1 minute read

affezione...................... pagina

dall’attaccamento alla sorellina fino alla malattia [ affezione] che potrebbe portarsela via, e cioè l’affetto e le affezioni patologiche. La voce è recuperata dal latino affectus, participio passato di afficere che vuol dire «impressionare, influenzare», derivato di fàcere «fare» col prefisso ad- . Per quanto non siamo abituati a farlo, il termine affetto può designare anche un’affinità oggettiva delle cose, oltre alla ben nota partecipazione soggettiva di una persona allo stato d’animo di un’altra. Affetto e simpatia nel nostro interloquire quotidiano vanno spesso a braccetto. Di solito proviamo un certo affetto per chi ci è simpatico, e se una persona ci è simpatica non è difficile provare verso quella persona un certo affetto. Tuttavia non riusciamo forse neanche più ad associare all’enunciato simpatia tutto il suo carico di solidarietà umana, forse perché se è vero che certe cose nascono grazie al linguaggio (e la simpatia potrebbe essere una di queste), è altrettanto vero che l’enunciato continua ad esistere anche nel caso in cui il suo referente significale sia sparito completamente dalla realtà davanti a noi. Forse dare la propria vita per salvare quella di un amico o di un figlio è un atto di estrema simpatia. Parola sempre più simpatica, perché anche ritornando all’ipotesi del pathos più scuro e doloroso, ecco che la simpatia potrebbe venire in nostro aiuto come se fosse anche un trait d’union, un ponte di accettazione verso la sofferenza. (in effetti spesso da chi ci è simpatico accettiamo anche che ci faccia del male).

Advertisement

This article is from: