VicenzaPiù Viva n. 4, 21 agosto 2024

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VicenzaPiùViva Nuova serie, n. 4 / Mensile - 21 Gennaio 2024

€ 4,00 con gli speciali

A Vicenza c’era la Celestina. Ora le escort sono 1.100. Le analisi e l’intervista a un’italo brasiliana

23 Luglio 2015 Anno X n. 6

Vicenza Più

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Enigmi, storie, radici, farse, drammi, personaggi: vita vecchia, nuova e futura - powered by ViPiu.it

TecnologicaMente VicenzaCool

MAGAZINE

Celestina la Mata Hari di Vicenza

Vicari e Schiavo: “osto” e grappaiolo a modo loro

Caracol Olol Jackson: no profit di lotta, lavoro e cura

Cold case: ecologista Pretto ministro Bisaglia

Zaramella: il medico a capo dei consiglieri



in Ve ne z i a dal 1857 Venezia, Piazza San Marco, +39 041 523060

Vicenza, Corso Palladio, +39 0444 546313

salvad o r i di am o ndat e l i e r. co m


agsm aim informa Dal 1° gennaio 2024 è definitivamente cessato il servizio di tutela gas per i clienti domestici non vulnerabili (famiglie e condomini). Per quanto riguarda, invece, la fornitura di energia elettrica, la fine del servizio di maggior tutela per i clienti non vulnerabili avverrà a partire dal 1° luglio 2024. I clienti domestici vulnerabili con fornitura di gas ed energia elettrica potranno continuare a essere invece serviti a condizioni contrattuali ed economiche definite e aggiornate dall'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA).

Per i clienti con fornitura gas Cosa è successo dal 1° gennaio 2024? Dal 1° gennaio 2024 è definitivamente cessato il servizio di tutela gas. Tutti i clienti che a fine 2023 avevano ancora un contratto attivo nel servizio di tutela gas, a seguito di specifica comunicazione ricevuta dal proprio fornitore, da gennaio sono serviti alternativamente: - Alle condizioni del Servizio di Tutela della vulnerabilità se rientranti nella categoria “Vulnerabili”; - Alle condizioni di libero mercato se hanno aderito a una delle offerte di libero mercato; - Alle condizioni dell’offerta PLACET (Prezzo Libero a Condizioni Equiparate di Tutela) ossia un’offerta con caratteristiche stabilite dall'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, nel caso in cui il cliente, rientrante nella categoria “non vulnerabile”, non abbia fatto alcuna scelta.

Se non l’ho fatto posso ancora aderire a una delle offerte del mercato libero? È sempre possibile aderire a una nuova offerta del mercato libero di AGSM AIM Energia indipendentemente dalle condizioni economiche in vigore a gennaio 2024; per l'attivazione sono necessari almeno 30 giorni dalla richiesta.

Qual è il contratto AGSM AIM con le migliori condizioni a cui posso aderire? Al momento, come è possibile verificare dal Portale Offerte Luce e Gas messo a disposizione dall’Autorità (www.ilportaleofferte.it), l’offerta di AGSM AIM con le condizioni più vantaggiose è “SPECIAL CASA GAS”.

Cosa devo fare per sottoscrivere un nuovo contratto? Per poter attivare un nuovo contratto basterà contattare AGSM AIM Energia al numero verde indicato in bolletta, oppure recarsi agli sportelli attivi sul territorio.

Quali sono le prerogative per rientrare tra i clienti vulnerabili?

A cosa si fa riferimento quando si parla del mercato di tutela? Il mercato di tutela fa riferimento al servizio di fornitura di energia elettrica e di gas le cui condizioni contrattuali ed economiche sono stabilite da ARERA. Il termine “tutela” sta a indicare che le tariffe vengono definite da ARERA e sono, di conseguenza, le stesse per tutti i clienti a livello nazionale. Il termine non si traduce in una certezza di maggiore convenienza economica rispetto a un’offerta nel mercato libero.

Come posso verificare la mia tipologia contrattuale? Per verificare la tipologia contrattuale, ovvero se si ha un contratto sul mercato di maggior tutela o sul mercato libero, è sufficiente verificare nella prima pagina della propria bolletta.

Per rientrare nella categoria dei clienti vulnerabili è necessario possedere almeno una delle seguenti caratteristiche: trovarsi in condizioni economicamente svantaggiate ai sensi dell’articolo 1, comma 75, della legge 124/17; essere soggetti con disabilità ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104; avere le utenze in strutture abitative di emergenza a seguito di eventi calamitosi; aver compiuto 75 anni.

Come posso autocertificare la vulnerabilità, così da richiedere la fornitura nel servizio di tutela della vulnerabilità? Il cliente che non sia stato ancora identificato come vulnerabile, pur avendone i requisiti, dovrà compilare l’apposito modulo disponibile sul sito www.agsmaimenergia.it e restituirlo firmato per poter essere servito a condizioni contrattuali ed economiche definite e aggiornate dall'Autorità.

Per i clienti con fornitura di energia elettrica nel servizio di maggior tutela Cosa succederà a luglio 2024 con il mercato di maggior tutela per l’energia elettrica? Tutti i clienti non vulnerabili che hanno una fornitura di energia elettrica in regime di maggior tutela e che non scelgono in tempo utile un fornitore sul mercato libero passeranno automaticamente, senza alcuna interruzione di fornitura, al Servizio a Tutele Graduali (STG) con l'esercente di riferimento identificato in fase d'asta. Le condizioni contrattuali ed economiche del Servizio a Tutele Graduali sono definite dall’ARERA anche sulla base degli esiti delle procedure concorsuali.

Cosa devo fare per passare a un nuovo contratto nel mercato libero? I clienti che sceglieranno, come fornitore di libero mercato, AGSM AIM Energia dovranno sottoscrivere un nuovo contratto entro maggio 2024. Per attivarlo basterà visitare il sito www.agsmaimenergia.it, oppure recarsi presso gli sportelli attivi su tutto il territorio.

Qual è il contratto AGSM AIM con le migliori condizioni a cui posso aderire? Al momento, come è possibile verificare dal Portale Offerte Luce e Gas messo a disposizione dall’Autorità (www.ilportaleofferte.it), l’offerta di AGSM AIM con le condizioni più vantaggiose è “PROMO LUCE”.

Posso rimanere all’interno del servizio di maggior tutela? No, non è possibile rimanere nel servizio di maggior tutela, a meno che non si rientri nella categoria dei clienti vulnerabili.

Quali sono le prerogative per rientrare tra i clienti vulnerabili? Sono considerati clienti vulnerabili di energia elettrica i clienti domestici che, alternativamente si trovano in condizioni economicamente svantaggiate (ad esempio percettori di bonus); versano in gravi condizioni di salute tali da richiedere l'utilizzo di apparecchiature medico-terapeutiche alimentate dall'energia elettrica (oppure presso i quali sono presenti persone in tali condizioni); sono soggetti con disabilità ai sensi dell'articolo 3 legge 104/92; hanno un'utenza in una struttura abitativa di emergenza a seguito di eventi calamitosi; hanno un'utenza in un'isola minore non interconnessa; hanno compiuto 75 anni.

Come posso autocertificare la vulnerabilità, così da rimanere nel mercato di maggior tutela? Il cliente servito in maggior tutela che non sia stato ancora identificato come vulnerabile, pur avendone i requisiti, dovrà compilare l’apposito modulo messo a disposizione dell’attuale fornitore del Servizio di Maggior Tutela, per poter continuare a essere servito a condizioni contrattuali ed economiche definite e aggiornate dall'Autorità.


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L'Editoriale VicenzaPiùViva si fa in tre con TecnologicaMente e VicenzaCool, allarga la sua visuale e diventa mensile con più pagine e collaboratori. Per la comunità Di Giovanni Coviello

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rima di tutto buon anno care lettrici e cari lettori di VicenzaPiùViva. E poi tre grazie. Il primo ve lo meritate per il successo che avete decretato ai primi 3 numeri di VicenzaPiùViva cartaceo, per alcuni una follia editoriale; il secondo per l’ottima accoglienza che state riservando ai due speciali TecnologicaMente e VicenzaCool, che alleghiamo anche a questo numero. Il terzo ce lo aspettiamo ora da voi perché VicenzaPiù Viva prova a diventare da bimestrale mensile a partire da fine febbraio e in ogni numero allegherà alternativamente lo speciale TecnologicaMente e VicenzaCool, aggiungendo solo 1 euro a fronte di un numero molto maggiore di pagine e nuovi contenuti, per la cui qualità e quantità la redazione è dovuta crescere. Non a caso è un nostro collaboratore a pubblicare con noi il libro Vicenza, città (quasi) bellissima, di cui scriviamo a pagina 12 di Vicenza Cool. Se, quindi, il vostro grazie sarà quello che ci aspettiamo, insieme a quello crescente degli inserzionisti, VicenzaPiùViva vi accompagnerà con sempre maggior forza nel tenervi informati, in parallelo al lavoro h 24 della nostra testata online i ViPiu.it alias VicenzaPiu.com,

con approfondimenti originali e, spesso, fuori dal coro come assicura la nostra tradizione editoriale. E sarà ancora maggiore l’attenzione a temi che toccano la nostra comunità e non solo (nel n. 3 la Parità di genere, in questo numero le analisi del fenomeno delle escort in città e l’illuminante intervista in esclusiva a una di loro. È così che proviamo ad alzare il tiro per spingere la città a migliorarsi e i suoi rappresentanti, politici e istituzionali, pubblici e privati, a fare sempre di più perché alle loro promesse seguano i fatti. Se la nostra inchiesta sul caso del nuovo gestore dei parcheggi, la GPS, ha portato l’attuale amministrazione comunale a guida Possamai a discutere e ridiscutere con l’azienda il rispetto degli accordi sottoscritti; se il portavoce del sindaco attuale ci ha risposto che sui controlli contrattuali delle pubblicazioni de La città di Vicenza, il trimestrale prima “rucchiano” ora “possamaiano” di Palazzo Trissino, nulla può fare perché erano di competenza del precedente direttore generale (?); se l’attuale direttore (direttrice) generale, Michela Cavalieri non ha risposto alle nostre ripetute domande, confermandoci col silenzio che lo stipendio che percepiva prima in Adacta era inferiore a quello attuale in Comune e che in quello studio professionale non esercitava

 La copertina del libro

Vicenza. Città (quasi) bellissima

le inesistenti funzioni di direttore generale … Beh, se tutto questo è vero, VicenzaPiùViva (e ViPiu.it) sono più che utili, dal 2006, alla città, ma lo saranno ancora di più non trascurando di scandagliare i particolari, come le nomine della vecchia casta in ruoli significativi e, soprattutto, il loro operato, ma affrontando tematiche in cui le voci e le coscienze, entrambe al plurale e pluralistiche, della comunità saranno chiamate a svolgere con più attenzione il loro ruolo di controllo di chi amministra e gestisce, il pubblico e il privato.

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 Volontariato

LaVicenzaPiùViva mia Africa: Suor Piera De Munari, da 50 anni missionaria comboniana racconta la sua avventurosa vita Originaria di Cornedo, la suora 79enne, è stata in paese per le vacanze estive di agosto 2023 ed è poi ripartita per il Sud Sudan. Non a caso in lingua Shilluk era soprannominata “la Svelta”, perché sempre operativa

di Marta Cardini

Sono molto legata a questo territorio”, afferma. “Qui ho trascorso infanzia e giovinezza. Mi piace il paesaggio collinare e sono affezionata alla gente. Ma quando ritorno qui, mi rendo sempre più conto che il mio posto è in missione in Africa”. Ci accoglie così Suor Piera De Munari, missionaria comboniana originaria di Cornedo Vicentino, venuta a passare l’estate in paese per salutare parenti e amici. Nonostante i suoi 79 anni è piena di entusiasmo ed energia, ed è già pronta per ripartire e ricominciare a ricostruire luoghi che sono stati distrutti dalle guerre. Suor Piera colpisce per l’umiltà con cui racconta il suo coraggioso

 La missionaria Suor Piera De Munari

vissuto: dopo 55 anni da suora e 50 anni in Africa, sente di avere ancora molto da dare.

 Alcuni degli alunni della suora

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Suor Piera, come è nata la Sua vocazione? Sono nata e vissuta a Cornedo fino a 21 anni. In gioventù ho lavorato per l’azienda Marzotto. Un giorno mi sono recata alla festa degli alpini a Verona e lì ho incontrato per la prima volta le suore missionarie comboniane che mi hanno invitato a pranzo nella loro casa dove c’era una scritta di Padre Comboni che diceva: “Le mie

suore sono donne e donne non con il collo storto perché in Africa occorre il collo dritto”. La parola ‘donne’ mi ha molto colpito perché non consideravo donne le suore. Io volevo realizzarmi e vivere in pienezza la mia vita: ho cominciato a frequentare le comboniane e ho capito quale era la mia missione. Da lì è partita la mia grande e rischiosa avventura come missionaria.

Quali sono state le prime tappe? Dopo un periodo di formazione, sono diventata suora nel 1968. Nel


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 Volontariato

Era felice di fare questo? Sì, molto. E lo erano anche i miei familiari, che sono venuti a trovarmi.

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Quando è ritornata poi? Negli anni ‘90 sono tornata a Wau, ora Sud Sudan, dove sono stata 8 anni a Renk, nell’Alto Nilo e abbiamo aperto 1.200 scuole per i ragazzi. Nel 2011, al termine della guerra, c’è stata l’indipendenza del Sud Sudan dal Sudan. Malakal, dove mi trovavo, situato nel Sud Sudan è stata distrutta completamente. Perciò ora sono pronta per una nuova missione.

 Suor Piera con i suoi "ragazzi"

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Storie Vicentine

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‘69 sono partita per la prima missione ad Asmara in Eritrea, dove ho iniziato a fare l’insegnante nelle scuole italiane. Dopo due anni, sono andata in Sudan e ho avuto la fortuna di studiare l’arabo e di conoscerne la cultura. Durante la guerra tra il Nord e il Sud del Sudan, che si svolgeva nel Sud, eravamo in contatto con i sudisti che scappavano verso il Nord e li aiutavamo a salvarsi. Nel 1977 sono andata a Malakal, nell’Alto Nilo, ora Sudan del Sud. Lì abbiamo fatto costruire scuole per i sudisti e un ex seminario è stato trasformato in una scuola. Nella zona ero soprannominata ‘la Svelta’ in lingua Shilluk, perché ero sempre in movimento. Ho voluto insegnare anche in quel luogo, consapevole di quanto sia

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importante dare una educazione e una formazione a queste persone. Purtroppo, nel 1984 è scoppiata la guerra anche nell’Alto Nilo e così ho dovuto lasciare la missione.

È questo il suo prossimo obiettivo? Mi è stato chiesto se me la sento di ritornare a Malakal per ‘ricostruire’ e ricominciare. E ho già risposto di sì. Non vedo l’ora di prendere il volo.

 Suor Piera mentre insegna in Sud Sudan

Storie Vicentine storia arte cultura eventi memorie tradizioni

In edicola e abbonamento

www.viviedizioni.org - vivi@viviedizioni.eu abbonamento 2024 - 5 numeri € 20 In edicola e abbonamento

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Associazione culturale VIVIVICENZA Corso Palladio 179 - Vicenza 0444.1582483

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 Volontariato

Il pane e le rose. Ma anche cure, lavoro e lotte. Cos’è il Caracol VicenzaPiùViva

In via Crispi 46 c’è una palazzina dove vengono distribuiti pacchi alimentari, si somministrano cure mediche, si balla, si studia. Francesco Pavin spiega di cosa si tratta

di Giulia Guidi

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al settembre 2020, in piena pandemia Covid, a Vicenza è aperto il Caracol Olol Jackson, una comunità di mutuo soccorso e di mutuo aiuto. Parole che affondano le radici alla fine del 1700, quando nacquero esperienze di associazionismo volontario, per rispondere alle necessità dei lavoratori appartenenti ai ceti meno abbienti, che erano privi di qualsiasi forma di tutela, di previdenza o di assistenza. Nella palazzina di viale Crispi 46, di proprietà dell’associazione Caracol, trovano spazio il banco alimen-

 Francesco Pavin

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 Olol Jackson

tare e gli ambulatori popolari. «Due dimensioni di intervento su quella che chiamiamo “povertà”, ma anche

sulla nuova povertà - spiega Francesco Pavin, tra i promotori del progetto e fondatori dell’associazione -. Da quando abbiamo immaginato questi servizi, la povertà è cambiata radicalmente. Vi accedono molte persone che non avrebbero mai immaginato di averne bisogno. Il Covid ha cambiato la situazione economica di molte persone, come di quelle 40 famiglie che assistiamo con i pacchi alimentari». La distribuzione di pacchi alimentari è relativamente “semplice”, almeno dal punto di vista della gestione, non altrettanto quella di ambulatori medici. «No, è molto complesso. Ad oggi, dopo tre anni di lavoro, abbiamo diverse specializzazioni, la dentistica-odontoiatrica, la ginecologia, la psicologia, il laboratorio psicologico, l'ambulatorio ottico e il medico


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 Volontariato

co di pasta” o alla cura di una carie. E poi c’è il sindacato di base ADL Cobas, perché pensiamo che le lotte sul lavoro e sul reddito siano importanti quanto la salute e il cibo. C'è il lavoro sul diritto a migrare, con Welcome Refugees e con il collettivo Rotte balcaniche, quest’ultimo cominciato quest'anno in risposta ai nuovi decreti sicurezza. E c’è anche la parte artistica e culturale perché, passami la battuta, vogliamo il pane ma anche le rose. C’è la biblioteca, con una sezione dedicata alla letteratura di movimento; e poi c’è la parte sociale, con laboratori sul femminismo, il non binarismo, eccetera».

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 Area di oculistica

di base. E siamo arrivati a fare gli screening ai senzatetto per le malattie infettive e per l'epatite C. Abbiamo centinaia di utenti all’anno». Sono attività che allo Stato costano (o dovrebbero costare) milioni di euro, come è possibile che ci riusciate?

 Il palco in zona eventi

«Tutto quello che viene fatto è su base volontaria. Sia il Banco alimentare che gli ambulatori sono gestiti da volontari. E non ci sono solo queste due dimensioni: ospitiamo gli avvocati di strada, laboratori sulla prostituzione e quindi sulla tratta. Insomma, lo spirito è quello del mutuo soccorso, che non è limitato al “pac-

Nella palazzina, che è di vostra proprietà, c’è una comunità a 360°… Ma il pane e le rose costano. Come ci riuscite? «La palazzina è stata acquistata con un mutuo. Non prendiamo soldi pubblici, partecipiamo a bandi e, quando vinciamo, gestiamo i fondi che ci vengono destinati per ottemperare alla finalità. Prevale la parte dell'autofinanziamento e della autotassazione. E poi c’è il 5 per mille. È molto difficile, soprattutto la parte sanitaria, perché richiede una grande professionalità: in questo momento abbiamo 50 volontarie e volontari tra medici e infermieri, una dimensione quasi enorme. Andiamo dalla catalogazione degli accessi, all’indirizzamento delle persone, all'accompagnamento». È difficile fare una cosa del genere soprattutto in una città come Vicenza? Esperienze paragonabili a Caracol sono concentrate in grandi città, come Milano, Roma, Bologna e Napoli, culturalmente più aperte. «Non lo so, perché noi non l'abbiamo fatto da nessun'altra parte. Non non abbiamo un metro di paragone, sicuramente è un esperimento eccezionale perché,

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 Volontariato

più soldi in tasca, perché il cantiere porterà in città centinaia di operai, tecnici, eccetera, ma quando vedremo i dati sulle polveri sottili, è probabile che il TAV porti anche qualcos’altro».

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 Uno scorcio della Bibliosteria

per il momento, uno spazio autogestito e autofinanziato di questa complessità non si trova in altre parti d'Italia. Siamo in una rete con altri ambulatori popolari europei, ma non c’è una struttura così trasversale. Insomma, non è un esperimento vicentino, è un esperimento unico». Caracol nasce da un'esperienza molto particolare, è una tappa del percorso iniziato con Ya Basta! (ndr: il centro sociale autogestito, occupato nel 1995, nell’area dove oggi sorge il Teatro Nuovo), poi proseguita con il Bocciodromo. «Intendevo proprio questo quando dicevo che non è uno spazio di volontariato, è uno spazio politico, uno spazio che punta alla trasformazione della società. È uno spazio che non si riconosce nei partiti, nelle istituzioni quindi anche quando parliamo di costruzione di un modello di comunità, lo intendiamo dal basso, radicalmente. È uno spazio che nasce anche dall’esperienza di chi ha lottato contro la costruzione della nuova base Usa al Dal Molin.

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Una delle cose su cui facciamo più attivismo in questo momento è la battaglia contro il TAV, un progetto inutile, insensato, pericolosissimo per la nostra città. Un progetto di morte, non solo territoriale. Insomma, qualcuno potrà anche avere

 Area odontoiatria

Caracol è intitolato a Olol Jackson, scomparso improvvisamente nel 2017. Cosa c’è di lui in questo progetto? «Olol era un compagno, un amico, un fratello, e rappresentava la lotta dei movimenti sociali, politici, antagonisti, autonomi e libertari. In una città, in una realtà, in cui i libertari sono molto pochi. I lutti sono passaggi estremamente complessi e Caracol è un modo per ricordare questo compagno in una forma “non classica”. Mi spiego meglio: anni fa avremmo costruito un progetto nel sud del mondo, in Sud America, da qualche parte. Ma la crisi economica e quello che sta succedendo in questo momento nel nostro Paese ci hanno portato a scegliere di fare Caracol proprio nella nostra città».



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 Idee d'impresa

La cucina vicentina viaggerà in alta velocità? Forse sì Paolo Vicari, conosciuto anche come “l’osto arrogante”, spiega VicenzaPiùViva

come la carne sintetica e il broccolo fiolaro vanno nella stessa direzione, in una Vicenza che deve guardare al futuro

di Giulia Guidi

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’anno appena trascorso è stato senza dubbio (anche) l’anno della Cucina italiana, dalla candidatura a patrimonio Unesco alla prima legge al mondo che vieta la cucina sintetica e il meat sounding, passando per le polemiche sulla carenza di personale nel settore. Carismatico protagonista di questo mondo, in chiave berica, è Paolo “osto arrogante” Vicari, dell’Osteria alle Botti in viale San Lazzaro 30, a Vicenza, dove fa squadra con la figlia Valentina e la moglie Vanda dal 2010.

 Paolo Vicari

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Paolo, il governo Meloni ha lanciato la candidatura della Cucina Italiana come patrimonio dell’Unesco, cosa ne pensi? «No, non sono d’accordo. Abbiamo visto cosa è successo dopo il riconoscimento ottenuto dal Prosecco: hanno devastato mezzo Veneto e mezzo Friuli per piantare vitigni di Glera, l’uva da Prosecco. La cucina italiana deve avere una sua identità personale, deve essere la cucina italiana e basta. La cucina italiana ha una tradizione, dalle Alpi alla Sicilia, che è pazzesca. Non c'è un posto dove non ci siano dei gran piatti. Piatti della tradizione, piatti sostenibili, specialmente in questo momento, quando mancano i soldi. La cucina italiana ha dei piatti che sono sostenibili e che rie-

 Da sinistra: la moglie Vanda, la figlia Valentina e Betty,

la responsabile di sala


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva sci a fare con poco, con poco o nulla.

Io VicenzaPiùViva terrei la cucina italiana e lascerei perdere l’Unesco». Un’altra iniziativa che ha fatto molto discutere è stata la prima legge al mondo per vietare la carne sintetica e il meat sounding, cioè le diciture come "burger di spinaci”, “cotolette di sojia”, etc.. «La carne sintetica non c’entra con i nostri piatti, e al momento non serve, ma la carne sintetica è il futuro. Fra trent'anni avremo il deserto in Sicilia. Bisogna inventarsi qualcosa. I ghiacciai stanno scomparendo. La Marmolada fra trent'anni non ci sarà più. E quindi bisogna provvedere. Non possiamo continuare ad allevare bovini e suini a go go come se niente fosse, perché non sono compatibili. La carne sintetica non ha niente di male, prima la introduciamo meglio è. Prima riusciamo a finire di inquinare, meglio è. La carne sintetica non va introdotta domani mattina, non deve sostituire il prodotto naturale, però bisogna iniziare ad approcciarla e a discuterla, ad assaggiarla, perché è il futuro». E per quanto riguarda il meat sounding? «L'hamburger di spinaci, l'hamburger di ceci, la polpetta di lenticchie esistono da millenni. Mia nonna le faceva quando non c’erano i soldi per la carne, hanno solo aggiunto una produzione industriale, una confezione e una distribuzione. Non capisco perché adesso bisogna vietare queste cose. Moltissimi bambini non vogliono mangiare verdure, ma se gliele proponi sotto certe forme, assimilabili a quelle della carne le mangiano. Non c’è niente di male». Sostenibilità alimentare significa anche “stagionalità”: ci fai un menù vicentino, veneto, con prodotti di questa stagione? «Siamo in inverno, quindi freddo, dobbiamo pensare alle verdure del freddo. Dobbiamo pensare alla

 Idee d'impresa

carne, non la carne estiva, la carne invernale, dobbiamo pensare alla selvaggina. Si possono trovare l'anatra, l'oca, il cinghiale, capriolo, cervo, lepre: tutti animali che si possono allevare. E poi il maiale: sostenibile perché con massimo 10 euro al chilo si trovano la braciola, le salsicce, le costine. Se si vuole fare i “bravi veneti”, nella tradizione più totale, si chiedono al macellaio le ossa, e si fanno “i ossi de mas-cio”». E per le verdure? «Nei supermercati si trova di tutto, perfino le ciliegie, ma se si vuole essere sostenibili, anche a livello di portafoglio, ci sono i germogli di Chioggia e di Verona, anziché il radicchio tardivo di Treviso si può optare per il più economico precoce, e non dimentichiamo il broccolo Fiolaro di Creazzo, che con tre euro al chilo si porta a casa e comunque riempie la pancina. Frutta non ce n'è, quindi se magna pomi. Ma l'Italia è uno dei più grossi e migliori produttori del mondo di arance, acquistabili con due euro o poco più a chilo. E non dimentichiamoci di quello che abbiamo messo

in congelatore in primavera ed estate, le melanzane, le zucchine, i piselli eccetera». E per la tavola siamo a posto. Ma è vero che si fa fatica a trovare personale nella ristorazione? «Il problema del personale è enorme, in primis perché non c’è specializzazione. Anziché studiare la nostra cucina tradizionale si scopiazza malamente quella esotica, si fanno le poké. E la scuola fa poco in questo senso: gli alberghieri non insegnano la cucina vicentina e l’unico chef che abbiamo è Carlo Cracco, che però non la fa. Un altro problema è quello del tempo: noi lavoriamo quando gli altri fanno festa… E ti deve piacere tanto il tuo lavoro per stare a questi ritmi. C’è sicuramente il problema delle retribuzioni: nel nostro mondo ci sono tanti farabutti che pagano male, pagano poco e/o non pagano. Quando uno resta scottato poi cambia settore. Noi non siamo Babbo Natale: cerchiamo di essere corretti e abbiamo il nostro staff da anni. Infine, c’è stato il problema del Reddito di cittadinanza: in tanti ci hanno chiesto lavoro, ma in nero …».

 L'ingresso della trattoria “Alle botti” in viale S. Lazzaro 30

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 Idee d'impresa

ché la vogliono tener morta, soprattutto grazie a giunte medievali, nel senso peggiore del termine; perché a me piace il Medioevo e adoro le narrazioni di Alessandro Barbero».

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Il banco bar

È difficile fare il ristoratore a Vicenza? «Vicenza è una città stramorta, è una città dormitorio. Una città ricchissima, dove dormiva anche Gian-

La sala, vista parziale

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ni Zonin (ndr: ex presidente della Banca Popolare di Vicenza), gente che non ha problemi. E se questi non vogliono movida, la movida non c’è. Vicenza è una città morta, per-

Cosa ne pensi della nuova giunta? «Ho speranze, mi piace come si stanno muovendo, a partire dal festival all’hangar fino alla festa di fine anno, non a caso organizzata nella zona dello spaccio, davanti alla stazione, che è la porta della città. Agli spacciatori non piace la folla. Inoltre, in osteria vengono i lavoratori dei service del teatro e sento delle opinioni positive sui prossimi programmi, a partire dal nuovo presidente, Luca Trivellato. Una grande sfida sarà sicuramente il cantiere del Tav … Uno sconvolgimento, urbanistico e culturale, ma anche un’opportunità da sfruttare, a partire dalle centinaia di operai che saranno nella nostra città per mesi. Voglio essere fiducioso».


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Una mente allenata ... by Petrus VicenzaPiùViva

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ORIZZONTALI 1 Il comune con Villa Piovene - 12 Pubblica Amministrazione 14 Si bagnano nel Gange - 15 Il Cevese storico e critico d'arte 16 Capitale del Qatar - 18 Il Paolo successore di Giovanni XXIII 19 Tavola (abbr.) - 21 Sclerosi Laterale Amiotrofica - 22 Nobilita l'ingegno umano - 23 Fine di commenti - 25 Aldo, designer e architetto - 27 Azione Cattolica Italiana - 28 Iniziali di Dalla 30 La Città degli Alpini - 34 Respira con l'erogatore sott'acqua - 35 Fioriere in centro - 36 Lo stesso che sabbiosi - 37 Capitale saudita - 39 Create dal niente - 41 Ultime gocce di tokaj 42 Si girano negli studi cinematografici - 44 MOdulo Sperimentale Elettromeccanico - 46 La Adams di Hollywood 48 Aumento progressivo del suono - 50 Lavoro di uncinetto 52 Il secondo nell'ordine - 53 Tribunale Arbitrale dello Sport 54 Comune del distretto della concia.

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CRUCIVERBA

Petrus 1 La Tyler di "Io ballo da sola" - 2 Rafforza una coalizione

politica - 3 Guide senza vocali - 4 Fuori a tennis - 5 Il regista Kershner - 6 Sigla su auto di Stra - 7 Pericoli nascosti - 8 La usa il 1 Il comune con Villa Piovene - 12 Pubblica Amministrazione - 14 Si bagnano nel Gange - 15 Ilmuratore Cevese - 9 Il Beta personaggio appartenente alla banda Disney storico e critico d'arte - 16 Capitale del Qatar - 18 Il Paolo successore di Giovanni XXIII - 19 Tavola (abbr.) - e nella notte - 11 La mole ora chiamata Castel - 10 Nel giorno 21 Sclerosi Laterale Amiotrofica - 22 Nobilita l'ingegno umano - 23 Fine di commenti - 25 Aldo, designer e- 12 Michael del nuoto - 13 In allenamento e in gara Sant'Angelo architetto - 27 Azione Cattolica Italiana - 28 Iniziali di Dalla - 30 La Città degli Alpini - 34 Respira - 17 con Due di ottobre - 20 Sovrano del regno di Israele che ispirò l'erogatore sott'acqua - 35 Fioriere in centro - 36 Lo stesso che sabbiosi - 37 Capitale saudita - 39 Create- 22 dalDi sapore non dolce come il limone 24 Sollevate con Melville niente - 41 Ultime gocce di tokaj - 42 Si girano negli studi cinematografici - 44 MOdulo Sperimentale funi - 26 Gelindo, maratoneta olimpionico nel 1988 Elettromeccanico - 46 La Adams di Hollywood - 48 Aumento progressivo del suono - 50 Lavoro di uncinetto 27 Campestri, bucolici - 29 La donna amata dal grande Gatsby - 52 Il secondo nell'ordine - 53 Tribunale Arbitrale dello Sport - 54 Comune del distretto della concia. di Fitzgerald - 30 Colli... alture del Veneto - 31 Opposto a nordovest - 32 Porzione di contorno - 33 "... Maggiore" nel Vicentino VERTICALI - 38 Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum - 39 Agnese... per Pedro 1 La Tyler di "Io ballo da sola" - 2 Rafforza una coalizione politica - 3 Guide senza vocali - 4 Fuori tennis - 40 a"... ch'a -nullo amato amar perdona" - 43 Responsabilità 5 Il regista Kershner - 6 Sigla su auto di Stra - 7 Pericoli nascosti - 8 La usa il muratore - 9 Il Beta Civile Autoveicoli - 45 Deserto con dune sabbiose - 47 Un uomo... personaggio appartenente alla banda Disney - 10 Nel giorno e nella notte - 11 La mole ora chiamata Castel a Londra - 49 I confini della Dalmazia - 51 Vincitore dopo la prima Sant'Angelo - 12 Michael del nuoto - 13 In allenamento e in gara - 17 Due di ottobre - 20 Sovrano del regno petrusmi@hotmail.it

Sudoku

ORIZZONTALI

di Israele che ispirò Melville - 22 Di sapore non dolce come il limone - 24 Sollevate con funi - 26 Gelindo, maratoneta olimpionico nel 1988 - 27 Campestri, bucolici - 29 La donna amata dal grande Gatsby di CRITTO Petrus Fitzgerald - 30 Colli... alture del Veneto - 31 Opposto a nord-ovest - 32 Porzione di contorno - 33 "... Maggiore" nel Vicentino - 38 Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum - 39 Agnese... per Pedro - 40 "... Per ch'a nullo risolvere gioco, aiutatevi la parola stampata e incroci sostituen Per risolvere il ilgioco, aiutatevi concon la parola stampata e con gli amato amar perdona" - 43 Responsabilità Civile Autoveicoli - 45 Deserto con dune sabbiose - 47 Ungli uomo... con incroci sostituendo a numero uguale lettera uguale. uguale lettera uguale. a Londra - 49Lo I confini della Dalmazia Vincitore dopo prima. schema contiene già- 51 alcuni indizi, malane potrai aggiungere altri rispondendo esattamente ai

Critto

quiz proposti. Risolvere quindi il sudoku sapendo Lo schema contiene già alcuni indizi, ma ne potrai aggiungere altri normalmente, rispondendo esattamente ai che bisogna riempire la griglia 1 2 2 1 3 3 quiz proposti.con Risolvere quindida il sudoku sapendo bisogna compaia riempire la griglia i numeri 1 a 9,normalmente, in modo che ogniche numero una sola volta in ciascuna con i numeri da 1 a 9, in modo che ogni numero compaia una sola volta in ciascuna riga,colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). riga,colonna e quadrato 3x3 (indicato da un bordo in grassetto). 8 1 6 7 1

C1

Villa Thiene

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Villa Chiericati

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Villa Trissino

F6 B9 A4

C1

Villa Thiene

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Vicenza

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Bassano del Grappa

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Villa Forni F1 Cerato Villa Trissino

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Lonedo di Lugo Vicentino

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Villa Chiericati

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Villa Valmarana

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Villa Pisani Villa Valmarana Villa Saraceno

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17 10 Lonedo di Lugo Vicentino

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Lisiera di Bolzano Vicentino

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Associa ogni villa al comune sul cui territorio si trova. Le dimore sono contrassegnate da una coordinata che indica una casella del sudoku dentro la quale dovrai inserire il numero associato al comune.

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Quinto Vicentino Lisiera di Bolzano Vicentino

n. 4 / Gennaio - Febbraio 2024 - 15 Associa ogni villa al comune sul cui territorio si trova. Le dimore sono contrassegnate da una coordinata che indica una casella del sudoku dentro la quale dovrai inserire il numero associato al comune.


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 Idee d'impresa

Distillerie Schiavo, un successo “gagliardo” e non solo VicenzaPiùViva

Marco Schiavo, a capo dell’azienda di famiglia da oltre 20 anni, ci racconta come nascono i loro pregiati distillati e liquori. E anche di imprenditoria vicentina

di Giulia Guidi

U

n brindisi da Costabissara alla Malesia, rimanendo un’azienda a gestione familiare, legata ai prodotti del territorio. Un’impresa che profuma di vinacce, ma anche di mandarino e di fiori, e soprattutto di storia. Di 135 anni di storia, per essere precisi. E chi meglio di

Marco può raccontarci le Distillerie Schiavo del terzo millennio? «Ho preso in mano la gestione 20 anni fa, alla morte di mio padre. Avevo 30 anni. La distilleria aveva già avuto delle importanti migliorie tecnologiche e io mi sono concentrato sul prodotto. Basandomi sul palato e sulle esigenze dei consumatori ho cominciato a proporre grappe dalla più morbida, quindi più floreale e fruttata,

 Marco Schiavo centellina e valuta una sua nuova grappa

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alla più secca e austera. E, soprattutto, ho investito nel rilancio dei liquori, praticamente scomparsi tra gli anni ‘80 e il 2000. Ho cominciato a riprendere in mano tutte le vecchie ricette del nonno, modificandole secondo il gusto attuale, quindi meno “zuccherosi”. Abbiamo ricominciato a fare gli amari come si dovevano fare una volta, quindi per infusione, non utilizzando la chimica, che


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 Idee d'impresa

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 La distilleria

domina il panorama della produzione dei liquori. Un procedimento più vicino alla pasticceria». A giudicare dai vostri prodotti che vedo in giro, la sfida è risultata vincente … «È successo un putiferio. Una rivoluzione. Un ambaradan. Ci siamo trovati all'interno del mercato con un prodotto che era nettamente superiore, sia dal punto di vista gustativo sia olfattivo, rispetto a un prodotto chimico. E lì, un po alla volta, è cominciata la fortuna, anche grazie al fortunato esordio della Prugna Anno Decimo, dal tipico aroma di mandorla amara. Abbiamo cominciato a usare diverse tipologie di zucchero, quindi siamo diventati un po’ pasticceri, un po’ produttori di liquori e un po’ distillatori». Questo implica costi di produzione completamente diversi rispetto all’industria, un costo che ricade sul consumatore finale. «Se fai un liquore di altissimo livello, con un alcol che è fatto in una determinata maniera, aromi per

distillazione, una vera infusione per una settimana o più, il liquore costa molto di più. Però dal punto di vista gustativo e soprattutto dal punto di vista di impatto digestivo è completamente diverso e quindi i prodotti sono diventati molto più facili da assimilare, da bere e, quindi, anche da vendere a un certo costo. Per quello noi utilizziamo i canali di vendita horeca, dove c’è il racconto del prodotto e la spiegazione del costo. Nei supermercati rimarrebbero negli scaffali». Da Costabissara a? Dove si possono bere i prodotti Schiavo? «La linea Gagliardo, quindi i prodotti da aperitivo, si trovano in quasi tutti gli Stati Uniti, da New York a Los Angeles. Ma la cosa più divertente è che in questo momento stiamo puntando tantissimo alla Malesia. A Kuala Lumpur, puoi godere di uno sky line mozzafiato, bevendo un Gagliardo preparato e servito da ragazze bar favolose. Oppure a Penang, all'Hilton di Penang, il primo del sud est asiatico completamente

in bambù… E in mezzo alla foresta puoi berti il tuo aperitivo Schiavo. È pazzesco». Come spieghi questo grande successo, ormai da 20 anni, del “momento aperitivo”? «Quando eravamo giovani, il consumo dell’alcol avveniva durante e dopo la cena. Adesso è l’opposto perché abbiamo avuto una progressiva stretta con la guida in stato di ebbrezza, quindi la gente beve molto meno alcol post cena perché le persone ci tengono alla patente, oltre che alla sicurezza. E poi è stato anche un cambiamento sociale: adesso quasi tutti sono super stressati e sotto pressione. Dopo 8, 10 ore di ufficio uno ha bisogno di “scaricare” le tensioni e lo fa prima di rientrare a casa. In questo lasso di tempo c’è il 70% del consumo dell'alcol europeo». Avete il progetto di ingrandirvi? «La nostra è un'azienda prettamente familiare, che si muove con i ritmi della famiglia. E quando c’è da fare qualcosa io mi confron-

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 Marco Schiavo

to sempre con loro. Da ragazzino sognavo di diventare il grande industriale che poi riusciva a sfondare, come ha fatto Jacopo Poli. Ma poi ho capito che si perde la testa, che devi stare concentrato h24 sui

 Idee d'impresa

costi dei prodotti. Invece dobbiamo prendere a esempio le grandi aziende italiane delle Langhe o quelle francesi: 40.000 bottiglie si fanno e quelle sono, punto e basta. E se costano di più è perché non ce n’è per tutti. A quel punto lì puoi veramente permetterti di fare cultura. Fare cultura vuol dire rinunciare a sporcare l’altissima qualità del prodotto, vuol dire lavorare al ritmo delle stagioni, al ritmo della disponibilità delle materie prime. Dobbiamo dare molta più importanza alla nostra agricoltura, che sarà secondo me una parte fondamentale della nostra industria 4.0. L’Italia non potrà mai competere con una Germania con una Francia o con Paesi molto più grandi dei noi, oppure che hanno un bassissimo costo del lavoro. Ma abbiamo dei valori aggiunti come questi terreni favolosi, colline, terreni incolti che se venissero coltivati ad hoc con nuove tecnologie porterebbero ricchezza e anche lavoro. Un lavoro felice, perché quando puoi stare anche all’aria aperta sei più felice».

 Marco Schiavo con la famiglia di fronte alla distilleria

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È affascinante quello che dici sulle nostre campagne. Tuttavia, non stai tralasciando il problema dell’inquinamento? Per esempio, per te che lavori in distilleria, gli Pfas. «Qui a Costabissara siamo stati fortunati. Ne parliamo spesso di Pfas. Quando andiamo a fare la spesa dobbiamo stare attenti alla provenienza dei prodotti, ma cosa possiamo fare? Impedire ai contadini delle zone inquinate di lavorare? Purtroppo sono vittime, che pagano per scelte scellerate di mafiosi, sì, chiamiamoli mafiosi. Io spero che un po alla volta riescono a sistemare la cosa, che riescono a trovare il sistema per depurare questi territori e cercare di portarli alla normalità. E poi il tempo farà il resto. Perché credo che, come nel nucleare, ci sia anche un fattore temporale. Purtroppo non abbiamo altro da fare». Vuoi parlarci del vostro ultimo prodotto? «È una vodka e si chiama Cabiria. Ma se volete saperne di più, passate da noi, che ve la raccontiamo come merita!».


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 LONGFORM Escort

Le escort nascono prima e vincono su panettoni e pandori VicenzaPiùViva

di Marco Ferrero

L

a parola “escort” ha origini antiche e ha subito diverse evoluzioni nel corso del tempo. Il termine ha diverse accezioni, ma nel contesto moderno, “escort” è spesso associato a un accompagnatore o accompagnatrice, spesso legato a servizi di natura personale, sociale o di intrattenimento. L’origine etimologica della parola “escort” può essere fatta risalire, intanto, alla lingua italiana e francese. La parola deriva dal francese “escorte”, che a sua volta proviene dal verbo “escorter,” che significa “accompagnare” o “scortare.” Questo termine ha, però, radici più antiche nel latino “ex-” (fuori) e “corta” (corte, corteo), indicando originariamente il seguito di persone che accompagnavano qualcuno di rango elevato. Nel corso del tempo, il significato della parola è evoluto e si è esteso a indicare non solo la scorta militare o il seguito ufficiale, ma anche un servizio di accompagnamento personale, spesso di natura più intima. Oggi, il termine “escort” è comunemente utilizzato per riferirsi a persone che offrono servizi di compagnia, intrattenimento e, in alcuni casi, servizi sessuali. È importante notare che l'uso del termine può variare a seconda del contesto culturale e delle leggi locali. Mentre in alcuni luoghi il termine "escort" può essere utilizzato per descrivere servizi

legali e consensuali, in altri contesti può essere associato a pratiche illegali o non consensuali. Quest’anno, nel consueto dibattito tra panettone e pandoro, emerge un terzo elemento che sembra trovare consenso tra tutti: la figura dell’escort. Il sito di annunci per adulti Bakekaincontri, ad esempio, ci rivela come, durante le festività natalizie, esista un modo unico per sedurre gli italiani, allontanandosi dalle tradizioni e abbracciando nuovi gusti e tendenze. Bakekaincontri ha condotto un’analisi dei dati di ricerca all’interno del proprio portale negli anni più recenti, rilevando un significativo aumento degli accessi nei giorni 27 dicembre, 1 e 7 gennaio. Sembrerebbe che dopo le celebrazioni in famiglia, la voglia di trasgressione prenda il sopravvento. Al contrario, il 25 e il 31 dicembre risultano essere i giorni con il minor traffico dell’anno. Questi dati

evidenziano un comportamento uniforme in tutto il Paese, senza differenze significative tra città o regioni. L’analisi di Bakekaincontri ha esteso la sua indagine alle parole più cercate su Google durante le festività del 2022. Emergono chiaramente i picchi di ricerca per il termine “Escort” subito dopo i giorni festivi, il 27 dicembre, 1 e 7 gennaio. Il termine “Panettone” mostra un trend crescente nelle ricerche su Google fino al giorno di Natale, con un picco il 24 dicembre, ma rimane comunque meno ricercato rispetto a “Escort” nell’intero periodo festivo. Il “Pandoro” è meno popolare del “Panettone” (e quindi anche di “Escort”), mentre la parola “Cenone” raggiunge un picco di ricerca nei giorni 26-31 dicembre, ma rimane comunque meno ricercata di “Escort” (qui altre note sulle escort, ndr).

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 Lettere alla psicologa

Escort: perchè gli uomini le cercano? VicenzaPiùViva

di Sabrina Germi

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o 44 anni, sposata da 12, un bimbo di 8. Mio marito ha un carattere forte, litighiamo per questo, ma sul sesso siamo sempre andati molto d’accordo. Ero tranquilla. Da qualche mese ho sentito che era cambiato qualcosa, lo vedevo distratto, assente, ho iniziato a controllarlo e ho scoperto che va a prostitute! A forza di chiedere, ha confessato, dicendo che è stata una cretinata, che lo fanno tutti, niente più. Non riesco a darmi spiegazioni. Dottoressa mi aiuti a capire: perché l’ha fatto? E come finiremo?. Lucia Carissima Lucia, immagino quanto sia difficile per lei sostenere questa situazione, dolore, rabbia e anche paura, emozioni che immagino senta come paralizzanti, con una difficoltà ad agire e a pensare. Spesso la ragione principale dei tradimenti, nonostante un’ottima intesa fisica, sta anche nella frenesia sessuale dei nostri tempi. Una mania collettiva in cui c’è quasi una compulsione a provare tutto e comunque, senza tenere in alcun conto la positività di quello che già si ha. Come se si valesse di meno, come uomini e come maschi (ma anche come donne, visto il ritmo di crescita dei tradimenti femminili) se non si fa quello che, sembra, tutti gli altri fanno. Trasgredire, sperimentare, provare, eccitarsi per novità sempre più estreme. Come se ci fosse una noia inaccettabile nel mondo dei sentimenti, dei valo-

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ri, della famiglia. Con l’alibi: «Tanto non le tolgo nulla, è solo uno sfizio, una curiosità per me». Oggi il tradimento è molto banalizzato, come comportamento sociale. Peggio, quando ti dicono, soavi, «ma io amo solo te», come se l’amore non comportasse anche lealtà, fedeltà, coerenza. Oggi, più di ieri, sembra si debba prendere tutto il piacere fisico, sempre e comunque, in qualsiasi forma si presenti, quasi con urgenza, incuranti del fatto che questo possa provocare un immenso dolore alle persone che pensiamo di amare. E possa, a volte, provocare anche rotture irreparabili. Il legame che si costruisce in tanti anni di relazione è come un filo che i partner tengono in mano, ognuno per un capo. Non importa quanto il filo si allunghi o si accorci, ciò che conta è che entrambi tengano ben stretto il proprio capo del filo.

Apro una breve parentesi cara Lucia, per parlare del fenomeno delle escort in Italia, che coinvolge circa 200.000 escort e 3 milioni di clienti, con orientamenti religiosi diversi e diversi livelli di istruzione, dall'avvocato all'operaio, per un giro d’affari di 5 miliardi di euro (senza contare il turismo sessuale, a cui agli italiani spetta il primato). È sufficiente un cellulare con una sim dati e il gioco è fatto. Non è indispensabile recarsi in un luogo ameno, oscuro o pericoloso per incontrare una professionista del sesso, basta sbloccare il cellulare con un semplice pin e il parco giochi della sessualità si materializza in tutto il suo scintillio. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista “Sexualities” e realizzato da Susann Huschke, dell’Università di Witwatersrand del Sudafrica e da Dirk Schubotz, della Università Queen’s di Belfast,


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva rileva che i clienti ricorrono alla

VicenzaPiùViva prostituzione per un’amplissima gamma di ragioni. Le prostitute hanno una funzione rassicurante e consolatoria per le possibili ansie da prestazioni maschili, l'uomo si deresponsabilizza rispetto al perfezionismo maschile e non si dedica al faticoso piacere sessuale femminile. Si può ricorrere alla escort per sperimentazione (è questo il caso di un travestito eterosessuale), per l’incapacità di incontrare qualcuno/a, nella ricerca di conforto, compagnia, amore e intimità, passando per quelle persone che, vogliono avere relazioni con donne senza impegno e coinvolgimento affettivo, o che non incontrano la soddisfazione sessuale con il/la loro partner. Secondo questa ricerca circa la metà dei clienti, il 48%, ha una relazione di qualche tipo, inclusi quelli sposati, come se la propria vita emotiva ed esistenziale viaggiasse su un doppio binario: uno casalingo, stabile, rassicurante e l'altro trasgressivo, dove talvolta abita la prostituta. Molti clienti sposati dichiarano di non fare sesso con le propri mogli, e per questo cercano il sesso a pagamento, interazioni più semplici da portare avanti e più libere da pesi, rispetto a una relazione extraconiugale o anche rispetto a una storia da una notte. Al di là dei bisogni sessuali, pagare per ricevere servizi sessuali soddisfa il desiderio degli uomini di vivere tutte le loro fantasie. Non sarebbe necessario preoccuparsi della reazione del partner, anzi permette di esplorare, in un gioco tra adulti consenzienti, percorsi meno battuti nelle pratiche sessuali consuete di coppia, liberi da inibizioni e senza implicazioni mentali. A mio avviso, sotto la promessa del sesso, ciò che davvero si compra è la possibilità, l’idea, l’illusione che la sessualità sia a portata di mano e finalmente percorribile

  Lettere alla psicologa

secondo i tracciati del desiderio. Il sesso, che è innanzitutto sguardo e volto, dove convergono elementi fisiologici, cognitivo-emotivi, relazionali, e sono coinvolti il senso di sé e l’identità personale, il sistema di valori e di significati individuali, sembra uscire di scena, per ridursi a una mera ripetizione monotona e prolungata di gestualità, dove un corpo senza volto si offre con le cadenze ossessive di uno spasmo che ha più parentela con i ritmi della morte, che con quelli del desiderio. Dal punto di vista psicologico non e' possibile fare un ritratto unico dei clienti delle prostitute. Parlando con alcuni pazienti, che nel corso del percorso psicoterapeutico arrivano a definirsi clienti di prostitute, si individuano tratti di profonda insicurezza e vissuti di non accettazione, oltre al senso di colpa per essere "andati a pagamento". Il fenomeno della ricerca della prostituzione può anche rappresentare il modo attraverso cui si manifesta un vero e proprio disturbo, legato alla compulsione. Tornando a noi cara Lucia, si prenda del tempo per far decantare il terremoto di emozioni che questo tradimento ha comprensibilmente scatenato. Poi, con più calma, valuterà il da farsi migliore per lei e il suo bambino. Le pene che ci procura il lato oscuro dell'amore sono tra le più

difficili da affrontare e lo sanno bene i poeti, gli scrittori, i musicisti che da sempre hanno dato voce al dolore degli amanti. Ma non per questo dobbiamo abbandonare la speranza di trovare un po' di pace e di felicità. Ci vuole solo il coraggio di portare la propria vicenda nello studio del terapeuta, per trovare un supporto e un sostegno in un momento così delicato, come recita un proverbio cinese: “Lo sciocco non perdona e non dimentica, l'ingenuo perdona e dimentica, il saggio perdona, ma non si dimentica”. Scrivi alla psicologa all’indirizzo mail cittadini@vicenzapiu.com

Tutti i contenuti presenti in questa pagina hanno lo scopo di diffondere la cultura e l'informazione psicologica. Non possiedono alcuna funzione diagnostica e non possono sostituirsi in alcun modo ad un consulto specialistico.

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 LONGFORM Escort

VicenzaPiùViva

n. 278 - 23 luglio 2015

[ Personaggi ]

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A Campo Marzo c’è una signora... “La Celestina”, quella che per descriverla bastava chiudere le mani a coppa e fare un ampio cerchio sul petto [ Pietro Rossi ]

Articolo tratto da VicenzaPiù Magazine, numero 278 del 23 luglio 2015

P

ensate al vecchio motivetto di De André e spostate l’immaginazione dalle calate dei moli genovesi a quella che è diventata la zona più “malfamata” di Vicenza. Lì, tra l’incessante lavoro notturno del supermarket della droga a buon prezzo con tanto di “galoppini” e “sentinelle” in bicicletta a delimitare il territorio e stabilire i confini con i rivali di Viale Milano, c’è rimasto un pezzo della vecchia Vicenza proibita. Quella delle “belle di notte” del centro storico, prima che la prostituzione diventasse un altro mercato e monopolizzasse la periferia. Mito, leggenda o realtà? Semplicemente “la Celestina”, quella che per descriverla bastava chiudere le mani a coppa e fare un ampio cerchio sul petto. Tutti i vicentini sopra i quarant’anni la conoscono quella signora dal seno prominente e dal trucco eccessivo che passeggiava lungo Viale Eretenio e a ridosso dalla stazione. Fino ai primi anni 2000 il mestiere lo faceva ancora in strada, e già allora non è che fosse giovanissima. Come ogni professionista che si rispetti “adescava” i giovani ma la clientela principale erano gli uomini maturi. Questione anagrafica e questione di un mercato del sesso di esportazione che dagli anni ‘90 in poi è cresciuto in maniera esponenziale. Tempi duri per la Celestina e concorrenza difficile da sbaragliare. Infatti, a un certo punto, decise di chiudere l’attività. Addio bei tempi della provincia segreta dove c’era spazio anche per lei che riusciva a soddisfare sia i pruriti del ferroviere che finiva il turno che quelli del timido e pudico professore terrorizzato e eccitato allo stesso tempo dal farsi scoprire. De André, insomma, tanto per capirci, ma in salsa vicentina, quindi con quel senso del peccato sotto la maschera beghina di una delle provincie più cattoliche d’Italia. Beninteso, la Celestina era forse la cosa più “innocente” di Vicenza, rispetto ai segreti che la provinciale dal cuore bianco nascondeva sotto alla sottana, ma al tempo lei era comunque “la pubblica moglie” per alcuni e niente di diverso di una professionista pratica e paziente, che offriva il corpo ma magari ascoltava e dava qualche parola o qualche suggerimento in caso di “problemi”. Una funzione sociale la sua, suggellata anche dai numerosi racconti o leggende che circolavano sul suo conto. Dalla moglie gelosa presa a borsettate fino al morto per infarto in macchina, naturalmente col sorriso; dallo sconto “da non credarghe” sulle pre-

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stazioni in tempi di concorrenza veloce fino alle testimonianze di molti ragazzini portati dal padre a essere “svezzati” con tutti i crismi. E ancora, la fantomatica villa in periferia nord-est, naturalmente comprata coi proventi del mestiere, e quel lavoro da Mata Hari di provincia per tenere informata la Polizia di Stato sui balordi, in cambio di uno o anche due occhi chiusi. Poi, la chiusura di “baracca e burattini” come si dice in Veneto, ed è severamente proibito farsi la risatina per l’assonanza. Il pensionamento della signora C. è stato un dramma per alcuni, sopratutto per i nostalgici che nel frattempo il tempo e la ferocia degli anni 2000 non aveva risparmiato, come lei. Tra Viagra e cocaina, privée e In-

ternet, Statale a luci rosse e i soliti annunci di prestazioni, sempre più in aumento sul giornale locale, i tempi erano decisamente cambiati. Le voci su dove fosse finita si rincorrevano tra i baretti periferici e quelli più a buon mercato del centro storico. Chi scuoteva la testa e asseriva fosse morta...problemi dell’età e magari qualche malattia antica, inconvenienti del mestiere. L’avvocato aristocratico e generoso di parole, al quale è sempre piaciuto mischiarsi col popolo, sentenziava invece che la Celestina era viva e vegeta, che si era presa qualche denuncia per la professione e dintorni ma ne era sempre uscita egregiamente e, piuttosto, i casini venivano dal fisco. Sì, perché, opinione co-


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva n. 278 - 23 luglio 2015 Vicenza PiùViva VicenzaPiùViva

 LONGFORM Escort [ Personaggi ]

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mune, i soldi li aveva fatti...e non pochi, nascosti oculatamente sotto al solito materasso. Benedette “ciacole”, il sale dei paesotti di provincia, che riesce ancora a preservare briciole di memoria. Nella seconda decade degli anni 2000 non si parla già più della Celestina. Il paesaggio urbano di Vicenza è cambiato, le osterie hanno lasciato il posto a finte osterie o a bar che si vestono tanto di superbia quanto di scortesia. Il “peccato” salta direttamente il fosso e diventa ossessione e perversione alla quale ci si abitua o ci si rimane invischiati; il parco vicino alla stazione si trasforma in un ghetto che sembra quasi voluto e ritornano vecchi spettri, come l’eroina, che hanno minato generazioni precedenti. Visto con occhi lucidi, il panorama sembra quello di una desolazione ineluttabile, con la quale è difficile fare i conti, magari complici vari tipi di impoverimento, mentale ma anche sostanziale. È la crisi, conclamata. E, forse anche per quello, dal nulla, rispunta improvvisamente la Celestina. Ma sarà lei? Nei baretti dove si beve come se non ci fosse un domani, ma un domani c’è sempre, giurano che non può essere lei. “Avrebbe cent’anni”, dicono, anche se qualcuno, più filosoficamente, asserisce che non una, ma dieci, cento Celestine si sono. Sarà lei quella che adesso lavora esclusivamente al mattino, meglio se di sabato o domenica, quasi a voler ancora sfidare i beghini? La donna che vedo ha una certa età, e si nota. Non cent’anni, diciamo una certa età, ma portata bene. Niente sciattezza nel suo vestito e l’aria saggia di chi fa un servizio sociale antico, come il mestiere che esercita. È lì, a Campo Marzo, che aspetta un cliente fuori dal rinato – e poi nuovamente defunto – Bar Moresco. Il cliente è un signore sulla settantina, pulito e pettinato, forse per l’occasione. Prende sotto braccio la Celestina

[ Campo Marzo ] e assieme si allontanano, verso le panchine vicine al canale, nella parte sinistra del parco, lontani dai traffici di varia natura che nel resto dell’area si stanno già organizzando. È il barista che mi fa notare la scena. “Ti ricordi della famosa Celestina”, mi dice, indicandomi una panchina. “Lavora ancora, quella è la sua postazione, un lavoro di mano per clienti selezionati”. Mi spiega che il cliente, precedentemente, si è fatto cambiare dieci euro perché il “massaggio” costa solo sette. “Hai visto che razza di saldi!” Se conosci il mestiere significa che sai anche affrontare la concorrenza, nonostante il mercato spietato. Già, perché in quel contesto niente sembra squallido e feroce. La “graziosa” e il cliente tornano dopo

pochi minuti. Si siedono al tavolino e lui paga anche da bere – un caffè per lui e un bicchiere d’acqua per lei – e si mettono a parlare dei bei tempi andati. “Eh, stava ben fino all’altro giorno... se n’è andato in casa, un colpo, magari ‘ndarsene così”, dice lui. E lei ribatte: “Caro, caro...il tempo passa. Te ricordito di quello alto, el xe venuto da mi, ma el gaveva metà facia che non se moveva...e quell’altro, gnanca con dò pastiglie blu...niente da fare, ghe go fato ‘na caresa, però”. Ed è difficile non pensare, sorridendo, che quella semplice scena altro non è qualcosa di profondamente fragile e umano, magari raro da trovare in una cittadina che, anche se si dipinge così, è sempre meno a misura d’uomo.

[ L’ex Caffè Moresco a Campo Marzo ]

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Ana Lucia, escort italo brasiliana a Vicenza: come lo è diventata, come fa questo lavoro, cosa pensa dei perché dei suoi clienti, quale futuro progetta VicenzaPiùViva

La sua guida per la vita futura è “As 48 leis do poder”, “Le 48 leggi del potere”, di Robert Greene e Joost Elfferse, un best seller da 1,2 milioni di copie vendute solo negli USA

di Giovanni Coviello

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opo averle chiesto per telefono, nella solitudine, nel mio caso, del giorno di Natale, un incontro a pagamento, ho subito spiegato ad Ana Lucia che volevo incontrarla per un’intervista (“devi pagare di più, allora”, mi hai detto) sulla sua professione e vita da escort. Confesso di aver “sofferto” un po’ (in effetti tanto, nonostante la mia età) perché, quando mi ha aperto la porta, per un momento, lungo, la sua bellezza e il tuo fascino, appena nascosti da una vestaglietta nera e trasparente su una lingerie da sballo, mi hanno fatto dubitare della mia capacità di tener fede all’intenzione di volerla solo intervistare, compito che, dopo lunghe riflessioni, non potevo affidare a uno dei miei giovani collaboratori. Ma mi sono messo alla prova, anche per il budget messo in gioco per un lavoro e non per un divertimento, e ce l’ho fatta pur buttando ogni tanto lo sguardo oltre la… siepe. Ecco, quindi, l’intervista ad Ana Lucia (il nome, per ovvi motivi di privacy, è doppiamente di fantasia, rispetto a quello reale e a quello che conoscono i suoi clienti), rigorosamente registrata e fedelmente trascritta, poche correzioni di sintassi a parte, per voi, ma anche rivissuta in audio da me, che sono uscito soddisfatto ma anche meravigliato dall’incontro dal vivo con una protagonista del mondo di cui parliamo in questo longform di VicenzaPiù Viva, dopo quello sulla Parità di genere. Ciao Ana Lucia, ci siamo appena conosciuti, qui a Vicenza. Non è bello chiedere a una donna, anche se molto bella come te, quanti anni ha. Me lo puoi dire? No. Sono giovane, non giovane come vorrei essere ma sono ancora giovane per fortuna. Ti vedo ben curata anche perché ti tieni in forma? È importante, ci tengo io. Di dove sei? Sono italo-brasiliana.

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Mi puoi raccontare un po’ la tua nascita, perché sei italo-brasiliana? Sono nata in Brasile e sono figlia di una mamma brasiliana e di un italiano della Calabria; perciò, ho doppia cittadinanza e sono venuta qui per provare a fare, in futuro, una vita diversa. I tuoi genitori erano sposati oppure vivevano insieme? No, no, è stata una storia. È stata una storia particolare diciamo? Non lo so, non conosco molto perché purtroppo ho perso la mia mamma quando era ancora piccola. Conosco la storia della mia famiglia da quello che mi raccontavano e da quanto ho capito dalla gente la mia mamma non era


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva più insieme a mio padre, so che è

VicenzaPiùViva stata una storiella, una cosa senza senso. Tuo padre lo conosci oppure no? L’ho conosciuto, si. Non ho vissuto con lui, ma l’ho conosciuto grazie a mia nonna materna che mi portava a trovarlo. Mia nonna mi ha cresciuto dopo che la mia mamma è andata via. Ti manca tuo padre oppure no? No, non sento niente per lui, non provo niente. Non provi sentimenti né di amore né di altro? Qualcosa proverai perché in fondo è tuo padre. Non te lo so dire sinceramente. Non provo niente in realtà. Ho conosciuto una persona che mi hanno detto che era mio papà perché c’è anche il suo nome nel mio permesso. Lo è stato solo biologicamente, però, non mi è mai stato accanto per cui il senso della paternità ... non lo sento. Non gli vuoi del male? No, per carità no. Sono stata già molto ... molto triste per tutto ciò che è successo dopo che sono cresciuta e ho capito un po’ delle circostanze. Quando avevo ancora il mio papà mi faceva male immaginare che c’era una persona che poteva essere accanto a me visto che sono rimasta da sola. E invece ... Dopo la morte di tua mamma? Esatto. E quello mi feriva perché è perché lui avrebbe potuto fare qualcosa per la mia esistenza ma non l’ha fatto. Per un periodo di tempo, quando ero molto giovane, mi sono un po’ incazzata nera con lui, però dopo, quando sono cresciuta, lui era molto anziano e allora … Tua mamma quanti anni è stata con te prima di mancare? Quando sono nata mia mamma aveva 39, quasi 40 anni e mio papà tipo 62, e quando è morta ne aveva 54 e io solo 12. Quindi un po’ di anni con te li ha vissuti?

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 Lo scrittore latino Plinio il Vecchio definì Cleopatra “regina meretrix“: dipinrto ottocentesco di Alexandre Cabanel

In realtà non tantissimo perché lei aveva una malattia degenerativa che si è cominciata a sviluppare poco dopo che io stavo crescendo per cui quando avevo dieci anni diciamo che la mia mamma aveva già una vita vegetale, non era già ormai una vita. Conosco il problema. E tu come hai vissuto da piccola? Avevi parenti? Chi ti ha aiutato a vivere? Mi ha cresciuto mia nonna materna. Mia nonna è stata la mia mamma in realtà perché, visto che la mia mamma non aveva la possibilità di allevarmi, lei conosceva già la sua malattia genetica, degenerativa e sapeva già cosa sarebbe successo visto che c’era una bambina piccola senza genitori... È stata una buona cosa comunque avere una nonna che ti voleva bene no? Certo. Tu hai studiato in Brasile oppure no? Sì, ho fatto tutte le scuole fino a quello che qui si chiama liceo e mi mancava solo di andare all’università. Che cosa avresti voluto studiare se fossi andata all’università?

All’epoca volevo fare biologia oppure letteratura perché nella città dove abitavo non c’erano altre facoltà. Vengo da una città molto piccola. Posso sapere qual è la città in cui sei nata, in cui vivevi? Corumbà, a Mato Grosso do Sul. Lì c'è anche un'università, si chiama UFMS (Universidade Federal de Mato Grosso do Sul, ndr). Facciamo un passo indietro. Quando tu eri bambina diciamo, la mancanza di tuo padre te la facevano pesare gli altri bambini? Ti facevano qualcosa contro perché tu eri senza padre? No, questo no. In realtà l’ho capito ma mai ho sentito la mancanza di mio papà. Niente. Neanche mi sentivo male vedendo che le mie amiche avevano un papà. Ho capito la mancanza di mio papà solo dopo che ho cominciato a fare la terapia. Perché ho capito che ricercavo quell’amore paterno a volte in un partner. Ma è stato anche importante che le tue amiche, i tuoi amici della tua età non ti hanno fatto pesare questa cosa. Perché spesso succede che i

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VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva bambini o le bambine e i ragazzi o

VicenzaPiùViva ragazze che non hanno una famiglia completa vengono presi in giro, vengono bullizzati. No, no. Per questo no. Sono stata bullizzata per tante altre cose però. Per questo no, no. Non era un problema, neanche una questione. Perché sinceramente la mia mamma... Siamo tre figlie e mia mamma era un po’, come dire, scatenata. Era una persona che faceva una vita un po’ particolare purtroppo. E ha avuto tre figlie, ognuna di papà diverso. Siamo state un po’ buttate così nel mondo. E per fortuna ho avuto mia nonna che è stata un buona mamma e papà per me. Quando hai finito di studiare sei rimasta in Brasile o sei venuta subito in Italia? No, sono rimasta in Brasile. Lavoravi, facevi qualcosa? Ho cominciato a lavorare dopo che ho finito le scuole perché, nello stesso anno, ho perso mia nonna. Quando ho finito la scuola intendevo cominciare a fare la facoltà, però, siccome la mia nonna non c’era più, ho dovuto andare a vivere con una mia sorella più grande che abitava in un’altra città. Sorella della stessa mamma, ma di un altro papà, quindi una sorellastra, che era già adulta ovviamente perché lei ha 20 anni più di me. E lì ho cominciato a lavorare. Che lavoro? Ho fatto un corso di estetista, parrucchiera, trucco, queste cose. Ho cominciato a lavorare con queste cose. Perciò sei così curata anche adesso, perché hai fatto l’estetista? Sì, certo. È questa la mia sensibilità. Ho visto che hai dei libri, anche importanti, sul comò. Ti piace leggere? Sì, mi piace leggere, mi piace imparare. Sono una persona che è alla ricerca di un miglioramento personale. E credo che possiamo essere sempre migliori. E visto che n. 4 / Gennaio - Febbraio 2024 - 26

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con internet, tv, ti riempi di tante cose ... non tutte vere, che non ti aggiungono niente, cerco ogni tanto di leggere libri che mi possano far imparare qualcosa di importante. Dopo l’estetista hai fatto altri lavori? Oppure hai cominciato a fare questa professione? Ho cominciato a fare questa professione. Già in Brasile o in Italia? In Brasile. Per quanti anni in Brasile hai fatto questa professione? Più o meno tre, quattro anni prima di venire qua. Ti trovavi bene, ti trattavano bene? Sì. La prima volta com’è stata? Per necessità o per scelta? No, non l’ho mai stato per scelta. È stato per necessità ovviamente. Ma ci può essere anche una scelta a volte, no? Ci sono delle ragazze che lo fanno per scelta? Ci sono, ci sono. Per me è stato per necessità perché dovevo vivere e pagarmi da vivere, diciamo, no? La prima volta è stata molto difficile perché ero ancora molto giovane. E visto che vengo da una città, da una provincia dove non si vedono tante cose, sai, è tipo un paesino piccolo, tutti li conoscono, io sono andata a vivere in una città grande, una metropoli piena di pericoli. Ah, quindi tu hai cominciato a fare questa professione già in una città grande, non dove vivevi? Esatto. Ed era tutto molto nuovo e spaventoso. Però... Mi puoi dire quale città? Non voglio entrare in dettagli. Ok, certo, certo. E lavoravi in appartamento, in hotel o per strada? All’inizio ho lavorato in appartamento e anche in strada. E poi ho smesso di lavorare in strada. Che è un po’ più dura immagino, no? Sì, è molto pericoloso. E anche poco lucrativo.

 Il libro sul comò di Ana Lucia, As 48 leis

do poder, di Robert Greene e Joost Elfers

Dopo questi anni di lavoro in Brasile, poi sei venuta in Italia? Sì, sono rimasta lì qualche tempo e prima ho avuto dei fidanzati, poi sono tornata a lavorare per un po’, poi la cosa non è andata avanti. I tuoi fidanzati sapevano che lavoro facevi? Sì, certo. Ti sfruttavano oppure no? No, figurati, non ho mai permesso che nessuno mi sfruttasse. Sono sempre stata una persona saggia. Questo è importante. Non l’ho mai permesso, neanche quando ero bambina, forse per il fatto che praticamente ho dovuto imparare a difendermi da sola. Da bambina già non lo permettevo perché anche la mia famiglia voleva sfruttarmi ma sono sempre stata molto portata a decidere da sola. Ma la tua famiglia ti voleva portare a fare questo lavoro oppure no? No, figurati, sfruttare in un altro senso… Per farmi fare un qualunque lavoro in un altro modo, diciamo, maltrattandomi in qualche maniera per farmi fare la “dipendente” della casa, sai. Quando sei venuta in Italia? Sono venuta in Italia nel 2017. Poi la cittadinanza l’hai avuta abbastanza presto, immagino?


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva Purtroppo, no, perché

non è VicenzaPiùViva stato semplice. Mancavano dei documenti. Doveva essere una cosa veloce, però siccome mancava sempre qualcosa ho dovuto seguire un procedimento giudiziario che è molto più lungo e dipende molto anche dalla risposta del giudice, ovviamente. Però per fortuna non è stato lungo come poteva. Quindi sei italiana adesso con doppio passaporto, italiano e brasiliano. Generalmente qui quando lavori, lavori in appartamento in affitto o in un appartamento tuo? Entrambe le cose. Questo qui dove stiamo parlando è in affitto o è tuo? È in affitto. Ho un contratto a mio nome. Hai un contratto regolare? Perché so di altre professioniste che non hanno neanche un contratto, pagano così senza …? Non è facile ovviamente. Non è facile, però per fortuna ho conosciuto una persona che è stato il mio garante e abbiamo fatto un contratto e siamo riusciti a prendere questo appartamento. Però siccome io non sono sempre qua, quando vado da un’altra parte lo affitto. Stai molto a Vicenza? E in quali altre città? Giro un po’ per Italia, non vado molto lontano, un po’ in Emilia Romagna, un po’ qua in Veneto, ogni tanto vado in Toscana. Qualche bella esperienza nel tuo lavoro e qualche brutta esperienza me la puoi raccontare? Belle esperienze nel mio lavoro sono alcune belle persone che conosco, conoscere delle belle città, anche stare qua in Italia, magari se non fosse per questo lavoro non sarei riuscita perché tutto questo mi è costato. Anche fare questa doppia cittadinanza è costata un sacco di soldi. E nonostante questo lavoro non sia una meraviglia, è questo lavoro che mi ha dato tutto quello che ho, per cui questa è una bella

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 Vista notturna di uno scorcio di Corumbà dal porto turistico

esperienza del lavoro. Ti sono capitate delle brutte esperienze? Ci sono, ovviamente, è chiaro. Ma ci mancherebbe, la vita non è solo fiori. Ma niente di così importante… Nulla di pericoloso? Ti è successo che qualcuno ti minacciasse magari? Per fortuna no, così no. Parlo di qui in Italia soprattutto. Ci sono persone che a volte si incazzano per qualche motivo, perché non sono contente. O ci sono persone che vengono che non hanno i soldi per pagare e non vogliono andare via. Ho già avuto problemi con persone che… drogati… che non volevano andare via ma per fortuna niente di più. Succede anche perché i contatti tu li hai via telefono e non sempre capisci benissimo chi verrà poi a trovarti. Come fai a capire se una persona è più o meno seria, diciamo, al telefono? Tesoro, praticamente un po’ si capisce da come parla, ovviamente dai suoi discorsi, da come argomenta, se è veramente gentile. Di solito una persona che magari sia un drogato o un ubriaco io riesco a capirlo. E poi io filtro il mio lavoro lavorando fino a un certo orario, non tardi, e non lavoro praticamente con stranieri perché purtroppo non è che tutti

sono persone corrette. Una volta lavoravo con stranieri però ho avuto dei problemi per questo e ho deciso di non farlo più perché, purtroppo, ci sono alcuni che sono pericolosi. Sono pericolosi perché sono persone menefreghiste, mentre ci vuole anche rispetto in questo lavoro. Anche se pagano per essere contenti dovrebbero anche rispettare chi offre questa gioia. Dal mio punto di vista è importante anche perché io sono una persona molto corretta e giusta: mi piace offrire una bella cosa per tutte le persone che vengono e rispetto chi viene da me. Cosa pensi sulle cause della violenza sulle donne che sta aumentando in Italia? Non sono bene informata su cosa succede qui. Non mi piace vedere cattive notizie per cui non non posso esprimere un’opinione corretta Adesso non ti voglio chiedere troppe cose perché tu giustamente non vuoi farti riconoscere da certi dettagli sulla tua persona. Ma nella tua esperienza le persone vengono soltanto per fare sesso o anche per scaricare stress, per risolvere dei problemi che hanno? Non so dirtelo esattamente ma io credo che praticamente tutti quanti vogliono fare entrambe le cose, però in percentuali diverse. Dipende

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VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva dai casi secondo me: questo per

meVicenzaPiùViva per un uomo è veramente un svago importante perché è una scarica di stress e ci sono persone con cui io riesco a connettermi in un modo diverso e i nostri incontri diventano, tra virgolette, come una piccola relazione con degli amici, un tipo di amicizia. In qualche modo anche di più forse perché c’è un po’ di confidenza e queste sono persone a cui manca qualcosa di affettivo, anche se sono sposate. A loro, immagino, ma l’affetto e la compagnia di una donna che gli fa carezze ed è più disponibile. Magari che li fa sentire più uomini che non a casa da sposati. In Italia c’è un sacco di uomini che hanno una certa età e che non sono sposati e che secondo me non si sposeranno mai. Ma vengono anche giovani, proprio ragazzi e anche ragazzini: purtroppo ci sono ragazzini di 20, 22, 23, 24 anni che non riescono a trovare una fidanzata perché, non lo so, non ce la fanno anche se tante volte sono bei ragazzi, sono ragazzi che non hanno né un problema fisico né di intelligenza. Non so perché succede che non riescano ad avere rapporti sociali e che abbiano bisogno di venire da me per avere questa cosa. Qualcuno lo hai aiutato? In che senso? Indirettamente stando con te a liberarsi un pochettino e poi a trovare una compagna. Ti è capitato di saperlo oppure no? Certamente non posso sapere tutto, non so questa cosa perché le persone vengono e, dopo un certo tempo, non vengono più e dopo io non so più cosa succede alla vita di quella persona. Mi hai detto anche che con questo lavoro hai potuto conoscere tante belle città. Vicenza come bellezza come la consideri rispetto alle altre? È una bella città, per me è una città conveniente ma mancano alcune cose.

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Cosa manca? Manca che non è una città molto cosmopolita e non ha, per esempio, certi negozi che ha una città più completa come Verona oppure Firenze o Bologna, che sono più internazionali. Queste cose mancano perché la città è più “piccola”, ma per me è conveniente perché è vicina alle altre città che frequento. Se magari mi manca questo tipo di cosa mi sposto ma Vicenza mi piace come città. Come sono le persone di Vicenza, gli uomini di Vicenza che hai trovato, gentili o di tutti i tipi? In generale in Italia sono molto gentili e anche a Vicenza lo sono con me, anche se ci sono persone che non sono molto aperte mentalmente forse perché si tratta di una città piccola. Non è una città di persone che hanno una chissà quale cultura … Fra poco ti lascio perché non voglio rubarti troppo tempo e devi lavorare. Da come stai parlando e da come ti ho conosciuto oggi mi sembra che tu abbia una base di cultura notevole, non sei una che fa sesso e basta. Hai testa, indipendenza, guardi le città con occhi attenti e leggi libri. Quello che ho visto sul comò (As 48 leis do poder (Le 48 leggi del potere) di Robert Greene e Joost Elfferse, un best seller da 1,2 milioni di copie vendute solo negli USA) e che stai leggendo parla di gestione del potere. Come ti trovi con quelle persone con cui magari vorresti scambiare due parole ma con cui trovi difficoltà a farlo? Lasci perdere se vedi che la persona è solo interessata allo stare insieme? Io mi adatto a tutto perché ho imparato questo, perché fa anche parte del mio lavoro. Per cui se una persona viene qua e vuole parlare di politica o di viaggi o di cibo parleremo di qualsiasi cosa gli

interessi. Se non vuole parlare non parlo, è così che faccio, mi adatto. Questo vuol dire che sei intelligente … Un’ultima domanda: come vedi il tuo futuro e cosa pensi di fare quando fra molti anni sarai meno sarai meno giovane di adesso? Stai costruendo qualcosa nel frattempo? Ovviamente, ovviamente non passerò così tutta la mia vita anche perché sarebbe un peccato. Questo libro incluso mi sta insegnando come comportarmi quando farò quello che intendo fare. So quello che voglio fare. Cosa vuoi fare? Non ne parlo perché non porta fortuna, parlo con me, parlo con l’universo… Quello che guadagni penso che lo stia destinando al tuo progetto. È per questo che faccio questo lavoro. Io ti ringrazio Ana Lucia, sei stata bravissima, sei una persona molto dolce. Ti ringrazio di questa bellissima chiacchierata.


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Prostituzione su strada: un fenomeno sempre più limitato se non anche … utile alla comunità VicenzaPiùViva

di Giovanni Coviello

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enomeno diverso da quello dell’esercizio della professione di escort (la discriminante fondamentale è il luogo chiuso in cui quest’ultima viene esercitata) è la prostituzione su strada o in luoghi pubblici. Nella tabella nella pagina pubblichiamo i dati storici delle sanzioni comminate dalla Polizia Locale di Vicenza, che ringraziamo per il supporto ricevuto, a “lei” (la lavoratrice del sesso) e a “lui” (l’utilizzatore finale, termine noto dai tempi del Bunga Bunga), che dimostrano come il fenomeno nel tempo si sia fortemente ridotto anche perché le priorità di controllo indicate dalle pubbliche amministrazioni che si sono succedute, dopo l’apice anche

Verbali della Polizia Urbana Anno 2023

14 a lei

Anno 2022

4 a lei

Anno 2021

55 a lei e 3 a lui

Anno 2020

46 a lei e 8 a lui

Anno 2019

200 a lei, 49 a lui

Anno 2018

414 a lei, 49 a lui

Anno 2017

531 a lei, 35 a lui

Anno 2016

219 a lei, 55 a lui

Anno 2015

478 a lei, 57 a lui

Anno 2014

1.180 a lei, 57 a lui

Anno 2013

1.039 a lei, 55 a lui

Anno 2012

1346 a lei, 23 a lui

Anno 2011

414 a lei, 46 a lui

Anno 2010

19 a lei, 150 a lui

Anno 2009

61 a lei, 15 a lui

Anno 2008

4 a lei, 32 a lui

mediatico durate l’era Variati, si sono spostate, ci dice il comandante Massimo Parolin, su altre fattispecie, come lo spaccio di stupefacenti e i senza fissa dimora. C’è anche da dire che la tesi che è maturata fino allo  Un controllo sulla prostituzione da parte della Polizia Locale scorso anno, almedi Vicenza (Foto: Francesco Dalla Pozza) no, negli ambienti della Questura è cizio della prostituzione su strada) che le lavoratici del sesso lungo del nuovo Regolamento di Polizia soprattutto la direttrice di San LazUrbana e sulla Civica Convivenza zaro, che non superano le 14 pertuttora vigente, di cui pubblichiasone, tutte di nazionalità europea mo di seguito un estratto e che è e senza “sfruttatori”, sono di fatto scaricabile integralmente da qui dei “presidi sul territorio” perché (https://www.comune.vicenza.it/ sono le prime a segnalare alle forze file/331361-Regolamento_Polizia_ dell’ordine eventuali problemi nella Urbana_civica_convivenza.pdf ) loro zona di “esercizio” e competenANCHE QR Code, sanziona in alcuni za che dir si voglia. luoghi la “prostituzione in qualsiasi Dai dati estratti i verbali sono modo esercitata in luogo pubblico stati effettuati maggiormente nelle o aperto al pubblico… consistente seguenti vie: Viale Verona, Viale San nella offerta di prestazioni sessuali Lazzaro, Strada Padana verso Veroa pagamento… con qualsiasi altro na e Corso SS. Felice e Fortunato. atteggiamento o modalità comporLa prima Ordinanza, avente per tamentali, compreso l’abbigliamenoggetto “divieti riguardanti la doto indecoroso e/o indecente… manda e l’offerta di prestazioni sesÈ altresì vietato a chiunque, nelle suali a pagamento, svolte su suolo aree e strade suindicate, contattare pubblico”, risale al 13/08/1998 soggetti che esercitano l’attività di (PGN 23627) ed era stata adottata meretricio su strada …” dall’allora Commissario Straordinario Dott. Filippo Rubino poi seguite da successive ordinanze del Regolamento Sindaco. di Polizia Urbana Dal 01/11/2013 tali fattispecie di comportamenti/violazioni sono state inserite nel Regolamento di Polizia Urbana e, dal 24/08/2017, all’articolo 10 (Norme contro l’eser-

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Escort: Vicenza insegue Verona, Treviso e Padova VicenzaPiùViva

Sono 1.1000 di cui 100 in provincia. Roma ne ha solo 5 volte in più

di Edoardo Pepe

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l mercato delle escort in Italia fa registrare una crescita continua già da diversi anni, nonostante lo stop del settore a causa della pandemia cominciata nel 2019. I dati raccolti dalla directory Escort4you evidenziano un boom di richieste “virtuali” durante il lockdown, in particolare di chat e videochiamate, dovuto ovviamente all’impossibilità di incontrare dal vivo le escort. I numeri raccolti sono in crescita di anno in anno, basti pensare che dal 2020 al 2021 in tutta Italia si è registrato un aumento del 7% del numero di escort che si registrano sui siti specializzati come Escort4you. L’aumento è dovuto anche al maggiore utilizzo delle piattaforme online per richiedere la compagnia delle sex workers, vista la comodità dei filtri di ricerca e la grande offerta presente sul web di ogni tipo di richiesta, in particolare donna cerca uomo: annunci escort a Vicenza, in controtendenza rispetto al luogo comune che siano solo gli uomini a cercare la compagnia delle escort. Per quanto riguarda i dati statistici raccolti dall’Istat, si parla di un business da quasi 5 miliardi e 3 milioni di clienti in tutta Italia. Guardando i numeri, vediamo che le escort a Roma sono le più numerose, con circa 5000 lavoratrici, se-

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guite dalle escort a Milano (intorno a 4000), e dalle escort a Torino (circa 2600), ma vediamo nel dettaglio invece il numero e le statistiche relative alle escort in Veneto. Le escort a Vicenza sono aumentate del 140% tra il 2020 e i primi mesi del 2022, attestandosi su una cifra di circa 1100 lavoratrici, di cui un centinaio in provincia e il resto in città. Vicenza è un luogo molto frequentato dalle escort, che ne apprezzano la posizione strategica per gli spostamenti fuori regione e nel territorio e l’eccellente vivibilità, oltre ad appartamenti certamente più economici rispetto a Padova, Venezia e molti altri centri della regione. Le escort a Venezia sono circa 900, probabilmente anche a causa del costo alto della vita rispetto alle

 Escort, Vicenza in gara per il podio

altre città del Veneto. Nonostante la ricchezza della città lagunare, i prezzi proibitivi degli appartamenti tengono lontane anche le escort. In altri centri veneti, invece, la situazione è diversa: le escort a Verona, ad esempio, si attestano intorno a 1600, segno che le sex workers si spostano nelle città ricche più vicine ai confini regionali, così da potersi spostare più facilmente. Per quanto riguarda il resto delle province, la situazione è la seguente: le escort a Rovigo sono circa 280, un numero comunque significativo, viste le dimensioni ridotte del territorio. Sempre secondo i dati di Escort4you, le escort a Padova sono circa 1200, mentre le escort a Treviso sono circa 1300. Ultime per numero le escort a Belluno, intorno a 190.


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Escort in Veneto: la romantica città di Giulietta e Romeo è tra i primi 30 Comuni migliori negli incontri (a pagamento) VicenzaPiùViva

Le recensioni degli utenti hanno confermato la posizione dei Comuni veneti in classifica

 Escort: i Comuni migliori e quelli peggiori

di Edoardo Pepe

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on si tratta della qualità dei vini o delle grappe, ma di quella degli incontri con le escort. Come le bandiere blu attribuite alle spiagge più belle d’Italia e le “bandiere nere” dove è pericolosa la balneazione, ma per le escort e la qualità degli incontri. Escort Advisor, primo sito di recensioni di escort in Europa, ha stilato la classifica dei 30 comuni migliori (e peggiori) d’Italia per qualità degli incontri con le escort. Il Veneto non poteva non posizionarsi nei top 30 e lo fa con Conegliano (comune di soli 34 mila abitanti) al quarto posto e Verona al diciottesimo posto. Al quarto posto

anche la città di Rovigo, ma nell’elenco dei Comuni peggiori, seguita da Venezia al nono posto. Ma come è stata realizzata la classifica? Calcolando il giudizio medio delle recensioni degli incontri degli utenti con le escort. I Comuni migliori sono quelli che hanno ricevuto una percentuale alta di 4 e 5 stelle dalle recensioni, quindi un ottimo giudizio degli incontri degli utenti con le escort. Quelli “peggiori” sono quelli in cui le recensioni degli utenti sugli incontri hanno dato una percentuale di giudizi negativi superiori alla media (2 e 3 stelle). Ci sono anche le recensioni a 1 stella, che identificano truffe o pericoli: servizi offerti, ma non concessi, foto false, scambi di persona.

«Sono rimasto stupito nello scoprire la presenza di così tante escort con recensioni anche in Comuni come Conegliano e Rovigo.» – commenta Mike Morra, Ceo e fondatore di Escort Advisor – «Abbiamo recensioni di incontri anche nei Comuni più piccoli, isole comprese. Inoltre, non ci sono solo giudizi a 5 stelle, una grande percentuale di recensioni che riceviamo (e pubblichiamo) è tra le tre e le due stelle». Le escort in Veneto

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Né “strega” né “madonna”, né prostituta né escort, ma solo donna: quando Euripide fa parlare Medea VicenzaPiùViva

di Michele Lucivero

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uando il drammaturgo greco Euripide fa parlare Medea, la protagonista dell’omonima tragedia, egli non fa che illuminare inconsapevolmente un’immagine forte, nobile, quasi regale di una donna che ancora apparteneva alla società “barbarica”, da cui veniva, appunto, Medea, la guaritrice, la “maga” che custodiva segreti di vita e di morte, proprio come faceva Trotula nel pieno del Medioevo. Tuttavia, il lento passaggio storico al patriarcato è segnalato da grandi figure archetipiche, tra cui anche la stessa Medea, che viene presentata contraddittoriamente come una donna di grande prestigio, ammirata e temuta come maga e guaritrice, ma, allo stesso tempo, come madre assassina, che si vendica in modo atroce del tradimento di Giasone, uccidendo i suoi stessi figli. La scrittrice tedesca Christa Wolf nel suo Medea. Voci1 la vede come una donna forte e generosa, depositaria di un antico sapere legato al corpo e alla natura. Figure come Medea o Diotima, di cui parla Platone nel Simposio, rappresentano un anello di passaggio tra la donna sacralizzata del mondo arcaico e la donna-strega delle so1

C. Wolf, Medea. Voci, Roma, Edizioni E/O, 2019.

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cietà più ottusamente patriarcali. La figura della donna ha oscillato molto spesso nella storia, non solo occidentale, tra questi due poli: santa o strega, guaritrice  William Turner, La visione di Medea benefica o fattucchiera malefica, lasciare alla poesia, all’arte, alla fata o megera2. letteratura il compito di salvare Non possiamo che constatare l’umanità attraverso la bellezza e come la nostra civiltà abbia fatto la compassione. sua una visione misogina ed escluÈ interessante notare come la dente della donna a vantaggio di nascita della poesia in volgare, e modelli di forza, violenza, soprafnel dolce stil novo in particolare, fazione, che costituiscono il fulcro abbia regalato alla donna un posto attorno al quale si avvolge o dipaparticolare in cui essa, all’interno na la storia dell’Occidente che, non di un un’aura luminosa, ritrova il a caso, ha nel ricorso alla guerra il suo ruolo salvifico…salvo poi essesuo momento fondativo. Salvo poi re ricacciata sul rogo come strega nel pieno rigoglio della civiltà rina2 C. Poncina, Figure femminili tra scimentale. Medioevo e Rinascimento: mistiche, Se lanciamo un profondo filosofe, poetesse, pp. 137-156 e M. sguardo storico alla nostra civiltà Lucivero, Sante e streghe nella storia occidentale, pp. 157-225, in L’altra occidentale, l’immagine della donmetà del cielo. Il femminile nella stona che ne ricaviamo corrisponde ria del pensiero, a cura di Y. D’Autispesso a quella di un universo lia, M. Di Cintio, M. Lucivero, Roma, Aracne, 2016.. femminile polarizzato con poteri


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 John William Waterhouse, La strega

soprannaturali, come se si trattasse di un grande “parlamento”, un emiciclo tutto al femminile in cui da sinistra verso destra siedono in successione streghe, negromanti, fattucchiere, ammaliatrici, maghe, indovine, guaritrici, fate, visionarie, mistiche per finire, all’estrema destra, con le sante o presunte tali, tutto in funzione del potere di generare il male oppure il bene. Come nella politica, certamente anche in questo singolare emiciclo si sono dati storicamente episodi di trasformismo, cambiamenti di casacche, espulsioni dal proprio gruppo fino alla costituzione, potremmo dire, di un “gruppo misto”, costituito da transfughe non meglio identificate. Tuttavia, ciò che nell’immaginario collettivo risulta abbastanza significativo e caratterizzante è, molto spesso, l’identificazione della Santa con la bellezza e della Strega con l’aberrazione fisica e la mostruosità a livello iconografico. Wolf, Medea

 LONGFORM Escort

Accade, infatti, che, mentre la Santa è immaginata come una donna fulgida, linda, angelica, di una bellezza quasi eterea, la Strega è perlopiù associata a tinte fosche, appare molto brutta con naso adunco aquilino, senza denti, con un immancabile porro peloso sul viso e vestita di cenci neri con un inquietante cappello a tese larghe. A costruire questo immaginario collettivo, che permane ancora nella cultura popolare, soprattutto nella notte di Halloween, ha contribuito non poco l’iconografia della tradizione cattolica lungo i secoli, anche e soprattutto ai fini del controllo sociale. Nei nostri tempi, caratterizzati dalla ricerca a portata di mano con un click, basterebbe digitare su un qualsiasi motore di ricerca le parole “Santa” oppure “Strega” per farsi un’idea della estetizzazione dello scarto morale tra bene e male cui si è accennato. Ciò avviene perché l’operazione che consente il passaggio dall’etica all’estetica, dal bene al bello è automatica e scontata per la nostra cultura, acquisita insieme al bagaglio di conoscenza che noi adottiamo nel contesto nel quale siano inseriti, che è quello occidentale di matrice cristiana. A fronte di questa patina estetizzante, il meccanismo che sta dietro l’attribuzione sociale del ruolo di sante e di streghe è, in realtà, molto più complesso a livello antropologico, giacché esso ha funzionato storicamente come dispositivo di inclusione o di esclusione sociale, adottato dalle comunità e dalle autorità locali per generare processi di emarginazione oppure di ostracizzazione. Tali dispositivi Lucivero, Sante e streghe nella storia ...

 Piermatteo D'Amelia, Madonna in trono

di esclusione hanno funzionato in passato nella società occidentale e non è detto che siano ancora in funzione, sotto altre spoglie, nella nostra società, ad esempio nella moralizzazione verbale negativa della “puttana” e nella valorizzazione estetica positiva della “escort”. È nostro dovere, pertanto, in nome dell’umanità in generale, tenere alta la soglia dell’attenzione in riferimento al linguaggio che usiamo al fine di attivare il giusto rispetto dei diritti di uguaglianza ed equità, denunciando in ogni luogo e in ogni tempo tutte le repressioni delle istanze di liberazione dell’uomo e della donna, in maniera particolare, alla quale dobbiamo sempre essere grati per il dono magnifico della vita. Non a caso uno slogan della fine degli anni ’70, quando si parlava di femminismo, recitava con convinzione: «Né strega né madonna! Solo donna!»….ecco, semplicemente “la donna”, nella sua naturalità, nella sua quotidianità, senza etichette e senza pregiudizi! vipiu.it, Nè strega né Madonna ...

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 Consiglio Comunale

Massimiliano Zaramella: il medico paziente VicenzaPiùViva

Cura i pazienti al S. Bortolo, è paziente con i consiglieri comunali che presiede

di Edoardo Andrein

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atapultato, per sua scelta di ulteriore impegno, civico oltre che terapeutico, Massimiliano Zaramella ci racconta in questa intervista come concilia e fa interagire, per il bene dei cittadini, i ruoli di medico al S. Bortolo e di Presidente del Consiglio Comunale di Vicenza Per lei è stata la prima elezione, com'è il suo impatto col mondo della politica cittadina dopo sei mesi di presidenza? È vero che si tratta della mia prima esperienza politica in senso tradizionale, ma la mia sensibilità, interesse ed impegno in ambiti non strettamente clinico-sanitari, arriva da lontano, già durante gli studi universitari mi sono impegnato nella difesa del diritto ad un’adeguata formazione dei medici specializzandi, come garanzia al diritto alle migliori cure possibili ai cittadini. Negli anni ‘90 come AMSCE, associazione degli specializzandi, abbiamo portato 12000 medici specializzandi a Roma, in una manifestazione che è stata storica, perché in tutta Italia eravamo 25000, per cui abbiamo portato a Roma praticamente il 50% di una categoria. Grazie al nostro impegno le vecchie borse di studio furono sostituite dagli attuali contratti di formazione e lavoro, con l'acquisizione di diritti precedentemente impensabili per i medici in formazione specialisti-

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 Massimiliano Zaramella

ca. Poi a Vicenza sono stato tra i fondatori e presidente per 7 anni di Obiettivo Ippocrate, un’associazione nata da medici e poi apertasi a tutte le professioni sanitarie, per un giusto inquadramento della responsabilità professionale in ambito sanitario, come fondamento per garantire ad ogni paziente il massimo di possibilità terapeutiche in ogni situazione, contrastando la medicina difensivista e valorizzando l’alleanza terapeutica tra paziente e coloro che lavorano in ambito sanitario. Questa nuova esperienza quindi prosegue in questo solco già tracciato di difesa e tutela del diritto alle cure, alla valorizzazione del personale sanitario, alla sensibilizzazione su queste tematiche non solo verso i cittadini ma anche verso le istituzioni, e la politica in generale. La questione sanitaria è un’emergenza attuale e del futuro, una bomba ad orologeria se non ce ne facciamo carico ad ogni livello.

Ora che è anche un politico, in ospedale sono cambiati i rapporti con colleghi e pazienti? Penso che per molti questo mio nuovo impegno non sia stata una sorpresa per quanto già esposto nella risposta precedente. Ogni volta che ho ritenuto che un mio impegno diretto in un progetto o in un contesto potesse essere utile o portare cambiamenti per me necessari o auspicabili per un miglioramento in ambito sanitario non mi sono mai sottratto. Questo incarico lo interpreto come un'ulteriore possibilità per cercare di portare avanti questi intenti in un ambito nuovo. È più difficile gestire un Consiglio comunale o una unità operativa dell'ospedale? In entrambi i contesti ci sono responsabilità importanti, è naturale che quando si ha a che fare con la salute e la vita delle persone il carico emotivo è più pressante e pregnante, i tempi sono meno dilatati e le aspettative


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva di chi hai in carico sono maggiori. In

VicenzaPiùViva ospedale chi si rivolge a noi è in una situazione di fragilità non solo fisica, si trova in una posizione non paritaria, tutto il personale sanitario deve farsi carico come team di questa situazione di bisogno garantendo la migliore risposta sanitaria possibile senza mai dimenticare la situazione di difficoltà dei pazienti e dei loro famigliari. In Consiglio Comunale, pur toccando argomenti importanti per i cittadini, non si vive nello stesso modo la necessità pressante di trovare soluzioni in tempi così rapidi, ci si può confrontare, discutere, ci si può prendere il tempo di ragionare con maggiore serenità. In consiglio comunale inoltre non esiste un team che lavora in maniera sinergica sullo stesso obiettivo condiviso, esistono due squadre che si confrontano su argomenti e temi che non sempre sono condivisi nei contenuti e che spesso sono in conflittualità nelle modalità di affrontarli, anche se ciascuna squadra cerca di portare il proprio contributo. L'operato della maggioranza di centrosinistra finora la soddisfa? Ci sono tre aspetti che in questi mesi sto apprezzando veramente tanto in questa maggioranza: l’entusiasmo con cui si affrontano questioni an-

 Consiglio Comunale

 Il presidente del Consiglio comunale, medico fra i medici, con il sindaco Possamai

che complesse, l’ampia competenza che è evidente nel trattare tante tematiche diverse tra loro, ricorrendo all’esperienza ed alle conoscenze di ciascuno e, non ultimo, il grande impegno quotidiano che è solo di chi vive la piena responsabilità del proprio compito. Per cui sì, direi che non sono solo soddisfatto ma anche orgoglioso di questa maggioranza. L'opposizione sta svolgendo il suo ruolo in modo opportuno? È naturale che esista un gioco dei ruoli, altrettanto normale è che ci siano conflittualità e scontri su

 Zaramella interviene dallo scranno più alto in Sala Bernarda

temi e decisioni, ma ad oggi tutto si è svolto nei limiti di una correttezza istituzionale e soprattutto di rispetto personale che posso solo apprezzare da Presidente del Consiglio Comunale. A tal riguardo approfitto anche di questa possibilità per ringraziare della vicinanza che mi è stata manifestata anche dai consiglieri di opposizione, in occasione del mio malore il 4 novembre, mi ha fatto enormemente piacere. In campagna elettorale avevate proposto un assessorato alla Salute, come mai poi non è stato istituito? L’attenzione e l’importanza riservate in campagna elettorale a sanità e sociale, che sono tra loro fortemente legati, sono convinto siano state la carta vincente di questa coalizione che ha capito la centralità di questi temi in questo momento storico per i cittadini. Avere poi confermato questo impegno con un assessorato al sociale ed una delega a salute e benessere, quest'ultima affidata al Presidente del Consiglio, rappresentano in maniera chiara il mantenimento degli impegni presi e la conferma per questa amministrazione della loro centralità nel proprio programma di mandato. Personalmente sono estremamente contento e fiducioso

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 Consiglio Comunale

VicenzaPiùViva

 Il dr. Zaramella si prepara per un intervento e mentre lo esegue

sui ruoli che mi sono stati affidati dal Sindaco per il raggiungimento degli obiettivi che mi sono personalmente posto in campo sanitario.

ha fatto saltare tutte le regole, le sovrastrutture ed ha dimostrato che le persone sono la ricchezza aggiunta di ogni sistema.

Che emozione è stata essere nominato cavaliere al Merito della Repubblica Italiana e che ricordi ha del periodo più duro del covid? Per chi come me ha una grande considerazione e rispetto delle istituzioni, la nomina a Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana da parte del Presidente Mattarella, è stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita, anche perchè è stato un riconoscimento non solo personale, ma anche per tutte le persone che hanno partecipato e sostenuto un percorso, un modo di vedere la sanità e l’aiuto delle persone in difficoltà che è stato difficile, complesso e spesso in controtendenza rispetto ad un modo di pensare la sanità come fatta di numeri, di prestazioni, di denaro; noi abbiamo contrapposto una sanità fatta di persone (operatori sanitari, pazienti, familiari, cittadini), di impegno personale, di rispetto, di empatia, tutte cose che non si misurano, che non hanno un prezzo ma che hanno un valore inestimabile e che rappresentano le vere fondamenta, del prendersi cura. Il periodo del covid nella sua tragicità

Tra i suoi tanti impegni riesce a ritagliarsi qualche passione o hobby? Devo dire che il tempo che mi rimane, al netto dell’attività al San Bortolo ed a Palazzo Trissino, mi piace dedicarlo alla famiglia, con cui ho sempre condiviso le mie scelte, ma su cui ne ricade il peso, glielo devo ma soprattutto per me è indispensabile ed irrinunciabile.

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 Una visita a un paziente

Qual è l'aspetto che ama di più della città di Vicenza? Al di là dell’immenso valore artistico che si vede e respira nella nostra città, emotivamente amo Vicenza perché è una città vivibile, tutto si trova a distanza “di persona” e perché a Vicenza è legata la nascita e la crescita dei miei figli, è la città che 20 anni fà mi ha accolto, in cui ho potuto svolgere con grandi soddisfazioni la mia professione, la città in cui è nata e cresciuta la mia famiglia …. sono assolutamente in debito con la città di Vicenza.


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva Giovani Consiglieri Comunali parlano alla città

 Sala Bernarda

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“È tempo del primo Bilancio” di Jacopo Maltauro

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ari lettori, siamo giunti al primo bilancio dell’amministrazione Possamai. Per Bilancio si intende quello vero, l’approvazione del documento di Bilancio previsionale 2024-2026 addobbato dal DUP e dal Piano Triennale delle opere pubbliche. In poche parole la carta d’identità di un’amministrazione comunale, il cuore pulsante della sua visione politica e la cartina al tornasole delle sue promesse elettorali. Così come il manager di un’azienda viene valutato in base ai numeri del bilancio aziendale, il Sindaco di una città viene valutato in base alla visione offerta dal bilancio comunale e la valutazione che emerge da questo primo Bilancio è quella di una carta d’identità piuttosto sbiadita rispetto al biglietto da visita con cui il centrosinistra cittadino si era proposto in campagna elettorale. Per i temerari che hanno tempo e volontà di immergersi tra le centinaia di pagine del Bilancio di previsione non risulterà infatti così difficile notare una certa discrepanza tra la fantasia del programma elettorale e la realtà del bilancio fattuale. Dagli asili nido gratuiti per tutti, misura peraltro discutibile in termini di equità sociale, alla previsione delle rete tagliate del solo 20% per il primo semestre 2024 (taglio già previsto negli anni precedenti dal centrodestra) e del 40% nel secondo semestre. Completamente assente la gratuità del

trasporto pubblico locale per gli under 30 e il biglietto a 9 euro per gli altri utenti che si scontrano con i 2 milioni di passivo della Società vicentina trasporti, accumulatisi nel periodo pandemico. “Dimezzeremo le immissioni in 5 anni” recitava il programma elettorale , ma il Bilancio recita gran poco in termini di investimenti innovativi sul tema, con la progettualità sull’efficentamento energetico degli edifici comunali che non avanza. Clausola di dignità per i contratti con i fornitori del comune di Vicenza e flessibilità oraria nella struttura comunale, promesse che stridono rispetto al clima sindacale a dir poco “de boio” creatosi attorno alle proposte di trattamento rivolte ai dipendenti comunali. Il dimezzamento delle liste d’attesa per l’Edilizia Residenziale Pubblica, senza significative previsioni finanziarie e con l’allargamento della graduatoria a tutti i “richiedenti”, superando la legge regionale che prevede come requisito cardine la residenza o il lavoro da almeno 5 anni in Veneto. Non c’è traccia poi della previsione di uno psicologo per ogni quartiere. Una dissonanza significativa tra promesse e realtà che non si riscontra solo su quello che in questo Bilancio “non c’è” ma anche su quello che “c’è”. Sul piano degli investimenti e delle opere pubbliche, pur sforzandosi a individuare qualcosa di nuovo e di forte come prospettato in campagna, gli stanziamenti si rivolgono principalmente a strade e marciapiedi, per circa 3 milioni di euro, cimiteri

 Jacopo Maltauro in Sala Bernarda

per più di 650000 euro e chiese per più di 400000 euro, togliendo nel contempo 2 milioni e mezzo dedicati ad una nuova grande Biblioteca Bertoliana all’ex Tribunale di Santa Corona. Praticamente al posto di guardare “avanti”, si guarda “per terra”. Per carità, la manutenzione ordinaria è una precondizione indiscutibile per chi amministra ma per una città capoluogo come Vicenza a me sembra un po’ poco e di certo non sufficiente a perseguire le grandi sfide che Vicenza si presta ad affrontare tra opere pubbliche, sviluppo universitario e slancio turistico-commerciale. Qualcuno dirà “troppo presto” a me ,dopo 7 mesi di amministrazione , viene da dire: “troppo poco.”

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VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva Giovani Consiglieri Comunali parlano alla città

 Sala Bernarda

VicenzaPiùViva

Ripartiamo dall’educazione finanziaria femminile di Benedetta Ghiotto

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li avvenimenti che nell’ultimo periodo hanno messo in uno stato di mobilitazione sociale forte il nostro paese sono riconducibili alla crudeltà dell’ennesimo femminicidio, consumatosi così vicino alla nostra Vicenza e al cuore di tutti noi. Anche in quest’occasione siamo scesi in piazza, urlando a gran voce “Non una di meno” “Mai più”, sfogando la rabbia e la paura che percepivamo e percepiamo. Invece, solo dieci giorno dopo, sono state uccise da uomini Meena Kumari e Vicenza Angrisano e ancora, nel successivo mese un’altra vittima, Vanessa Ballan. Nemmeno il nuovo anno ha costituito un punto di svolta, in soli dieci giorni di 2024 le vite di Rosa D’Ascenzo, Maria Rus e Delia Zarniscu sono state strappate da uomini che dicevano di amarle facendoci domandare se ci sarà mai una a questo massacro. Allora mi sono chiesta cosa potessi fare io, giovane donna, nel mio piccolo per contribuire a contrastare un fenomeno così tristemente radicato. Come donna, sono scesa in piazza senza urlare e senza fumogeni o cartelloni, solo camminando in silenzio in un corteo di cordoglio comune. Come giovane, faccio giorno per giorno un’opera di critica dei falli educativi della società del passato e del presente che lasciano un margine entro cui si creano i presupposti per la violenza di genere, con la consapevolezza che la

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 Benedetta Ghiotto tra i banchi del

Consiglio Comunale

mia sarà la prossima generazione di genitori che non dovrà dolersi per proteggere le proprie figlie, ma adoperarsi per educare al rispetto e alla parità i propri figli. Ma è come amministratrice che posso agire fin da questo momento. In quanto consiglieri, lo strumento che ci permette di porre al parere della Giunta e al voto del Consiglio Comunale una proposta è quello dell’ ordine del giorno. Nell’ultima seduta in sala Bernarda, il punto focale della discussione è stata l’approvazione di bilancio, nel quale l’attuale amministrazione ha stanziato ben 20.000 euro volti al finanziamento di progetti volti alla prevenzione della violenza sulle donne. A tale voce mi sono appellata nella presentazione di un ODG, confezionato dopo un lungo lavoro di gruppo all’interno delle associazioni Vinova e Da Adesso In Poi, che mira all’istituzione di un corso

di educazione finanziaria esclusivamente per donne. Infatti, la cosiddetta “analfabetizzazione economica” è presupposto della violenza economica degli uomini sulle donne soprattutto nel privato delle case e nel circuito chiuso dei rapporti familiari. Eppure già nel 2011 con la Convenzione di Istanbul, la violenza economica veniva elencata tra le forme di violenza nei confronti delle donne. La medesima Convenzione prevedeva per combattere la violenza di genere in questo campo all’art. 12 di adottare tutte le misure necessarie per eliminare qualsiasi pratica che si basi dell'inferiorità della donna. In sede di voto, l’ODG in questione ha superato il vaglio del Consiglio Comunale tra il sostegno bipartisan di chi ha compreso la necessità dell’attivazione immediata e fattuale da parte di noi amministratori e cittadini e la critica disinformata di chi sosteneva erroneamente che un tale corso stabile fosse già in vigore presso altre realtà cittadine che erano già state previamente interpellate a riguardo confermandomi la mancanza di un tale istituto in città. Insomma, dopo la violenza e la crudeltà a cui siamo esposti tutti i giorni, il 20 dicembre il Consiglio Comunale ha approvato un provvedimento costruttivo contro la violenza economica di genere con la consapevolezza che si, abbiamo bruciato tutto, ma ora non bisogna scordarsi di costruire qualcosa di migliore.


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 Boomers

Noi, boomers. VicenzaPiùViva

Tra dress code, simboli e stelle abusive di Massimo Parolin

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arlare della generazione boomer vicentina implicherebbe necessariamente una dissertazione amplissima. Ma per ravvivare la memoria di tutti coloro che vissero quegli anni concentrarsi su pochi e distintivi aneddoti e fatti, risulta la cosa migliore da farsi. Tanto più che qualcuno tra i miei più cari amici boomer (non posso fare il nome, anche se capisco la vostra curiosità. Violerei decine di norme sulla privacy) già ora denuncia disorientamenti e neurodegenerazioni progressive :0). Si basti pensare che, ancora anni or sono (quindi – specifichiamo - non oggi alla veneranda età di 60 anni), in una serata revival in discoteca, quando egli rincontrò una sua vecchia morosa, considerata da tutti carina già all’epoca e rimasta tale pur nel passare dei lustri, se ne uscì con un: chi sei? Lasciandoci basiti, ammutoliti nonché dispiaciuti per la signora, che quasi se ne risentì. Ma vabbè caro amico mio, tempus fugit (per te sicuramente più veloce!). Come ci si vestiva: il dress code. Primo ed assoluto postulato: un ossimoro. Non vestivamo con grandi firme, anzi le snobbavamo, in quanto ritenute non alla moda (povero

me, se mi leggesse un Armani o un Versace). Se il chiodo nero in pelle ha rappresentato il simbolo degli anni ‘50 appartenente ai greasers, il giubbetto in jeans diventò quello dei boomers. Rigorosamente con impressa sulla schiena la linguaccia dei Rolling Stones, la lips e tongue, ispirata alla bocca di Jagger ed alla lingua della dea indiana Kalì. Tutti ne possedevano uno, indipendentemente fosse Levis o Wrangler o qualsivoglia altra linea. La sera, al Boris (l’autoscontro mito della Fiera degli oto), sembravamo appartenere ad un unico esercito. Questo giubbetto veniva indossato dalla moltitudine dei ragazzi, quasi fosse una divisa, anzi, era una uniforme. Regalava un senso di appartenenza, era uguale per tutti, davanti e dietro, destra e sinistra, l’espressione palindroma del vestire boomeriano, alla stregua di quelle letterarie leggibili da entrambe le parti : “i topi non avevano nipoti” o meglio “o mordo tua nuora o aro un autodromo”. Le scarpe, rigorosamente da ginnastica. Non esisteva certo l’offerta, la varietà di oggi. Le Superga venivano considerate il top. Punto!. Il problema? I destabilizzanti lavaggi di mamma ai quali si doveva fuggire come Morris ed Anglin da Alcatraz nel ‘62, al fine di garantirti l’uscita serale in divisa. («Vieni

 Giubbetto jeans con linguaccia dei

Rolling Stones

qua che devo buttare il giubbetto in lavatrice perché puzza come un “cavaron”. Da quanto non lo lavi eh? Una settimana? Eh no dai, l’hai già lavato il mese scorso, stasera devo uscire. Che faccio indosso il montone? Mi metto un po' di deodorante Gillette di papà e fine dea discussion …. ci vorranno due giorni prima che il Jeans si asciughi … », mica c’era l’asciugatrice … si doveva confidare in Bernacca!) I simboli Non dilunghiamoci. Ce n’erano a centinaia. È sufficiente ricordarne tre, quelli per antonomasia, iconici ed afferenti i motori: la VESPA PX (dei bravi ragazzi di famiglia) ed

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VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva

 Boomers

VicenzaPiùViva

 Vespa 150 PX 1978-80 VLX1T

ET3 (dei ganzi ) nonché il CABALLERO. Ebbi la fortuna di avere la PX nel 1980. Acquistata da Chiarello per la non cosi miserevole cifra di allora di 1.150.000 lire. Le consegne avvenivano da 6 mesi ad un anno dall’ordine, segno evidente dell’enorme richiesta dei boomers, di quanto costituisse il simbolo del tempo. L’ordinai a marzo e mi arrivò a Novembre e nemmeno il colore che avevo richiesto, l’azzurro. Chiarello Motori, allora in corso Padova davanti a Magaraggia Sport, mi telefonò dicendomi: guarda è arrivata bianca e non azzurra, ti va bene lo stesso? Altrimenti la consegno ad un altro e tu devi aspettare ancora. Seeee, tempo venti minuti ed ero in concessionaria per il ritiro. Ma successe un’autentica disgrazia, una di quelle che segnano per sempre la tua vita, una cicatrice indelebile della quale ancora oggi porto i segni, se sono qui a scriverla.

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La PX, non leggera come l’ET3, non era molto agile da posizionare sul cavalletto, fino a quando non ne avevi appreso la tecnica ossia semplicemente mettere un piede a fianco di una gambetta per l’appunto del cavalletto e poi tirare con le mani il manubrio verso se stessi. E taac il gioco era fatto.

 Vespa ET3

Io quel maledetto giorno di novembre la tecnica non l’avevo ancora appresa. Portai fuori il mio gioiello o come diceva Gollum il mio tesoro dalla cancessionaria e tentai di metterla in sosta. Usando tutte le mie forze la Vespa non si alzava. Detti uno strattone e caddi malamente a terra, in mezzo alla strada, strisciando e ammaccando la bandinea laterale sinistra pensando “Dio mio perché mi hai abbandonato”! La Vespa ritornò immediatamente in officina per essere riverniciata dal carrozziere, pagando ulteriori 100.000 lire. Mio padre ne fu felice. La VESPA ET3 invece era appannaggio dei boomers più ganzi, più tacaboton con le ragazze. Scooter 125 velocissimo (quasi i 90 Km/h) forse anche troppo rispetto il peso. Per renderlo ancora più cool si usava pizzicare un pezzo di una piccola cannuccia di plastica tra la le fessure della bandinea del motore cosicché l’aria che ne fuoriusciva ed entrava nella stessa producesse un fortissimo sibilo, simile a quello che viene emesso da un palloncino gonfiato a dismisura e poi sgonfiato.


VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva Vicenza PiùViva Era il cartellino da visita del

VicenzaPiùViva boomer motomunito di ET3, che nel gergo giovanile veniva chiamata potent tresp. A quanti ruzzoloni, quante cadute con questa moto ho assistito. In particolare modo quando il bel ganzo impennava e non riuscendo più a controllarla, stante la potenza, andava a schiantarsi sull’asfalto, trascinandola per metri e devastandone tutta la carrozzeria. IL CABALLERO della Fantic Motor, 50 cc, due tempi, fuoristrada, carburatore Dell’Orto: la moto scoreggiona. Se un tuo amico la possedeva già lo sentivi quando partiva da casa. Ma chi l’aveva non l’abbandonava mai, come esistesse una sorta di simbiosi organica tra uomo e veicolo: un minotauro meccanico. E a dimostrazione di ciò ricordo in modo cristallino, come fosse oggi, una domenica uggiosa dell’ottobre 1979. Ore 14 pronti a prendere il tram che da Piazza Castello portava al Lago di Fimon per il solito pomeriggio in discoteca. Iniziò a piovere a dirotto e nessuno per tale motivo si azzardava a dire andiamo in moto. Fuorché uno tra di noi, il citato minotauro, che per tutto il tragitto seguì il tram, mentre noi in fondo allo stesso lo vedevamo annegare (sganasciando da procurarsi i crampi alla mascella) oltre che per la pioggia altresì a causa degli spruzzi sollevati dal bus: un eroe d’altri tempi, da decorazione al merito civile, nel suo giubbotto di candido velluto bianco. Immaginate voi come poteva essere diventato all’arrivo e lascio a Voi decidere se l’uomo o il giubbotto. Le stelle abusive (ossia i gruppi di cantori del periodo natalizio). Come sbarcare il lunario durante le festività natalizie con le sole 5000 lire al-la settimana? Questo era il dilemma, l’amletico to be or not to be, che ci angustiava ogni anno considerato che qualche regalino

 Boomers

 Il Caballero della Fantic Motor

bisognava pur farlo alla ragazzina, all’amico, ai genitori. La soluzione geniale, la lampadina a fumetto di Pico de Paperis, di molte compagnie di boomers fu di una semplicità disarmante. I gruppi parrocchiali, come anche oggi, erano usi uscire la settimana prima del giorno di Natale, per il Canto della Stella, per raccogliere offerte per la propria Chiesa. Per poi ovviamente dare il raccolto al Parroco. E se li avessimo anticipati di una settimana, iniziando a cantare 15 giorni prima della Santa Festività, facendoci tutti i quartieri della città, spacciandoci per la Stella originale di ogni singola parrocchia? L’equipaggiamento: due chitarre, un flauto, una borsa per le monete, un colluttorio per la voce. Ma l’idea venne immediatamente copiata, come detto in apertura, da moltissimi ragazzi. Ecco che a partire dal 15 di dicembre, o su per giù, le strade serali di Vicenza vedevano gruppi pseudocantautorali di strenne musicali natalizie pullulare la Città, talvolta addirittura incontrandosi e quindi contrattattare la spartizione del territorio, alla caccia di oboli più o meno generosi.

Così, intonando Astro del Ciel, si suonavano i campanelli delle abitazioni: - Siii? - Stella! - ….. (silenzio) - Stella! - Ma quaa Stea, mi non conosso nessuna Stea! - La Stella di Natale ! - Ndè cantare da n’altra parte! Eh già! Talvolta le cose non sempre andavano bene, forse la giusta retribuzione, punizione per la birbanteria … Deus lo vult! Altre volte invece l’offerta risultava così consistente da lasciarci increduli. Tutte le serate trovavano comunque epilogo seduti, sulle scalinate della basilica Palladiana a contar monete e mini assegni circolari e provvedere poi alla successiva spartizione, nella ferrea osservanza della regola del suum unicuique tribuere ( traduzione latino-veneto: uno mi, uno ti, uno mi, uno ti) tra gli abusivi cantori di Natale. E così un ulteriore anno boomer era passato!

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VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva VicenzaPiùViva

 Cold case

L’ecologista freddato da un assassino senza volto VicenzaPiùViva

Nel maggio del 2017, Mauro Pretto viene trovato riverso sull’uscio del suo casolare, con il petto trafitto da un colpo sparato da un fucile a pallettoni. L’omicida è ancora in libertà

di Giulia Guidi

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i sicuro c’è solo che è morto (e poco altro). Il celebre incipit dell’inchiesta di Tommaso Besozzi sulla morte del bandito Salvatore Giuliano, ci aiuta ad inziare a raccontare l’omicidio di Mauro Pretto. Un cold case berico, archiviato nell’estate dello scorso anno. Sei anni di indagini, compiute dai carabinieri vicentini, che non hanno portato a dare un volto e un nome al colpevole. Torniamo a quella notte tra il 12 e il 13 maggio 2017, quando la pioggia batteva violenta sui boschi bui di Gazzo di Zovencedo, a trenta chilometri dalla città. Qualche ora prima, Mauro, era al bar del paese, dopo una settimana di lavoro nella ditta del fratello Diego. Qualche ora dopo, il suo corpo giaceva sull’uscio del casolare in cui abitava. Freddato da un colpo di fucile a pallettoni, che lo aveva colpito in pieno petto ed attraversato da parte a parte. L’allarme viene dato da un conoscente, quando il sole era già alto, alle 13 e un quarto. L’ora della morte è stata fissata verso la mezzanotte, con un certo margine di incertezza, viste le condizioni atmosferiche. Sul posto arrivano i carabinieri del comando provinciale di Vicenza, che effettuano i primi rilievi e

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raccolgono le prime testimonianze: si parla di un’Alfa parcheggiata all’alba nei pressi della casa, si cercano immagini dalle telecamere di sicurezza delle abitazioni, ma la scena del crimine isolata rende inutili i già pochi riscontri. I militari e i cronisti cercano intanto di tracciare un profilo della vittima: Mauro Pretto viene descritto come un quasi 50enne burbero ma quasi sempre  Mauro Pretto cordiale, con pochi contatti con il prossimo, se non che non lascia una traccia identifidurante il lavoro e poco più. Era cativa sulla pallottola. un convinto amante della natura Gli investigatori si concened ambientalista. Aveva avuto ditrano quindi sul movente, ed è verse discussioni, soprattutto con a questo punto che, attorno alla cacciatori (e bracconieri) ma anvicenda, comincia ad ergersi un che con dei bikers. persistente muro di silenzio: tattiLa perizia identifica l'arma del ca investigativa o buio completo? delitto: un fucile da caccia a canna Cadono nel vuoto le dichiaraliscia con pallettoni, tipicamente zioni, rilasciate un mese dopo il usati per uccidere caprioli, cindelitto, di Renzo Rizzi, capo nucleo delle guardie zoofile di Vighiali e nutrie. Si tratta di un’arma


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 Cold case

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 Il casolare a Gazzo di Zermeghedo

cenza. «Sono circa 50 cacciatori abilitati dalla polizia Provinciale a cacciare il cinghiale di notte, mentre parliamo di un migliaio in tutta la provincia e circa 200 solo nei berici per la caccia alla nutria. Se il cerchio si chiude intorno a un cacciatore non ci vedo nulla di strano». Sui luoghi dove è stato ucciso Mauro, le guardie zoofile avevano trovato molte tracce di cinghiali, caprioli e persino di un daino, segno che un certo tipo di fauna prospera da quelle parti. Il censimento di questo tipo di licenze è negli archivi della polizia Provinciale, ma i controlli dei carabinieri su circa un centinaio di armi registrate appartenenti a persone residenti vicino al luogo del delitto potrebbero però essere insufficienti, visto che la rosa di chi detiene un fucile è molto ampia. A distanza di quasi un anno dal delitto, a Gazzo di Zovencedo arrivano anche i famosi Ris di Parma, ma anche le loro analisi si chiudono con un nulla di fatto. Un esito quasi scontato, vista la tempistica dell'intervento in una scena del crimine all’aria aperta.

Gli anni passano e dell’omicidio insoluto di Mauro Pretto si parla ormai solo negli anniversari della sua morte, con il fratello Diego e il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni capofila nel chiedere la non archiviazione del caso, ma anche nel denunciare la scarsa quantità (e qualità) delle indagini. Ed è proprio nell’ultimo anniversario, il sesto, che si è tenuta a Vicenza l’iniziativa “Verità e giustizia per Mauro Pretto”, e sono emersi diversi punti oscuri nell’inchiesta. Come riporta il giornalista Marco Milioni su "Vicenzatoday", nel corso del convegno Carlo Alberto Piccoli, che vive a pochi metri dalla casa di Mauro ha dichiarato di aver «messo a disposizione i filmati delle mie «telecamere di videosorveglianza che puntano sulla strada, ma non sono mai stati visionati dagli inquirenti». Sulle ipotesi sul movente dell’omicidio, il fratello Diego ha ribadito: «L’unica mia certezza, è che chi ha compiuto questo delitto conosce perfettamente il posto. Per chi non è della zona, sarebbe

pressoché impossibile raggiungere la casa di Mauro, soprattutto di notte e con la pioggia battente (...). Basta omertà e silenzio, l’assassino è ancora tra noi». Le guardie zoofile avevano già tracciato un profilo: una persona con ogni probabilità del luogo o del circondario che si trovava a caccia di cinghiali di notte. Una persona dotata di regolare licenza di caccia ma che in quel momento agiva da bracconiere perché il colpo esploso, realizzato in casa, era a palla quadra probabilmente arricchito con altri frammenti, indicano le perizie. Una pratica assolutamente illegale che avrebbe dovuto o potuto indurre gli inquirenti ad individuare una determinata pista che però, nel corso delle indagini, non ha portato ad alcun riscontro di rilievo. «Ricordiamoci - ha spiegato Renzo Rizzi ispettore delle guardie zoofile dell'Enpa Veneto - che in battute del genere i bracconieri per vari motivi agiscono quanto meno in coppia per vari motivi a partire dal peso della caccia grossa uccisa di frodo che deve essere portata via o macellata in loco nel più breve tempo possibile». Sono state immediatamente effettuate le perquisizioni nelle case dei cacciatori della zona, alla ricerca di prove? È stato effettuato subito il controllo sulla presenza di polvere da sparo sulle loro mani? Ad entrambi i quesiti la risposta è "no”. E infine, nella rovente estate dello scorso anno, è calato il gelo sull’inchiesta: il procedimento con l’accusa di omicidio a carico di ignoti è stato archiviato. Per riaprirlo serviranno nuove prove, anche una sola. Magri una confessione. Perché, come ripete senza sosta il fratello della vittima, «è giunta l’ora di sapere come siano andate davvero le cose».

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 Cold case

La misteriosa morte dei fratelli Bisaglia VicenzaPiùViva

Nel 1984 il capo dei Dorotei, il politico rodigino Antonio Bisaglia, morì in mare al largo di Portofino; otto anni dopo, nel 1992, la stessa sorte subì don Mario Bisaglia, che non credette mai alla morte “accidentale” del fratello. Il suo corpo fu ripescato in un lago del Cadore. I misteri della Prima Repubblica. di Giovanni Schiavon, già presidente del tribunale di Treviso

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el pomeriggio di una domenica di trentotto anni fa, il 24 giugno 1984, al largo di Portofino morì, a soli 55 anni, il notissimo politico rodigino Antonio Bisaglia, capo dei democristiani dorotei, parlamentare dal 1963 al 1979 e, fra l’altro, ministro dell’Agricoltura e delle Partecipazioni Statali. Le cause della tragedia non sono mai state chiarite del tutto e sono rimasti molti dubbi sull’effettivo svolgimento degli eventi. Il senatore rodigino era a bordo del veliero “Rosalù” insieme alla moglie, che ne era proprietaria, allo skipper, ad un marinaio (in quel momento al timone) e ad un regista, amico della coppia; ma neppure si sa di preciso se ci fossero state altre persone a bordo. Il mare era calmo piatto e intorno non c’era nessuno. Improvvisamente Antonio Bisaglia (per tutti “Toni”) precipitò in mare e, alle grida della moglie (che ha, poi, dichiarato di non aver visto nulla perché stava prendendo il sole con gli occhiali antirughe), lo skipper, che era sottocoperta insieme al regista, si tuffò per soccorrerlo. Ma come, e perché, finì in mare Toni Bisaglia? Nessuno ha mai chiarito la dinamica della caduta e la versione ufficiale è stata che

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la causa dell’incidente era attribuibile ad un’onda anomala provocata, forse, da un natante di passaggio, che avrebbe fatto oscillare il veliero. Tuttavia, questa ipotesi era poco convincente perché il mare era piatto e perché non era stata riscontrata nei dintorni la presenza di natanti capaci di produrre onde così alte da far oscillare significativamente un’imbar Antonio Bisaglia cazione come quella, lunga 22 metri e pesante circa 50 tonnelTutto pare essere stato colpelate. volmente ignorato dagli inquirenPer di più, non si è mai capito ti, che non svolsero alcuna specome, in quelle circostanze, il vecifica indagine, tanto meno una liero abbia potuto perdere l’asta perizia sul veliero, accreditando con la bandiera, finita anch’essa in così – ma senza riscontri - la vermare, ma senza spezzarsi; fu racsione ufficiale dell’onda anomala. colta, qualche attimo dopo la traE, anche se il corpo del senatore gedia, da un gozzo di passaggio, i presentava ferite, non fu disposta cui occupanti (pare, i componenti neanche l’autopsia. Nel novembre di due famiglie), dopo essersi ofsuccessivo, il caso fu archiviato ferti di prestare soccorso ed essulla base del solo certificato mesersi sentiti dire che non ce ne era dico legale, secondo cui la morte bisogno, seguirono, comunque, il sarebbe avvenuta per “arresto Rosalù a Santa Margherita Ligure, cardiaco”: come se fossero possiportando l’asta della bandiera alla bili decessi non caratterizzati da Capitaneria di Porto, dove fu loro un simile evento! detto che era meglio consegnarla E così si affermò che Toni, perso l’equilibrio a causa di un’onda ai marinai del veliero!


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 Don Mario Bisaglia

anomala, era caduto in mare, travolgendo il candeliere centrale dell’imbarcazione e trascinando con sé l’asta della bandiera, alla quale, forse, si era aggrappato. Neppure la causa del decesso fu accertata e quella dell’annegamento è rimasta solo un’ipotesi, in assenza di autopsia: davvero una trascuratezza imperdonabile, tanto più che il corpo del senatore fu, poi, rinchiuso nella bara in modo frettoloso, senza che nessuno dei familiari (ad eccezione – pare – della moglie) potesse vederlo. Quello che, invece, non credeva alla versione ufficiale sulla Antonio Bisaglia

 Cold case

morte di Toni Bisaglia era il fratello Mario, sacerdote rodigino che, insieme al cardinale Ugo Poletti (Cardinale Vicario del Papa su Roma), pochi anni prima, ne aveva celebrato il matrimonio. Don Mario non si dava pace ed aveva manifestato, sempre e a tutti, le proprie perplessità: era convinto che la morte del fratello non fosse riconducibile ad una disgrazia e nascondesse non poche ombre. Secondo lui, i fatti erano andati diversamente da come erano stati raccontati. Otto anni dopo, nel 1992, don Mario aveva 75 anni e si era ritirato a vivere nella Casa del Clero di Rovigo, accudito da un’anziana perpetua di Rovigo (A.C.). Nel gennaio di quell’anno, in confessionale, una persona (mai identificata) gli raccontò che Toni non era morto annegato. A sua volta, sempre in confessionale, don Mario riferì queste stesse confidenze sulla morte del fratello ad un altro sacerdote: il direttore della Casa del Clero di Rovigo in cui lui stesso era ospite. Don Mario forse anche rammentava un singolare presentimento di morte dichiarato dal fratello Toni ad un giovane iscritto al partito della Democrazia CriI dorotei

stiana: passeggiando con lui per le strade di Rovigo, il senatore gli avrebbe detto che, dopo pochi giorni, in quei luoghi sarebbe stata posizionata una lapide in sua memoria. Ma quale motivo aveva Toni, da poco felicemente sposato e nel pieno di una brillante e consolidata carriera politica, per preconizzare una sua così prematura morte? Questo era il chiodo fisso di don Mario, ossessionato dalla tragedia che aveva colpito l’amato fratello. Le notizie da lui ricevute in confessionale nel gennaio 1992 dovevano averlo non poco scosso, tanto da indurlo a richiedere a un settimanale locale (“Veneto Magazine”) di essere intervistato sulla vicenda. L’intervista suscitò, poi, non poche polemiche e determinò anche uno scontro con la vedova del fratello. Anche questo rimarrà uno dei tanti misteri della Prima Repubblica. Questo è l’epilogo della ricostruzione dei fatti, per quanto noto e (non) accertato, ma forse alcune ipotesi andrebbero scandagliate (leggi “1992 e 1984, morto o ucciso in lago don Mario Bisaglia. In mare toccò al fratello, il politico rodigino Antonio. Mistero da I Repubblica: l’epilogo?”)

Veneto Magazine

1992 e 1984

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