Vento di libertà

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LELIO BONACCORSO

Prefazione di Nadia Terranova

LELIO BONACCORSO

Benché ispirati a fatti storici reali, le vicende e i personaggi rappresentati in questo racconto sono stati volutamente romanzati e alterati per scopi narrativi.

Vento di libertà

Collana «Ariel» n. 5

I edizione: marzo 2022

I ristampa: gennaio 2023

Storia, disegni, supervisione al colore: Lelio Bonaccorso

Colori: Giuliana La Malfa

Assistenti al colore: Deborah Braccini, Giuliana Rinoldo, Alessandro Oliveri

Impaginazione e lettering: Verushka Galluccio

Un grazie particolare per il supporto a Fabio Franchi

Copyright © 2023 Bonaccorso/Tunué S.r.l.

Direzione di collana: Simona Binni

Direzione editoriale: Massimiliano Clemente

Tunué

Via degli Ernici 30 – 04100 Latina – Italia tel. 0773 661760

info@tunue.com | www.tunue.com

Stampato in Slovenia

“Oh fenice dello Stretto, possa tu trovare nella bellezza riflessa dalle acque della tua anima antica la forza per risorgere dalle ceneri del tempo.“

Gli altri titoli della collana «Ariel»

4 – Bianco intorno

3 – Qui c’è tutto il mondo

2 – Per sempre

1 – Nellie Bly

Prefazione di Nadia Terranova*

In questo libro che è un atto d’amore per Messina, Lelio Bonaccorso ritrova e rinnova la sua capacità di resuscitare la storia di una città ferita a morte troppe volte. Di tutte le città siciliane Messina nacque gloriosissima per volontà dei greci e nel segno di quella fondazione mitologica è stata teatro di miti e leggende, è stata un porto fra i più importanti del Mediterraneo grazie alla sua posizione strategica, è stata capitale di arte e cultura attirando come un magnete pittori, scrittori e intellettuali di ogni tempo. È stata, ed è ancora, osservatorio biologico di una fauna e di una flora, quelle dello Stretto, capaci di incuriosire scienziati di tutto il mondo.

Eppure, in parallelo, la Storia e i cataclismi hanno sempre tentato di abbatterla, imprigionarla o annientarla, fino al sisma del 1908 con la sua cesura definitiva.

Forse.

Perché nelle storie di Lelio Bonaccorso c’è anche, sempre, un’indomita speranza. La speranza di chi non si rassegna e non si piega, lotta e insiste. La Sicilia è fimmina, infatti in questa storia prende esplicitamente le sembianze di una donna, anzi di due. Le figure di Dina e Clarenza sono parte di quel patrimonio collettivo che noi messinesi abbiamo a disposizione dalla nascita come un corredo genetico, una ricchezza di narrazioni e immagini che resistono alla sciatteria e all’incuria politica, all’abbandono culturale e al disinteresse profondo di cui non solo la città ma la Sicilia stessa e l’intero Meridione continuano a soffrire.

Ero quindi molto curiosa di vedere in che modo Bonaccorso avrebbe declinato la sua versione di una storia che mi porto dentro da sempre, da prima di nascere. Dina e Clarenza sono le due donne che, nel campanile del duomo di Messina, ogni giorno alle dodici in punto suonano le campane; in città i loro nomi sono diventati il nome di una strada e di diverse associazioni, tutte tese a celebrare quella volta in cui furono due donne a salvare gli uomini. Non fu certo l’unica, ma è una delle poche volte in cui una storia di questo tipo si è salvata dall’oblio. Gli uomini hanno sempre raccontato la storia a modo loro, piegandola a una versione maschilista e

patriarcale dei fatti, ovvero lasciando che il talento, la forza e la capacità delle donne scivolassero nel silenzio; degli uomini sappiamo quasi sempre tutto, delle donne quel poco che siamo riusciti a salvare dalla cancellazione. Anche la vicenda di Dina e Clarenza è lacunosa e contraddittoria, quindi per reinterpretarla è utile unire alle competenze storiche quella capacità di immaginazione che solo un artista può avere. Non è la prima volta che Lelio Bonaccorso crea scene e dettagli di una Messina antica, ed è sempre bello accorgersi che nelle sue tavole non vi è nostalgia bensì uno sguardo che si poggia sul passato per creare futuro.

Anche in questo libro, che rispecchia fedelmente i tempi che racconta (ma, ahimè, anche i nostri), ci sono uomini che tentano di assoggettare le donne, trattandole come merce di loro proprietà. La necessità di guardare il mondo con lo sguardo delle donne non è, però, l’unico tema che emerge. Ci sono la paura del diverso, dello straniero, la sopraffazione del più debole: altri nuclei che Bonaccorso ha già affrontato in precedenti lavori, come quelli sull’immigrazione. Di quegli equilibri di potere e di paura bollati come “invasioni”, qui si indagano la radice e l’eterno ritorno. Così, arrivati all’ultima pagina, ci si rende conto che tenere accesa la speranza non è solo utopia, per quanto nel senso più nobile del termine, ma vera e propria militanza politica. Un fumetto può essere tante cose: evasione e attivismo, divulgazione e ricerca storica, intrattenimento e cultura. Alla fine di queste pagine che scivolano via dense e veloci, non vi sarà alcuna contraddizione nell’avere esperito tutto questo.

* Nadia Terranova è nata a Messina nel 1978 e vive a Roma. Per Einaudi ha scritto i romanzi Gli anni al contrario (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award), Addio fantasmi (2018, finalista al Premio Strega, vincitore del premio Subiaco Città del libro, del premio Alassio Centolibri, del premio Nino Martoglio e del premio Mario La Cava) e Trema la notte (2022). Ha scritto anche diversi libri per ragazzi, tra cui Bruno il bambino che imparò a volare (Orecchio Acerbo, 2012), Casca il mondo (Mondadori, 2016) e Omero è stato qui (Bompiani, 2019, selezionato nella dozzina del Premio Strega Ragazzi), e un saggio sulla letteratura per ragazzi, Un’idea di infanzia (Italo Svevo, 2019).

Ha una rubrica su Vanity Fair in cui racconta storie di donne contemporanee e collabora con la Repubblica

Con Lelio Bonaccorso ha realizzato il graphic novel Caravaggio e la ragazza (Feltrinelli Comics, 2021).

MESSINA, 1272. LA SICILIA DALL’ANNO 1266 È SOTTO IL DOMINIO DEL RE CARLO I D’ANGIÒ, FRATELLO DEL SOVRANO DI FRANCIA LUIGI IX DETTO IL SANTO.

PUÒ FARCELA.
SECONDO ME CASCA COME UNA PERA.
JACQUES!
LO SAPEVO! AH AH AH! PROPRiO COME UN SALAME! AH AH AH!

EHi, JACQUES! COME STAi?

JACQUES!! ... E NEMMENO OGGi Si MANGiA CARNE! UFF!

MA DAi, STA SOLO SCHERZANDO.

JACQUES, SVEGLiATi! Ti PREGO APRi GLi OCCHi!

ODDiO, È MORTO! E ORA COME FACCiAMO?!? SUO PADRE Ci AMMAZZERÀ!

OH, MA QUESTO STA MALE DAVVERO!

OUCH!

COSA HAi DETTO?!? iO NON MANGiO RANE!

RANE! ALTRO CHE CARNE Di DAiNO! POTEVi DiRLO PRiMA NO?!

SEi PROPRiO UN CRETiNO, LO SAi?!!

Ti DiVERTi EH? ORA Ti FACCiO VEDERE iO!

E CHi RiDE ORA, MANGiARANE?

NON È VERO! iO SONO UN ABiLE CACCiATORE!

Sì, Di RANE! NEMMENO RiESCi A PRENDERCi!!!

iO SONO UN ORLEANS, NON UN MANGiARANE! CORRi, CORRi RANOCCHiETTO!

AH AH!
OUCH!
DiNA!
Ti SEi FATTA MALE?
NO, NO, TUTTO BENE.

PERÒ NON SEi MALE COME RANOCCHiETTO!

EHi! LASCiA STARE MiA SORELLA!

OUCH!

NON Ti DEVi AVViCiNARE A LEi, HAi

NO LEUCCiO! NON Mi HA FATTO NiENTE! LASCiALO, PER FAVORE!

CAPiTO?!
LASCiALO Ti HO DETTO! BASTA!

SCUSA, iO NON VOLEVO…

SEi SOLO UN CRETiNO GELOSO!
DiNA! ASPETTA!
iO VOLEVO SOLO DiFENDERLA…

Ci VORREBBE UNA RiBELLiONE, ALTROCHÉ.

QUESTi NON Ci FANNO CAMPARE, Ci LASCiANO POCO E NiENTE PER ViVERE.

Ci DOVREMMO ORGANiZZARE, PURE CON GLi ALTRi PAESi

MA SE GiÀ

Ci AMMAZZiAMO PER UN PEZZO Di PANE, COME Ti VUOi ORGANiZZARE? i PADRONi SONO FURBi.

AH Sì?

Ti RiBELLi TU, PLACiDO? E COME FARESTi?

NON CAMBiA PERCHÉ

NON LO VOGLiAMO NOi!

NON PERCHÉ CE LO iMPEDiSCONO

GLi ALTRi! LA LiBERTÀ E iL RiSPETTO NON CE Li REGALERÀ NESSUNO, STATENE CERTi. PiÙ Ci PiEGHiAMO E PEGGiO SARÀ. iO Ai MiEi FiGLi

NON VOGLiO LASCiARE SOLO LA MiSERiA.

PLACiDO, TU SEi GiOVANE E HAi ENTUSiASMO.

MA QUA MAi NiENTE È CAMBiATO E MAi CAMBiERÀ…

APPUNTO, È

LA FAME CHE Ci DEVE UNiRE!

VECCHiO,

SALVE, SiGNORE. COSA Vi PORTA QUi?

CERCHiAMO TALE LEUCCiO!
E CHiSTi CHi VONNU ORA?
Ci SUNNU i SUDDATi!

AH NO? NOi SAPPiAMO CHE È QUi DUNQUE MENTi

NON C’È

OUCH!

QUi
NESSUN LEUCCiO, SiGNORE.

iO SONO iL PADRE. PERCHÉ

CERCATE MiO FiGLiO?

PER ORDiNE DEL ViCARiO D'ORLEANS, SE NON CE LO CONSEGNERETE, iMPiCCHEREMO QUEST'UOMO E TUTTi COLORO CHE NON RiSPONDERANNO ALLA NOSTRA DOMANDA! UNO DOPO L'ALTRO!

DOV’È?

DEVi CONSEGNARCELO.

Di COSA È ACCUSATO?

HAi CORAGGiO…

VENiTE, SiGNORE!

ECCO COS'HA FATTO.

È STATA

UNA LiTE TRA RAGAZZi… LO PUNiRÒ iO STESSO, DAVANTi A VOi.

AH AH AH HA SFREGiATO UN NOBiLE ANGiOiNO, iL FiGLiO DEL ViCARiO. PER QUESTO C'È L'iMPiCCAGiONE.

SONO iO RESPONSABiLE PER LUi.

PRENDETELO!

NO! PADRE!!!

MOLTO BENE.
PRESTO, CORRETE iN PiAZZA!
CHE SUCCEDE?

… PER AVER ATTENTATO ALLA ViTA DEL NOBiLE JACQUES D’ORLEANS.

PER ORDiNE DEL ViCARiO D'ORLEANS, iN NOME E PER L'AUTORiTÀ Di CARLO I RE Di SiCiLiA, Si DiCHiARA COLPEVOLE L'UOMO QUi PRESENTE, COME RESPONSABiLE DEL FiGLiO LEUCCiO

PERTANTO LO Si CONDANNA A ESSERE APPESO AL COLLO FiNO A CHE MORTE NON SOPRAGGiUNGA.

iO NO… iO NON VOLEVO QUESTO!
È COLPA TUA! TUTTA COLPA TUA.
PADRE! NOOO! PERDONATEMi!!!
NON UCCiDETELO!!!
NO, FERMi!!!

Nel 1266 la Sicilia, fino ad allora governata dalla dinastia svevo-normanna, passa sotto il dispotico giogo degli Angioini.

Mentre i dominatori si permettono ogni liberta`, il popolo si dibatte fra tributi insostenibili, fame e ingiustizia.

In questo scenario si intrecciano le vite di Dina e Jacques: lei siciliana, lui francese, due mondi lontani, diversi, ma uniti da un sentimento profondo.

Nel 1282 il malcontento popolare esplode nella rivoluzione del Vespro: al grido di Antudo si risvegliano le coscienze dei siciliani che con fierezza ovunque si ribellano agli oppressori.

Spinte da un profondo amore per la liberta`, due donne – la stessa Dina e la sua amica Clarenza – sfideranno la morte, lottando in nome di colei che infonde coraggio nei propri figli: la grande Sicilia, madre di vita e preziosa custode dei popoli.

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