S O C I E T À ' DI S T U D I S T O R I C I P E R IL M O N T E F E L T R O SAN LEO
Studi montefeltrani 1ó 1 99 1
3E
Edizioni Europee
Indice L'istruzione primaria nei secoli XVI-XIX
G.L. MasetH Zannini Scuole e maestri feretrani fra Cinquecento e Seicento
7
C. Gualandri La spesa per Vistruzione nei bilanci delle comunità feretrane (secoli XVII-XVIII)
23
R.R Uguccioni Scuole elementan montefeltrane nell'Ottocento pontifìcio
27
Ricerche
P. Sacchini La pieve sarsinate di Santa Mana in Romagnano (Sant'Agata Feltria)
47
G. Gardelli Sant'Agata Feltria nella stona della ceramica
65
G. Allegretti Nuove fonti per la storia demografica del Montefeltro
77
Memorie
C. Leonardi Una gita a Carpegna di Enrico Rossi
93
Gian Ludovico Mosetti Zannini
Scuole e maestri feretrani fra Cinquecento e Seicento
16,
Studi monteFeltroni
1991
L a situazione scolastica del Montefeltro negli ultimi decenni del secolo X V I è resa, con numerose indicazioni relative agli insegnanti, dagli atti della visita apostolica, compiuta nel 1574 ma solo recentemente ed accuratamente pubblicata i , per cui la nostra ricerca deve considerare quei dati come un punto fermo da cui prendere nuove mosse per l'età successiva. L a scuola, esercitata in varie località della diocesi, recava non dubbi vantaggi alle stesse comunità, mentre non pochi personaggi, che in seguito si distingueranno in vari campi, restavano tributari alle patrie istituzioni di quei rudimenti del sapere che avrebbero poi sviluppato in città vicine, come Urbino e Rimini o addirittura in Roma dove appunto ci è stato possibile trovare notizie particolari di un sacerdote di Pietrarubbia divenuto in breve tempo proprietario e gestore di due scuole e di un ginnasio nel quale si davano, tra l'altro, ripetizioni agli alunni del prestigioso Collegio Romano della Compagnia di Gesù. E d alla Sapienza (per limitarci alla nostra ricerca) nella seconda metà del secolo X V I I conseguirà i gradi accademici Bernardino Belluzzi, poi vescovo di Montefeltro e arcivescovo di Camerino, mentre poi suo zio, padre Ascanio dell'Oratorio romano, darà vita in San Marino sua patria all'omonimo collegio per assolvere anche la funzione di seminario di chierici. Data la povertà della diocesi e la scarsità di benefici da applicare in tutto o in parte alla istituzione tridentina, le difficoltà da essa incontrate, qui come altrove, furono sempre notevoli. I l capitolo De reformatione, che era stato votato nella sessione X X I I I del Concilio di Trento (13 luglio 1563), ordinava in tutte le diocesi la istituzione di un "perpetuum seminarium" in cui si dovevano mantenere, educare religiosamente e preparare culturalmente i giovani per porli in grado di svolgere i ministeri ecclesiastici ai quali essi erano stati chiamati. I l Concilio prevedeva il concorso nelle spese da parte dei vescovi e del clero e concedeva ampie facoltà all'ordinario sia per la tassazione, sia per l'applicazione dei benefici ecclesiastici non vincolati alla cura d'anime, ma non era neppure cosa semplice superare i contrasti da tutto questo derivanti. Tuttavia i l vescovo di Montefeltro Giovanni Francesco Sormani (1565-1601) si accinse all'opera e diede vita al seminario nella sede originaria di San Leo, poi trasferita, come è noto, su pressioni del duca d'Urbino, a Pennabilh con la bolla di Gregorio X I I I Aeque reputamus del 23 maggio 1572. Anche i l seminario seguì quella sorte e soltanto una volta all'anno, nel giorno della festa di san
G Ì . Mosetti Zonnini
Scuole e maeslri ferelroni
Leo, gli alunni tornavano nella primitiva sede per il servizio liturgico Le vicende dell'istituto, più volte sospeso per mancanza di mezzi e poi ripreso, sono molto lunghe e non prive di quei contrasti cui si accennava in generale. Comunque non mancava la buona volontà, e l'esigenza del seminario era sentita dagli ecclesiastici; infatti, non appena fondato il seminario, quel clero — come è scritto in un memoriale presentato nel 1589 alla sacra Congregazione dei Vescovi — "non guardando alla povertà sua si contentò d'accettare da monsignor reverendissimo suo ordinario un'impositione di scudi ottanta in circa l'anno acciò che con essa si pagassero due maestri, uno di grammadca et l'altro di canto per le scole del seminario posto nel castello della Penna de Billi". L a tassa era condizionata dalle momentanee esigenze, sperandosi sempre che, come il ConciUo prevedeva, si rendessero liberi alcuni benefici semplici che avrebbero permesso, se non lo sgravio della imposta, almeno una sua diminuzione. "Volse anco all'ora monsignor reverendissimo vescovo di Montefeltro — prosegue il memoriale — che di tal impositione parte se ne pagasse a un maestro laico di gramatica che ordinariamente conduce detta comunità della Penna con un maestro di canto, sgravando con quella rata dell'impositione il 2
N e l l a p r i m a r e l a z i o n e s u l l a d i o c e s i f e r e t r a n a p e r l a v i s i t a ad limina
si l e g g e :
" S e m i n a r i u m t u n c i n d i e t a civitate [ S a n L e o ] e r e x i t , ac m a g i s t r o s a c a n t u et g r a matica deputavit. D u m ad perfectionem q u a n t u m fieri poterat haec reducebantur, litterae b o n a e m e m o r i a e G u i d i B a l d i d u c i s U r b i n i r e v e r e n d o e p i s c o p o [ m o n signor S o r m a n i ] directae fuere i n quibus a nim u s praedicti ducis declarabatur: N o l o s e m i n a r i u m , nec c a n o n i c o r u m r e s i d e n t i a m i n dieta civitate, sed i n terra Pennae B i l l o r u m " . D i qui il trasferimento presso quella collegiata di San B a r t o l o m e o , dove g l i a l u n n i d e l s e m i n a r i o a v e v a n o i n c o m i n c i a t o a p r e s t a r e servizio n e l l e c e r i m o n i e s a c r e e d i n c o r o : A r c h i v i o S e g r e t o V a t i c a n o ( A S V ) , Congregazione
del Concilio,
Sacra
V i s i t e ad limina, 328 A c. I r , 29 m a r z o 1590.
P e r q u a n t o r i g u a r d a l a i s t r u z i o n e s c o l a s t i c a d e i s e m i n a r i s t i si v e d a n o le Constitutiones Durando Tyranno
Feretranae
episcopis
a Joanne
Feretranis
archiepiscopo
Francisco
in diocesanis
Sormano, synodis
Urbini in Concilio provinciali
Petro Cartholario
editae una factis,
et
cum decreiis
Consalvo a
Felice
R i m i n i 1642, p p . 212 ( a m -
m i s s i o n e a l s u d d i a c o n a t o solo d e i c h i e r i c i c h e , oltre a l l a s c i e n z a s a c r a , s a p p i a n o speditamente t r a d u r r e dal latino i n v o l g a r e ) , p. 215 ( i d e m per gli o r d i n i m i n o r i , d i e t r o attestato d e l p a r r o c o e d e l m a e s t r o d i s c u o l a ) , p . 3 7 5 {De seminario rum).
D o v e si tratta De scholis et magistris
elenco-
è prescritto: " E p i s c o p i atque o r d i n a r l i
o m n e s e x a c t i s s i m a m c u r a m a d h i b e a n t p r ò i n c o r r u p t a m o r u m ac vitae a d o l e s c e n tium disciplina comparanda, ut ludi literarii magistri atque b o n a r u m a r t i u m professores ab iis, a d quos p e r t i n e t , n o n s o l u m d o c t r i n a , s e d e t i a m b o n i s m o r i b u s ac fide p r a e s e r t i m o r t o d o x a p r a e d i t i e l i g a n t u r " . S i i n c u l c a v a a n c o r a l a v i g i l a n z a s u i c o s t u m i e g l i s t u d i d e i c h i e r i c i e si r a c c o m a n d a v a n o g l i e s e r c i z i m n e m o n i c i d i c u i essi a v r e b b e r o d o v u t o p o i d a r saggio (ibid., p p . 3 8 5 - 3 8 6 ) . L a sede r e s t a v a fissata a
1
G . A l l e g r e t t i ( a c u r a ) , Girolamo Ragazzoni Leo
1989.
e la Feretranae
ecclesiae visitatio.
15 74, S a n
P e n n a b i l l i , m a i seminaristi dovevano recarsi a S a n L e o i n abito e cotta c o n i l m a e s t r o d i c a n t o i l g i o r n o d e l l a festa p a t r o n a l e {ibid., p p . 3 8 3 - 3 8 4 ) .
16, 1991
Sludi monte feltro ni
pubblico de quella communità con danno espresso di detto clero che non ha a che fare con essa". Monsignor Sormani, dopo varie richieste dei chierici, finì col sospendere "l'esigenza di tal'imposidone", ma il beneficio non durò che un anno, cioè il solo 1588, poiché "ora, con l'occasione dell'imposilione delle galere, monsignor reverendissimo ha ordinato che detto clero ellega (sic) anco i l collettore della detta imposidone per il seminano", onde ai chierici non restava che interporre appello contro il riprisdnato aggravio e rivolgersi alla Congregazione, affinché volesse "accettare il ricorso et admetter l'appelladone, et udire le loro ragioni, et administrarle buona et misericordiosa giustitia". Frattanto essi supplicavano di far sorprassedere il Sormani nella sua decisione "fin che da loro gli sarà ordinato il contrario" '\ Nella sua relazione del 29 marzo fatta a nome del vescovo, don Giorgio SantareUi soggiunge che il clero, anche in sede sinodale, proseguiva nel suo rifiuto di contribuire alle spese del seminario; il ricorso presentato dall'autorità diocesana a Roma, e sul quale avrebbe dovuto decidere la Congregazione del Concilio, sembrava ben lungi dall'essere almeno discusso: "unde et magistri et filii animo inquieto perseverant — scrive il Santarelli — et nisi celeri manu provideatur sine seminario ecclesia Feretrana desdtuta remanebit" ^. Sei anni dopo monsignor Sormani, che da trenta mesi con il consenso della Santa Sede dimorava in casa Moroni a Trastevere, doveva confessare il fallimento della sua iniziativa: i maestri erano stali infatti licenziati, ed il seminario aveva cessato di funzionare, né si sarebbe potuto riaprire se prima non si fossero risoUi alcuni problemi di carattere giuridico (per le contribuzioni del clero legate alla soluzione di altre difficoltà relative alla cattedrale di Pennabilli) e logistiche (per cui si proponeva di riportarlo a San Leo) L a successiva relazione del 20 dicembre 1603 informa che si era frattanto cercato di rimediare in qualche modo alla carenza dell'istituto e alle esigenze scolastiche, più che della intera diocesi, del suo capoluogo. Esistevano infatd "scolae dumtaxat gramatices et musices in civitate sive oppido Pennae" mantenute, con un complessivo onere di settanta scudi, da quella comunità e dal clero della intera diocesi che, naturalmente, protestava per essere costretto
G.L. Mosetti Zonnini
Scuole e moostri feretrani
a beneficiare soltanto i Pennesi, come liconosceva del resto la stessa relazione per la visita ad limina '\ così si continuò ancora negli anni successivi Oltre a quella del Concilio, fu investita di tali questioni la sacra Congregazione dei Vescovi, e qualcosa abbiamo trovato in proposito tra le "positiones" di quest'ultima. Ma è appena il caso di dire che le nostre ricerche non possono considerarsi esaustive, giacché la enorme massa documentaria di questo fondo ^ e la mancanza di un preciso inventario possono consentire ad un "navigatore solitario", come chi scrive, soltanto qualche sondaggio. U n memoriale presentato n e l 1618 da don G i o v a n n i M a r i a Ghiaverotti, canonico e procuratore del capitolo feretrano a Paolo V, contiene una serie di querele nei confronti del vescovo Consalvo Durante (1607-1643) accusato di aver abbandonato di fatto, sin dal maggio 1614, la sede di Pennabilli — con conseguenze negative per tutta la diocesi, dad i disagi per la distanza e la ricettività della nuova residenza — trasferendosi all'abbazia della Valle di Sant'Anastasio. A ciò si attribuiva anche la decadenza del seminario e dello stesso culto divino, "non avendo la catedrale maestro di cappella, ne maestro di grammatica per i chierici", senza dire dell'organista e del maestro delle cerimonie. I l capitolo, pertanto, si era fatto già sendre tramite il procuratore inviato espressamente a Roma, ed aveva ottenuto qualche soddisfazione delle sacre Congregazioni sollecitate a dirimere le controversie, ma la resistenza attiva e passiva del vescovo intralciava l'esecuzione degli ordini. Monsignor Durante infatti aveva "trovato molti allongamend et trattenuto l'espedidone un anno", con il pretesto che egli stesso si sarebbe recato a Roma per provvedere alla bisogna. Ma intanto i lamentad inconvenienti restavano, ed ai canonici privi di mezzi (non disponevano infatd che di uiro scudo al mese di rendita per ciascuno) non era più possibile proseguire l'azione intrapresa, anche in vista di altre spese che la causa non avrebbe mancato di importare •'.
6
" N u U u m i n dieta e c c l e s i a e x t a t s e m i n a r i u m , s e d scolae d u m t a x a t g r a m a t i c a e et m u s i c a e i n civitate sive o p p i d o P e n n a e , q u a e ut s u b s t i n e n t u r c o m m u n i b u s s u n i p tibus i l l i u s civilatis et p r e s b y l e r o r u m dioecesis q u i senta s e p t u a g i n t a iiì bis m e r c e d i b u s i m p e n d u n t , ita et c l e r i c i s et l a i c i s o m n i b u s s u n t c o m m u n e s , licet r e v e r a n e c
3
A S V , Sarra Congregazione Montefeltro.
4
E detto a n c o r a : " p a u p e r t a l e cleri f e r e t r a n i c o n s i d e r a l a , in dieta t e r r a P e n n a e B i l l o r u m c r e c t u m f u i t s e m i n a r i u m , c u m d u o b u s mao-isti-is, u n u m a crramatica a l terum vero a cantu, q u o d a synodo provinciali U r b i n i conlirnìatum fuit". A S V , Concilio, V i s i t e ad limina, 328 A , c. Iv.
5
Ibid., c. 23r, 10 d i c e m b r e
dei
Vescovi
e Regolari
( V R ) , PosHiones
1589,
M-P,
c l e r i c u s n e c l a i c u s a l i q u i s i l l i u s d i o e c e s i s eis u t a t u r n i s i i i q u i s u n t d e ipso l o c o P i n n a e " {ibid., c. 4 0 r , d i c e m b r e
1596.
1603).
7
Ibid., 27 m a r z o 1612, c. 4 9 r ( l a spesa è c a l c o l a t a i n 76 s c u d i ) , 31 mar/o 1617, c.
8
V . C r i s c u o l o , / Cappuccini
62v { s u l l a r e s i s t e n z a d e l c l e r o n e l p a g a r e l a tassa), 20 g e n n a i o 1627, c. 69v. e la Congregazione
R o m a 1990, p . 9. 9
A S V , W , Positiones
1616, M - O , M o n t e f e l t r o .
dei Vescovi
e Regolari,
1573-1595,
I,
Studi montefeltrani
l ó , 1991
A tutto questo si possono aggiungere altre testimonianze, che qui riferiamo, intorno agli istituti ed ai maestri montefeltrani con pardcolare riguardo ad a l c u n i di essi attivi in R o m a , Assisi e Spoleto. Certamente quanto andremo esponendo non è molto, ma ciò può indicare almeno come gli archivi vaticani e romani, da noi appena sfiorad, potrebbero offrire altri utili elemend per una migliore conoscenza dei maestri e delle scuole, nel nostro caso, del Montefeltro. Intanto, limitandoci ad un ristretto arco di tempo (gli anni 1618-1620), riferiremo su quanto ci fu dato di ritrovare in proposito. U n processo, celebratosi nel 1610 a San Marino contro don Sebastiano Lombardi di Macerata, offre molte notìzie intorno a questo maestro di grammatica imputato di vari crimini di cui avrebbe dovuto rispondere al giudice, don Giovanni Antonio Belluzzi arciprete di San M a r i n o , e che tuttavia n o n sembra fossero stati perpetrati nell'esercizio della sua attività didattica i^. Accusato di aver minacciato con l'archibugio il piazzaro di Certalto già da lui diffamato don Lombardi fu invece scagionato da altri tesd sia dall'accusa di bestemmiare durante il gioco di cui però egli risultò molto appassionato sia da quella delle ingiurie che avrebbe fatto a sua madre — che in verità non trattava con troppa deUcatezza — mentre restava in piedi
G.L. Masetti Zannini
Scuole e maeslri feretrani
un altro capo d'imputazione relativo alle sue prediche piuttosto intemperanti. I l 26 luglio Michele lacobini di Sassocorvaro dichiarò in proposito all'arciprete Belluzzi: "Può essere un anno in circa o poco più o poco meno, che sendo io una mattina alla messa, che diceva don Basdano Lombardi da Macerata nostro capellano, sentii che detto don Bastiano dopo la confessione, quando si voltò al popolo, disse che certi si erano lamentati di lui et che avevano mormorato di lui, e più, come che avesse saputo chi fusse stato, o parole simili, disse che non voleva che quei tali andassero dal prete per la penitentia, et questo non lo disse più in colera che tanto, ma ragionando come si fa da i preti all'altare, del che ogn'un se ne rise, et là fuora della chiesa fu detto da molti che questa cosa era stata cosa poco ben detta, et io fui uno che mi parve che queste parole stessero poco bene, che non doveva mai dire queste cose all'altare" 14. Figuriamoci poi quale doveva essere stato il suo linguaggio nella scuola all'indirizzo dei fanciulli, in conformità del resto a quanto sapquesto r i c o r d o c h e l ' a n d a v a d i c e n d o , m a n o n h o m a i s e n t i t o c h ' e g h a b i a c h i a m a to i l d i a v o l o c h e l ' a i u d , et questo è c e r t o c h e n o n a b i a m a i b i a s t e m a t o n é D i o n é li s a n t i i n p r e s e n z a m i a detto d o n B a s t i a n o c o n i l q u a l e i o h o g i o c a t o a n c o s u l u s c i o d e l l e case d e l l a c h i e s a , m a p e r ò n o n l ' h o m a i s e n t i t o b i a s t e m a r e , a n z i p o i h o sentito c h e se l u i giocasse c o n q u a l c h e d u n o c h e biastemasse c h e n o n c i a r e b be g i o c a t o c o m e se fusse a c o r t o d e l l e b i a s t e m e " {ibid.,
10
In Dei nomine
amen.
Sebastianum Lombardum
Haec est copia processus Bellutium
Feretranae dioecesis iudicem commissarium i n A S V , V R , Positiones'[^14:,
reverendum
de Sancto Marino
archipresbytenim
c. 5r-v, 9 l u g h o
1610).
dominum
S u c c e s s i v a m e n t e C r i s t o f o r o q m G i r o l a m o d e l l o stesso l u o g o d i c h i a r ò : " I o h o ve-
referen-
d u t o detto d o n B a s t i a n o a g i o c a r p i ù volte alle c a r t e et ai t i z o n i , et a l l i t i z o n i gio-
dicti loci
c a m e z o s c u d o alle v o l t e , et l ' h o v e d u t o g i o c a r c o n E g i d i o M a r t e l H et h a g i o c a t o
1614),
a n c o c o n m e et c o n F e l i c e A l b i n o n e l m o l i n o d e l o l i o , et i n a l t r i l u o c h i là d e n t r o
ellectum ( 1 4 g i u g n o 1610-23 m a g g i o
I - N N , M o n t e f e l t r o , ce. 1-45.1 c a p i d ' a c c u s a e r a n o d i ba-
a l c a s t e l l o " {ibid.,
c. 7 v ) . F e l i c e q m F r a n c e s c o d i C o r t e a l t o d i c h i a r ò d i aver g i o c a t o
stonate, i n g i u r i e , n e g r o m a n z i a , sparo d ' a r c h i b u g i o , g i o c h i p r o i b i t i , a d u l t e r i o .
c o n i l L o m b a r d i " a l l a v e n t u r a et ai t r i o n f e t t i " {ibid.,
" L u c i u s q m J a c o b i de Valle A u d e n a i n c o l a Castri Cortealti comitatus Maceratae"
c o m p a e s a n o G u i d a n g e l o d i A n d r e a s o g g i u n g e v a : " I o n o n posso d i r a l t r o , se n o n
c. l O r , 2 1 l u g l i o ) , e d i l s u o
d i c h i a r a : " l ' a n n o p r o s s i m o passato, c h e n o n m i r i c o r d o p e r essere d e l t e m p o ,
c h e g i o c a n d o io u n a s e r a a l l e c a r t e c o n d o n B a s d a n o n e l l e case d e l l a f r a t e r n i t à ,
F e r i n o d e l F a b r o d a C a s t e l l o m i trovò d e n t r o a l castello u n g i o r n o , et m i disse
ci v e n n e m a n c o i l l u m e o v e r o v e d e n d o c h e c ' e r a p o c o o l i o detto d o n B a s t i a n o
c h e e s s e n d o l u i a l l o r a d e l l i p r i o r i et i o p i a z z a r o d i detto l u o c o , e r a stato r i c e r c a t o
uscì f u o r i d i casa, e p o i t o r n ò c o n u n a c a n d e l a p i c o l a m e z o l o g r a t a et accese
a l e v a r m i d a l u f i t i o d e l l a p i a z z a r l a sotto i l p r e t e s t o c h e i o avevo fatto i l b o i a d i
q u e l l a et r a m o r z ò l a l u c e r n a , e g i o c a s s i m o u n p o c o p o c o e p o i
F a n o " , p e r d e n u n z i a d e l L o m b a r d i , i l q u a l e , q u a n d o Ìl teste f e c e r i m o s t r a n z e , lo
c a r " {ibid.,
m i n a c c i ò c o n l ' a r c h i b u g i o {ibid., 12
cantra
de Macerata Feretranae dioecesis per illuslrem et admodum
dum dominum Ioannem Antonium
11
formati
c. 4v, 9 l u g l i o 1 6 1 0 ) .
13
finissimo
d i gio-
c. 19, 30 agosto 1 6 1 0 ) .
D i c h i a r ò a n c o r a i l s u d d e t t o F e l i c e q m F r a n c e s c o : " I o s e n t i i u n a v o l t a c h e disse a l -
G u i d o A n g e l o q m A n d r e a d i Cortealto dichiarò a sua volta al Belluzzi: " I n t o r n o a
l a m a d r e detto d o n B a s t i a n o queste p a r o l e , c i o è Tanto
q u a n t o v o s t r a s i g n o r i a m i a d i m a n d a io n o n so d i r a l t r o se n o n c h e h o giocato più
sapete voi guidare li porci sul mercato di Macerata,
volte i n t e m p o d e l l e feste l'estate p r o s s i m a passata d e n t r o i l castello d i C o r t e a l t o
fatto, et n o n h o m a i s e n t i t o c h e a b b i a fatto m a l i p o r t a m e n t i a l l a m a d r e " {ibid.,
i n p i ù l u o c h i d i detto castello a l l e c a r t e a t r i o n f e t t i c o n d o n B a s t i a n o L o m b a r d i
lOv, 2 1 l u g l i o ) . E N i c o l a d i B e n e d e t t o d a M a c e r a t a : " I o n o n h o m a i v e d u t o n é sa-
di Macerata q u a n d o l u i ed io solamente, e q u a n d o i n c o m p a g n i a d'altri, che m i
p u t o i n m o d o a l c u n o c h e detto d o n B a s t i a n o a b b i a offeso d i p a r o l e n é d i fatto
r i c o r d o c h e c o n n o i h a giocato a n c o E g i d i o M a r t e l l i et f o r s e a n c o a l t r i n o n m i r i -
d e t t a d o n n a C a t t e r i n a s u a m a d r e , l ' h o se b e n sentito q u a l c h e v o l t a g r i d a r e c o n
c o r d o c h i , so b e n e c h e avevo giocato più volte c o n l o detto. Et ad
interrogationem:
l e i , c o m e si f a n e l l e case p e r q u a l c h e o c c a s i o n e , m a p e r ò n o n so n é h o m a i v e d u -
I o n o n m i s o n o m a i a c c o r t o c h e detto d o n B a s t i a n o , m e n t r e g i o c a v a c o n m e i n
to c h e l u i a b b i a s t r a p a z z a t a , n é m a l t r a t t a t a , et se p u r e h a q u a l c h e v o l t a g r i d a t o ,
detto l u o c o a b i a b i a s t e m a t o , n é so c h e si d i l e t t i d i b e s t e m i a r e , tanto m e n t r e g i o c a
l e i n ' h a dato o c c a s i o n e , p e r c h é è u n a d o n n a più p r e s t o cattiva i n p a r o l a c h e i n
c o m ' a n c o q u a n d o n o n g i o c a . Ft ad aliam: p u ò essere c h e detto d o n B a s t i a n o n e l g i o c a r e a b i a n o m i n a t o i l d i a v o l o et a b i a detto O diavolo,
io non ho vinto e s i m i l i , et
a l t r o " {ibid., 14
c. l l r - v , 25 l u g l i o , v e d i a n c h e c. 1 5 r - v ) .
Ibid., ce. l l v - 1 2 r , 26 l u g l i o ; c f r . ibid., ce.
sapeste voi mangiare
quanto
c o m e a v r e b b e v o l u t o l u i c h e avesse
13v-14r.
c.
l ó , 1991
Studi monlefeltrani
piamo ed a tutto ciò che fu scritto, non sempre esagerando, contro i maestri dell'epoca '•\n Sebasdano, che tutd biasimavano per il carattere violento, non era del tutto ignorante o vizioso, come tand suoi colleghi passad in proverbio per tali più o meno vistosi difetu. lì 24 luglio: ConsUtutus personaliter i n pallatio publico terrae Sancti M a n n i corani i l l u s t r i et a d m o d u m r e v e r e n d o et e x c e l l e n t i s s i m o d o n i i n o I o a n n e A n t o n i o Bellutio archipresbitero terrae Sancti M a r i n i indice delegato a perillustri et r e v e r e n d i s s i m o d o m i n o
episcopo
Feretrano
reverendiis
dominus
Sebastianus L o m b a r d u s [ . . . ] , interrogatus a n iillo u n q u a m t e m p o r e d i o r e c u b n e r i t , r e s p o n d i t : S i g n o r sì c h e i o ho
studiato poco e ho
stu-
studiato
u m a n i t à et h o studiato a n c o r a cose spettanti alla p r e t e r i a [...] I o h o l i b r i d e l turianità cioè V i r g i l i o , (Cicerone, T e r r e n t i o , la S o m m a c a n o n [le] a et h o a n c o altri l i b r i assai c h e o r a n o n m i r i c o r d o qtiai et q u a n t i s i i n o . [...]
Io
n o n s o n i e n t e , c h e s i a n o s t a t i f a t d g l i e d i t t i d i d a r i n n e t t a l i b r i , et se f a v e s si s a p u t o l ' a v r e i d a t a c o m e l a d a r ò se c i s a r à c o s a a l c u n a
Dopo aver respinto le accuse, nel successivo costituto d e l l ' l l agosto: I n t e r r o g a t u s a n u n q u a m f u e r i t i n c i v i t a t e S p o l e n n a et A s s i s i i , r e s p o n d i t : Si c h e c i s o n o s t a t o in d e t t e c i t t à e t c i s o n o s t a t o d a q u a t t r o o c i n q u e a n n i i n c i r c a t r a l ' u n a e l ' a l t r a , t a n t o i n d e t t e c i t t à c o m e n e l t e r r i t o r i o . [ . . . ] I o sono
ordinato da Vangelio
Assisi
[cioè diacono]
mentre
stavo a S p o l e t o ,
et in
m i o r d i n a i d a Messa [...] I o h o avuto u n b e n e f ì c i o semplice, c h e ap-
parteneva a San Giovanni Laterano fuori di Spoleto lontano
otto o
dieci
m i g l i a , e t i n A s s i s i ho a v u t o u n a f r a t e r n i t à n o m i n a t a d i S a n L o r e n z o s e n z a c u r a [...] I l b e n e f i t i o c o n l a s c u o l a m i d a v a d a 60 o v e r o 70 s c u d i , et l a cap e l l a m i a m i d a v a d a v i n t i o t t o s c t i d i in c i r c a '
L a vicenda giudiziaria si trascinò per tre anni. 11 12 ottobre 1613 infatti il vescovo Durante si querelò con il cardinale prefetto della Congregazione per la decisione presa da questa di rimettere al tribunale dell'arcivescovo di Urbino la causa relativa al Lombardi, mentre quesd era stato precettato di costituirsi in quelle carceri. L'ordine restò disatteso per la contumacia del sacerdote feretrano che, nonostante ciò, e la precedente condanna all'esilio, condnuava a godersi il suo benefìcio in patria ed a comportarsi come se non fosse accaduto nulla.
15
16 17
I n g e n e r a l e e c o n p a r t i c o l a r e r i g u a r d o alle s c u o l e r o m a n e v e d i i l n o s t r o Slìmri e scope di pedanti cinquecenteschi romani, i n " S t r e n n a d e i R o m a n i s t i " , 1978, p p . 252-260 e b i b l . cit.; G . P e l l i c c i a , La scuola primaria a Rom.a dalsec. XVI al XIX, R o m a 1985. A S V , V R , Positiones 1 6 1 4 , 1 - N , Processus cit., c. 30v-31v, 24 l u g l i o 1610. Ibid., c. 145r, 1 1 agosto 1610.
G.L, Masetti Zannini
Scuole e maeslri feretrani
I l vescovo denunciava il pericolo che tale esempio potesse contagiare gli altri, anzi lo dava per cosa certa Ma un altro maestro e chierico montefeltrano dell'epoca si faceva onore in Roma. I documenti notarili ci informano infatti delle vicende p e r s o n a l i , e soprattutto d e l l a s c u o l a t e n u t a d a l sacerdote d i Pietrarubbia don Simone Maffeucci, caudatario del cardinale Garzia Mellini, vicario di Roma ed arciprete di Santa Maria Maggiore, nei pressi del Collegio Romano. Alla morte di don Giovanni Angelo Bassetti don Maffeucci aveva ottenuto un beneficio nella Basilica Liberiana con bolla di Paolo V datata Frascati 30 settembre 1620 nella quale erano lodate le virtù del prete feretrano, cioè 'Vitae ac morum honestas aliaque laudabilia probitads et virtutum merita". Il Maffeucci non tardò a prender possesso del nuovo ufficio, mentre erano in pieno svolgimento le altre sue attività i-'. i n meno di un anno, con tre successivi passaggi, il chierico di Pietrarubbia riuscì a divenire l'unico padrone di due scuole e di un avviato ginnasio che assolveva, oltre a quello suo proprio di educazione ed istruzione, anche il compito di dare ripetizioni agli alunni del Collegio Romano. L a vicenda del Maffeucci, riguardando la storia delle scuole romane più che quella della scuola feretrane, non viene qui riferita per esteso. L'interesse delle procedure commerciali (costituzione di società per la gestione di scuole, trasferimend di quote, clausole di salvaguardia) e dei pardcolari sul funzionamento e sull'arredo suggeriscono tuttavia la trascrizione in appendice ( I ^l-c) dei documenti relativi. Erano gli anni dell'episcopato di Consalvo Durante, non pardcolarmente felice, come si è potuto vedere, per quanto riguarda i rappord con il capitolo e con il seminario feretrano. Esso però con il nuovo vescovo Bernardino Scala (1643-1667) riprese la sua attività, pur rimanendo ancora insolute alcune questioni; ma la munificenza di monsignor Scala ed altre prowidenze venute ad accrescere la dotazione dell'istituto consendrono al seminario di riprendere vita. I l vescovo, con i l proprio denaro, aveva acquistato terre del valore di cinquecento scudi e pertanto sei fanciulli poveri ed altrettand convittori sin dal 1648 potevano prepararsi spiritualmente e culturalmente alla vita sacerdotale A l seminario saranno poi uniti due benefìci, una vigna nel riminese già appartenuta a conventi soppressi, trenta scudi annui di rendita deOa stessa provenienza, mentre, come scrive il vescovo in 18
Ibid., ce. n . n . a l l a d a t a . I l p r o c e s s o v e n n e r i a s s u n t o d a l c a r d i n a l e C o n t i , ibid., 2 3
19
A r c h i v i o d i Stato R o m a , Notan
maggio
1614. Capitolini
( A S R , N C ) , u f f i c i o 30, v o i . 96, ce. 319r-v,
347v, 18 o t t o b r e 1620. 20
A S V , Concilio, V i s i t e ad limina, 328 A , 1 f e b b r a i o 1 6 5 1 , c. 143v (v. a p p . I l , a ) .
16, 1991
studi montefeltrani
data 15 luglio 1655, era stata acquistata una casa in Pennabilli per potervi collocare scuole e convitto. L'interesse di monsignor Scala era costante, anche se ciò gli cagionava molti sacrifici sia per dotare il seminario come in passato, sia per mantenere chierici e maestri, ai quali, nel frattempo, offriva ospitalità nella sua stessa residenza. Migliorati anche i rapporti con il clero, monsignor Scala cercava di tenerselo più vicino per la conduzione del seminario, e poneva il quesito se, non essendo stata ancora Pennabilli decorata dal pontefice del titolo di città, fosse stato egualmente possibile che il clero eleggesse i suoi deputati per il seminario '^i. Nel frattempo andavano moltiplicandosi le scuole in quasi tutta la diocesi, ed al proposito il 5 gennaio 1661 monsignor Scala scriveva nella sua relazione per la visita "ad limina": I n q u a m p l u r i b u s s u p r a d i c t o r u m o p p i d o r u m et c a s t r o r u m g y m n a s i a p r ò d o c e n d o g r a m m a t i c a m sunt aperta et a pueris navatur o p e r a christianae
G.L. Masetti Zannini
Scuole e maestri feretrani
colta economiche, scendeva frattanto di due unità e, cosa più grave, quasi tutti dovevano mantenersi a proprie spese, restando perciò esclusi i poveri dai benefìci della istituzione. Verso la fine del secolo una nuova iniziativa aprì orizzonti al campo educativo e scolastico d e l M o n t e f e l t r o , a l l o r c h é i l preposito dell'Oratorio di Roma assegnò frutd di luoghi di monti e beni immobili in quella città per la fondazione di un collegio che ne avrebbe portato il nome. Si tratta dell'opera di padre Ascanio Belluzzi, tuttora fiorente come ginnasio-liceo governativo, ma che, allora, assolveva la funzione di seminario per i chierici poveri e per quelli che si mantenevano a proprie spese come era stato agli inizi a Pennabilli 2?. I l vescovo di Montefeltro, come nipote del fondatore, reggeva il collegio vita naturai durante, secondo le tavole di fondazione; gli alunni frequentavano la scuola pubblica e obbedivano a un superiore ecclesiasdco. Monsignor Belluzzi, constatando il buon funzionamento dell'isdtuto, confidava nell'aiuto divino affinché l'opera proseguisse e progredisse nel tempo
d o c t r i n a e d i s c e n d a e et u b i q u e p l u r e s i n v e n i u n t u r c l e r i c i q u i p a r o c h i a l i b u s ecclesiis i n missis et vesperis c a n e n d i s i n s e r v i u n t , a e m u l a n t e c h r i s m a te m e l i o r i , m u s i c a m a l i a s q u e l i b e r a l e s a r t e s a d d i s c u n t
27
G . M o r o n i , Dizionmio
I l seminario avrà ancora molte difficoltà: i l vescovo A n t o n i o Possenti (1667-1671) lo definiva "necessarissimum et pauperrimum", mentre si adoperava a renderlo autosufficiente con altre dotazioni 23. Ma il suo secondo successore monsignor Bernardino Belluzzi (16781702) dovrà anch'egli constatare la realtà "parvi redditus", che tuttavia non impediva un regolare funzionamento dell'opera. V i erano infatd otto alunni, di cui solo alcuni con piazza gratuita; tutti quanti frequentavano la scuola pubblica, ma vivevano sotto la disciplina di un sacerdote ed erano istruiti anche da un maestro sdpendiato mensilmente L a relazione del 31 dicembre 1689 sottolinea lo studio della morale in seminario ed il vantaggio che, una volta promossi al presbiterato, i chierici così preparati rendevano alla Chiesa ed al popolo, specie nell'amministrare il sacramento della penitenza 25. Tuttavia due chierici, respinti "uti illitterati" dopo l'esame fatto davanti al vescovo, erano riusciti con frode a ricevere gli ordini, ed il Belluzzi chiedeva che si rimovesse lo scandalo 2(3. I l numero degli alunni, persistendo le diffì-
28
A S V , Concilio, V.
Ibid., c. 147v, 15 l u g l i o 1655.
22
M . , c . 161v, 5 g e n n a i o 1 6 6 1 .
23
/èirf.,c. 186r, 30 n o v e m b r e 1669.
24
M . , c . 196r, 26 a p r i l e 1682 (v. a p p . I I , b ) .
25 26
Ibid., c. 201v, 3 1 d i c e m b r e 1689 { v . a p p . I I , c ) . /èifi.,cc. 2 0 4 r - 2 0 5 r ( v . a p p . I I , d ) .
v o i . 8 5 , V e n e z i a 1857, p p .
sUmco-ecctesiastica,
V i s i t e ad limina 328 A , c. 2 0 7 . P e r i l v e s c o v o B e l l u z z i e l a s u a c u l t u r a
a p p . I H , a-b.
Appendice I.a
—
1620, g e n n a i o 4, R o m a . Die quarta mensis ianuarii
1620.
Haec est societas artis exercendi scholam et dozzenam grammaticae quentium
quam usque in hodiernam
regione Pineae in domo Ioannis rium quam praedictorum
diem exercuit rexìerendus
Petrì Bullotti
prope arcum
cessionem respective infrascriptis
et aliarum
dominus Petrus Camigliani
Petrifilium
de Settia Terracinensis
de Petrarubia
Feretranae
dos ab hodie et ut sequitur tis, capitulis, stipulatione
diocesis mihi etc. cognitos, duraturam
conventionibus intervenientes
diocesis et Simonem Maffeuccium
finiendos
et deinde ad benepladtum
et conditionibus
habitis et
firmatis,
infrascriptis
artium
eam se-
Colista Romae
in
venditionem
iu-
iuxta
per acta mei hodie factam ad quas etc.
In Dei nomine, habita et firmata inter reverendos dominos Superium
Imprimis, 21
di erudizione
128-129.
Francisconum
filium
quondam
ad sex annos proximos ambarum partium
etc,
inter ipsas partes praevia
quondam Maffeuccii incipiencum
pac-
hinc
inde
videlicet
c h e t a n t o i l g u a d a g n o q u a n t o l a p e r d i t a ( c h e D i o n e g u a r d i ) d e b b i a essere
l ' a m e t à (sic) p e r u n o . Item c h e detto s i g n o r S u p e r i o sia o b l i g a t o a m m i n i s t r a r e l a d e t t a s c o l a e d o z z e n a t a n t o d i m a t i n a q u a n t o d i s e r a et a q u e l l a s e m p r e assistere, et detto s i g n o r S i m o n e , p e r c h é • '
•
''
'
a l p r e s e n t e si t r o v a a l servitio d e l l ' i l l u s t r i s s i m o s i g n o r c a r d i n a l e M e l l i n o , sia o b b l i g a t o s o l a m e n t e i l g i o r n o a n d a n d o a d a i u t a r e a l detto s i g n o r S i m o n e i n d e t t a s c o l a e d o z z e n a et q u a n d o l a m a t t i n a i l detto s i g n o r S i m o n e n o n sarà i m p e d i t o d a detto servitio s i a
16, 1991
Studi montefeltrani
G.L. Masetti Zannini
Scuole e moestri feretrani
s i m i l m e n t e o b l i g a t o a n d a r e a detto m i n i s t e r o et così v e n e n d o a n c o r a i m p e d i t o d a det-
L b —
to ser v i t i o sia s i m i l m e n t e obligato a n d a r e a detto m i n i s t e r o et così v e n e n d o a n c o r a i m -
1620, g e n n a i o 4, R o m a .
p e d i t o i l g i o r n o d a l detto servitio d e l detto s i g n o r c a r d i n a l e q u a l c h e v o l t a g l i sia l e c i t o i n tal caso lasciare d ' a n d a r e a d e t t a s c o l a e d o z z e n a .
Die quarta mensis ianuarii
Ilem, c h e detto s i g n o r S u p e r i o sia o b l i g a t o aver c u r a d i r i s c o t e r e tutto q u e l l o c h e si ca-
Excellens
verà d a d e t t a s c o l a et d e l l i q u a t r i n i c h e r i s c o t e r à n e d e b b i a aver l u i c u r a et così detto
qui medio [iuramento]
Simeone) sia o b l i g a t o aver c u r a d i r i s c o t e r e tutto q u e l l o c h e si c a v e r à d a l l i d o z z i n a n t i
tulo vendiditionis
et d i q u e l l i n e d e b b i a a v e r l u i c u r a , d e l l e q u a l i e s a t t i o n i l ' u n e l ' a l t r o n e d e b b i a n o f a r
filio
u n l i b r o p e r u n o d o v e d e b b i a n o a n n o t a r e d e s t i n t a m e n t e tutti H d e n a r i c h e r i s c o t e r a n -
Maffeuccii
no. Item c h e d u i m e s i p e r d u i m e s i si d e b b i a n o f a r l i c o n t i d i tutto i l riscosso d e l u n o e d e l l ' a l t r o et così a n c o r a d i tutta l a spesa t a n t o d ' a i u t a n t e d i s c o l a c h e si d o v e r à t e n e r e , q u a n t o d ' o g n i a l t r a c o s a c h e p e r detto e s e r c i t i o o c c o r r e r à , et r e t r o v a n d o s i c o m e s o p r a g u a d a g n o o p e r d i t a , si d e b b a d i v i d e r e l ' a m i t à p e r u n o . Item p e r c h é i n detto n e g o u o s i n b o r a si t r o v a d i spesa c e n t o s c u d i d e l l i q u a l i set t ant a n e s o n o stati p a g a t i a l s o p r a d e t t o s i g n o r P i e t r o p e r d e t t a v e n d i t a , b e n u s c i t a et c e s s i o n i d i r a g g i o n i , si c o m e i n detto i n s t r o m e n t o cum etc. et g l ' a l t r i t r e n t a p e r c o m p i m e n t o d i
dominus
quondam
1620.
Petru,s Colista
domini Ioannis
tactis [scripturis]
huiusmodi Petro
de Settia
Terracinensis
etc. infrascripta
diocesis,
diocesis
et Simoni
diocesis mihi cognitis
Maffeuccio
et ti-
Franciscono
/ilio
quondam
ipsis et cuilibet ipsorum
in
solidum talibus
qualia sunt videlicet: u n a c a t r e d a ; d u i sedie d i c o r a m e ; u n a ta vo la g r a n d e l a r g a d u i p a l m i i n c i r c a ; sette b a n c h i d a s c r i v e r e c o n l i s u o i b a n c h i d a s e d e r e ; u n a l t r o b a n c h e t t o d a s c r i v e r e s i m i l m e n t e c o n i l s u o s e dile , u n q u a d r o d e l l a M a d o n n a , s e d i c i q u a d r e t t i d i c a r t a p e r o r n a m e n t o d e l l a s c o l a , nec non dicius etc;
dominis Superio
et Simoni presentibus
dominus Petms simili modo et forma
omnia et singula
de quibus etc. super nudo ac mero aviamento
P i e t r o t r a tre m e s i p r o s s i m i l i q u a l i s c u d i c e n t o d e v o n o essere l ' a m i t à p e r u n o et n i e n -
Hanc
te d i m e n o a n c o r c h é a b b i a n o fatto detto o b l i g o in solidum
Petms dictis dominis Superio et Simoni
autem venditionem
tii nomine scutorum
et constituendum
iurium
cessit
iura talia qualia sunt et non
alia
solum scholae et non alterae (sic) quas
Petrus habet Romae in regione Pineae in domo domini Ioannis ad habendum etc ponendum
d e v e p a g a r e detto s i g n o r S u p e r i o s c u d i v e n t i c i n q u e et c i n q u e detto s i g n o r S i m o n e et
Aquilanae
bona mobilia ad usum exercendi scholam destinata prò
detti scudi cento siano h detti c o m p a g n i i n solido obhgati p a g a r l i al detto signor delli detti scudi trenta ne
de Prata
dedit, cessit, concessit etc. reverendis dominis Superio
de Petra Rubea Feretranae
etc, presentibus
Baptistae filius
asserii vivere seorsum a dicto eius patre, vendidit
etc. et donec
Bullotti prope arcum
Camigliani
constituat.
exercendi scholam et dozenam cessionem facit dictus in solidum
ut supra promitteniibus
centum monetae ad cuius quidempretii
dictus
dominus
etc. prò pretio
computum nunc in mei etc
acpremanua-
p e r ò v o g l i o n o c h e q u a n d o si f a r a n n o l i d e t t i c o n t i r i t r o v a n d o c e s i g u a d a g n o c h e l a par-
liter et in contanti dictus dominus Petms habuit et recepit a dictis dominis Superio et Simone pre-
te d e l detto g u a d a g n o c h e t o c c h e r à a l detto s i g n o r S u p e r i o si d e b b a d e p o s i t a r e i n u n
sentibus
b a n c o o a l t r o l o c o c h e a essi c o m p a g n i p a r e r à p e r d e t t a r a t a d i s c u d i v e n t i c i n q u e a d
quibus eosdem dominos emptores presentes quietavit
senta septuaginta
eiusdem monetae in tot iuliis et testonibus
effetto si p o s s i n o p a g a r e a detto s i g n o r P i e t r o et la p a r t e c h e t o c c h e r à a detto s i g n o r
renunciavit
S i m o n e v a d i a l u i l i b e r a m e n t e , cavati p r i m a d e t t i s c u d i c i n q u e p e r detto c o m p i m e n t o
solvere et cum effectu pagare promiserunt
d i s c u d i t r e n t a e d e p o s i t a t i c o m e d i s o p r a , b e n c h e se d u r a n t e l a d e t t a c o m p a g n i a n a -
ti etc. sive cuicumque
scesse d i s c o r d i a t r a essi c o m p a g n i t a l m e n t e c h e p e r essa bisognasse v e n i r e a l l a divisio-
proximos hicRomae
n e d i essa, c o n v e n g a n o c h e i n tal caso si d e b b i a n o t r a essi c o m p a g n i b u t t a r e le s o r t i
Et stantibus
c h i d i l o r o a b b i a d a f a r e i l p a r t i t o in scriptis d ' u s c i r e o r e s t a r e et l ' a l t r o d e b b i a e l e g e r e et p i g l i a r e q u e l l a p a r t e c h e m e g l i o l i p a r a et così a n c o r a l i sia l e c i t o i n o g n ' a l t r o e v e n to c h e n o n p o t e s s e r o e s e r c i t a r e assieme d i p e r s o n a detto e s e r c i t i o , c h e g l i sia l e c i t o
Colistam
et generaliter etc, reliqua vero scuta triginta
huiusmodi
supradictis
consenseruni
in solidum
similia
dicti domini Superius
[...] venditione
respective
abolitioni
et annullationi
cium prò tertia parte lucri scolae tantum
cessione per supradictum instrumenti
per dictum, dominum
Item c h e detto s i g n o r S i m o n e sia o b l i g a t o l u i c o n l i d e n a r i c o m u n i d i f a r e tutte le spese
die 14 aprilis anni 1619 seu etc. ad quod etc, quod quidem instrumentum
e p r o v e d e r e a q u a n t o b i s o g n e r à p e r detto n e g o t i o et m a n t e n i m e n t o d i casa et d i tutto q u e l l o c h e s p e n d e r à n e d e b b i a f a r e u n l i b r o d ove d e b b i a a n n o t a r e p a r t i t a p e r p a r t i t a
exceptioni
tutto q u e l l o c h e s p e n d e r à , a l q u a l e l i b r o si d e b b i a i n tutto et p e r tutto stare, g i u r a n d o
Actum
p e r ò detto s i g n o r S i m o n e s o p r a d i esso t a n t o aver speso, n e l q u a l l i b r o a n c o r a si deb-
Campione aquilano
Baptistae de Ottavianis
ita ut si factum et stipulatum
Petrum
Superius
et Petrus
dominum
sceptum rogatum per acta domini Ioannis et volunt
dominum
societatis seu immissionis Petrum,
m e t t e r c i u n s u s t it u t o .
berì voluerunt
presen-
hinc ad tres menses ab hodie
dominis Superio et Simoni sponte etc. ut supra supradicti
cassationi
de
et Simon
ut supra dicto domino Petro Colistae
alteri personae de eius ordine seu mandato libere
argenteis ad se traxit
et per pactum etc. exceptioni etc. speique etc.
in so-
Superium
curiae capitolinae
su-
nolani
sub
prò casso et nullo
ha-
minime foret quia sic [actum]
per
pactum
reverendo domino
Fulvio
etc
Romae in regione Pineae et Ioanne [...]
et in supradicta in Gallia
scola, presentibus
etc. Lucas Moriconi
rogatus etc.
.. ..
b i a n o a n n o t a r e l i d e n a r i c h e esso s i g n o r S i m o n e r icever à p e r detto effetto d a d e t t a c o m p a g n i a . [ . . . ] ^. Actum
Romae
in dieta
Campiono aquilano Lucas Monconius
regione Pineae
et Ioanne Maria
et in supradicta
scola presentibus
quondam Retri deAyenna
lanen.
in Gallia
dominis
Fulvio
A S R , N C , U f f . 30, v o i . 94, ce. 91,--92,„97,-.,.
etc.
rogatus.
A S R , N C , uff. 30, v o i . 9 4 , ce. 89=--90^ 9 9 " 2.
I. c — 1620, g i u g n o 2, R o m a . Societas in
Gimnasio
Die secunda iunii
Note
1620.
Constitutus
personaliter
diocesis ad quem spedai gimnasium
1
L e p a r o l e o m e s s e c o m p r e n d o n o le c o n s u e t e c l a u s o l e d i o b b l i g a z i o n e .
Feretranensis
2
L a m i n u t a d e l l ' a t t o , ibid., ce. 93^-95^.
siam Sanctae Martae
magnificus
monialium
et reverendus
Maffeucius
presbiter
situm in platea Colleggii Romani
dominus
Simon
prope eccle-
de Urbe et in domo ipsius monasterii
cum aliquibus
discipulis
16, 1995
studi montefeltrani
quorum nomina in folio descrihentur infra reverendum magistrum
dominum
in via Plumbi
me impeditus
michi (sic) notano assignandis
Ioannem Baptistam
ad seroitia caudatarii
illustrissimi
In primis
Baptistae
et respective
de Sancta Sofia nullius
tendente versus plateam Sanctorum
concessit et respective cessit ad uniendum mini Ioannis
Mortano
Apostolomm
ac reverendissimi
et convenctionibus
cardinalis
gimnasii,
ludi-
qui sponte etc,
eius scolares cum scola et scolaribus
cum pactis, capitulis
consignandis diocesis
Mellini
legiti-
omni
etc,
dicti reverendi
do-
videlicet:
G Ì . Masetti Zonnini
II
Scuole e maestri feretrani
—
D a l l e IMationes Belluzzi
dei-vescom
di Montefeltro B e r n a r d i n o Scala (1643-1651) e B e r n a r d i n o
(1678-1702).
ll.a — 1651, febbraio 1 .
.
i l d e t t o s i g n o r d o n Sin:ione c e d e e c o n c e d e a l detto s i g n o r e d o n G i o v a n n i
B a t t i s t a l a s c o l a , casa et s c o l a r i , c h e a l p r e s e n t e h a et averà p e r l ' a v v e n i r e i n s u a s c o l a
Interim
p e r tre a n n i p r o x i m i d a i n c o m i n c i a r e d i m a n i et c o m e s e g u o n o a finire, et d a q u e l l o i n
pauperes
là a b e n e p l a c i t o d e l l u n a ( s i c ) et d e l a l t r a p a r t e c o n c o n d i t i o n e c h e a v a n t i i l fine d i
omnes in doctrina
detti tre a n n i , c h i n o n v o r r à c o n t i n u a r e d e b b a f a r e u n a i n t i m a t i o n e a l l ' a l t r a p a r t e p e r
aedificatione
aluntur
seminan.stae ex fmctibus
praedii
a me meis propriis
clerici et totidem convictores qui prò victualibus Christiana,
proficiunt
bonis literis ac morì,bus et servitio
ab erectione iam tertius agitur
pecuniis
suppeditant
empii; sex
frumentum
ecclesiae maxima
alumni
et vinum totius
qui populi
annus.
u n m e s e a v a n d i l f m e d i d e t d tre a n n i , et questo a d effetto d i p r o v e d e r s i , et n o n f a c e n d o s i si i n t e n d a c o n t i n u a r e a l o r o b e n e p l a c i t o , c h e v e n e n d o i l caso d i l e g i t i m o i m p e d i m e n t o p e r l i detti c o m p a g n i et c i a s c h e d u n o d i l o r o c e d e r à l a d e t t a s c o l a et ius c h e v i h a n n o a c h i l o r o p i a c e r à p e r p e r s o n a i d o n e a et hoc [quia sic
actum].
A S V , Concilio,
V i s i t e ad limina 328 A , F e r e t r a n , c. 149''.
Il.b —
C h e i l detto s i g n o r G i o v a n n i B a t t i s t a d a d i m a n i d e b b a c o n s e g n a r e l a casa et s c o l a et
1682, a p r i l e 26.
'
s c o l a r i a l detto d o n S i m o n e assieme c o n tutti l i m o b i l i et u t e n s i l i p e r d e t t a s c u o l a d e l l i q u a l i se n e farà i n v e n t a r i o p e r c o n s e g n a r l i c o n c o n d i t i o n e c h e s o p r a d i essi n o n sii ac-
Seminarium
q u i s t a t a r a g i o n e a l c u n a d i detto d o n G i o v a n n i B a t t i s t a , [ m a ] solo l ' u s o p e r servitio d e l -
sumptibus
l a d e t t a s c o l a et c h e n o n s ' i n t e n d e t r a n s l a t o d o m i n i o a l c u n o , m a s e m p r e r e s t i n o p e r
zelator praeest praescripto
detto d o n S i m o n e s i c c o m e a n c o r a si serve l'istesso d e l l e r o b b e d i detto d o n G i o v a n n i
tum.
B a t t i s t a p e r le r o b b e c h e p o r t e r à i n detto s u o l o c o et hoc
clericorum parvi aluntur,
publicam
redditus
odo
nunc
colligit
alumnos,
quorum
aliqui propriis
adeunt scholam, domi morum ac pietatis diciplinae
episcopi instruuntur
in adu
per peritum
fere
ecclesiasticus
menstruo stipendio
conduc-
etc.
C h e tutti l i s c o l a r i c h e d i p r e s e n t e h a et averà d i p e n d e n t i d a l detto r e v e r e n d o d o n
Ibid.,c.
196>-.
'
. -•
G i o v a n n i B a t t i s t a s i i n o l i u t i l i l i b e r i s u o i s e n z a a l c u n a p a r t e c i p a z i o n e d i d o n S i m o n e et d e l l i q u a l i se n e d e b b a f a r lista p a r t ì c u l a r e .
II.c—
C h e d i tutti l i a l t r i s c o l a r i c h e v i s o n n o a l p r e s e n t e d i p e n d e n t i d a l detto d o n S i m o n e et
1689, d i c e m b r e 3 1 .
.
,
. ,•
che dependeranno da sua signoria in qualsivoglia modo saranno mandati e v e r r a n n o d a l l i stessi s i i n o l i l o r o u d i i c o m m u n i .
Literarum,
C h e r i p e t e n d o s c o l a r i i l detto d o n G i o v a n n i B a t t i s t a f o r i d e l t e m p o d e l l a s c o l a a c c o m -
et quidem ex praescripto
p a g n a n d o o f a c e n d o a l t r a a c ù o n e l i u t i l i s i i n o l i b e r i d i detto d o n G i o v a n n i B a t t i s t a et
ad sacerdotium
hoc etc.
li confessione, unde maxima ecclesiis etpopulo
studiis
iis praesertim
quoad materias morales respiciunt,
episcopi in illis tantum
valeant parochos huiusmodi
sacris initiandi
incumhunt,
locis ubi necessitas id exigit, ut promoti
ministris
egentes adiuvare
resultai
in audienda
postea
sacramenta-
utilitas.
C h e si a b b i a f a r u n a lista d u p l i c a t a d e l l i s c o l a r i et u t i l i c h e p a g a r a n n o d e l l a q u a l e n e d e b b i avere c i a s c h e d u n o u n a a p p r e s s o d i sé c o n a n n o t a t i o n e d e l l i d e n a r i c h e p a g h e r a n n o d i m e s e p e r m e s e , et hoc
Ibid., c. 204'^'.
etc.
C h e o g n i m e s e si d e b b a f a r e l i c o n t i et p a r t i r e l i d e n a r i esacti a q u e l l i p i g l i a n d o l a s u a
Il.d —
r e c e v u t a c o n c o n d i t i o n e c h e se si p e r d e s s i a l c u n a p a g a d i s c o l a s ' i n t e n d a l a p e r d i t a
1697, g e n n a i o 1 .
c o m m u n e , et hoc
etc.
C h e f e d e l m e n t e et s e n z a a l c u n a f r o d e si a n n o t i i l d e t t o u t i l e e t c h e d e t t o d o n
Episcopus
G i o v a n n i B a t t i s t a d e b b a c e d e r e et c o n s i g n a r e c o n o g n i d i l i g e n z a tutti l i s c o l a r i i n d i f f e -
num dedit. Adolescentes publicam
r e n t e m e n t e ethocetc.
[...]
cus zelator praeest ex praescripto
Actum
Romae in regione Campitelli
et officio mei presentibus
Joanne
Guerrino
et medicinae doctore et Ioanne Antonio
romano cive artium
de Nizza Proventiae
mercatore lignorum
illustri
et excellentissimo
testibus.
A S R , N C , uff. 7 ( a t t i M a r c e l l o G i a n n o z z i ) , v o i . 9 1 , ce. 521-522, 582''.
Nota 3
Cfr. n o t a i .
uti nepos testatoris gubemator
qm Antonii
domino
smata in hunc coetum
collegi] vita ipsius durante designatus, fundationi
adeunt scholam, domi morum ac pietatis disciplinae gubematoris.
Restai ut Dominus
effundat.
Boggio Ibid., c. 207'".
•
•
incrementum
ma-
ecclesiasti-
et coelestia chri-
16,1991
Studi montefeltrani
ni — 1678, l u g l i o 14. D a l p r o c e s s o p e r l a n o m i n a d i B e r n a r d i n o B e l l u z / i a vescovo d i M o n t e f e l t r o . Ill.a — Ecclesia Feretrana. Eminentissimus dinalis
Die decima quarta mensis iulii
et reverendissimus
de Carpineo
Romae in pallatio
nuncupatus,
dominus Sanctissimi
suae solitae habitationis,
1678.
Gaspar tituli Sancti Silvestri de Capite presbyier carDomini fuisse
conficeret processum super statu ecclesiae Feretranae Belluzzipresbyteri
natus fuit Romae [...]Joseph Sancti Stephani in Piscinula cendaeprout
tactis [scripturis]
Martini
et Nepesinam,
qm Sebastiani filius
existens
commissum
reverendi
presbyter loci Carpineae
[...]
reveesami-
acparochus
71 cui delato juram.ento veritatis
dixit et deposuit ut infra,
ut
domini
ac super qualitatibus
Feretranae dioecesis ad illam promovendi
de Urbe aetatis suae annorum iuravit,
Papae vicarius
Domino Nostro
vacantis per translationem
Jacobi Bona ultimi illius episcopi ad ecclesias Sutrinam rendi domini Bernardini
Nostri Pontificis
a Sanctissimo
di-
videlicet:
[ . . . ] N o n e s s e n d o [ i l B e l l u z z i ] s a c e r d o t e n o n so se si sia i s t r u t t o d e l l e c e r e m o n i e ecclesiastiche, so b e n e c h e è p e r s o n a d i b o n a v i t a , d e v o t a e f r e q u e n t e de s a n t i s a c r a m e n t i [ . . . ] È p e r s o n a r i p i e n a d i c o s t u m i c a n d i d i , d i u n a vita i n n o c e n t e e d u n a f a m a e c o n v e r s a t i o n e assai b o n a , e d i o p e r tale l ' h o p r a t i c a t o ; [ . . . ] è dotato d i q u e l l a p r u d e n z a , agilità e gravità c h e si r i c h i e d e p e r r i u s c i r e c o n o n o r e i n q u a l s i v o g l i a n e g o t i o c h e g l i venisse a p p o g g i a t o . [ . . . ] E g l i è d o t t o r e d e l l ' u n a e l ' a l t r a legge, a d d o t t o r a t o p u b b l i c a m e n t e n e l l a S a p i e n z a d i R o m a e c r e d o n e b a v e r a i l suo p r i v i l e g g i o s p e d i t o , e d e g l i è p e r s o n a assai d e d i t a a l l i s t u d i , o n d e t e n g o p e r i n d u b i t a t o c h e p o s s i e d a t u t t a q u e l l a d o t t r i n a c h e si r i c h i e d e i n u n vescovo p e r p o t e r e i n s e g n a r e a d a l t r i . [ . . . ] I o g i u d i c o c h e i l s u d e t t o s i g n o r B e r n a r d i n o [ è ] assai b e n d e g n o d'esser p r o v i s t o d ' u n a c h i e s a c a t h e d r a l e , e d i n p a r t i c o l a r e d i q u e l l a d i M o n t e f e l t r o p e r l a q u a l e è stato e s a m i n a t o e d a p p r o v a t o e s t i m o p a r i m e n t e c h e q u e s t a s u a p r o m o d o n e sarà l U i l e e p r o f i c u a a l l ' a n i m e e p o p o l i d i essa p e r le b o n e qualità c h e i n l u i r e g n a n o e p e r i l m o d o c h e tiene n e l g o v e r n a r p o p o l i . Ill.b — D o n B e r n a r d i n o B e r n a r d i , arciprete della cattedrale di Montefeltro, c o n f e r m a quanto s o p r a e soggiunge: E g l i h a fatto i l s u o c o r s o d i s t u d i d i filosofia e t e o l o g i a e d i n essi è i n s i g n i t o c o n titolo d i d o t t o r e d e l l a S a p i e n z a q u i d i R o m a et c r e d o c h e n e averà i l s u o p r i v i l e g i o s p e d i t o . S o b e n e c h e è così d o c t o c o m e d e v e esser u n v e s c o v o p e r i n s e g n a r a d a l t r i [ . . . ] E g l i a l p r e s e n t e sta f a c e n d o le m i s s i o n i i n M o n t e C i t o r i o d i R o m a p e r f a r s i s a c e r d o t e . A S V , Processus Daiariae,
56, n . 88.
Claudio Gualandri
La spesa per Vistruzione nei bilanci delle comunità feretrane (secoli XVII-XVIII)
Studi monteWirani
16, 1991
I dati che seguono, desunti con opportune elaborazioni dai Registri di tabelle degli anni 1655-1795 i, costititiscono una utile base di riferimento per la storia della istruzione pubblica nelle comunità feretrane che fecero parte della legazione di Urbino. Non compaiono nel quadro i dati relativi alle comunità della diocesi non facenti parte della legazione (Carpegna, Piandimeleto, Montebello, San Marino, con i rispettivi castelli soggetti, e varie altre comunità baronali), mentre vi figurano comunità appartenenti in tutto o in parte (come Sassocorvaro) ad altre diocesi. Le tabelle sono, come è noto, bilanci preventivi che le comunità erano obbligate a trasmettere ogni anno a Pesaro per ottenere l'approvazione del legato Che in molti casi si tratti, in realtà, di consuntivi, è questione qui non rilevante, data la notevole rigidità di questi bilanci. I dati, espressi in diverse monete (lire, fiorini, scudi ducali di bolognini o baiocchini, scudi romani), vengono nel prospetto rapportati tutti allo scudo romano di 100 baiocchi, con arrotondamento dei quattrini al baiocco. Se nella maggior parte delle comunità non è prevista spesa per il maestro, in altre l'assegnamento, modestissimo, basterà appena a compensare un parroco o un cappellano per qualche ora di scuola aggiunta e assimilata alle altre attività pastorali. Solo a parure da un livello di retribuzione di 20-24 scudi si può parlare di uno stipendio sufficiente al mantenimento del percettore, se non di una famiglia; nel 1775 un buon medico di paese (a Pennabilli, a Sant'Agata, a Macerata) è stipendiato dalla comunità con 100 scudi annui. Nello stesso anno la spesa comunitativa nel totale dell'area considerata è, per l'istruzione pubblica, di 341 scudi, per il culto di 715 scudi (compresi 325 scudi per la predicazione quaresimale, non comprese decime, quartesimi, bonifico di colte). Del resto la stessa istruzione pubblica è eminentemente istruzione religiosa, e la spesa relativa contribuisce in modo diretto al mantenimento del clero. 1 2
Archivio Stato Pesaro, Legazione, Registri di tabelle, molto utili anche, ivi, Scritture di tabelle, n o n c h é Lettere dalle comunità e Copialettere. Cfr. E . Lodolini, L'Archivio della S. Congregazione del Buon Governo (1592-1847), Roma, 1956, pp. X X X I I l sgg.
C. Guolandri
comunità principali
La spesa per hslruiione
1655
1695
1735
1775
maestro maestro m°/cancelliere maestro m°/cappel]ano maestro lettor di legge maestro maestro maestro maestro maestro maestro m°/cappellano m°/cappellano maestro
26,67 9,33
36,00 8,00
36,00
36,00
—
—
6,67 22,40 40,00
6,67 12,00 40,00
12,00 6,67 18,00 33,33
—
—
—
24,67
15,00
— —
— —
15,00 8,00
16,67
16,67
—
—
37,33
40,00
30,00 4,00 5,00 40,00
16,67 6,67 13,33 4,00 5,67 40,00
maestro m°/cappellano
6,67 10,67
6,67 17,33
10,00 20,99
—
maestro maestro organista lettore maestro maestro
28,00
24,00 27,64 12,00
24,00 29,52
24,00 29,52
— —
—
— 21,25 22,53
21,25 22,53
comunità soggette
provincia di Montefeltro San Leo Maiolo Maiolo Soanne Montegelli Pennabilli Pennabilli Casteldelci Sasso (con Gesso) M. I.icciano Montegrimano M. Tassi Monteccrignonc M. Copiolo Pietrarubbia Macerata
— —
—
—
— —
6,67 18,00 33,33 18,00 12,00 8,00 5,00 16,67 4.00 16,67
— 5,67 24,00
provincia di Massa
—
Lunano
Frontino su/feudi devoluti Sassocorvaro Sant'Agata Sant'Agata Sant'Agata Sartiano Torricella
20,00
20,00 21,25 22,53
Per gli anni indicati non prevedono spese per pubblica istruzione la c o m u n i t à principale di Pietracuta nel Montefeltro e le c o m u n i t à soggette di: Massamanentc (San Leo); Rontagnano, Montepietra, Savignano di Rigo (Montegelli); Montemaggio, Uffogliano, Montefotogno, Tausano, Secchiano (Pietracuta); Maciano (Pennabilli); Senatello (Casteldelci); Ripalta, Valle Sant'Anastasio (Montegrimano); Monteboaggine (Montecerignone); Cavoleto, Monte Santa Maria (Pietrarubbia); Certalto, Montealtavclio (Macerata); Belforte, Torriola, Viano (Frontino); Valditeva (Sassocorvaro); San Donato, Maiano, Ugrigno, Rocca Pratiffi, Rosciano e Poggio, Fragheto con Villa e Vacaldola, Caioletto con Palazzo e Rivolparo, Pereto, Libiano, Scavolo, Montebenedetto (Sant'AgaU).
Riccardo Paolo Uguccioni
Scuole elementari montefeltrane nell'Ottocento pontificio
Studi montefeltroni
16, 1991
Nel marzo 1817 Pio V I I nomina una Congregazione "per la pubblica educazione ed istruzione in tutto lo Stato ecclesiastico", e contestualmente viene chiesto alle varie province un ragguaglio sullo stato dell'istruzione: l'assenza di un organo centrale che si occupi dell'istruzione pubblica non permette infatti al governo romano di avere dati suoi propri. I l delegato apostolico di Urbino e Pesaro, prese le opportune informazioni, nel novembre 1817 è in grado di tracciare un quadro — peraltro non uniforme quanto ai dad ottenuti — dei singoli comuni della provincia. Inviando il rapporto, monsignor delegato anticipa i risultati dell'indagine osservando come il livello di alfabetizzazione sia pardcolarmente precario "ne' piccoli luoghi, in alcuni de' quali riesce impossibile perfmo d'avere il sindaco, per mancanza di ogni persona fornita della più tenue cognizione di lettere". Per l'area del Montefeltro, la situazione è la seguente. A Macerata Feltria esiste una "scuola normale pubblica", diretta dal municipio, i cui venti alunni studiano "dai primi elementi fmo alla filosofìa esclusivamente", cioè dall'apprendimento di lettura, scrittura e operazioni di aritmetica fino a studi superiori di grammatica latina e umanità. C'è un solo maestro. L a copertura finanziaria è inadeguata, sostiene il progovernatore: alcuni censi e certi fondi rustici e urbani, le cui rendite alimentano la scuola, a norma di una disposizione testamentaria del 1791, devono prima consentire la copertura di 260 messe all'anno, che alla tariffa corrente di circa 15 baiocchi l'una comportano un onere di 39 scudi annui, poi con ciò che resta forniscono lo sdpendio del maestro. A Monte Grimano la scuola è "un misto elementare e normale", cioè vi si insegnano elementi (ovvero leggere e scrivere) e anche grammatica, aritmetica e un po' di latino: ma la cattedra è vacante per rinuncia del vecchio maestro "che spatriò", e il concorso per il nuovo non è stato ancora indetto dal comune in attesa di accordarsi con le venerabili compagnie della SS.ma Annunziata e di San Giuseppe "che concorrono per u n a porzione all'annuo stipendio del maestro". Scuole elementari, informa il governatore, sono presend anche negli appodiati: a Sassofeltrio, per esempio, ci sono dieci alunni. A San Leo esiste una scuola di elementi, grammatica, umanità e retorica, frequentata da vendquattro alunni e tenuta da un sacerdote, don G.F. Beleffi. I l comune vorrebbe ripristinare anche le scuole di elemend a Maiolo e Soanne, dove i maestri percepivano rispettivamente IO e 6 scudi annui di stipendio. A Sant'Agata operano due scuole, una di elementi con venticinque a l u n n i e u n a d i g r a m m a t i c a con sedici. N e l l ' a p p o d i a t o di Casteldelci ci sarebbe una scuola ma manca il maestro.
R.P. Uguccioni
Scuole elemenlorj montefel Ira ne
A Tavoleto, don Francesco Giannini insegna a otto scolari i primi elemend. Ogni aumento di spesa per l'istruzione sarebbe inutile, si legge nel rapporto: gli abitanti del comune badano solo alla campagna e nessuno sente i l bisogno di ampliare le spese per l'alfabetizzazione. A Sassocorvaro c'è un seminario frequentato da due alunni del paese e da due foresderi; inoltre il canonico don Pasquale Borghi fa scuola di grammatica a tre studenti e scuola di u m a n i t à a un quarto, mentre don Giovanni Rinaldi ha undici alunni nella scuola di elementi e tre in quella di grammatica. A Poggio Berni, allora dipendenza della delegazione di Urbino e Pesaro, don L u c a Santini insegna abbecedario, aritmetica e grammatica a dodici alunni. A Pietracuta la scuola pubblica elementare e di grammadca è solitamente "appoggiata al cappellano p r ò tempore della compagnia del SS.mo Sacramento". L a scuola trae origine da un legato perpetuo del 1649 che d à l'annuo reddito di 48 scudi "che sono l'appunto del cappellano e maestro". Senonché, compito principale del maestro-cappellano è coadiuvare il parroco e soddisfare l'obbligo di quattro messe settimanali (pari a 208 messe all'anno, che al prezzo corrente di 15 baiocchi l'una fanno 31 scudi e 2 paoli). I l compenso si riduce a soU scudi 16 e paoli 8, sfuggendo per di più a una quantificazione in moneta l'impegno di coadiuvare il parroco. Non sorprende dunque che la sede sia vacante e che il governatore proponga di elevare l'impegno a 80 scudi. Nulla viene segnalato per gli appodiad di Pietracuta. A Frondno è all'opera don Pasquale Polid che ha nove alunni e insegna loro abbecedario, aritmetica e principi di umanità; nell'appodiato di Belforte don G.B. Ticchi insegna a sei alunni, mentre non si segnalano scuole n é a Viano né a Torriola. Nel comune di Pietrarubbia è il parroco a insegnare a tre alunni. A Monte Santa Maria non si segnala scuola, mentre negU appodiati di Cavoleto a Sant'Arduino i rispettivi parroci insegnano elemend rispettivamente a due e a quattro alunni. A Pennabilli, infine, l'antico seminario feretrano ospita ventitre alunni. Poi c'è una scuola pubblica municipale con trentaquattro studenti, divisi in classi di leggere e scrivere, grammatica, retorica e aritmetica. I l municipio bramerebbe erigere una scuola di filosofia e di legge civile e canonica, oltreché una per le orfane K È la prima volta che si parla di scuole al femminile, sia pure per
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Archìvio di Stato di Pesaro (d'ora in poi A S P s ) , Delegazione apostolica, tit. I X Pubblica Istruzione, b. 1, 1817, fase. 1.
Studi montefeltrani
l é , 1991
esprimere un voto. In realtà, a tutti i municipi sopra menzionati si sono chieste notizie sia sull'esistenza di scuole per fanciulle nei rispettivi territori, sia su eventuali proposte, ma le risposte sono state negative: scuole femminili non ce ne sono, nessuno suggerisce di impiantarne. Non ci sorprende: anche i comuni maggiori della provincia metaurense, che pure possiedono articolate scuole pubbliche, lasciano alle Maestre Pie — quando ci sono — o a qualche caritatevole istituzione privata il compito di istruire le bambine nella dottrina cristiana e nei lavori femminili, oltre che nei rudimenti del leggere e scrivere ~. Se l'analfabedsmo è immenso fra le donne, non per questo gli uomini possono vantare un decente tasso di alfabeUzzazione (abbiamo visto lo stesso delegato apostolico lamentare quanto sia difficile, in cerd comuni sperduti, trovare persone capaci di sbrigare le incombenze municipali). Ne abbiamo un riscontro indiretto nel 1818, quando problemi finanziari dell'università di Urbino spingono il Buon Governo a chiedere ai municipi della provincia una maggior partecipazione alle spese per quell'ateneo. L e risposte sono tutte negative, sia per la caresda appena trascorsa, sia perché l'esborso pare del tutto superfluo ai più. Pareri sfavorevoli vengono da Sant'Agata, Pietrarubbia, Monte Copiolo e Macerata Feltria (e perfino dalla più prospera Pesaro), ma en passarti notiamo che la delibera del consiglio di Casteldelci è sottoscritta con la croce di cinque consiglieri municipali, evidentemente illetterati, mentre nel consiglio di San Leo (dove siedono diciotto persone, compresi il gonfaloniere, il vicegovernatore e due deputati ecclesiasdci) sono sei le persone che "crocesegnano". Da Piandimeleto rispondono che per la povertà del municipio "si è dovuto restringere anche l'onorario tenue del maestro locale". Da Maiolo informano che le varie famiglie, "sebbene quasi tutte possidend, sono nella massima parte indigenti o povere, non ancore riavutesi dallo spavento per la sofferta fame, ed esinanite ancora pel pagamento di tasse superiori alle loro forze, senza stabilimend di pubblica beneficenza, senza strade e quindi prive del comodo di riunione per avere almeno chi insegni leggere, scrivere e i primi elementi grammaticali". Urbino p u ò attendere 3.
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G.L. Masetti Zannini, Educazione religiosa e istruzione popolare femminile nel Settecento marchigiano, in Cultura e società nel Settecento. 3. Istruzione e Istituzioni culturali nelle Marche, atti del X I I convegno del Centro di Studi Avellaniti, Fonte AvellanaGubbio 1988, pp. 303-343, fornisce indicazioni sul genere dì educazione impartita e sulle Maestre Pie; cfr. anche R . P . Uguccioni, Istruzione pubblica pontificia e scuole comunali in Pesaro (1825-1860), in / cento anni del "Mamiani" (1884-1984), I I , Pesaro, 1986, p. 180. ASPs, Delegazione apostolica, tit. I X Pubblica Istruzione, b. 2, 1818, fase. 1.
R.P. U g u « i o n i
Scuole elementari monlefelirane
È già chiaro, crediamo, un quadro sommario dell'istruzione primaria in questa parte di provincia dello Stato pontifìcio: le scuole sono affidate ai municipi, le materie di insegnamento non sono delineate, gli stipendi sono minimi, non esiste un organo centrale e periferico di controllo, a parte la vigilanza del vescovo che verifica l'istruzione soprattutto religiosa e anche la conduzione dell'istituto, il comportamento e la morale di maestri e alunni. Sul numero dei quali abbiamo informazioni frammentarie e episodiche, non solo per il Montefeltro. Scrive E.Formiggini-Santamaria che, con la parziale eccezione di Roma, è impossibile ricavare il numero "anche approssimativo" degli alunni delle scuole elementari nello Stato pontificio: "rintracciato per esempio il numero di istituti per l'istruzione religiosa dipendenti da un ordine religioso, non si sa quale fosse il numero di quelli dipendenti da un altro; stabiUto che in un certo periodo esistevano tante scuole private, non si sa se negli anni antecedenti ne fosse esistito lo stesso numero" ^. Soprattutto è da sottolineare che nello Stato ecclesiastico vige una "ampia libertà di non fare": i comuni non hanno obblighi in tema di istruzione pubblica primaria; se se ne assumono, devono allora fronteggiare le spese, fornire i locaU, soggiacere all'autorità del vescovo. Dove le scuole funzionano, sono spesso condotte dal parroco, da un cappellano o da altro religioso. Non è regola scritta, ma il frequente affidamento dell'istruzione ai religiosi nasce da una triplice motivazione: la maggiore affidabilità dottrinale del sacerdote, la sua istruzione, il suo minor "costo". Abbiamo infatti visto che molte scuole sono rette da legati testamentari, che statuiscono anzitutto un certo numero di messe annue e che, con 0 sopravanzo, forniscono lo stipendio al maestro. Per gli ecclesiastici l'insegnamento si configura quindi come una sorta di attività secondaria, un di più che integra i proventi parrocchiali o dei benefici assegnati. Notizie irregolari si raccolgono dunque su profìtto, numero degli alunni, turni di lezione e materie di insegnamento. Sappiamo di qualche contenzioso, per esempio a Macerata Feltria, tra il consiglio comunale e il maestro: quest'ultimo vorrebbe applicare la tabella del cessato Regno italico, che prevedeva ferie settembrine, mentre il municipio impone le vacanze nell'autunno più avanzato. A Torricella, appodiato di Talamello, la scuola osserva il seguente orario:
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E . Formiggini-Santamaria, I/istruzione popolare nello Stato pontificio (1824-1870), Bologna-Modena 1909, p. 2 1 . C e n n i alla situazione pontificia anche in E . Robaud, Disegno storico della scuola italiana, Firenze 1961, pp. 23-24. Vedi anche A . B u s i n e l l i , Le scuole private nello Stato pontificio, i n " A n n a l i d e l l a P u b b l i c a Istruzione", anno I I I , 1957, n. 4.
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di mattina Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre
ore ore ore ore ore ore ore ore ore
15 14 13 12 11 10 10 11 12
ore 14,30 ore 14,30
di sera
_ — ore ore ore ore ore ore ore
19 19 19 19 19 20 20
ore 20 ore 20,30
Si tratta naturalmente di "ore italiane" ( l ' o r a ventiquattresima coincide con il tramonto del sole, poi comincia l'ora prima di notte, ecc.) - L'orario della scuola, il cui inizio mobile è segnalato con il tocco della campana della parrocchiale, si adegua insomma al ciclo solare e varia con il mutare delle stagioni. Ottobre è vacanza; è pure vacanza il giovedì quando non vi siano altre (frequenti) feste infrasettimanali '\ Va detto che i tenuissimi emolumenti impediscono spesso, se il parroco o altro religioso non vogliono occuparsi dell'istruzione, di trovare loro un sostituto. A Frondno, per esempio, la scuola "fu tolta di tabella nell'anno 1822, perché non potè rinvenirsi soggetto che la disimpegnasse, in vista forse del tenue emolumento di scudi 20 che quella università somministrava". Nel consiglio comunale del 7 luglio 1825, tenutosi nel comune principale di Piandimeleto, il sindaco di Frontino propone, "mosso dalle continue istanze de' suoi amministrati, di rieleggere il maestro portandone l'assegno a scudi 25 annui". I l governatore trasmette, monsignor delegato inoltra, il Buon Governo annuisce a fine agosto ^. Qualche tempo prima, nel gennaio 1823, Maiolo aveva deliberato di riattivare nell'appodiato di Antico, con uno stipendio annuo di 10 scudi, la scuola elementare "già da tempo trasandata, cioè di leggere, scrivere, le prime quattro operazioni di aritmetica e la dottrina cristiana". Nel dicembre 1823 si muove anche Casteldelci, deliberando il ripristino della scuola elementare con l'assegno annuo di 12 scudi. I l governatore di Pennabilli appoggia la delibera: " L a mancanza di un 5 6
ASPs, Delegazione apostolica, Tit. I X Pubblica Istruzione, b. 3, 1821, fase. I . Ibidem,h.4, 1825, fase. 1.
R.P. Uguccioni
Scuole elementori montefeltrane
maestro in quel comune porta ad una generale crassa ignoranza, [...] ormai non vi è più nessuno che sappia leggere e scrivere". Nell'aprile 1824 la delibera viene approvata dal cardinale Ercole Consalvi, segretario di Stato: "Quanto invero sconverrebbe nei piccoli comuni l'istruzione pubblica come nei municipi di primo ordine — rescrive i l porporato —, altrettanto è da procurarsi che anche nei più piccoli comuni si sappia leggere e scrivere e si conoscano le più necessarie operazioni dell'aritmetica" ^. Ma chi, se non un ecclesiastico, potrebbe accettare stipendi così miseri, a volte inferiori a quello di un bracciante? Negli anni Trenta ai lavori per l'apertura della strada della Trabaria un manovale "di prima forza" spunterà compensi giornalieri attorno ai 18 baiocchi; i l compenso del bracciante si aggirerà normalmente attorno ai 15 baiocchi al dì, cioè (se trovasse un'occupazione costante) sui 3 scudi e mezzo al mese ^. Non sorprende dunque che, quando il Municipio di Scavolino nel febbraio 1822 bandisce un concorso per i l posto di maestro a Bascio con l'annuo emolumento di 12 scudi, nessuno si presenti: viene allora nominato un maestro ad interim (sicuramente un ecclesiastico locale), sebbene un consigliere suggerisca di soprassedere per mancanza di alunni 9. I l 28 agosto 1824 Leone X I I emette la bolla Quod Divina Sapientia, che costituisce i l fondamento legislativo unitario dell'istruzione pubbhca nello Stato pontificio L a bolla si occupa di tutte le scuole dello Stato e in particolare delle università: a queste è infatti riservata gran parte del documento. Secondo alcuni, la principale preoccupazione del pontefice "è che l'insegnamento impartito sia secondo lo spirito ecclesiastico" e infatti, confermando la soggezione delle scuole pubbliche alla vigilanza dei vescovi, ne esenta quelle tenute da ordini religiosi 1 ^ T r a le conseguenze della bolla pontificia c'è la costituzione di una Congregazione degli Studi, che nel 1825 emette un regolamento per le scuole pubbliche comunaU. Si prescrive che i maestri, previo 7 8
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b. 4, 1823,fasc. 1. R.P. Uguccioni, La viabilità nella Delegazione apostolica di Urbino e Pesaro (1817-1860), in Le strade nelle Marche. Il problema nel tempo, "Atti e memorie" della Deputazione di storia patria per le Marche, 89-91 (1984-1986), Ancona 1987, p. 1106. ASPs, Delegazione apostolica, tit. I X Pubblica Istruzione, b. 4, 1824, fase. 1. ' ' "' Regolamento degli studi da osservarsi in Roma ed in tutto lo Stato ecclesiastico in virtù della bolla di N.S. Papa Leone XII li 28 agosto 1824, che comincia Quod Divina Sapientia, Roma 1824; il testo della bolla in Bullani Romani Continuatio, X V I , Roma 1854, pp. 85-112. Formiggini-Santamaria, op. cit, p. 33.
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esame e sottoscrizione della professione di fede, siano munid di una licenza rilasciata dal vescovo; si inclina ad affidare le scuole a sacerdoti o a persone non coniugate; sono dettate norme per i locali; si enunciano le materie di insegnamento, che sono dottrina cristiana, lettura, scrittura, elementi di lingua italiana, grammatica ladna, aritmeUca, calligrafìa, principi di geografìa e di storia sacra e profana. Dal momento che la patente rilasciata dal vescovo deve p e r ò indicare se il maestro sia abilitato a insegnare interamente o in parte le predette materie, si deve supporre che le stesse costitiuscano im massimo, non la norma, e non minore sorpresa provoca il fatto che tali materie siano enunciate, ma non defìnite in dettaglio Rimarrebbe comunque, per usare una felice espressione di E . Formiggini-Santamaria, una "ampia libertà di non fare": nessun obbligo incombe ai vari municipi di dotarsi di scuole pubbliche, se p e r ò lo fanno la Quod Divina Sapientia stabilisce precise norme e una su tutte, il controllo dell'ordinario diocesano su libri, maestri, esercizi di pietà. Va da sé che le lezioni debbano aprirsi e concludersi con una preghiera, che chi è causa di cattivo esempio debba essere allontanato fino a conclamati segni di ravvedimento, ecc. Del resto, la frequente identità fra maestro e parroco è di per sé garanzia di pratica religiosa costante. Identità che tende alla coincidenza: nella riunione del 25 maggio 1829 la Congregazione degli Studi discuterà la richiesta di molti vescovi di ridurre il numero dei maestri laici nelle scuole comunaU, sia per il minore onorario di cui si accontentano i religiosi (i quali — come sopra abbiamo detto — già ricavano dei proventi dal loro ministero), sia p e r c h é i religiosi sembrano più adatti all'insegnamento in forza dei loro studi, sia infine perché — argomentano i vescovi — i laici credono di aver adempiuto agli obblighi cristiani con la messa domenicale, mentre sarebbe necessaria una maggior severità di vita. Ciò considerato e premesso, viene deliberato che "senza escludere interamente i laici dall'insegnamento si cercasse con mezzi indiretti di far prevalere nelle scuole il numero degli ecclesiastici" È forse per questo che a Gradara nel 1836 il vescovo di Pesaro non a p p r o v e r à la nomina di Francesco Carnevali, maestro provvisorio che gli viene proposto per la conferma, "perché non rivestito del carattere sacerdotale" i^. I l 31 dicembre 1825 la Congregazione degli Studi chiede informazioni e proposte di miglioramento sulle scuole comunali di tutto lo Stato, per meglio adempiere alle prescrizioni della bolla pontificia. Per il Montefeltro, la delegazione apostolica raccoglie i seguenti dati: 12
Ibidem, p. 60.
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IbideìTi.
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ASPs, Delegazione apostolica, tit. I X Pubblica Istruzione, b. 9, fase. 1.
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— da Casteldelci, "comune di montagna", il 7 marzo 1826 il gonfaloniere si dichiara soddisfatto della esistente scuola di leggere, scrivere e primi elementi, "senza punto aumentare l'assegno annuo di scudi 12, avuto riflesso che una tal scuola p u ò disimpegnarsi come al presente accade dal parroco p r ò tempore di questo luogo. Alla riserva di detta scuola, non si riconosce necessaria alcuna altra, e molto meno quella per le femmine perché, trattandosi come si disse di luoghi di monti che attendono alla pastorizia, non possono queste essere istrutte nei lavori di donna, cosa che viene eseguita dalle rispettive madri". — I l 6 marzo 1826, il gonfaloniere di Maiolo dichiara che a Soanne non esiste scuola ("talora i due parroci, quando ewi qualche fanciullo che sia in poca distanza e che vogliasi fare istruire, si adattano a insegnare, sempre a carico delle rispettive famiglie. Quelle poi che vogliono, e che hanno mezzi, mettono i fanciulli a scuola fuori di comune"). Quanto all'appodiato di Antico, il sindaco si dichiara soddisfatto dei 10 scudi annui che il locale maestro percepisce. — Non è mai esistita scuola a Villa di Fragheto e neppure a Scavolo e a Rusciano. A Rocca gli abitanti sono 156 ma il sindaco, egli stesso illetterato, dichiara che "li ragazzi, trattandosi di contadini, attendono alla pastorizia e ai lavori di campagna". Risposte egualmente negative pervengono da altri appodiati di Sant'Agata, cioè Rivolpaio, Pereto, Palazzo, Monte Benedetto, Maiano, Vacaldola, Libiano e Caioletto: sono aggregati e parrocchie la cui consistenza demogriifica varia dai 30 ai 150 abitanti. Invece a Fragheto il sindaco chiede l'attivazione di una scuola di elementi, "da disimpegnarsi dal parroco p r ò tempore e da altra persona", con un emolumento di sei scudi annui. A Sartiano, che ha già una scuola di leggere e scrivere, viene chiesta conferma della stessa, che è disimpegnata dal cappellano del parroco per 26 scudi annui assieme all'obbligo "di prestarsi a tutte le funzioni di chiesa". A Petrella la scuola è da attivare: anche qui la si vorrebbe affidata al parroco o al cappellano, contro un emolumento di 8 scudi annui. Da San Donato è lo stesso arciprete, don Giovan Battista Alberici, che scrive "pel sindaco Pasquale Donati illetterato" proponendo l'attivazione di u n a scuola per 8 scudi a n n u i , affidata al parroco p r ò tempore. Progetti più ambiziosi ha la città di Sant'Agata, sede del governatore: non solo si vuole un maestro di elementi per 24 scudi annui, ma lo si vorrebbe obbligare anche all'aritmetica accrescendogli lo stipendio fino a 30 scudi; e si bramerebbe poter istituire anche corsi di grammatica, retorica, filosofia e morale. — A San Leo, città che per l'occasione si definisce povera, sembra esistere una scuola che va dagli elementi fino al corso superiore di logica, m a condotta da un solo maestro: si vorrebbe invece separare il mae-
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stro di elemend da quello di retorica, e per l'occasione viene presentato un circostanziato piano di studi assai conforme, quanto a istruzione religiosa, messe quotidiane e frequenti comunioni, al dettato della Quod Divina Sapientia. Non esistono (e non vengono richieste) scuole a Uffogliano, Tausano, Monte Fotogno e Monte Maggio, appodiad di San Leo. A Pietracuta c'è una scuola per maschi, il cui maestro percepisce l'onorario di 60 scudi annui, "coll'obbligo p e r ò di celebrare messe quattro la settimana. I n seguito di ciò — riferisce i l sindaco — pel nudo titolo della scuola p u ò approssimativamente calcolarsi l'indennizzo di soli scudi 25 annui". Rispetto al 1817 si p u ò dunque dedurre che la tariffa per le messe sia cresciuta da 15 a 18 baiocchi circa, e che anche i l compenso per i l maestro abbia subito un'elevazione da 48 a 60 scudi, che restano peraltro insufficienti "al rinvenimento di idoneo e premuroso soggetto": i l comune vorrebbe aumentare lo stipendio di altri 15 scudi. A Secchiano i l maestro percepisce 25 scudi annui e "non è obbligato insegnare ai poveri s e n o n c h é l ' A B C , ma li possidenti per mandare i loro figli gli passano altri scudi 35 annui, onde l i poveri non hanno alcuna istruzione dalla scuola". P u ò ragionevolmente supporsi che tale situazione non sia eccezionale; accadrà pure che i fanciulli — spontaneamente, per obbligo consuetudinario e perfino per espresso decreto dell'ordinario diocesano — integrino i modesti proventi del maestro con donativi di denaro, legna, castagne e altri prodotti. — I l comune di Talamello comprende anche l'annesso di Mercatino, collegato al capoluogo da una pessima strada scoscesa e intersecata da fossi: di fatto, nessun ragazzo di Mercatino frequenta la scuola di Talamello (per la quale i l maestro percepisce 35 scudi annui): si propone quindi l'istituzione di un secondo maestro, ciascuno con 20 scudi di stipendio annuo. Non c'è scuola nell'appodiato di Perticara, che pure conta 450 abitanti: la si vorrebbe istituire, con uno stipendio di 20 scudi da dare a un sacerdote che funga da maestro e da cappellano. C'è invece scuola nell'appodiato di Torricella, ma la gente lamenta che i l maestro non dia più con la campana i l segnale d'inizio delle lezioni, "riconosciuto da tutti utilissimo". — A Scavolino i l maestro percepisce 24 scudi annui, e così pure nell'appodiato di Bascio, i l cui sindaco informa che fin dal 1824 fu bandito un concorso andato deserto: i l buon cuore del parroco ha permesso di supplire in qualche modo. Anche a Miratolo e a Gattara i l consiglio del comune principale vorrebbe dare 12 scudi annui ai parroci per ottenere qualche istruzione: ma i l sindaco di Gattara, pur informando che i l curato sarebbe d'accordo, reputa la spesa inutile ("riuscirebbe ai fanciulh di grande scomodo i l doversi quotidianamente addunare alla parrocchia, p e r c h é troppo lontana dalle case loro") e
gli fa eco il collega di Miratolo sostenendo che, essendo i ragazzi occupati nei lavori dei campi, "gli converrebbe in più tempi abbandonare la loro intrapresa carriera". — A Macerata Feltria c'è una scuola di elementi, grammatica, umanità, retorica e filosofia: al maestro, che deve anche dire cinque messe a settimana, compete un emolumento di 92,24 scudi annui. Si vorrebbe duplicare la scuola. A Castelnuovo c'è dall'inizio del 1825 una scuola elementare, per la quale i l maestro percepisce 24 scudi; nessuna scuola invece a Torricella, Monte Altavelio, Certalto, Piandicastello, San Giovanni di Auditore e Valle Avellana: in quest'ultima località tuttavia si progetta di erigerne una, con un emolumento di 24 scudi. — U n a scuola di dottrina, elementi, aritmetica, lingua italiana e latina funziona nel 1826 a Piandimeleto: i l maestro percepisce 30 scudi. Qualche anno più tardi, a Piandimeleto opera l'arciprete Santi, che insegna — caso raro, e soprattutto affidato alla sua libera scelta — anche un poco di scienze "per le quali non sarebbe obbligato", mentre vent'anni dopo i l cappellano Ubaldi si occuperà di elementi, trovando inadeguato i l compenso per quattro eccessive ore al dì, due al mattino e due al pomeriggio: fra i due periodi, c'è disaccordo sui dati di frequenza: l'arciprete Santi dichiarava di insegnare a ventidue alunni, i l cappellano Ubaldi riterrà tempo perso tenere aperta una scuola per tre o quattro giovani in tutto i^. A Piagnano, per 20 scudi, qualcuno — forse i l parroco — insegna le stesse materie in uso a Piandimeleto. Con appena 5 scudi annui, a San Sisto funziona una scuola di abbecedario; a Monastero n u l l a , come pure a V i a n o , T o r r i o l a , P i r l o , Cavoleto, Campo e Lupaiolo e anche a Belforte e a Lunano. — A Carpegna c'è una scuola di elementi che procede fino alla grammatica (il maestro percepisce 26 scudi); nulla è segnalato per gli appodiati di Pietrarubbia e Pietra Cavola. — A Monte Cerignone per 12 scudi annui funziona una scuola di leggere, scrivere e primi elementi grammaticali. — A Monte Copiolo e nell'appodiato di Monte Boaggine non sono mai esistite scuole n é si progetta di istituirvene. — A Monte Grimano opera una scuola di elementi e di grammatica, con annesso assegno di 37,80 scudi; una "scuola alfabetica" esiste a Monte Tassi, e i l docente percepisce scudi 6 all'anno; analoga scuola opera a Valle Sant'Anastasio, dove lo stipendio è di soli 4 scudi, i l più basso che conosciamo. . , 15
G . Allegretti, Piandimeleto. Una enclave romagnola nell'Urbinate dalla crisi cinquecentesca al "risorgimento", Quaderni di "Proposte e ricerche" n. 2, Piandimeleto 1987, pp. 54-56eL58. , , • ,
16, 1991
Studi montefeltrani
R.P. Uguccioni
rio scudi 50, otto però pagati coi fondi della B.V. delle Grazie di cui è cappellano, e nel di cui oratorio deve perciò celebrare la messa in tutti i giorni festivi di precetto, tolte certe festività solite a celebrarsi nella parrocchiale. L'insegnainento si trovò regolare, per altro fu ordinato; I . Che i ragazzi debbano fornirsi del ristretto della Storia Sagra Italiana della medesima edizione, perché leggendo uno tutti possano stare attenti. 2 . 1 capaci tutti sieno forniti dell'Uffìzio della B.V. da leggersi come sopra. 3. Tutti abbiano la Dottrina Cristiana Feretrana, ed in ogni giorno ne recitino uno squarcio a memoria. 4. Che essendo i scolari in numero circa 15, si facciano minori classi che si può, per rendere più facile l'insegnamento e rendere minore la difficoltà per istruire al maestro. 5. Che per l'apertura delle scuole o si riatti il presente locale, o se ne provveda uno più adatto, il che sarebbe meglio, mancando il presente anche di luce. 6. Che in appresso si tenga notato il numero de' scolari, dei giorni di scuola e di vacanza, e ciò sia affisso alle pareti della scuola. 7. Che dopo tre mancanze consecutive venghi il negligente espulso dalla scuola, e non sia rimesso se non dietro l'obbligazione anche de' genitori di farlo con diligenza intervenire. 8. Che gl'insubordinati, i scandalosi e qualunque altro che potesse nuocere agli altri sia rimosso finché non sia del tutto emendato. 9. Si raccomanda l'esatta osservanza delle regole emanate per tali scuole dalla S. Congregazione degli Studi, in specie circa la frequenza dei Sagramenti, dell'assistenza giornaliera alla messa ed agli altri esercizi di pietà. 10. Anche i studiosi, che si ricusassero di eseguire gli atti di Cristiana Religione, venghino espulsi irremissibilmente. I I . Simili ordinazioni staranno sempre fìsse alle pareti della scuola a norma di tutti. 12. I l magistrato, il deputato ecclesiastico, il maestro si daranno carico per l'esecuzione dei presenti decreti tendenti al retto andamento dell'istituto 19.
— A Sassofeltrio dovrebbe esserci ima scuola di elementi, ma è vacante "nonostante che dalli scudi 8 si è stata aumentata coll'approvazione superiore a scudi 30": sul luogo non esistono soggetti reputati idonei (nemmeno il parroco?) e il pubblico concorso per un forestiero è andato deserto; nulla si segnala per gli appodiati Monte Licciano e Gesso. — Infine a Sassocorvaro opera una scuola di grammadca e aritmetica, con annesso assegno di 32,40 scudi (era in origine di 36, ma è stato ridotto del 10%). Nell'appodiato di Tavoleto c'è una scuola, il cui maestro percepisce 9,61 scudi annui; nulla si rileva per Val di Teva e Ripamassana. Sassocorvaro ambirebbe avere una scuola per le ragazze. È questo l'unico accenno al problema dell'istruzione femminile: anche nel 1826 la delegazione apostolica chiede a tutti i comuni se tali scuole esistano o siano desiderate, ma ogni volta la risposta è stata un doppio no, come nell'inchiesta del 1817 Il resto, si p u ò dire, è silenzio. Almeno nel senso che fino al 1860 l'archivio della Delegazione apostolica, pur occupandosi ripetutamente di concorsi universitari, di posd vacand nei seminari e nel Collegio dei nobili di Urbino, di affari relativi all'Accademia agraria di Pesaro, ecc., non offre altri dati sulle scuole e l e m e n t a r i c o m u n a l i del Montefeltro. Nel 1831 il Comitato provvisorio di Pesaro si interessa dello stato della pubblica istruzione, "troppo male ordinato nel passato regime", e chiede dettagliate informazioni ai comitad provinciali, compresi quelli di San Leo, Pennabilli, Macerata Feltria e Sant'Agata: ma il moto insurrezionale viene presto represso e le risposte non giungono in tempo i^. Solo un dettagliato esame dei singoli archivi comunali e diocesani potrebbe chiarire i molti aspetti non defìnid del problema. Nel 1850, per esempio, dopo che l'intervento austriaco ha abbattuto la Repubblica romana — della quale occorre ricordare almeno il decreto del 24 febbraio 1849 che abroga la giurisdizione dei vescovi sulle università e ogni altra scuola, eccettuati i seminari —, monsignor Crispino Agostinucci, ordinario del Montefeltro, riprende le sacre visite a chiese, pii istituti e scuole. I l 1- settembre 1850 il vescovo è a Monte Grimano. D a Sua E c c e l l e n z a R e v e r e n d i s s i m a f u v i s i t a t a l a s c u o l a a f f i d a t a d a l C o m u n e a l sacerdote d o n G i o v a n n i Battista M a m b e l l i le 17 18
il
quale h a di
ASPs, Delegazione apostolica, tit. I X Pubblica Istruzione, b. 5, 1826, fase. I . Ibidem,}). 7, 1831, fase. 1. ASPs, Delegazione apostolica. Editti e notificazioni, reg. 37, 1849.
Scuole elementari montefeltrane
L'Uffìzio della Beata Vergine viene usato negli stessi anni a Pesaro per far apprendere il latino agli alunni più capaci della "scuola del leggere", il corso di alfabetizzazione del locale ginnasio comunale ^": è questa la sua funzione anche nel Montefeltro? C'è poi da ricordare che le scolaresche erano divise in base al livello di istruzione, secondo il sistema — ancor oggi non sempre cessato — delle pluriclassi. L ' i l giugno 1851, sua eccellenza visita le scuole in Sant'Agata che
onora•
19 20
Archivio Vescovile di P e n n a b i l l i ( d ' o r a in poi A V P ) , Visite, mons. C r i s p i n o Agostinucci, I , c. 59 r-v. Regolamento di pubblica istruzione pel Ginnasio di Pesaro, Pesaro 1858, p. 9.
16, 1991
Studi monteleltrani
hanno corsi di filosofia, retorica e elementi grammaticali. I l presule non rimane soddisfatto, infatti raccomanda agli alunni studio, modestia e frequenza ai sacramenti, ai maestri impegno nell'insegnare e puntualità, al magistrato comunale di ravvivare "e nei maestri e nei scolari l'impegno per lo studio, che si è scorto molto illanguidito". Vengono emanati gli stessi decreti per le scuole di Monte Grimano (tranne i paragrafi 4, 5 e 6) 21. L ' I l giugno 1852 mons. Agostinucci visita le scuole di Macerata Feltria. Rispetto al 1817 i maestri sono diventati due: uno insegna elementi e principi di grammatica, il secondo grammatica, umanità e retorica. I l primo maestro è alle dipendenze del secondo, il quale lo stipendia con parte del suo onorario che consiste "nel godere il frutto di due poderetti, uno situato nel territorio di Mercatino Conca e l'altro in quello di Pietrarubbia; in una casa posta nel mezzo del borgo da cielo a terra, ove oltre di tenerci la scuola e d'avervi l'abitazione per sé, ritrae anche profitto dai noliti. Si aggiunge anche il vantaggio di qualche censo attivo". I giovanetti sono "discretamente istruiti", il locale richiede qualche non radicale restauro, per consentire la lettura a tutti si ordina anche qui l ' u n i f o r m i t à dei testi, che sono "per l ' I t a l i a n o [ . . . ] i l Compendio della Storia Sacra, che dovrà procurarsi della medesima edizione, ed il ristretto del Balmes sulla Religione. Pel Latino, l'Officio della B.V., qtiesto si leggerà la mattina, l'altro la sera; per la Dottrina quella del Bellarmino". Vengono anche fissati l'orario (due ore e mezza la mattina e altrettante la sera), la messa mattutina quotidiana prima delle lezioni, l'obbligo del "ruolo dei scolari" dove si annotino mancanze e assenze. L'indomani viene visitata la scuola delle fanciulle, istituita l'anno precedente per interessamento del vescovo stesso, "contribuendo scudi 8 il Comune e scudi 12 il sig. arciprete" che li storna da un legato stabilito per le elemosine ai poveri; il locale lo fornisce gratis la compagnia di San Giuseppe. V i si trovano 20 fanciulle ("ma il numero totale è sopra 30"), che risultano "abbastanza istruite" sia nel leggere che nella dottrina. Non essendovi ancora un regolamento scritto, monsignore prescrive che l'età minima sia quattro anni, la massima dodici; che debbano "imparare di leggere, di far la calzetta e cucire, e la buona educazione, in specie la Dottrina cristiana"; i testi adottati sono "l'Abbecedario del Soave, il Giosafat, l'Uffizio della B . V e la Dottrina del Bellarmino". L e bambine provenienti da famiglie facoltose "saranno tenute di dare nelle solennità del Natale e Pasqua una discreta ricognizione alla maestra, in supplemento del piccolo onorario" 22.
21 22
AVP, Vm^e, Agostinucci, I , c . 182 r-v. AVP, Visite, Agostinucci, I I (1851-1853), ce. 128 r.-131 r.
• ,
•
R.P. Uguccioni
Scuole elementori montefeltrane
Pochi g i o r n i p i ù tardi, monsignore visita le scuole di Monte Cerignone, che si tengono nella casa della compagnia della B.V. del Soccorso, dove abita anche il maestro, cappellano di detta compagnia: il comune gli passa 18 scudi annui. G l i scolari sono sette, tre avviati alle prime regole di grammatica latina, quattro al leggere. Trovandoli discretamente istruiti, il vescovo regala a ciascuno una copia del Balmes, La Religione dimostrata all'intelligenza dei fanciulli Questa pur sommaria indagine conferma localmente ciò che già era noto sul piano generale dello Stato ecclesiastico. D u r a n t e l'Ottocento pontifìcio l'istruzione pubblica ottiene risultati assai modesti, è viziata dal sospetto delle novità e da certo conformismo, l'analfabetismo rimane diffusissimo, ampie fasce di popolazione non vengono neppure sfiorate da un sistema scolastico che peraltro non dichiara mai fra i suoi obiettivi la scolarizzazione di massa. "Molta sapienza, molto affanno, chi accresce il sapere aumenta il dolore".
•
E un fatto che dopo l'Unità il lavoro da svolgere sarà immenso, e non si compirà in una generazione. Ne tracciamo qualche primo itinerario di sviluppo. Già nel 1868 il provveditore agli studi Sebastiano Gargano è in grado di segnalare elenchi di scuole primarie in tutti i comuni e in molte frazioni del Montefeltro. Rimane un ruolo per gli ecclesiastici specialmente nelle frazioni rurali, ma la presenza laica è molto più forte e l'apparire di maestre segnala il diffondersi di scuole femminili. A Pennabilli, per esempio, operano due maestri e due maestre, mentre nelle frazioni di Maciano e Soanne rimangono all'opera dei maestri ecclesiastici; a Sant'Agata troviamo due maestri e tre maestre, più una maestra a San Donato, un maestro a Petrella Guidi e tre maestri ecclesiastici a Rocca Pratiffi, Libiano e Caioletto; a Frontino c ' è u n a sola maestra ( l a scuola e l e m e n t a r e è m i s t a ) ; a Monte Cerignone ci sono un maestro e una maestra, mentre a Val di Teva insegna un sacerdote; a Belforte operano un maestro e una maestra; a P i a n d i c a s t e l l o n o n c i sono d o c e n t i e "soltanto a l l a f r a z i o n e Montealtaveglio hawi una scuola mista"; un maestro e una maestra insegnano a Sassocorvaro, e altri tre docenti laici sono all'opera nelle frazioni di Piagnano, Mercatale e San Donato; Casteldelci, Maiolo, Monte G r i m a n o e Pietrarubbia hanno invece u n solo maestro; a
23
Ibidem, ce. 138 V.-139 r. L e visite Agostinucci qui citate mi sono state cortesemente segnalate dal prof. Girolamo Allegretti.
studi monteleirrani
l ó , 1991
T a l a m e l l o ci sono u n maestro e u n a maestra, n e l l a frazione di Mercatino c'è un altro docente, mentre dei religiosi insegnano a Torricella, Sardano, Uffogliano e Secchiano (in quest'uldmo luogo il sacerdote è affiancato a una maestra): a Piandimeleto ci sono due insegnand, e un terzo sta a San Sisto. Quasi tutti i comuni hanno uno o più soprintendenti scolastici, e fra questi sono spesso designati dei sacerdod ^4. Sedici anni più tardi, nel 1884, lo sviluppo del settore sarà notevole anche in forza d e l l ' o b b l i g a t o r i e t à dell'istruzione elementare. A Sant'Agata opereranno un direttore con nove insegnand, ci sarà poi un educandato comunale e una sala d'infanzia con due maestre; nelle frazioni esisteranno altre dieci scuole "miste non classificate". A Monte Cerignone, oltre ai tre maestri (quello di Val di Teva è sempre un religioso) ci sarà un educandato femminile con tre maestre nel convento delle Clarisse: a Piandimeleto troviamo tre insegnanti (una è la maestra di San Sisto) ; a Macerata Feltria opereranno due maestri per i maschi, due maestre per le femmine e l'educandato femminile Lattanzi, con una direttrice e due maestre
R.P. Uguccioni
Scuole elementori montefeltrane
Appendice. Istruzione primaria obbligatoria. Dati statistici dei comuni del Montefeltro per ra.sc. 1879-1880 (fonte: Scelsi, Statistica cit., pp. C D X C I V sgg.). scuole
Asili e scuole d'infanzia Pennabilli San Leo Sant'Agata Talamello Scuole elementari Auditore
Belforte
1 mx 1 mx 1 mx 2mx
1 mi 1 fi 2 mx i 1 m i
alunni maestri maestre spesa (in £) maschi femmine stipendi altro
28 9 24 41
15-27 29 7-12
1 fi
Carpegna 24
' ,
25 -
S. Gargano, Manuale statistico amministrativo storico ed artistico della Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1868, alle singole schede sui comuni. Utile anche G . Daneo, Relazione annua sullo stalo dell'istruzione primaria nella provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1862, che a p. 21 fornisce dati sulla progressione geometrica dello sforzo scolastico dopo l'Unità. Per l'estensione della legislazione del Regno sardo, awenuta tramite vari decreti commissariali, vedi Le Marche dal 15 settembre 1860 al 18 gennaio 1861. Relazione al Ministero dell'Interno del R. Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio, in L'insurrezione di Pergola e il Risorgimento nelle Marche, Pesaro 1962, pp. 159-161; M . Polverari, Lo Stato liberale nelle Marche, Il commissario Valerio, Ancona 1987, pp. 59-68. Ckiida annuario della Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1884, alle singole schede sui comuni. Utile come sempre è anche G . Scelsi, Statistica della Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1881, in part. "Prospetto riassuntivo delle scuole p r i m a r i e dell'anno 1879-80", Circondario di Urbino, pp. C D X C I I - C D X G V , e "Prospetto riassuntivo delle scuole miste, serali e festive pubbliche dell'anno 1879-80", Circondario di Urbino, pp. C D X C V I I I - D I . I dati dello Scelsi, opportunamente rielaborati, vengono riferiti in appendice.
Casteldelci Frontino Lunano
1 m i
1 fi 3 mx i 1 mx i 1 m i
Maiolo M. Cerignone M. Copiolo
M. Grimano
Pennabilli
32 12 9-13
Piandicastello Piandimeleto
Pietrarubbia San L e o
1 2 1
1 1
12-60 20 14
1 3 1 1
15-19
1 fi
mx i mx i mi fi 1 mx i Imx i 2ms+2mi 1 fi
1 15-20 14
18-36
2ms+lmi 26-36 2fs+lfi 2 mx i 24 1 mx ì 17 2m ì 28-39 1 fi 1 m i 19-26 1 fi 13-20 2 mx i 46 3mi 26-42 2 fi 2mx i 25 2ms-Flmi 10-14 2 1 2 1
1 1 1 2
15-18
1 fi
Macerata
19 10 23 72
61 14 21-32 13 13 34-47
1
2 26-35 30 14
2 2 1 2
9-20
1 1
1 2
53 3 33-51 43
2 2 2
30-42 54 9
1 2 1 2
9-18 14 15
1
1 1 3
18-20
1
500 400 500 636
200 30 168 841
550 367 550 662 367 550 485 919 550 500 367 1400 1400 550 550 800 400 565 382 730 1330 820 977 1595 600 UGO 550 680 400 366 550 1785 500
65 70 40 25 10 110 25 69 60 58 45 80 80 130 70 65 65 50 15 20 160 120 130 264 150 120 8 80 20 44 20 360 60
Studi montefeltrani
Sant'Agata
Sassocorvaro
Sassofeltrio Scavolino Talamello
Tavoleto Scuole serali e festive Auditore Carpegna Casteldelci Frontino Macerata Maiolo M. Copiolo Pennabilli Piandimeleto Pietrarubbia Sant'Agata Sassocorvaro Sassofeltrio Scavolino Talamello Tavoleto Scuole private Macerata M. Cerignone
16, 1 9 9 1
5 mx i 2ms+6mi 2fs+2fi 8 mx i 3mi Ifì 2 mx i 3mi 2fì 5 mx i lms+6mi 3fi 3 mx i 2mi Ifi 1 ser Ifes Iser Ifes 3 ser 2fes Ifes 2 ser 3fes 1 ser 2fes Iser Ifes Iser 1 fes 10 ser 5 fes 1 ser Ifes 1 ser Iser Ifes 7 ser 7 fes Iser
54 48-70 128 34-45 18 36-71 52 70-104 57 15-25
65
5 7
46-54 105
3 8 3
26-30 20
1
2 3
44-53 42
2 5 6
72-110 89
3 3 2
10-25
1 1
22 26
1 1
23 22 76
2 7 45
52 31 33
38
1 1 2
40
2
35 102
1
18 25
1 1
22
Ifs Ifi
Legenda: f = femminile, m = maschile, mx ^ mista i = inferiore, s = superiore fes = festiva, ser = serale.
1 1 4 4
1
15
261 94 25
1
2
1 1
23 23 40 291 24 22
1 2 2 1
120
19 10
4 2 1
1 3 5
1 1
1652 2652 1400 2750 845 640 940 845 492 1325 3115 1142 1467 670 367
204 360 280 310 90 30 90 90 120 145 280 285 150 210 200
26 23 28 16 153 55 40 70 77 116 47 31 19 52 34 335 122 134 35 36 38 20 328 269 38
0 0 0 0 50 10 0 0 0 20 0 10 0 10 15 0 0 20 0 20 10 0 20 0 0
Ricerche
Pierluigi Sacchini
La pieve sarsinate di Santa Maria in Romagnano (Sant 'Agata Feltria)
Sludi monleFelirani
16, 1991
P. Sacchini
"Insuper, ut unitas iurisdictionis in eodem municipio effìciatur, a diocesi Sarsinatensi disiungit et Sammarinensi-Feretranae Ecclesiae unit paroecias Rivolparo, Sapigno in Romagnano appellatas intra fines municipii vulgo Sant'Agata Feltria sitas Così leggesi nel decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi Feretranae de dioecesis recognitione • con i l quale il sommo pontefice Paolo V I volle provvedere ad una più adeguata unità geografico-amministrativa della diocesi feretrana sulla scia di un vecchio progetto di ristrutturazione delle diocesi italiane 2. I l decreto in più parti sollevava dubbi sull'opportunità di fare corrispondere le ripartizioni territoriali ecclesiastiche con quelle amministrative civili ^. L o stesso vicario vescovile di R i m i n i nella lettera rivolta ai parroci per l'attuazione del decreto ^ scrive: " L a prudenza pastorale ed il senso di responsabilità di ciascun parroco sapranno suggerire i modi e le parole adatte per presentare il decreto e la sua rilevanza pastorale. U n fatto di chiesa non diventi motivo di malumore". Ma staccare Romagnano da Sarsina non poteva essere certamente accolto positivamente soprattutto dagli stessi sarsinati per i quali Romagnano rappresentava il santuario mariano "storico" della città e di tutta la diocesi. I l santuario mariano Sebbene il culto della Madonna di Romagnano sia molto anteriore al X V I secolo, trovò una grossa diffusione in tutto il sarsinate a partire dal 1563. L'otto aprile di quell'anno, ad una pastorella che pascolava il gregge al di sotto della locaUtà Giampred di Montepetra ^ posta di fronte alla chiesa di Romagnano, apparve "una signora riccamente vestita che stringe al seno un vezzoso bambino. L a pastorella dapprima impaurita prende poscia coraggio vedendo che la signora le sorride e le rivolge la parola: Io sono Maria Ausiliatrice e voglio mi si co-
1 2 3 4 5 6
Decreto n . 644/76 del 22 febbraio 1977, pubblicato in " I l Montefeltro", n. 3, marzo 1977. A . Bobbio, E la politica bloccò la vera riforma delle diocesi italiane, in "Jesus", dicembre 1986, pp. 87-91. Cfr. F.V. Lombardi, Noie di comm.ento al Feretranae de dioecesis recognitione detretum, in "Studi montefeltrani", 5 (1977), pp. 14-18. I I decreto entrò in vigore l'S settembre 1979. Cfr. "Bollettino della Diocesi di Rimini", 1979, n . 15, pp. 9-11. P. Pelliccioni, Confini rivisti e ... peggiorati, in " I l Corriere Cesenate", 18 febbraio 1978. Ancora oggi nel luogo dell'apparizione vi è una ccUetta più volte riedificata.
11 c o l o n n a l i ) d i a r e n a r i a c h e d e l i n i i l a il p r e s b i t e r i o n e l l a c h i e s a eli R o m a g n a n o .
Santa Maria in
fiomagnono
16, 1 9 9 1
Studi montefeltrani
struisca una chiesa sopra i ruderi dell'aulica pieve di Romagnano. Va le ordina — a dire al vescovo di Sarsina che qui ^lmo di essere onorata" ^. " L a giovinetta, muta dalla nascita, acquistò immantinente la favella e corse dai genitori, che pieni di gioia anche per il miracolo della favella acquistata dalla figlia, la condussero a Sarsina dal vescovo Lelio Garuffi". I l quale prima di credere alla bambina volle "comprobare miraculum et de eo habere certitudinem" 8. n vescovo, persona molto medcolosa, anche in relazione alle numerose "apparizioni mariane", non sempre veritiere, volle non solo avere "chiaro ogni cosa" ma, come egli stesso scrisse in una lettera del maggio dello stesso anno, "fare le cose chiare" ^. Non dovette però tardare a convalidare il miracolo di cui nel frattempo si era sparsa la notizia. Moltissime furono le persone che iniziarono a peregrinare a Romagnano proveniend da tutta Italia in special modo dal cesenate. I n una lettera del maggio dello stesso anno, Benedetto Capelli che era il coordinatore di quelli che "sonno in servido deOa Madonna" rivolgendosi al vescovo Garuffi gli riferiva che seppure attorno alla chiesa si erano costruite diverse capanne per il ricovero notturno dei pellegrini tanto "che pare [...] ci sia allogiato l'esercito dei Borboni" queste risultavano insufficienti. Si è talmente "mosso tutto il mondo per venire a questa Madonna", pili che "al perdono de Assisi", che gli "allogiamend che ci sono [...] bisognaria che fossino grandi come il colliseo di R o m a " Occorreva soprattutto però ricostriiire la chiesa di cui rimaneva integra solo la parte absidale. Ci fu quindi una ricerca direi quasi affannosa per reperire legname, coppi, mattoni e calcina e soprattutto il denaro occorrente. Ma tutto in breve fu trovato e così ben presto mastro Franchino da Sarsina con "un gargione" e mastro Biasio poterono iniziare i primi sommari interventi i f Nel frattempo crescevano i miracoli che la Madonna andava dispensando ai pellegrini come si desume dalle diligend annotazioni del Capelli Crescevano anche le offerte dei fedeU per la costruzione ex-
P. Sacchitii
novo di una nuova chiesa. Ben presto lo stesso vescovo Garuffi potè procedere alla consacrazione della nuova grande chiesa, come lin'epigrafe tuttora murata nella parete sinistra della stessa ci testimonia. Eccone il testo; Deiparae Virgini / tcmplum hoc et / domos a ftmdameii- / ds ex oblatis a / fidelibus ob m a g n a / eis ab ea colhita / b e n e f i c i a ab anLnJo / M D L X I I I die V i l i men- / sis aprilis errexit / et capellas edifi- / cari et pingi fecit / Laclius Garuffus / de Piis de Berthi- / norie episcopus / Sarsinae
Venne pure ricostruita la casa annessa alla chiesa: oltre che dal testo epigrafico surricordato lo si desume da una lettera del vescovo Garuffi indirizzata al Capelli '-^ nonché da un altro testo epigrafico attualmente murato "a cornu epistulae" i^. Viene a confermare tutto ciò un inventario del 1574 i'' in cui leggesi: " L a chiesa della gloriosa Vergine Maria di Romagnano annessa in perpetuo alla cattedrale di Sarsina" fu edificata a fundammtis con tutte le "capelle dipinte sacristia cortile et casa del lavoratore" per ordine e commissione del r.mo mons. Lelio Garuffo de Pij da Bertinoro vescovo di Sarsina e conte di Bobbio" con le "oblazioni et elemosine fatte alla detta gloriosa Vergine Maria in quel luogo dalli fedeli per l'infinite grazie e benefizi ricevuti da lei" L a Madonna di Romagnano venne così affiancata al "miracoloso" San Vicinio sarsinate, e divenne il santuario della città Nel 1572 lo stesso Garuffi, negli Statuti ed Ordinazioni della Confraternita del Corpus Domini di Sarsina, stabilisce che si vada "almeno nel giorno deL 12
13
14 7
L . Testi, La Chiem di Semina,
9
10 11
D. Orsini, Origine
della
devozione
alla Madonna
di Romagnano,
epigrafico
sarsinate,
in "Epigraphica", a. 20 (1977),
pp. 4-7. Eccone il testo: has domos / ex oblatis dei- / parac Virgini / Laelius epis. / Sarsine ext- / ruxit.
in "Bollettino
Ufficiale della Diocesi di Sarsina, a. X X I I , n. 5, sett-ott. 1961, p. 4. Lettera diretta a Benedetto C'appelli, in Archivio Vescovile di Sarsina (Avs), voi. di lettere sciolte, senza segnatura. L'archivio vescovile di Sarsina è attualmente in fase di riordino grazie all'opera di don Egisto Battistini a cui va il mio ringraziamento per avermi permesso la consultazione del materiale. Avs, lettera del maggio 1563. Ihid., Lettere del 26/4/1563 e del 10/5/1563.
"Notula brevemente [...] de timi quelli che si sono liberati perché hanno ottenuto grazie dalla gloriosa Madonna di Romagnano dalli X I de maggio (1563) [...] alli 3 del presente mese di giugno" (1563) [...], ms. in Avs, senza segnatura e collocazione. Nella lettera il vescovo ordinava di andare a "chiamar li segatori da Pozzo et dareli un tanto et che seghino quella'rovere granda che ho comprato da quella donna da Pozzo per farne del'asse per far quel solare lì a quella casetta. Il mitro della quale saria bene farla a terra perché s'ha da guastare" (Avs, Lettere). L'epigrafe è scolpita su una stele parallelepipeda romana in pietra bianca. Cfr. G.C. Susini, Breve supplemento
Modena 1939, pp. 110-112; L . Tosi, Stona delle parroc-
chie di Sarsina, ms. in Archivio della pieve di San Damiano (Mercato Saraceno). 8
Santa M a r i o in R o m a g n a n o
15
Inventari
16
I miracoli e le grazie continuarono per lungo tempo, come riferisce F. Antonini,
17
A Sarsina si continua ancora oggi a dire p e r ò che "San Vicen (San Vicinio) l'è un dièval da mirecli; la M a d ò n a d'Armagnen (Madonna di Romagnano) la n'gni fa' gnenca scapè da ridi". Cfr. V. Tonelli, La festa 'd San Vicen, in "La Pie", 1979, pp. 167-168.
e slato d'anime (1574-1603),
Delle antichilà
in Avs, Inventari, s.s.
di Sarsina, Sarsina 1607, p. 12.
Studi montefeltroni
16, ì 991
la A n n u n t i a t i o n c e della A p p a r i z i o n e in processione alla chiesa di Santa M a r i a d i R o m a g n a n o " i^. L a n i i o v a costruzione, molto più a m p i a di q u e l l a attuale, conservava d e l l ' a n t i c a struttura solo i a parte absidale su c u i e r a d i p i n t a l ' i m magine della M a d o n n a l'J. V i si costruì u n ciborio sostenuto d a colonne d i p i e t r a e d u n sottostante altare dedicato alla M a d o n n a . L a chiesa e r a inoltre dotata di quattro cappelle disposte s i m m e t r i c a m e n t e ai l a d . L e cappelle 2*> tutte decorate avevano quattro altari dedicati ai misteri d o l o r o s i 2^ m e n t r e u n q u i n t o addossato a l l ' a b s i d e e r a d e d i c a t o al C r o c i f i s s o 2 - . Sotto i l vescovo P e r u z z i ( 1 5 8 1 - 1 6 0 0 ) i l c o m p l e s s o d i R o m a g n a n o verrà trasformato i n ospizio dei p a d r i Silvestrini assumendo cosi i l titolo di abbazia. A seguito però d e l l a b o l l a d i papa I n n o c e n z o X , con cui si soppressero m o l t i p i c c o l i conventi, l a chiesa e casa d e l l a M a d o n n a d i R o m a g n a n o r i t o r n a r o n o alla M e n s a vescovile di Sarsina I n u n d o c u m e n t o datato 3 maggio 1653 leggesi che "essendosi N . S . degnato di restituire alla M e n s a episcopale d i S a r s i n a l a chiesa di Santa M a r i a di R o m a g n a n o c o n le sue e n t r a t e " si r e i n t r o d u c a f r a i vari o b b l i g h i quello d e l l a "processione dell'otto a p r i l e n e l q u a l g i o r n o seguì i l m i r a c o l o p r i m o di q u e l l a sandssima i m m a g i n e " Nel frattempo però a S a r s i n a era stato istituito i l s e m i n a r i o diocesano a 18 19
V. Tonelli, // diavolo e l'acqua santa in Romagna, Imola 1985, p. 42. F.V. Lombardi, Una "introvabile" pieve feretrana del XII secolo: S. Maria in Roman/n, in "Ravennatensia", V I I (1977), p. 342 fa risalire l'abside a l l ' X I secolo. A i lati dell'attuale altare si notano poi due elementi scultorei alto-mcdiocvali le cui foto sono pubblicate in R. Budriesi, EniroLerra "ravennate" e orizzonli barbarici (Malrìci e uomini nuovi nei monumenti delle alle valli del Lamone al Savio), Ravenna 1984, pp. 176-177.
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Sul lato nord-ovest della chiesa ancora oggi si scorgono le fondamenta delle due cappelle laterali. Cfr. hiventari e stato d'anime 1574, fol. 14, ms. in Avs; Inventari più antichi d'alcune chiese e luoghi pii della diocesi di Sarsina raccolti ed uniti d'ordine deWlllmo r.mo monsig.e Gio. Battista Braschi vescovo di detta città nell'anno MDCC, in A v s , v. Romagnano; D . O r s i n i , Pa?iorama della Diocesi di Sarsina (JI), in "Bollettino Ufficiale della Diocesi di Sarsina", a. L (1963), n. 6, p. 9. Devo qui ringraziare don Dino Orsini ora vicario generale della diocesi per la disponibilità mostratami. L . Testi, I due amici e l'antichissima città di Sarsina, (Faen/.a 1910), p. 37, afferma che rantico titolo della chiesa era infatti il Crocifisso. Ringrazio l'amico Vittorio Tonelli per avermi messo a disposizione una copia del libro. Cfr. Krectio, collatio, bulla et possessio capellanus seu vicaris B.V.M. de Romagnano in personam Cristophori Varotli di Sorbano, ms. s.d. ( 1965) in Avs. Foglio volante senza segnatura in Avs. Venne istituito da mons. Carlo Bovio nel 1643 come si legge in un'epigrafe tuttora mtirata negli ambienti del vecchio seminario.
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P, Socchini
Santa Mario in Romagnano
cui i l complesso di R o m a g n a n o c o n le sue rendite sarà u n i t o ^6, yi^ i l s e m i n a r i o e d i l capitolo d e l l a cattedrale n o n c h é i l vescovo "riflettendo l a scarsa entrata, l'obbligo del m a n t e n i m e n t o delle g r a n d i fabbriche della chiesa e case annesse, de s a g r i " a r r e d i , n o n c h é d e l m a n t e n i m e n to " d i u n capellano per l a messa", decisero d i concedere l a chiesa e d i b e n i d e l l a M a d o n n a di R o m a g n a n o a livello o a v i c a r i a vitalizia liber a n d o s i così d a "ogni peso e d i n t r i g o " 2V. A l l a p r i m a concessione a l i vello del 1670 n e seguirono n u m e r o s e altre sino agli i n i z i d e l X I X secolo. I n questo p e r i o d o , data l a scarsità delle entrate n o n c h é l a n o n c u 26 27 28
G . B . Lucchesi, Inventano del venerabile seminario della città di Sarsina, ms. 1761, pp. 237r, in Avs. Avs, Acta civilia, 1791-1796. Lucchesi, Inventano, c i t , pp. 237-238.
Chiesa di Santa Maria di Romagnano, simbolo dell'evangeUsta Matteo, arte preromanica.
Chiesa di Romagnano, simbolo dell'evangehsta Giovanni.
Sludi monleFeltroni
16,
1991
r a n z a di a l c u n i a b a d . l a chiesa andò i n c o n t r o a d u n progressivo degrado. L e p r e o c c u p a z i o n i maggiori venivano dal tetto che necessitava di continue manutenzioni P e r l a m a n c a n z a d i m e z z i già p r i m a d e l 1760 dtie altari v e n n e r o d e m o l i t i m e n t r e gli altri f u r o n o privati di quasi tutte le suppelletuli necessarie. L'abate Gitilio V a l e r i a n o F a b b r i , quasi a discolparsi, scrive c h e n e l l a " m e d e s i m a chiesa n o n ci sono e r e z i o n i di j u s p a t r o n a t o né c o m p a g n i a né c o n f r a t e r n i t a e n e m m e n o g l ' a l t a r i sono stad dotati d i a l c u n e m o l u m é n t o o p p u r e e n t r a t a " ( x ) m e poteva m a n t e n e r s i u n abate e nello stesso tempo m a n t e n e r e c i n q u e altari senza entrate, e soprattutto m a n t e n e r e u n e d i f i c i o g r a n d e c o m e l a chiesa d i R o m a g n a n o a l l o r a alta c i r c a sedici m e t r i , larga tredici m e t r i e l u n g a circa trentadue m e t r i '^i? F u così che, q u a n d o i l 2 febbraio 1777 per i l "peso d e l l a copiosa n e v e " si " r u p p e t m travetto sul colmo di detta chiesa", l'abate F a b b r i c o n a l c u n e perizie alla m a n o , e dopo aver parlato "con vari professori e persone", scrisse al vescovo p e r c h i e d e r g l i di potere "abbassare tutta l a grande fabrica, o d i r i d u r l a i n più piccola o r i s a r c i r l a " F r a le persone interpellate dal F a b b r i dovette esservi a n c h e i l perito m u r a t o r e A n t o n i o A n d r e o n i che n e l l a stia p e r i z i a sottolineava "che l a g r a n altezza dei m u r i d i detta chiesa r e n d o n o p r e g i u d i z z i o " n o n solo al tetto m a a tutto i l corpo d e l l a chiesa. Sottolineava poi che se si voleva "riatarla come sta c o n poco si può arietare m a n o n sarrà m a i s i c u r a " m e n t r e sarebbe meglio, a n c h e se l a spesa sarebbe maggiore, "ribasarla cioè r i bassare i m u r i che a l o r a n o n sarrà m a i pericolo che detta chiesa menacela r o v i n a "'-^'KM a si preferì n o n spendere. Così n e l 1792, qtiando i l complesso di R o m a g n a n o f u nuovamente concesso a livello, don B a r t o l o m e o B a r o c c i n e l p r e n d e r n e possesso dovette "ravvisare c o n sommo suo dispiacere lo stato i n c u i trovasi n o n tanto l a chiesa, case abbaziali, m o l i n o e sue case e chiusa, m a altresì dei t e r r e n i , suppelletdli d e l l a sagrestia, degl'altari e d e l l a chiesa, m o b i l i d i casa e c a n U n a , porte, finestre delle dette case abbaziali, tetti r o v i n a d , ed i n pessimo stato, e d u n a casa che era i n detta abbazia e situata i n R o m a g n a n o affatto dirocata per i n c u r i a [ . . . ] " -^'K F u necessario l ' i n t e r v e n t o di G i a m 29 30 31
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Cfr. Memorie di don \'aleniino Fabbri, Relazioni, nìs. in Avs, Acta civilia, 17911796. Valentino Fabbri, Relazioni, ms. in Avs, Acta Civilia, 1791-1796. " I n detto luogo (Romagnano) e w i una chiesa la più vasta dì tutta la diocesi dopo la cattedrale, essendo di lunghezza canne sei di dieci braccie, di larghezza canne citte e mezza e di altezza canne tre di simile mistura": Relazione in Avs, Acta Civilia, 1791-96. Lettera datata 9 aprile 1777 in Avs, busta Lettere, Sapigno. Perizia di Antonio Andreoni del 30 marzo 1777 in Avs, senza collocazione. Ms. 10 settembre 1792 in Avs, Acta civilia, cit.
P. Socchini
Sonia Moria in Romognano
battista C a m b i n i , m u r a t o r e d i C a l b a n o , e d i Pietro d i mastro T o m a s o P e n a c c h i , manovale di Sarsina, che "misero i n o p e r a assieme con altri tre m u r a t o r i ed u n altro m a n u a l e m i l l e e seicento c o p p i novi di f o r n a ce oltre le tavelle" solo per r i m e d i a r e "alla meglio". L a chiesa verrà c o m u n q u e ristrutturata e gli e r e d i del F a b b r i portati davanti al tribunale d i Sarsina. D o n F a b b r i aveva infatti accettato la clausola d i "dover m a n t e n e r e e resdttiire m i g l i o r a d tutti l i mobiU i n c h i e s a " '^^\ D u r a n t e l a o c c u p a z i o n e n a p o l e o n i c a , n e l 1806, i l b e n e f i c i o d i R o m a g n a n o passerà alla D i r e z i o n e D e m a n i a l e r i t o r n a n d o poi al sem i n a r i o c o n le restatirazioni. Nell'ottocento i l santuario viene a perdere progressivamente d ' i m p o r t a n z a . L a stessa grande festa d e l lunedì d i Pasqua a c u i a l m e n o dagli i n i z i d e l X V I I secolo accorrevano grandissime folle, si stava lentamente "laicizzando". U n a lettera del parroco d i Sapigno d a ctii i l santuario d i p e n d e v a d o c u m e n t a l a richiesta r i volta a l vicario generale e al vescovo di poterla abolire L e motivazion i che spingevano d o n Paolo F a n t i a r i c h i e d e r e ciò si basavano sul fatto che n e l l ' a m b i t o d i questa festa "è uso farsi, f r a persone d i sesso d i verso e s p e c i a l m e n t e f r a a m a n t i , i n q u e l m e d e s i m o g i o r n o d o n i d i ciambelle, di uova e d i altre cose" trasformando questo luogo i n "convegno di amoreggiamenti e d i disonestà. Cosa vergognosa è a vedere i n t o r n o a q u e l l a chiesa i n tempo di f u n z i o n i sacre q u a e colà conventicole d i gioventù, parte tenere secreti colloqui d ' a m o r e , parte sdraiati s u l l ' e r b a a lato di f e m m i n e vuotare tazze fino all'ebrietà ...". I l F a n t i , m e m o r e d i t m a sospensione " a d i v i n i s " i n fatto d i moralità dichiarandosi servitore d i M a r i a e n o n d i " u n ' i m p t i d i c a Venei~e" o di u n " i n temperante B a c c o , o d u n C i o v e vendicativo", si rimetteva p e r ò alla volontà d e l vescovo. M a le tradizioni sono d u r e a m o r i r e . I l santuario andò c o m u n q u e verso u n progressivo abbandono, tanto che i l T e s d agli inizi d e l nostro secolo i n u n a stia pubblicazione " auspicava i m energico restauro d i "quella specie di ricovero chiuso d a u n tavolato che nasconde dietro l ' u n i c o altare l ' i m m a g i n e d i M a r i a d i 35 36 37 38
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Dichiarazione del Gambini e del Pennacchi datata Sarsina 23 settembre 1792, in Avs, Aria Civilia, cit. Relazione, cit. V. Tonelli, Sarsina Napoleonica, Imola 1980, p. 124. E r a la festa o "sagra della pagnotta", il dolce caro ai sarsinati che si reca\'ano a h'otte a Romagnano nel pomeriggio del Itmedì di Pasqtia per gustare la propria pagnotta magari bagnata nel vino. ('t'r. V . T o n e l l i , A lavala con il conladino Romagnolo, Imola 1986, pp. 160-191. Lettera del 6 aprile 1862, in Avs, Lettere, Sapigno. Si \eda a questo proposito il verbale della C m i a vesco\ile di Bertinoro del 14 marzo 1860 consenato presso FAvs. L . Testi, I due amici, cit. p. 38.
Studi montefolirà ni
1é, 1991
pinta n e l m u r o che porta il titolo d i A u s i l i a t r i c e dei c r i s d a n i " L'affresco f u p u r t r o p p o distrutto n e i lavori d i restauro d e l 1935 i^', restando però u n a c o p i a di ciò che vi e r a rappresentato i n u n q u a d r o del X V I I I secolo d e l pittore pesarese L o r e n z o U r b i n a d 4 4 . M a v e n n e i l secondo conflitto m o n d i a l e e c o n qttesto u n n u o v o p e r i o d o d i progressivo abbandono a n c h e i n seguito a l l ' e r e z i o n e di u n n u o v o santuario mariano diocesano, quello della "Madonna Pellegrina" di Quarto ( S a r s i n a ) . I l santuario cadde i n c o n d i z i o n i miserevoli. Solo verso i primi a n n i sessanta vi f u u n energico i n t e r v e n t o grazie soprattutto all'opera di mons. B a n d i n i ed all'interessamento dell'onorevole Z a c c a g n i n i a l l o r a m i n i s t r o d e i lavori p u b b l i c i P u r t r o p p o , se d a u n lato i lavori d i restauro f u r o n o provvidi d a l l ' a l t r o bisogna r i c o r d a r e che l'abside originale f u rovinata d a u n a decorazione i m p r o p r i a e dalla costruzione d i u n a n u o v a n i c c h i a per l a M a d o n n a " i n p r e g i a d marm i p o l i c r o m i " 4(>. M a l a cosa più i m p o r t a n t e fti l a solenne celebrazione del I V c e n t e n a r i o d e l l ' A p p a r i z i o n e c h e , c o n l a i n c o r o n a z i o n e d e l l a M a d o n n a e l a n o m i n a d e l n u o v o custode d e l santuario n e l l a persona di d o n V a l e n t i n o C a t i f m , segnò l a r i a p e r t u r a di questo secolare santuario, p e r m e t t e n d o che i l culto d e l l a M a d o n n a di R o m a g n a n o continuasse sino ad oggi. L a pieve C o m e abbiamo già ricordato, l a tradizione vuole che l a M a d o n n a c o m p a r s a a R o m a g n a n o abbia voluto essere " o n o r a t a " i n u n a chiesa da riedificarsi sui " r u d e r i d e l l ' a n d c a pieve". D ' a l t r a parte a n c h e le va42 43 44
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L a Madonna, in occasione dell'apparizione, si era detta infatti "ausiliatrice" dei cristiani. Tradizionale festa a Romagnano, in " I I popolo di Romagna", 30 aprile 193D; Testi, La chiesa, cit., p. 111. II quadro è attualmente conservato presso la canonica di Romagnano. F u fatto dipingere nel 1790 da don Paolo Capelli. Nell'archivio di don Valentino Caufìn attuale pievano di Romagnano, che vivamente ringrazio per le indicazioni fornitemi, è pure conservata una stampa ottocentesca raffigurante la "Effige di Maria SS.ma che si venera nell'Abbazia di Romagnano in Sarsina sotto il titolo di Auxilium Christianortim". Cfr. il telegramma datato 19 maggio 1961, nonché il Progetto per la costruzione della Canonica di Romagnano, in Avs, cartella Riparazioni e costruzioni. Opere nel decennale, in "Bollettino Ufficiale della Diocesi di Sarsina", a. X X I I (1962), n. 5, p. 14. Cfr. Solenne celebrazione del IV Centenario della Apparizione della Madonna a Romagnano, in "Bollettino Ufficiale della diocesi di Sarsina", a. L (1963), n. 2, p. 8; Solenni festeggiamenti alla Madonna di Romagnano, in "Bollettino Ufficiale della Diocesi di Sarsina", a. L (1963), n. 3, pp. 7-8.
P. Socchini
Sonro Moria in ftomognano
rie visite pastorali a R o m a g n a n o succedutesi dopo i l Cxjncilio tridend n o p a r l a n o di u n ' a n t i c a chiesa insignita dal dtolo di pieve. Così n e l l a relazione d e l 1589 d e l vescovo sarsinate P e r u z z i si legge: "ecclesiam o l i m p l e b e m n t i n c u p a t a m , et mense episcopali perpetuo i a m de antiquo u n i t a m " ; i n q u e l l a d e l 1608 del vescovo B r a u z z i : "ecclesia ipsa a p r i n c i p i o sui f u e r i t ctirata, et tittilo plebanatus insignita, qtie successu t e m p o r i s f u i t e x t i n c t a et d i r u c t a " . L o s t o r i c o s a r s i n a t e F i l i p p o A n t o n i n i , che scrisse i l suo lavoro su Sarsina f r a l a f i n e d e l X V I secolo e gli inizi d e l X V I I , accennava p e r ò a p p e n a alla pieve di R o m a g n a n o limitandosi a sottolineare che " n e l l a sua p a r o c c h i a [ . . . ] vi si è fabbricata u n a chiesa assai nobile detta d e l l a M a d o n n a d i R o m a g n a n o " Da ciò si d e s u m e c h e a l m e n o d a l l a s e c o n d a m e t à d e l '500 l a c h i e s a d i R o m a g n a n o farà sempre parte del t e r r i t o r i o d e l l a p a r r o c c h i a di Sapigno u n i t a alla pieve di Sarsina. E q u i n d i evidente che q u a n d o l a p r i m i t i v a chiesa di R o m a g n a n o cadde i n r o v i n a dovette perdere a n c h e i l titolo e i d i r i t d di pieve che v e n n e r o a p p u n t o assunti d a l l a cattedrale d i Sarsina o d a l l a m e n s a vescovile D ' a l t r a parte l a riedificazione della pieve n o n si deve a d t u i a ritrovata i m p o r t a n z a d e m i c a o geografica d e l c e n t r o d i R o m a g n a n o m a solo a l l ' a v v e n i m e n t o miracoloso verificatosi. Resta q u i n d i d a stabilire q u a n d o l a pieve dovette cadere i n rovina. C o n s i d e r a n d o che n e l 1563 l'abside e r a a n c o r a integra, tanto che v i si conservava intatto l'affresco d e l l a M a d o n n a d i p i n t o v i , e leggendo la c o r r i s p o n d e n z a d e l l ' a p r i l e - m a g g i o 1563 f r a i l già r i c o r d a t o C a p e l l i e d i l vescovo d i Sarsina, si desume che n o n doveva essere cadtita d a m o l d s s i m o tempo. Q u e l l o che appariva compromesso era sopratttitto i l tetto Sta d i fatto che a p p e n a dieci a n n i p r i m a i l pievato d i R o m a g n a n o come e n d t à territoriale e r a a n c o r a intatto o c o m u n q t i e n o n ristiltava inglobato i n quello d i Sarsina. I n u n manoscritto d i q u e l l ' a n n o riportante le somm e che le varie chiese d e l l a diocesi di S a r s i n a pagavano c o m e "catted r a t i c o " al v e s c o v o risultano come facenti parte del pievato di
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Vedi in Avs le cartelle delle Visite pastorcdi, nonché gli articoli di don Orsini già ricordati. Antonini, op. cit., p. 12. L'Antonini era parroco di Sapigno. Cfr. J . B . Braschi, Relatio Status Kcclesiae Sarsinatensis, Romae M D C C I V , passim., ed in particolare p. 83. I n una lettera datata 26 aprile 1563 leggesi: "fare condurre ttitti li ctippi et tavelle et pietre cotte che potete haver d'altri: fare condurre H legnami et dogorenti che porrete retrovar da ogni banda ma non bisogna perdervi tempo perché bisogna coprir in un tratto li avanti la chiesa". Chiese che pagano il cattedratico al vescovato di Sarsina, ms. di ff. 182 in Avs, cartella Mensa vescovile-cattedratico.
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studi montefeltroni
Romagnano
P. Sacchini
Santa Moria in Romagnano
le s e g u e n t i c h i e s e : S a n t a F i o r a d i S a p i g n o ,
San
dagli abitand d i M o n t e p e t r a n e l c u i t e r r i t o r i o l a pieve possedeva m o l t i
B a r t o l o m e o di M o n t e p e t r a , S a n t a M a r i a M a d d a l e n a de Colonnla,
San
b e n i . I l t e r r i t o r i o plebale appare a n c h e i n questo secolo costituito dai
P a t e r n i a n o de Sanzola, S a n t ' A n d r e a di Montespelano. N e l l ' e l e n c o figur a p u r e l a "ecclesia s a n c d Blasii de R o n t a g n a n o " , e r r o n e a m e n t e inserita i n quanto già facente parte d e l pievato d i S a n D a m i a n o
O r a , se
a n c h e la pieve n e l 1553 e r a a n c o r a f u n z i o n a n t e , la sua m i n a dovette a w e n i r e n e l d e c e n n i o 1 5 5 3 - 1 5 6 3 , m a g a r i n e l 1557, l ' a n n o c h e a S a r s i n a e r a r i c o r d a t o c o m e q u e l l o d e l l a " p i e n a d i d i l u v i o " ^'-K I n q u e l l ' a n n o , infatti, a seguito d i piogge c o n t i n u a t e , oltre a n u m e r o s i d a n n i , si e b b e r o , c o m e i n altre n u m e r o s e l o c a l i t à i t a l i a n e -'^ d e l l e i n o n d a z i o n i d a parte d e l Savio a n c h e a Mercato S a r a c e n o
e a
territori di Sapigno, Montepetra ed anche Sanzola ed tina parte di quello d i Colonnata
zione della nostra pieve appare i m m u t a t o . Negli atd d e l s i n o d o diocesano tenuto a C a l b a n o n e l 1380 '^2 i l pievato risultava composto oltre che dalla plebs Sancte Marie de Romagnano la civitasdì ei
T o r n a n d o alla nostra pieve, m o k i v o r r e b b e r o che fosse a n d c a m e n te dedicata al Crocefisso
N o n h o trovato p e r ò atttialmente nessun
S a r s i n a erano sempre molto stretd, tanto che n e l 1311 f a r -
L'altra parte di Colonnata era annessa al pievato di San Damiano (Mercato Saraceno) a cui passerà interamente solo dopo la soppressione del pievato di Romagnano. I n quell'occasione passeranno al pievato di San Damiano anche i
M a trattasi solo d i u n ' i p o t e s i p e r i l m o m e n t o
n o n convalidata da d o c u m e n d .
&3\yecclesia d i M o n t e p e t r a , e
d a quelle di Sapigno, Sanzola, C o l o n n a t a e Porttilo '^'^ I r a p p o r t i con
S a r s i n a dove a n c h e i l ponte sul f i u m e che collegava S a r s i n a a R o m a g n a n o crollò
A n c h e n e l X I V secolo i l t e r r i t o r i o d i giurisdi-
territori cU Sanzola e di Montespelano. 62 63
Synodus celebrata anno 1380, in Avs, cartella Sinodi, f. 7. I I territorio di Portolo verrà dal X V secolo unito alla capcUania di Sapigno.
r i s c o n t r o s u i d o c u m e n t i se n o n q u e l l o d i u n a v e n e r a z i o n e d e l Crocefisso a Sapigno a c u i e r a dedicata a l m e n o d a l X V I I secolo t u i a c a m p a n a della p a r r o c c h i a l e
N o n v o r r e i che qualche ctiltoie di me-
m o r i e leggendo che l'altare centrale addossato all'abside e r a inutolato al SS.mo Crocifìsso abbia ritenuto che l a chiesa fosse ad esso dedicata. I n ogni caso l a pieve, i n n u m e r o s i s s i m i d o c u m e n d e d atd n o t a r i l i del X V secolo e d i n g r a n parte c o n s e r v a t i presso l ' a r c h i v i o vescovile d i Sarsina
appare sempre con i l titolo d i Santa M a r i a . I n o l t r e b u o n a
doveva essere l a v e n e r a z i o n e verso qtiesta M a d o n n a , a l m e n o stando alle d o n a z i o n i e d e l a r g i z i o n i che si facevano a q u e l l a chiesa, soprattutto
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Su questa pieve si veda P. Sacchini, Tra ferelrano e sarsinate: La Pieve di S. Damiano (Mercato Saraceno), in "Studi montefelti-ani", X I (1984), pp. 49-64. Testi, / due amici, cit., p. 48 nota 3. Cfr. F . Nencini, Firenze, Igiorni del diluvio, Firenze 1966, p. 128. A. Veggiani, Notizie inedite suWalluvione del 1557 nella Valle del Savio, in "Studi romagnoli", rV (1953), pp. 276-284. E r a Tunico ponte di pietra che collegava la città di Sarsina con la destra del Savio: cfr. A . Solari, Topografia archeologica di Sarsina, in " R e n d i c o n t i della Accademia Nazionale dei Lincei", s. \1II voi. W\, fase. 5-6, mag.-gìu. 1952, p. 260. Oltre al Testi già ricordato, cfr. F. Giannini, Parrocchia di Montepetra Aprile 193L articolo apparso su " L a squilla" dell'aprile 1931. A. Angelini, Copia di notizie ad perpetuam rei memoriam sul noxio campanile e nova campana della comunità di Sapigno, ms. 1785 in Avs. A Sapigno c'era già anche tm'altra campanella in cui appariva "il santissimo Crocifisso con due santi ai piedi di esso" ed era detta "di mons. Marchesi" (1683-1699). Su ciò si possono vedere i regesti editi da P. Burchi, Regesto del notaio Sarsinate Domenico da Fiorenzuola, in "Studi romagnoli", V (1954), passim.
Romagnano nelle mappe napoleoniche,1815. (Asp. Cai. poni.).
Studi mortefeltrani
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ciprete d i R o m a g n a n o r i c o p r e a n c h e l a c a r i c a d i vicario d e l vescovo partecipando i n q u e l l ' a n n o al C o n c i l i o ravennate S e m p r e i l pievano d i R o m a g n a n o n e l 1296 a p p a r e f r a i p a r t e c i p a n t i a l p a r l a m e n t o della p r o v i n c i a d i R o m a g n a indetto a R i m i n i dal rettore d e l l a stessa provincia P u r t r o p p o , m a n c a n d o p e r l a diocesi di Sarsina ^^^^ i rispettivi r u o l i d e c i m a r i , n o n è possibile avere dalle Rationes Decimarum a l c u n elemento utile per l a delineazione d e l pievato i n questo secolo. Solo grazie ad u n d o c u m e n t o d e l 1223, seppure i n parte corrotto, ci è permesso ascrivere al nostro pievato l a chiesa d i M o n t e p e t r a e d a l c u n i terr i t o r i limitrofi alla suddetta p a r r o c c h i a e a Sapigno Considerando che l a struttura dei pievati n o n cambiava se n o n per cause eccezionali (poUtiche) possiamo ritenere che a n c h e n e i secoh p r e c e d e n d i l territorio n o n si doveva dilatare oltre l a z o n a già ricordata. U n a c o n f e r m a i n d i r e t t a ci verrebbe d a l l a lettura d i a l c u n e pergam e n e r a v e n n a t i a n t e r i o r i al m i l l e I n u n articolo precedente esam i n a n d o vma p e r g a m e n a ravennate d e l 950 abbiamo già avuto l'occasione di constatare che i l rivo de Senciola a sud sud-ovest e l a serra qui est sup(er) Liciniano a ovest cosdtuivano i lad di c o n f i n e d e l pievato feretrano d i S a n t ' I l a r i o d i T o r n a n o . N e l l a stessa p e r g a m e n a d e l 950 e d i n u n ' a l t r a dello stesso a n n o ™ viene ricordato i l fondo Cominicio come facente parte d e l l a massa Mariana m a a s c r i v i b i l e al p l e b a n a t o d i S a n Cassiano. I l f o n d o c o r r i s p o n d e alla località C o m i n i g i i n c o m u n e di Sarsina, da secoli appartenente alla pieve di San Cassiano di M o n t e r i o l o , che aveva n e l Panante che scorre presso C o m i n i g i i l lato di confine verso n o r d . L'estensione i n f i n e dei pievati d i S a n Pietro in 64 65 66
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A . Tadazzì, Appendice ai Monumenti Ravennati del conte Marco Fantuzzi, voi. I , Ravenna 1875, p. 597. L . Tonini, Della storia civile e sacra riminese, Voi. I l i , Rimini 1862, p. 704. Non è da confondere la "ecclesia de Romagnexio" indicata nelle Rationes decimarum Italiae nei sec. XIII e XIV, (Aemilia), p. 423 con Romagnano; si tratta di un'altra chiesa posta nel territorio del Bobbio piacendno e non sarsinate. Cfr. M. Fantuzzi, Monumenti Ravennati de' secoli di mezzo, voi. V I , Venezia 1804, p. 73. Nel documento viene ricordata la pieve di Santa Maria de Rontagnano e non di Romagnano. Ma, pur esistendo nel territorio di Rontagnano un'antica chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna, è improbabile che assumesse il titolo di pieve, ed i n o l t r e certamente n o n poteva estendere i l p r o p r i o pievato sino a Montepetra. D'altra parte un errore simile è evidenziabile nello stesso volume dove a p. 25 la pieve ricordata è detta de Romagnano per poi comparire negli indici dello stesso volume con il nome erroneo de Rontagnano. Cfr. C . Curradi-M. Mazzotd, Carte del Montefeltro nell'alto medioevo (723?-999), in "Studi montefeltrani", 8 (1981), passim. P. Sacchini, 7Va feretrano e Sarsinate: La pieve di Sant'Ilario di Tornano (Mercato Saraceno), in "Studi montefeltrani", 12 (1985), pp. 29-30. Curradi-Mazzotti, Carte, cit., pp. 57-62.
P. Sacchini
Santa Moria in Romagnano
Messa e d i S a n t ' I l a r i o n e l Santagatese n o n c h é d e l l a m a s s a d i Cella Fausti viene a d e l i m i t a r e u n territorio che doveva fare parte di u n altro pievato, quello appunto di R o m a g n a n o . P u r t r o p p o però m a n c a n o specifiche i n d i c a z i o n i su t o p o n i m i e sulla stessa pieve nell'alto medioevo. Questo impedisce di poter ascrivere i l pievato d i R o m a g n a n o n o n tanto ad u n preciso territorio civile m a bensì di sapere se appartenesse o m e n o alla diocesi sarsinate o a q u e l l a feretrana. L ' u n i c o d o c u m e n t o alto-medioevale che r i c o r d a v a esplicitamente u n t o p o n i m o d e l plebato era u n a p e r g a m e n a ravennate datata 15 settembre 980 e data i n regesto dal F a n t u z z i 7 i . Trattavasi d i due f o n d i posti i n territorio feretrano e d e n o m i n a t i Sapinium maiorem et minorem che v e n i v a n o i m m e d i a t a mente i d e n t i f i c a d a n c h e i n considerazione d e l privilegiato i m p e r i a l e di F e d e r i c o I I alla chiesa sarsinate "2 c o n Sapigno. M a u n ' a t t e n t a rilettura d e l d o c u m e n t o condotto d a C u r r a d i e Mazzotti h a fatto cadere questa i d e n d f i c a z i o n e i n quanto trattavasi d e i f o n d i Suxinium e n o n Sapinium l o c a l i z z a b i l i i n u n ' a r e a c o m p l e t a m e n t e d i v e r s a . O c c o r r e q u i n d i oltrepassare l ' a n n o m i l l e per trovare le p r i m e i n d i c a z i o n i . U n Itiogo chiamato " S a p i n i a " posto i n territorio feretrano è ricordato i n u n d i p l o m a d e l 1028 d e l l ' i m p e r a t o r e C o r r a d o I I rigtiardante varie c o n c e s s i o n i fatte al vescovo sarsinatc U m b e r t o . M a i l d i p l o m a è d a considerarsi u n falso ^' o c o m u n q u e l a data ne risulta corrotta. I n o l t r e l a dizione " t e r r i t o r i o " n o n appare sufficientemente indicativa per u n a c o r r i s p o n d e n z a f r a t e r r i t o r i o civile e c i r c o s c r i z i o n e d i o c e s a n a 76 e q u i n d i p e r potere a t t r i b u i r e Sapigno alla c i r c o s c r i z i o n e d i o c e s a n a é n o n civile d e l M o n t e f e l t r o . O c c o r r e q u i n d i a n d a r e sino al 1125 p e r trovare u n espUcito e sicuro r i f e r i m e n t o al pievato d i R o m a g n a n o . U n a r i l e t t u r a d e l l a b o l l a d i p a p a O n o r i o I I al vescovo f e r e t r a n o Pietro condotta dal L o m b a r d i ^ ' ^ h a permesso d i i n s e r i r e n e l l ' e l e n c o
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Fantuzzi, Monumenti, cit., t. I I , p. 367. Copia quommdam. privilegiorum Ecclesiae episcopali Sarsinae concessorum., Foroliviì 1678, p. 3. Carte, cit. F. Ughelli, Italia Sacra, t. I I Sasscnatcnses Episcopi (additio N . Coleu), Venetiis 1717, col. 655. Cfr. C. Dolcini, Linee di storia monastica nell'Appennino Tosco-Romagnalo (sec. IX-XJI), in "Studi romagnoh", X X V I I (1976), pp. 82-83, nota 23. A . Vasina, Possessi ecclesiastici ravennati nella pentapoli durante il m.edioevo, in "Studi romagnoli", X V I I l (1967), p. 339; I d . , La Caria aggiornata delle pievi della provincia ecclesiastica ravennate.. Aspetti e problemi, in "Ravennatensia", V I (1977), pp. 428-429; Id., Aspetti e problemi di stema plebana nelle Marche (secc. IX-XIV), in "Studia Picena", V. 45 (1978), p. 42. F.V. Lombardi, La bolla di papa Onorio II a Pietro di Montefeltro (anno 1125), in "Studi montefeltrani", 4 (1976), passim; Id., Una ''introvabile"pieve, cit., pp. 337-348.
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delle pievi f e r e l r a n e a n c h e q u e l l a d i sancte Marie in Romaniano. N e l l a stessa b o l l a viene p u r e m e n z i o n a t a l a ecclesia sancte Flore in Sapinio che stranamente n o n viene r i c o r d a t a d o p o l a pieve d i R o m a g n a n o ed è T u n i c a chiesa r i c o r d a t a con i l titolo d i ecclesia anziché capella. M a quello che appare a n o m a l o è che l a pieve sia f e r e t r a n a . hìfatd R o m a g n a n o sorge su u n terrazzo fluviale di a n t i c h i s s i m a antropizzazione a pochissima distanza d a l l a civilas di S a r s i n a . L a v i c i n a n z a p o i c o n l a c o n f i nante n e c r o p o l i r o m a n a di S a r s i n a ( P i a n di Bezzo) n o n c h é i l legame culturale-sociale-economìco r e n d o n o impossibile credere che ab antiquo l a pieve d i R o m a g n a n o 7-' n o n sia a p p a r t e n u t a al vescovo d i q u e l l a città. M a d ' a l t r a parte c'è a n c h e d a c o n s i d e r a r e che l a nascita d e l l a diocesi di Montefeltro e d a ricollegarsi ad e v e n d a n o m a l i ^" e d a n c h e il suo territorio diocesano v e n n e a distendersi i r r a z i o n a l m e n t e su u n vasto territorio smembrato da altre diocesi più antiche come q u e l l a d i S a r s i n a . P e r q u e l l o p e r ò che r i g u a r d a l a b o l l a d i O n o r i o I I più c h e concedere n u o v i privilegi al vescovo f e r e t r a n o sembrerebbe r i e n t r a r e f r a quei r i c o n o s c i m e n U papali rivolti a c o n f e r m a r e u n ' a z i o n e vescovile tipica del secolo X I I intesa al r e c u p e r o o all'attrazione di nuove pievi r u r a l i soprattutto sottraendole a chiese c o n f i n a n d al solo scopo d i i n t r o d u r r e o r i p r i s t i n a r e v e c c h i diritti di d e c i m a . U n a c o n f e r m a d i ciò verrebbe dal fatto che a p p e n a dopo u n a v e n t i n a d ' a n n i l a pieve v i e n e concessa d a u n n u o v o p o n t e f i c e alla c h i e s a d i S a r s i n a . I n i e t t i c o n u n privilegio datato 20 m a r z o 1155 i l pontefice A d r i a n o I V conf e r m a v a al vescovo sarsinate U b e r t o (1150-1161) " p l e b e m S a n c d P e t r i de R o m a g n a n o c u m capellis et d e c i m i s , et aliis p e r t i n e n t i i s s n i s " M a è interessante notare che i l privilegio sottolinea che "ita tiun, ut
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L o dimostrano la presenza di utensili in selce riferibili al paleolitico, nonché materiali del neolitico e dell'età del ferro. Ma su ciò si veda A. Veggiani, Gli abitaion del lerntorio di Sarsina e Mercato Saraceno prima dei romani, in "Studi romagnoli", X X V I I (1976), pp. 3-4; I d . , Manufatti dell'età del ferro nei pressi di Montepetra (Valle delSavio), in "Studi romagnoli", X X V I (1975), pp. 316-317. L a pieve, che conser\'a ai stio interno numeroso materiale romano di reimpiego, si vuole che sia stata eretta sti qtialche tempio pagano della vicina città di Sarsina. Cfr. ad esempio V. Masini, Il zolfo, Cesena 1759, p. 120. C f r . F.V. L o m b a r d i , // Montefeltro nell'alto medioevo. Congetture sull'origine della diocesi, in "Studi montefeltrani", 2 (1973), pp. 21-59; I d . , Il Plebato di Sestino fra XII e XV secolo, in La Pieve di Sestino, atti del convegno del 28 agosto 1979, R i m i n i 1980, pp. 42-43. A . Vasina, Comuni e Signorie in Emilia e in Romagna, Torino 1986, p. 47. Privilegi,um Adricmi Pape Quarti concessum Uberto tunc episcopo Sarsine, ricordato da P. Kehr, Regesta Ponlificum Romanorum, V (Aemilia), (Berolini 1901), p. 118. Ne esiste una copia cinquecentesca presso l'Avs. T r a i diversi notai che autenticano l'esemplare sarsinate figura Philippus Antonius clericus et civis Sarsinatensis.
Chiesa di Santa Maria di Romagnano, facciata.
Santa Maria in Romognono
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(Canonici ecclesiae tuae, q u i b u s prefate plebes S a n c t e M a r i e u t , et Santi V i c i n i , ac Sancti Petri de R o m a g n a n o a predecessoribus tuis, et a te concesse stmt et scriptis eux c o n d r m a t e n u l l u m ex h o c privilegio p r e i u d i t i u m , vel iuris sui d e t r i m e n t u m valeat sustinere". Sembrerebbe quasi, come avvenne n e l caso d e l l a pieve di B a g n o che i l vescovo d i Sarsina si sia rivolto al n u o v o p a p a p e r riottenere ciò che altri gli avevano tisurpato. U s u r p a t o , p e r c h é già u n d o c u m e n t o d e l 1033 p u r n o n attestando l ' a p p a r t e n e n z a diocesana d e l l a nostra pieve ci c o n f e r m a l a p i e n a proprietà d e l vescovo sarsinate. I n f a t t i i l vescovo U b e r t o T (10251050) è ricordato per le concessioni di vari b e n i fatte al capitolo della cattedrale i n m o d o che i c a n o n i c i avessero u n ' e q t i a r e t r i b u z i o n e p e r il s e r v i z i o prestato. N e l 1033 d o n e r à a l l ' a r c i d i a c o n o R e u m b a l d o e a l l ' a r c i p r e t e G i o v a n n i e ai c a n o n i c i "tit magis c a t h e d r a l i i n s e r v i r e n t die T ì o c t u q u e " l a " p l e b e m de R o m a g n a n o " Q u i n d i la bolla di O n o r i o I I s e m b r a r a p p r e s e n t a r e u n ' a n o m a l a concessione papale, al pari del decreto d e l 1977 d i papa Paolo V I . • ' , . • " • • «
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V. Stoppioni, Lineamenti di una stona, Bagno di Romagna J969, pp. 22-23. G . Mini, Le investiture nobiliari del vescovo di Sarsina conte di Bobbio e i suoi feudatari, vassalli valvassori. Memoria, Roma 1917, p. 10. Fantiizzi, Monumenti, cit., voi. V I , p. 256 n. 2. L a nodzia era tratta da F. Antonini, Raccolta di varie cose antiche concernenti il vescovado ed altre cose di Sarsina, fino a non molto tempo fa conservato presso Avs ma oggi irreperibile.
Giuliana Gardelli
Sant'Agata Feltria nella storia della ceramica
Sludi montetelirani
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Il paese di Sant'Agata nell'alto Montefeltro non fu centro rinascimentale di produzione ceramica, almeno per quanto fino ad ora notizie d'archivio e dad di scavo permettono di conoscere K Nel suo territorio nessuna fornace fu ubicata che fosse in grado di offrire quel superiore prodotto che fu la maiolica, anche se indubbiamente fornaci di laterizi, spesso allestite occasionalmente per importanti lavori edilizi ^, potevano cuocere un prodotto povero, come pentole e pignatta I l piccolo feudo dei Fregoso era inserito nell'area del Montefeltro, dal 1464 soggetto ai duchi di Urbino, con i quali i legami furono stretdssimi. Infatti fu proprio dal matrimonio fra Gentile, figlia di Federico da Montefeltro, e Agosdno Fregoso, nobile genovese, esule alla corte urbinate, che si crearono le premesse per la signoria della famiglia su Sant'Agata ^. Se i rapporti della famiglia dei signori con lo Stato di Urbino si mantennero costanti, altrettanto lo furono quelli con la madre patria G e n o v a , tanto che Ottaviano (figlio di G e n t i l e e di Agosdno) nel 1513 lasciò Sant'Agata per liberare Genova dal dominio francese e non vi fece più ritorno. Rimase invece suo figlio Aurelio, ancora minore, che resse la contea di Sant'Agata, sotto la tutela dello zio Federico.
G . Gordelli
Sani'Agata Fellria nello storia della ceramica
di sei mattonelle da rivestimento in maiolica policroma, dette localmente "laggioni". I l loro interesse va oltre la bellezza intrinseca della decorazione e investe quel complesso gioco di alleanze poliUche che si è brevemente delineato e che influenzò tutto il settore economico-artistico delle due regioni come le piastrelle dimostrano (fig. 1). 4
A . Varaklo ha dato notìz'và del ritrovamento al X X Convegno della Ceramica (Albisola 1987), A l t i i n pubblicazione, e a l l ' V I I I Convegno della ceramica (Pennabilli 1987); cfr. C. Varaldo, La ceramica a Savona nel Medioevo, "Annali di Studi-Pennabilli", n. 4, tav. I b.
Intanto alla corte urbinate, per un gioco polidco di alleanze e parentele, dal 1508 siede Francesco Maria I , che per parte di padre è di origine ligure, dei Della Rovere di Savona. E facile intuire quanto dovettero essere solide le relazioni fra i Fregoso di Sant'Agata e i Della Rovere di Urbino, e nel contempo fra il Montefeltro e la Liguria. I I fratello di Ottaviano, Federico, si era dato alla carriera ecclesiastica, e riuscì ad ottenere, dopo la pace fra Genova e la Francia nel 1515, molti benefici, per cui divenne abate di San Benigno di Digione in Francia (con reddito di 8.000 ducati), arcivescovo di Salerno e vescovo di Gubbio. Queste premesse sono indispensabili per comprendere il significato, e storico e artistico, di un ritrovamento archeologico avvenuto recentemente negli scavi della fortezza del Priamar di Savona 4 . Si tratta 1 2
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. G. Gardelli, Montefeltro e Massa Trabaria fra Romanità e Medioevo: notizie di cultura materiale e di topografia archeologica, Roma 1984. Spesso in zone lontane dai centri di rifornimento, per evitare le spese di trasporto, si allestivano fornaci provvisorie. L'uso è continuato nel Montefeltro fino al nostro secolo. Per le notizie storiche su Sant'Agata cfr. Aa.w., Rocche e castelli di Romagna, I I I , Bologna 1972, 294-299; N . Cecini, Note d'arte e di storia su S. Agata Feltria, Urbania 1977; F . Dall'Ara, Sant'Agata Feltria, Arezzo 1980.
fig. 1 — Laggioni rinvenuti negli scavi del Priamar di Savona (da Ceramica e fiori, Roma 1987, p. 38).
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Esaminiamole una ad una. N . 1. L o spazio è campito dallo stemma dei Fregoso nella sua versione più ampia, riferito a tutto i l casato: spaccato innestato d'argento e di nero. A i lati le lettere maiuscole puntate: S.F., che vanno riferite a Simonetto Fregoso, fratello di Ottaviano e di Federico, anch'egli lontano da Sant'Agata, in qualità di luogotenente di Ottaviano, doge e poi governatore di Genova. Sembrerebbe che tutti i figli di Gentile da Montefeltro si siano totalmente dimendcad del montano feudo feretrano. Non fu così: infatti nell'ammodernamento della rocca che i Fregoso operarono per renderla degna di una residenza signorile, i l torricino poligonale, dove è inserita la cappella che reca sulla porta lo stemma di famiglia (ora assai corroso), è detto "torricino di Simonetto Fregoso". Nella nostra ceramica, sopra lo stemma vi è una barra dal cui centro sorge una pigna. Non è facile identificare il motivo che p u ò essere semplicemente decorativo, o avere elementi araldici o religiosi. N . 2. L a piastrella presenta uno stemma partito: a destra (di chi guarda) la pezza dei Fregoso nella versione classica, a sinistra lo stemma della città di Digione, modellato su quello di Borgogna, di cui Digione è la capitale. A i lati si intrawedono alcuni tratti che dovevano appartenere a delle iniziali, ora scomparse per caduta di smalto. Si
fig. 2 — Stemma dei Fre goso nella chiesa di San G i rolamo di Sant'Agata Feltria
G . Gardelli
Sani'Agata Fsltria nella Storia della ceramico
p u ò con molta verosimiglianza supporre che fossero riferite ad Agosdno Fregoso abate di Digione. E qui soccorre Sant'Agata: infatti nella chiesa di San (Girolamo, eretta nel 1560 dai marchesi Ficgoso su un colle, campeggia uno stemma del tutto uguale a quello dipinto sul laggioiie savonese, al di sotto del quale sono le lettere F. F. (fig. 2 ) . Anche se non è sicura la identificazione delle lettere con Federico fratello di Ottaviano (pure il figlio di Aurelio si chiama Federico), in quanto potrebbero anche significare semplicemente la committenza {fedifieri), è importante tuttavia che a Savona, accanto allo stemma di Simonetto, ci sia quello ben più complesso che appare in Sant'Agata, in un'opera eretta dai Fregoso. Contemporaneamente a Simonetto e in pari posizione, il pittore ceramico celebra il fratello Federico, abate del monastero più importante di Digione, che da quella carica evidentemente ha arricchito lo stemma di famiglia; essendo egli tutore di Aurelio rimasto nella natia Sant'Agata, ha passato alla famiglia feretrana il proprio stemma, che in San Girolamo si ^lmmira, ulteriormente nobilitato con la corona marchionale ottenuta nel 1636. I laggioni evidentemente coevi, vanno riferiti agli anni del governatorato di Ottaviano, fra il 1514 e il 1522. N . 3, 4. I due laggioni presentano su tutta la superficie la decorazione che nei precedenti (N. 1, 2) era in funzione accessoria, hifatu nel N . 3 campeggia la barra attorniata da tratteggi e nel N . 4 è dipinta una pigna (o un carciofo) che richiama il motivo sopra lo stemma di Federico Fregoso. Si tratta di pure decorazioni ottenute sveltamente, con piacevole effetto. N . 5, 6. L e piastrelle sono molto interessanti, p e r c h é evidenziano legami assai stretti con la produzione durantina dei primi decenni del secolo decimosesto. Infatti il volto interpretabile come Gorgone anguicrinita, dai tratti marcati, con sguardo fisso, è derivato dalla decorazione a "grottesche" in auge nello Stato di U r b i n o , e peculiare di Castelduraiite (oggi Urbania), specie nelle botteghe di Ciiovan Maria e di Sebastiano di Martorio. L a "grottesca" dei primi decenni non va confusa o assimilata con la "raffaellesca", che solo dal sesto decennio diverrà il motivo dominante di tutto lo Stato urbinate. N e l l a sacrestia d e l l a chiesa del convento dei C a p u c c i n i di Sant'Agata Feltria è stata murata alcuni decenni fa una splendida maioUca, con la buona intenzione di preservare il prezioso oggetto dai furti, che purtroppo assai spesso depauperano il patrimonio arUsUco. Tuttavia il pezzo presenta evidenti i danni di tale sistemazione nella screpolatura dalla peUicola dipinta, tanto più che l'attuale pare non essere stata l'unica "posa". A l danno materiale, per la verità non tanto
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grave da non potervi mettere riparo, si unisce l'impossibilità di vedere il rovescio, dove quasi certamente, se l'attribuzione che proponiamo è esatta, vi era una scritta, accompagnata forse dalla firma dell'autore. L'oggetto è segnalato alla Soprintendenza per i beni Ardsdci e Storici delle Marche da u n a scheda con brevi notizie storiche. Apprendiamo così che Antonio Corbara, storico dell'arte faendno ~\ afferma che nel 1929 due erano i pezzi con lo stesso soggetto; infatti uno era una copia, probabilmente dipinta dalla scuola pesarese fra la fine deirSOO e gli inizi del '900 (forse da Molaroni). Entrambi sono citati da padre Donato da San Giovanni in Persiceto nel suo libro del 1959 il quale tuttavia non riesce a disdnguere fra i due l'originale. Non si sa dove è finita la rephca, n é ci interessa molto, dal momento che, senza alcun dubbio, la ceramica ora murata in sacrestia appartiene al secolo decimosesto, e, come si verrà dimostrando, non oltrepassa il quarto decennio. Si tratta di un pezzo del servizio detto "da impagliata", vale a dire da puerpera, reso noto nella sua forma da Cipriano Piccolpasso, che nel suo libro didascalico ne fece il disegno Finché la donna era costretta a letto, il pranzo le veniva servito con un completo che, mediante la perfetta sovrapposizione dei pezzi, permetteva di tenere a lungo in caldo le vivande (fig. 3 ) . Seguendo la dizione pìccolpassiana, si ha un vaso con questo ordine: " i l taglieri si riversa su la schudella, cioè quel piano dov'è il N . 2 va volto sopra al concavo della schudella 5 6 7
A d Antonio Corbara è dedicato i l n. 12 della rivista "Romagna Arte e Storia". P. Donato da San G i o v a n n i i n Persiceto, / Conventi dei F.M. Capuccini della Provincia di Bologna, I I , Faenza 1959, p. 446. C. Piccolpasso, Li tre libri dell'arte del vasaio (a cura di G . Conti), Firenze 1976, p. 69.
G . Gardelli
Sant'Agata Feltria nella storia della ceramica
al N . 1, i l concavo dell'ongaresca va volto sul piedi del taglieri, la saliera va posta cossi im piedi nel pie' de l'ongaresca, sopra la quale va il suo coperchio ...». L a maiolica in esame è foggiata a "taglieri", con ampio cavetto piano, piccola tesa ricurva (diam. totale cm. 20; tesa cm. 2) (fig. 4 ) . Ovviamente non è dato sapere come è il piede o appoggio. Anche la scena dipinta si riferisce ad un avvenimento famigliare: la nascita di un bimbo. Non si tratta certamente della Natività: nessun elemento religioso autorizza una simile ipotesi. E certo tuttavia che l'esservi rappresentata una scena domestica ha contribuito a salvare la maiolica, donandole un aspetto cultuale. L a scena è ambientata in u n interno illuminato da una finestra; nel fondo un mobiletto funge da tavola con bottiglie e un grande vassoio ripieno di pani (?); il tutto su una bella tovaglia bianca a frangia. D a u n lato una tenda annodata serve da quinta; sul davanti le figure sono quasi allineate: un soldato che entra, un vecchio, la partoriente su sgabelli, i l bimbo, una ancella protesa con il lenzuolino, una donna più anziana, un vecchio che pare sostenere la culla. A l di sotto, una fiaccola accesa potrebbe essere il fulcro della narrazione. Infatti pare avvolgere di fiamma la culla che i l vecchio forse allontana in tutta fretta. Non si esclude quindi trattarsi di ex-voto, per un pericolo scongiurato. Infine in primo piano si ammira una grande conca metallica per l'acqua ed un mastello ligneo. Come si vede la composizione è complessa, ma all'ambizioso prò-
Sludi monlefel tra ni
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getto pittorico non sempre corrispondono adeguate capacità. I l disegno manca di prospettiva, tanto che il tavolo e quasi rovesciato in avanti; la storia non ha fasi consequenziali o piani in successione narrativa; l'anatomia è totalmente priva di proporzioni. Eppure la maiolica è di grande bellezza. InfatU riscatta le pecche pittoriche il colore, ricco, caldo, basato su meravigliosi toni di blu, di azzurro, giallo, nero che pochi ardsd ceramici seppero ottenere. I sopratocchi bianchi e "zallolino" rendono luminosissima la scena, costruiscono in virtù della luce i corpi, specie nelle parti svestite. Tutte le figure hanno estrema vivacità, in quanto sono colte in atteggiamenti mossi, quasi affannati. I particolari descrittivi (volti, capelli, vestiti) sono resi con cura, mentre tutti gli sguardi dei personaggi convergono da ogni parte sul bimbo al centro. Si ottiene così im vuoto, in modo che il mobiletto, dall'alzato ben disegnato, riesce a creare lo spazio su cui si muovono le figure. L e qualità in positivo e in negativo esposte conducono l'attribuzione ad un solo pittore: Francesco Xanto Avelli. Nato a Rovigo, ma operante ad Urbino, egli, a differenza degli altri artisti coevi, firma quasi tutte le sue opere, consape\ole di avere introdotto fra i primi quel nuovo genere pittorico che si chiama "istoriato". L'Avelli ha la consapevolezza di vivere un tempo "artistico" per eccellenza, specie in Urbino, dove la cultura del Rinascimento fiorisce splendidamente. Osserva attorno a sé i nuovi canoni estcdci e cerca di adeguarvisi, anche se all'atU) pratico non comprende le ivgolc della prospettiva, e la inventio si riduce ad una copiatura delle stampe, sulle quah tuttavia il suo spirito si sbizzarrisce, udlizzando solo alcuni aspetti o figure, e mescolando liberamente, secondo l'estro o il racconto, modelli di diversa provenienza. Perciò è inutile cercare per Xanto un'unica fonte iconografica, come awienc ad esempio per Nicola da Urbino, per Orazio Fontana e per gli altri grandi ardsd del tempo: Xanto ha sempre davand tante incisioni, in modo che, pur attingendo a tutte, il complesso figurativo abbia pretese di pura invenzione. Ripete in abbondanza le slesse sagome, che con lievi modifiche si adattano a tutti i personaggi e situazioni. Riesce perfino a trasformare una musa ignuda in Orfeo con poche variand. Nel tagliere in oggetto si ripete la stessa situazione di quasi tutte le sue opere, come si evince dall'esame di ogni figura. L o stile pittorico è quello tipico di Xanto: nervosità di tratto, muscolature gonfie, affollamento di personaggi, uso abbondante del nero negli sfondi, simpatia per la tenda annodata che usa come fondale. C o m p a r a n d o la m a i o l i c a santagatese con le opere p i ù note dell'Avelli, e con gran parte delle stampe incise da lui uulizzate, si
G . Gardelli
Sanl'Agota Feltrio nello storio dello ceromica
hanno molti interessanti riscontri. Fonti iconografiche. Considerando le figure da sinistra a destra, si rileva: 1. Tendaggio: è tratto dalla serie dei Modi incisa da Marcantonio Raimondi ^. Si trova in numerosi piatd, fra cui quello Pucci con Anfiarao e Erifile ^. 2. Soldato (?) che entra. Atteggiamento tipico di Xanto, derivato, con poche varianti, dal Quos ego del Raimondi e dalla Battaglia fra romani e cartaginesi dello stesso (o di Marco Dente). 3. Profilo di vecchio derivato in controparte dalle Erme della serie dei Modi. L a medesima fu utilizzata anche nel piatto con V Inondazione del Tevere per la statua di Apollo t*^. 4. L a donna partoriente è una rielaborazione di quasi tutte le figure femminih di Xanto: si osservi il panneggio a onde, i bicipid gonfi, la pettinatura e l'atteggiamento proteso. G l i sgabelli sono quelli tipici dell'epoca e si trovano in moki suoi lavori. 5. I l bimbo deriva da uno dei tanu putti che costellano le incisioni del primo Cinquecento. U n confronto diretto si ha con un piatto ora a Londra, dove il neonato è sdraiato in terra 6. Giovine donna piegata in avana che protende il lenzuolo: variazione un po' forzata di figura femminile in torsione dalla serie dei Modi, della quale mantiene la pettinatura dei capelli con nastro ondulato. Tale acconciatura è cara a Xanto e si trova in moltissime figure femminili, come la madre del piatto londinese sopracitato. 7. Donna anziana che assiste: rare sono le donne con velo in testa. Può essere una immagine tratta dalla realtà. Si noti come il profilo è il medesimo della giovine. 8. Vecchio barbuto che tiene la culla. I l volto e l'atteggiamento sono clichés ben nod; si trovano ad esempio in sagoma nuda nel piatto con VInondazione del Tevere. L a finestra appare identica in un altro pezzo del servizio da impagliata, una "schudella" con scena di natività, dove l'ancella dene il lenzuolino simile al nostro 1 2 . 8
9 10 11 12
Marcantonio R a i m o n d i incise / Modi, serie di stampe licenziose da G i u l i o Romano. Messe airindice e condannate alla distruzione da Clemente V I I , esse furono tuttavia largamente utilizzate nella bottega dell'Avelli. G . Gardelli, Maioliche rinascimenlali dello Stato di Urbino, Urbino 1987, n. 26, 27. J . Petruzzellis Scherer, Le opere di Francesco Xanto Avelli al Castello Sforzesco, in "Rassegna di Studi e Notizie", voi. V i l i , anno V I I (1980), fìg. 28. T . Wilson, CeramicArl of theItalian Renaissance, Londra 1987, n. 7 1 . G . Ballardini, Corpus della maiolica italiana, I I , n. 194.
Sludi montefelirani
16, 1991
L'esame analitico p u ò apparire un po' noioso, ma indispensabile per individuare con esattezza lo stile di Xanto. Egli livela nella c<istruzione sintaUica di cellule autonome quelle capacità di sintesi e di unificazione di disparatì elementi tramite luce e colore che mancava negli artisti a lui contemporanei. Consapevole di inserinsi in im processo virtuosisdco, proprio della "bella maniera", si sente perfettamente immerso nella poedca dell'umanesimo, quale i filosofi teorizzavano. F u anche poeta ''^ unendo in sé arte e letteratura, si da considerarsi pienamente partecipe dell'imiversalità dell'uomo. A destra del "taglieri" vi è un duplice stemma, curiosamente dipinto in modo speculare. Si nota la rovere aperta con dietro forse im rais
G . Vitaletti, Le rime di Francesco Xanto Avelli, in "Faenza", 6 ( ] 9 ] 8 ) , pp. i 1-44; F. Cioci, Xanto e il Duca di Urbino, Milano 1987.
G . Gardelli
Sant'Agata Fallria nella storia della ceramico
strello (araldica Della Rovere e degli Oliva?). In quello inferiore è dipinto (fìg. 5) a destra il monte a pigna, a sinistra tre gigli con banda (elementi dello stemma di Federico Fregoso?). Proprio in base all'araldica, possiamo individuare un altro pezzo dello stesso servizio da "impagliata". Si tratta del coperchio venduto a Londra nell'asta di Sotheby del 3 novembre 1970 (Cat. n. 58) riproducente nel redo la scena del parto. In alto è dipinto uno stemma a fasce non bene idenuficato (i Caraffa?). Nella parte interna del coperchio a tutto campo vi è lo stesso stemma che appare n e l "taglieri" di Sant'Agata Feltria, attorniato da un bel tralcio di quercia, chiaramente alludente ai Della Rovere Si ritorna quindi all'ambito locale, e doppiamente rimpiangiamo la perdita degli altri pezzi del servizio, né sappiamo se e dove si trovi ora il coperchio. Per il momento il blasone non è determinabile, e questo impedisce di potere fare riferimenti a nascite o avvenimenti nod, che potrebbero puntualizzare la datazione. In base a criteri stilisdci, considerando che le prime opere di Xanto firmate sono del 1530 e le ultime del 1542 (egli muore nel 1545), per la grande perizia che dimostra nell'udlizzazione delle stampe e soprattutto nel colore e nell'alta quaUtà dello smalto, il "taglieri" si p u ò datare intorno al 1540. Con questa preziosa maiolica Sant'Agata offre il suo contributo alla storia dell'arte ceramica.
14
F . Cioci, I della Rovere di Senigallia e alcune testimonianze ceramiche, in "Faenza", L X V I I I (1982), tav. L X X V I I I b.
fig. 5 — F . X . Avelli, Scena di parto, particolare.
Girolamo Allegretti
Nuove fonti per la storia demografica del Montefeltro
16, 1991
Studi monte feltra ni
1. In antico regime e prima della cosiddetta "rivoluzione demografica" 1 (che nella nostra zona non sembra essersi realizzata prima del 1820), la definizione quantitativa della popolazione e la conoscenza delle sue variazioni costituiscono un rivelatore prezioso per la storia economica, laddove l'economia costituisce uno dei campi decisivi dello sviluppo o della involuzione di una società 2. L'impegno a comprendere la storia complessiva della montagna centro-appenninica nelle sue dinamiche di lungo periodo e nei suoi snodi fondamentali ci aveva indotto, nella introduzione alla edizione della Visita apostolica feretrana del 1574 (che d'ora in poi designeremo con Visitatio o Vis.), a raccogliere, omogeneizzare con opportuni correttivi e analizzare una serie di dati atti a rappresentare la evoluzione demografica del Montefeltro dal basso medioevo al 1981 ^. L a recente scoperta di una importante serie di dati e la messa a punto di metodologie atte a rendere comparabiU alcuni dati già noti, inducono ora a tornare sull'argomento e consentono una più sicura interpretazione del periodo compreso fra il 1590 e il 1701. ^2. Prima di presentare i documenti inediti è opportuno richiamare alcuni dati editi, che per essere cumulativi non avevamo utilizzato nel lavoro precedente, e che però, disponendosi attorno alla grande crisi di fine '500, rivestono eccezionale importanza. Si tratta dei dati complessivi di popolazione della provincia di Montefeltro per i l 1590, i l 1591, il 1593, i l 1594, i l 1598 e i l 1606 1 1
J . G o d e c h o t , L'epoca delle nvoluziuni,
2
A . C a r a c c i o l o , Le grandi fasi di sviluppo
T o r i n o , 1969, p p . 4 1 3 sgg. dell'economia
delle Marche
negli ultimi
secoli.
Nuove Fonti per la storio demografica
G. Allegretti
Trattandosi in tutd e sei i casi di bocche, opereremo una convenzionale "rivalutazione" del 7,5%. A i fini della comparazione n o n potremo però usare la somma dei dati riferiti al 1591 in tab. Vis./\, ma il dato cumulativo di tutta la provincia. Otteniamo così la seguente serie:
1590
1591
1593
1594
1598
1606
bocche
17.902
16.583
14.101
14.011
15.090
16.077
+7,5%
1.343
1.244
1.056
1.051
1.132
1.206
19.245
17.827
15.158
15.061
16.222
17.783
popolazione i n d i c i ( 1 3 7 1 = 100)
289,1
267,8
227,7
226,3
243,4
259,6
dove gli indici si ottengono equiparando il dato cumulativo della provincia per il 1591 alla somma dei dati utilizzati, sempre per il 1591, in tab. Vis./Ì: il che rende possibile seriare i nuovi dati con i precedend. L'analisi di questa serie parziale conferma alcune indicazioni che già avevamo enunciato e graficamente rappresentato: che la popolazione del 1591 non rappresentava il maxmww demografico cinquecentesco ma si poneva lungo una hnea di decremento avviata già da qualche anno, forse dal 1570; che dopo il 1591 doveva essersi verificata in tempi rapidi una forte flessione L'inserimento in serie di quesri dad consente ora di quantificare i l crollo demografico dei primi anni '90 in un 20-25%, inferiore forse a certe valutazioni apocalitdche ma indubbiamente gravissimo. Ciò che invece modifica sensibilmente i l quadro induttivo in precedenza abbozzato è la forte ripresa riscontrabile dopo i l 1594, e più ancora l'andamento demografico relativo del Montefeltro rispetto all'intero ducato.
Elem,enti di una ricerca su fonti demografiche, i n " S t u d i a P i c e n a " , X X X I ( 1 9 6 3 ) , p p . 1 7; A . B e l l e t t i n i , La popolazione Valutazioni
C . V e r n e l l i , La popolazione: Marche
italiana
e tendenze, i n Storia d'Italia,
dall'inizio
dell'era volgare
ai giorni
nostri.
E i n a u d i , v o i . V , T o r i n o T 9 7 5 , p p . 487-532;
una lettura di lungo periodo, i n Storia d'Italia, mortalità
epidemica alla mortalità
C o r s i n i ( a c u r a ) , Vita morie e miracoli di gente comune. Appunti
1591
1593
1594
1598
1606
E i n a u d i , Le
{ a c. d i S . A n s e l m i ) , T o r i n o 1 9 8 7 , p p . 427-450. S u l l e c r i s i d e m o g r a f i c h e
a c u t e c f r . L . D e l P a n t a , Dalla
1590
controllata,
in C.A.
per una storia della po-
ducato
100
95,0
76,5
72,4
81,9
91,4
Montefeltro
100
88,4
78,8
72,3
84,3
89,8
Massa
100
90,3
72,6
70,5
77,4
90,2
polazione della Toscana fra XIV e XX secolo, F i r e n z e 1988, p p . 6 6 sgg. 3
G . A l l e g r e t t i , Il Montefeltro Ragazzoni e laFeretranae
4
nella crisi del tardo cinquecento,
ecclesiae visitatio.
in Id. (a cura),
I d a t i 1590 e 1 6 0 6 s o n o f o t o r i p r o d o t t i i n R . P a c i , Popolazione del 1606, i n A a . v v . , Ancona
e le Marche
nel Cinquecento,
ti 1591 e 1 5 9 4 s o n o p u b b l i c a t i i n L . ( ' e l l i , Silvestro nanziere
Girolamo
1574, S a n L e o 1989, p p . 21-38. e annona:
Gozzolini
da Osimo economista e fi-
del secolo XVI, T o r i n o - R o m a 1 8 9 1 , p p . 2 3 9 - 2 4 9 ; i d a t i 1 5 9 8 s o n o i n J .
D e n n i s t o u n , Memoirs
of the Dukes
of Urbino,
1593 s o n o i n G . L u z z a t t o , // censimento della popolazione
la rassegna
XVI,
A n c o n a 1982, p p . 278-9; i da-
L o n d o n 1851, voi. I l i , p. 432; i dati
A n c o r a i n t e r e s s a n t e K . J . B e l o c h , Bevòlkerungsgeschichte 5
nel Ducalo
di Urbino nel sec.
i n " L e M a r c h e illustrate", I I (1902), p. 204 { c anche, m a errato, p. 2 0 0 ) .
C f r . G . A l l e g r e t t i , La montagna nella crisi di fine Cinquecento,
tosco-marchigiana
Italiens,
I I , B e r l i n 1939.
dal guado all'emigrazione
stagionale
i n " P r o p o s t e e r i c e r c h e " , 20 ( 1 9 8 8 ) , p p . 145 sgg.
Studi montefellranì
16, 1991
Senza avventurarci in sottigliezze interpretative che resterebbero pur sempre ipotetiche, occorrerà spostare i l punto di non-ritorno, nel crollo economico-demografico-sociale della montagna, dalla congiiuitura catastrofica del 1590-93 alla catena calamitosa dei primi decenni del '600, in pardcolare alla gravissima crisi già verificata attorno al 1622 '\ 3 .
L a serie Matrimonialia dell'archivio diocesano (la cui straordinaria importanza per lo studio delle emigrazioni stagionali andiamo segnalando e cercando di mettere a contribuzione per uno studio quandtativo sistemadco del fenomeno ''), contiene anche, nelle disposizioni relative alla dispensa dall'impedimento di consanguineità, informazioni demografiche sulle quali va fermata l'attenzione. In questo genere di "esame" i tesUmoni, oltre a deporre sul grado di consanguineità, sono invitad a indicare le ragioni che a loro avviso inducono gli sposi al matrimonio: fra queste, viene indicata quasi sempre la mancanza di occasioni da marito per le donne data la ristrettezza del luogo e la scarsità della popolazione; "contando i l luogo da (= circa) [...] fuochi". Si otdene così tutta una serie di informazioni ^sui fuochi, qui evidentemente intesi come nuclei familiari, che conviene vagliare prima di ammetterle a integrare e verificare i dad demografici già noti. Purtroppo il riscontro dimostra l'inattendibilità della fonte. Se ad esempio per Pennabilli i l dato di 300 fuochi riferito al 1728 darebbe, moldplicato per 4 e per 4,5, una popolazione di 1.200-1.350 anime abbastanza vicina ai dad del 1701 (1.146) e del 1736 (1.230); o se per Maciano il dato di 80 fuochi nel 1720 darebbe una popolazione di 320-360 anime raffrontabile ai dad 1701 (362) e 1736 (352): in altri 6
I d . , Disfeami maremma. Note sulla disertala 'città' del Sasso di Simone, in " S l u d i m o n l e f c l i r a n i " , 13 ( 1 9 8 6 ) , p p . 3 1 sgg.; G . R e n z i , Morti pcmmli, padri incogniti e socielà nel capitanato di giustizia del Sasso di Simone, i n " F o r m a z i o n e e s o c i e l à " . H i ( 1 9 8 7 ) , p p . 199 sgg.
7
I d . , !.e cognizioni di siato libero per lo studio delle emigìjizioììi s/agi.onali. Il Montefeltro primo Setteceììto, i n " P r o p o s t e c r i c e r c h e " , n . 2 7 ( i n c o r s o d i s t a m p a ) .
8 9
A . M . Z u c c h i Tra\-agli, Haccollo istorico ovvero Annali C o n i . P e n n a b i l l i , t. V c. 170, t. V I c. 5 2 , t. V I e. 3 6 2 . limi, t. V I c. 3 6 3 .
10
A r c h . vesc. P e n n a b i l l i , Atti erclesicLslià, 1676-1682 ( v . infra, a p p . 1).
11
C f r . i l n o s t r o Migrazioni stagionali e pluriattività: A . C e r v i , n . 11 ( 1 9 8 9 ) , p p . 187 sgg.
12
del Montefeltro,
il caso Marche,
casi i l confronto è del tutto improponibile: Montegelli avrebbe nel 1707, usando lo stesso moltiplicatore, 600-675 anime contro le 292 censite nel 1701 e le 274 del 1736; San Leo nel 1730 avrebbe 408-459 anime contro le 928 del 1701 e le 944 del 1736. L e ampie divergenze riscontrate rendono dunque generalmente inattendibile la fonte. 4. Assolutamente inapplicabiU a uno studio demografico sono poi i dad sui fumi della provincia riferiti dallo Zucchi Travagli per gli anni 1563, 1643 e 1743, in qtianto il numero dei fumi alle tre date è generalmente invariato ^. I fumi della provincia infatti, come avverte l'annahsta pennese, "non sono regolati secondo il numero dell'anime, ma secondo l'estimo e cadastro di cadaun luogo" ^. 5. Una fonte di straordinario interesse è invece lo Stato delle anime della diocesi del 1681 l ^ individuato da Marco Batdstelli nell'Archivio vescovile di Pennabilli, e da lui cortesemente segnalato. Fonte interessante perché molto accurata, e perché consente di riempire un vuoto di quasi mezzo secolo, fra i dad del 1656 e quelli del 1701, del quale importava moltissimo definire la dinamica Va da sé che, luogo per luogo, i dad di questo censimento ecclesiastico non sono incontrovertibili, non foss'altro per la non generale coincidenza delle circoscrizioni parrocchiali (o di un insieme di circoscrizioni parrocchiali) con la circoscrizione comunale. A i fini della valutazione della evoluzione complessiva dell'area, tuttavia, la idendtà di criteri con i rilevamene precedenti e successivi può ritenersi pressoché totale, e dunque la comparazione legittima. Proponiamo così, attenendoci agli stessi criteri adottati in Visitatio, di tabellare come segue i dad disponibili sulla demografìa feretrana per gli anni dal 1627 al 1701 i^:
nel
ms. in Arch.
in " A n n a l i " dell'ist.
1 d a t i 1 6 2 7 .sono i n G . B . M a r i n i , Apologeticon feretranum,, P e s a r o 1 7 3 2 , p p . 7 sgg.; i d a t i 1 6 5 6 e 1 7 0 1 i n F . C o r r i d o r e , La popolazione dello Slato Romano (I636-190I), R o m a 1906, p p . 79-80, 116.
Nuove Fonti per la jlorio demografica
G- Allegretti
1681
1701
1627
1656
1.170
940
957 (a)
928
418
261
240
220
Montelicciano
270
201
205
211
Montcgrimano
827
596
579(b)
519
M o n t e tassi Montecerignone
543
324 493
364 479
Monteniaggio
653 604
340 ( c ) 458(d)
513
5l7(e)
494
PietracLita
275
270
258
242
San Leo Valle Sant'Anastasio
Studi montefelfranì
16, 1991 Nuove fonti per lo storia demografica
G. Allegretti
1627
1656
1681
1701
Tausano
166
148
157
141
Maiolo
883
601
612 ( f )
577
259
245(g)
235
Soanne
477
Montealtavelio
141
134
120
C e r t a ! to
141
247
216
308
240
Monte Santa M a r i a
120
82
71
Montefotogno
61
195
158
170
UfFogliano
164
216
172
191
Sasso
220
380
356
356
Secchiano
422
215
265
255
Savignano di Rigo
243
240
158
270
Montecopiolo
213
758
552
449(h)
M o n t e b o aggine
444
236
237
Pietrarubbia
392
379
297 ( i )
290
1.352
1.326
1.268 (1)
1.169
10.986
8.637
8.560
8.290
Macerata Feltria
b a m b i n i sotto 3 a n n i
'
477 240
648 9.285
ìndice (1371 = 100)
230,6
194,9
179,6
174,0
Popolazione della c o m u n i t à risultante dalla s o m m a dei dati delle parrocchie d i : (a)
Pieve, S. L u c i a , Castelnuovo, Pietramaura;
(b)
S. D o n a t o , S. Silvestro, S. A p o l l i n a r e ;
(c)
Montetassi, Savignano;
(d)
S. Biagio, S. Maria, S. Donato;
(e)
Montemaggio, Corena;
(f)
S. Paolo, S. Biagio;
(g)
S. M a r i a , S . A n d r e a , S. A n g e l o ;
(h)
Monterotto, Montecopiolo, Villagrande;
(i)
S. A r d u i n o , S. Silvestro;
(1)
P i e v e , S. A n g e l o , S . M a r i a V a l c a v a , S . L u c i a , G r a s s a n o , M o n d a g a n o , S. T e o d o r c Castellina
Rispetto al 1656 (il cui dato viene aumentato di un convenzionale 7,5% per comprendervi ì bambini sotto i tre anni, che ne sono esplicitamente esclusi) si osserva così una ulteriore diminuzione demografica, che continuerà, seppur rallentando, fino al 1701. I dati 1681, dunque, da una parte convalidano i rilevamenti cronologicamente contigui già noti, dall'altra escludono una inversione di tendenza nella seconda metà del secolo X V I I , che finora era legittimo ipotizzare per quanto improbabile: l'inversione di tendenza, del
resto appena percettibile, va definitivamente, e ora con maggior fondamento, datata ai primi decenni del secolo X V I I I . 6. Resta infine da vagliare un altro documento, relativo al 1743 già noto m a non utilizzato i n precedenza. E anch'esso dovuto allo Zucchi Travagli, in quell'anno commissario del Montefeltro e successivamente uditore di legazione. Benché la somma dei dati, aumentata di un 15% per comprendervi i minori di 7 anni generalmente non censiti come "bocche" risulterebbe di poco inferiore al dato del 1736, restano molte perplessità sia sui criteri di formazione della statistica, sia sulla congruenza delle cifre riferite alle singole località con quelle già note. Per questo, pur riproducendole in appendice, continuiamo a ritenere prudente non inserirle nel tabulato come dati acquisiti. 7. Proponiamo, in conclusione, sulla base delle nuove fonti, una rappresentazione grafica aggiornata della evoluzione demografica del Montefeltro negU anni dal 1590 al 1701: anni per i quah ci sembra di avere ormai realizzato una soddisfacente sistemazione. Ci si deve augurare, a questo punto, che nuove fortunate acquisizioni documentarie consentano di definire meglio non tanto le Unee di tendenza (che difficilmente potranno discostarsi dal diagramma già tracciato e che qui si ripubblica) quanto gli scarti dinamici di breve periodo per i l cinquantennio compreso fra le rilevazioni del 1782 e del 1833. Sarebbe un supporto indispensabile, riteniamo, per valutare correttamente gli effetti reali della crisi finanziaria negli ultimi anni dell'antico regime, delle crisi annonarie n e i p r i m i due decenni deirSOO, del prelievo forzoso di risorse nel periodo francese, di un collasso geologico al quale accennano con insistenza e sembra con cognizione di causa alcune fonti coeve i ^ , della epidemia nel 1817: e anche per darci ragione della minacciosa crescita demografica esplosa a partire dagli anni '20 e durata ininterrotta fino alla vigilia della seconda guerra mondiale
13
Z u c c h i T r a v a g l i , Raccolto cit., t. V I ce. 361v sg. (v. infra, a p p . 2 ) .
14
I I t e r m i n e usato d a l l ' e s t e n s o r e è tuttavia " a n i m e " .
15
A r c h . S t . R o m a , Buon
Governo,
s. I I b . 2 4 9 2 ( M o n t e f e l t r o ) ; s. V I b b . 6 9
(Montecerignone) e 71 ( M o n t e g r i m a n o ) . 16
S u l p e r i o d o v. R . P a c i , L'ascesa della borghesia nella legazione di Urbino dalle riforme alla Restaurazione,
M i l a n o 1966.
Studi montefeltrani
G. Allegretti
Nuove fonti per ]Q storio demogrofica
Appendice ( A v p b . Alti eccksiasLici,
1676-1682)
Stato d e i r a n i m e d e l l a d i o c e s e d i M o n t e F e l t r o c o n f o r m e l e n o t e date n e l a n n o 1 6 8 1 per l ' o r d i n e descritto nella distribuzione della diocese n e l libro d e ' cattedratici della m e n s a episcopale a piviero per piviero. Pieve d i S a n L e o
anime
402
S. L u c i a c h i e s a d i detta pieve
"
205
S. S e v e r i n o d i C a s t e l n u o v o
"
215
SS. G i o v a n n i e Nicolò d'Antico
"
260
S. M a r i a e S . C r i s t o f o r o d i S c a n n o
"
99
S. A n d r e a d i S o a n n o
"
96
S. A n g e l o d i C e r m i t o s o , e S. M a r c o d i detto l u o g o
"
50
S. P a v o l o d i M a i o l o
"
242
S. B i a g i o d i M a i o l o
"
370
S. M a r i n o d i M o n t e R o t t o
"
101
SS. V i c i n o e Margino d i Monte C o p p i o l e
"
167
Pieve d i S c a o l i n o
•
"
287
Pieve d i M o n t e M a g g i o
"
230
SS. Pietro e A n g e l o d i Pietracuta
"
238
S. B i a g i o d i T a u s a n o
"
157 3.139
SS. G i o v a n n i e A n d r e a d i Monte Fatogno
anime
SS. M a r d n o e Cristoforo d i Pietra M a u r a
"
135
"
255
Pieve d i S e c c h i a n o
170
S S . M i c h e l e d i V a U i c e l l a e a n n e s s i a S. M a r i a d i P i e t r a d e l l ' U s o
"
245
SS. Maria, Biagio e C a r l o d'Uffogliano
"
191
S. P a t r i g n a n o d i M a s s a
"
132
Pieve d i C o r e n a
"
287
SS. Nicolò e G i o v a n n i d i Monte Tassi
"
128
S. M a r i a d i S a v i g n a n o d i d e t t o l u o g o
"
212
SS. Donato e Biagio d i Monte G r i m a n o
"
141
SS. Silvestro, G i o v a n n i , L o r e n z o e A n g e l o d i detto luogo
"
218
SS. A p o l l i n a r e e Cristoforo d i detto loco
"
220
SS. M a r t i n o e M a r i a di M o n t e L i c i a n o
"
205
SS. Agata e Maria di Ripalta
"
70 2.609
SS. Patrignano, Nicolò e G i o v a n n i d i V a l di T e v a
"
S. M a r i a d i M o n t e d e l T e v e l [ i ] o S S . B i a g i o e P i e t r o d e l Sasso
160 "
'
1
2
0
"
356
SS. Biagio e Cristoforo d i Monte C e r i g n o n e
"
224
S. M a r i a e S S . P a t r i g n a n o e B a r t o l o i n R e c l a u s o d i d e t t o l u o g o
"
149
S. D o n a t o d i d e t t o l u o g o
"
85
SS. Matteo e A n d r e a d i Monte
"
155
16, 1991
studi montefeltrani
L ' a b b a d ì a d i S. A n a s t a s i o d e l l a V a l l e
240
Pieve d i S . M a r i n o
1.393
Nuove fonti per lo storia demografica
G, Allegretti
S. M i c h e l [ e ] A r c a n g e l o d i M e r c a t a l e
156 «
Pieve d i C a r p e g n a
211 216
S. L o r e n z o d i M o n t e G i a r d i n o
n
300
SS. Pietro, M a r t i n o e M a r i n o i n B a r i o n a
11
S. M i c h e l e d i D o m a g n a n o
n
24.5
S. L e o n e e a n n e s s i d i C a s t e l l a c e l a
n
319
S S . B a r t o l o m e o , G i o r g i o e C r i s t o f o r o di F i o r e n t i n o
n
137
»
115
S . M a r i a , S . M i c h e l e e S S . G i o v a n n i e B i a g i o di C h i e s a Nova
n
131
S. N i c o l ò d i V a l l e C a r p e g n a S. A n g e l o e S . G i o r g i o d i M o n t e S a n t a M a r i a
S S . A n d r e a d ' A c q u a v i v a e G i o v a n n i s u b pennis
n
332
SS. G i o v a n n i , L e o n e e annessi d i Monte
Boaggine
n
71
n
237
4.047
3.011
m a 4.027 anime
S. A n g e l o e a n n e s s i d i V a l d a m i a n o d i V i l l a g r a n d e P i e v e di G i n e s t r e t o
anime
242
S S . P i e t r o , A n d r e a e B i a g i o di Monte Bello «
S. M a r i a e S . A n d r e a di V i g n o l a
266 '
161
SS. Silvestro e A n t i m o d i P i e t r a r u b b i a Catedrale della Penna
181
»
177
n
326
ti
911
n
217
S. C r i s t o f o r o d e l l a P e n n a S. M a r i a e S. A p o l h n a r e d i P e t r e l l a d i G u i d o e S. A n g e l o
n
274
S. M a t t e o d i S a v i g n a n o d i R i g o
n
S. B a r t o l o m e o d e l l a S e r r a d i T o r n a n o
»
SS. M a r i n o e Giacomo di Perticara
»
S. C r i s t o f o r o d i U g r i g n o
•I
159
S. M a r i a d i M a i a n o
n
SS. B a r t o l o m e o e Paulo d i L i b i a n o
(t
••
144
S S . D o n a t o e M a r i a di S a n D o n a t o
»
173 243
S. M a r i a e S S . L o r e n z o e A n g e l o d i B a s c i o
11 .
-
317
599
S. A r d u i n o d e l l a C i c o g n a r a
n
325
S. S o f i a , S . M a r i a e S . P a u l o d i S a n t a S o f f i a
rt
136
371
S. G i o v a n n i e S . M a r i a d i G a t t a i a
n
162
372
S. A g o s t i n o d i M i r a t o l o
n
263
S. M a r i n o d i C a i o l e t t o
P i e v e di T o r n a n o A b b a d i a d i M o n t e Tiffi
Pieve d i T a l a m e l l o S S . Biagio e L o r e n z o di S a r d a n o
»
S. M a r i a e a n n e s s i d e l l a T o r r i c e l l a
N
SS. M a r i n o e Stefano d i Maciano
»
Pieve d i M o n t e C e l l i
n
S. M a r i a d i R i o p e t r a SS. Pietro e G i u l i a n o d i Strigara
»
S. A p o l l i n a r e d i P a d e r n o Pieve d i M a c e r a t a
»
S. A n g e l o d i detta t e r r a
M
S. M a r i a di V a l c a v a
«
11
160
SS. Donato e Maria di Rocca Pratiffa
«
201
270
S S . A n d r e a e Silvestro d i M o n t e B e n e d e t t o
»
160
SS. Patrignano e Michele di Pereto
n
92 84
339
S. L o r e n z o e S. M a r i a di Scanio
n
S. M a r i a e S . L o r e n z o d i G r a s s a n o SS. V i c i n o e Donato d i Macerata
n
S. N i c o l ò d i M o n d a g a n o
»
S. C r i s t o f o r o d i C e r t a l t o
62 160 319 152
105
273
11
238
S. D a n i e l e d e l S o n a t e l l o
n
76 270
SS. Agata e Pietro d i Fragheto Pieve d i Belforte S. Nicolò di Vigliano S. Pietro di T o r r i o l a SS. A n d r e a e Donato d i Cavoleto S. B i a g i o d i P i a n d i m e l e t o
81
S. C r o c e d F r o n t i n o
»
180
n
233
n
53
n
139
,11
S. A n d r e a d i P i a g n a n o
n
83
SS. Salvatore e Silvestro d i detto loco S. C r i s t o f o r o d i L u p a i o l o
n
85
n
SS. C o s m o e D a m i a n o di L u n a n o
n
SS. L o r e n z o e Cristoforo d i P i e t r a c a u l a S S . Sisto e M a r t i n o di C a s t e l l i n a
»
52 217
172 227
1.898
84 120
• '
37
308
»
189 212
anime
Pieve d i Casteldelci
80
»>
n
-
S. M a r i a e S S . C r i s t o f o r o e B i a g i o d i S c h i g n o
S. P a v o l o d i F r o n t i n o
S. A r d u i n o d i P i e t r a r u b b i a
S. C r o c e e S . P i e t r o d i B r o n z o
- -•
4.420
97
S . T e o d o r o di M a c e r a t a
n
124
143
m a 5.401 anime
750
131
5.501
S. M a r i a e L u c i a d i C a r p i n e t e
254
ti
Pieve d i Sant'Agata
4.420
riporto
3.011 ....
.
5.501 4.047 2.609
103
3.139
190 81
24.625
16, 1991
Studi monlefeltrani
•
•
•
•
•
•
•
.
.
IL ( Z u c c h i T r a v a g l i , Raccolto istonco cit., t V I ce. 361a-362) N o t a d i s t i n t a d e l l ' a n i m e d i c i a s c u n a città, t e r r a , castello d e l l a p r o v i n c i a d i M o n t e f e l t r o p e r l ' a n n o 1743 fatto i n o c c a s i o n e d e l l ' a s s e g n a d e l l e b o c c h e e riscosso. San L e o
anime "
Maiolo
678 464
Soanne
220 101
Massamanente »
Montegelli Rontagnano
•
Savigriano d i R i g o Montepetra
(
Pennabilli
411
M-
324
U
218
))
227
>J
1.108
»
Maciano
345
Casteldelci Senatello Pietracuta
243
»
Montefotogno Secchiano
149
)1
262
Montemaggio
357
»
Tausano
128
Uffogliano
189
Pietrarubbia
372
»
Cavoleto Monte Santa Maria
e
121 35
»
Montegrimano Montetassi
400 289
Valle Sant'Anastasio Ripalta
69
Sasso ( c o n G e s s o ? )
11
»
Montelicciano Montecerignone Montecopiolo
..: ~
Monteboaggine
,
Macerata Feltria Montealtavelio Certalto
601 89 .
M
• ••
460 440 241
j
.
'"'
•
!•
• ••
. 11, •
1.016 124 188
Corrado Leonardi
Una gita a Carpegna di Enrico Rossi
Studi monteFelfroni
16, 1991
Dell'attività storiografica di d o n E n r i c o Rossi (1871-1950) sono tes t i m o n i a n z e e l o q t i e n t i i s u o i v o l u m i d i Mefnorie ecclesiastiche e d i Memorie civili di Casteldurante-Urbania, che r a p p r e s e n t a n o la sintesi d i un'attività d i r i c e r c a p l u r i e n n a l e svolta soprattutto negli archivi locali e, i n parte m i n o r e , i n q u e l l i d i R o m a e di F i r e n z e M a queste opere, p u r n e l loro valore, n o n r a p p r e s e n t a n o che u n a m i n i m a parte d e l l a sua p r o d u z i o n e storica: esiste i n f a t u u n a r i c c h i s s i m a p r o d u z i o n e i n e d i ta compresa i n u n arco di tempo che va dal 1890 al 1945, con scritd di diverso genere: r e l a z i o n i di viaggi, a p p u n d di storia civile o ecclesiastica, m e m o r i e locali di grande interesse m a i affidate alle stampe, lettere, cataloghi di d o c t i m e n d , biografie. A ciò si devono aggiungere i n u merosi i n d i c i degli archivi locali, conservati nelle p a r r o c c h i e o tra le carte private dello stesso Rossi, che sono u n a preziosa tesdmonianza, oltre che del suo zelo di r i o r d i n a t o r e , dell'effettiva consistenza di m o l te raccolte d o c u m e n t a r i e che, diversamente, sarebbero poco note o del tutto ignorate. L ' a m o r e che m i lega alla m e m o r i a di d o n E n r i c o Rossi, che a me g i o v a n i s s i m o m a n d a v a l a p r i m a c o p i a d e l l e Memorie ecclesiastiche di Urbania con l a s o r p r e n d e n t e d e d i c a " a l c a r i s s i m o c h i e r i c o C o r r a d o L e o n a r d i cooperatore e c o n d n u a t o r e delle glorie u r b a n i e s i con affetto grande l ' A u t o r e n e l settembre 1936", m i spinge, u n i t a m e n t e al dovere d e l l a divulgazione storica e c u l t u r a l e , a r e n d e r e p u b b l i c i , q u a n d o se ne offre l'occasione, gli scritd i n e d i d del Rossi. Così, postumi, sono stad p u b b l i c a d n e l 1978 Io e i miei. Appunti di famiglia, t m a fresca e commovente autobiografia e n e l 1985 // trasporto della Madonna del Giro ^ 11 racconto che si dà oggi alle stampe fa parte di u n manoscritto autografo, che spero sia a n c o r a custodito i n U r b i n o n e l l a casa della n i pote A n n u n z i a t a Rossi vedova G u i d i , e che posseggo i n fotocopia nel mio archivio privato, con il utolo " E n r i c o Rossi. Manoscritd vari". N e l l ' i n d i c e , f r a le n u m e r o s e altre cose, n o n m i sfuggiva i l soggetto: " C a r p e g n a , viaggio con d o n G i o v a n n i B r u g n e t d n i , pagine 269-2V3". L a "gita" al C a r p e g n a si svolse d a l 9 al 12 luglio 1907, e i l Rossi la ricompose su base d i r i c o r d i n e l 1939, "quando aveva trentadue a n n i di più sulla groppa". M a probabilmente q u a n d o scriveva n o n e r a r i u scito a r i n t r a c c i a r e il fascicolo dove aveva appuntato i suoi viaggi d a l 1890 al 1919, c o s d t u e n u le p r i m e pagine del citato manoscritto, c h e
Una gila a Carpegna di Enrico Rossi
C . Leonardi
i n i z i a col viaggio al Peglio n e l 1890 ' e t e r m i n a col suo trasferimento dalla piccola p a r r o c c h i a di S a n t a M a r i a i n S p i n a t e c i a l l ' a r c i p r e t u r a di Mercatello, i l 29 giugno 1919. E proprio a ce. 10-12 si r i n v i e n e u n a larga traccia di q u e l l a gita del luglio 1907 "con diversi a m i c i t r a i q u a l i d o n G i o v a n n i B r u g n e t d n i " e " u n certo M o r i n o d i L u n a n o che c o n o sceva bene i l r o m i t a d i C a r p e g n a " . D o n G i o v a n n i , nato a L u n a n o n e l 1877, fu p r i m a (1901-1925) parroco d i Santo Stefano d'Acquaviva, tra Sassocorvaro e San Donato i n Taviglione, u n a p a r r o c c h i e t t a oggi cancellata d a l l a vita ecclesiale, e di lì trasferito a S a n L o r e n z o d i F a r n e t a l u n g o i l Metatu'o: p r o p r i o di fronte alla pieve d i M o n t e S a n Pietro dove sarà arciprete, d a l 1929 fin quasi alla morte av\^enuta i l 12 g e n n a i o 1950, d o n E n r i c o Rossi. D a q u e l l ' a l t u r a , vedendo n e l l ' a l t r a d o n G i o v a n n i ( c o m e san M a r i n o e san L e o ) d o n E n r i c o scrisse i l viaggio a C a r p e g n a n e l l a redazione finale che q u i si pubblica. D o n G i o v a n n i e r a u n pretino tutto n e r v i ossa e pelle olivastra, m i nuto, m a maestoso e compiaciuto q u a n d o e r a i n sella ai suoi cavalli sempre gigand e a i t a n d . Per salirvi l i addossava alle greppate dove d o n G i o v a n n i si a r r a m p i c a v a e d i lì s a l t a v a i n s e l l a . L ' a m i c i z i a d e l B r u g n e t t i n i con il Rossi e r a antica e schietta. Risaliva a q u a n d o i l prete urbaniese e r a p a r r o c o (1891-1919) a S a n t a M a r i a in S p i n a t e c i , "piccola c u r a r u r a l e t r a d i r u p e colline ai l i m i d delle diocesi c o n t e r m i n i d i U r b a n i a e d i U r b i n o " ^ e n e l l a quale girò tutto i l suo m o n d o "pedibus et gambis", perché i l Rossi n o n possedette m a i n e p p u r e i m somarello o u n a bicicletta, e ci teneva ad essere chiamato u n grande c a m m i n a t o re nottambulo. E ' senz'altro d a r i t e n e r e che, per raggiungere l a parrocchiale d i Santo Stefano d i A c q u a v i v a e poi salire n e l l a bighetta d i d o n G i o v a n n i diretta a C a r p e g n a , fosse pardto a p i e d i , c o m e egli stesso asserisce, m a alle tre di notte, c o n f o r m e m e n t e alla sua i m m u t a t a abitudine q u a n d o se n ' a n d a v a "col solito cavallo d i san F r a n c e s c o " . N e l l a p r i m a redazione del racconto del viaggio in C a r p e g n a v a n no notate cose e osservazioni omesse poi n e l l a seconda, e che invece ci interessano. A d esempio è segnata l a f e r m a t a a M o n t e f i o r e n t i n o : " N e l l ' a n d a t a ci f e r m a m m o a M o n t e f ì o r e n d n o per a m m i r a r e l a m a g n i fica cappella degli O l i v a . Q u a n t a bellezza quattrocentesca! i due saixo4
"1890. F i n o ad ora n o n ero uscito di chiocciola: solo d u e \'olie con gli altri seminaristi era\'amo stati a! Peglio; anzi r i c o r d o che q u a n d o arri\animo lassù la p r i m a
1
volta era in fin di vita l'arciprete d o n S e c o n d o Maflucci (mi p a r e ) " . Si tratta\ in
Sulle opere edite e inedite di d o n E n r i c o Rossi cfr. C . L e o n a r d i , in " Q u a d e r n i di
realtà di don G i u s e p p e Maffucci, p a r r o c o di S a n F o r t u n a t o di Peglio dal 1874.
storia e di folclore u r b a n i e s i " , 1, 1978, p p . 37-38. 2
C . L e o n a r d i , Via Don Enrico Rossi, il)id.. pp. 11-34.
3
P. C a m p a n a (a c u r a ) , I l Trasporlo della Madonna
5 del Giro in ini raaonlo
Rossi, in " Q u a d e r n i di storia e di folclore u r b a n i e s i " , ò, 1985, pp. 37-52.
di l).
Enrico
E . Rossi, Relazione Maria
in Spinateci
Spinateci,
c. 4 4 ) .
per la Sacra Visita di S. E. mons. Baccini
(1910)
( A r c h . vescovile U r b a n i a , busta Archivio
della chiesa di S.
chiesa S. Maria
in
Studi monfefeltroni
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faghi dei signori, l a stupenda tela di G i o v a n n i S a n d n e l l ' a l t a r e , i due t r o n e t U intarsiaU i n fondo... Pensare che tanta venustà è sì m a l custodita e salvaguardata. N o n potei a m e n o d i r i m a r c a r l o a quei benedetd f r a d entro l a c u i chiesa trovasi l a cappella". Poi l a descrizione dei f r a d di C a r p e g n a : " I l g u a r d i a n o , bel frate a l to e giovane a n c o r a , poi il padre M e n g h i che è i l direttore del convento locale, i l maestro di cappella, u n appassionadssimo di m u s i c a " . P a r l a n d o d e l r o m i t a r a c c o n t a cose c h e forse p e r p u d o r e o p e r s c r u p o l o n o n azzarderà confidare n e l l a redazione d e f i n i t i v a d e l r a c conto: " I l r o m i t o ! N o n si conosceva i l suo n o m e né d a qual paese venisse; e r a piuttosto basso d i statura, m a grassoccio, larghe spalle c o n u n viso niente affatto estenuato dalla penitenza. Si vociferava che i n gioventù avesse u c c i s a u n a ragazza e, scontata l a p e n a , si e r a scelto questo luogo solitario per espiazione. Vestiva i l saio semplice, questuava n e i d i n t o r n i , ed approssimandosi l ' i n v e r n o lasciava l'eremitaggio p e r d i m o r a r e a V i l l a g r a n d e nell'abitato. L a ragione di questa transmigrazione si reputava dal fatto che i n u n ' a n n a t a addietro, m e n t r e dimorava entro i locali annessi alla chiesa, i n u n a nottata i n v e r n a l e l a neve gh arrivò fino alla finestra e fu u n o sforzo i m m a n e dei t e r r a z z a n i v i c i n i p e r l i b e r a r e i l captivo da certa m o r t e " .
C. Leonardi
Una gita a Corpegna di Enrico Rossi
C o n q u e s t i p e r s o n a g g i , a c u i si u n i s c e i l c o n t e U l d e r i c o d i C a r p e g n a che viene a n c h e nella pi^ima redazione definito " u n conte più che alla m a n o " , l a giornata di C a r p e g n a f u "allegrissima e divertente": c o m e spero sia l a lettura del testo del b u o n curato e u o m o acutissimo don E n r i c o Rossi. Ioanni Brugnettini archipresIntero Farnelae salutem plurimam dicit Henricus Rossi. Vorresti che ricordassi qualche episodio della mia prima visita nel 1907 a Carpegna con te ed altri amici. Ma trentadue anni di più sulla groppa da quell'epoca e revaporazione continua di questa festa bislacca che mi collocò sul busto natura, non permetteranno che ne possa venire a capo. Non elio un rigo di ricordo, ed affidarsi tutto alla memoria è un brutto rischio. Mi capitano ora sottocchio alcuni tuoi appunti lasciati da te mesi fa sopra i miei libri. Li acchiappo e mi ci do attorno; mi accorgo peraltro che hai scritto molto poco. Pazienza! Tenteremo assieme di raccapezzar qualcosa. Da diverso tempo mi pressavi di andare in Carpegna con te per fare, se non altro, la conoscenza di due conventuali tuoi amici. I l 9 luglio, detta la messa in parrocchia, col solito cavallo di san Francesco, venni a Santo Stefano in Accjuax'iva, da doxje col tuo Imcefalo e la bighetta si corre verso la meta prefissaci. Ricordo bene le molte soste fatte durante il cammino; persone tue conoscenti ti salutavano e tu, non contento della semplice risposta al saluto, intavolavi subito un discorso talvolta troppo lungo, e sempre per me uggioso. Una piccola sosta a Sassocorvaro; altra più lunga a Mercatale... Finalmente arriviamo ad un grosso fabbricato, che mi dici esseì'e [antica Pieve di Caifegna. Questa porta i segni estemi ed interni dello stile romanico. Una vetusta iscrizione del sec. XIII ricorda che la fabbrica fu alzata "a Bresdanis de Brescia ". Si sale ancora. I l sole è ormai vicino al tramonto, ed eccoci al paese di Carpegna. I l P. Mariano Lisi, parroco, e P. Giuseppe Menghi ci accolgono cordialmente, anzi festosamente. Mirabilia! dissi fra me; per solito i frati coi preti sono rozzi e talvolta screanzati, non sbugiardando il proverbio che "cocolla e cotta sempre borbotta". Ci si appresta una buona cenetta, poi stanchi dal viaggio andiamo al riposo.
Don Enrico Rossi con Corrado Leonardi (a destra) e altri seminaristi in due istantanee del 1937 ca.
Tu, caro don Gicwanni, limitrofo di camera, ridesti di gusto quando ti assicurai che dentro il comodino della mia stanza avevo trovato il vaso filettato d'oro, onore che non m'era mai capitato in addietro. Celebrala la messa nel mattino seguente trovammo tutto pronto per l'ascesa al monte: i piccioncini arrostiti, pane, qualche fiaschetto di buon vino e le cavalcature per tutti. Non erano pulledri davvero, ma bricche, sul cui dorso doxjevamo scdire. Parve destino: ognuna d'esse aveva il suo somarino dietro. Battiam,o un po' di
Studi monlefeltrani
l ó , 1991
strada maestra e neanche un chiUrmetro distante dal paese i briccì/efti cìie segìiixìano le mamme, stracchi forse pel non abituato xiiaggio, congiurarono ai nostri danni e come si fossero messi d'intesa, abbandonando le madri, voltarono tutti il dorso e sgambettando, con le nari all'aria, presero la via del ritorno al paese. Ahimé, le somare si voltano, ragliano protestando e tentano di indietreggiare pur esse. Siamo fritti! dissi ed compagni. Pur tuttavia, sapendo dalla storia che le bestie sono amantissime della musica e (juesta esercita su di esse un fascino irresistibile, comincio a cantare l'Inno di Garibaldi. Gli amici mi tengono bordone e cantano a squarciagola con tal gusto artistico che le povere bricche entusiasmate, confuse, dimenticano gli istinti materni, scordano i figli e via di gran galoppo per la salita. Ma "la diritta via era smarrita " e le bestie avexìcino preso per un campo di grano. C'è chi ci urla dietro... il giardiano del conte di Carpegna, il quale, bontà sua, c'intima una bella contravvenzione... Brrr! Ci rimettiamo in carreggiata e su per le scoscese ripe del monte. Lasciammo a sinistra il Sasso Simone e su ancora fino alla vetta. Lasciamo le nostre bestie libere al pascolo e stiamo ammirando lo stupendo panorama che si stende per quasi l'intera provincia di Pesaro e parte di quella di Forlì. Poscia la prima visita è alla bianca chiesina dove si venera la miracolosa Madonna detta dell'aggio, cui tanta devozione portano i pastori del luogo. La cappella è custodita con decoro dall'eremita che vive in una casetta annessa. C'è la porta semiaperta e vi fa capolino codesto religimo vestito da terziario francescano. I compagti di viaggio, specialmente tuo zio, Giuseppe Boni di Lunano, ìianno raccolto sul conto dell'eremita una storiella amoroso-tragica, ch'ebbe poi per epilogo l'abbandono del mondo su questa rima di monte del suo protagonista. Ricordi quando ci prese la xjoglia di mangiare maccheroni? La prima spinta la diedi io: sapendo che il Bani conosceva bene il religioso, rofpdannno a pregar l'eremita a farci per m.ezzogiorno la pasta asciutta, promettendogli aiuto e ricompensa adeguata. Beppe si stacca da noi, bussa ed entra nel romitorio, ma ben presto se ne torna con la notizia che l'eremita stava male. Mi prendo allora io l'assunto di convincere il frate. Dopo alcuni ligiri, vedendo la porta semi-aperta, entro senza chiedere permessi, giro, vagolando, gli occhi attorno senza nulla dire e poi ne esco; passano pochi minuti e rientro di nuovo. I l religioso era lì come una statua giardandomi sottecchi con una certa aria paurosa. Di scatto gli dico: "71 frate, voi state benone quassù, avete ogii ben di Dio e nulla vi maiìca; fateci subito i maccheroni". "Sto male, rispose, sto male". Ed io accostandomi a lui: "Sono medico, ditemi quel che avete, saprò giarirvi, voglio visitarvi". "No, no, per carità, mi dolgono le gambe da tanto tempo". Io di rimando: "Ma i maccheroni non si devono fare con le gambe, ma coi bracci. Mettetevi subito all'opera". Senza attendere risposta ne esco, vedo Bani e gli dico:
C , Leonardi
Una gila a C a i pegno di Enrico Rossi
"Accostatevi pian piano al romito; vedrete che vi domanderà di me. Ditegli che divento cattivo quando non ho le cose a genio mio ". E Bani s'aggira attorno alla casetta, il frate lo vede, e gli domnnda le mie generalità. I l Morino gli dice che ero tornato da pochi giorni dcd manicomio (giuggiole che panegirico); che se avevo le cose a mio genio ero buono e calmo, ma mi sarei inferodto contro chi mi si opponesse. Il romito bevve la frottola e acconsentì subito di fare i maccheroni. Che pasta! e come condizionata! Lo vedemmo a mezzogiorno quando ci assidemmo a una bella tavola con tovaglia, nitida, salviette e posate in piena regola. Quando venne il religioso per pranzare con noi, gli era stato lasciato il posto vicino a me. Non ci fu verso che accettasse; andò invece in fondo, nascondendo la persona dietro il Bani. Quando nel tardo pomeri^o riprendemmo la via del ritorno a Carpegia, lasciammo al povero eremita vino, pane, piccioni arrostiti e una discreta mancia. La giornata tersa come il crìstcdlo lasciava in tutti noi soavissimo ricordo. Giunti al paese il padre guardiano d avvisa che la cena andrà per le lunghe: il conte Ulderico di Carpegna, saputo del nostro arrivo, aveva desiderato tanto di passare qualche ora con noi. Poco dopo l'Ave Maria giunge il conte con un altro signore che ci si presenta ciucile ingegnere del Genio civile di Ancona. Ulderico è alto della persona, piuttosto segaligno; m.a nel tratto, nel parlare gli si scorge subito la nobiltà del lignaggio. Si dice che sia appassionato pei cavalli, e non passi settimana che non ne scosci qualcuno, tanta è la velocità con cui li manda. Il conte era in lutto; poco prima gli era tuorlo il padre, conte Guido di Carpegna Falconieri, già senatore per lunghi anni del Regno e sindaco di Roma, poeta e letterato insigie, ma pazzo per la caccia degli uccelli col roccolo. Cristiano a tutta prova, fu antesignano della conciliazione tra Chiesa e Stato. Ulderico, d'ingegno più modesto, ha vasta cultura; si comprende che ha letto molto e dò che lo caratterizza è una memorìa superiore: tutti i sonetti e poesie romanesche di Alfredo Posta, del Pascarella e di altri poeti vernacoli sa a memoria, li recita volentieri e con tanta grazia. Durante la cena si parlò de nudds rebus et de q u i b u s d a m aliis; più tardi si entrò a discutere di religione. I l conte sosteneva lecita e igienica la cremazione; l'ingegnere asseriva che col tempo la religione non avrebbe avuto più misteri e tutte le verità divine sarebbero state misurate col metro! Al principio anche tu, o don Giovanni, ti sei aiutato a difendere la nostra fede, così hanno fatto gli altri, compreso il mellifluo padre Giuseppe, ma poi mi lasciaste solo a farmi rosicchiare da quei due mastini. Man mano cadevate come pere cotte dal sonno e trovaste dolce guanciale la tavola stessa dove avevamo cenato. Morfeo vi aveva abbracciato così farle da non sentire i clamori abbastanza alti della discussione che ininterrotta durò fino alle due dopo mezzanotte. Scordavo ricordarti che durante la cena il signor conte con largo e principesco gesto ci condonò la contrcwvenzione fattaci dalla sua guardia, mentre poi
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il tuo zio l'aveva avvelenata col dono di un bel pacchetto di polvere da caccia. La mattina seguente visitammo il palazzo Carpegna: dicono che abbia 365 finestre, è una magione mastodontica, sale, saloni imponenti; in uno di questi c'è il trono, privilegio principesco. Ciò che più di tutto aguzzò il mio appetito si è la biblioteca che possiam chiamare l'archivio della nobilissima casa Carpegta e Falconieri. Come mi ci sarei chiuso volentieri! Nel pomeriggio remeati sumus ad p r o p r i a . don Enrico Rossi
In questo numero:
L'istruzione primaria nei secoli X V I - X I X GÌ.
Mosetti Zannini
Smole e maestri feretrani fin Cinquecento e Seicento
C. Gualandri La spesa per l'istruzione nei bilanci delle comunità feretrane (secoli XVn-XVIII)
R.P. Uguccioni Scuole elementari montefeltrane nell'Ottocento
pontificio
Ricerche
P. Sacchi ni La pieve sarsinate di Santa Mana in Romagnano
(Sant'Agata Feltrìa)
G. Gardelli Sant'AgataFeltria
nella storia della ceramica
G. Allegretti Nuove fonti per la stona demografica del Montefeltro Memorie
C. Leonardi Dna gita a Carpegna di Enrico Rossi
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