lameziaenonsolo giugno 2022 luigi strangis

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il personaggio

Luigi Strangis da artista lametino a star nazionale

A molti sembrerà banale, come è banale ogni evidenza, ma la serata di domenica 15 maggio, dalle ventuno all’una di notte, nella trasmissione Amici, Luigi Strangis ha giocato e combattuto per il proprio futuro. Quell’occasione gli ha cambiato la vita, allo stesso modo di come è successo a numerosi personaggi dello spettacolo che oggi vivono di musica. Il talent della De Filippi è per molti giovani il trampolino da cui iniziare per costruire la propria fortuna personale e a realizzare, contro ogni avversità, il sogno della propria vita, anche se non possiamo tacere i limiti di tale programma, del quale il più evidente è quello di una finale contesa tra due ragazzi provenienti da discipline vicine ma diverse, quali sono la musica e la danza. Sicuramente, la marea formata da migliaia di persone affluita sul corso Numistrano, la sera di domenica 15 maggio, ha visto in Luigi il simbolo del riscatto di una terra, quella calabrese, e di un’esistenza, quella di ognuno di loro, spesso bistrattata e messa ai margini della società e ha sentito di poter decidere con cinque voti, per ognuna delle quattro piattaforme di voto, espressi con il telefonino, il destino del giovane. Può sembrare strano, ma nella nostra epoca globalizzata in cui si ha paura di perdere le proprie radici c’è bisogno d’identità e di comunità e si cerca la persona o il gruppo, cioè il simbolo con cui identificarsi per essere valorizzati ed emanciparsi da un’esistenza banale, piatta, deludente, che spesso discrimina, esclude e mette ai Lamezia e non solo

margini. Ci si rifugia in una specie di campanilismo o municipalismo che, se portati all’estremo, diventano una forma di nazionalismo, che a sua volta tende a escludere altri, ritenuti diversi e quindi non appartenenti a quella comunità. Al di là di queste considerazioni sociologiche e psicologico-comportamentali si può leggere nel desiderio di quel fiume di gente, che ha dilagato sul corso cittadino lametino, un tentativo di dire ‘grazie’ a Luigi, per aver posto all’attenzione di tutta l’Italia una modesta cittadina che spesso si è fatta notare per fatti di cronaca non molto edificanti. Molti adulti avranno immaginato di essere quella sera i genitori, i fratelli di Luigi e molti suoi coetanei di essere al suo posto. In ogni caso tutti contenti di poter partecipare a quella finale scintillante e grati a Luigi di averli fatti sognare.

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di Giovanni Martello

Non mi dilungo sul tipo di televisione praticato dalla De Filippi, penso a C’è posta per te, alla quale i rappresentanti della cultura, addebitano quel tentativo di mutazione antropologica che vuole trasformare gli uomini in videodipendenti. Vista da quest’ottica la conduttrice è considerata un’influente opinion maker negativa, altri parlano addirittura di tv spazzatura o, come direbbe il padre dell’epistemologia novecentesca K.R. Popper, di televisione come cattiva maestra. Questo perché la De Filippi ha inventato una sorta di populismo mediatico che punta alla pancia dello spettatore e anziché farlo ragionare ne sfrutta l’emotività e i sentimenti. Anche se apparentemente cerca di risolverne i problemi, in realtà li usa. Detto questo, è innegabile che la De Filippi riesca, meglio di affermati sociologi e psicologi, a leggere i bisogni delle persone, fra i quali quello dell’apparire assieme al desiderio di confessarsi in pubblico, di sbandierare nel suo studio, trasformato in un lettino terapeutico, fatti e problematiche che dovrebbero rimanere confinati all’interno delle famiglie. Da questa prospettiva, la televisione della De Filippi è figlia del nostro tempo e risponde ai bisogni effimeri e superficiali di tante persone che non sono padroni del proprio tempo. Per tornare al programma televisivo che ha visto il nostro Luigi scendere in un’arena di gladiatori dello spettacolo in gara per otto mesi, anche questo è un prodotto

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di una società liquida, di una società che ha perso la sua solidità, dove l’individuo, il concorrente cerca il colpo risolutore, un po’ come si tenta acquistando i biglietti della lotteria o scommettere sulle corse e sulle partite. La bulimia della scommessa, cioè il desiderio di riuscire in un solo colpo a sistemarsi senza sacrificio, un bruciare tutte le tappe e vincere senza sofferenza, è presente nell’attuale società liquida più di quanto si possa immaginare, tanto che molti concorrenti si presentano sperando nel colpo di fortuna senza misurare le proprie possibilità e senza essere consci del proprio valore. Salvo poi a scoprire, con la depressione e la sofferenza derivanti dalla bocciatura, che per vincere non basta l’intraprendenza, e se questa non è supportata da solide competenze artistiche ed emotive, diventa vanità e presunzione. Perché Luigi ha vinto? In realtà, Luigi ha dimostrato che le vittorie sono figlie della sofferenza, dello studio, dell’applicazione, dell’impegno e del riuscire a dominare la propria emotività. La vittoria di Luigi è soprattutto figlia dell’intraprendenza sana che deve

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albergare in ognun di noi, ma è anche frutto della valutazione, della misurazione precisa delle proprie possibilità. Egli dice che i suoi genitori sono stati quelli che lo hanno spinto a partecipare al talent. Credo che abbiano capito che era una scelta obbligata per emergere. Nel mondo dello spettacolo vanesio, effimero e spesso senza regole, dove alcuni riescono grazie al colpo di fortuna, Luigi ha calcolato che poteva farcela a uscire dal sottobosco musicale. Il primo scoglio per tutti è rappresentato proprio da questa difficoltà di abbandonare il limbo del sottobosco, palude nella quale rimangono impantanati molti giovani talentuosi. Luigi è dotato del carattere del combattente, anche se appare calmo, flemmatico, riflessivo. I latini dicevano che la calma è la virtù dei forti, e forse anche per questo Luigi esce vincitore dall’arena musicale. Le sue doti empatiche, il modo di rapportarsi agli altri con il rispetto e la dolcezza che lo caratterizzano, lo hanno favorito e l’hanno aiutato a vincere. Inoltre, Luigi possiede solide basi musicali acquisite nella sua quinquennale e assidua frequenza del Liceo musicale di Lamezia Terme, unico nella provincia di Catanzaro. La frequenza del Liceo musicale Quello di avere a Lamezia Terme il Liceo musicale è stato il mio sogno e dei miei collaboratori poi faticosamente realizzato, nei dieci anni che vanno dal 2010 al 2020, quando sono stato Preside di quell’istituto, fino alla pensione. In quei dieci GrafichÉditore di A. Perri - & 0968.21844

anni, il Liceo Campanella ha centrato una serie di obiettivi, tra i quali diventare punto di riferimento culturale e formativo del territorio. Un altro importante obiettivo è stato l’istituzione del Liceo musicale, al quale si è aggiunto, a settembre del 2018, il Liceo coreutico, ovvero della danza. Per capire il successo musicale di Luigi bisogna esaminare il contesto scolastico e formativo nel quale è maturato. Luigi è una persona talentuosa, dunque ha già dalla sua parte una buona partenza, ma quello che, a mio parere, ha fatto la differenza è stata la sua formazione musicale acquisita presso il Liceo musicale “Campanella” di Lamezia Terme. Non si arriva a risultati importanti e in cima alle graduatorie se non si possiede un background musicale solido, in mancanza se si riesce, si è come le meteore, si dura poco. Al di là di quello che si sottintende nelle puntate di Amici, dove i coach in solo otto mesi riuscirebbere a far raggiungere risultati elevati ai

ragazzi, io aggiungo che i buoni coach lavorano bene su ragazzi che possiedono determinate caratteristiche. Non voglio sminuire la loro opera, che rimane fondamentale per dare sicurezza ai concorrenti,

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ma nessuno in otto mesi riesce a fare salti significativi. Questa è una regola di vita che vale nello studio, nello sport e nella musica. Chi si presenta senza basi al talent, viene eliminato subito, oppure farà poca strada nelle puntate successive. Io sono convinto che il destino di Luigi e la sua fortuna sia stata quella di iscriversi fra i primi lametini al Liceo musicale, due anni dopo la sua istituzione, per coltivare le sue passioni. Il Liceo Campanella già prima del mio arrivo si era mossa per ottenere l’indirizzo musicale, ma tale aspettativa era stata frustrata dagli enti preposti: Provincia, Regione e Ufficio scolastico regionale della Calabria. I tre enti si difendevano da questa richiesta opponendo alcune argomentazioni che possiamo riassumere nell’alto costo finanziario dell’istituzione per il Ministero dell’Istruzione, il musicale ha troppi docenti, il rapporto con i ragazzi, nelle discipline strumentali è di uno a uno. Risposta veritiera, ma forzata. Le motivazioni reali, tuttavia, erano altre. In tutte le province calabresi, eccetto quella di Catanzaro, erano stati istituiti i vari licei musicali. Purtroppo, Lamezia era considerato un centro secondario della provincia in cui collocare il liceo musicale e per tale ragione non poteva aspirare a ottenere questo indirizzo scolastico. Si stava aspettando la candidatura di qualche scuola di Catanzaro, ma nessuno si faceva avanti, in quanto a tutti i presidi era nota la complessità organizzativa di tale indirizzo, per dirla in termini diretti, le rogne gestionali, e per tali motivi il liceo musicale rimaneva congelato, non si concedeva a nessuno. Per farla breve, nell’ottobre del 2011, il Campanella ripresenta la propria candidatura per l’istituzione del liceo musicale che ebbe l’approvazione da parte della Provincia e della Regione, così come stabilisce la legge. Rimaneva da ottenere l’approvazione dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria, cioè del Ministero dell’Istruzione, presente a livello regionale. In riferimento all’attivazione del Liceo musicale a Lamezia Terme, già dieci mesi prima il Miur aveva inviato una lettera favorevole del Ministro M. S. Lamezia e non solo

Gelmini, a seguito della nota informativa dell’assessore regionale Mario Caligiuri, che colgo l’occasione per ringraziare. Finalmente, dopo diversi incontri, scontri e viaggi a Catanzaro per perorare la causa del Liceo musicale a Lamezia, nel mese di marzo 2012, arrivava il via libera da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria che richiedeva l’invio dell’elenco dei 25 iscritti ammessi alla prima classe, dopo il superamento della prova attitudinale. Se per me e i miei collaboratori fu una vittoria, lo fu di più per il comprensorio lametino che poteva offrire agli studenti liceali un’altra chance. Anche, se per la verità, rimasi un po’ deluso: pochi lametini allora si accorsero di questa grande occasione che il Liceo Campanella aveva regalato a Lamezia Terme. Luigi e il Liceo “Campanella” Luigi arrivava al liceo musicale con un anno d’anticipo rispetto all’età e questo lo faceva apparire ancora più giovane in quella prima A musicale. Dovendo superare una prova attitudinale o d’idoneità per iscriversi dopo la scuola media, Luigi stupì con la sua bravura chitarristica la commissione da me presieduta e di cui facevano, e fanno parte, docenti del liceo e docenti del Conservatorio, a cui per legge, ogni liceo deve essere legato da una Convenzione. Fino al conseguimento del diploma nel 2019, Luigi studiò per cinque anni, il contrabbasso e la chitarra, in termini tecnici si dice esecuzione e interpretazione di strumento, nei suoi vari aspetti: classica, ritmica, jazz, e naturalmente il rock-blues di cui andava pazzo. Si accostò volontariamente al basso, al pianoforte e alle percussioni, tanto da poter essere cooptato come polistrumentista jolly nelle varie occasioni in cui la scuola si trovava ad operare, sia in Calabria che in altre regioni. Con il passare degli anni, Luigi progrediva nelle sue competenze musicali che spaziavano su una pluralità di strumenti. Si faceva apprezzare per il modo deciso di suonare, senza tentennamenti nei

suoi assoli che incantavano l’uditorio. Come già accennato, al Liceo musicale gli studenti, oltre alle materie usuali del liceo, incontrano alcune discipline: esecuzione ed interpretazione, cioè lo studio dello strumento vero e proprio, anzi di due, il primo scelto dallo studente e il secondo scelto dalla scuola. Il primo sarà studiato fino al quinto anno, il secondo si fermerà al quarto anno. Altra disciplina fondamentale che viene scritta con un acronimo è la Tac, teoria, analisi e composizione, attraverso la quale gli studenti imparano la teoria, cioè imparano le regole musicali, ovvero la grammatica e la sintassi della musica. Inoltre, analizzano le forme musicali e imparano la composizione e le possibili armonizzazioni dei pezzi, disciplina su cui si misureranno nella prova scritta dell’esame di Stato. Si capisce quanto sia importante questa materia per chi vuole scrivere musica e canzoni e Luigi cominciò a scrivere il suo primo inedito, Only you, proprio tra i banchi di scuola. In questo mio intervento voglio anche sottolineare il sostegno della famiglia che è fondamentale per l’apprendimento e la maturazione di ogni studente. Che la famiglia fosse molto vicina a Luigi, si capiva dall’interesse con cui lo seguiva, ma anche per gli eccellenti strumenti che riusciva a fornigli. Strumenti costosi e performanti, molti dei quali sono apparsi nelle diverse puntate e in finale, penso alle sue chitarre elettriche Gibson, Fender Stratocaster, Fender Telecaster, all’acustica Martin. Da ciò si capiva che i suoi genitori volevano assicurargli il meglio per suonare, strumenti professionali, anche a costo di privazioni personali. A proposito della strumentazione, voglio ricordare che nel primo anno il Liceo musicale iniziò con strumenti presi in fitto e con altri portati dagli stessi docenti, questo perché nessuna istituzione o associazione lametina finanziava il Liceo musicale che aveva bisogno di strumenti adeguati anche se non al top della gamma, di sale di registrazioni, di laboratori insonorizzati e di tanto altro. La scuola cercava di fare del suo meglio con i pochi fondi a disposizio-

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ne. Dovettero passare alcuni mesi perché l’amministrazione comunale di Lamezia Terme, guidata da Speranza, ci affidasse in comodato un pianoforte a mezza coda, di cui facemmo restaurare la tastiera. Fortunatamente, riuscii a sfruttare, nell’anno successivo, un finanziamento ministeriale di oltre duecentomila euro dedicato all’indirizzo musicale, che permise l’acquisto, tramite gara, di tantissimi strumenti, di software e hardware adeguati, perché al liceo si studiano anche le tecnologie musicali, e dunque tutta la parte informatica che è alla base della produzione musicale, assieme ad adattamenti edilizi per le sale di registrazione-incisione, sale pianistiche, dotate di pianoforti professionali, laboratori di percussione ottimamente forniti e di sistemare l’impianto audio e delle luci dell’Auditorium rendendolo un luogo pienamente funzionale alla didattica anche perché disponeva di un pianoforte a coda C3. Ho redatto questo articolo per ringraziare personalmente Luigi, in quanto la sua vittoria mi ha permesso di ripercorrere una delle pagine eroiche del Liceo Campanella, fatta di duro lavoro, di angosce

derivanti dalla responsabilità, di desideri e speranze per il bene degli studenti, per offrire loro il migliore clima didattico, la migliore scuola possibile, grazie anche ai miei collaboratori e ai docenti che si sono prodigati senza risparmio, senza curarsi degli orari o delle festività. Il Liceo musicale, lo capirono subito i primi studenti iscritti, non è una scuola dove si pratica solo la musica, ma come dice la parola stessa liceo, è una scuola completa a trecento sessanta gradi e molto impegnativa. E non poteva essere altrimenti in quanto dà accesso a tutte le facoltà universitarie; possibilità, questa, che mi costringeva a ripeterlo continuamente ai genitori un po’ scettici che avevano avallato la scelta scolastica dei propri figli. Di fatto, il musicale è una scuola a tempo pieno, sia per docenti che per studenti. Chi la frequenta sta molte ore a scuola, specialmente nei pomeriggi dedicati allo studio dei due strumenti scelti, alla musica d’insieme, e alle infinite prove. Una scuola che bisogna amare per frequentarla, una scuola per persone creative ed effervescenti e Luigi l’ha amata e ha ottenuto i frutti sperati e contemporanea-

Testata Giornalistica Di tutto un po’ - lamezia e non solo anno 30°- n. 85 - giugno 2022 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme dal 1993 n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. Stampa Direttore Responsabile: Antonio Perri Edito da: GrafichÉditore Perri Lamezia Terme - Via del Progresso, 200 Tel. 0968.21844 - e.mail. perri16@gmail.com Stampa: Michele Domenicano Allestimento: Peppino Serratore Redazione: Giuseppe Perri - Nella Fragale - Antonio Perri Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri-0968.21844 Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 -

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mente ha dato a tutti la grande soddisfazione, il sogno che ancora tutti stiamo vivendo con lui. L’esaltante vittoria di Luigi e i successi che ne seguiranno, già il tre giugno prossimo uscirà la sua nuova compilation, sarà a Sanremo nel 2023, ha motivato ancora di più i docenti a fare sempre meglio e io stesso ho avuto una simbolica ricompensa per tutto il tempo extra che ho dovuto dedicare a questo indirizzo che ha assorbito, per otto anni, tantissime mie energie fino a quasi sfibrarmi. E sono convinto che ancora avremo bellissime notizie di altri studenti eccellenti suoi compagni di corso che già stanno frequentando i conservatori italiani ottenendo il massimo dei voti in flauto, in pianoforte e composizione, in oboe, in clarinetto e in percussioni e sicuramente, a breve, assisteremo alla loro esplosione nel campo della musica classica, jazz e blues. Per chiudere la mia testimonianza su Luigi, voglio dire che egli è stato sempre uno studente creativo, educato, riservato che ha dato molto al Liceo musicale in occasione di open day, delle numerose manifestazioni alla presenza di personalità autorevoli come il Ministro De Vincenzi, il Console onorario di Francia, quello tedesco, il Governatore della Calabria, il Presidente della provincia di Catanzaro e gare alle quali il Liceo musicale ha sempre partecipato, sia per arricchire l’esperienza degli studenti che per abituarli a suonare in pubblico e a misurarsi con i loro coetanei di tutta Italia e di parte dell’Europa. Eppure Luigi avrebbe potuto accampare scuse, motivi di salute per riposarsi e invece ha sempre assicurato la sua presenza, offrendo il suo prezioso contributo, il suo valore aggiunto personale e strumentale, inserendosi nei vari organici strumentali, dal duo fino all’orchestra completa di oltre cinquanta elementi, valorizzando le parti solistiche affidategli facendo cantare le sue chitarre negli assoli e farle danzare negli accompagnamenti ritmici.

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calliope

INCONTRI CON DANTE di Italo Leone

Nel 33° anno di attività, l’Università della Terza Età e del Tempo libero di Lamezia Terme ha pubblicato Incontri con Dante, una raccolta di saggi su Dante sull’esempio e nello spirito tracciato dai soci fondatori. Uno di questi, la prof. Filomena Stancati, poetessa e studiosa di storia locale, così sintetizzava la nascita e il carattere dell’Uniter: “Mi è oltremodo gradito ricordare, a distanza di venti anni, quel lontano autunno del 1989 quando, con un gruppo di colleghi e amici ci riunimmo per la prima volta in un salone del Seminario Vescovile gentilmente concesso dal Vescovo pro-tempore Mons. Vincenzo Rimedio, persona molto sensibile alle nostre esigenze umane e culturali. Era per noi come il primo giorno di scuola, la «scuola» della Terza Età, quella che ha contribuito a mantenere a noi giovane il cuore e fresca la mente. Partì così la nostra UNITER, tra emozioni e commozioni, pienamente coscienti del nostro ruolo di soci fondatori, fummo pionieri di una sperimentazione che abbiamo portato avanti con entusiasmo ed impegno.” (da Vent’anni di impegno culturale, a cura dell’Uniter, 2010) Il libro nasce quasi per caso quando, impediti negli spostamenti, limitati negli affetti e nelle relazioni sociali, l’Uniter di Lamezia Terme ha ricreato una comunità virtuale grazie alle nuove tecnologie e, accogliendo l’esortazione della Presidente Costanza Falvo D’Urso, molti dei soci hanno voluto ricordare la grande figura e l’opera di Dante Alighieri nel settimo centenario della morte. Dagli interventi digitali pubblicati sui social è nato un libro: Incontri con Dante, impreziosito dalla copertina di Antonio Pujia Veneziano e da antiche miniature e illustrazioni della Commedia. Un libro che racconta i tanti modi in cui ci si può accostare all’opera del grande poeta fiorentino, per incontrarlo lungo i sentieri che ciascuno di noi, con la propria sensibilità e le proprie attitudini, ha potuto percorrere insieme a Lui. Nel dialogo fecondo con l’opera di Dante, ognuno di noi ha posto domande e trovato risposte, cercando un lume che, come era stato per Lui, illuminasse anche per noi un tratto della nostra vita. Il libro è stato presentato nella sede Uniter, gremita di un pubblico attento, il 4 maggio 2022, alla presenza di molti degli autori dei saggi che, a turno, hanno preso la parola per spiegare brevemente il proprio pensiero. Ha introdotto i lavori la prof.ssa Costanza Falvo D’Urso, Presidentessa dell’Uniter, insieme al prof. Italo Leone, che ha curato l’ordine dei saggi, e l’inserimento di splendide miniature tratte dal codice napoletano della Commedia per il Re Alfonso d’Aragona. Lamezia e non solo

E’ un libro per la scuola scritto da gente della scuola, per cui non ci si poteva esimere dal seguire il percorso classico delle storie di letteratura italiana per le scuole superiori: la biografia, le opere giovanili improntate al clima elitario di una giovane élite culturale fiorentina, la formazione culturale e filosofica, le opere dell’esilio con i trattati e poi la Commedia. C’è infine, anche in appendice, una serie di saggi che affrontano la tematica dantesca attraverso opere letterarie contemporanee e la cinematografia. Nel disegno di copertina, dal titolo Luminescenze Dantesche di Antonio Pujia Veneziano, vengono evocati due versi della prima cantica dell’Inferno: nella parte in basso l’incipit con la selva oscura, e in alto la fine del poema: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. E’ una visione paesistica del nostro territorio che focalizza particolarmente l’attenzione sul Centro Storico, ma nello stesso tempo offre una metafora della nostra condizione attuale: la “selva” nella quale quotidianamente dobbiamo districarci e le “stelle” che ci guidano e ci fanno sperare ancora.

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effetto cinema

Cinema “da contagio” di Sandra Orlando In questi ultimi drammatici tempi guardare un film che possa esorcizzare le nostre paure “del contagio” può forse paradossalmente aiutare. Tante le pellicole su grande schermo che nel corso degli anni ci hanno raccontato di Virus e pandemie disastrose. Quasi impossibile non ricordare almeno un titolo visto in Tv o su grande schermo (Netflix e le altre piattaforme streaming in questo periodo hanno rinvigorito la lista dei film a tema) su qualche contagio letale e sembra quasi strano il pensare che oggi siamo proprio noi ad aver vissuto ( e a vivere ancora in parte) in prima persona questa situazione. Sicuramente uno dei primi film che ci viene in mente è il, divenuto, celebre Contagion di Steven Soderbergh (2011). Qui il virus si chiama MEV-1 e lo combattono Kate Winslet, Jude Law, Matt Damon e Gwyneth Paltrow. Sembra un’influenza ma si trasforma in virus mortale. Il film, proprio grazie al Covid, ha ottenuto un incredibile nuovo successo per la straordinaria coincidenza dei fatti narrati con la nostra terribile realtà. L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam (1995) racconta invece di un futuro 2035 in cui Bruce Willis torna nel passato 1990 per scoprire la causa dell’estinzione del 99 % del genere umano. Brad Pitt allucinogeno... Io sono leggenda ( 2007) di Francis Lawrence ci mostra invece il premio Oscar Will Smith completamente solo col suo cane, in un mondo devastato da un Virus che ha trasformato tutti in vampiri. Dal romanzo di Richard Matheson, qui siamo anche nell’horror oltre che nell’ambito puramente ‘pandemico’. Virus letale di Wolfang Petersen ( 1995), racconta in modo molto realistico della diffusione del virus Motaba che giunge dall’Africa attraverso una scimmia infetta. A Dustin Hoffman il compito di ritrovare la scimmia portatrice della malattia e trovare la cura.

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28 giorni dopo di Danny Boyle è ancora una volta una variazione sul tema zombie tanto caro a George Romero: ancora le scimmie a scatenare il virus letale in Gran Bretagna. Dopo 28 giorni Jim si sveglia dal coma, nudo e abbandonato in una Londra devastata e in rovina. Cassandra Crossing di George P. Cosmatos (1976) , narra di un’epidemia diffusasi su un treno. Richard Harris e Sophia Loren nel cast all star di una pellicola che rappresenta un classico intramontabile del genere. World war z di Mark Foster del 2013 è l’apocalittico racconto di una Terra invasa da uomini ridotti allo stato animale e senza controllo. Naturalmente anche qui la causa è un misterioso virus e il compito di trovare un rimedio è affidato al coraggioso Brad Pitt, padre e marito modello. La pellicola è tutt’oggi fra le più viste in streaming. E venne il giorno di Night Shyamalan del 2008 racconta invece di una tossina vegetale che rischia di causare l’estinzione del genere umano. Ce n’è dunque per tutti i ‘gusti’ (si fa per dire) e l’elenco potrebbe prolungarsi con Bird Box, del 2018 ( Sandra Bullock intenta ad attraversare bendata un fiume in barca), Il Pianeta delle scimmie (1963) ( apocalittica visione delle le scimmie padroni del mondo) e molti altri titoli che sconfinano in generale spesso con una visione anche distopica della società futura ( mai una volta che ci profilano un prossimo pianeta Terra all’insegna della Pace e della prosperità). Questo perché si tratta di un genere che non conosce crisi e c’è da chiedersi il perché di tutto questo. Noi esseri umani siamo forse tendenzialmente un po’ sadici con noi stessi e con le nostre emozioni? In realtà, anche prima del Covid, noi tutti proviamo da sempre un sottile e catartico piacere nel guardare pellicole che sì, ci turbano da un lato, ma dall’altro hanno la capacità di allontanare la nostra mente, di deviarla verso storie che non ci appartengono perché troppo impossibili e lontane… Anche se adesso, purtroppo, forse un po’ meno.

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parlando di..

“DE BREVITATE VITAE” Elogio alla vita.

Il passato ritorna sempre. Più vicino alla nostra storia attuale di quanto noi stessi possiamo immaginare. Basterebbe rispolverare ogni tanto uno fra i tanti libri di testo che tanto abbiamo detestato sui banchi di scuola per accorgerci di quanta incredibile attualità scorre su quelle pagine scolorite. "De Brevitate Vitae" è l'opera per eccellenza di Lucio Anneo Seneca. Ed è qui che ritroviamo l'oggi. Qui Seneca dedica un posto speciale alla trattazione del tema del tempo e del suo impiego per vivere una vita degna di essere chiamata tale. Un filosofo rivoluzionario dal punto di vista del pensiero che ben si colloca nel nostro secolo dove il tempo passa velocemente sotto ai nostri occhi. Un'intera letteratura dai greci ai romani era ispirata a questo concetto : "la vita è breve, il tempo scorre molto rapidamente, bisogna cogliere l'attimo". Seneca invece rovescia il paradigma e scrive: "In realtà non è vero che di tempo ne abbiamo poco, piuttosto ne sprechiamo molto". Dopo 3 anni dalla pandemia, è giusto riflettere su alcune tematiche quali l'apprezzamento del nostro presente, l'importanza del tempo, i modelli da seguire nella vita e tanto altro. Ma cosa ci insegna Seneca dopo questi ultimi anni difficili? Lamentarsi di ciò che non possiamo cambiare è comprensibile, ma non efficace. Non possiamo cambiare il tempo, le occasioni e le giornate passate. Possiamo però cambiare il modo in cui rispondiamo a tutto questo. Possiamo cambiare il nostro approccio. Non possiamo pretendere di avere il controllo su tutto. "Metti a frutto ogni minuto;sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronisci del presente". Il tempo è uno degli argomenti principali della filosofia di Seneca il quale sottolinea l'importanza del tempo che abbiamo a disposizione, non considerandolo breve, bensì semplicemente Lamezia e non solo

di Antonella Caruso

sprecato da noi esseri umani. La vita è abbastanza lunga e una quantità sufficientemente generosa ci è stata data per le più alte realizzazioni, se fosse tutta ben investita. Così è: non ci è data una vita breve, ma la rendiamo breve, e non siamo mal forniti ma spreconi di essa. È lunga se sai come usarla. Seneca affronta un'altro tema molto importante e comune a molte persone :la procrastinazione. Rimandare le cose è il più grande spreco della vita: ci strappa ogni giorno come viene e ci nega il presente promettendo il futuro. Il più grande ostacolo della vita è l'aspettativa. Ognuno di noi è consapevole di come la nostra esistenza trabocchi di cose che dovremmo fare ma che, per un motivo o per un altro continuiamo a rimandare. Quando si rimanda la paura cresce. La procrastinazione dettata dalla paura porta le persone ad immobilizzarsi, bloccarsi, ad essere incapaci di agire. Paura delle conseguenze, della responsabilità, dell'insuccesso. Aveva ragione il buon Lucio Anneo Seneca: "perdiamo tempo, e molto lo perdiamo per rimandare a domani "." Vivete come se doveste vivere per sempre, non vi ricordate della vostra precarietà ;non osservate quanto tempo è già trascorso, lo sciupate come se ne aveste in abbondanza, mentre invece proprio quella giornata, che state dedicando a qualcuno o a un affare qualsiasi, potrebbe essere l'ultima". Spietato in queste parole, crudo ma ostinatamente procrastinator e di un amore estremo per la vita come in queste parole che ci ha lasciato:"Temete tutto come mortali, ma desiderate tutto come immortali". Devo dire che ora riesco ad apprezzare di più queste stesse parole di Seneca che a scuola mi annoiavano. Ogni sua frase è attuale e piena di saggezza. Sembra impossibile che tutto ciò sia stato scritto migliaia di anni fa. La maggior parte dei saggi e manuali sulla gestione del tempo o " time-management" dei "guru" del momento attingono al De brevitate vitae di Seneca. Uno dei testi assolutamente da leggere se ci si sente oppressi dalla mancanza di tempo o se si vuole migliorare l'uso del proprio tempo.

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lo zodiaco

Il segno dei Gemelli di Palma Colosimo Il terzo segno della ruota zodiacale è quello dei Gemelli, è un segno mobile ed è il primo appartenente all’elemento Aria. Vengono definiti mobili quei segni che hanno la caratteristica di far transitare il segno da una stagione ad un’altra essi sono dotati di una grande adattabilità al cambiamento. La ruota zodiacale simbolicamente rappresenta anche le tappe della vita, e in questo caso il segno dei Gemelli viene associato alla fase dell’esistenza che va dalla pubertà all’adolescenza, non è un caso che a molti rappresentanti di questo segno vengono attribuite caratteristiche adolescenziali sia fisiche che caratteriali. Questa caratteristica se estremizzata può divenire uno dei lati oscuri di questo segno, essa si palesa attraverso la sindrome di Peter Pan cioè quella dell’eterno adolescente che affascina e diverte, ma che non vuole assumersi nessuna responsabilità. Un altro lato oscuro che può manifestarsi in alcuni esponenti dei Gemelli è quello della ricerca dell’eterna giovinezza ed il rifiuto di accettare la vecchiaia e la decadenza naturale del corpo nel vano tentativo di rimanere giovani a tutti i costi . Coloro che sono nati sotto questo segno hanno una naturale tendenza alla socialità e riescono ad instaurare contatti con molte persone. Infatti la funzione principale dei Gemelli è quella di costruire ponti nel campo delle idee e favorire gli scambi la comunicazione e le relazioni con l’ambiente circostante rappresentato da fratelli, zii, cugini e parenti prossimi. I Gemelli sono persone curiose sono sempre alla ricerca di nuove conoscenze e notizie da apprendere e divulgare, hanno bisogno di questo scambio per poter relazionarsi e vivere bene nel mondo. La pecca dei Gemelli e che a volte le informazioni apprese non vengono approfondite e rischiano così di divulgare notizie non corrette, a volte questa loro caratteristica assume connotazioni negative e può sfociare nel pettegolezzo e nel giudizio. Molte persone nate sotto questo segno sono dei chiacchieroni, per loro è difficile mantenere un segreto, sono vivaci, mentalmente eclettici e tendono a cogliere tutte le opportunità il che rende questi soggetti a volte poco affidabili nel mantenere fede agli impegni presi. Il Signore del segno è Mercurio il Messaggero degli Dei noto per la sua astuzia ed intelligenza, era il Dio della comunicazione, della parola e dello scambio, protettore dei ladri e dei commercianti. Coloro che sono nati sotto questo segno sono dotati di una grande intelligenza hanno una notevole capacità dialettica e sono dei brillanti affabulatori ma anche bravi commercianti. Un Gemelli potrebbe riuscire a farci acquistare qualsiasi cosa in quanto riuscirebbe a farci credere che essa sia per noi indispensabile. Sanno essere molto divertenti grazie alla loro capacità di alleggerire qualsiasi cosa ed a riuscire a ridere non solo degli altri ma anche di loro stessi. Sono dotati anche di una notevole dose di humor nero che utilizzano per aggredire attraverso la parola usando la lingua per ferire gli altri. Le professioni che più si addicono ai Gemelli sono quelle nelle quali possono utilizzare al meglio i loro talenti. Troviamo molti esponenti del segno tra le file dei giornalisti, ma anche tra coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo quali attori imitatori presentatori e scrittori. Mercurio il Signore del segno svolgeva anche la pag. 10

funzione di psicopompo cioè accompagnava le anime dei morti nel loro ultimo viaggio, ma fungeva anche da accompagnatore per gli eroi che dovevano recarsi nell’Ade alla ricerca di un loro caro. In molti psicologi e psicoterapeuti troviamo esponenti di questo segno, anch’essi svolgono la funzione di accompagnare metaforicamente i pazienti nell’Ade, cioè nei luoghi oscuri della loro anima. Nonostante il fatto che i Gemelli appaiono così leggeri e spensierati essi a livello archetipico racchiudono una grande prova di maturità contenuta nel loro mito, quello dei Dioscuri. Si narra che la regina di Sparta Leda in sonno fu raggiunta e sedotta da Zeus apparsole sotto le sembianze di un cigno. Leda rimase incinta ma in quella stessa notte si unì anche con il marito Tindaro ed ebbe una seconda fecondazione, da questi rapporti nacque una coppia di gemelli: Castore e Polluce. Essi erano identici nell’aspetto ma con una profondissima differenza interiore in quanto Castore era mortale mentre Polluce era immortale. Questa differenza nella loro natura non era motivo di acredine tra i due fratelli, essi erano molto uniti ed insieme affrontarono molte avventure, ma accadde che durante un duello Castore fu ferito e morì. Polluce disperato per la morte del fratello, chiese al padre Zeus di poter rinunciare alla propria immortalità per ricongiungersi con l’amato fratello nell’ Ade. Zeus impietositosi dispose che i due fratelli avrebbero potuto continuare a stare insieme: essi avrebbero passato sei mesi nell’Ade e sei mesi sull’Olimpo, poi volle immortalare i due Dioscuri e renderli eterni nella costellazione dei Gemelli. Il glifo di questo segno è costituito da due linee verticali che rappresentano i Gemelli e da altre due linee orizzontali, che rappresentano la Terra e il Cielo, metaforicamente la parte materiale e quella spirituale. La grande difficoltà dei rappresentanti del segno è quella di dover conciliare gli opposti, queste due nature che vivono all’interno di loro stessi e che simbolicamente sono rappresentate dalla parte umana istintiva ed emotiva e quella divina spirituale e intellettiva. Essi sono vittime di due polarità la ragione e il sentimento, la logica e le emozioni, la razionalità e l’emotività. Questa lotta interna si manifesta esteriormente e fa apparire i Gemelli agli occhi degli altri come individui inafferrabili volubili e talvolta poco credibili. I nativi del segno sono degli amici fedeli ma non si può giurare della loro fedeltà in amore, essi tradiscono non per passione ma per curiosità. Cercano però partner che possono dar loro sicurezza e stabilità vanno molto d’accordo con i Leoni, con i Sagittari hanno un rapporto controverso essendo opposti si attraggono e si completano. Stabiliscono rapporti armonici con gli altri due segni appartenenti al loro elemento la Bilancia e l’Acquario. Con i segni d’Acqua e di Terra poco si accordano in quanto primi sono troppo mossi dalle emozioni ed i secondi sono ritenuti troppo pesanti, se i Gemelli hanno nel loro tema forti valori d’Acqua o di Terra i rapporti saranno più armonici. Le parti del corpo umano governate dai Gemelli sono le mani, i polmoni e il sistema nervoso, il colore legato al segno è quello di Mercurio, il giallo e tutte le pietre preziose di questo colore quali il quarzo citrigno, ed il topazio giallo.

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Lamezia e non solo


La nosta storia

I santuari maschili della Diocesi Lametina

San Francesco di Paola in Lamezia Terme Sambiase La presenza dei Paolotti in Sambiase fu incentivata dalla politica di prestigio religioso avviata dai novelli feudatari della Contea di Nicastro, i Caracciolo, sicché nel 1508, tramite l’allora Priore della Veneranda abbazia di Sant’Eufemia e Arcidiacono della Cattedrale di Nicastro (prima dignità del Capitolo) Giovanni de Senatori (o Senatorelli) gli fu affidata l’antica chiesa di Santa Maria degli Infermi affinché ne assumessero la cura pastorale fondandovi un Convento munito di ricca biblioteca (1520). Quando Senatorelli morì nel 1522 i Minimi, per ringraziamento, lo fecero seppellire nella chiesa, del cui sepolcro oggi resta soltanto la bella lastra esterna che è possibile ammirare nell’atrio d’ingresso. I Paolotti, a causa e in forza del loro carisma evangelico prossimo al popolo ben presto si fecero apprezzare e rispettare dalla cittadinanza di ogni ceto sociale sicché, quando sopraggiunse il devastante terremoto del 1638, tutta la popolazione contribuì alla ricostruzione della chiesa e del convento distrutti, creando così ancora di più un fortissimo legame di fede e devozione fra Sambiase e San Francesco che culminò con il patronato del santo paolano su Sambiase con l’approvazione di papa Urbano VIII. L’aver dato numerosi frati all’Ordine fece si che il convento di Sambiase fosse elevato a sede della provincia monastica di Calabria Ultra. Nel 1656 papa Innocenzo IX stabilì che le comunità religiose ove fossero presenti pochi frati o monache dovevano essere soppressi e incorporate in comunità più grandi. Fu su questa disposizione papale che nel 1725, cioè ben 69 anni dopo, l’allora vescovo di Nicastro monsignor Domenico Angeletti (1719-1731) pensò di sopprimere la comunità Minima sambiasina ma, poiché gli fu impedito di visitare il convento, si presentò nuovamente con degli uomini armati (definiti nei documenti d’epoca “sbirri”) punendo la comunità Minima commutando la scomunica al Priore e l’interdizione dei riti liturgici per tre mesi. Ma nonostante questo fatto increscioso, la storia dei frati con la comunità sambiasina travalicò i secoli in armonia e collaborazione. Infatti nel 1759 ci fu un accordo pacifico davanti un notaio fra Universitas, Minimi e Arciprete del vicino Duomo cittadino di San Pancrazio affinché l’immagine di San Francesco ricevesse ogni anno il 2 aprile (memoria liturgica del Santo) il cero votivo alla Matrice (portata lì il giorno precedente) e, svolta la processione, l’immagine del Santo paolano ritornava nella sua Lamezia e non solo

di Matteo Scalise

chiesa conventuale. Con il devastante terremoto del 1783 e l’istituzione della Cassa Sacra (1784-1796) furono sequestrati e messi in vendita i seguenti fondi che erano proprietà dei Minimi quali San Sidero, Amendola, Umbri, Salato,Zuppello, i mulini in località San Girado, le Sorbare, Salato e Zupello (cfr. ASCZ, cartella Cassa Sacra 1784-1796 “vendite e censuazioni”). Spogliati dei loro fondi e forse in numero esiguo, la comunità Minima nel 1784 lasciò Sambiase per ritornarvi nuovamente nel 1796 e scacciati nuovamente, stavolta dai napoleonici, nel 1806 per poi ritornare nel 1818. Durante la loro assenza la chiesa di San Francesco fu retta da un arciprete. Nel 1864 lasciarono nuovamente Sambiase, a causa delle leggi eversive del neo regno italiano, stavolta sembrava per sempre. Nel frattempo nel 1919 accaddero due cose importanti: la prima fu che un fulmine, entrato chissà come nella chiesa distrusse l’immagine di san Francesco, sicché fu commissiona una nuova che è quella ancora oggi veneratissima; la seconda fu che, poiché il 2 aprile spesso cade in tempo di Quaresima, e la chiesa vieta in questo periodo solenni festeggiamenti, si decise di spostare i festeggiamenti a 15 giorni dopo la domenica di Pasqua. Ho appreso da memoria orale due notizie: che un tempo ogni qual volta s’invocava l’aiuto di san Francesco per siccità o troppe piogge per devozione si portava la statua di San Francesco alla Matrice mentre, quando fu arciprete della chiesa di San Francesco il compianto monsignor Pasquale Caputo (1936-1955) si festeggiava con una seconda processione, ma più breve, l’Ottavario della festa. Nel 1955, l’allora neo vescovo di Nicastro monsignor Vincenzo Maria Iacono (1955-1961)invitò i Minimi a ritornare a Sambiase per rifondare una comunità, col plauso della popolazione rimasta legata all’Ordine. Fu data però ai Minimi la cura pastorale non solo della chiesa di San Francesco ma anche della Matrice (San Pancrazio) delle rettorie della Addolorata, Immacolata e Annunziata, la cappella di San Rocco e il Santuario mariano di Maria S.S. del Porto Salvo. Nel 1963, per questioni pastorali, la festa fu spostata al periodo attuale (23 maggio -2 giugno), mentre dal 1978 l’offerta del cero votivo fu sostituita dalla consegna del sindaco pro tempore (non più Sambiase, ma Lamezia Terme) delle chiavi della città alla sacra effigie di san Francesco. Dal 2017, su iniziativa dei frati Minimi e della popolazione, l’allora vescovo di Lamezia Terme monsignor Luigi Antonio Cantafora (2004 – 2019) ha soddisfatto le preci esposte e ha elevato la chiesa di san Francesco di Paola a santuario diocesano. Essendo una festa secolare, nel corso del tempo si sono sviluppati segni di devozione popolare che ancora oggi resistono quali l’uso di esibire dei quadri con lucine all’esterno delle case durante la novena, di vestire i bambini con l’abitino dei Minimi (i “monachialli”) di appellare affettuosamente san Francesco col termine dialettale “u vecchiariallu”, di appendere ai balconi il giorno 2 giugno, durante la processione (che dura circa 3 ore) le coperte migliori del corredo casalingo (i c.d. damaschi). Fino agli anni Sessanta del secolo scorso San Francesco era soprattutto il patrono dei jiardinari (lavoratori agricoli). Ancora oggi nei giorni 31 maggio e 1 e 2 giugno si svolge una grande fiera (di antichissima istituzione ma la data certa non la conosciamo) di carattere commerciale che attira molte persone dell’hinterland lametino. Attualmente la comunità religiosa dei frati Minimi in Sambiase è formata da padre Giovanni Sposato (Correttore della comunità e parroco), padre Vincenzo Arzente e padre Aldo Imbrogno.

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QuestoMondodiMax

Max e i suoi inseparabili Ciuk, Ciarlino e Gustavo e Dari

di Massimo Striglia

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Lamezia e non solo


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