi, spiegano che presto le discariche si esauriranno e che i tentennamenti che ha registrato il comune di Arzignano sino a poco tempo fa sulla stessa posizione di Assindustria sono da imputare alla vicinanza delle prossime elezioni comunali, ipotesi restituita al mittente dal sindaco Giorgio Gentilin. Però parlare di reflui conciari significa anche discutere del sistema prescelto all’inizio degli anni 80 per la depurazione delle acque di risulta dei processi produttivi, un unico depuratore consortile fu una scelta sbagliata perché di fatto ha permesso di scaricare sulla collettività una parte dei costi deresponsabilizzando la singola azienda. Questa è la tesi di Gianni Tamino biologo

Azienda tipo della concia

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Rino Mastrotto spa

Aziende conciarie

ambientale professore universitario a Padova, uno dei maggiori esperti nazionali del settore: «Aver messo in piedi nel dopo guerra un polo conciario che si è accresciuto nel tempo ed aver scelto anziché imporre ad ogni azienda un impianto di depurazione che portasse al tentativo di riottenere il più possibile un riciclo di materiali usati all’interno delle lavorazioni, lo scaricare tutto in un grande impianto comportava due gravi errori: quello diciamo di equità nel senso che praticamente si scaricava sulla collettività e sul sistema consortile in parte il costo ma soprattutto la responsabilità che non era più quella del singolo impianto, cioè le singole aziende venivano in questo modo deresponsabilizzate rispetto al miglioramento tecnologico e alla riduzione dell’inquinamento. A quel punto si portava tutto sul maxi depuratore che difficilmente poteva funzionare». Non troppo dissimile è il pensiero di Giovanni Fazio portavoce continua 


29 marzo 2014 pag 15 Speciale  segue

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Diego Zaffari sindaco di Montorso

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Gianni Tamino, Universita di Padova

/ Leonardo Boggian di Legambiente a Cologna Veneta / Giovanni Fazio portavoce dell’associazione Cilsa

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dell’associazione Cilsa che è decisamente contrario al gassificatore: «Intanto l’accordo del 2005 che prevedeva un interesse ed un intervento da parte delle aziende, di Acque del Chiampo e di altre società per difendere le falde del nostro territorio non prevede esplicitamente un intervento termico nell’eliminazione dei fanghi. Il gassificatore in ogni caso non è una macchina non è qualcosa che ci consente di eliminare il problema discarica, noi avremo da mettere in discarica qualcosa come 15.000 tonnellate di prodotti vetrificati. Diciamo qualcosa in più un gassificatore di Arzignano produrrebbe un 5% di ceneri, queste ceneri prodotte dal gassificatore sarebbero delle ceneri altamente tossiche perché sarebbero il prodotto finale della combustione e ci sarebbero i metalli pesanti cromo esavalente e tante sostanze talmente tossiche che io penso che gli operai addetti alla rimozione all’insaccamento eccetera di questi materiali correrebbero dei rischi estremamente gravi. Allora diciamo che tutta la messa in scena secondo la quale se non si fa il gassificatore noi siamo rovinati perché non sappiamo dove mettere la roba in discarica è falsa perché in realtà tutto quello che produrrà l’inceneritore andrà a finire nelle discariche, questo è il punto. Non vogliamo entrare poi nel merito di quello che uscirà dai fumaioli cioè delle nano polveri dell’inquinamento che permanentemente graverà sulle città di Montecchio Arzignano Chiampo e Montorso e che quindi creerà dei disastri grandissimi». Su tutto rimane comunque il problema dei reflui, ad oggi gli scarti sono convogliati nel sistema fluviale del Fratta Acquetta, cosa che avviene a Cologna Veneta. Il tutto accade sebbene gli inquinanti non rispettino le soglie di legge. Ciò è reso possibile da una serie di deroghe speciali concesse dalla Regine Veneto. Nell’immagine in basso a destra è possibile notare il tubo che raccoglie i reflui della Valchiampo e li getta direttamente nel sistema fluviale del basso veronese e della bassa padovana, si tratta di reflui densi dall’odore nauseante

che rendono addirittura difficoltoso stare in piedi sulle proprie gambe. Questo conferimento di fluidi di scarto è una consuetudine osteggiata dalle popolazioni locali che parlano di inquinamento decennale scaricato sui comuni rivieraschi. Sarà un caso ma l’ovest vicentino è una delle poche zone del Veneto dove non è stato istituito un registro tumori. E questa è la radiografia che nel 2010 faceva Leonardo Boggian di Legambiente proprio a Cologna Veneta: «Siamo nella zona industriale di Cologna Veneta all’altezza del tubo collettore gestito dall’Arica, che scarica direttamente nel comune di Cologna i reflui della concia provenienti da Arzignano. Compie un percorso di 30/35 km sotto terra e scarica direttamente i reflui, così come sono prodotti, qui a Cologna Veneta. Come si può vedere il fiume subisce un’alterazione pesante, il colore dell’acqua è salmastro, marrone rossa quando ci batte bene il sole sopra e uccide sostanzialmente qualunque forma di vita presente nel fiume. Si tenga presente che già il fiume è interessato da inquinamento delle conce anche a monte, cioè in provincia di Vicenza. Probabilmente ritenendo l’inquinamento troppo pesante se sversato tutto a monte viene bypassato un po’ più a valle qui a Cologna Veneta in modo tale che non venga prestata attenzione ad esempio alla qualità dell’acqua per quanto riguarda il suo odore, il suo

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aspetto, le schiume. Queste sono comunque visibili venendo qui direttamente dove scarica il tubo collettore oppure nel periodo estivo in occasione della carenza

idrica è evidente la colorazione dell’acqua e l’inquinamento che vi è presente». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Area della concia in Val Chiampo

Trattamento fanghi attuale

Il colore dell’acqua alterato dagli scarti

Sede Acque del Chiampo

/ Tubo che raccoglie i reflui della Valchiampo e li getta direttamente nel sistema fluviale del basso veronese e della bassa padovana


VicenzaPiù ora è in streaming 24 ore su 24 su VicenzaPiu.Tv con informazione, sport, spettacolo, cultura VicenzaPiùTv, sul canale streaming 24 ore su 24 www.vicenzapiu.tv, completa il network di informazione indipendente vicentina di VicenzaPiù, presente sulla carta stampata con un periodico, sul web con 5 quotidiani web di informazione a cui se ne stanno per affiancare altri 5 sportivi e con una collana di libri e dvd. VicenzaPiùTv è accessibile a tutti i possessori di computer da tavolo, notebook, tablet, smartphone e a tutti i telespettatori dotati di un apparecchio tv collegabile a Internet. Sono già più di 437.000 coloro che ci hanno premiato da visitatori unici lo scorso anno per VicenzaPiu.com e all’incirca altrettanti lettori seguono gli altri nostri 4 quotidiani web a cui sta per affiancarsi una cinquina di quotidiani sportivi”marcati” VicenzaPiuSport.com divisi per area con lo stesso criterio di quelli di informazione.

Sono passati 8 anni per il nostro network di media. Non invano VicenzaPiu.Tv, la tv streaming del network VicenzaPiù, cresce ancora con i diritti esclusivi per le differite interne ed esterne acquisiti dalla Lega Pro anche per il Bassano Virtus e il Real Vicenza, dopo la positiva iniziale esperienza fatta con il Vicenza Calcio. Grazie all'accordo il giovane network vicentino si concentra per il calcio sullo streaming oltre ad arricchire continuamente l'offerta di basket, volley, hockey, rugby e non solo. Questi ed altri sport approfitteranno sempre anche della piattaforma del digitale terrestre col canale 193 di Sportelevision con cui VicenzaPiùTv collabora dallo scorso anno. Ma non finisce qui perchè, come preannunciato, ad aprile parte la fase di test per far decollare anche l'informazione "VicenzaPiù style" su VicenzaPiu.Tv e per completare con rubriche, documentari e trasmissioni live l'offerta di una tv moderna 24 ore su 24 e con un canale on demand che già conta oltre 1.300 video online.

VicenzaPiù vi dà sempre di Più. E non è uno slogan VicenzaPiùTv, la nostra divisione televisiva, va in onda 24 ore su 24 in streaming su www.vicenzapiu.tv ed è sempre più ricca di informazione, dibattiti, inchieste, documentari, spettacoli ed eventi vicentini di sport, molti in esclusiva, tra cui il Vicenza calcio, il Real Vicenza, il Bassano Virtus, l’Obiettivo Risarcimento Vicenza di volley femminile, il Famila Schio, il Faizanè Lanaro Hockey Breganze e poi rugby, ginnastica, atletica, ... VicenzaPiùTv è pronta a lanciare ora il contenitore VicenzaPiùTv Oggi per offrire sul suo canale full streaming anche informazione, inchieste e commenti sulla vita locale di Vicenza, Bassano, Schio, Thiene e provincia, nel pieno rispetto della linea editoriale fissata il 25 febbraio 2006 nel n. 1 di VicenzaPiù, il periodico capostipite del network mediatico alternativo ed indipendente di Vicenza e del Vicentino, a cui hanno dato fiducia e spinta decine di migliaia di lettori e centinaia di migliaia di utenti, continuamente in crescita. Loro e altri nuovi amici sono e saranno i nostri telespettatori in streaming su www.vicenzapiu.tv. 24 ore su 24 e in tv con fasce di sport quotidiane sul canale 193 del digitale terrestre regionale di Sportelevision che trasmette anche in streaming su www.sportelevision.it

VicenzaPiùTv, l’informazione indipendente e la tv h24 a portata anche di tablet e smartphone


29 marzo 2014 pag 17 Economia e Mercati

Borsa italiana, bilancio del primo trimestre di Giancarlo Marcotti

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ta per concludersi il primo trimestre e per le Borse è già tempo di bilanci, come è cominciato questo 2014 sui mercati internazionali? Con una sorpresa, una lieta sorpresa. Eravamo abituati a vedere la Borsa milanese negli ultimi posti della classifica, se non proprio fanalino di cosa, ed invece chi vediamo in testa in questo primo trimestre dell’anno? Proprio Piazza Affari il cui indice di riferimento, il Ftse Mib, sta guadagnando da inizio anno l’11,28%. L’evento è ancor più clamoroso se si pensa che indice di riferimento Usa, lo S&P500 guadagna un misero 0,62%, l’Ibex di Madrid lo 2,41%, il Cac di Parigi lo 2,56%, mentre il Ftse 100 di Londra (1,87%) ed il Dax di Francoforte (1,08%) hanno addirittura performance negative. Insomma tutti vogliono i titoli italiani? Beh adesso, non esageriamo. Se anziché guardare gli ultimi tre mesi avessimo preso in esame gli ultimi tre anni, la situazione sarebbe esattamente capovolta e noi ci troveremmo in fondo a questa graduatoria. Però, anche se è ancora presto per cantar vittoria, qualcosa sembra essersi mosso, forse il mercato ora crede un po’ di più nella ripresa economica, che, nel nostro Paese, è stata tante volte invocata, ma si è sempre fatta desiderare. Occorre però sottolineare anche che il nostro Ftse Mib è un indice estremamente condizionato dal comparto bancario, questo è il motivo per cui negli scorsi anni ha sofferto di più degli altri ed oggi, invece, sta tentando un recupero. La boccata d’ossigeno arrivata ai nostri Istituti, azionisti della Banca d’Italia, a seguito della ricapitalizzazione della stessa per un ammontare di 7,5 miliardi di euro, approvata dal Governo Letta, è stata determinante. L’operazione non è risultata esente da critiche, ai più è sembrato “un regalo” fatto al sistema bancario, ma sappiamo ormai tutti che il legame fra gli Stati nazionali e le Banche è “a filo doppio” visto che le stesse detengono ormai una quota più che consistente del debito pubblico. E poi è sempre stato così, da che mondo è mondo, se crollano le banche crolla lo Stato. Inoltre ha cominciato a circolare la voce della possibile creazione di una cosiddetta “Bad Bank”, in pratica un tentativo di ripulire le cosiddette “sofferenze”, o crediti inesigibili che al momento zavorrano i conti degli Istituti italiani. Stiamo parlando di cifre spaventose, da far tremare le vene ai polsi, e lo Stato non può certo accollarsi tutte le perdite e lasciare alle Banche solo i

profitti, ma soltanto aver sollevato un minimo dibattito sulla questione ha già portato giovamento alle quotazioni azionarie. Ricordiamo, però, che a breve inizierà la stagione degli aumenti di capitale, partirà per primo il Banco Popolare il prossimo 31 marzo. Sarà un appuntamento decisivo, è assolutamente necessario che non ci siano tentennamenti e, con le difficoltà economiche che le famiglie si trovano ad affrontare, non sarà certamente facile. Quanto sta accadendo proprio su Banco Popolare, in questi ultimi giorni ne è la riprova, il titolo ha enormemente aumentato la propria volatilità e c’è da scommetterci che non si abbasserà prima della chiusura dell’operazione di aumento di capitale. Ma andiamo a vedere quali titoli hanno maggiormente mosso il mercato, cominciando da quelli che hanno avuto i maggiori rialzi. BANCA POPOLARE DI MILANO (+51.44%) sembra che debba convolare a nozze con il Banco Popolare, per la Popolare meneghina, poi, l’Expo 2015 potrebbe rivelarsi una grande opportunità. Ricorrerà ad un aumento di capitale, ma per “solo” 500 milioni di euro, non è stata ancora stabilita la data, ma si prevede o il 28 aprile o il 5 maggio. BANCA MPS (+36,43%) la Banca più “chiacchierata”. Le vicissitudini attraverso le quali è passato l’Istituto senese sono ben note. Il rialzo di quest’anno è da mettere in relazione con il crollo verticale avuto dal titolo nel 2013. Ricorrerà ad un aumento di capitale chiedendo al mercato ben 3 miliardi di euro, una cifra superiore alla capitalizzazione attuale della Banca. La data di avvio dell’operazione non è ancora stata fissata, ma certamente non prima del 12 maggio. Verranno anche raggruppate le azioni che oggi valgono poco più di 23 centesimi (1 nuova ogni 100 vecchie). FIAT (+35,49%) questo aumento ha un solo nome (e cognome), Sergio Marchionne. Il mega manager

ha compiuto un vero capolavoro con l’operazione Chrysler ed in un anno di sofferenza (soprattutto in Europa ed Italia) per quanto riguarda le immatricolazioni è riuscito a far aumentare, ed in maniera consistente, il valore delle azioni della principale industria manifatturiera italiana. UBI BANCA (+29,46%) ed ecco un’altra “Popolare”, sembra che sia l’unica, assieme alle due Big Unicredit ed Intesa, a non dover fare un aumento di capitale. FINMECCANICA (+28,97%) ancora un titolo industriale, questa volta del settore pubblico. L’azienda è stata, ed è tutt’ora, al centro di indagini della Magistratura per operazioni non proprio trasparenti. Nonostante l’ottimo inizio di 2014 le quotazioni del titolo sono tutt’ora storicamente ancora molto basse, ed il rialzo avuto, più che motivazioni economiche ha ragioni speculative. Senza dubbio ci saranno delle dismissioni, al momento però siamo ancora a livello di chiacchiere. INTESA SANPAOLO (+27,87%) ancora una Banca, ma questa volta non è una “Popolare”, bensì una delle nostre Big. E’ considerata la nostra banca più “sana”, il mercato la sta premiando da diverso tempo, è dallo scorso mese di luglio, infatti, che viaggia costantemente sopra alla media dei 12 mesi precedenti. ENEL (+27,79%) un altro titolo che nell’anno in corso non ha smesso di stupire regalando grandi soddisfazioni ai numerosi azionisti. Una crescita iniziata nel luglio scorso e che nell’anno in corso è stata praticamente costante. AZIMUT (+26,27%) una delle maggiori sorprese del listino, non erano in molti a scommettere che anche in questo 2014 il titolo potesse avere ottime performances dopo i forti guadagni messi a segno nel 2012 e soprattutto nel 2013. Ed invece la società attiva nel campo del risparmio gestito non smette di stupire anche nell’anno in corso. Ricordiamo, per inciso, ma la cosa non è assolutamente irrilevante, che

il maggior azionista della società, con una quota del 25%, è la cosiddetta Timone Fiduciaria che rappresenta promotori finanziari e dipendenti del Gruppo. Sono stati molto meno i titoli che nel primo trimestre hanno fatto registrare performances negative, ma alcuni ribassi sono comunque stati molto pesanti, in particolare, il comparto del lusso, che nel 2013 era risultato il migliore, ha decisamente invertito la rotta. SALVATORE FERRAGAMO (-22,46%)

al momento un 2014 da dimenticare, il titolo ha perso quasi interamente quanto guadagnato nel 2013, forse era davvero cresciuto troppo, il fatto, ora, è che non sembra aver ancora trovato una sua “giusta” collocazione. TOD’S (-21,66%) per l’azienda dei Della Valle il ribasso era già cominciato dalla scorsa estate, il 14 di agosto, infatti, il titolo toccava il suo massimo storico a 144,60 euro, ora vale 95,10 euro, in questo periodo è quindi andata in fumo più di un terzo della capitalizzazione di Borsa. Le altre attività in cui gli imprenditori marchigiano/fiorentini hanno rivolto la loro attenzione non vanno meglio, insomma un momentaccio. PIRELLI (-11,13%) un ribasso che si è concretizzato esclusivamente in questo mese di marzo, in particolare dopo che è stata annunciata l’entrata nel capitale dei russi di Rosneft, un colosso nel campo petrolifero, ma non solo, di proprietà del Governo russo e a capo della quale c’è Igor Sechin ex agente del Kgb (come Putin). Il nuovo socio ha così tolto molto dell’appeal speculativo che aveva il titolo, da qui il calo registrato nell’ultimo mese. Per concludere possiamo quindi riferirci al vecchio adagio “Chi ben comincia …”, ma forse è bene non farsi troppe illusioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014 pag 18

Il Veneto e il suo diritto ad essere popolo e nazione d’Europa di Roberto Ciambetti

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on è solo colpa della crisi economica o degli errori macroscopici commessi dallo stato italiano e avallati da una classe burocratica inadeguata: il processo in atto in Veneto è uno degli aspetti della più vasta riorganizzazione socio-politico-economica imposta dalla globalizzazione e accelerata dalla crisi economica. Questo processo va inserito nel più vasto scenario che vede in questi anni in Europa l’affermazione dell’anima indipendentista e/o autonomista di realtà come la Scozia, la Catalunya, le Fiandre, mentre il problema non tocca realtà statali federaliste, quali Germania o Austria. Possiamo dire che il sentimento indipendentista e/o autonomista – i due concetti non sono sovrapponibili - sono una risposta alla crisi dello stato-nazione nato nell’Ottocento che oggi dimostra la sua inadeguatezza. Quanto sta accadendo in Veneto è uno dei segni del glocalismo: “Think global, act local”, pensare globalmente e agire localmente, senza mai perdere di vista esigenze, bisogni, caratteristiche del “micro”, il locale, nei suoi rapporto e relazioni con il “macro”, il mondo globale. Ma questi fenomeni sono incompresi in Italia o non se ne parla. Così, mentre la stampa estera guardava con attenzione a quanto stava accadendo in Veneto sul tema Indipendenza, individuando in Luca Zaia l’interlocutore privilegiato, in Italia ci si è resi conto che stava accadendo qualcosa con grande ritardo, né più, né meno, di quanto accaduto a suo tempo con l’allu-

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Giovani indipendentisti

vione nel Vicentino. Sottolineato questo parallelo perché esso dà la misura reale della supponenza del sistema Italia nei confronti del Veneto. Il Veneto, in altre parole, non esiste per la classe dirigente e per larga parte dell’opinione pubblica italiana. Per capire l’assurdità di questa situazione, che si riflette nelle politiche punitive statali contro i veneti, basti pensare che questa Regione produce un flusso fiscale di 72.942 milioni, riceve servizi dalla Pubblica amministrazione per 51,838 milioni con un saldo negativo di 21.204 milioni e dunque un residuo fiscale per cittadino di circa 4,274 €. Il residuo fiscale veneto è pari al 10.3% del Pil regionale e per comprendere l’abnormità di questo dato basti pensare che in Catalunya il residuo fiscale è dell’8,1 % del Pil, nel SudEst Inghilterra, Londra compresa, del 6.7%, nel Baden Wüttemberg e nell’Ille de France del 4,4%, e infine in Baviera del 3.5 %. Da un punto di vista economico è evidente che il Veneto è penalizzato visto che qui lo stato preleva senza investire. Ma è anche evidente che altrove nessuno attuerebbe politiche punitive nei confronti di chi produce ricchezza. Come abbiamo visto con il dato tedesco della Baviera o del Baden W ttemberg si cercherà una soluzione equa: in Italia, invece, non solo si fa l’esatto opposto, ma si veicola nell’immaginario collettivo l’idea di un Veneto egoista, evasore fiscale, rozzo, xenofobo e beota; le parodie, last but not least quella di Crozza inutilmente greve sull’Indipendenza veneta, ricalcano proprio questi stereotipi. A poco servono dati certi: il Veneto “xenofobo” registra i maggiori tassi di integrazione e soddisfazione de-

gli immigrati stranieri, le sue Università sono ai vertici nazionali e per quanto riguarda l’evasione fiscale, le statistiche ufficiali stimano nella nostra regione un tasso di infedeltà del 10,93 % contro una media nazionale del 38%, in Campania del 50%. Negli ultimi anni più volte lo stato, con documenti ufficiali facilmente consultabili, si era impegnato a rivedere la sua politica predatoria nei confronti delle regioni produttive e a modificare la redistribuzione di risorse, ma alle promesse e agli impegni non è mai seguito un atto concreto. Da noi lo stato continua a prelevare senza dare, anzi, penalizzandoci sempre più: per la legge di Stabilità 2014 la Regione potrà spendere per cittadino solo 312 € contro una media nazionale di 384 €. Volete altri dati di norma trascurati? Il costo medio annuo per abitante di un Carabiniere in Italia è di 109 € per abitante, ma si passa dai 69€ del Veneto, ai 164 € della Sardegna, ai 176 del Molise, ai 150 della Calabria. Difficile capire perché il costo medio della Prefettura, roccaforte dello stato, per cittadino a Vicenza sia di 5,36 € a Isernia 42,44€ con una media nazionale di circa 10 €. A Vicenza persino la Prefettura costa la metà. Rispetto alla Sicilia, invece, è il costo della vita da noi ad essere doppio: il Veneto con 2.903 € al mese si posiziona al secondo posto dopo la Lombardia (3.033) per la spesa più alta; in Sicilia, ultima nella classifica, 1.637€. La miscela che si è innescata in Veneto è esplosiva: da una parte il bisogno della riorganizzazione in chiave glocale delle Istituzioni, dall’altra la stupidità di atteggiamenti statali vessatori conditi da stereotipi e supponenza; in mezzo cittadini stritolati da tasse e una

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Roberto Ciambetti, assessore regionale al bilancio - Lega Nord

Regione che per secoli fu stato e nazione, una Regione che non solo ha una grande storia ma la cui storia è parte integrante della memoria e cultura di interi popoli e stati, dal Afghanistan fino al Venezuela. Così non sorprende se la Lega in Veneto, dal più tiepido dei militanti fino al presidente Luca Zaia, non solo ha sostenuto le ragioni di un Referendum da tenere con tutti i crismi né più né meno di quanto si farà in Scozia e si vuol fare in Catalunya ma ha chiaramente detto in questi giorni che sottovalutare il malessere del Veneto è un grave errore.

Un errore che potrebbe essere corretto in maniera molto semplice, affidando al Veneto, la stessa totale autonomia fiscale e in larga parte legislativa garantita oggi al Trentino Alto Adige, come suggerisce il professor Antonini, presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale. Il futuro? Per quanto mi riguarda mi batterò sempre per il Veneto e il suo

diritto ad essere popolo e nazione d’Europa. E sono sicuro che non sarò solo: saremo sempre di più. © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2014 pag 19

Il referendum sull’indipendenza del Veneto: verità virtuale e pressapochismo della politica di Giorgio Langella

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a questione del referendum sull’indipendenza del Veneto evidenzia alcune caratteristiche del modo di fare politica oggi presente in Italia. Non mi sembra interessante disquisire sui numeri della partecipazione e della differenza abissale tra i dati forniti dagli organizzatori (oltre due milioni e trecentomila “voti”) e alcune agenzie specializzate nel monitoraggio del traffico della rete internet (il sito plebiscito.eu dove si votava è stato contattato circa centomila volte con un errore stimato in + o – il 20%). Vorrebbe dire partecipare a una polemica che assumerebbe caratteristiche simili alla rissa dove ognuno si sentirebbe libero di affermare la “sua verità”. Mi sembra, invece, interessante rilevare proprio questo aspetto relativo al pressapochismo che, nel tempo, è diventata caratteristica peculiare del modo di fare politica nell’Italia di oggi. Una “politica” che ha abiurato alla sua missione storica e che è sempre più diventata materia di una cerchia di addetti ai lavori che, coscientemente o meno, si sono isolati in una sorta di torre d’avorio. La vera politica, quella che dovrebbe essere fatta per passione civile e perché è indispensabile per il progresso del paese, è stata umiliata. I cittadini tendono a rifiutare qualsiasi tipo di politica, non riuscendo più a distinguere il progetto dalla propaganda, lo statista (ormai una specie rara e in via di estinzione) dal politicante. Questa confusione che, credo, sia alimentata da chi vuole mantenere

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L'aula del Senato vuota

fette di potere a scapito della partecipazione popolare alla cosa pubblica è una sconfitta di tutti ed è sintomo di quell’arretramento culturale che investe da troppi anni la nostra società. Ormai il fare politica si basa quasi esclusivamente sulle opinioni. Opinioni basate su presupposti difficili da verificare. I dati e le informazioni contano poco. Conta poco la realtà che si vive ogni giorno. Contano i titoli dei giornali, le notizie urlate, i proclami, le promesse, gli annunci roboanti, i sondaggi comunque fatti. Il dibattito diventa prevaricazione e vince chi urla più forte o la spara più grossa. Detto questo sarebbe miope non rilevare come la disgregazione della nostra nazione esiste e come non sia solo l’obiettivo di una minoranza (più o meno consistente) del paese. Esiste senza dubbio ed è frutto, soprattutto, di una politica che è diventata sempre più mediocre, attenta a interessi personali, miserabile. In Italia, più che in altre parti, vince un modo di fare politica che ha esasperato l’egoismo e l’individualismo, umiliando quella solidarietà che è alla base della Costituzione. È la “questione morale”, vera emergenza democratica del paese, che ha significato l’occupazione delle istituzioni da parte di ex partiti di massa trasformatisi in un insieme di comitati d’affari. Comitati d’affari che sottomettono il governo del paese ai propri interessi particolari. Così privilegi odiosi come l’evasione fiscale, permessa e troppo spesso anche incentivata, lo sfruttamento del lavoro altrui e le speculazioni di vario genere, diventano una cosa “normale”, un diritto acquisito. La sperequazione trionfa a scapito del

diritto e della solidarietà. Anche per questo hanno buon gioco le spinte separatiste sempre più diffuse nel territorio italiano. Se poi queste sono supportate da campagne mediatiche che prendono per buone tutte le notizie senza verifica né logica, o vengono propagandate da nuovi e vecchi politicanti attenti principalmente al restare sulle prime pagine dei giornali (il caso di Grillo sulla suddivisione dell’Italia è emblematico in questo senso) la loro diffusione assume un aspetto inquietante. Numeri, statistiche e risultati vengono asserviti allo scopo. La differenza enorme tra le cifre fornite sulla partecipazione al referendum in questione sono un esempio clamoroso di questa maniera poco scientifica di procedere. Quello che resta nell’immaginario di ognuno è, a seconda delle convinzioni di ognuno, la clamorosa affermazione delle ragioni di chi ha promosso il referendum o un flop altrettanto clamoroso. La verità certa passa in secondo piano. Non è “interessante” come quella virtuale. Questa maniera di diffondere le informazioni e le notizie (una maniera che si basa più sulla propaganda che sul dato scienti-

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Giorgio Langella, segretario regionale PdCI Veneto

fico) è uno dei mali del nostro paese. Ognuno può dire la sua o dare i suoi numeri senza “pezze giustificative”, senza avvalorare le sue tesi su basi solide e certe. Dobbiamo riprenderci la voglia e il gusto di sapere. Dobbiamo pretendere di essere informati non attraverso il pettegolezzo o il “si dice” ma approfondendo con semplicità e chiarezza le cause e gli effetti di

quello che sta succedendo nel nostro paese e nel mondo. Conoscere e avere i mezzi per interpretare la realtà è una condizione necessaria per tornare a fare politica vera, spazzare via i tanti imbonitori e i politicanti mediocri che infestano le istituzioni, tornare ad essere protagonisti del nostro futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA


29 marzo 2013 pag 20

Agorà della Solidarietà 4a Edizione -2° Festival della Progettazione Sociale Fiera Vicenza – Gitando.all dal 3 al 6 aprile 2014 - Padiglione 7

Nel

2014, è stato riconfermato l’Anno Europeo dei Cittadini ed è anche stato proclamato l’anno europeo per la conciliazione della vita professionale e vita familiare. In questo contesto torna il tradizionale appuntamento con l’AGORÀ DELLA SOLIDARIETÀ, organizzata da Volontariato in Rete Ente Gestore del Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Vicenza (CSV di Vicenza) e realizzata nel contesto di GITANDO.ALL dal 3 al 6 aprile 2014 presso Fiera di Vicenza. La Manifestazione, giunta alla sua quarta edizione, sarà arricchita dal secondo Festival della Progettazione Sociale, con l’intento di promuovere attraverso scambi e alleanze il lavoro di rete e di buone prassi del volontariato a livello locale, provinciale, regionale, nazionale ed europeo. L’apertura è prevista per le ore 9.00 di giovedì 3 aprile con l’incontro con le scuole. Il primo convegno si svolgerà alle ore 15.00 – SALA 7.1.1a - “LA RETE IN S.O.S.PESO“ Incontro tra Genitori, Insegnanti e Operatori per condividere esperienze legate ai disturbi del comportamento alimentare e del peso. Si sente spesso parlare dei disturbi del comportamento alimentare “Anoressia, bulimia, binge eating disorder, ortoressia, drunkoressia”: I disturbi del comportamento alimentare sono un problema delle nuove generazioni, colpite nell’età dello sviluppo, con particolare focalizzazione sulla pre adolescenza e adolescenza. Queste tappe riguardano, infatti, un periodo delicato in cui avviene la necessaria presa di distanza dai genitori, matura la percezione di un corpo “nuovo” e sessuato. La crescita evolutiva chiede al giovane di fare i conti con le proprie risorse personali, a misurare sicurezze e insicurezze interne. E a provare sul campo la stima che ha in se stesso. Il lavoro con le persone testimonia l’importanza della rete sociale quale primo elemento che previene l’isolamento e, quindi, i danni sociali correlati alla sofferenza psichica. Tutti i punti di riferimento della persona devono essere mantenuti attivi per ridurre il danno psico-sociale. Le risorse della rete devono essere, pertanto, attivate quanto prima, valorizzate e sostenute. Famiglia, scuola, ambienti di lavoro, il mondo dei pari, il volontariato rappresentano nodi della rete cui si aggiungono i curanti in un lavoro di connessione e di continua interelazione. Operare in rete significa, infatti, invertire il paradigma della progettazione dei servizi ripartendo dalla persona e dai suoi bisogni, al fine di predisporre interventi mirati alle tante domande che il disagio mentale produce. Tutte le attività realizzate hanno, quindi, come base comune l’idea che, per effettuare un trattamento, sia fonda-

mentale partire dalla intercettazione e comprensione del bisogno, passare attraverso l’identificazione di possibili risposte (flessibilità dell’intervento) e costruire percorsi individualizzati, differenziati, specifici, che rispettino la persona e che abbiano un piano di sostenibilità col territorio della provincia di Vicenza. L’esperienza quotidiana testimonia, infatti, come la sofferenza umana non sia lineare. Perché, quindi, dovrebbe esserlo la risposta? Alle 17.30 sarà inaugurata ufficialmente l’Agorà della Solidarietà alla presenza della Presidente del CSV di Vicenza Maria Rita Dal Molin, di Fiera Vicenza SpA e delle Autorità. Il Convegno e l’Inaugurazione saranno coordinati dal Giornalista Franco Pepe. Venerdì 4 aprile si apre l’Agorà con l’incontro con le scuole e successivamente con il convegno alle ore 9.15 – PALLADIO THEATRE – “PROGETTAZIONE E ACCESSIBILITA’…IDEE IN CANTIERE” – Il punto di vista di chi progetta e progetterà nel futuro…” – il Convegno sarà l’occasione per condividere un’esperienza significativa realizzata in cinque istituti per geometri della provincia di Vicenza, che vede come protagonisti del dibattito e delle relazioni proprio gli studenti, coordinati dall’Architetto Stefano Maurizio Socio CERPA e moderati dalla giornalista Giulia Salmaso. Nel pomeriggio è prevista la partecipazione alla Quarta Edizione del MITA – Meeting Internazionale del Turismo Accessibile del BIFA – Borsa Internazionale del Turismo Accessibile. Sabato 5 aprile, dalle 9.30 alle 13.30, - SALA 7.1.1a - si terrà il convegno “Fundraising come strumento operativo per i CSV” - “Strategie di sinergia tra profit e non profit quali possibili alleanze…” Il ciclo di sette incontri “Percorso culturale del volontariato veneto. Dove va il volontariato?” ciascuno su uno specifico tema, è organizzato dal Coordinamento dei CSV del Veneto. La crisi economica (e antropologica), che ha interessato il nostro Paese e che tuttora persiste, ha toccato anche i Centri di Servizio per il Volontariato, i quali hanno risentito in modo particolare della riduzione delle risorse economiche destinate alle loro attività. Ciò ha portato ad un inevitabile ripensamento non solo in merito ai servizi prodotti ed erogati, ma anche riguardo al ruolo stesso che i CSV hanno o possono assumere nel complesso panorama del volontariato e più in generale nella organizzazione delle nostre comunità. La ricerca di risorse economiche integrative, infatti, ha sviluppato in molti casi servizi prima impensati, iniziative che solo fino a qualche anno fa sembravano improponibili, sia da un punto di vista concettuale che amministrativo. Comprendere pertanto come il fundraising possa essere un elemento di sviluppo

dei CSV, in quale modo questo possa avvenire e quali debbano essere le condizioni generali ottimali per una sua positiva evoluzione è senza dubbio tema attuale e centrale anche per i CSV del Veneto. Scopo dell’incontro è analizzare cosa possa accadere nel momento in cui un CSV attiva iniziative di fundraising, quali relazioni si sviluppino, quali cambiamenti possano avvenire (sia internamente che nel mondo dei suoi stakeholder), nell’ottica di un volontariato più autonomo da un punto di vista economico, ma soprattutto sempre attivo e protagonista nell’organizzazione delle comunità. Sempre sabato 5 aprile, alle 17.00, SALA 7.1.1a, si terrà il quarto convegno “CITTADINANZE RINCONTRATE” - “Quando la fragilità diventa risorsa”- E’ molto importante avere occasione di confrontarsi, fra operatori ma anche direttamente con i cittadini che parteciperanno al dibattito, rispetto ai modi per fronteggiare una crisi senza precedenti che ci invita e obbliga a unire le forze e pensare a nuovi strumenti di sostegno e aiuto; alle risorse economiche non sufficienti si affiancano grandi risorse umane, organizzative, personali e sociali di cui il nostro territorio è straordinariamente ricco. Il nostro compito è fare in modo che le risorse delle persone emergano, in una logica sempre meno assistenzialista e sempre più legata alla promozione della persona; ogni persona, anche la più fragile, ha in sè risorse: a noi trovare i modi per aiutarla, in un lavoro di rete, a farle emergere”. Entrambi i convegni di sabato saranno coordinati dalla Gionalista Giulia Salmaso. Domenica 6 aprile, alle ore 9.30, presso Sala 7.1.2, non mancherà il consueto appuntamento europeo “NOI, CITTADINI EUROPEI…“L’impegno nella progettazione condivisa… ” “… con gli amici del Centro di Servizio per il Volontariato della Sardegna e Tiscali Italia, che vedrà la presenza tra i tanti relatori presidenti di CSV del Veneto e d’Italia, della Vice Presidente del

Coordinamento dei Centri di Servizio d’Italia CSVnet Francesca Danese. Il Convegno è affidato al coordinamento della giornalista Giulia Salmaso. Un ricordo particolare a L’Aquila... per non dimenticare il 6 aprile 2009. Anche quest’anno, afferma la Presidente Maria Rita Dal Molin, “L’Agorà della Solidarietà ci permetterà di presentare in termini di “valore sociale” le nostre azioni solidali, di dimostrare come la condivisione delle risorse ci abbia dato la possibilità di sviluppare strategie operative che rappresentano esempi di “buone prassi” a livello nazionale. Questo importante appuntamento sarà allora un’ulteriore occasione per condividere idee, impegno e partecipazione, avviando e promuovendo al tempo stesso azioni e progetti concreti. Promuovere il volontariato visto come occasione di crescita progettuale e valoriale all’interno dell’evento “Gitando.all” è una sfida che va oltre i nostri confini…” Ormai giunta alla quarta edizione, la manifestazione Agorà della Solidarietà ha eletto anche quest’anno come suo simbolo la Piazza, come si evince dal logo che abbiamo ideato per l’evento, e in particolare la Piazza dei Signori, nella quale ogni anno le associazioni di volontariato vicentino si incontrano e si raccontano... per abitare il cuore di Vicenza. “La piazza è il luogo privilegiato d’incontro nel quale, nelle varie manifestazioni, il nostro agire ben si coniuga con la scelta di essere volontari, capitale sociale ed espressione autentica di cittadinanza attiva che vive le città, abita le piazze, creando legami e relazioni per condividere e promuovere l’appartenenza, la condivisione, l’attenzione, l’accoglienza, la solidarietà, la prossimità…”. L’Iniziativa è organizzata grazie al supporto e alla collaborazione di vari partner, tra cui spiccano alcuni Centri di Servizio per il Volontariato sia a livello regionale che nazionale ed alcuni esperti del settore come Tiscali e ALDA (Association of Local Democracy Agencies). Hanno aderito inoltre la Commissione Europea, il Ministero del Turismo, l’Enit, oltre alla Regione del Veneto che, nella precedente edizione, ha firmato un protocollo di intesa con la Commissione Europea per essere Regione pilota per il turismo accessibile. Il patrocinio è stato richiesto a: Regione

Veneto, Comitato di Gestione del Fondo Speciale Regionale per il Volontariato, Anci Veneto, Prefettura di Vicenza, Provincia di Vicenza, Comune di Vicenza, alle quattro Aziende ULSS della nostra provincia e all’Ufficio Scolastico Territoriale della provincia di Vicenza. Partner dell’evento sono: CSVnet, Centro di Servizi per il Volontariato Sardegna Solidale, il Centro di Servizio di Volontariato della provincia di Trento, Centro di Servizi per il Volontariato della provincia di Rimini, Centro di Servizi per il Volontariato Napoli, Centro di Servizi Volontariato Salento, Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna, Centro Servizi Volontariato Taranto, CESV - Centro Servizi per il Volontariato del Lazio, Centro Servizi per il Volontariato Friuli Venezia Giulia, Centro Nazionale per il Volontariato, i CSV del Veneto, Centro di Servizi per il Volontariato della provincia di Belluno, Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Padova, Centro di servizio per il volontariato della provincia di Rovigo, Centro di servizio per il volontariato della provincia di Treviso, Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Venezia, Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Verona, Consult@noi, Associazione Nazionale di Volontariato Disturbi del Comportamento Alimentare, Alice per i DCA, Perle Onlus, La Fenice Onlus, Adao Onlus, Alda, Eyca, Lo Spirito di Stella, Village4All e Unisolidarietà Onlus e Advenians. Media Partner: Tiscali Italia, Disabili.com, La difesa del Popolo, La Voce dei Berici, Redattore Sociale Vicenza Più, Volontariatoggi. L’evento è collegato al Festival del Volontariato che si terrà a Lucca dal 10 al 13 Aprile 2014. L’organizzazione di GITANDO.ALL può vantare la collaborazione di Village for all - V4A®, il marchio di qualità internazionale dell’Ospitalità Accessibile che ha come obiettivo l’inclusione turistica di tutti e la promozione dell’attività sportiva per tutti. GITANDO.ALL è la prima Manifestazione in Italia ed in Europa dedicata a tutte le persone con esigenze speciali e alle loro famiglie. GITANDO.ALL è la prima manifestazione fieristica in Italia alla quale il Presidente della Repubblica abbia concesso la Medaglia di Rappresentanza, premio che esprime il consenso del Capo dello Stato a finalità perseguite da iniziative ritenute particolarmente meritevoli. Vi Aspettiamo! Per info: Ufficio Stampa Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Vicenza Tel +39 0444 235308 – mail: newsletter@csv-vicenza.org


29 marzo 2014 pag 21

Guido Piovene nei Colli Berici: itinerario eno-letterario tra le ville del Palladio di Ester Tomè

I

n questo periodo di prime fioriture di marzo, nell’umidità di una domenica che ricorda le estati bavaresi, allo svagato cittadino vicentino non resta che addentrarsi nelle campagne dei nostri Colli Berici per inaspettate escursioni che integrano ad un paesaggio antico il sapore del vino e del buon cibo. Arrivato alle porte di un paese campagnolo sotto la maestosa ‘palestra di roccia’ che sovrasta tutto il circondario con la sua ombra di montagna e il moderato passaggio di alpinisti di altri tempi, si presentano le romantiche ville venete. Le pregiate dimore di una nobiltà chiaramente decaduta, affittate in parte a vivaci attività di osti ciarlieri, che fanno di tanta bella architettura un business per i loro vini rinomati e i cibi veloci. Così la ghiacciaia della villa ‘Trento - Da Schio’ è incredibilmente disponibile ai pochi e indolenti

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turisti della domenica, che possono sorseggiare del Souvignon locale, tra i mezzobusti di bacchi scrutanti, resti delle preziose arti scultoree che arredavano la struttura del tempo, e che ora fanno capolino tra le mensole della locanda. Procedendo per il centro del paese, alla destra di una facciata di villa seicentesca ‘Godi - Crescenzio’, improbabile invenzione di un architetto eccentrico, dove la serliana è reinventata in un arco esagonale, si trova la deliziosa osteria ‘Ca d’oro’. La struttura, peraltro bellissima con bifore eleganti e stipiti decorati con bassorilievi di marmo bianco, è gestita da due colorite signore e molto presto sorprende con alcune rivelazioni inaspettate. Le due locandiere infatti, lamentando con le solite chiacchiere la crisi di clienti, il poco parcheggio, la ristrutturazione del pavè che limita il passaggio, meravigliosamente dichiarano un’anacronistica ingerenza dei ‘Conti’ nell’imposizioni di affitti troppo alti nelle loro strutture commerciali. All’ignaro visitatore della domenica, già stordito di parole e vino, questa im/ Locanda di Costozza provvisa rivelazione fa salpare la mente, alla deriva, verso ricordi di economie del passato e alla storia antica delle nostre terre, gestite e spartite da una nobiltà Veneziana, di un’antica Serenissima sovrana su tutto l’entroterra veneto, resa fantasma dalle sconfitte e dagli accordi napoleonici dell’800. Il pensiero del passato permane dentro il suo cuore anche mentre esce, ringraziando per l’ottimo Cabernet e, un poco intristito, si addentra nostalgico per il sentiero che conduce alla sopraelevata villa Thiene, adiacente alla chiesetta barocca di San Mauro Abate. Ma la mente è ancora lì e si sente come uno dei letterati del secolo scorso, di quelli che celebravano nei romanzi il rimpianto per Vicenza, capitale culturale mancata, perno cruciale di una Repubblica Veneziana, tristemente caduta. Pensa a Guido Piovene e a un romanzo epistolare che aveva letto e da tempo dimenticato, ambientato fatalità negli stessi luoghi e attribuito con un azzardo dei critici alla reale vicenda della famiglia dei Thiene. Il testo, dal titolo Lettere di una novizia, narrazione scandalistica di un’ambigua vocazione tra passioni, tradimenti e omicidi nella cerchia dei rampolli di un vicinato di nobili, al visitatore pare indubbiamente ambientato qui, a Costozza. Per il turista, ormai trasformato in sognatore, il romanzo dove menzogna e autenticità si contaminano a vicenda sembra proprio lo specchio di questa frazione di provincia, che mescola il passato al presente, la finzione storica alla realtà attuale. Ormai è già mezzogiorno, e l’estasi culturale che lo ha rapito cede il posto alle terrene necessità dello stomaco. Si allontana allora da questo centro incantato,

Villa Trento a Costozza

salutando sulla destra le pareti rocciose, dipinte dalle macchie rosse e blu dei radi alpinisti incuranti del pericolo delle pietre umide. Si avvia per i tornanti della collina verso la sua locanda preferita, per festeggiare tanta cultura e l’inaspettata occasione di fantasticare offerta da questa scampagnata domenicale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Frazione di S. Mauro


Vita Gay Vic ent ina

29 marzo 2014 pag 22

Ho letto i “libri gay” destinati ai bambini di Anna Barbara Grotto

T

anto si è già detto pro e contro la proposta di introdurre nelle scuole primarciniie libri che parlino di identità di genere e diverse forme di famiglia. “I libri gay” li hanno chiamati, semplificando volutamente, alcune testate giornalistiche e i detrattori. E la notizia diviene subito pruriginosa: libri “hot” ai bambini? Com’è possibile una follia del genere? Mi è parso talmente assurdo che mi è venuta voglia di dare un’occhiata a questi “libri contro natura, che qualche sedicente attivista lesbica vuole rifilare ai nostri figli per plagiarli ed indurli all’omosessualità” (questo ed altro si sente e si legge ormai da mesi). Mi sono chiesta: ma quanti dei detrattori, di chi mette in atto dei veri e propri postbombing sui Social Network, di quanti si prendono addirittura la briga di organizzare manifestazioni di piazza, hanno realmente sfogliato uno dei libri che vanno censurando a gran voce? Io voglio informarmi prima di giudicare. Così mi sono messa alla ricerca de “Lo Stampatello”, la Casa Editrice che li pubblica, ed ho fatto un paio di acquisti on-line. Quando il corriere è arrivato ed ho finalmente aperto con curiosità la busta che attendevo, ho notato subito che

non vi era alcun atteggiamento propagandistico: da come l’avevano posta certe critiche, mi aspettavo che vi fossero allegati volantini di Gay Pride o roba del genere! Invece mi sono parsi, sin dalla copertina, dei simpatici libriccini illustrati per bambini, nulla di meno e nulla di più. Ho preso in mano “Piccolo Uovo”: storia di Francesca Pardi e illustrazioni di Altan. Questo libro ha vinto il premio Andersen 2012, l’Oscar dei libri per ragazzi. Ed è stato il primissimo “incriminato”. Ed anche il primo a dare il via alla coraggiosa (per l’Italia) attività de “Lo Stampatello”. Il tratto tipico di Altan, per chi come me lo segue e apprezza da anni, fa subito sorridere, e sono curiosissima di vedere come il suo sferzante cinismo si sia sciolto in amorevole delicatezza per un libro indirizzato ai più piccoli. Ne sono piacevolmente colpita: ci rivedo “la Pimpa”! Sfoglio le pagine: i colori sono tenui e delicati, i disegni ritraggono varie tipologie di famiglie animali in un modo semplice e immediato. I pinguini, con il loro frac e i loro cilindro, hanno la stessa eleganza impettita con cui li vedevo io, guardando i documentari alla tivù con gli occhi di bimba, ormai un bel po’ di anni fa (trovo superfluo per le finalità di quest’articolo specificare quanti anni fa). Mi beo nell’atmosfera naïf (il libro è per bimbi 0/6 anni) e... nooo! È già finito! Mi trovo sull’ultima illustrazione senza aver compreso do-

v’erano le parti “hot” da censurare. Lo riprendo da capo e... ora ho capito: i due pinguini impettiti sono vestiti da maschi e mettono su famiglia insieme, come le due mamme gatto coi loro fiocchi rosa e i loro gattini, e c’è anche un ippopotamo papà single che coccola il suo cucciolo. Quindi è questo il messaggio che si vorrebbe censurare? Mmhh... non mi convince, non può essere questa storia così delicata ad aver scatenato una vera e propria caccia alle streghe (e per streghe intendo chi ha “osato” proporre questi libri per le scuole). Metto mano all’altro titolo che ho acquistato: “Piccola storia di una famiglia”, testi di Francesca Pardi e illustrazioni di BUM ill&art. In copertina, due donne con ben quattro bimbi e tre gatti. Che bello! In questo libro c’è effettivamente un messaggio più esplicito, ed infatti anche il disegno è più dettagliato e la parte scritta più sostanziosa del precedente. Non per nulla è indicato per bimbi dai 6 anni. “Meri e Franci si amavano e volevano fare una famiglia”, si legge nel retro di copertina, e di questo parla il libriccino. Mentre “Piccolo Uovo” mi ha fatto subito provare tenerezza, questo mi mette proprio allegria! Le due mamme sono sempre sorridenti, mi piacciono i colori e le pagine piene di cuori e di gatti! Finisco anche questa mia piccola lettura e mi sento leggera: potrò finalmente dire la mia sui “libri gay introdotti nelle scuole”.

E sono davvero felice di poter tranquillizzare tutti i genitori scettici e finalmente calmare le acque delle polemiche: questi libriccini sono storie colorate, tenere, allegre, con personaggi simpatici e modalità di disegno e narrazione in grado di intenerire anche i lettori più grandicelli. Quindi potete dormire sonni tranquilli, genitori, ché non vi è alcuna propaganda in atto, ma semplice-

mente storie d’amore e di allegria. Anzi, sapete che c’è? Vi invito a leggerli, perché ritroverete in fondo a voi stessi quel bambino che eravate, senza sovrastrutture né stereotipi o pregiudizi, e la cosa vi intenerirà. P.S. Per chi cercasse letture “piccanti”, rivolgersi ad altra Casa Editrice, grazie. © RIPRODUZIONE RISERVATA

I gay stanno davvero tutti a sinistra? Incontro con Dario Accolla: blogger, attivista LGBT, docente e autore del libro “I gay stanno tutti a Sinistra” (a.b.g.) Un incontro con l’autore un po’ diverso dal solito: Arcigay Vicenza l’ha organizzato di sabato pomeriggio ed ha coinvolto soprattutto i giovani. Sabato 22 marzo al Polo Giovani-B55, l’ospite è stato Dario Accolla, meglio conosciuto come ‘ElfoBruno’. Questo, infatti, è il nick che utilizza (“colpa delle mie orecchie da capitan Spock”) per uno dei blog LGBT più famosi in Italia. Accolla ha presentato il suo libro ‘I gay stanno tutti a Sinistra’, di fatto -dice- “il logico coronamento di tanti anni di blog”. Inizia a parlare a ruota, Accolla, e si notano subito le sue capacità di docente nel parlare ai giovani presenti. Ci spiega innanzitutto che il titolo gli è stato ironicamente ispirato da una frase di Berlusconi: in un comizio del 2007, disse “i gay stanno tutti dall’altra parte” (ovvero a Sinistra). Dati i lusinghieri riscontri del blog, decise di raccogliere le sue idee e scrivere un saggio. “Pensavo sarebbe stato ‘a termine’, nel senso che di lì a breve le mie riflessioni sarebbero state superate dagli eventi politici: sarebbero giunti quei diritti che il mio libro andava chiedendo, che avrebbe di conseguenza perso senso. Ed invece il libro, pubblicato nel 2012, io sono ancora qui a marzo 2014 a presentarlo e a parlare di quei

diritti che non sono giunti nemmeno in minima parte”. Accolla entra più nello specifico della richiesta di diritti, forte della sua lunga esperienza di attivista LGBT in Sicilia, a Catania, in Arcigay; ma anche a Roma dove vive e dove collabora con il ‘Mario Mieli’. La comunità LGBT porta avanti da anni sostanzialmente tre richieste: 1-una legge contro l’omofobia; 2-una legge che dia valenza giuridica alle unioni e alla genitorialità; 3-una legge per il cambiamento di sesso delle persone trans. Si è soffermato in particolar modo sulla legge contro l’omofobia, il primo inevitabile passo dei diritti civili, portando la riflessione su un piano apparentemente intellettuale, in realtà quanto mai concreto: è dall’uso della parola che inizia la discriminazione, la si insegna alle nuove generazioni, di fatto la si tramanda. “L’omofobia è innanzitutto un atto verbale”, ci dice Accolla, e ci parla di un vero e proprio “lager terminologico” in cui le persone LGBT sono state rinchiuse per anni, e tuttora lo sono. Spesso l’omofobo fa appello al significato originale dei termini:‘matrimonio’ ha in sé la radice ‘mater’, quindi non può essere di unione che nasce infeconda. “A me sta benissimo tornare al senso originale dei

termini; ma allora facciamolo anche con la parola ‘familia’: deriva dal termine latino ‘fam lus’ (servitore, domestico), e più anticamente dal termine osco ‘famel’, e indicava l’insieme di diverse persone viventi sotto uno stesso tetto. Solo successiva-

mente arrivò il concetto di ‘famiglia’ nel significato più comune oggi”. Accolla porta, quindi, altri esempi di discriminazioni della storia moderna, per cui si additavano minoranze o cambiamenti socio/politici come aventi la capacità intrinseca di “di-

struggere la società”: ciò che ora si dice dei gay, lo si diceva dei matrimoni fra bianchi e neri, ma lo si diceva anche in tempi più recenti del divorzio. “La logica della discriminazione è sempre uguale a se stessa”. È compito dello stato legiferare per superare le discriminazioni, perché “lo Stato che sostiene le differenze e i diritti civili è uno Stato che fa progredire la società”. Il libro, insomma, ripercorre le promesse disattese e il vuoto legislativo, traendo spunto da articoli giornalistici, e da dichiarazioni di politici e di varia umanità più o meno vip, dall’inizio degli anni 2000 ad oggi. Colpevole la politica italiana in primis, ma anche lo stesso associazionismo LGBT, troppo impegnato a spendere le proprie energie in battibecchi fratricidi, invece che unito nella lotta per quei diritti che sono di tutti. Perché quando ci sono collaborazione e dialogo con le istituzioni, i risultati arrivano: fresca di pochi giorni fa l’approvazione del registro delle unioni civili anche a Catania. Dove una parte della Sinistra ha votato contro ma una parte della Destra ha votato a favore. A dimostrazione che (i passi avanti per) i (diritti dei) gay non stanno tutti a Sinistra. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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