

V icen za P iù Viva
Le

Consumiamo o siamo consumati?
Come navigare tra buone e cattive influenze
Marlane Marzotto di Praia a mare: in tanti sono morti, ora anche il processo bis
Tangenziale di Vicenza: Rolando e Donadello spingono la tartaruga
Il murale all’Everest: Paolo Rossi a Vicenza non è biancorosso
Porta Nova Incontra’: l’apostrofo fa la differenza
Insieme Zero per 5
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V icen za P iù Viva
Indice
• L’editorialino. Carta canta. E VicenzaPiù Viva le ha sempre cantate. Abbonarsi allora? Si… può… fare! (Giovanni Coviello) .. p. 5
• USA: le elezioni più impor tanti del mondo. Come funzionano (Salvatore Borghese) ............................ p. 6
• La Gior nata mondiale del risparmio compie 100 anni il 31 ottobre 2024 (Giovanni Coviello) p 13
• Rispar miare in Italia: sicurezza o trappola? Ecco come evitare scelte sbagliate (Davide Bozzola) p 14
• Deser tificazione bancaria: senza sportelli un quarto del territorio nazionale, una superficie maggiore di Piemonte, Lombardia e Veneto messe assieme. Colpito il 14% del territorio veneto (Fulvio Cavallari) ............. p. 16
• La testimonianza di una consumatrice vicentina. Non mi piace consumar e, preferisco acquistare: è un divertimento se senza forzature (Giulia Matteazzi) .................................................
• Pace non solo entro i confini europei: gli “sforzi creativi” per salvaguardare la pace di cui parlava Schuman non si possono ridurre agli aiuti militari e finanziari all'Ucraina (Alessandra Moretti)
• Consumatori “comunali” tr a diritti e abusi: chi se ne prende davvero cura? (Benedetta Ghiotto) .....
• Un ser vizio pubblico essenziale per i cittadini: la buona politica. Di qualunque colore essa sia (Jacopo Maltauro) ......
• Tutele digitali del consumatore/utente, le sfide presenti e future dell’Unione europea (Eleonora Boin) ................
• Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti: cosa sono, come e a chi servono le associazioni riconosciute del CNCU. E le altre? (Giovanni Coviello) p
I dettagli di legge sul Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) (Fulvio Cavallari) p 28
• Influencer per i consumatori o produttori di valori che non si consumino? (Melania Diodà) ....................... p. 35
• Fenomeno influencer: trappola o risorsa per i “consumatori” del web? (Sabrina Germi) ......................... p. 38
• Shopping di seconda mano online: come pr oteggersi dalle truffe sulle piattaforme più popolari (Jacopo Bernardini) ... p. 38
• I consumi dei Boomer s (Massimo Parolin) p 42
• Ritar di Tangenziale di Vicenza: lettera di Rolando e Donadello (Comitato Albera) a Salvini e Meloni. Video e foto aeree: non ci sono cantieri mentre magari partono quelli per il ponte sullo Stretto (Giovanni Coviello) .... p. 44
• Cda Fondazione Roi: nuove linee con ex cinema Corso “eredità” di Zonin da restituire alla città. Assente (un caso?) solo Alvise Rossi di Schio (Giovanni Coviello) ......................................... p. 46
• Inaugur ato a Vicenza il murale di Paolo Rossi sulla facciata della torre Everest tra celebrazione e critiche sulla maglia: non è biancorossa (Giovanni Coviello) p 48
• Processo Marlane bis: disposta l’archiviazione per gli indagati, tra cui Antonio Favrin attuale proprietario del Gruppo Marzotto (Andrea Polizzo) ................................................ p. 50
• La vecc hia fabbrica Marlane Marzotto a Praia a Mare (Cs) (Andrea Polizzo) .................................. p. 51
• Pr emio Città di Vicenza: premiare il presente, promuovere il futuro (Federica Zanini) .......................... p. 53
• Porta Nova Incontra’. Un apostrofo che fa la differenza. (Federica Zanini) p 56
• Viaggio fra misteri e leggende della Valle dell'Orco di Torrebelvicino e Recoaro Terme (Marta Cardini) p 59
• Diario Libero, Turi Parise racconta nel suo libro la sua vita tra successi imprenditoriali e passione per il giornalismo (Giulia Matteazzi) .. p. 61
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L’editorialino
Carta canta. E VicenzaPiù Viva le ha sempre cantate. Abbonarsi allora? Si… può… fare!
C’è Questo numero è così denso di contenuti che il direttore, cioè io, questa volta ha imposto un editorialino; invece dell’editorialone a cui mi ero abituato, per lasciare più spazio al longform (risparmi e consumi) e agli altri servizi che la redazione, rinforzata da nuovi ingressi di qualità, ha realizzato. Puntiamo alla vostra lettura lenta e meditata di un mensile storico, senza bocche cucite e da conservare dopo averlo letto. Per questo vi chiediamo 4 euro per 64 pagine (6 centesimi a pagina) con una quantità non invasiva di pubblicità. L’informazione e gli approfondimenti costa farli come volete voi. Se altri regalano o smettono di farsi pagare, chiedetevi perché, Vale la pena leggerci? Allora abbonatevi! Con 24 euro all’anno alla versione onli-
VicenzaPiù Viva
Enigmi, storie, radici, farse, drammi, personaggi: vita vecchia, nuova e futura Nuova serie cartacea testata web ViPiu.it - VicenzaPiu.com
Fondato il 25 febbraio 2006 come supplemento di La Cronaca di Vicenza
Autorizzazione:
Tribunale di Vicenza n. 1183 del 29 agosto 2008
Direttore Responsabile: Giovanni Coviello
Ideazione grafica e impaginazione Scriptorium, Vicenza

ne e con 36 euro anche a 12 numeri cartacei che vi arrivano dove volete (o da ritirare da noi, in Contrà Vittorio Veneto 68). Meditate gente, meditate. Voi risparmiate e vi mettete in linea col tema di questo mese e noi (d’ora in poi usciremo il 10 del mese) potremo continuare a scrivere per voi. Nel mondo virtuale, del web, e in quello reale, della carta, che a noi piace sempre
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Di Giovanni Coviello
USA: le elezioni più importanti del mondo. Come funzionano
di Salvatore Borghese
Tra le (tante) elezioni previste nel mondo in questo 2024 – l’anno più “elettorale” di sempre, per numero di paesi e di elettori coinvolti – quelle per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti, previste per il prossimo 5 novembre, sono probabilmente le più importanti.
Il motivo è semplice: si tratta di elezioni in cui verrà scelto il leader della nazione, ad oggi, più potente del mondo – a livello sia economico che militare. Anche se il mondo di oggi è sempre più multipolare, e gli USA hanno gradualmente perso quella posizione di egemonia indiscussa di cui hanno goduto negli anni ’90 dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’America è ancora il paese di riferimento per la parte di mondo più ricca (il cosiddetto “occidente”) e per tantissimi altri paesi che dipendono in varia misura dalle scelte geopolitiche, commerciali, diplomatiche che vengono prese a Washington.
Ma gli USA non sono “la più grande democrazia del mondo” solo per ragioni di puro peso geopolitico. in termini di popolazione, è senza dubbio l’India (altro paese andato al voto in questo 2024) a poter reclamare questo titolo, con i suoi 1,4 miliardi di abitanti. Se invece facciamo riferimento all’estensione geografica, allora è il Canada a essere – sia pur di poco

– il paese democratico più “grande”. Ma ciò che nessuno di questi due paesi ha di nemmeno lontanamente paragonabile rispetto agli USA, è la lunga tradizione democratica e il ruolo capillare che le elezioni hanno nella democrazia americana per determinare gli organi pubblici di governo, a tutti i livelli.
Perché gli USA sono la più grande democrazia del mondo
Gli Stati Uniti sono infatti un paese relativamente giovane: ma, fin dalla loro nascita come nazione indipendente, hanno adottato un modello di governo basato non sul potere ereditario di una monarchia (come era in Inghilterra e in tutti i principali stati europei in quel momento storico) bensì sulle elezioni. Senza voler ripercorrere in dettaglio tutta l’evoluzione del-
le istituzioni politiche americane dalle origini, qui basti dire che oggi tutti i cittadini americani sono chiamati regolarmente al voto, almeno ogni due anni, per eleggere i loro rappresentanti a vari livelli. L’avverbio “regolarmente” è messo lì non a caso: a differenza di quanto avviene in Italia e in altri paesi democratici, dove la durata di un mandato elettivo di fatto è variabile poiché si ricorre spesso a elezioni anticipate, negli USA la durata delle cariche elettive è tassativa: il mandato dura due anni, oppure quattro, oppure sei – a seconda della carica. Ma eletti ed elettori sanno già, con certezza, che alla scadenza del mandato bisognerà rivotare per eleggere (o per rieleggere) un candidato a quella carica. Questo è un elemento di grande importanza per capire come mai le
Dibattito tra Trump e Harris alla ABC il 13 settembre
elezioni in America siano così “sentite”, e anche come mai intorno alle elezioni sia fiorita una vera e propria industria – fatta di consulenti, sondaggisti, volontari, addetti alla comunicazione e così via – che non ha eguali nel resto del mondo, e che può contare su tempistiche e regole certe ed estremamente stabili nel tempo.
I cittadini americani vivono quindi immersi in una realtà dove, a intervalli prevedibili e regolari, saranno chiamati a votare per eleggere un’enorme quantità di figure istituzionali, dal Presidente degli Stati Uniti ai membri del board scolastico della loro contea, passando per tutta una serie di cariche politiche rappresentative, di governo, giudiziarie, o amministrative. Quella del Presidente è – ovviamente –l’elezione di gran lunga più partecipata e coinvolgente: anche se negli USA il potere del Presidente non è affatto assoluto (come vedremo), la
sua elezione è comunque il singolo procedimento elettorale con cui i cittadini sentono maggiormente di poter fare la differenza sulle loro vite e sui destini della loro nazione – ma anche, in una certa misura, del mondo intero.
Il lungo percorso che porta alla candidatura
Eppure, il procedimento con cui si arriva a eleggere l’inquilino della Casa Bianca non è affatto semplice, né immediato. Di norma, passano circa due anni da quando un candidato “scende in campo” ufficialmente e il giorno delle elezioni. Dopo i quattro mandati di F.D. Roosevelt, i legislatori americani hanno avuto la saggezza di inserire in Costituzione un limite di due mandati per il Presidente: quindi, se un Presidente in carica decide di ricandidarsi può farlo, ma solo una volta. Anche in quel caso, tuttavia, deve iniziare prestissimo a fare campagna, sia
per cercare di coprire più territori possibile in un paese immenso, sia soprattutto per raccogliere donazioni e finanziamenti per quella che è senza dubbio – e di gran lunga –la campagna elettorale più costosa del mondo.
Nei 12 mesi che precedono le elezioni presidenziali, i candidati si confrontano all’interno dei rispettivi partiti attraverso le primarie, che sono la principale – e per certi versi l’unica – forma di democrazia interna ai partiti. In America, a differenza che in Europa, i partiti non sono delle organizzazioni vere e proprie, quanto piuttosto dei grandi comitati di eletti e funzionari il cui scopo principale è individuare i candidati che dovranno competere alle cariche pubbliche (e farli eleggere). Dettaglio non trascurabile, infatti, è che negli USA il voto viene sempre dato a un candidato, che sulla scheda elettorale è indicato con nome e cognome: di

fianco, è indicata anche l’affiliazione dei candidati (ad esempio se sono Democratici o Repubblicani, oppure Indipendenti), ma non esiste quello che in Italia e in Europa chiamiamo “voto al partito”. Le elezioni primarie durano diversi mesi, tipicamente da febbraio alla primavera inoltrata, perché non si vota in tutti gli Stati allo stesso tempo bensì prima in alcuni e poi in altri. Questo meccanismo consente a candidati che partono svantaggiati in termini di risorse di poter acquisire visibilità e consenso senza essere costretti a impiegare un mucchio di tempo e denaro per fare campagna in tutto il paese. Anche un Presidente uscente, se si ricandida, passa attraverso le primarie del suo partito (come è stato per Biden quest’anno): ma in questo caso si tratta di una pura formalità, poiché la prassi è che nessun membro del partito si azzarda a sfidare un Presidente uscente, sia per un’evidente disparità di mezzi, sia per non creare divisioni e spaccature nel partito. Ad ogni modo, che si tratti di una competizione serrata all’ultimo voto (come fu per Barack Obama contro Hillary Clinton nel 2008) o piuttosto soltanto di una formalità per un Presidente in carica, con le primarie viene scelto il candidato del partito alla Casa Bianca, la cui candidatura viene ufficializzata durante le convention che si tengono in estate.
L'investitura delle Primarie Le convention dei partiti americani sono la cosa più prossima a un grande congresso di partito per come li conosciamo in Italia. Durano diversi giorni, e consistono in una serie di comizi di membri del partito, ex presidenti, semplici militanti e VIP di ogni sorta. Il comizio finale è quello del discorso di “accettazione” con cui il candidato accetta formalmente l’investitura. Da
quel momento inizia ufficialmente la sua campagna elettorale per la Casa Bianca.
Le elezioni 2024, comunque vadano a finire, saranno ricordate proprio per una grande eccezione a questo percorso, regolamentato e “ritualizzato” ormai da decenni. Il clamoroso ritiro di Joe Biden, infatti, è avvenuto quando erano già concluse sia le primarie sia anche (da pochi giorni) la convention del partito del suo avversario, Donald Trump. Poiché la convention dei Democratici non si era ancora tenuta, però, Biden non era ancora ufficialmente candidato: e così, i delegati di Biden eletti alle primarie hanno potuto semplicemente dichiarare il loro sostegno alla sua vicepresidente, Kamala Harris, che – appoggiata esplicitamente dallo stesso Biden – ha potuto così diventare la candidata dei Democratici alla Casa Bianca senza passare dalle forche caudine delle primarie (che spesso hanno premiato degli outsider, come è successo con lo stesso Trump nel 2016 e prima ancora con Obama).
Le convention sono un momento importante anche perché spesso coincidono con un altro passo significativo delle campagne presidenziali americane: l’indicazione del candidato Vicepresidente. Questa volta, Trump ha nominato il giovane senatore J.D. Vance proprio durante la convention de Repubblicani a Milwaukee, mentre Kamala Harris ha annunciato di aver scelto Tim Walz, governatore del Minnesota, pochi giorni prima della convention democratica a Chicago. Il Vicepresidente degli Stati Uniti ha un ruolo importante: non tanto sul piano dell’attività di governo, anche se può ricevere dal Presidente delle deleghe su importanti materie (come è avvenuto proprio con Kamala Harris a cui Joe Biden aveva assegnato lo scottante dossier dell’immigra-
zione). In caso di impedimento del Presidente, infatti, è proprio il Vicepresidente a subentrare alla guida del paese, anche se questa è un’eventualità piuttosto rara. Cosa forse ancor più importante, al Vicepresidente spetta anche la funzione di presiedere i lavori del Senato e – a differenza che in Italia – il suo voto può essere esercitato e vale doppio in caso di parità nell’assemblea.
Come si elegge il Presidente degli USA?
Ma come si elegge il Presidente degli Stati Uniti? Innanzitutto, va specificato che il 5 novembre sarà l’ultimo giorno per votare, ma non l’unico: a partire dall’ultima settimana di settembre, in molti Stati gli elettori hanno potuto già iniziare a votare, di persona oppure inviando la loro scheda votata tramite posta (è il cosiddetto “early voting”). Questo tipo di voto negli USA è sempre stato usato da una minoranza di elettori, ma si è rivelato particolarmente importante nel 2020, quando a causa della pandemia moltissimi elettori preferirono questa opzione rispetto a quella di mettersi in coda il giorno dell’election day. Solo che quella volta, poiché l’allora Presidente Trump aveva stigmatizzato – e fortemente disincentivato – l’uso dell’early voting, a usare questo strumento furono in stragrande maggioranza gli elettori di Biden: e quando i voti furono conteggiati, le schede del voto anticipato (che vengono solitamente scrutinate per ultime) furono decisive per ribaltare il risultato a favore proprio di Biden in diversi Stati, tra cui quelli decisivi.
Per capire in che senso alcuni Stati sono “decisivi”, veniamo al procedimento elettorale vero e proprio. Viene eletto Presidente degli Stati Uniti, infatti, non il candidato che riceve più voti degli avversari – come accade in Francia, o nelle elezioni locali in Italia – ben-
n. 11 / Ottobre 2024 - 8

In rosso gli Stati pro-Repubblicani, in blu quelli pro-Democratici, in grigio quelli in bilico
sì il candidato che ottiene almeno 270 “grandi elettori”. A ciascuno dei 50 Stati americani è assegnato un certo numero di grandi elettori sulla base della loro popolazione, numero che viene aggiornato ogni 10 anni sulla base del censimento: ad esempio, lo Stato più popoloso (la California) ha ben 54 grandi elettori, mentre molti Stati quasi disabitati, come quelli del Midwest (North e Sud Dakota, Wyoming) o l’Alaska, mettono in palio solo 3 grandi elettori ciascuno. In totale, il numero dei grandi elettori è 538: per diventare Presidente, occorre raggiungere la maggioranza assoluta dei grandi elettori, e cioè 270. In ciascuno Stato (tranne poche eccezioni), il candidato che ottiene anche un solo voto in più degli avversari vince tutti i grandi elettori di quello Stato. Questo spiega perché, come avvenuto ad esempio nel 2016 con Trump, ma anche nel 2000 con George W. Bush, un candidato può essere eletto alla Casa Bianca anche se a livello nazionale ottiene meno voti assoluti del suo avversario.
Il collegio elettorale e gli Stati decisivi
Da diversi anni, questo meccanismo risulta particolarmente svan-
taggioso per i Democratici: in virtù del loro “dominio” elettorale in alcuni degli Stati più popolosi (come la già citata California, ma anche lo Stato di New York), nelle ultime 7 elezioni presidenziali i candidati democratici hanno sempre ottenuto più voti in termini assoluti di quelli repubblicani (con l’unica eccezione del 2004) ma hanno perso per ben 3 volte la corsa alla Casa Bianca. Tutto questo è in realtà pienamente coerente con lo spirito della Costituzione statunitense, dove il Presidente – e in generale le istituzioni del governo federale – devono rappresentare sia i cittadini sia i singoli Stati di cui si compone l’Unione. Per diventare Presidente, quindi, non serve “parlare alla nazione” e cercare di ottenere più voti in assoluto, bensì cercare di vincere in un numero di Stati sufficiente a raggiungere la decisiva soglia dei 270 grandi elettori. Ora, dal momento che si conosce molto bene l’orientamento politico della maggioranza degli Stati (in parte grazie ai sondaggi, ma soprattutto grazie alle continue elezioni che si tengono ad ogni livello), la campagna elettorale vera e propria si concentra quasi esclusivamente in quegli Stati in bilico, dove poche migliaia di voti
possono spostare decine di grandi elettori e risultare così decisivi per il conteggio finale. Questa volta, ad esempio, si sa che gli Stati decisivi saranno sette: Pennsylvania (19 grandi elettori), North Carolina (16), Georgia (16), Michigan (15), Arizona (11), Wisconsin (10) e Nevada (6).
Alcuni osservatori critici sostengono che questo sistema non solo tenda a favorire una parte e possa far eleggere un Presidente che abbia ottenuto meno voti degli avversari, ma che rischi anche di far eleggere un Presidente degli “Swing States of America”, più che dell’intero paese. Questa seconda critica è in effetti fondata, ma bisogna anche considerare che nel corso degli anni la distribuzione del voto nei singoli Stati evolve in maniera sensibile, e gli “swing states” di oggi non sono esattamente gli stessi di 4 anni fa – e sono molto diversi da quelli di 20 anni fa. Inoltre, anche per mantenere il consenso nelle proprie roccaforti i rappresentanti dei vari partiti (eletti nelle istituzioni locali o nazionali) devono costantemente intercettare i bisogni e interpretare i valori dei propri elettori, pena il rischio di essere sconfitti, magari già dalle primarie.
Il ruolo della Camera e del Senato Qualcuno potrebbe chiedersi: ma visto che i grandi elettori sono 538, quindi in numero pari, è possibile che le elezioni presidenziali finiscano in un “pareggio”, con due candidati che ottengono 269 grandi elettori a testa? La risposta è affermativa: può succedere. In questo caso, però, il sistema elettorale americano chiama in causa i rappresentanti del popolo, e cioè i deputati. Negli USA la Camera dei Rappresentanti (equivalente della nostra Camera dei deputati) è composta di 535 membri, e viene rinnovata completamente ogni due anni, quindi una volta insieme al Presidente e una volta no: in questo secondo caso si parla di “elezioni di mid-term” (metà mandato), che

Per vincere, i Democratici devono essere in vantaggio di almeno 2 punti sul piano nazionale (fonte: Nate Silver)
sono importanti perché un Presidente può, a seconda dei casi, perdere o conquistare la maggioranza in uno o entrambi i rami del Parlamento. Tornando alle Presidenziali: in caso di parità tra i due candidati Presidente, i deputati si raggruppano per delegazioni in base allo Stato di elezione (delegazioni tanto più numerose quanto più gli Stati sono popolosi). Ciascuna delegazione si esprime a favore di uno dei due candidati, ed è eletto Presidente il candidato che ottiene il sostegno di almeno 26 Stati.
Potenzialmente, quindi, la Camera negli USA ha un grande potere. Ma il Senato è se possibile ancora più decisivo. A differenza che in Italia, composizione e modalità di elezione dei due rami del Parlamento sono molto diversi. Il Senato (composto di 100 membri) viene infatti rinnovato per un terzo ogni due anni: ciascun senatore dura quindi in carica 6 anni, e ogni Stato – indipendentemente dalla sua popolazione! – esprime due senatori. Questo fa sì che la composizione del Senato cambi molto più lentamente, e abbia
quindi un orientamento complessivo decisamente meno radicale e “oscillante” della Camera. Il Senato è decisivo per l’approvazione dei trattati internazionali e per l’elezione dei giudici della Corte Suprema nominati (a vita) dal Presidente. È la Camera a votare per mettere in stato d’accusa del Presidente (impeachment), ma è il Senato a processare (o meno) l’inquilino della Casa Bianca. Per un Presidente, avere una Camera e un Senato non ostili è molto importante anche per far passare i propri provvedimenti, in particolare

Andamento dei sondaggi sul piano nazionale (in alto) e negli Stati in bilico (in basso). Fonte: New York Times
quelli relativi al bilancio federale. In ogni caso, se il Parlamento dovesse approvare una legge sgradita al Presidente, quest’ultimo disporrebbe di un asso nella manica: il potere di veto, che può essere superato dal Parlamento solo approvando nuovamente la legge con una maggioranza superiore ai due terzi dei membri di ciascun ramo.
Cosa dicono i sondaggi Al momento, l’unica certezza di questa sfida tra Donald Trump e Kamala Harris per la Presidenza degli Stati Uniti è che non esiste un favorito. Prima del ritiro di Joe Biden, avvenuta a luglio dopo un
disastroso dibattito televisivo con Trump, il candidato repubblicano appariva come il vincitore predestinato, in evidente vantaggio nei sondaggi e sulla cresta dell’onda dopo essere scampato per miracolo a un attentato. La candidatura di Kamala Harris ha però riportato un enorme entusiasmo tra i Democratici, e la sua abilità comunicativa – confermata nell’ultimo dibattito televisivo, dove secondo la maggioranza degli americani è apparsa nettamente più in forma e convincente di Trump – le ha consentito di riaprire la partita. Mentre scriviamo, nelle intenzioni di voto a livello
nazionale Harris è in vantaggio di circa due punti, e questo è certamente indicativo. Ma, fatto ancora più importante, nei sette Stati in bilico Harris e Trump sono testa a testa, con la candidata democratica lievemente in vantaggio in Nevada, Wisconsin, Pennsylvania e Michigan e quello repubblicano davanti in Arizona e Georgia, mentre in North Carolina ci sarebbe una situazione di assoluta parità. Numeri destinati certamente a evolversi nelle prossime settimane e che –c’è da scommettere – ci terranno col fiato sospeso fino alla decisiva notte del 5 novembre.

Fin dalla fondazione, il 7 aprile 1880, in 144 anni sono state realizzate grandi opere e importanti infrastrutture, portando l’eccellenza italiana nel mondo e affrontando sfide audaci con progetti che hanno spesso superato i confini nazionali. Dai primi decenni sono stati costruiti ponti, strade, ferrovie, dighe, porti, gallerie, metropolitane, con impegno costante verso la qualità e l’innovazione. Un patrimonio di esperienza e competenza che proietta Condotte 1880 verso nuove sfide.
In foto: Spostamento dei Templi di Philae, Egitto

LONGFORM risparmi e consumi
La Giornata mondiale del risparmio compie 100 anni il 31 ottobre 2024
Una tradizione di educazione finanziaria che si è allargata al risparmio energetico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'educazione finanziaria digitale
La Giornata mondiale del risparmio si celebra ogni anno il 31 ottobre e rappresenta un'occasione importante per riflettere sull'importanza del risparmio e della gestione consapevole delle risorse economiche. Questa ricorrenza ha una storia che affonda le radici nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, quando la necessità di promuovere una cultura del risparmio si fece particolarmente sentire in un’Europa ancora segnata dalle difficoltà.
Le origini della Giornata mondiale del risparmio
L'idea di istituire una giornata dedicata al risparmio nacque durante il Primo Congresso Internazionale delle Casse di Risparmio, tenutosi a Milano dal 26 al 31 ottobre del 1924, occasione in cui un importante economista italiano, Maffeo Pantaleoni ne ispirò la proclamazione in un suo discorso. I partecipanti al congresso, rappresentanti di istituzioni finanziarie di numerosi paesi, decisero, quindi, di istituire una giornata internazionale per sensibilizzare le persone sull’importanza di mettere da parte una quota delle proprie risorse finanziarie.
Il 31 ottobre 1924 fu, dunque, scelto come data simbolica per celebrare la prima Giornata mondiale del risparmio, con
l'obiettivo di diffondere l'educazione finanziaria e incoraggiare la popolazione a risparmiare, in modo da poter affrontare con maggiore serenità eventuali difficoltà economiche future.
Il risparmio come valore universale
Il concetto di risparmio, promosso dalla Giornata, è stato subito riconosciuto come un valore universale, che attraversa confini e culture. Da sempre, risparmiare significa non solo accumulare risorse per il futuro, ma anche utilizzare in modo responsabile e sostenibile quelle disponibili nel presente. Negli anni successivi alla sua istituzione, la Giornata ha visto una crescente partecipazione da parte di banche, casse di risparmio, scuole e associazioni, che hanno iniziato a promuovere iniziative e programmi educativi per sensibilizzare la popolazione, in particolare i giovani, sui benefici del risparmio.
Durante le celebrazioni, i temi trattati sono molteplici: dal risparmio familiare a quello statale, fino alle più recenti questioni legate alla sostenibilità economica e ambientale. Il risparmio non è più visto solo come una pratica individuale, ma come una responsabilità collettiva che può contribuire al benessere delle future generazioni. Evoluzione e attualità della Giornata mondiale del risparmio Nel corso del tempo, la Giornata mondiale del risparmio si è

L'immagine celebra la Giornata mondiale del risparmio, con simboli di educazione finanziaria, sostenibilità e responsabilità verso il futuro
adattata ai cambiamenti della società e del sistema economico. Se in passato l'accento era posto principalmente sul risparmio in termini di denaro, oggi la riflessione si è ampliata a concetti più moderni come il risparmio energetico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'educazione finanziaria digitale.
Oggi, la Giornata mondiale del risparmio continua a essere un momento di grande rilevanza, soprattutto in un’epoca in cui i consumi immediati e l’accesso al credito possono mettere a rischio la capacità di risparmiare delle famiglie. In questo contesto, la ricorrenza si conferma un’opportunità per ricordare a tutti l'importanza di gestire con cura il proprio patrimonio, anche di fronte a una crescente complessità economica e finanziaria.
Di Giovanni Coviello
Risparmiare in Italia: sicurezza o trappola? Ecco come evitare scelte sbagliate
Dai conti correnti ai BTP, passando per fondi comuni e polizze vita: come navigare tra costi nascosti e promesse di rendimenti dorati
di Davide Bozzolan
Stanno Gli italiani e il risparmio: una storia d’amore che farebbe impallidire persino Romeo e Giulietta. Sì, perché in Italia, il risparmio è sempre stato sacro. Ma, come ben sappiamo, i tempi cambiano, e anche il modo in cui le famiglie italiane gestiscono i loro soldi non è più lo stesso. Nel frattempo, tra pandemie globali, inflazione e tassi di interesse che si muovono come montagne russe, i risparmiatori italiani cercano di barcamenarsi in questo nuovo mare di incertezze. Ecco una panoramica delle principali forme di risparmio e investimento nel nostro Paese, con qualche riflessione su come prendere decisioni informate dal punto di vista di noi consumatori.
Il conto corrente è da sempre il porto sicuro dei risparmiatori italiani. I dati più recenti (2024) dicono che gli italiani tengono oltre 1.900 miliardi di euro parcheggiati lì, come se fosse il loro posto preferito per nascondere il tesoro. Tuttavia, si è verificato un calo di 43 miliardi rispetto all'anno precedente, con una diminuzione del 3,6%, dinamica probabilmente dovuta in parte dall’erosione dei risparmi causata dall’inflazione e in parte dal miraggio di rendimenti crescenti da cercare altrove. I tassi di interesse offerti sui depositi banca-
ri sono rimasti estremamente bassi nonostante i numerosi rialzi dei tassi della BCE tanto che il tasso attivo medio per i correntisti italiani si aggira attorno allo 0,4%. Cosa deve essere chiaro ad un consumatore consapevole? Senza dubbio il canone annuo del c/c, senza farsi spaventare dal fatto che nel 2023 il costo medio annuo è stato stimato intorno a € 140, ma sapendo che questo costo fisso si può ridurre drasticamente rivolgendosi a realtà meno commerciali e conosciute come le banche di credito cooperativo (alcune offrono prodotti di conto corrente completi a € 18 l’anno) o le banche online. Il secondo strumento di risparmio preferito dagli italiani sono senza dubbio i titoli di Stato e questo viene confermato dal fatto che a fine 2023, le famiglie italiane cullavano in grembo circa il 13,5% del debito pubblico italiano in strumenti finanziari come BOT e BTP, per un valore complessivo di 322 miliardi di euro. In un ambiente caratterizzato da tassi alti, chi ha investito negli ultimi anni ha fatto bingo, basti pensare che nel 2023 i BTP a 10 anni offrivano rendimenti fino al 4,5%. Ma cosa succederà se i tassi di interesse scenderanno?

Per i nuovi investitori potrebbe non essere una festa: le nuove emissioni di obbligazioni offriranno rendimenti minori, quindi, potrebbe non essere il momento migliore per entrare nel mercato monetario. Tuttavia, chi ha già acquistato titoli con rendimenti più elevati si ritroverà con un piccolo gioiello in mano, perché il valore delle obbligazioni esistenti salirà, grazie al famoso "effetto prezzo". È un po' come trovare un biglietto della lotteria già vincente... purché siate stati abbastanza furbi da averlo comprarlo in tempo. L’investitore consapevole in caso di BTP deve prestare attenzione alla commissione di carico (percentuale dell'investimento che viene trattenuta a titolo di spese di gestione), come riferimento sappiate che le commissioni di
sottoscrizione per i BTP oscillano tra lo 0,2% e lo 0,5%.
Proseguendo, vale la pena menzionare i fondi comuni di investimento, che nel 2023 hanno raccolto oltre 300 miliardi di euro. Questi fondi consentono ai risparmiatori di diversificare i propri investimenti con il supporto delle Società di Gestione del Risparmio (SGR), che allocano il capitale in una vasta gamma di asset finanziari.
Tuttavia, i fondi comuni italiani sono noti per avere costi piuttosto elevati rispetto alla media europea. In particolare, le commissioni di gestione si attestano in media intorno all'1,9% per i fondi azionari, 0,9% per gli obbligazionari e 1,4% per i bilanciati (un mix di azioni e obbligazioni), rendendo l’investimento meno vantaggioso per i risparmiatori in termini di rendimento netto. A questi si aggiungono costi di ingresso che possono arrivare all’1,5% e commissioni di uscita intorno allo 0,05%. Inoltre, secondo i dati di CONSOB, circa il 70% delle commissioni che i sottoscrittori pagano va a coprire i costi di distribuzione, cioè il compenso per la rete di vendita e consulenza, riducendo ulteriormente i guadagni e la trasparenza. È fondamentale, prima di sottoscrivere un fondo, leggere attentamente il KIID (Key Investor Information Document), che fornisce dettagli chiari su politiche di investimento, rischi e costi.
Infine, come dimenticarsi delle polizze vita

ramo I e ramo III? Queste rappresentano infatti due delle principali soluzioni di risparmio assicurativo in Italia. Le polizze ramo I sono strumenti a basso rischio, legati a gestioni separate e con garanzia del capitale, il che le rende ideali per chi cerca stabilità. Al 2023 hanno convinto i risparmiatori per un totale di 550 miliardi di euro pari al 70% del mercato delle polizze vita.
Le polizze ramo III, note come unit linked, investono invece in fondi comuni e azioni, offrendo potenziali rendimenti più alti ma esponendo l'investitore a un rischio maggiore. Nel 2023, queste polizze hanno raccolto oltre 200 miliardi di euro, pari a circa il 25% del mercato. Sebbene abbiano il vantaggio di poter ottenere profitti superiori, i costi di gestione per queste polizze possono arrivare fino al 3% annuo, rendendole a volte più onerose dei fondi. Inoltre, le commissioni di ingresso possono variare tra l'1% e il 5%, incidendo sui rendimenti complessivi.

In un paese dove il risparmio è quasi una religione, oggi più che mai è fondamentale sapersi orientare in un mercato finanziario che, per quanto affascinante, è spesso pieno di insidie nascoste. Dai conti correnti che si mangiano interessi risibili, ai BTP che oggi brillano ma domani chissà, passando per i fondi comuni con costi che farebbero arrossire un consulente, fino alle polizze vita che promettono stabilità ma a prezzi da gioielleria. Il filo conduttore? Consapevolezza. Per non trasformare i propri risparmi in una roulette russa, il consiglio è sempre lo stesso: informarsi, leggere con attenzione e non lasciarsi abbagliare da promesse dorate. Il vero affare è solo uno: fare scelte ponderate, e con i piedi ben saldi per terra.
LONGFORM risparmi e consumi
Desertificazione bancaria: senza sportelli un quarto del territorio nazionale, una superficie maggiore di Piemonte, Lombardia e Veneto
messe assieme. Colpito il 14% del territorio veneto
4 milioni e 400mila persone e 266mila imprese risiedono nel 42% dei comuni italiani che non registrano la presenza di alcuna banca sul proprio territorio. I comuni con un solo sportello sono il 24% del totale
di avv. Fulvio Cavallari
Stanno sparendo gli sportelli bancari, ce ne stiamo accorgendo un po’ tutti, il fenomeno è frutto dell’internet banking, così viene chiamato l’utilizzo dei servizi creditizi on line.
Usato con disinvoltura dai più giovani a volte diventa una vera e propria croce per gli anziani con scarsa attitudine all’utilizzo del personal computer, così il rischio
è quello di creare autentici “emarginati” bancari, per non parlare dei tagli drastici del personale da parte, soprattutto, di alcuni big del credito anche in un periodo di vacche grasse per loro.
La Banca d’Italia preposta alla vigilanza evidenzia il ruolo d’impresa della banca, ma il profitto non può diventare l’unico pilastro di un sistema che ha indubbiamente un peso sociale, per non parlare del fatto che “l’on line” non poche volte
rende possibili le truffe. Lo stesso Istituto centrale in una sua analisi scrive esplicitamente: “Nel complesso, si stima che in Italia tra il 2019 e il 2021 le frodi siano state in media lo 0.005% del totale del valore dei pagamenti effettuati con strumenti di pagamento elettronici.”, non poco se si pensa alle “masse” interessate.
Tornando al nostro argomento, la First Cisl – Federazione Italiana Reti dei Servizi del Terziario – un

Popolazione che utilizza l’internet banking. Numero di sportelli per 100mila abitanti (Fonte- Osservatorio sulla desertificazione bancaria in Italia First Cisl)

Popolazione che utilizza l’internet banking. Numero di sportelli per 100mila abitanti, confronto con altri Paesi (Fonte- Osservatorio sulla desertificazione bancaria in Italia First Cisl)
sindacato dei lavoratori delle banche, delle assicurazioni, della finanza, della riscossione e delle authority, ha deciso di vederci chiaro e ha creato un osservatorio sulla desertificazione bancaria (QR 1) con lo scopo di seguire “l’evoluzione di un fenomeno che, da tempo, presenta i tratti dell’allarme sociale”.
Lo strumento utilizzato sono gli studi e le analisi del Comitato scientifico della sua Fondazione Fiba aggiornati al 30 giugno 2024 (elaborati su dati Banca d’Italia, Istat ed Eurostat).
Il primo quesito a cui lo studio risponde è quanta parte della popolazione è senza sportello e a rischio: “4 milioni e 400mila persone risiedono in comuni che non registrano la presenza di alcuna banca, 122mila persone in più negli ultimi 12 mesi. Oltre la metà di queste è stata privata dell'accesso agli sportelli bancari dal 2015 ad oggi. Oltre 6 milioni di persone risiedono in comuni che
hanno un solo sportello bancario: 83mila persone in più negli ultimi 12 mesi”.
Il secondo riguarda quante imprese sono senza sportello e a rischio: “266mila imprese hanno sede in comuni che non vedono la presenza di alcuna banca, 8mila imprese in più negli ultimi 12 mesi. Oltre la metà ha visto abbandonare il suo comune, dal 2015 ad oggi 405mila imprese hanno sede in comuni con un solo sportello bancari, 6mila in più negli ultimi 12 mesi.”
Lo studio evidenzia poi che “La popolazione senza sportello è anche quella che generalmente utilizza meno l’internet banking, come si evince dal confronto dei dati delle diverse regioni italiane e dal confronto con i dati di Francia e Spagna.”
Sul piano territoriale il tutto si traduce in cifre impietose: “il 42% dei comuni italiani non ha sportelli bancari sul suo territorio. Il fenomeno di desertificazione è avanzato più
rapidamente negli ultimi anni: tra il 2015 e il 2024 il 14% dei comuni è rimasto privo di sportelli, mentre negli ultimi 12 mesi sono 55 i comuni che hanno perso l'ultimo sportello. Una percentuale che potrebbe salire ulteriormente: i comuni con un solo sportello sono il 24% del totale.”
Nel complesso per farci un’idea, un quadro d’insieme, i dati aggregati portano a questo risultato: “un quarto del territorio nazionale è stato colpito dalla desertificazione bancaria: una superficie maggiore di Piemonte, Lombardia Veneto messi assieme.”
Ora vediamo cos’è successo in Veneto, ossia quanta parte della popolazione è senza sportello e a rischio: “172mila persone risiedono in comuni che non registrano la presenza di alcuna banca. Oltre i due terzi è stato privato dell'accesso agli sportelli bancari dal 2015 ad oggi, 475mila persone risiedono in comuni che hanno un solo sportello

bancario; 36milapersone in più negli ultimi 12 mesi.” (leggi anche “Desertificazione bancaria, Zaia: garantire servizi in aree isolate venete vicino ai cittadini, capillare utilità sociale per persone più fragili” QR 2)
Sempre in Veneto troviamo 43 sportelli per 100mila abitanti, il 61% utilizza l’internet banking, 9 punti sopra la media nazionale (52%).
Sul territorio il riflesso è durissimo: “Il 19% dei comuni veneti non ha sportelli bancari sul proprio territorio. Metà di questi comuni è rimasta priva di sportelli bancari tra il 2015 e il 2024. Il fenomeno di desertificazione potrebbe esplodere: i comuni con un solo sportello sono il 25% del totale.”
Infine il dato aggregato: “Il 14% del territorio veneto è stato colpito dalla desertificazione bancaria, essendo privo di sportelli bancari.”
In una recente intervista al TGR Basilicata sul tema della desertificazione bancaria, la Banca d’ Italia ha fatto il punto della situazione con Gennaro Sansone direttore della filiale di Potenza. In sostanza ha spiegato Sansone vi è una forte spinta che deriva dall’innovazione tecnologica e le banche sono imprese interessate a cogliere questo genere di opportunità mentre, chiaramente, vi sono problemi di coesione sociale
che andranno affrontati coinvolgendo le istituzioni e i soggetti interessati.
Dal canto suo la First Cisl, che ha elaborato i dati illustrati, sottolinea che la carenza di sportelli incide sulla possibilità da parte della popolazione più anziana di poter ricorrere all’aiuto del funzionario di banca per accedere ai servizi creditizi con notevoli i riflessi anche sulla piccola e media imprenditoria.
Riccardo Colombani, segretario di First Cisl, in una sua recente intervista su Italia Oggi del 19 agosto 2024 ha proposto di formare adeguatamente il personale e di promuovere l’educazione digitale presso la clientela.
Pertanto, se, da un lato, l’innovazione tecnologica ha consentito alle banche di abbattere i costi del personale, dall’altro lato intere fasce di popolazione soprattutto gli over 65 riscontrano gravi difficoltà, un fenomeno che tende a peggiorare secondo lo studio del sindacato.
In conclusione, servono politiche nazionali che siano in grado di ristabilire il giusto equilibrio fra opposte esigenze, sensibilizzando la classe dirigente sul problema anche attraverso l’operato delle forze sindacali e delle associazioni dei consumatori.

QR 2
QR 1
Una filiale bancaria chiusa

LONGFORM risparmi e consumi
La testimonianza di una consumatrice vicentina.
Non mi piace consumare, preferisco
acquistare:
è un divertimento se senza forzature
“Mi consegnano prodotti difettosi o provano a vendermi servizi al telefono o porta a porta con trucchi e trucchetti? Servirebbe una legge, ma nel frattempo mi tutelo da sola e magari senza… associazioni consumatori. Ecco come!”
di Giulia Matteazzi
Consumatore? Non che senta molto affine a me questa parola. È vero che in quanto essere umano vivente e senziente, ogni giorno consumo un sacco di cose: aria, acqua, riscaldamento, elettricità, cibo, vestiti, medicine… ed è anche vero che gran parte delle cose che consumo hanno un costo. Ma non credo che questo mi metta in una categoria di persone accomunate dal fatto di consumare.
Anche perché la parola “consumare” non mi piace, suona tra il colpevole e l’inesorabile. Preferisco il verbo acquistare. Somiglia di più a quello che faccio. E pure volentieri. Mi piace proprio comprare, far la spesa, fare shopping, possibilmente in negozi piccoli, dove c’è interazione con chi vende. Sono assolutamente refrattaria agli acquisti on line, che fanno perdere metà del divertimento.
Dal punto di vista di chi vende sono la cliente ideale. Non pretendo di aver sempre ragione e se entro in un negozio non è per passare il tempo. Se sono indecisa e dico che torno, poi torno davvero. E se mi faccio mostrare troppe cose, chiedo scusa a chi sta di là del banco. Sarà che per un po’ l’ho fatta la commessa. Non è proprio il lavoro

mio, sono impacciata, non ho spirito commerciale, sono un disastro a fare i pacchetti e i vestiti piegati da me sembrano passati attraverso una tempesta. Però ho imparato abbastanza per sapere che è uno dei lavori che richiede più pazienza e autocontrollo al mondo.
Ma torniamo al concetto di consumatore. Non mi vedo nella categoria nemmeno quando si tratta di far valere le mie ragioni. Cioè, se mi vendono un articolo difettoso, non mi viene in mente di chiamare l’associazione consumatori più vicina. Torno al negozio e chiedo la sostituzione, o che mi facciano un buono, o insomma che facciano qualcosa. Se ottengo un risultato, bene. In caso contrario, smetto di frequentare il negozio. È molto meno snervante che aprire un contenzioso. Poi, sarò stata fortunata, ma a me di “fregature” non ne sono
capitate molte. Anzi, ho in mente solo un caso in cui avrei voluto restituire o farmi cambiare una giacca acquistata in svendita, perché a casa mi sono accorta che all’interno del collo aveva un inequivocabile segno di sporco. E, invece, l’unica cosa che ha fatto il negoziante è stata farla pulire a sue spese. È tornata a posto, ma a me è rimasta la sensazione che mi avessero venduto come nuovo un capo che nuovo non era. In quel negozio non ho più messo piede. Però la mia vita è continuata serena e non ho perso la fiducia nel prossimo.
Il mio unico problema, nel rapporto col mondo degli acquisti, sono le situazioni in cui non sono io ad andare dal venditore ma è il venditore che viene da me... senza essere invitato. Ma in questo caso non vorrei un’associazione di consumatori che mi protegga, vorrei proprio che fosse vietato.
Credo sia un mio diritto scegliere quando pensare agli acquisti. E la sera dopo il lavoro o il sabato mattina non è il momento in cui ho voglia di sentire una garrula fanciulla che mi chiede come effettuo la mia “skinker” (cura della pelle del viso, ndr), se so che cos’è la bava di lumaca oppure che cosa penso dell’olio d’oliva del supermercato, per poi, a fine questionario, suggerirmi i prodotti centopercentonaturali che costano come l’oro “però vuoi mettere la qualità”. Sono chiamate che mi infastidiscono profondamente. So che per chi sta dall’altra parte del telefono è un lavoro; infatti, cerco di non alzare la voce. Però è davvero una pratica fastidiosa. Un paio di volte ho pure commesso l’errore di fare un acquisto. Dico errore – madornale - non per il prodotto, comunque sempre troppo caro, ma perché da quel momento sono diventata la migliore amica “Giulia, come stai? Ti ricordi di me? Sono la tua consulente di bellezza”… Ho subito decine di chiamate senza fare acquisti per convincere le venditrici a lasciarmi perdere. Per non parlare delle offerte di compagnie telefoniche o dell’energia. Queste ultime spesso non lavorano al telefono, ma mandano i loro operatori a suonare i campanelli avvisando che “c’è una cosa da sistemare riguardo la

bolletta”. In realtà, poi, propongono (truffaldinamente) di cambiare compagnia o gestore e non sempre chi riceve questo tipo di visite è abbastanza attento da capire che non si sta mettendo in regola col suo gestore, ma sta sottoscrivendo un nuovo contratto, finendo poi col trovarsi a pagare doppia bolletta o a subire l’interruzione del servizio...
Anche i telefonici sono spesso creativi. Uno dei sistemi preferiti è far arrivare prima una chiamata senza proposte: “Buongiorno, la av-

viso che tra dieci giorni scade il suo contratto con xxx (nome della compagnia) e con il rinnovo i prezzi aumenteranno. Però ha diritto di cambiare gestore”. Fine della chiamata. Dopo un intervallo di tempo che va dalla mezz’ora alla mezza giornata, arriva un’altra chiamata: “Buongiorno, le propongo un contratto favorevole, occasione solo per lei…”. La cosa che mi stupisce è che quasi sempre mi fanno proposte con la stessa compagnia telefonica con cui ho il contratto, dicendomi che comunque quello che propongono loro è migliore… Certo, io sono ancora relativamente lucida e riesco più o meno ad evitare certe trappole. Ma le persone anziane sono più indifese. Mia madre aveva imparato a dire “deve parlare con mia figlia” a chi proponeva contratti telefonici. Però con l’elettricità abbiamo avuto delle seccature, e per fortuna eravamo nei tempi del diritto di recesso. Se poi avesse preso lei certe telefonate, il rischio di trovarmi la casa inondata di bava di lumaca o aloe vera sarebbe stato altissimo. Ok, in questi casi le associazioni di consumatori possono servire. Ma perché dovrei subire una vendita e poi fare ricorso? Non sarebbe più semplice – se non proprio impedire tale sistema di vendita, che ormai è anche anacronistico –almeno regolamentarlo in modo più rigido?
LONGFORM risparmi e consumi da Sala Bernarda
Consumatori “comunali” tra diritti e abusi: chi se ne prende davvero cura?
di Benedetta Ghiotto
Consigliere comunale dei Civici per Vicenza
Avete mai sbirciato il portale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy? Be’ se lo fate, dopo la risata iniziale per un ministero che ha un ossimoro nel suo stesso nome (un “Made in Italy” che si definisce in inglese. Se vogliamo rimanere nell’ipocrisia: quelle misère! Che miseria!) e non ha portato a casa l’unico obiettivo che pareva avere (un liceo che in tutta Italia ha portato solo 300 iscritti), potrete trovare anche un interessantissimo codice del consumatore. Così, dandoci un occhio veloce noterete che i diritti del consumatore sono quello di garanzia (legale e commerciale), di recesso ma anche il ricorso in caso di prodotti difettosi. Ma quando questi diritti diventano abusi?
Nella realtà comunale possiamo concepire i cittadini come consumatori quando si parla di mense scolastiche e quindi scuole ma anche di mercati coperti o scoperti ed è proprio in questi casi che si assiste a veri e propri abusi verso i consumatori stessi. Per la tutela dei loro diritti sono necessari i cosiddetti “presidi” che su ben 111 Comuni Capoluogo in Italia sono presenti soltanto nel 10% di questi. Nella maggior parte dei casi, il presidio svolge attività̀ di informazione ed orientamento e di osservatorio. Ma non solo, sono deputati anche all’attività di conciliazione e di “ombudsman” (ossia, di risoluzione dei disservizi della Pubblica Amministrazione e di tutti gli altri enti partecipati). Partiamo subito da un categoria di consumatori “comunali” di cui abbiamo tanto sentito parlare nell’ultimo periodo. Lunga e ideologica è stata la disputa sulla scelta di rivedere la tariffazione mensa alla luce dell’adeguamento ISTAT, dell’aumento dell’inflazione e del costo dello scodellamento. Ma qualcuno dall’opposizione ancora si ostina a promettere ai cittadini una possibilità infattibile: quella di stanziare ogni anno in spesa corrente più di 2.500.000 euro per permettere alle famiglie di pagare la medesima tariffa. Raccontare bugie è una tutela del consumatore? Senza contare i 500.000 euro che il Governo centrale (sì, proprio quello del “Made in Italy”) ha deciso di togliere annualmente agli enti locali. Se poi si analizza il tutto in un’ottica più attenta si nota inoltre che qualora si seguisse il diseducativo consiglio delle minoranze politiche optando per un’ auto-refezione del bambino (ossia il bambino va a scuola con

il pranzo preparato a casa), qualora portasse con sé cibi che non rispettino i ristrettivi canoni ULSS e si sedesse con gli altri compagni che abbiano pagato la mensa, questo potrebbe essere rischioso a livello sanitario nonché limitativo per il bambino stesso dato che il tempo mensa viene considerato “tempo scuola” e quindi occasione di discernimento. Tutto ciò può essere considerato tutela del consumatore?
Un’altra categoria di consumatori è quella che si reca al mercato per comprare le cose più disparate. A Vicenza, tutti i quartieri più grandi hanno un mercato settimanale, per non parlare poi dell’appuntamento fisso del giovedì mattina in centro. Ma mercato è anche quello ortofrutticolo al coperto, dove i diritti dei consumatori rimangono ben saldi e garantiti dal suddetto Codice. In questa sede, mi sorge spontaneo chiedermi con una punta di amarezza se, invece, quelli dei contribuenti non siano venuti meno quando, nelle battute finali dell’amministrazione Rucco, per 32 secondi il Comune riuscì a perdere ben 10 milioni di euro per la sistemazione del Mercato Ortofrutticolo.
Si, la storia dei consumatori si lega indissolubilmente con quella della città e le sue colpe o i suoi meriti. Ma la vera domanda rimane sempre la stessa: chi se ne prende davvero cura?
Benedetta Ghiotto, consigliere comunale dei Civici per Vicenza, porta, a nome dell’Amministrazione Comunale gli auguri di buon anno scolastico alla scuola elementare Paolo Lioy di cui è stata allieva
LONGFORM risparmi e consumi da Sala Bernarda
Un servizio pubblico essenziale per i cittadini: la buona politica. Di qualunque colore essa sia
di Jacopo Maltauro Consigliere comunale e capogruppo della Lega
In questo spazio di approfondimento sui macro temi degni di nota e di riflessione affidato da VicenzaPiù Viva ai due consiglieri più giovani del Comune, dei due diversi “fronti” politici, questa volta tocca alla tematica relativa ai diritti e ai doveri dei consumatori con una breve analisi sul particolare rapporto tra politica e consumatori, tra chi amministra i servizi e chi ne usufruisce. Un tema attualissimo anche nella nostra città dove in queste settimane il clima, in merito alla riforma del servizio mense, è stato davvero rovente. Un servizio pubblico a domanda individuale che ha visto cambiare connotati nella modalità di erogazione e nei costi da sostenere. Tempi, modi e contenuti del servizio che in pochi giorni hanno determinato una vera e propria sollevazione popolare da parte delle famiglie vicentine.
Non è casuale che la “rivolta” sia stata direzionata nei confronti dell’Istituzione politica locale. Quello che intercorre tra scelta politica e soddisfazione dei consumatori è infatti un rapporto direttamente proporzionale. All’aumentare della qualità della gestione politica dei servizi, aumenta la soddisfazione di chi li paga e utilizza. È, quindi, cristallino che laddove la politica non riesca ad esprimere una buona gestione, il servizio perde il suo grado di apprezzamento da parte della cittadinanza.
Politica scadente = servizio scadente.
Bene, premesso questo, risulta facile individuare il cortocircuito: perché è calata la soddisfazione verso il servizio sanitario nazionale? Perché non assistiamo ad un utilizzo massivo, innovativo, efficace del trasporto pubblico territoriale? E, tanto per venire a noi, perché nella città di Vicenza ci sono bimbi che si portano il panino da casa e non utilizzano la mensa scolastica?
Qualcuno dirà che il problema è economico: aumenta il costo, sale l’insoddisfazione. Mi ribello: il tema non è economico, o meglio, l’annoso problema economico è solo un riflesso del vero problema di fondo. Il deficit è tutto politico, squisitamente di caratura, visione e qua-

lità della politica. È la politica che sceglie le modalità con cui si predispone, finanzia e comunica un servizio ed è quindi la politica a peccare se il medesimo risulta scadente. Pertanto la vera rivoluzione non è incitare alla rivolta ma, piuttosto, stimolare l’accrescimento qualitativo della nostra classe dirigente, di chi è chiamato a rappresentarci e quindi a scegliere per noi, anche a livello locale.
Quando protestiamo per la mancanza di un servizio o la poca efficienza con cui questo viene fornito, di qualunque servizio si tratti, non possiamo cedere all’accettazione della narrazione che è solo colpa di chi c’è in cima. Il risultato di scelte di altri, di responsabilità altrui. Lo scaricabarile pare essere sport particolarmente praticato da chi oggi amministra il nostro territorio ma è solamente la risposta più semplicistica e meno obbiettiva che possiamo accettare. Vogliamo davvero servizi migliori a tutti i livelli? Cominciamo a pensare a “produrre” e scegliere politici migliori, a tutti i livelli. Non è questione di destra o sinistra, governo o comune. È questione che o la politica torna ad esercitare un ruolo positivo e incisivo nell’ambito della gestione della cosa pubblica o ci dobbiamo consegnare al “benaltrismo” di chi programma i servizi creando disagi.
A noi la scelta
Biblioteca Bertoliana all’ex tribunale di Santa Corona, il sit-in con Jacopo Maltauro
Tutele digitali del consumatore/utente, le sfide presenti e future dell’Unione europea.
Temperare la sovra-regolamentazione per coniugare la tutela dei consumatori-cittadini all’incentivazione degli investimenti
Di Eleonora Boin
Bruxelles. Nell’ultima legislatura dell’Unione europea l’attenzione della Commissione europea per quanto riguarda la tutela dei consumatori si è focalizzata principalmente su un ambito: il mercato digitale. In realtà, questa tendenza era già iniziata con la precedente Commissione Juncker, che nel 2016 ha approvato il GDPR - General Data Protection Regulation, il regolamento generale dell’Ue sulla protezione dei dati - considerato la legislazione più rigorosa al mondo in termini di privacy e sicurezza, che disciplina, tra le altre cose, l'uso delle informazioni personali raccolte dalle aziende durante le operazioni online. Il principio di base è che negli ultimi anni, con l’avvento di nuove piattaforme digitali e nuove tecnologie, siano diventati proprio i dati la merce di scambio più preziosa e proprio questo loro valore economico definisce gli utenti di internet come veri e propri consumatori. Prima dell’approvazione del GDPR i dati personali venivano raccolti senza consenso e, soprattutto, senza che gli utenti ne fossero a conoscenza. Il regolamento ha definito i diritti fondamentali delle persone fisiche nell'era digitale, gli obblighi di chi si occupa del trattamento dei dati, i metodi per garantire la conformità e le sanzioni per coloro che violano le norme.
Insieme a questo testo, la prima Commissione von der Leyen ha approvato altri tre principali regolamenti per disciplinare il mercato digitale: il Digital Service Act (DSA), il Digital Market Act (DMA) e l'Artificial Intelligence Act (AI Act). Il DSA, entrato in vigore nel 2022, introduce nuove regole per le piattaforme online, come i social media e i marketplace, al fine di contrastare la diffusione di contenuti illegali, garantire maggiore trasparenza sugli algoritmi di profilazione e proteggere i diritti fondamentali degli utenti. Il DMA, approvato sempre nel 2022, regola le grandi piattaforme digitali, note come "gatekeeper", con l'obiettivo di promuovere la concorrenza equa nel mercato digitale. Infatti, aziende come Google, Amazon, Apple, e Meta controllano gran parte delle interazioni online, ricoprendo una posizione dominante sul mercato: la legge ha come scopo impedire abusi di tale posizione. Il DMA favorisce un mercato digitale più competitivo, garantendo ai consumatori più diritti e opzioni online. Recentemente, il 10 settembre, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato l’ammenda di 2,4 miliardi di euro che la Commissione aveva inflitto a Google nel 2017, proprio a causa dell’abuso di posizione dominante messo in atto dal colosso americano su vari mercati nazionali europei. L’AI act, di recente approvazione, è la prima

legge al mondo a regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale e mira a garantire che lo sviluppo e l'uso dell'intelligenza artificiale rispettino i diritti fondamentali e proteggano i cittadini da tutti i potenziali rischi. Recentemente Mario Draghi, ex Presidente della Banca centrale europea ed ex Presidente del Consiglio italiano, nel suo Report sulla competitività ha portato il GDPR e l’AI Act come esempi di sovra-regolamentazione, la quale, secondo Draghi, sarebbe la causa di un forte calo di competitività in Europa. Questo pensiero è particolarmente evidente nella proposta politica che Ursula von der Leyen, riconfermata Presidente della Commissione europea, ha presentato prima della sua elezione a luglio. I consumatori vengono citati in quattro diverse proposte: una nuova politica economica estera, per garantire più accesso a beni e maggiori investimenti; una nuova politica sulla

competitività; un piano industriale del Green Deal, che prevede anche una cambio di rotta sul mercato dell’energia e il conseguente accesso dei cittadini ai benefici economici delle energie rinnovabili ed, infine, il rinnovato impegno a continuare sulla strada della regolamentazione del mercato digitale, applicando i regolamenti approvati dalla scorsa legislatura e producendo nuove norme per incentivare gli investimenti nel settore tech. In particolare, von der Leyen evidenzia la necessità di rendere i dati più accessibili alle aziende europee, per permettere loro di essere competitive ed innovative. Per questo, la Presidente si è impegnata a sostenere “le imprese migliorando il libero accesso ai dati, sempre garantendo elevati standard di protezione” . Verrà quindi presentata una strategia europea
in materia di dati per “garantire un quadro giuridico semplificato, chiaro e coerente”. A ben vedere, questo approccio si discosta dall’impegno profuso da Ursula von der Leyen nel suo primo mandato, spostando il focus dalla tutela dei consumatori-cittadini all’incentivo degli investimenti in questo settore strategico.
Questa nuova visione è fortemente caldeggiata dal Partito Popolare Europeo (PPE), gruppo di Ursula von der Leyen ma anche casa europea di Forza Italia, partito dell’europarlamentare Massimiliano Salini che, interrogato sulla questione alla plenaria di settembre del Parlamento europeo a Strasburgo, ha sostenuto che “esiste lo spazio per tutelare la libertà del consumatore facendo investimenti forti nei settori legati all’agenda digitale. Quello che interessa agli europei è ribadire che la tutela del consumatore, non solo come utente ma soprattutto come cittadino, da alcuni abusi perpetrati dalle piattaforme è sacrosanta, ma che è anche arrivato il tempo degli investi-
La tutela dei
consumatori, una parte storica della politica comunitaria
menti, del cosiddetto “downstream”, ovvero della realizzazione di servizi che, avvalendosi della capacità infrastrutturale che abbiamo costruito, producano un bene per i cittadini. Consolidato il sistema di tutele bisogna fargli generare tutto il valore possibile”. Diversa l’opinione dell’europarlamentare Leoluca Orlando, di Alleanza Verdi e Sinistra, che preferisce l'approccio precedente: “ad oggi il digitale produce nuovi diritti ma soprattutto ne mette in discussione altri, più antichi. Per questo è fondamentale che continui l’attenzione dell’Unione europea ai diritti e alle libertà dei cittadini, oggi nel digitale”. È della stessa opinione l’eurodeputato Gaetano Pedullà, Movimento 5 Stelle e membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO, Internal Market and COnsumer protection), che afferma che “come Commissione IMCO saremo molto impegnati perché non si facciano passi indietro ma se ne facciano in avanti. Ancora i consumatori non sono tutelati in alcuni settori, un’Europa che parla ai cittadini deve fare di più per difenderli”.
Sin dalla sua fondazione, l’Unione europea ha reso la tutela dei consumatori una parte fondamentale della politica comunitaria, per proteggere i suoi cittadini nelle transazioni commerciali, garantendo loro equità e trasparenza. Le normative in materia si sono evolute negli anni, a partire dagli anni 80, prima ancora dell’effettiva nascita dell’Unione europea in quanto tale. Infatti, fu la Comunità economica europea (CEE) la prima a legiferare, con una delle prime direttive in materia, la direttiva 577 del 1985 (85/577/CEE) per la tutela dei consumatori in caso di contratti negoziati fuori dai locali commerciali. Di fatto, è l’articolo 169 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) che pone le basi per quanto riguarda la materia, sostenendo che “l'Unione contribuisce a tutelare la salute, la sicurezza e gli interessi economici dei consumatori nonché a promuovere il loro diritto all'informazione, all'educazione e all'organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi”. In particolare, al punto 2 dell’articolo è presente la base giuridica su cui si impianta tutta la tutela dei consumatori europei: l’articolo 114, sul completamento del mercato interno, che mira ad armonizzare le differenti legislazioni di tutti gli Stati membri. (E.B).
La sfida della decima legislatura sarà proprio bilanciare la tutela dei cittadini - in quanto consumatori ma anche in quanto imprenditori - garantendo quindi una rinascita economica europea, favorendo gli investimenti senza però arretrare sui diritti. La nuova Commissione è pronta, una volta confermata dal voto, e per sapere se riuscirà nel suo intento non ci resta che attendere.
Consiglio Nazionale dei Consumatori
e degli Utenti: cosa sono, come e a chi servono le associazioni riconosciute del CNCU. E le altre?
Di Giovanni Coviello
Il Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU) (QR) è un organismo istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico (oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy), concepito per rappresentare e tutelare i diritti dei consumatori italiani a livello nazionale. Il CNCU è composto da rappresentanti delle associazioni dei consumatori e degli utenti che soddisfano specifici criteri di riconoscimento stabiliti dalla legge. Queste associazioni sono iscritte in un elenco ufficiale e operano sotto la supervisione del Ministero, contribuendo con le loro attività a garantire la protezione dei diritti dei consumatori e degli utenti.
In questo articolo diamo una descrizione sintetica e divulgativa del CNCU, mentre in quello a seguire l’autore tecnico, l’avv. Fulvio Cavallari, referente di Adusbef per la Regione Veneto, entra nei dettagli di legge per chi volesse approfondire l’argomento molto delicato per il proliferare di associazioni di tutela che, magari, nascono e muoiono, legittimamente ma senza i necessari controlli che per primi ne assicurino la valenza per i cittadini che vogliono rappresentare, talvolta non proprio a tutela dei loro interessi.
Prima parte
1. Chi sono e cosa fanno le associazioni riconosciute del CNCU?

Le associazioni dei consumatori riconosciute dal CNCU svolgono un ruolo cruciale nella tutela dei diritti dei consumatori, offrendo supporto legale, informativo e di rappresentanza. Queste associazioni possono agire in vari modi, tra cui:
– Class Action e azioni rappresentative: una delle funzioni più importanti è la capacità di

promuovere azioni di classe (Class Action) e azioni rappresentative a nome dei consumatori. Queste azioni permettono di aggregare le richieste di più consumatori danneggiati da una pratica commerciale scorretta o da un prodotto difettoso, portando la questione davanti a un tribunale. In tal modo, le associazioni mirano a ottenere provvedimenti compensativi o inibitori, che possono includere il risarcimento per i consumatori o l’interruzione di pratiche commerciali ingannevoli.
– Consulenza e supporto: le associazioni offrono servizi di consulenza e assistenza ai consumatori che affrontano problemi con beni o
Associazione consumatori CNCU
servizi acquistati, fornendo informazioni sui loro diritti e sui mezzi legali per farli valere.
– Promozione dell’educazione al consumo: Un altro importante compito è l’educazione al consumo. Le associazioni si impegnano a diffondere informazioni per sensibilizzare i consumatori sui loro diritti, promuovendo una maggiore consapevolezza e competenza nelle scelte di acquisto.
2. Criteri di riconoscimento e funzionamento del CNCU
Per essere riconosciute e poter fare parte del CNCU, le associazioni devono soddisfare una serie di requisiti rigorosi. Devono essere costituite da almeno tre anni, avere uno statuto democratico, non perseguire fini di lucro, e disporre di un numero minimo di iscritti distribuiti su almeno cinque regioni italiane. Questo garantisce che solo le associazioni con una solida base organizzativa e una rappresentatività effettiva possano partecipare al CNCU.
Le associazioni riconosciute del CNCU si distinguono anche per la loro capacità di influenzare la legislazione e le politiche nazionali riguardanti i consumatori. Esse collaborano con enti pubblici e privati, partecipano a consultazioni legislative e promuovono iniziative per migliorare la qualità e la sicurezza dei prodotti e dei servizi offerti sul mercato.
3. Le Associazioni non riconosciute. Esistono anche numerose associazioni di consumatori non riconosciute, che operano su scala locale o in settori specifici. Sebbene queste organizzazioni possano offrire supporto e consulenza ai consumatori, non godono dello stesso livello di riconoscimento istituzionale o delle stesse capacità di intervento legale delle associazioni del CNCU. Queste

associazioni non riconosciute, pur non avendo accesso alle risorse e ai canali istituzionali del CNCU, possono comunque svolgere un ruolo importante nel sensibilizzare l’opinione pubblica e offrire supporto su questioni specifiche.
4. Il quadro normativo di riferimento Il CNCU opera all’interno di un quadro normativo definito, che comprende la Costituzione italiana, il Codice del Consumo, e il Codice del Terzo Settore. La Costituzione italiana, all’articolo 18, garantisce il diritto alla libera associazione, purché non siano perseguite finalità contrarie alla legge penale. Il Codice del Consumo disciplina specificamente le associazioni dei consumatori, definendone gli scopi, le modalità di funzionamento e i requisiti di riconoscimento. Questo quadro normativo assicura che le associazioni operino in modo trasparente, efficiente e con un chiaro orientamento verso la tutela dei diritti dei consumatori.
5. Ruolo e compiti del CNCU Il CNCU non solo coordina le attività delle associazioni dei consumatori riconosciute, ma agisce anche come interlocutore principale tra queste associazioni e le istituzioni governative. È incarica-
to di formulare pareri su atti normativi, proporre iniziative per migliorare la tutela dei consumatori e promuovere studi e ricerche sui problemi del consumo. Il CNCU favorisce il dialogo e la cooperazione tra le politiche nazionali e regionali in materia di tutela dei consumatori e sostiene iniziative volte a migliorare l’accesso alla giustizia per i consumatori.
Conclusione
In sintesi, il CNCU rappresenta un pilastro fondamentale nella tutela dei diritti dei consumatori in Italia, grazie alla sua capacità di coordinare le attività delle associazioni riconosciute e di promuovere azioni concrete a difesa degli interessi dei cittadini. Le associazioni riconosciute del CNCU godono di poteri e capacità che le pongono in una posizione privilegiata per influenzare le politiche di consumo e garantire il rispetto dei diritti dei consumatori, distinguendosi così dalle associazioni non riconosciute che, sebbene importanti, operano con un impatto e una portata più limitati.
I dettagli di legge sul Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU)
Di avv. Fulvio Cavallari
Quante volte abbiamo sentito parlare di associazioni, associazionismo, azioni risarcitorie di classe (Class Action) …? Molte direi. Per esempio, le recenti vicende, che hanno malauguratamente coinvolto la provincia berica, il Veneto ma anche soci in tutt’Italia, del fallimento della ormai ex Banca Popolare di Vicenza, hanno costretto azionisti ed obbligazionisti a confrontarsi con le associazioni dei risparmiatori.
Ma chi sono in definitiva queste associazioni? Cosa possono fare in concreto? Come nascono? Proviamo a spiegarlo con parole semplici. Innanzitutto, tutti possono liberamente dar vita ad un’associazione, lo dice la Costituzione all’art 18: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.”
Il che spiega il largo proliferare di organismi associativi che sorgono spontaneamente in ogni dove. Chiaramente poi il Codice civile detta le regole di funzionamento interno a questi enti, siano esse associazioni riconosciute o meno: gli articoli 14 e seguenti riguardano le prime, gli articoli 36 e successivi le seconde.

Vi sono poi associazioni con finalità di carattere particolare ed ecco che nel 2017 nasce una disciplina specifica volta a regolare questa tipologia di enti. Si tratta del Codice del terzo settore che indica all’art 1 i destinatari della disciplina : “Finalità ed oggetto Al fine

di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione degli articoli 2, 3, 4, 9, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione, il presente Codice provvede al riordino e alla revisione organica della disciplina vigente in materia di enti del Terzo settore.”
Come si vede si tratta di associazioni che, perseguendo scopi tipici dei valori fondanti la Costituzione, di cui non a caso vengono richiamati alcuni articoli, beneficeranno, previo placet della Commissione Europea, di un regime fiscale a sé
L'avv. Fulvio Cavallari
stante proprio per agevolare il perseguimento di quelle finalità.
È poi prevista l’iscrizione ad un Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) che le contraddistingue.
L’Art. 4 del Codice del Terzo settore ci dice chi sono queste associazioni: “Enti del Terzo settore. Sono enti del Terzo settore le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali, incluse le cooperative sociali, le reti associative, le società di mutuo soccorso, le associazioni, riconosciute o non riconosciute, le fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di fina-
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litàciviche,solidaristicheediutilità sociale mediante lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di una
o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione gratuita di denaro, beni
Elenco delle Associazioni di consumatori e utenti (CNCU) ai sensi dell’art. 5 del DM n. 260/2012)
Per l’anno 2023 risultano iscritte all’elenco di cui all’articolo 137 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, le seguenti Associazioni di consumatori ed utenti:
1) ACU – Associazione Consumatori Utenti, con sede legale in Milano, via M. Macchi n. 42;
2) ADICONSUM – Associazione Difesa consumatori APS, con sede legale in Roma, via G.M. Lancisi n. 25;
3) ADOC – Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori APS, con sede legale in Roma, via Castelfidardo n. 43/45;
4) ADUSBEF APS – Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari, finanziari, con sede legale in Roma, via Bachelet n. 12;
5) ALTROCONSUMO – Associazione Indipendente di Consumatori, con sede legale in Milano, via Valassina n. 22;
6) ASSOCIAZIONE CONSUMATORI PIEMONTE, con sede legale in Via San Francesco d’Assisi, 17, 10122, Torino
7) ASSOCIAZIONE UTENTI DEI SERVIZI
RADIOTELEVISIVI APS – ETS, con sede legale in Roma, via Andreoli n. 2;
8) APS ASSOUTENTI – Associazione Nazionale Utenti di Servizi Pubblici, con sede legale in Roma, via Barberini n. 68;
9) CITTADINANZATTIVA APS, con sede legale in Roma, via Cereate n. 6;
10) CODACONS – Coordinamento delle associazioni per la tutela dell’ambiente e la difesa dei diritti degli utenti e dei consumatori – APS, con sede legale in Roma, viale Mazzini n. 73; 11) CODICI – Centro per i diritti del cittadino, con sede legale in Roma, via Giuseppe Belluzzo n. 1; 12) CONFCONSUMATORI APS, con sede legale in Parma, via Mazzini n. 43; 13) CTCU – Centro Tutela Consumatori Utenti Verbraucherzentrale Südtirol, con sede legale in Bolzano, via Dodiciville n. 2; 14) FEDERCONSUMATORI APS – Federazione Nazionale di consumatori e Utenti, con sede legale in Roma, via Palestro n. 11; Via Molise, 2 – 00187 Roma dgmccnt.div03@pec.mise. gov.it
15) LA CASA DEL CONSUMATORE APS, con sede legale in Milano, via Bobbio n. 6; 16) LEGA CONSUMATORI, con sede legale in Milano, via Orchidee n. 4/A; 17) MOVIMENTO CONSUMATORI APS, con sede legale in Roma, via Piemonte n. 39/A; 18) MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO APS, con sede legale in Roma, via Casilina n. 3/T; 19) U.DI.CON – Unione per la Difesa dei Consumatori APS, con sede legale in Roma, via Santa Croce in Gerusalemme n. 63; 20) UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI APS, con sede legale in Roma, via Duilio n. 13.

o servizi, o di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi, ed iscritti nel registro unico nazionale del Terzo settore.”
Delineato il quadro normativo d’insieme, ossia la cornice nella quale operano le associazioni ora ci occuperemo di una categoria per così dire particolare di associazioni, quelle che compongono il cosiddetto Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU).
Alcune di queste associazioni rivestono anche la qualifica di Ente del terzo settore, se iscritte al RUNTS, ma hanno un rilievo e un peso diverso per il grado di rappresentatività di carattere nazionale.
Le troviamo agli articoli 136 e 137 del Codice del Consumo, ma è l’Art. 3 dello stesso codice che definisce “associazioni dei consumatori e degli utenti: le formazioni sociali che abbiano per scopo statutario esclusivo la tutela dei diritti e degliinteressideiconsumatoriodegli utenti”.
Cosa fa e da chi è composto il CNCU
Vediamo quindi cosa fa e da chi è composto il CNCU. L’Art 136 del codice del consumo ne indica mezzi finalità e funzioni: “Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti
1. È istituito presso il Ministero (dello sviluppo economico) il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, di seguito denominato: «Consiglio».
2. Il Consiglio, che si avvale, per le proprie iniziative, della struttura e del personale del Ministero (dello sviluppo economico), è composto dai rappresentanti delle associazioni dei consumatori e degli utenti inserite nell’elenco di cui all’articolo 137 e da un rappresentante designato dalla Conferenza di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 ago-
sto 1997, n. 281 ed è presieduto dalMinistro(dellosviluppoeconomico) o da un suo delegato. Il Consiglio è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro (dello sviluppo economico), e dura in carica tre anni.
3. Il Consiglio invita alle proprie riunionirappresentantidelleassociazioni di tutela ambientale riconosciute e delle associazioni nazionali delle cooperative dei consumatori. Possono altresì essere invitati i rappresentanti di enti ed organismi che svolgono funzioni di regolamentazione o di normazione del mercato, delle categorie economiche e sociali interessate, delle pubbliche amministrazioni competenti, nonché esperti delle materie trattate.
4. È compito del Consiglio: a) esprimere pareri, ove richiesto, sugli schemi di atti normativi che riguardino i diritti e gli interessi dei consumatori e degli utenti; b) formulare proposte in materia di tutela dei consumatori e degli utenti, anche in riferimento ai programmi e alle politiche comunitarie; c) promuovere studi, ricerche e conferenze sui problemi del consumo e sui diritti dei consumatori e

CNCU, i rappresentanti delle sue associazioni alla giornata mondiale dei diritti dei consumatori nel 2023 con Urso e Bitonci
Consumatori che manifestano
degli utenti, ed il controllo della qualitàedellasicurezzadeiprodotti e dei servizi; d) elaborare programmi per la diffusione delle informazioni presso i consumatori e gli utenti; e) favorire iniziative volte a promuovere il potenziamento dell’accesso dei consumatori e degli utenti ai mezzi di giustizia previsti per la soluzione delle controversie; f) favorire ogni forma di raccordo e coordinamento tra le politiche nazionali e regionali in materia di tutela dei consumatori e degli utenti, assumendo anche iniziative dirette a promuovere la più ampia rappresentanza degli interessi dei consumatori e degli utenti nell’ambito delle autonomie locali. A tale fine il presidente convoca una volta all’anno una sessione a carattere programmatico cui partecipano di diritto i presidenti degli organismi rappresentativi dei consumatori e degli utenti previsti dagli ordinamenti regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano; g) stabilire rapporti con analoghi organismi pubblici o privati di altri Paesi e dell’Unione europea; h) segnalare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della funzione pubblica, even-
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tuali difficoltà, impedimenti od ostacoli, relativi all’attuazione delle disposizioni in materia di semplificazione procedimentale e documentale nelle pubbliche amministrazioni. Le segnalazioni sono verificate dal predetto Dipartimento anche mediante l’Ispettorato della funzione pubblica e l’Ufficio per l’attività normativa e amministrativa di semplificazione delle norme e delle procedure.”
L’Art 137 del Codice del consumo ci dice invece da chi è composto il CNCU: “Elenco delle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale

1. Presso il Ministero (dello sviluppo economico) è istituito l’elenco delle associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale.
2. L’iscrizione nell’elenco è subordinata al possesso, da comprovare con la presentazione di documentazione conforme alle prescrizioni e alle procedure stabilite con decreto del Ministro (dello sviluppo economico), dei seguenti requisiti: a) avvenuta costituzione, per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, da almeno tre anni e possesso di uno statuto che sancisca un ordinamento a base democratica e preveda come scopo esclusivo la tutela dei consumatori e degli utenti, senza fine di lucro; b) tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato annualmente con l’indicazione delle quote versate direttamente all’associazione per gli scopi statutari; c) numero di iscritti non inferiore allo 0,5 per mille della popolazione nazionale e presenza sul territorio di almeno cinque regioni o province autonome, con un numero di iscritti non inferiore allo 0,2 per mille degli abitanti di ciascuna di esse, da certificare con dichiarazione sostitutiva
dell’atto di notorietà resa dal legale rappresentante dell’associazione con le modalità di cui agli articoli 46 e seguenti del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445; d) elaborazione di un bilancio annuale delle entrate e delle uscite con indicazione delle quote versate dagli associati e tenuta dei libri contabili, conformemente alle norme vigenti in materia di contabilità delle associazioni non riconosciute; e) svolgimento di un’attività continuativa nei treanniprecedenti;f)nonavere i suoi rappresentanti legali subito alcuna condanna, passata in giudicato, in relazione all’attività dell’associazione medesima, e non rivestire i medesimi rappresentanti la qualifica di imprenditori o di amministratori di imprese di produzione e serviziinqualsiasiformacostituite, per gli stessi settori in cui opera l’associazione.
3. Alle associazioni dei consumatori e degli utenti è preclusa ogni attività di promozione o pubblicità commerciale avente per oggetto beni o servizi prodotti da terzi ed ogni connessione di interessi con imprese di produzione o di distribuzione.
4. Il Ministero (dello sviluppo economico) provvede annualmente all’aggiornamento dell’elenco.
5. All’elenco di cui al presente articolo possono iscriversi anche le associazioni dei consumatori e degli utenti operanti esclusivamente nei territori ove risiedono minoranze linguistiche costituzionalmente riconosciute, in possesso dei requisiti di cui al comma 2, lettere a), b), d), e) e f), nonché con un numero di iscritti non inferiore allo 0,5
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per mille degli abitanti della regione o provincia autonoma di riferimento, da certificare con dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà resa dal legale rappresentante dell’associazione con le modalità di cui agli articoli 46 e seguenti del citato testo unico, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000.
6. Il Ministero (dello sviluppo economico) comunica alla Commissione europea l’elenco di cui al comma 1, comprensivo anche degli enti di cui all’articolo 139, comma 2, nonché i relativi aggiornamenti al fine dell’iscrizione nell’elenco degli enti legittimati a proporre azioni inibitorie a tutela degli interessi collettivi dei consumatori istituito presso la stessa Commissione europea.”
La lunga premessa normativa era essenziale per evidenziare che si tratta di associazioni con un elevato numero di associati, diffuse sul territorio nazionale, con funzioni e compiti praticamente di supporto alle istituzioni in materia consumeristica.
In alcuni casi, ma non tutti sia chiaro, sono di derivazione sindacale: ad esempio Federconsumatori –
Cgil,Adiconsum-Cisl,Adoc–Uil),il che spiega anche l’altissimo numero di iscritti e la loro forza in seno allo stesso Consiglio Nazionale.
I poteri del CNCU
Di un certo rilievo la previsione del codice del consumo che attribuisce a queste associazioni poteri diciamo particolari: “Art. 140-quater ((Legittimazione ad agire) 1. Le associazioni dei consumatori e degli utenti inserite nell’elenco di cui all’articolo 137, gli organismi pubblici indipendenti nazionali di cui all’articolo 3, numero 6), del regolamento (UE) 2017/2394 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2017, che facciano richiesta di essere legittimati e gli enti designati in un altro Stato membro e iscritti nell’elenco elaborato e pubblicato dalla Commissione europea ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 1, comma 2, della direttiva (UE) 2020/1828delParlamentoeuropeo e del Consiglio del 25 novembre 2020, sono legittimati a proporre le azioni rappresentative previste dall’articolo 140-ter, comma 2, primo periodo, innanzi al giudice italiano. 2.Glientiprevistidall’articolo 140-quinquies, compresi quelli che rappresentanoconsumatoridipiùdi
uno Stato membro, sono legittimati aproporreleazionirappresentative previste dall’articolo 140-ter, comma 2, primo periodo, negli altri Stati membri.”
Art. 140-ter Disposizioni generali: definizioni ed ambito di applicazione 1. Ai fini del presente titolo, si intende per: a) consumatore: la persona fisica, di cui all’articolo 3, comma 1, lettera a); b) professionista: qualsiasi persona fisica o giuridica che, indipendentemente dal fatto che si tratti di un soggetto pubblico o privato, agisce, anche tramite un altro soggetto che opera in suo nome o per suo conto, per fini relativi alla propria attività commerciale, imprenditoriale, artigianale o professionale; c) interessi collettivi dei consumatori: gli interessi di un numero di consumatori che sono stati o potrebbero essere danneggiati da una violazione delle disposizioni di cui all’allegato II-septies; d) ente legittimato: gli enti disciplinati dall’articolo 140-quater, nonché gli enti iscritti nell’elenco elaborato e pubblicato dalla Commissione europea ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 1, comma 2, della di-
rettiva (UE) 2020/1828 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2020; e) azione rappresentativa: un’azione per la tutela degli interessi collettivi dei consumatori promossa, nelle materie di cui all’allegato II-septies, da un ente legittimato in quanto parte ricorrente per conto dei consumatori e finalizzata a ottenere un provvedimento inibitorio o un provvedimento compensativo; f) azione rappresentativa nazionale: un’azione rappresentativa promossa, nelle materie di cui all’allegato II-septies, innanzi al giudice italiano da un’associazione dei consumatori e degli utenti inserita nell’elenco di cui all’articolo 137 ovvero da organismi pubblici indipendenti nazionali; g) azione rappresentativa transfrontaliera: un’azione rappresentativa promossa, nelle materie di cui all’allegato II-septies, innanzi al giudice italiano da uno o più enti legittimati di altri Stati membri ed inseriti nell’elenco di cui all’articolo 5, paragrafo 1, comma 2, della direttiva (UE) 2020/1828 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2020, ovvero

un’azione rappresentativa intentata in un altro Stato membro da un ente legittimato ai sensi dell’articolo 140-quinquies, anche unitamente ad altri enti legittimati di diversi Stati membri; h) provvedimento compensativo: una misura rivolta a rimediare al pregiudizio subito dal consumatore, anche attraverso il pagamento di una somma di denaro, la riparazione, la sostituzione, la riduzione del prezzo, la risoluzione del contratto o il rimborso del prezzo pagato, secondo quanto previsto dalle disposizioni di cui all’allegato IIsepties; i) provvedimento inibitorio: un provvedimento con il quale il giudice ordina la cessazione o il divieto di reiterazione della condotta omissiva o commissiva posta in essere in violazione delle disposizioni di cui all’allegato II-septies e ordina la pubblicazione del provvedimento, integralmente o per estratto, su uno o più quotidiani a diffusione nazionale o locale ovvero la pubblicazione di una rettifica.
2. Le disposizioni di cui al presente titolo si applicano alle azioni rappresentative promosse nei confronti di professionisti per violazioni delle disposizioni di cuiall’allegatoII-septies,cheledono o possono ledere interessi collettivi dei consumatori. Nel caso previsto dal primo periodo, gli enti legittimati non possono agire con l’azione di classe prevista dal titolo VIII-bis del libro IV del codice di procedura civile. Restano fermi i rimedi contrattuali ed extracontrattuali comunque previsti a favore dei consumatori.
3. L’azione rappresentativa può essere promossa anche se le violazioni sono cessate.
4. La cessazione delle violazioni intervenuta prima della conclusione dell’azione rappresentativa non determina la cessazione LONGFORM risparmi e consumi
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della materia del contendere.”
Si tratta delle oramai arcinote Class Action, le conosciamo “verbalmente” tutti, ma i più ne hanno una cognizione dai contorni sfumati, non ben delineati, tanto da confondere facilmente concetti, principi e, soprattutto, soggetti che sono veramente legittimati a proporle. In realtà come si è visto non tutte le associazioni possono promuovere un’azione di classe bensì’ solo quelle facenti parte del CNCU e fra queste non tutte possono promuovere azioni fuori dai confini, ma solo quelle iscritte in un apposito elenco.

elettronico di recapito certificato qualificato, la cessazione del comportamento lesivo degli interessi dei consumatori e degli utenti. ))”
Art. 140-novies “(Provvedimenti compensativi)
Sempre le stesse associazioni possono promuovere le azioni inibitorie e quelle compensative disciplinate dagli articoli 140 Octies e Novies del Codice del consumo. Art. 140-octies (Provvedimenti inibitori) “1. Gli enti legittimati possono proporre azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori per ottenere l’adozione di provvedimenti inibitori. 2. Il ricorso è notificato al pubblico ministero. 3. Si applicano i commi dal quarto al quattordicesimo dell’articolo 840-quinquies del codice di procedura civile. 4. L’ente legittimato non è onerato di provare la colpa o il dolo del professionista, né le perdite o i danni effettivi subiti dai singoli consumatori interessati. 5. Quando ricorrono giusti motivi di urgenza, gli enti legittimati di cui al comma 1 possono chiedere in corso di causa un
provvedimento provvisorio teso a far cessare una condotta omissiva o commissiva o a inibire la reiterazione di una condotta che appaia costituire una violazione delle disposizionidicuiall’articolo140-ter, comma 2. Si applicano gli articoli 669-quater, primo, secondo e quarto comma, 669-sexies, 669-octies, ottavo e nono comma, 669-decies, primo comma, 669-duodecies e 669-terdecies del codice di procedura civile. 6. Il provvedimento provvisorio perde efficacia se la domanda di provvedimento inibitorio è dichiarata inammissibile, anche se avverso l’ordinanza è stato proposto reclamo, ovvero rigettata nel merito con sentenza anche non passata in giudicato. 7. Si applicano il settimo e l’ottavo comma dell’articolo 840-sexiesdecies del codice di procedura civile. 8. In ogni caso l’azione di cui al presente articolo può essere proposta solo dopo che siano decorsi quindici giorni dalla data in cui gli enti legittimati abbiano richiesto al professionista, a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento ovvero a mezzo posta elettronica certificata o altro servizio
1. Gli enti legittimati possono proporre azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori danneggiati da una violazione delle disposizioni di cui all’allegato II-septies, al fine di ottenere l’adozione di provvedimenti compensativi. 2. Fermo quanto previsto dall’articolo 140-septies, si applicano gli articoli da 840-quater a 840- terdecies e l’articolo 840-quinquiesdecies del codice di procedura civile, in quanto compatibili. Il giudice determina un contributo di modesta entità ai sensi dell’articolo 840-sexies, primo comma, lettera h), del codice di procedura civile. È esclusa l’applicazione del terzo comma del medesimo articolo 840-sexies. 3. In caso di soccombenza, il consumatore è condannato al rimborso delle spese a favore del resistente nel solo caso di mala fede o colpa grave.”
In definitiva e senza nulla togliere alle associazioni che meritoriamente operano nei diversi ambiti del sociale con impegni e dedizione, possiamo dire che la parte del leone, regolamentata dalle leggi e dai criteri di ammissione, la fanno le cosiddette “CNCU” di cui forniamo nel box un elenco aggiornato alla data di pubblicazione di questo articolo.
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Influencer per i consumatori o produttori di valori che non si consumino?
Una “nativa digitale” vicentina punta sui messaggi dei coetanei
Pietro Morello e Andrea Caschetto: “La
felicità è una scelta naturale”, “Faccio viaggi per essere figlio delle etnie e padre dei sorrisi”
di Melania Diodà
«Influenza: malattia provocata da un virus […], molto contagiosa data la facilità di trasmissione» - Ministero della Salute.
«Influencer: personaggio di successo, popolare nei social network e in generale molto seguìto dai media, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico» - Treccani.
Che il vettore sia un virus oppure un social media il risultato rimane il medesimo: il contagio.
Ed anche il rischio forse è lo stesso: l’assottigliamento delle difese, immunitarie o intellettive che siano.
È così che se i primi anni duemila ci avevano abituati al T9 ed agli ancestrali progenitori dei touchscreen, varcato l’anno decimo del secolo corrente abbiamo assistito alla genesi di nuove forme di comunicazione, più rapide ed immediate anche del già titolato Facebook ed alla nascita di nuovi profili lavorativi rivelatisi ben presto piuttosto redditizi.
Il nostro vocabolario si è arricchito di termini inusitati - influencer, social media manager, content creator, meta data (solo per citarne alcuni) - che ci hanno indotto all’omologazione e condotto ad una glo-

balizzazione tecnologica-comunicativa del pensiero.
Parole che sono divenute di uso quotidiano e stili di vita che in parte si sono modificati: i like su una storia pubblicata su Instagram sul gradimento della degustazione di una pizza o sull’ammirazione della bellezza di un luogo visitato diventano la conferma che «Allora piace davvero, mi trovo nel posto giusto».
Peccato che a questo non sempre corrisponda una risposta positiva alla domanda «Ma a me piace davvero?». E per i 'no like' il discorso è lo stesso, ma al contrario: a me potrebbe piacere quello che ad altri non piace e che con un indice in alto o in basso (ci vuole un attimo per cliccare) decretano la vita o la
morte di un servizio o di un prodotto come ai tempi dell’antica Roma si faceva per i gladiatori. Sorge, allora, spontaneo un interrogativo: «Sono probabilmente anch’io vittima dei nostri tempi e della smania compulsiva di aggiungere post e like o dislike?».
Se è vero che per i Millenials (nati tra gli anni Ottanta e la metà dei Novanta) risulta in parte più semplice controllare questa frenesia di pubblicazione avendo vissuto una giovinezza di certo più povera di tecnologia, per la generazione che li ha succeduti (quella dei famosi Nativi digitali di cui faccio parte) è pratica quotidiana quella di affidare ad una storia di pochi secondi, can-
Andrea Caschetto, il giramondo che dopo il tumore al cervello vive facendo volontariato negli orfanotrofi
cellata su Tik Tok dopo solo 24 ore, gli spaccati del proprio vissuto.
E per divenire 'bestie da social' non servono né vocazione, né coltivata esperienza; non servono nemmeno i titoli, quelli utili ad esempio per affacciarsi al mondo del lavoro, ma hashtag acchiappa consensi ed ambite location dove pubblicizzare i prodotti di aziende che decidono di puntare sui giovani e sul loro ampio bacino di seguaci (eccoli i consumatori 'nativi' irretiti in pochi secondi dalla rete invece che dalla tv, dalla radio e dalla stampa che, anche loro, devono convincere i predecessori ma, almeno, con tempi più lunghi di attenzione e reazione e, soprattutto, senza l’interazione 'uno a uno' del web).
Tutto ciò quanto costa in termini economici ma soprattutto intellettivi?
Posto che dalle pubblicità di questi ragazzi sorgano eccellenti promozioni e cospicui introiti (in primis per loro stessi), quanto pesa realmente alla società aver soggiogato il loro acume e la loro crescita umana alle futili regole di un grottesco dedalo macroeconomico?
Ciò che occorrerebbe iniziare a fare - e si auspica almeno a prendere in considerazione - è infondere nei giovani (e io ho meno di trent’anni, navigo abitualmente, anche per lavoro, ma non sono ancora posseduta dalla rete) il desiderio di promuovere associazioni di volontariato come 'produttori' di valori, da misurarsi non sul piano economico, bensì su quello etico.
Nello scenario del web potrebbero, quindi, nascere influencer volontari, promoter di ideali autentici, probabilmente nemmeno inarrivabili ma da ricercare e riscoprire. Utopia? Ma lasciate sognare i giovani, almeno quelli come
me. Giovani ad oggi sicuramente rari perché numericamente esigui ma moralmente fondamentali.
Ne è un fulgido esempio Pietro Morello che, oltre ad uno smodato talento musicale, è stato insignito del prestigioso premio per la Pace ed i Diritti Umani La Pira grazie al suo costante impegno in missioni umanitarie per la tutela dei diritti dell’infanzia e nei reparti oncologici pediatrici dove porta la sua musica e da cui ha tratto insegnamento per coniare il suo motto «La felicità è una scelta naturale».
O Andrea Caschetto, ragazzo che, in seguito all’intervento per l’asportazione di un tumore al cervello ed alla conseguente perdita della memoria, decise di partire per l’Africa facendo al suo ritorno una singolare scoperta: si ricordava tutti i volti dei bambini incontrati. Da qui una serie di ricerche che lo condussero a scoprire quanto i sentimenti giocassero un ruolo fondamentale nella memorizzazione: iniziò, così, ad immagazzinare immagini, visi ed emozioni fino a giungere a laurearsi
e ad ottenere un master. La sua attuale promozione social è un invito ad apprendere con il cuore, proprio come nel suo caso, prima ancora che con la mente. Incontrare occhi talvolta colmi della disperazione più profonda ma pieni di valori. Accogliere volti e vite. Uscire dai confini dell’ordinario apportando un prezioso contributo a storie di straordinario spessore: «Faccio viaggi per essere figlio delle etnie e padre dei sorrisi. Non sono un turista, ma un viaggiatore. Nella mia pagina raccolgo i progetti di crowdfunding e le raccolte fondi che ho organizzato o supportato su Produzioni dal Basso per portare il sorriso a tanti bambini meno fortunati di noi».
Però come comunicare con questi giovani potenziali 'influencer del Bello'?
Come instillare nelle nuove generazioni il 'senso del bello', quella primigenia forza che accomuna, unisce, determina crescita collettiva?
Come comunicare con loro in un mondo in cui siamo sommersi da social che ci fanno (sembrare di) comunicare con chiunque anche quando nessuno ci ascolta ed essere lontani da chi è seduto all’altro lato del tavolo?

Anzitutto sarebbe necessario scendere nel loro campo - a passi costanti, certi e ponderati - anziché condannarlo e dall’interno stimolare i ragazzi con valori e non per soldi. Bisognerebbe 'infiltrarsi' e non condannare da fuori per cercare di capire quali siano i desideri che muovono un’intera generazione che ha visto innumerevoli cambiamenti in una manciata di anni, equilibri geopolitici mutare radicalmente, il dilagare di episodi di inciviltà spesso rimasti impuniti, divenendo testimone di un’affannosa corsa contro il tempo e la brevità.
Pietro Morello e la felicità

'Occorrerebbe insegnare la bellezza ai bambini ed ai ragazzi' - come ha ricordato il professore e cantautore Roberto Vecchioni«Avere dentro di sé il senso del bello significherà un giorno avere delle difese, essere liberi».
Promuovere la tanto acclamata 'beltà': quella che si ribella alle imposizioni e che nasce dalla semplicità, dalla cooperazione, da episodi di collaborazione che apportano un prezioso contributo al mondo… una goccia in più per cambiare il peso del mare.
Ed in un mare di giovani e stimoli tecnologici, minati dal pericoloso riduzionismo dell’informazione a cui i social ci hanno sottoposto, come entrare nel territorio dove coltivano desideri e paure?
Come ricordare a questi ragazzi troppo spesso etichettati quali cinici e vittime di attacchi di panico che la rivoluzione non ha solo bisogno di tempo ma anche di persone che abbiano il coraggio di condurla?
Riconoscendoli iniziatori e fautori delle battaglie sull’ecologia e sulla parità di genere, sostenendo e favorendo il loro operato servendosi dei linguaggi di cui la loro generazione è divenuta esponente:
contenuti grafici e video, servizi fotografici, podcast, ecc.
Servirsi di questi ultimi come di un prologo che anticipi una conversazione in cui la parola non sia l’unico elemento propulsore del dibattito.
Accogliere il linguaggio polimorfo dei ragazzi ponendosi dalla parte dell’ascolto e dall’altra parte della paura. Perché il timore allontana così come il dolore esclusivo, mentre la condivisione unisce ed aiuta a tenere allacciate le scarpe della vita, a camminare assieme con l’ombra di qualcuno a precedere i nostri passi.
'Ascoltare' perché 'sentire' è solo percepire con le orecchie. 'Ascoltare' è, invece, accogliere e proteggere nel cuore.
Ci sono storie che richiedono tempo di ascolto e spazio per la riflessione.
Ci sono vicende che hanno bisogno di tempo per essere raccontate, a volte persino più lungo di quello impiegato per viverle.
Ed il mutuo contatto coi giovani, da cui potranno muovere rivoluzioni inedite e pacifiste, dovrà servirsi dell’ascolto come mezzo di accoglienza e dell’arte, istintiva ed immediata forma di espressione, quale strumento comunicativo.
L’arte, così vicina al senso del Bello e di facile veicolazione tramite i social.
L’ascolto, così lontano da un’incauta e preventiva condanna del diverso e così vicino a quanto ciascuno di noi desidererebbe trovare e ricevere.
Due chiavi per una sola porta comune: quella che si apre ad un mondo a cui tutti ambiamo, ricco di valori autentici. Che tutti dovremmo 'consumare' perché non si consumino mai.

Pietro Morello, tiktoker missionario
Andrea Caschetto, dopo il tumore al cervello porta sorrisi negli orfanotrofi
Fenomeno influencer: trappola o risorsa per i “consumatori” del web?
di Sabrina Germi
"Mamma, da grande voglio fare l’influencer”.
O lo youtuber, o qualcosa del genere. Sempre più spesso i genitori arrivano nel mio studio preoccupati rispetto all'orientamento professionale dei loro figli adolescenti.
In passato i modelli oggetto di imitazione erano calciatori o cantanti, oggi il web per gli adolescenti è quello che nel passato, per la mia generazione e quelle di prima, erano il campo da calcio dell’oratorio o lo specchio di fronte al quale, karaoke ancestrale, esibirsi o far finta di farlo. Ora se non “ci vivi”, nel web, praticamente sei fuori.
Se da una parte ci sono gli adolescenti che hanno bisogno di costruirsi un’identità, di rendersi visibili anche su internet, dall’altra c’è il rischio di isolarsi o di sperimentare ansia e fobia sociale.
Negli ultimi anni, l’ascesa degli influencer sui social media, in particolare su piattaforme come TikTok, ha rivoluzionato il modo in cui le persone consumano contenuti online. Troviamo, fra questi personaggi, persone note del mondo dello spettacolo, della televisione, ma anche persone che diventano “conosciute” sui social, perché la loro popolarità nasce proprio qui. L’influencer ha un potere immenso sulla propria community, tale da poter influenzare le decisioni economiche dei follower. A tutti noi sarà capitato di cambiare idea su un prodotto o un servizio,
dopo aver visto la “recensione” o il parere dei nostri beniamini online. Che sia su Instagram, YouTube o Twitch: i player pubblicitari del nuovo mercato sono loro, espressione del capitalismo. Tuttavia, dietro la brillantezza e il successo degli influencer, si nascondono implicazioni psicologiche, sulla salute mentale e sul benessere degli utenti “consumatori” che vale la pena approfondire, evidenziando l’importanza di trasmettere soprattutto ai nostri figli una consapevolezza critica nell’utilizzo di tali piattaforme. Quali pericoli nascondono i nuovi miti?
Gli influencer sui social media spesso presentano una versione idealizzata delle loro vite, mostrando un flusso costante di successi, bellezza, viaggi e momenti felici. Questa idealizzazione può portare gli utenti a confrontarsi con gli standard irrealistici imposti dagli influencer, creando sentimenti di inadeguatez-
za e bassa autostima. È fondamentale sviluppare una consapevolezza critica per comprendere che la realtà online può essere distorta e non rappresentare la totalità della vita di una persona. È importante ricordare che ciò che viene mostrato online può essere selezionato e manipolato, non rappresentando necessariamente la realtà dietro le quinte.
Quali sono i rischi per la salute mentale?
L’abuso dei social ha effetti sul sonno: un ragazzo su cinque afferma di svegliarsi all'alba per controllare i propri messaggi. La privazione del sonno può causare voti bassi, malumore, disordini alimentari ed esacerbare problemi esistenti come ansia, depressione e il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADD). I ricercatori hanno da poco stabilito un legame tra depressione e social media. Nonostante non sia ancora chiara la relazione tra

causa ed effetto, con ruoli scambiati, gli studiosi hanno scoperto che l'uso dei social media può essere associato a un'intensificazione dei sintomi della depressione, disturbi del comportamento alimentare, inclusa una diminuzione dell'attività sociale e un aumento della solitudine.
La natura altamente coinvolgente di piattaforme come TikTok può portare, inoltre, all’insorgenza di dipendenza da social media. Gli utenti possono trovarsi a trascorrere molte ore al giorno su queste piattaforme, lasciando poco spazio ad altre attività importanti come il lavoro, gli studi, le relazioni personali e il tempo trascorso offline. L’equilibrio tra l’uso dei social media e le altre sfere della vita è cruciale per il benessere psicologico. Per navigare in modo sano nel mondo degli influencer e delle piattaforme sociali, è essenziale sviluppare una consapevolezza critica.
L’importanza di una consapevolezza critica

Che perdere, fallire, non è la fine del mondo. Ci si può e ci si deve rialzare e riuscire a trovare negli insuccessi un’opportunità per ripartire. Anzi, la vera sconfitta non è giocare e fallire ma... non aver nemmeno tentato di “giocare”, non aver nemmeno provato ad affrontare le sfide della vita.
l'educazione alle relazioni, alla non-violenza, alla cooperazione.... aspetti su cui le nostre istituzioni sono chiamate ad investire con sempre più urgenza. Possono offrire un contributo significativo anche all'educazione scientifica, tecnologica, ingegneristica e matematica, rendendo l'apprendimento più coinvolgente e pratico, attraverso incontri dal vivo, webinar e sessioni online, utile per raggiungere influencer che vivono lontano o che hanno agende molto fitte. Ricordiamoci che sono gli umani a determinare il modo in cui vengono utilizzate le tecnologie e gli “esperti”!.
Mentre godiamo dei contenuti divertenti e coinvolgenti offerti dagli influencer, è fondamentale mantenere una consapevolezza critica e bilanciare l’uso delle piattaforme sociali con la nostra salute mentale e il benessere globale.
Quello che serve è come sempre il confronto genitori-figli, cercare di trovare momenti comuni in cui si parla dei vari modelli. Ma è evidente, per esempio, che se un genitore è sempre collegato, per lavoro o, anche lui, per seguire il… flusso dei tempi, non potrà lamentarsi di un uso smodato da parte del figlio.
Fondamentale è poi allenare i ragazzi alla “sconfitta”, ancor di più nel mondo in apparenza dorato del web. I ragazzi, ma anche gli adulti in primis, devono capire che quella proposta dai social non è la realtà.
I social enfatizzano il successo e la perfezione, ma possono trasformarsi anche in una gogna mediatica, come per Chiara Ferragni. Ciò implica comprendere che ciò che viene mostrato online può essere distorto, è fondamentale prendersi pause dal mondo virtuale, coltivare interessi offline, mantenere relazioni significative e cercare supporto professionale se si sperimentano effetti negativi sulla salute mentale.
Influencer: la nuova frontiera dell'educazione
Grazie alla loro capacità di comunicare in modo efficace e coinvolgente, questi “esperti” possono trasformare il modo in cui i giovani si confrontano con l'educazione. Se la scuola si appropriasse di questo strumento in modo forte ed esteso, potenziando il tema delle competenze educative e valoriali?
Gli influencer potrebbero dare un grandissimo contributo, assumendo per i ragazzi (appetibili consumatori e per i consumatori in genere) il ruolo di ambassador di valori, per
Se gli influencer intercettassero, con dovizia di visione e con costante sintonia, i temi riguardanti le necessità evolutive dell’umanità, e parlassero in termini di valori e contenuti appropriati, come si modificherebbe la nostra società? Quale contributo educativo potrebbero dare ai nostri giovani? Certo, dovrebbero puntare di meno a far vendere e far comprare… e di più a diventare divulgatori. Tutta un’altra cosa.
Per scrivere alla dottoressa: cittadini@vicenzapiu.com
Riferimenti bibliografici
M. Lancini, (2015), Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali, Edizioni Erickson E. Riva, (2007), L’autostima allo specchio, Franco Angeli. M. Vagnozzi, (2010). Sostenere attraverso un social network le attività educative rivolte agli adolescenti, Didamatica, pp. 1-4.
Tutti i contenuti presenti in questa pagina hanno lo scopo di diffondere la cultura e l'informazione psicologica. Non possiedono alcuna funzione diagnostica e non possono sostituirsi in alcun modo ad un consulto specialistico.
Piero Angela, il divulgatore antesiganno degli influencer
Shopping di seconda mano online: come proteggersi dalle truffe sulle piattaforme più popolari
di Jacopo Bernardini
Con l'aumento del consumo responsabile e la crescente attenzione al risparmio, sempre più persone si rivolgono al mercato online di beni usati. Piattaforme come eBay o Subito, ad esempio, offrono un’ampia selezione di prodotti di seconda mano, spesso a prezzi molto competitivi.
Tuttavia, insieme ai vantaggi che caratterizzano queste piattaforme, ci sono anche rischi significativi legati alle truffe e ai prodotti non conformi alle descrizioni. Molti acquirenti, infatti, si trovano ad affrontare problematiche come prodotti difettosi o inesistenti, venditori disonesti e difficoltà nel recuperare i soldi spesi.
Per evitare spiacevoli sorprese, dunque, è essenziale conoscere i principali rischi e adottare le giuste precauzioni per effettuare acquisti online in completa sicurezza.
I principali rischi legati all’acquisto di beni usati online L'acquisto di beni usati tramite piattaforme online comporta una serie di rischi che devono essere valutati con attenzione prima di procedere con qualsiasi transazione.
Uno dei pericoli principali è la possibilità di ricevere prodotti che non corrispondono alle descrizioni fornite dal venditore. Alcuni articoli potrebbero risultare difettosi, danneggiati o, addirittura, completamente diversi da quelli pubblicizzati. Ciò accade spesso quando le foto utilizzate per l’annuncio non rappresentano fedelmente l'oggetto in vendita.

Un altro rischio significativo è rappresentato dalle truffe vere e proprie, in cui il venditore si appropria del denaro dell’acquirente senza mai spedire l'oggetto acquistato. Questa pratica può essere difficile da individuare, specialmente se l'inserzionista appare inizialmente affidabile. Senza contare, poi, che i truffatori possono agire velocemente, cancellando i loro account subito dopo aver incassato il pagamento.
Inoltre, quando si acquista un bene usato online, può essere difficile far valere i propri diritti di consumatore. A differenza delle transazioni effettuate in negozi fisici, le politiche di reso e rimborso non sono sempre definite in modo chiaro, rendendo difficile ottenere supporto in caso di problemi con il prodotto. Come riconoscere i venditori affidabili
Individuare venditori affidabili è fondamentale per ridurre il rischio di truffe durante l'acquisto di beni usati online. Uno degli indicatori più importanti è la reputazione dell’inserzionista, che può essere verifica-
ta attraverso le opinioni lasciate da precedenti acquirenti.
Un profilo con recensioni positive, dettagliate e coerenti è generalmente un segnale di affidabilità. D'altro canto, profili con pochi riscontri o feedback negativi dovrebbero suscitare maggiore attenzione.
È altrettanto importante esaminare la trasparenza del venditore nelle descrizioni dei prodotti. Chi è affidabile fornisce informazioni dettagliate, incluse le condizioni del bene, eventuali difetti e fotografie autentiche che mostrano l'articolo da diverse angolazioni. La presenza di foto originali, piuttosto che immagini di catalogo, è un altro indicatore di serietà.
In aggiunta, è sempre consigliabile preferire venditori che offrono politiche di reso chiare e condizioni di vendita ben definite. Questi dettagli possono fare la differenza in caso di controversie, facilitando la risoluzione di eventuali problemi con l'acquisto. Le precauzioni da prendere prima di effettuare un acquisto Quando si acquista un bene usato su una piattaforma online, è essenziale
adottare una serie di precauzioni per ridurre i rischi associati a transazioni di questo tipo. Realtà affidabili come eBay e Subito, ad esempio, offrono numerose opportunità, ma è altrettanto vero che nascondono potenziali insidie legate a prodotti non conformi, truffe o venditori poco affidabili.
Prima di procedere con un acquisto, quindi, è importante seguire alcune linee guida che possono fare la differenza tra una transazione sicura e una problematica. Questi accorgimenti non solo aiutano a proteggere il consumatore, ma migliorano anche la probabilità di ottenere un prodotto che corrisponda effettivamente alle aspettative.
Verificare le foto e chiedere ulteriori dettagli sul prodotto
Una delle prime precauzioni da prendere è assicurarsi che le foto presenti online siano autentiche e rappresentino fedelmente l’oggetto in vendita. Spesso, infatti, i venditori meno trasparenti utilizzano immagini generiche o di bassa qualità per mascherare eventuali difetti o problemi del prodotto.
Prima di finalizzare l’acquisto, è buona norma richiedere ulteriori immagini, possibilmente da diverse angolazioni, e chiarimenti specifici sulle condizioni del bene. In questo modo, l'acquirente può avere una visione più chiara dell'articolo e decidere con maggiore consapevolezza.
Se il venditore non è disponibile a fornire foto aggiuntive o informazioni dettagliate, questo può rappresentare un campanello d’allarme, suggerendo una possibile mancanza di trasparenza o, nei casi peggiori, una truffa in corso.
Utilizzare modalità di transazione sicure e tracciabili Una delle principali regole di sicurezza per gli acquisti online è quella di utilizzare sempre metodi di pagamento tracciabili. Piattaforme come PayPal offrono una protezione per l'acquirente, consentendo di avviare una contestazione in caso di problemi con il prodotto o il venditore.
Evitare assolutamente pagamenti diretti tramite bonifici bancari o trasferimenti non protetti è fondamentale, poiché questi metodi non offrono alcuna garanzia di rimborso o protezione nell’eventualità di frode.
I truffatori, non a caso, tendono a preferire questi sistemi non sicuri, poiché una volta ricevuto il denaro, diventa praticamente impossibile recuperarlo.
Utilizzare le garanzie offerte dalle piattaforme
Molte piattaforme di compravendita online, come eBay e Subito, mettono a disposizione programmi di protezione per tutelare gli acquirenti. È essenziale informarsi su questi strumenti di sicurezza e utilizzarli
al meglio, poiché offrono una valida protezione in caso di frodi o di prodotti che non corrispondono alla descrizione.
Alcuni marketplace prevedono anche meccanismi di rimborso o risoluzione delle controversie, che consentono di recuperare il denaro speso in caso di problemi. Questi sistemi fungono da rete di sicurezza, garantendo una maggiore serenità durante le transazioni.
Naturalmente, prima di completare qualsiasi acquisto, è consigliabile leggere attentamente i termini e le condizioni della piattaforma per essere sicuri di comprendere quali tutele sono disponibili in caso di necessità.
Cosa fare in caso di problemi con l'acquisto Nonostante tutte le precauzioni adottate, è possibile che si presentino problemi durante l’acquisto di un bene usato online. In questi casi, è importante sapere come agire tempestivamente per risolvere la situazione.
La prima cosa da fare è contattare il venditore per cercare una soluzione diretta e amichevole. Molti problemi, infatti, possono essere risolti semplicemente discutendo con la controparte, che potrebbe offrire un rimborso o una sostituzione dell’articolo.
Se il venditore non risponde o non collabora, è fondamentale segnalare il problema alla piattaforma su cui è stato effettuato l’acquisto. Molti marketplace, infatti, offrono strumenti specifici per risolvere le controversie e, in alcuni casi, rimborsano l'acquirente direttamente.
Ad ogni modo, è utile conservare tutta la documentazione relativa alla transazione, inclusi messaggi, fatture e screenshot, poiché potrebbero essere richiesti durante il processo di risoluzione.
L’acquisto di beni usati online, dunque, può offrire grandi opportunità, ma è importante affrontarlo con cautela. In un mercato in continua evoluzione come quello in cui viviamo oggi, la prudenza rimane l'arma più efficace per garantire transazioni sicure. LONGFORM risparmi e consumi

I consumi dei Boomers
di Massimo Parolin
“Siora la prova sto salame ungherese, el xe nà specialità!”. Così esordiva el casoin allungando una fetta di salame al piccolo figlio che accompagnava la mamma a fare la spesa. Ben sapendo quanto questo affettato insieme ai dolciumi fosse sempre piaciuto ai pargoli e che in tal modo si sarebbe assicurato la vendita dello stesso.
Con la matita nell’orecchio, il grembiule non sempre lindo, si apprestava poi a fare il conto su un blocchetto di carta, passando poi alla mamma successiva.
El casoin, el becaro (macellaio), el frutarolo, El lataro, El formajaro, si aveva tutto ciò che serviva vicino alle abitazioni, che andavano a formare delle vere e proprie micro realtà sociali nelle

quali tutti si conoscevano. Era la fine degli anni ‘70, gli inizi degli ‘80.
Allora il consumo era al dettaglio, non si faceva la spesa e gli altri acquisti nei centri commerciali o negli ipermercati, ma nei singoli negozi. Esistevano infatti per la vendita 13 tabelle merceologiche. Dentro al negozio del salumiere non si trovavano vestiti o a quello che vendeva hi-fi, i libri. Oggi invece se si vuole vendere basta scegliere tra l’alimentare o il non alimentare. Tutto più facile (forse). Ma manca la vicinanza al consumatore, al bottegaio di allora potevi raccontare la tua vita, ti ascoltava. Anzi era lui che ti chiedeva come era andata la giornata. Oggi al supermercato se non ti muovi a mettere gli acquisti nella borsa vieni raggiunto dalle occhiate del cliente successivo che indispettito con le stesse ti manda messaggi non tanto poi subliminali. Borsa che all’epoca boomer ti dovevi portare da casa, perché gli acquisti, nella maggior parte dei casi, ti venivano incartati con vecchi giornali. Nessuno spreco, tutto veniva riutilizzato. E quando si pagava, ovviamente in contanti (le carte di credito erano malviste. Il negoziante manco sapeva cosa fossero e dubitava profondamente dell’incasso. Solo dal 1983 iniziò la diffusione su larga scala del bancomat per arrivare all’obbligo del POS nel 2012, con il decreto crescita 2.0), i soldi venivano messi dal commerciante nel cassetto del bancone. Poi alla fine il titolare compilava il suo registro dei corrispettivi. Ciò fino all’arrivo del

registratore di cassa. C’era fiducia nelle persone. Molti negozianti usavano fare credito, concedevano rateizzazioni. Ma non c’erano contratti da stipulare, garanzie da assicurare. Ci si conosceva. Il credito molte volte veniva annotato in un quaderno e quando il debitore veniva a portare parte della somma, semplicemente la stessa veniva scritta nello stesso a diffalco del prezzo integrale. Ed in questo libricino non c’era la firma del creditore, che si fidava del suo cliente (mia madre che aveva un negozio nei pressi del centro di articoli casalinghi “Da Maria” è stata una pioniera del microcredito, ma
come lei tutti i suoi colleghi.) Non dicevi, guarda mi

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guarda papà lo spritz costa 10.000 lire – 5 euro – probabilmente mi chiederebbe se i miei gangli periferici del cervello risultassero collegati o se recentemente avessi
Una vita più rallentata ma affascinante. Non esisteva il codice del consumo, non c’era bisogno di una legge che tutelasse gli acquirenti. I negozianti, gli esercenti, avevano il codice etico-commerciale dentro il loro cuore, considerando il lavoro dapprima un servizio alla loro gente, ai loro amici, a coloro che
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Ritardi Tangenziale di Vicenza: lettera di Rolando e Donadello (Comitato Albera) a Salvini e Meloni. Video e foto aeree: non ci sono cantieri mentre magari partono quelli per
il
ponte sullo Stretto
I ritardi nell'inizio dei lavori per il completamento della tangenziale di Vicenza: la tela di Penelope berica denunciata con tenace ostinazione dal Comitato Albera
di Giovanni Coviello
Il Comitato Albera di Vicenza, a firma di Giovanni Rolando e Fiorenzo Donadello, ha inviato il 14 settembre una lettera al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, forse troppo impegnato per il futuribile Ponte sullo stretto di Messina, e al presidente del Consiglio Giorgia Meloni (qui l’originale, ndr) per sollecitare un intervento urgente e richiedere informazioni dettagliate sullo stato di avanzamento dei lavori, ben più semplici e più volte promessi, per il completamento della Tangenziale di Vicenza, progetto denominato Anas VEUP00062. Il Comitato sottolinea ancora una volta l’importanza di questa infrastruttura per la città e la provincia, in particolare la cosiddetta Bretella dell’Albera, la cui costruzio-

ne è in ritardo nonostante i fondi siano stati già stanziati nel 2014.
L’invio della lettera è stato seguito da un gazebo allestito vicino a palazzo Trissino martedì 17 settembre

e sabato 21 anche al Mercato Nuovo (in entrambi i casi è stata esibita ai cittadini), mentre giovedì 19 settembre i due “attivisti” hanno presidiato con uno striscione la Prefettura dove il prefetto Salvatore Caccamo ha riunito per 2 ore circa tutti gli interessati per sollecitare le operazioni. Abituale, poi, è il tenace presidio in aula consigliare in occasione di tutti i consigli comunali.
Ma le attività dei due promotori del Comitato non si sono esaurite (e non si esauriranno) in queste attività ma i due, addirittura, con il Cesna Spirit of Vicenza, decollato da Asiago verso Vicenza e pilotato dallo storico “animatore” dell’aereoclub di Asiago (in passato Vicenza) Massimo Rossa-
Giovanni Rolando e Fiorenzo Donadello
Vista dell'area della bretella dal Cesna Spirit of Vicenza
to, hanno effettuato una ricognizione aerea su città e dintorni, da cui (foto a seguire e video con QR Code https:// youtu.be/xE2BPjBtuNk ) si vede che non c’è alcuna unità lavorativa né alcun cantiere aperto lungo la Bretella e sul percorso della Tangenziale Nord Vicenza.
Tornando alla lettera, Rolando e Donadello per il Comitato Albera evidenziano al ministro Salvini e al presidente del Consiglio Meloni che il primo tratto della Bretella, lungo 5,3 km e aperto nel giugno 2023, rappresenta solo una parte dell’opera prevista. Resta ancora da completare un ulteriore tratto di 1,2 km, fondamentale per collegare le principali arterie della città e ridurre significativamente il traffico pesante. La nuova tangenziale è ritenuta essenziale per alleviare l’inquinamento atmosferico e acustico, oltre che per migliorare la sicurezza stradale in un’area dove si sono verificati numerosi incidenti, compreso uno mortale che ha coinvolto un giovane di 15 anni.
Il Comitato Albera, attivo da decenni, ha contattato ripetutamente le istituzioni locali e nazionali, tra cui il Comune di Vicenza, la Regione

Veneto e vari parlamentari, sottolineando il supporto unanime per la realizzazione di questa infrastruttura. Nonostante ciò, i lavori procedono lentamente, con numerosi ostacoli burocratici che impediscono il completamento dell’opera, inizialmente previsto per il 2020.

Il traffico pesante nella zona, composto da migliaia di TIR e mezzi militari diretti alla base americana Del Din, è causa di gravi problemi per la salute pubblica, come confermato anche dall’ULSS Berica e dalla Polizia Urbana di Vicenza. L’inquinamento acustico e atmosferico raggiunge livelli preoccupanti, con danni documentati per l’udito e il sistema nervoso, oltre all’esposizione a sostanze tossiche, potenzialmente mutagene e cancerogene. Nonostante l’importanza del progetto e la disponibilità dei fondi, inclusi quelli stanziati fin
dalla Legge di Stabilità del 2014, i lavori restano fermi. Il Comitato evidenzia come tali ritardi non siano più accettabili, soprattutto considerando le risorse finanziarie già allocate e la necessità di interventi di mitigazione ambientale previsti nel capitolato d’appalto, che includono la creazione di barriere vegetali per ridurre l’impatto dell’inquinamento.
Nella lettera al Ministro Salvini, Rolando e Donadello chiedono un intervento immediato per sbloccare i lavori, rimuovere gli ostacoli burocratici e accelerare il completamento dell’opera sottolineando l’urgenza di risolvere questa situazione che, da decenni, rappresenta una grave minaccia per la salute e la sicurezza dei cittadini di Vicenza e della provincia. La lettera si conclude con l’auspicio di una rapida risposta da parte del Ministro e del premier e con la disponibilità del Comitato a collaborare per qualsiasi ulteriore chiarimento.
In sintesi, il Comitato Albera chiede di dare priorità alla realizzazione della Tangenziale di Vicenza per garantire una mobilità sostenibile, ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita dei residenti, in linea con le promesse e gli impegni istituzionali già assunti.
Rolando, Rossato e Donadello prima di salire sul Cesna Spirit of Vicenza
Rolando e Donadello sotto la Prefettura
Cda Fondazione Roi: nuove linee con ex cinema
Corso
“eredità” di Zonin da restituire alla città.
Assente
(un caso?) solo Alvise Rossi di Schio
di Giovanni Coviello
Durante la conferenza stampa tenutasi sabato 14 settembre 2024 presso la sede della Fondazione Giuseppe Roi in contrà San Marco 37, già residenza del marchese Giuseppe Roi, suo fondatore, la neo presidente, Francesca Lazzari, ha presentato gli altri nuovi amministratori (tutti presenti, Giuseppe Nardin, Antonio Vesco, Valeria Cafà, ad eccezione di Alvise Rossi di Schio, leggi «Fondazione Roi, si cambia ma anche no: esce finalmente mons. Gasparini, rimane Alvise Rossi di Schio “made in Zonin” grazie al FAI… della moglie» - QR 1 - e il nostro libro “Roi. La Fondazione demolita“, QR 2) e le linee di mandato approvate dal Consiglio di Amministrazione. Apprendiamo, quindi, tra le altre cose, che dallo scorso aprile 2024, con efficacia da giugno, la


Fondazione si è trasformata, dopo la perdita della sua qualifica di onlus, a causa della gestione ante fallimento della BPVi, a ente filantropico del terzo settore, un passaggio che, secondo Lazzari, impone una maggiore «responsabilità nel trasmettere valori culturali e sociali». Tra i punti cardine dell’azione del nuovo consiglio di amministrazione ci sono la promozione dei progetti di valorizzazione dei contenitori culturali e il sostegno finanziario a iniziative di catalogazione scientifica, restauro e altri progetti culturali di qualità.
L’ex cinema Corso, poi, ed è un punto focale delle nuove linee del cda, non sarà né venduto né, tanto meno, 'svenduto' dopo la sua infelice acquisizione da parte del cda dell’era Zonin, ma al contrario, «sarà recuperato e valorizzato come luogo iconico della città quale è e riportato ad essere un sito della cultura aperto alla cittadinanza».
Questa è la prima apprezzabile promessa della presidente della Fondazione Roi, Francesca Lazzari, condivisa dall’intero consiglio di amministrazione dell’ente filantropico (anche da Alvise Rossi di Schio, storico amico e collaboratore di Zonin), che gestirà nel mandato 2024-2027 il patrimonio mobiliare e immobiliare lasciato dal marchese Giuseppe Roi. Un tesoro che comprende palazzi, ville e opere d’arte per un valore complessivo ora di circa 80 milioni di euro, dopo aver
ll Cda della Fondazione Roi il 15 settembre con Cafà, Nardin, Lazzari e Vesco, assente Rossi di Schio
Alvise Rossi di Schio nel cda Fondazione ROI per FAI (frame da Primavera del Fai 2016)

perso quasi completamente i circa 29 milioni di euro di azioni BPVi acquistate di fatto azzerando la cassa, sempre dal cda presieduto da Zonin così come, nel 2014, l’ex cinema di corso Fogazzaro al centro delle attuali attenzioni.
L’edificio, chiuso da decenni, è oggi valutato, dopo aste indette dai cda precedenti e andate a vuoto, circa 1,5 milioni di euro. Lazzari, presentando le linee di mandato per il 2024-2027, ha ribadito che «non c’è alcuna intenzione di svendere l’ex cinema. Non ci sarebbe un vantaggio economico e, soprattutto, noi vogliamo restituire alla città ciò che merita non creando un nuovo vuoto in una zona del centro storico già segnata dalla chiusura anche delle ex sedi della Camera di Commercio e della filiale vicentina di Banca d’Italia» entrambe adiacenti all’ex cinema.
Ricordiamo, per inciso, ai nostri lettori, che da noi lo hanno letto in
tempi non sospetti quando Zonin, presidente della Popolare vicentina e della fondazione, per le nostre rivelazioni sulla Roi ci chiese un milione di euro di danni, che all’acquisto della sede della CCIAA di corso Fogazzaro si era impegnata direttamente la vecchia BPVi, prima che il nuovo Ad Francesco Iorio rinunciasse alla cospicua caparra pur di non acquisire definitivamente l’immobile. Nulla potè, però, fare per l’acquisto già definitivamente concluso di palazzo Repeta, sede di Banca d’Italia a Vicenza, da parte della Popolare vicentina dopo che l’Istituto di Vigilanza non era riuscito a venderla a nessun altro acquirente… Tornando alla conferenza stampa, dopo un lavoro di ricognizione volto al rilancio post-crisi della Bpvi, Lazzari ha definito il bilancio 2023 come «buono, stabilizzato». Anche questa ritrovata solidità finanziaria ha permesso di avviare interventi sull’ex cinema Corso con un obiettivo diverso e costruttivo rispetto a quello prospettato, senza successo, in passato ma di puro realizzo economico.
Da giovedì sono, quindi, iniziati i lavori di messa in sicurezza e di sistemazione della facciata, con la rimozione dei graffiti sul paramento in marmo travertino e la pulizia delle vetrate prospicienti corso Fogazzaro. L’obiettivo, ha detto Francesca Lazzari, è «dare dignità all’edificio e mantenere un adeguato decoro urbano a Vicenza».
Tra i punti cardine dell’azione del nuo-
vo Consiglio di Amministrazione della Fondazione Roi, che sente «una responsabilità nel trasmettere valori culturali e sociali», sottolinea Lazzari, ma anche, osserva Nardin, nello «spostare il peso dell’attività dal finanziamento all’investimento» vi sono, poi, la promozione di progetti per la valorizzazione dei contenitori culturali e il sostegno diretto attraverso lo stanziamento di un budget annuale. Per il 2025, è stato previsto un fondo di 60 mila euro destinato a progetti di catalogazione scientifica e restauro, mentre un ulteriore budget di 140 mila euro sarà stanziato per favorire progetti culturali di alta qualità.
Nel frattempo, proseguono altre iniziative della Fondazione: entro fine anno sarà inaugurata l’ala ottocentesca intitolata al marchese Roi all’interno del museo civico di palazzo Chiericati, con l’allestimento di un’aula didattica per attività laboratoriali rivolte a tutte le età.

Ex cinema Corso (foto Francesco Dalla Pozza per VicenzaPiù Viva)
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Inaugurato a Vicenza il murale di Paolo Rossi sulla facciata della torre Everest tra celebrazione e critiche sulla maglia: non è biancorossa
di Giovanni Coviello
Èstato inaugurato a Vicenza la sera del 23 settembre, giorno in cui Paolo Rossi avrebbe compiuto 68 anni, il murale dedicato all’indimenticato campione e realizzato sulla facciata della torre Everest, l’edi-
ficio più alto della città, dal celebre street artist brasiliano Eduardo Kobra. L’opera, che omaggia il fuoriclasse vicentino, è parte del progetto “Il mio nome è Paolo Rossi”, organizzato dall’associazione culturale Wallabe e dall’azienda Imprendo.
Durante l’evento, il sindaco Giacomo Possamai ha sottolineato l’importanza simbolica del murale per la città di Vicenza: «L’edificio più alto della città da oggi sarà dedicato per sempre a Paolo Rossi. Nel giorno del suo compleanno, poi, ha un valore speciale per Vicenza e per i vicentini. Siamo ve-


ramente contenti. È stato un percorso lungo e pieno di ostacoli, ma è bello essere arrivati fino in fondo. Oggi tutta la città è in festa, perché abbraccia quello che è stato uno dei suoi più grandi campioni».
La scelta della maglia: l’oggetto delle critiche
Nonostante l’entusiasmo generale, il murale non ha mancato di suscitare polemiche sulla scelta della maglia indossata da Pablito nella sua raffigurazione. Molti vicentini si sono chiesti perché, in un omaggio a un giocatore così legato alla città e alla maglia del Lanerossi, Rossi sia stato dipinto con la maglia della nazionale italiana e non con quella del Vicenza. Le critiche hanno ricordato come, in casi simili, come nel murale di Diego Armando Maradona a Napoli, il secondo monumento più visitato d’Italia, il campione argentino sia raffigurato con la maglia del Napoli, a simboleggiare il forte legame con la città partenopea.
In un post sul suo social SportVicenza Noaro, il noto commentatore tv vicentino Fabio Noaro ha sollevato la questione: «Bello il murale di Pablito. Però qualcuno mi spiega perché con la maglia dell’Italia e non con quella del Lanerossi a Vicenza? Anche Maradona, un monumento calcistico, il suo murale nella città partenopea veste la maglia del Napoli e non dell’Argentina!». Si tratta di un interrogativo che ha trovato eco tra non pochi tifosi biancorossi, tra cui anche quella del calciatore Giuseppe Lelj, che avrebbero preferito vedere Paolo Rossi rappresentato con i colori che più lo legano alla città, quelli del 'vecchio e glorioso' Lanerossi Vicenza. L’omaggio di Eduardo Kobra… a se stesso?
Il murale è stato realizzato da Eduardo Kobra, street artist brasiliano noto per i suoi lavori iconici e dai colori vivaci, celebre per le sue opere ispirate a figure storiche e
grandi personaggi del passato e del presente e che ha voluto rappresentare Pablito in un suo momento di gloria, esultante dopo un gol, con la maglia della nazionale.
Ma anche qui c’è chi fa notare come appaiano ben evidenti, sul collo di Paolo Rossi, i colori giallo verde del Brasile paese di Kobra che ha firmato l’opera anche con quei colori.
Tuttavia, mentre l’immagine di Rossi splende sui muri della torre Everest, il dibattito sulla rappresentazione del suo legame con Vicenza rimane aperto così come avvenne alla presentazione della statua, posta davanti al Menti, che dovrebbe raffigurarlo.
Dovrebbe perché molti non riconoscono nelle fattezze dell’opera la fisionomia del grande Pablito, che, da dove sarà, però, di certo sorride di queste 'ciacole' col suo umorismo rimasto, speriamo, quello toscano…
Murale di Diego Armando Maradona a Napoli
Processo Marlane bis: disposta l’archiviazione per gli indagati, tra cui Antonio
Favrin attuale proprietario del Gruppo Marzotto
Del dramma dei morti della fabbrica vicentina di Praia a Mare VicenzaPiù e ViPiu.it
si sono occupati per anni in solitaria promuovendo anche la pubblicazione del libro di Giorgio Langella “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante”
di Andrea Polizzo
Il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, Carla D’Acunzo , ha disposto il 21 settembre l’archiviazione per gli indagati nel processo Marlane Bis, che in quello precedente, celebratosi dopo decenni dai fatti, aveva coinvolto anche Pietro Marzotto, assolto insieme ad altri esponenti apicali del gruppo.
Ora non andranno dunque a processo Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco, Attilio Rausse, Silvano Storer ed Ernesto Antonio Favrin. Quest’ultimo – lo ricordiamo – è l’attuale proprietario del Gruppo Marzotto, che deteneva lo stabilimento

calabrese negli anni oggetto dei presunti reati contestati. Nel procedimento, con lui, altri dirigenti dello stabilimento tessile di Praia a Mare, in provincia di Cosenza.

Lo stabilimento Marlane Marzotto oggi in un’area profondamente degradata
Il Gip paolano era chiamato a decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del procedimento avanzata nei mesi scorsi dal PM, dopo le relazioni dei consulenti, oppure procedere al rinvio a giudizio delle sette persone indiziate. Gli indagati avrebbero dovuto rispondere delle accuse di omicidio colposo e lesioni colpose derivate, ben 7 anni fa, da nuove denunce presentate alla Procura della Repubblica di Paola da ex operai e congiunti dei deceduti a proposito di una quarantina di morti o ammalati per tumore come conseguenza dell’esposizione a sostanze chimiche utilizzate nei processi di produzione della Marlane.
Per il Gip non ci sono elementi che possano stabilire un nesso tra le patologie tumorali contratte dagli operai che hanno lavorato in quella fabbrica e i materiali usati. Il tribunale, nella sentenza di archiviazione, evidenzia che alla luce delle attività svolte non si ravvisa
la concreta possibilità di ulteriori utili sviluppi nelle indagini, quindi “non si dovrebbe svolgere nessun ulteriore atto di indagine“.
Gli indagati sono stati difesi da un numeroso collegio difensivo costituito tra gli altri dagli avvocati Pietro Perugini, Angelo Giarda, Enrico Giarda, Nico D’Ascola, Guido Calvi, Paolo Sisto, Niccolò Ghedini, Paolo Giacomazzo, Stefano Putinati, Gianluca Luongo, Patrizia Morello, Licia Polizio.
Come riferito da queste pagine in altri articoli, le accuse del Processo Marlane Bis ricalcavano quelle del primo procedimento, conclusosi con l’assoluzione in due gradi di giudizio di tutti gli imputati per tutti i reati che andavano dall’omicidio colposo al disastro ambientale e alla rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.
La decisione del Giudice per le indagini preliminari di Paola potrebbe rappresentare la parola finale sull’intricata ed annosa vicenda.
La vecchia fabbrica Marlane Marzotto a Praia a Mare (Cs)
Archiviazione bis, le motivazioni del giudice: “Nessun nesso causale tra lavoro e tumori”
di Andrea Polizzo
NeIl'mpossibilità di stabilire un legame tra lavoro e tumori: così – in estrema sintesi – il Gip di Paola ha motivato l’archiviazione del Marlane Bis. È di fine settembre – battuta il 21 settembre anche da ViPiù, da sempre attenta alla vicenda così come VicenzaPiù – della decisione del Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, in provincia di Cosenza, Carla D’Acunzo, di disporre l’archiviazione per gli indagati nel procedimento calabrese. Non andranno dunque a processo Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco, Attilio Rausse, Silvano Storer ed Ernesto Antonio Favrin. Quest’ultimo – lo ricordiamo – è l’attuale proprietario del Gruppo Marzotto, che deteneva lo stabilimento calabrese negli anni oggetto dei presunti reati contestati. Nel procedimento, con lui, altri dirigenti dello stabilimento tessile di Praia a Mare. Il Gip paolano era chiamato a decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del procedimento avanzata nei mesi scorsi dal PM, dopo le relazioni dei consulenti, oppure procedere al rinvio a giudizio delle sette persone indiziate. Gli indagati avrebbero dovuto rispondere delle accuse di omicidio colposo e lesioni colpose derivate, ben 7 anni fa, da nuove denunce presen-

tate alla Procura della Repubblica di Paola da ex operai e congiunti dei deceduti a proposito di una quarantina di morti o ammalati per tumore come conseguenza dell’esposizione a sostanze chimiche utilizzate nei processi di produzione della Marlane.
Una quarantina di nuovi morti o ammalati per tumore, dopo gli oltre cento presunti danneggiati, che furono 'tacitati' con un importo concordato a ristoro dai responsabili civili del processo Marlane 1, Eni e Marzotto (QR 1).
Ecco alcuni dettagli che emergono dalla lettura del dispositivo.
Nelle motivazioni della decisione, il Giudice per le Indagini Preliminari di Paola, focalizza, citando la giurisprudenza della Corte di Cassazione, il nodo della questione, che è la dimostrazione certa del nesso causale tra l’esposizione a una determinata sostanza chimica durante il lavoro e l’insorgere della malattia per ogni singolo lavoratore (causalità individuale), anche dimostrando
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La vecchia fabbrica Marlane Marzotto a Praia a Mare (Cs)
con eguale certezza che la malattia non sia provocata da altre cause.
«I principi così espressi – scrive il Gip calabrese – rendono particolarmente serio e vincolato l’accertamento del nesso causale, in quanto di regola, come nel caso che ci occupa, la verifica del nesso attiene a patologie multifattoriali, per cui sarà (oltre al quadro del ragionamento causale descritto) necessario anche dimostrare l’esclusione di cause diverse da quella lavorativa nella causazione dell’evento».
E ancora: «Bisogna quindi accertare che quel determinato lavoratore sia stato esposto in quel determinato modo a quella determinata sostanza, di cui sia accertata natura, caratteristiche e quantità, e che in quel contesto determinato a livello spazio-temporale, nel detto lavoratore, quella esposizione abbia causato la malattia, escludendosi altre possibili cause della stessa».
Non solo. Sempre in base alla giurisprudenza consolidata, il Gip ha tenuto in conto anche il confronto tra il periodo di iscrizione degli indagati e il periodo di lavoro del singolo lavoratore, concludendo che: «Invero, il lasso temporale che incorre tra l’attività prestata (o la cessazione dell’attività) e la ritenuta insorgenza della patologia è talmente ampio da escludere in radice alcuna prognosi di condanna, anche se si dimostrasse l’utilizzo di quella determinata sostanza da parte di quel determinato lavoratore astrattamente causativa della malattia specificamente sofferta dal detto lavoratore, perché in un lasso temporale così ampio sarebbe impossibile escludere, con oggettività giuridica, il concorso di altre cause a determinare o accelerare la causazione, in termini giuridicamente rilevanti come chiarito, della malattia. E anche laddove non emerge questo rilevante intervallo, in ogni caso mancherebbe tutto quanto ne-
cessario a ricostruire la causalità individuale, non fuoriuscendosi dal mero giudizio (anch’esso per nulla scontato) della causalità generale, non sufficiente a provare il nesso causale del caso concreto».
Ha inoltre pesato per il giudice, richiamando l’articolo 408 del cpp (Richiesta di archiviazione per infondatezza della notizia di reato) quanto stabilito dalla sentenza irrevocabile del Processo Marlane 1, della quale le opposizioni hanno avanzato una lettura diversa.
Inoltre, le investigazioni svolte nell’ambito del secondo procedimento, oggetto come detto di archiviazione, non forniscono alcun sostegno all’ipotesi accusatoria, non consentendo in alcun modo di formulare un giudizio di causalità individuale. Compresi – si legge nella decisione – la documentazione tecnica, le dichiarazioni acquisite e l’incidente probatorio svolto.
«La sentenza di primo grado del giudizio che ha già interessato responsabili e dipendenti della industria Marlane evidenziava che sia il dato storico che il dato tecnico fossero viziati sin dall’origine, per impossibilità di ricostruire nel tempo e nello spazio le condotte di lavoro, non potendosi, in assenza di dati storici e tecnici certi, ricostruire quanto occorso per deduzione.
Come chiarito ed emerso, inoltre, l’attività dell’azienda cessava nell’anno 2004, avendo già nel 1997 avuto una significativa battuta di arresto, per la chiusura dei reparti di tintoria. Se i prelievi e gli accertamenti fatti negli anni 2006 e 2007 nulla hanno potuto riferire in punto di imputazioni quali quelle qui in esame (si evidenziava, invero, come la distanza temporale dai fatti non consentisse alcun accertamento in termini di certezza, tenuto conto anche delle modificazioni del contesto indagato), ancor meno sarebbero in grado di dire oggi, alla luce anche degli esiti degli accertamenti proprio operati nel presente procedimento, a distanza di molti anni dalla chiusura dello stabilimento».
È sulla base di queste ultime considerazioni che il giudice ha ravvisato la mancanza di opportunità di svolgere ulteriori indagini, poiché «nulla aggiungerebbero alle risultanze descritte e alcun elemento utile apporterebbero rispetto alla ricostruzione della vicenda in esame».
Tenuto conto di tutto ciò, quindi, D’Acunzo ha disposto l’archiviazione del procedimento preliminare ribattezzato sin dall’inizio “Marlane Bis” (sono serviti 7 anni, ndr) e ha ordinato la restituzione degli atti al Pubblico Ministero.

Il tribunale di Paola (Cs)
Premio Città di Vicenza: premiare il presente, promuovere il futuro
Abbandonata a fine Anni’ 90, torna la tradizione di riconoscere il merito ai vicentini che hanno fatto e fanno grande Vicenza. Nel giorno-simbolo, l’8 settembre, e in uno dei monumenti-simbolo, il Teatro Olimpico, della città, il sindaco ha consegnato 24 medaglie d’oro e 14 targhe d’argento a personaggi e associazioni benemerite
di Federica Zanini
Èla solita, vecchia domanda: è più bello ricevere o fare un regalo? Lo stesso vale per i premi e, almeno da quanto è parso nel corso di una partecipata cerimonia al Teatro Olimpico lo scorso 8 settembre (non una data qualunque per la città), sembrerebbe vincere la seconda...
Il sindaco Possamai e la sua giunta, con determinazione e un lungo lavoro di ricerca, sono riusciti a realizzare l’intento – annunciato con delibera consiliare lo scorso marzo – di recuperare la storica tradizione, abbandonata
sul finire degli Anni ‘90, di riconoscere in modo organico cittadini e associazioni dai meriti speciali verso la comunità. Negli Anni ’80 e ’90 il Comune ha assegnato ben 26 medaglie e 41 targhe a nomi illustri, tra cui spiccano quelli di Goffredo Parise e Giuseppe Roi, ma anche di politici, benefattori, sportivi, artigiani, religiosi e quelli di associazioni culturali e di volontariato. «Una città, per essere tale, deve avere una propria identità –ha motivato Possamai – e questa identità la costruiscono le persone, i suoi cittadini. Alcuni più di altri» La prima, nuova edizione del Premio Città di Vicenza non poteva che

risultare assai nutrita: 24 medaglie e 14 targhe, quasi a recuperare il tempo perduto. D’altro canto – ha sottolineato con orgoglio Possamai all’Olimpico – «è impressionante quanta varietà, passione e qualità si riscontri tra noi». La cerimonia, condotta dal giornalista e memorialista Antonio di Lorenzo e intervallata dalle esibizioni del quartetto d’archi dell’Associazione Musicale Archicembalo Ensemble, ha visto succedersi sul palco personaggi meritevoli e disparati, dalle personalità diversissime ma tutte travolgenti.
Le medaglie d’oro sono state consegnate a:

Argia Laurini
Cleto Munari
VicenzaPiùViva
Argìa Laurini
Una delle più grandi attrici del Novecento (e non solo), cresciuta con il faticoso, insostituibile teatro viaggiante, fondatrice de La Piccionaia-I Carrara, ancora oggi -con il Teatro Astra e molto altro- linfa culturale per la città. Brillantissima 94enne ancora piena di brio e di progetti, ha ricordato che «se i sogni fossero realtà, non distingueremmo il sonno dalla veglia»
Lino Dainese
Fondatore del celebre omonimo marchio, che ha rivoluzionato il concetto di sicurezza con le protezioni e da ultimo con il suo famoso airbag per motociclisti -brevettato nel ’79 e ispirato al carapace di un’aragosta- che sta avendo importanti applicazioni anche in campo sanitario, nello sport e nella sicurezza sul lavoro. Dopo aver sottolineato che il futuro si vede negli artisti e nei giovani, fucine di creatività, Dainese ha dichiarato la sua gratitudine per tutti i suoi collaboratori: «Le idee mi vengono facili, è vero, ma mi affido a chi ne ha le competenze per realizzarle. La mia forza è la squadra»
Don Lino Genero
Il top della modestia l’ha toccata il religioso, simbolo della genuina passione per l’educazione e la promozione dei giovani, cui si riconducono innumerevoli iniziative, ma in particolare il Movimento Studenti e Giovani in Cammino. L’ideatore del concetto di campo scuola, che ha fatto crescere ben tre generazioni di vicentini ha ammesso che non si aspettava il premio e che, nonostante la sua natura assai riservata, ha preso parte alla cerimonia «per tutti coloro che mi hanno accompagnato in questi oltre 60 anni». Ma soprattutto ha voluto -in tempi di cronache terribili- spezzare una lancia a favore dei giovani, sottolineando che per sostenerli abbiamo bisogno di adulti capaci.
Cleto Munari
Una personalità forte ed estrosa, come preannunciato dalla mise total white, il rinomato designer che ha portato il nome di Vicenza (sua città fin da bambino) in tutto il mondo è apparso perfettamente a proprio agio sotto i riflettori.

Nonostante le migliaia di creazioni dallo stile unico e innovativo esposte in 110 musei del globo, Munari ha parlato con semplicità e ironia del suo percorso artistico e in particolare del rapporto - all’inizio non facilissimo – con il suo mentore Carlo Scarpa, ma anche delle collaborazioni con i grandissimi del Novecento, da Giò Ponti a Ettore Sottsass, da Vico Magistretti ad Achille Castiglioni, e degli incontri che lo hanno segnato, primo fra tutti quello con Andy Warhol. «Più che designer, mi sento mestierante. Sono sempre in cerca di nuove sfide». E pare che ora a stimolarlo siano… gli occhiali. Ne vedremo delle belle.
Le targhe d’argento di riconoscenza a cittadini e associazioni sono andate invece a:
Mario Calderale
Premio alla memoria per il re del cinema a Vicenza, scomparso lo scorso anno e rappresentato all’Olimpico dal figlio Sergio, prodigo di ricordi sia professionali che familiari. Con il Cinema Odeon, negli Anni ‘60 ha fuso la cultura cattolica e quella laica in nome della settima arte. Fondatore di Segnocinema, una delle più importanti riviste del settore in Italia, quello che Di Lorenzo ha ribattezzato «il terzo fratello Lumière» era si, inevitabile il gioco di parole,
un luminare del cinema, ma aveva generosità, umiltà e una grande carica umana. «Era schivo -ricorda il figlio Sergio- per lui contava di più il progetto dell’artefice»
Professor Fernando Rigon Forte Premio per la cultura a chi è stato direttore dei musei vicentini, profondo innovatore delle strutture sia in fatto di organizzazione che di rapporto con la città. Una città che grazie a lui ha preso consapevolezza del suo pregevole patrimonio. Uomo di straordinaria cultura, sul palco parla con semplicità ed efficacia, oltre che con sottile ironia. «Mi sono trovato nel ruolo del topolino di campagna – ha detto – che si reca in città e si trova davanti un magazzino straripante di preziose derrate». Oggi vicepresidente del comitato scientifico del Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio, si è dichiarato emozionato per la location della serata, che «ti riceve sempre, ma non si degna mai»
Presenza Donna Premio per le donne al centro di documentazione e studi delle suore Orsoline, composto da una sessantina di donne e uomini, religiosi e laici, a promozione delle donne nelle loro specificità, capaci di fornire un contributo determinante alla vita ecclesiale come a quella civile. «È questo che intende il Papa quando dice che
Lino Dainese
occorre smaschilizzare la Chiesa -ha precisato la presidente suor Elisa Panato- Da 25 anni noi studiamo e lavoriamo per superare le discriminazioni e l’inclusività. Occorre rivedere la distribuzione dei ruoli».
Susanna Martucci
Premio per l’innovazione, perché con la sua azienda Alisea viaggia già nel futuro, combattendo gli sprechi del presente. La sua mission è recuperare gli scarti senza crearne altri, per farne oggetti di design. Idee, creatività, stile dietro cui si celano studi e tecnologie «rivoluzionari». Sua è la celebre Perpetua, la matita senza legno che non finisce mai e che si illumina pure, con cui ha salvato 70 tonnellate di grafite (e in difesa del cui brevetto ha citato nientemeno che Apple). Con la sua tutt’altro che magica bacchetta trasforma anche bucce di pomodoro in candele, alettoni di elicotteri in agende, scarti di elettrodi in tappi per bottiglie… e tanto altro. «Basta, anzi bisogna ragionare in modo diverso» esorta dal palco. Insomma, yes we can, ma soprattutto yes we must.
Cooperativa Insieme
In 45 anni è stata esempio, sprone e motore per la città, in cui ha diffuso la filosofia della seconda possibilità, per le cose e per le persone. Il premio per la sostenibilità è stato ritirato dalla presidente Marina Fornasier, che ha dichiarato: «Con 200 persone coinvolte nel nostro progetto delle 4 A (Abitare la città come un bene da coltivare, Accoglienza alle persone nella realtà lavorativa, Ambiente con la sensibilizzazione all’ecosostenibile e Autogestione attraverso attività di riuso e riciclo) e un fatturato di 4 milioni di euro, siamo una spremuta vicentina, che fa girare l’economia». E che fa storia, visto che l’Europa sta studiando (e copiando) il modello Vicenza.
Ivan Bigarella
La sua è una penna non solo brillante, ma «animata». Con in curriculum collaborazioni con le principali case

editrici italiane per bambini e ragazzi, il destinatario del Premio Città di Vicenza per l’arte è oggi uno dei più importanti illustratori di casa Disney e insegna alla Scuola internazionale di comics a Padova. Un talento, una passione certo, ma soprattutto tanto meticoloso lavoro, anche 12 ore di fila. Appassionato di Paperon de’ Paperoni, è intrigato da Topolino, che -spiega- nella sua perfezione è difficilissimo da disegnare senza trasfigurarlo. Brillante, vivace e sognatore, solleticato da Di Lorenzo ha immaginato Vicenza come Paperopoli, dove vivrebbe di diritto un tal Paper Andrea Palladio. Matteo Cibic
Vicenza è la sua culla da 15 anni e qui, dichiara, trova ispirazione continua. Si dice che da piccolo volesse fare il Papa, ma poi è stato folgorato da altre luci interiori. Attento ad approfondire filosofia e antropologia, il designer lavora con aziende di tutto il mondo ed espone nelle sedi più prestigiose. Per lui creatività è «rendere gioiosi e divertenti oggetti che sono inutilmente noiosi». Sostiene che l’artista abbia la responsabilità di guardare avanti e cita Jules Verne, che inventò scenari poi divenuti realtà. Quanto ai suoi di sogni, afferma: «Affido a grandi ar-
tigiani il compito di realizzare le mie idee. A Vicenza e Provincia si può davvero realizzare qualsiasi cosa perché qui ci sono capitale umano ed economico, ma anche la capacità non scontata di mettersi in gioco»
Federica Del Buono Premio per lo sport alla campionessa di atletica, rinata dopo cinque anni passati a curare gli infortuni che le sono capitati. Figlia d’arte, la trentenne è grande esempio di resilienza, insegna a non mollare mettendolo in pratica con nuovi primati: quarta sui 10 mila metri e settima nei 5000 alle Olimpiadi di giugno e primatista nazionale dei 1500 metri proprio un paio di mesi fa, più altre soddisfazioni nella sua rinascita atletica. Ma non le basta. «Non è sufficiente non farsi sconfiggere dagli infortuni e mettercela tutta per guarire, è importante capire che cosa ti sta succedendo, per aiutare te stesso e anche gli altri». Ecco perché, laureata in scienze motorie, è iscritta a un master in osteopatia.
A fine cerimonia il sindaco Possamai ha concluso con orgoglio: «Vicenza ha un glorioso passato e sono certo che il futuro sarà ancora migliore» Grazie ai vicentini.
Ivan Bigarella
Porta Nova Incontra’. Un apostrofo che fa la differenza
Di Federica Zanini
Dopo le visite straordinarie dello scorso gennaio organizzate dal FAI, il portale della ex Chiesa di Santa Maria Nova -attribuita al Palladio e, in seguito alla sconsacrazione da parte di Napoleone, adibita a più usi civici e militari, tutti indegni della sua bellezza, per quanto depredata- è tornato ad aprirsi questa mattina per accogliere, nel più consono e rappresentativo dei luoghi, le iniziative di Porta Nova Incontra’. Un riuscito gioco di parole quell’apostrofo, che tradisce subito l’obiettivo e la filosofia alla base della manifestazione, di quartiere, nel quartiere ma per la città, in calendario da domenica 22 settembre fino al 1° dicembre prossimo: fare incontrare, la gente di questo e di altri quartieri, le diverse generazioni, il passato e il futuro, i vicentini e le loro istituzioni. Una nuova proposta culturale, un nuovo segno (ed esempio per altre realtà) di collaborazione tra cittadini e amministrazione, con un programma fitto, intenso, multi-sfaccettato ma soprattutto appassionato, alla cui concretizzazione si è arrivati fondendo tante teste e tanti cuori. Uno strumento, efficacissimo, di rigenerazione urbana che punta a rivivificare appunto il quartiere di Porta Nova, piccolo borgo-gioiello scaligero nella città, chiuso tra le antiche mura e il centro storico e

desideroso invece di aprirsi, di svelarsi in una veste nuova e vibrante. Porta Nova Incontra’ nasce da un’idea dello Studio Gabbiani a inizio di quest’anno, attorno alla quale si è subito creato un gruppo spontaneo di lavoro. “Un’idea che in realtà mi si è affacciata -ha specificato l’architetto Marcella Gabbiani– in tempo di Covid, quando girando per
le strade vuote di quello che allora era come tutti un quartiere-fantasma, ho avuto modo di osservarlo, di esplorarlo, di farlo ancora più mio”. Dalla rinnovata consapevolezza di quanta meraviglia e tipicità si nascondesse dietro corso Fogazzaro, a ridosso delle mura, è nato l’impulso a scuotere la zona e i suoi
La Chiesa di Santa Maria Nova, dove è stata presentata la rassegna (foto Zanini)
Bella Vicemza
abitanti da un torpore non imputabile solo alla pandemia.
A coordinare il team verso questo primo, decisivo passo verso la rinascita è stato il consigliere comunale, presidente della Commissione Cultura, Massimo Bardin, che l’Assessore alla Cultura Ilaria Fantin ha ringraziato per aver sposato le intenzioni dell’amministrazione nel fare rete nel territorio, “mettendo a sistema un pensiero” e rivolgendosi a un target nuovo. E proprio per il coinvolgimento dei giovani ha ricevuto anche il plauso dell’Assessore alle Politiche Giovanili, Leonardo Nicolai. “Le nostre due parole d’ordine -ha ribadito Nicolai, sottolineando ancora una volta l’assoluta volontà di esserci da parte delle nuove generazioni- sono protagonismo e spazi, esigenze primarie per i giovani, e con questa rassegna si soddisfano entrambe”.Al consigliere Bardin premeva sottolineare che Porta Nova Incontra’ è un’iniziativa di quartiere fino a un certo punto, non solo perché l’idea è di essere coinvolgente e attrattiva per l’intera città, ma perché si auspica che possa essere da traino per altre realtà urbane vicentine. La rassegna, che parte appunto domani e animerà tutti i weekend (ma non solo) da qui al 1° dicembre, prevede un fitto carnet di eventi diversi tra loro: dai


concerti a San Rocco e nella chiesa di Santa Maria Nova, alle guide turistiche, passando per sedute di yoga, momenti di benessere, teatro, una mostra fotografica, un convegno sulla storia e la rinascita del quartiere, laboratori e mercatini (compreso quello di Natale). “Sono convinto -ha dichiarato il consigliere Bardin– che la cultura, in tutte le sue declina-
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zioni, artistiche e artigianali, possa essere il principale motore per la rigenerazione degli spazi urbani”. Piene di gratitudine e di entusiasmo le parole del Maestro Francesco Erle, direttore della Schola San Rocco: “E’ un’emozione trovarmi a Santa Maria Nova e sapere di portarci i giovani -ha detto- perché significa futuro, in contrasto all’effimero. Non c’è nulla
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La Chiesa di Santa Maria Nova, interno (foto Zanini)


di più effimero di un coro fatto di volontari, eppure ci siamo da trent’anni e continuiamo a portare avanti la stessa idea: la musica sacra parla di temi attuali, di tutti i giorni, che ci toccano tutti”. Non a caso, il libretto delle Matinée con La Schola si intitola “Il pensiero connesso di Vivaldi, Bach e Tartini”, con composizioni che parlano di fiducia, impegno e speranza, e alla rassegna parteciperanno 3 giovani gruppi provenienti da conservatori veneti.
Tutti pronti e tutti carichi, dunque, gli organizzatori, i protagonisti e i sostenitori di Porta Nova Incontra’. Tra questi ultimi, oltre alla già citata amministrazione comunale e allo Studio Gabbiani, l’ex presidente della Commissione Cultura del Comune di Vicenza Caterina Soprana, le associazioni Come un Incantesimo e Solaris, Società del Quartetto, Orchestra del Teatro Olimpico, CSV (Centro Servizi per il Volontariato), Theama Teatro, Interno Verde, Fondazione Bisazza, L’Ideazione e tanti altri. Dopo l’anteprima di domani con il Laboratorio bicicletta fiorita presso Campagna Amica in corso Fogazzaro, domenica si entra nel vivo con Fancy Women Bike Ride, la biciclettata creata dalle donne all’insegna di creatività, libertà e bellezza, in partenza alle 18 proprio dalla chiesa di Santa Maria Nova per poi unirsi al gruppo di Ruotalibera, che si muoverà sempre alle 18 ma da piazza Matteotti.

Gli organizzatori presentano Porta Nova Incontra’ (f. Zanini)
Il calendario completo della rassegna (QR 2) si può consultare nell’agenda eventi VIVA (QR 2).
Bella Vicemza
Viaggio fra misteri e leggende della Valle
dell'Orco di Torrebelvicino e Recoaro Terme
Come raggiungere la meta di questo mese, come scoprirla a piedi,
cosa e dove mangiare
di Marta Cardini
PPercorso 13- Sentiero Brunelli: è stato chiamato “La Valle dell’Orco” da qualche anno a questa parte perché lo scrittore Umberto Matino vi ha ambientato un noto romanzo giallo, proprio intitolato "La Valle dell'Orco".
Per arrivare a questa meta, da raggiungere questo mese un sabato o una domenica o quando volete, partendo, per esempio, da Vicenza si raggiunge in auto Torrebelvicino, a quasi 5 km a nord di Schio, e si raggiunge il Ponte delle Capre. Ci troviamo nel territorio che circonda Contrada Manfron. Questo percorso somma il Percorso 11 - Sentiero di Mondonovo al Percorso 12 - Sentiero del Cengìo, avendo come cardine Contrada Manfron, i Brunelli del romanzo.
La prima parte di questo percorso corrisponde a quella del Percorso 11. Partendo da Ponte delle Capre, attraverso le Contrade Rizza e Casarotti si arriva a Contrada Manfron. A questo punto si prende il Percorso 12 che ha come punto di partenza il salizo di questa contrada. Completato il Percorso 12 e ritornati a Contrada Manfron, si prende la seconda parte del Percorso 11 scendendo verso Contrada Mondonovo. Da qui, passando per Contrada Sagno, si riguadagna il Ponte delle Capre.
Si tratta di una zona, un percorso naturalistico di Torrebelvicino, che è affascinante per i panorami rurali,

i torrenti, gli affreschi e i capitelli votivi. Oltre alla bellezza ambientale di questo luogo, si celano molte leggende. Ecco perché anche Matino nel suo romanzo racconta di morti misteriose, personaggi caratteristici e ripercorre l'origine cimbra della Val Leogra. Dalla Valle dell'Orco è facilmente raggiungibile anche la suggestiva Contrada Mondonovo. Sembra che la Valle dell'Orco venga chiamata così sia sul versante di Recoaro Terme, sia sul versante di Torrebelvicino. Tant'è che i recoaresi ne hanno ricavato una leggenda.
«Questa leggenda ha inizio molti anni fa, in una valle tetra e tenebrosa che mette paura anche agli uomini più coraggiosi - si legge sul sito della Chiamata di Marzo -. L'acqua, scendendo dalla vecchia montagna, crea dei mormorii e dei sussurri da far rabbrividire anche il cuore più in-
durito. È da questi mormorii, da questi sussurri e da qualche masso che cade perché mosso dall'acqua, che i nostri antenati credevano di sentire l'Orco».
L'Orco, secondo le immagini paurose di questi avi, era un uomo dalla corporatura enorme, la sua forza era qualcosa di spaventoso, poiché poteva smuovere e far rotolare grossi massi. Tutte queste cose avvenivano solamente di notte. Durante il giorno non accadeva nulla.
Gli antichi abitanti credevano in tutto quello che sentivano. Per questo motivo, ogni cosa che si muoveva era, per loro, un essere immaginario in cui bisognava credere.
Si credeva anche, che chi calpestasse l'impronta dell'orco non potesse muoversi, fino a quando non fosse arrivato il nuovo giorno. Questa leggenda, "la xe na storia de sti ani" che veniva raccontata ai bam-
Una casa della Contrada Mondonovo (Foto gentilmente concessa da Dario Favrin)
Week end in tour

bini, dicendo loro di non uscire di casa alla sera e stare buoni altrimenti veniva l'orco a portarli via... Mentre il romanzo "La Valle dell'Orco" di Matino racconta di Aldo Manfredini, un giovane medico stanco della vita cittadina, che decide di andare ad abitare in una contrada montana, nel bel mezzo delle Prealpi Venete. Riesce facilmente ad integrarsi in quella piccola comu-
nità composta da anziani montanari e si adegua volentieri agli antichi ritmi della vita contadina. I suoi nuovi compaesani hanno fama d'essere ombrosi e bruschi, rovèrsi, ma lui si sente ben accolto, come a casa propria. L'atmosfera di serena vita agreste che si respira lassù viene offuscata da un tragico incidente che provoca la morte di un vicino. Non credendo alla casualità di
quanto accaduto, Aldo inizia un'indagine discreta, aiutato dall'ex parroco del paese. Per fissare meglio le proprie riflessioni, le scoperte e i dubbi cominciano inoltre a scrivere un diario. Via via che scava nel passato remoto di quella valle e di quella gente, gli incidenti misteriosi e le morti si moltiplicano e lui si rende conto che potrebbe rimanere travolto dagli avvenimen-
Caratteristiche del percorso. | Partenza: Ponte delle Capre
Durata: 5 ore e 45 minuti ca. | Distanza: 15,8 chilometri | Dislivello: 550 metri
Cosa e dove mangiare
Se vi trovate nel versante di Recoaro Terme, la specialità tipica sono gli “gnocchi con la fioreta”, un piatto tipico che riassume il sapore della malga di montagna e dell'alpeggio. La fioreta è una ricotta semiliquida e cremosa, color perla, dal retrogusto lievemente acidulo, ottenuta non scolando completamente il siero del latte. Si chiama così perché è il fiore del latte, il primo affioramento dopo la mungitura. Si possono gustare in quasi tutti i ristoranti e le trattorie di Recoaro.
Questa specialità di può trovare, oltre che in alcuni “ristori”, alla centralissima “Locanda Seggiovia”, vicino all’ovovia in centro paese.
Se vi trovaste sul versante di Torrebelvicino, potreste fermarvi a mangiare in qualche trattoria con barbecue o in qualche bruschetteria.
Non sono vietate, anzi…, le merende al sacco da godersi durante la camminata… tanto più che è sempre consigliato portarsi uno zaino leggero con acqua, sempre necessaria, e, se volete, cibo o spuntini
ti. Aldo, infatti, muore e il suo diario diventa la cronistoria dell'indagine, una specie di "messaggio in bottiglia" che verrà raccolto dal suo unico amico rimasto in città, l'ingegnere Carlo Zampieri. Molte sono le domande alle quali Carlo dovrà trovare risposta, la prima delle quali riguarda proprio il suo amico: Aldo si è suicidato, come sostengono i carabinieri, o è stato assassinato? E se è stato ucciso, chi è il colpevole? Cosa ha trovato di così importante da lasciarci la vita? Le risposte sono ovviamente contenute nel giallo di Matino.
Per la durata della “scoperta”, in mancanza di tempo o per godersela in un paio di volte, magari anche per motivi di diverse abitudini a camminare si può ovviamente anche scegliere di fare il percorso 11 e poi il percorso 12. A voi la decisione di come godere di questo percorso naturalistico da… giallo.
Paesaggi e sculture sorprendenti nella Valle dell'Orco (Foto gentilmente concessa da Dario Favrin)
Diario Libero, Turi Parise racconta nel suo libro la sua vita tra successi imprenditoriali e passione per il giornalismo
di Giulia Matteazzi
"Diario Libero – La vita meravigliosa di un imprenditore giornalista” (Vicenza, Editrice Veneta, 2004, 176 pp., € 18,00. Si trova da Galla) è un libro autobiografico scritto da Turi Parise (Editrice Veneta, 17 pagine, 18 euro), ndr) imprenditore di successo con il pallino per il giornalismo, che all’età di novant’anni ha deciso di mettere nero su bianco la sua storia, sia nel mondo del lavoro, sia nel privato. Un raccontare intenso e affascinante. Del resto, i novant’anni vissuti da Parise, tra il 1933 e il 2023, sono quelli che hanno cambiato il mondo. E Turi Parise ha vissuto i cambiamenti in prima persona e quasi mai da spettatore. Lui la realtà ha sempre voluto vederla da vicino, per capirla, per studiarla, per raccontarla agli altri o per provare a cambiarla. Non si è mai accontentato, non si è mai fermato, nemmeno adesso è fermo.
E il libro somiglia a lui. Un diario libero in cui ogni pagina offre mille spunti di approfondimento.
Il susseguirsi dei capitoli non segue esattamente l’ordine cronologico, procede per lo più per analogie, per associazioni di idee, per pensieri presi al volo, soprattutto nella prima parte.
Ma va bene, anzi la lettura risulta naturale. Si legge del piccolo Turi che vive il dramma della guerra con l’inconsapevolezza della sua età, benché le bombe a spillo abbiano colpito da vicino anche la sua famiglia,
del giovane Turi che a scuola inizia le prime collaborazioni con i giornali, inizialmente per l’orgoglio di leggere il suo nome stampato, poi con sempre maggiore consapevolezza, cura, attenzione e sana ambizione (più avanti arriverà il tesserino da giornalista pubblicista). Ogni tanto il narrare di Turi torna al passato, alla vita dei genitori ad inizio secolo, o dei nonni, toccando gli ultimi decenni dell’Ottocento. Poi le pagine riprendono il filo del discorso e si torna agli anni quaranta, alle maestre di scuola, ai primi amori, poi il servizio militare, il lavoro, l’avventura imprenditoriale, iniziata con grandi idee e poca disponibilità economica, ma che ha dato frutti importanti.
Il diario racconta anche di Lotta Continua, del potere operaio, delle fabbriche occupate. Sono poche pagine asciutte, drammatiche per certi versi, che spiegano forse meglio di mille dossier come fossero vissuti quegli anni.
Il racconto poi prosegue su toni leggeri con i racconti di viaggio. Tanta Europa, poi gli Stati Uniti, l’Egitto, il Giappone, la Russia… Sono le pagine più colorate, arricchite da fotografie e spesso accompagnate da aneddoti divertenti. Turi viaggia molto, per svago o per lavoro o unendo le due situazioni, e ogni viaggio per lui è sempre occasione di crescere, scoprire, imparare. Continuano anche le avventure professionali, le storie famigliari, i figli, la passione per il ballo, qualche incontro con celebrità… davvero ogni

capitolo testimonia una vita piena e intensa. E in ogni momento si percepiscono le due anime di Turi: quella imprenditoriale, con la fabbrica che cresce, la ricerca di nuovi mercati, le innovazioni, i brevetti, il passaggio generazionale seguito con attenzione, e quella dello scrittore giornalista, mai sopita né accantonata, che si esprime anche nella realizzazione del giornale dell’Ordine dei Periti Industriali, oltre che in collaborazioni continue sia con la stampa locale sia con quella nazionale.
Nella corposa appendice si trova una vasta selezione degli articoli pubblicati da Turi nel corso degli anni, che fanno del diario libero di Turi Parise quasi un diario del mondo. Del resto l’autore lo sa bene e lo spiega anche nella sua breve introduzione: “La storia è un lungo intreccio di piccoli frammenti di cronaca quotidiana, tasselli che tutti insieme costituiscono il disegno delle nostre vite.”
Turi Parise
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