CLAIRIN SPIRITO AUTOCTONO MAGAZINE
IL VOLTO SPORCO MA BELLISSIMO DEL TERROIR: LO SPIRITO DI HAITI di Marco Zucchetti
Non è rum, non è rhum agricole: il distillato di succo di canna prodotto nei capanni sparsi nell’isola più povera del mondo è una gemma nascosta. Orgogliosamente ancorata alla natura, alla cultura e all’ideale della diversità
La faccenda più complicata, quando si parla del clairin haitiano, è cercare di spiegare a parole come possa uno spirito uscito da alambicchi ricavati da bidoni di benzina abbandonati e venduto in taniche di plastica ai bordi di strade sterrate essere la più pura espressione del distillato di canna caraibico. Eppure, nella terra indomita delle contraddizioni feroci ed entusiasmanti, non c’è nulla di più vero. Il clairin (dal termine creolo kleren, ovvero “chiaro”) è un distillato non invecchiato di succo di canna da zucchero, tipico di Haiti. Un rum bianco, dice qualcuno; un rhum agricole, dice qualcun altro. Tecnicamente, nessuno dei due. Il clairin arriva direttamente dal passato, dal Settecento coloniale, quando gli schiavi neri provenienti dall’Africa occidentale finivano schiantati dalle fruste e dal lavoro nelle piantagioni dei francesi. Lì, come gli schiavi in Brasile con la cachaça, distillavano quel che avevano a disposizione, producendo un’aguardiente grezza per l’autoconsumo.
19