4 minute read

estetica .......... pagina

artificialmente. Se organica, è provocata dalla distruzione, dal danneggiamento o dalla disabilitazione delle vie o dei centri della sensibilità nelle sue varie forme, provocata cioè da lesione o altri agenti; In medicina, come è noto, indica l’abolizione della sensibilità ottenuta attraverso farmaci, per l’esecuzione di procedure chirurgiche.

In ogni caso l’anestesia definisce la perdita completa di una o più modalità sensoriali. In pratica ci priva della dimensione estetica.

Advertisement

Ecco, un’altra parola interessantissima: [ estetica ] estetica, dal latino moderno, aesthetica, femminile sostantivato del gr. αἰσϑητικός.

L’origine è nella parola greca αἴσθησις, che significa «sensazione», e dal verbo αἰσθάνομαι, che significa «percepire attraverso la mediazione del senso».

Oggi abbiamo trattati di estetica, docenti universitari di estetica, esperti di estetica nell’arte, nel design, nella pubblicità e nel corpo umano. Ma in origine l’estetica non era una disciplina né una specializzazione, e neppure una parte a sé stante della filosofia. Era l’aspetto della conoscenza che riguarda l’uso dei sensi. L’estetica, di cui oggi siamo in apparenza pieni, alle sue origini è “solo” la disciplina con cui si accede alla conoscenza tramite la vista, l’udito, il tatto e le altre percezioni sensoriali. Nel corso del XVIII secolo il suo significato cambia, perché l’estetica è prevalentemente impegnata nella definizione e nella ricerca del bello, interessata alla produzione e ai prodotti dell’arte, sui quali si propone di esercitare un giudizio.

Baumgarten si impegnò e gettò le basi per la costituzione

dell’estetica come disciplina filosofica, cdefinita in un primo tempo Scienza della conoscenza sensitiva.

Si tratta quindi di un termine con accezione molto ampia, ma usato dal XVIII secolo in poi con riferimento primario alla poesia e alle belle arti e poi via via esteso a molte altre cosei.

Per me l’estetica continua ad essere la chiave della conoscenza sensibile, ha un po’ lo stesso senso (credo) che le dà Kant quando parla di Estetica trascendentale. Conoscenza che però, a mio avviso, se vuole essere animata da una aspirazione integerrima, non deve discriminare. Può educare alla visione, all’ascolto, può mostrare l’armonia e la disarmonia ma deve esulare da un senso specifico e tecnico, non deve essere la dottrina del bello, deve essere la porta di un’esperienza.

Ma qui parliamo di qualcosa che dall’estetica ci dovrebbe proteggere. Forse tutto è diventato veramente urticante, tossico, abbacinante. Ci sercvono occhiali, guanti, mascherine... Forse i nostri sensi sono diventati più acuti? Improbabile. In ogni caso pare che si cerchi spesso qualche forma di anestesia, come per esempio la televisione, che nonostante sia piena di brutte notizie, litigi e preoccupazioni riesce ancora ad avere un certo potere ipnotico, come se il mezzo fosse più del messaggio che veicola, tanto per non tralasciare un riferimento a McLuhan.

Forse, nella moderna narcosi vogliamo allontanarci proprio da questo. Cerchiamo di escludere l’unico elemento che ci può dare una conoscenza diretta della realtà. Qualcuno obietterà che mai come oggi i nostri sensi sono stati blanditi

e deliziati. Mai come oggi tante persone possono godere del bouquet di un vino costoso, della vista di opere d’arte, dell’ascolto in hi-fi delle migliori sinfonie, della riproduzione in hd dei migliori film. Altro che anestesia.

Ma quelli sono altri simulacri, sempre per citare Baudrillard. Fateci caso: da quando tutti celebrano “i sapori autentici”, abbiamo un incremento enorme di cibi mediocri o scadenti, spesso travestiti da contadini. Da quando si è scoperto che il pubblico si fa guidare dalle emozioni, troviamo emozioni artificiali nei programmi politici, nei piatti di pastasciutta e nelle polizze assicurative. Da quando esiste l’estetica come disciplina, e da quando ogni consumatore è divenuto un “amante del bello”, la bellezza ha cominciato a scomparire dalle nostre città, dal panorama, dai rapporti tra le persone e dalle persone stesse. Nel momento in cui tutti o quasi sono bellissimi perché vanno nelle palestre, nei centri estetici e nelle beauty farm, sembra proprio che la bellezza vera, cioè quella luce interiore che emana verso l’esterno, sia scomparsa, sostituita dal suo simulacro che si chiama botox, silicone, liposuzione, fitness, smoky eyes, nail art, fashion design, body building e una galassia di altri sinonimi o simulacri.

Tutte tecniche che, anziché lasciare ai sensi la percezione di ciò che siamo, tenta di ingannarli fornendo loro una versione di noi falsa, presuntamente migliorativa e sostanzialmente ipnotica, che nasconde il vero, non ci permette di accedere con i sensi alla verità, che poi è l’unica forma di bellezza possibile.

Ecco perché secondo me tutto ciò che facciamo è anche

un po’ anestetico. Ma perché privarci della conoscenza attraverso i sensi? Certo, lo sappiamo. Sia la scienza che le discipline e le saggezze orientali ci hanno ormai insegnato che i sensi sono fallaci, menzogneri. Eppure sono quelli che ci forniscono le esperienze più dirette del mondo, tanto che se ci becchiamo una mattonata in testa il fatto ci sembra incontrovertibile. Sono i sensi, la prima strada con cui entriamo in relazione con gli altri e col mondo, una bassa estesia è un primo segnale del nostro allontanamento dal mondo.