SWEDinMAG 06/2024

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2024 al giro di boa

ed in Mag

In meno di un mese tre tappe internazionali: Manila, Chicago e Montreal

Bilancio di metà anno tra viaggi intercontinentali e nuove collaborazioni Swedlinghaus in giro per il mondo

Con Fabio Andreozzi è subito ‘Cocktailmania’!

Grande successo per il corso in Swedlinfactory, ricco di effetti speciali

Dalla patria della pizza a Swedlinghaus un prodotto artigianale super-tecnologico Forni Frabe: a ciascuno il suo!

Conosciamo Faber, fedele al marchi Swedlinghaus da due generazioni “Impossibile cambiare un prodotto che non delude mai”

In meno di un mese tre tappe internazionali: Manila, Chicago e Montrèal

Società Costume Attualità Lavoro Food 06 / giugno 2024
Swedlinghaus in giro per il mondo
Chicago Montrèal
Manila

SOM MA RIO

al giro di boa

Dalla patria della pizza a Swedlinghaus un prodotto artigianale super-tecnologico

Editoriale di Davide Longo Forni Frabe: a ciascuno il suo!

In meno di un mese tre tappe internazionali: Manila, Chicago e Montreal

Swedlinghaus in giro per il mondo

Con Fabio Andreozzi è subito ‘Cocktailmania’!

Conosciamo Faber, fedele al marchi Swedlinghaus da due generazioni

cambiare un prodotto che non delude mai”

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2024
Grande
corso in Swedlinfactory, ricco di effetti speciali
successo per il
“Impossibile
Manila
Per le foto: Kittiphat-adobestock Leonid Andronov-adobestock christian-adobestock
Skyline

Editoriale di Davide Longo

2024 al giro di boa

Bilancio di metà anno tra viaggi intercontinentali e nuove collaborazioni

Un imprenditore si trova tutti i giorni a dover fare i conti con le cifre: nel mio caso possono essere quelle direttamente legate ai guadagni, al numero di clienti, al numero di prodotti, al numero di visualizzazioni dei canali social, al numero di iscrizioni ai corsi di Swedlinfactory, ecc. E a maggior ragione viene naturale fare bilanci quando si giunge alla metà di un anno solare. Il 2024 poi, è stato per noi davvero un anno di svolta e pieno di novità: a partire da Gennaio quando è nata la filiale Usa a Miami. Quello che più di altri anni ha caratterizzato questo primo semestre, però, è stata la fitta concentrazione di viaggi internazionali e l’aumento di collaborazioni con aziende artigiane: infatti Hong-Kong, Miami, Manila, Chicago e Montreal sono state le mete raggiunte entro maggio, e da inizio anno sono inoltre iniziati dei rapporti di distribuzioni con aziende produttrici attrezzature quali tritacarne, macinacaffè e forni. Quindi, da un lato, prosegue l’apertura verso reti commerciali estere e, dall’altro, vi è il massimo appoggio al

nostro Made in Italy, laddove, ovviamente, ne rappresenti un’eccellenza. Credo siano due aspetti che, seppur apparentemente appaiono andare in direzioni diverse, in realtà si nutrono a vicenda.

Mi spiego meglio: sia il cliente asiatico che quello americano sa come lavoriamo noi a Swedlinghaus, e ho notato che gradisce molto la visita personale del titolare, in quanto rafforza la fiducia riposta nel nostro marchio. Ora, incrementando le collaborazioni con delle aziende di cui abbiamo massima stima, e che producono elementi complementari ai nostri, riusciamo a fornire all’acquirente la massima scelta possibile, senza mai perdere quel target di qualità al quale lo abbiamo abituato.

Ecco perché credo sia fondamentale agire su questi due fronti, continuando a coltivarli di pari passo, al fine di essere sempre pronti e competitivi a 360 gradi nella fornitura di attrezzature nel settore Ho.Re.Ca.

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Swedlinghaus in giro per il mondo

In meno di un mese tre tappe internazionali: Manila, Chicago e Montreal

“Il triangolo no, non l’avevo considerato” potrebbe aver pensato Davide Longo nel momento in cui si è reso conto che, in meno di 30 giorni, avrebbe dovuto percorrere 30mila kilometri raggiungendo ben 3 mete extra-europee: le Filippine, gli Stati Uniti ed il Canada.

Davide ovviamente non è un pivellino nei viaggi a lungo raggio, visto che già a Gennaio si era recato ad Hong Kong e il messe successivo era di nuovo a Miami per sistemare il magazzino della nuova sede americana.

Solo che, per rimanere in tema musicale e citando Jimmy Fontana, “Il mondo non si è fermato mai un momento”, quindi figuriamoci se si possono fermare le relazioni internazionali sulle quali ormai la Swedlinghaus sta investendo in maniera irrefrenabile?! E per l’azienda, questo ed altro.

Quindi, al ritorno dai suoi viaggi di lavoro, lo abbiamo agguantato subito, senza dargli il tempo di riprendersi dal jet-lag, e gli abbiamo chiesto l’immediato responso delle diverse trasferte.

Quali le motivazioni che ti hanno portato a realizzare questi recenti viaggi?

Un’unica forte spinta: quella di voler conoscere i clienti nel loro posto di lavoro, nel luogo in cui vengono spediti i nostri prodotti. Questo perché un conto è poterci parlare vis a vis, dedicando il giusto tempo, confrontandosi privatamente e con calma, potendosi soffermare su determinati argomenti, ed un altro è invece l’incontro rapido nelle fiere di settore che è sì un primo approccio ma è fugace ed immerso nella frenesia dell’evento e non ci permette di creare quella confidenza tipica di un rapporto di fiducia.

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Nella Foto: Ponte Mobile, Chicago

Che livello avevi di conoscenza delle mete: magari qualcuna l'hai frequentata di più, in qualcun’altra invece eri neofita…

Quelle di Manila e di Montreal sono state le prime visite in assoluto, mentre il Nord America è terra già battuta da noi che, ad esempio a Chicago, abbiamo più volte allestito il nostro stand nelle fiere di settore, dalle quali poi il nostro nome è stato veicolato in giro per il mondo.

Cosa ti ha colpito nell’ospitalità? Hai avuto conferme di cortesia, sei stato sorpreso da qualche accoglienza particolare, ecc. Forse sarà proprio perché era il mio primo incontro con loro, però sono stato stupito dall’accoglienza nelle Filippine, sia dal punto di vista umano che professionale: mi sono subito sentito a mio agio e circondato dal confort, ed inoltre ho notato una puntigliosa cura del dettaglio nell’organizzazione delle riunioni di lavoro e nell’allestimento dei meeting con le compagnie con cui mi sono confrontato.

Hai aneddoti particolari sulle diverse città: ad esempio qualche cosa che hai visto e che ti ha particolarmente suscitato emozione?

Ne avrei tanti ma ci tengo a dirti che c’è una cosa che mi emoziona ogni volta come se fosse la prima: tornare a Chicago.

E’ una città che offre molto, non solo dal punto di vista commerciale ma anche umano ed artistico. Vedere le luci dei grattacieli ergersi sul fiume nato dal lago Michigan, i battelli che lo percorrono sono immagini mi rasserena. Con i colleghi ed i clienti si

cerca sempre di organizzare una serata di ‘fine-lavori’ per andare ad ascoltare la musica dal vivo e ti assicuro che sentire il blues nei locali mi fa sentire ricco e fortunato di poter godere di questa forma d’arte che in quei luoghi viene espressa in maniera tanto naturale quanto coinvolgente da sembrare qualcosa di magico.

Il rapporto di ogni meta con il tuo prodotto: come viene visto, se è considerato un baluardo del Made in Italy o ci sono dei freni?

Non vorrei entrare nei tecnicismi parlando di dazi o comunque di ostacoli burocratici nei viaggi dei prodotti e nelle consegne, quindi potrei dire che gli unici freni a cui ti riferisci, per fortuna, non dipendono da noi.

Per il resto, la considerazione dei nostri prodotti è molto alta in quanto la qualità e robustezza di un Made in Italy, che sa ben coniugare tecnologia e passione artigiana, viene apprezzata, e quindi credo che venga più naturale anche per i clienti stranieri collegare il buon cibo italiano a delle ottime macchine per realizzarlo.

Che prospettive future hai intravisto dopo questi incontri per la Swedlinghaus?

L’obiettivo è quello di aumentare il volume di affari estendendo il bacino di clientela e portare il nostro nome sempre oltre i confini a noi già noti ed agire su due fronti: avere nuovi rivenditori dislocati in giro per il mondo e aumentare la vendita di ciascun rivenditore, proponendo, oltre ai grandi classici, le novità dei nostri prodotti in continua evoluzione.

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Nella Foto: Skyline Montrèal

In quale viaggio ti sei più sentito a tuo agio ed il motivo ?

Le visite nei continenti occidentali ormai sono così frequenti e cicliche che posso affermare che le città americane le sento più vicine a me, mi ci muovo in maniera autonoma con maggiore sicurezza. E’ un po’ come se, andandoci più spesso, io sapessi già dove fare spesa, dove fare una passeggiata, dove andare a mangiare la sera, ecc.

In quale torneresti partendo anche domani?

Stati Uniti, non solo per quanto ti ho appena detto e cioè per la confidenza che ho con questo continente, ma anche per il clima, probabilmente perché il mio fisico (sorride) regge poco quei picchi di umidità tipici dell’Asia a cui noi non è abituato!

Chiaro, allora chiudiamo l’intervista dicendomi al volo un posto che ti è piaciuto particolarmente negli USA

A Chicago c’è la più antica Chop-House dell’Illinois, ristorante dove, dicono, si incontrassero tutti i più noti

malavitosi e sono appese sui muri in bella mostra le foto dei boss mafiosi; tra questa anche quella di Al Capone, che, si narra, si recava in questo posto per quelle famose riunioni conviviali in cui si parlava di affari. Non so se questa sia verità o leggenda, ma di sicuro in certi luoghi suggestivi si ha l’idea di essere catapultati in una scena de “Gli Intoccabili” (film di Brian De Palma con Kevin Costner, Sean Connery, Andy Garcia e Robert De Niro, ndr).

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Nella Foto: Skyline Manila Articolo a cura di Silvia Remoli

Forni Frabe: a ciascuno il suo!

Dalla patria della pizza a Swedlinghaus, un prodotto artigianale super-tecnologico

Colorati, a cupola, di varie dimensioni, con ripiani di marmo, con interni in mattoni refrattari di Sorrento, con tecnologie all’avanguardia ma interamente assemblati dalla sapienza artigiana… Ma, soprattutto, completamente personalizzabili: cioè modulabili ad ogni esigenza, sia di spazio che di gusto estetico, sia di funzionalità che di prestazioni.

Un vasto numero di combinazioni, per tutti i gusti: ci si può davvero sbizzarrire nello scegliere il proprio forno Frabe, uno dei nuovi ‘cavalli di razza’ distribuiti da Swedlinghaus.

Siamo andati a conoscere l’azienda che li realizza, al cui timone c’è un giovanissimo imprenditore pieno di entusiasmo e di voglia di migliorare: si chiama Francesco Beneduce classe 1995, di Pollena Trocchia, paese distante solo 15 km da Napoli, immerso nello splendido Parco Nazionale del Vesuvio.

Quando ti sei appassionato a questo lavoro e come sei riuscito ad avere un’azienda che in poco tempo è leader nel settore?

“I miei primi passi li ho mossi come tecnico in realtà. Solo successivamente ho capito che mi stava stretto come ruolo e che volevo espormi anche al contatto con l’acquirente e quindi ho dovuto imparare anche ad essere un commerciale.

Ma per farlo occorre avere sia la conoscenza del prodotto stesso sia la capacità di descriverlo al meglio per accattivare chi si ha di fronte. Per questa mia trasformazione devo tanto a Florio Forni, dei veri artigiani del calore, che è l’azienda grazie alla quale mi sono formato e sono diventato quel che sono diventato ora, cioè l’unico amministratore di Frabe Srl, con diversi dipendenti al mio seguito”.

Articolo a cura di Silvia Remoli
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Nella Foto: Francesco Beneduce

Dove si trova Frabe Srl?

“La nostra sede è a Sant’Anastasìa (mi raccomando l’accento sulla ‘i’ e non sulla ‘a’!), che si trova a meno di 4 km dalla mia Pollena Trocchia. E’ composta da un grande capannone dove avvengono le realizzazioni dei nostri prodotti e poi naturalmente abbiamo un ufficio/ show-room dove commercializziamo tutte le migliori attrezzature nel mondo della ristorazione".

Quindi con Swedlinghaus è nata una collaborazione biunivoca…

"Sì certo, noi promuoviamo l’acquisto dei loro prodotti e loro quello dei nostri, proprio perché abbiamo avuto reciprocamente modo di constatare la qualità con cui lavora l’altro: posso quindi affermare che, avendo capito che anche per la Sweldinghaus la passione artigiana si deve ‘sposare’ con la migliore tecnologia, si è subito instaurato un ottimo rapporto di fiducia, perché la si pensa esattamente alla stessa maniera.

Ecco perché nei nostri cataloghi non possono mancare le loro affettatrici ed ora nei loro cataloghi non mancano i nostri forni, cosa di cui andiamo fieri”.

A proposito di forni, quali sono i vostri pezzi forti?

“Realizziamo sia forni a legna, che a gas che elettrici e diciamo che tutte e tre le tipologie godono di un proprio mercato, perché ciascuno di loro risponde alle esigenze specifiche del cliente”.

Partiamo da quello a gas…

“Quello a gas va sempre molto bene: la gente che lo sceglie credo ami molto il fatto che ci sia la fiamma, come se fosse rassicurante, un metodo che non può mai fallire, cioè che non si può arrestare e che non necessita di nulla da ardere. Insomma un classico intramontabile delle grandi cucine”.

Passiamo a quello elettrico…

"Chi opta per il forno elettrico punta ad un utilizzo green delle fonti di energia o magari si è attrezzato per autoprodurla con sistemi rinnovabili, oppure pensa al grado di igiene o vuole liberarsi dal pensiero di reperire materiale combustibile. E i nostri forni elettrici hanno delle performance qualitative così alte da non far rimpiangere le caratteristiche degli altri due tipi”.

Concludiamo con quello a legna, che a dispetto del nome, nasconde un grande tocco di modernità. Spiegaci perché …

“C’è chi ama il forno a legna e lo vuole a tutti i costi, ma si trova a storcere il naso quando deve occuparsi della sua pulizia e manutenzione, e allora abbiamo studiato la soluzione a questo piccolo disagio”.

Cioè?

“Abbiamo creato un forno a legna autopulente e con abbattitore di fuliggine”.

Il sogno di ogni pizzaiolo e non solo, credo!

“Sì davvero, infatti in molti ci stanno chiedendo informazioni e demo al riguardo, in quanto avere un forno a legna che ogni sera, a fine servizio, quando si saluta l’ultimo cliente del ristorante, inizia a pulirsi da solo, è il vero valore aggiunto che toglie un’incombenza (quella della pulizia dei residui di cottura) che ha sempre avuto un rituale lungo e impegnativo”.

In sostanza create forni elettrici performanti come quelli a legna, forni a legna pratici come quelli elettrici e i forni a gas potenti che non deludono mai, giusto?

“Ci piace soddisfare tutti, ma soprattutto io ho sempre voglia di crescere, prendendo spunto proprio dai confronti con i clienti nella fase post-vendita. Ogni richiesta nuova, ogni osservazione, è per me una sfida stimolante che mi dà spunti per realizzare qualcosa di migliore sia dal punto di vista artigianale che tecnologico.”

A proposito di confronto con l’acquirente, vai mai a provare le pizze cotte con i tuoi forni?

“Beh, certo, anche perché per fare un realistico controllo-qualità bisogna andare di persona, altrimenti non sarei credibile!”

E ti resta del tempo libero, dopo questi grandissimi sacrifici nel verificare le sfornate di bontà napoletane?

“Poco in realtà, ma sfrutto ogni ritaglio di tempo per godermi mia figlia Isabel che ha appena tre mesi e, se riesco, provo a fare qualche seduta in palestra per buttar fuori lo stress”.

Ah dimenticavo, se hai bisogno di qualche aiuto-assaggiatore in più, puoi reclutare noi marchigiani: ti verremmo in soccorso volentieri!

“Ok, allora prendo nota e vi lascio da parte qualche spicchio di ottima pizza napoletana!”

Sito internet e contatti social frabesrl.com

frabeshop frabesrl

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“Impossibile

cambiare un prodotto che non delude mai”

Conosciamo Faber, fedele al marchio Swedlinghaus da due generazioni

Nel Lazio c’è Roberta D’Amico, che ha una parlantina ironica e squillante con una inconfondibile cadenza romana. Roberta ama la sua azienda, la ‘Faber snc’ con sede a Zagarolo e, quando le chiedo di come ha conosciuto la ditta di Grottazzolina, va subito al sodo: “Distribuiamo Swedlinghaus da tanti anni perché le sue affettatrici rispecchiano il nostro target di qualità: sono robuste, affidabili e, soprattutto, forniscono delle garanzie fondamentali per il cliente. Hanno una resa praticamente immortale, quindi non ho mai valutato la possibilità di cambiare se ho tra le mani qualcosa di pienamente affidabile. D’altronde, la nostra distribuzione di attrezzature per la ristorazione, si basa proprio su questo: seguiamo l’acquirente dalla scelta del prodotto fino al post-vendita, assicurando sempre un’assistenza tempestiva e risolutiva”

Intervista a cura di Silvia Remoli

Ma cominciamo dal principio.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare, anzi, diamo ad Ercole quel che è di Ercole.

Gli antichi romani dicevano “faber est suae quisque fortunae suae”, ossia ‘ciascuno è artefice del proprio destino’. Ed il primo artefice del destino di questa azienda è stato proprio il suo fondatore: Ercole D’Amico.

Iniziò l’attività con passione ed abnegazione, partendo da zero, da solo.

E l’ha coltivata fino alla fine, ossia fino a quando ha avuto vigore in corpo.

Ercole infatti è scomparso da poco, ma ha avuto il tempo e l’energia necessari per trasmettere i suoi insegnamenti ai tre figli, Roberta, Tiziana e Claudio, che hanno raccolto a piene mani gli oneri e gli onori di ‘Faber Snc’, la sua creatura.

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Nella Foto: Roberta D’Amico

“Papà ci ha trasmesso la cura del cliente, la devozione nel dispensare consigli pratici, l’onestà di pensare prima al risultato più soddisfacente piuttosto che prediligere il mero guadagno. E’ per questo che il suo nome ci precede e ci si aspetta da noi tre fratelli il suo stesso slancio, la sua stessa schiettezza: in pratica ci ha lasciato un testimone impegnativo ma ricco di soddisfazioni”.

‘Fa…ber’ come ‘fa…miglia’

“Abbiamo gli stessi dipendenti da 30 anni, pertanto anche loro sono entrati in maniera molto naturale in questo clima di complicità, confronto diretto, confidenza, tipico delle grandi famiglie. Sono fisiologici gli scontri e i conseguenti ‘rientri’, ma ci sta, si cresce anche così, e di sicuro non ci si annoia. C’è una cosa però che ci unisce e ci contraddistingue tutti e che, posso dire, tramandata anch’essa da papà Ercole: il piacere nel fare il nostro lavoro, il sorriso mentre si va a gestire un’emergenza, la prontezza nel risolvere un guasto, la celerità nel sostituire un pezzo… un po’ come sentirsi, ovviamente nel nostro campo, una squadra di pronto soccorso perfettamente coordinata!”

Tempi frenetici, quindi…

“Anche, ma è quello che in fondo sapevamo sin dal principio. Noi tre fratelli siamo entrati in azienda a pieno ritmo dagli anni ’90 ed abbiamo capito subito che il valore aggiunto è sempre stato proprio il tempismo, la prontezza, la tempestività. Ci siamo differenziati e distribuiti i compiti proprio per essere più dinamici e per organizzare meglio tutto l’assetto e monitorare ogni settore che gestiamo: ordinazioni, conseg-

na, installazioni, montaggi, assistenza tecnica, magazzino, ricambi, ecc.

Va da se che, oltre le affettatrici, c’è dell’altro “Realizziamo laboratori da ristorazione completi, dalla scelta su catalogo o dal vivo, fino al taglio del nastro dell’inaugurazione, per intenderci; quindi forniamo una vastissima gamma di prodotti: piani cottura, frigoriferi, lavastoviglie, macchine per il caffè, forni, abbattitori, cuocipasta, ecc.”.

Ed in tutto questo serrato traffico di attrezzature e responsabilità, cosa fai per ricaricarti?

“Sfrutto al massimo tutti i week-end liberi, ed ho due modi per contrastare lo stress. O mi ritrovo con le mie tre amiche per giocare a carte, per la precisione a Pinnacolo, oppure faccio delle uscite fuori porta per vedere bei posti e gustare buon cibo: niente di più semplice ma al contempo piacevole e rilassante!”.

Allora, ti auguriamo di alternare intense e proficue giornate di lavoro a dei fine settimana super rilassanti!

Sito internet e contatti social: www.faberarredamenti.com

frabesrl

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Con Fabio Andreozzi è subito ‘Cocktailmania’!

Grande successo per il corso in Swedlinfactory, ricco di effetti speciali

Intervista a cura di Silvia Remoli

E’ cresciuto dietro il bancone del bar, sua attività del cuore, quella che lo ha reso indipendente e che lo ha messo a contatto con molteplici tipi di clientela, anche internazionale. Eh già, perché, se quando ti affacci dal tuo locale la prima cosa che vedi è l’ingresso del suggestivo Sferisterio di Macerata, non puoi che aspettarti un continuo via-vai di spettatori variopinti ed esigenti che si affrettano ad entrare in una delle più belle arene ottocentesche a cielo aperto d’Italia. E devi farti trovare sempre ‘sul pezzo’.

Ma Fabio Andreozzi è nato pronto, ed è anche dinamico, concreto e sorridente, perché ama ciò che fa a tal punto da continuare ad aggiornarsi anche dopo tanti anni di esperienza, andando sempre alla ricerca dell’ultima novità, specie nel suo campo preferito: la creazione del cocktail perfetto per ogni occasione.

Ecco perché è stato protagonista di uno dei recenti corsi in Swedlinfactory, il laboratorio di

cucina super-attrezzato di Swedlinghaus, accompagnato dalla sua valida assistente Anastasia, ottenendo un grande successo di pubblico: quest’ultimo non solo ha assistito sbalordito alla realizzazione dal vivo di colorati e scenografici mix alcolici e non, ma ha anche potuto cimentarsi con le proprie mani nella loro costruzione passo dopo passo. Per poi assaggiarli, ovviamente.

Io, curiosa estimatrice dell’argomento, ma anche giornalista ‘San Tommaso’ (cioè che non ci crede finché non ci mette il naso), sono andata direttamente dai corsisti, per tastare a caldo le loro impressioni, ed ecco cosa ne ho ricavato: “Ho preso un sacco di appunti perché mi ha affascinato la divisione del corso in parte teorica e parte pratica. Ho capito che, ancor prima dell’effetto speciale, c’è tutto un equilibrio di chimica, di odori e di sapori dietro ad un buon cocktail”.

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Nella Foto: Fabio Andreozzi - Bartender

E ancora: “C’è tutto un mondo dentro ad ogni cocktail!!! La sua struttura, il suo bicchiere, il suo bilanciamento di ingredienti e di colori!”; “Durante il corso si è instaurato subito un clima piacevole e conviviale, nonostante il gruppo fosse davvero tanto eterogeneo sia per interesse che per età. Fabio ha coinvolto tutti, con grande empatia, anche i più timidi, che poi si sono fatti avanti nel fare domande pertinenti e nel provare in pratica a tentare di fare il proprio mix”. “Ho imparato tante cose che non mi aspettavo: ad esempio che ogni cocktail ha tante variabili quali la temperatura del bicchiere e addirittura quella del ghiaccio, che non è fissa, e poi che ci sono shaker che vanno bene per alcune creazioni e non per altre”. “Ho scoperto che lo Spritz, il mio preferito, inizialmente richiedeva l’aggiunta alcolica del Select, che è una via di mezzo tra l’Aperol ed il Campari..”. E molte altre dichiarazioni entusiaste…

Ma torniamo da Fabio: come sei diventato un esperto bartender?

“Premesso che, nonostante i tanti anni di lavoro, non mi sento mai arrivato, anzi, continuo a studiare e ad accogliere nuovi stimoli tutti i giorni, la mia avventura in questo mondo è iniziata tanti anni fa, quando da ragazzo facevo lo stagionale e arrotondavo dietro ai banconi delle discoteche. Fui coinvolto da un mio amico che proveniva dall’alberghiero , Leonardo, con cui poi abbiamo rilevato la nostra prima attività a Camerino negli anni ’90. Da lì poi mi spostai a Macerata dove dal 2006 ho aperto ‘CaffettOne’, che considero un po’ come il mio figlio unico”.

Il cocktail: da Tom Cruise alle gare sulla riviera romagnola…

“Il mondo del cocktail mi ha sempre affascinato perché ti da soddisfazione. É bello sentirsi fare un apprezzamento su una cosa creata interamente da te.

Mi iniziai a specializzare sin da subito, grazie al boom degli anni ’80, dovuto anche alla simpatica complicità del film di Tom Cruise (‘Cocktail’, appunto), dove il barista era l’attrazione e quello che metteva nel bicchiere non era più così scontato. Hollywood a parte, da quei tempi il cliente è diventato più curioso e più esigente e non si accontentava più di un semplice scotch con ghiaccio. La verità è che mi piace crescere e competere, ecco perché poi, una volta diventato più sicuro sull’argomento, sono andato più volte a gareggiare nella riviera romagnola, patria della movida estiva, soprattutto per trovare nuovi stimoli e per misurarmi in primis con me stesso e poi con gli altri.

Ma oggi vanno ancora di moda le acrobazie e le coreografie di allora o c’è di più? “No, per fortuna ci siamo evoluti e molto.

E siamo anche più consapevoli, se vogliamo. Quello che mettiamo nel bicchiere va poi a finire nello stomaco, quindi non possiamo ridurre il drink ad una shakerata e ad un ombrellino di carta colorato.

Siamo sempre più attenti all’equilibrio dei vari ingredienti, oculati nell’aggiunta di aromi, possibilmente tutti naturali, motivo per cui io ho un mio orto botanico personale, ricco di erbe aromatiche da poter utilizzare, come menta, basilico, assenzio, pimpinella, dragoncello, erba pepe, ecc. Oggi abbiamo spostato l’effetto scenografico su altre modalità quali i cocktail molecolari e l’utilizzo del ghiaccio secco. Nel primo caso creiamo delle palline grandi come uova di caviale, che sono un concertato di sapore dall’effetto esplosivo in bocca, quindi con un rilascio istantaneo in grado di stuzzicare con un forte impatto le papille gustative; nel secondo caso creiamo fumi e vapori derivanti dal contrasto delle temperature che danno quel tocco di effetto speciale piacevole alla vista.

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nsomma siete un po’ gli Harry Potter del bicchiere!

“Beh, in effetti, ci piace intrattenere il cliente che ci richiede il suo cocktail preferito, attirare la sua attenzione ed essere simpatici mentre attende di assaggiarlo. Fa parte del nostro mestiere perché siamo sempre a contatto con tante varietà di persone. Credo che un barista che non sorride mai e che si muove dietro il bancone senza passione né empatia, debba cambiare mestiere”.

A proposito di barista, so che nel tuo locale sei beato fra le donne…

“Ah, ah, vero! Ho tre validissime collaboratrici, Ilaria, Liuba e Maria, ma non le ho scelte per fare il galletto eh, anche se la loro compagnia è davvero piacevole! In realtà sono al mio fianco perché per me le donne sono più dolci, affabili, accoglienti e sanno ascoltare: quindi credo che siano il valore aggiunto per la mia clientela. Ti faccio un esempio, pensa ad una mattinata in cui sai che devi affrontare una pesante giornata di lavoro: vuoi mettere farsi preparare la colazione da un’anima gentile? Già parti con uno spirito diverso, no?”

Non fa una piega. E visto che parli di spirito, tu, quale cocktail ti prepareresti?

A me piacciono i Sour, categoria di cocktail molto semplice a cui appartiene ad esempio il Daiquiri, composto da rum bianco, succo di lime e zucchero liquido. Detta così ti può sembrare un po’ banale come scelta, ma ti assicuro che è dalle basi e dai giusti equilibri di pochi componenti che si riconosce un bravo barman, il quale deve innanzitutto sapere l’abbiccì, ancor prima di fare il fenomeno con evoluzioni coreografiche: è un po’ come dire che uno chef deve esser bravo innanzitutto a fare una semplice pasta al pomodoro e che un maestro pizzaiolo deve saperti deliziare con una pizza margherita!”

Beh allora la prossima volta ti passiamo a trovare e proviamo insieme il tuo Daiquiri! Vi aspetto!

Swedlinghaus Srl

info@swedlinghaus.it www.swedlinghaus.com

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