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MAGICA, GUSTOSA E DISINCANTATA

L’ANIMA DI PRAGA, FORSE PIÙ PATINATA

EPPURE VERA E PROFONDA, RACCONTATA

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COL PIACERE DI PERDERSI NEI QUARTIERI

TRA BAR, HOSPODA E RISTORANTI,

DIVERTENDOSI OLTRE I CLICHÉ.

Quando il sole scende sui tetti di Praga, tra le viuzze strette della città vecchia sembra che il tempo si fermi. E torna a emergere soffuso lo spaesamento che Claudio Magris leggeva come cifra dell’anima complessa e sfuggente della capitale boema.

Il turismo di massa e i colori intensi dei palazzi tirati a lucido rischiano talvolta di spargere un rumore di normalità infranta, di pretenziosità incrostata e di decadenza leziosa a uso e consumo del visitatore in cerca di emozioni bohémienne. Eppure Praga è ancora “piena di sogni persi in altrettanti sogni”, come la celebrava Jorge Luis Borges, anche se oggi più di quando la conobbe lo scrittore e poeta argentino, nella città d’oro “è tutto particolare o, se volete, nulla è particolare”. I cliché sono il terreno scivoloso su cui cammina il presente della Praga magica per forza di cose.

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