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PRAGA

Forse l’anima slava meticcia e mitteleuropea, complessa e disincantata, si salva nella pietra sconnessa del selciato, nell’inconsulta e irresistibile compresenza di bellezza e trascuratezza, nei fregi dei palazzi di Malá Strana e nelle ombre dei lampioni di periferia, nel saluto complice di chi serve una birra come merce preziosa o dispiega l’esperienza di uno zuccherino infiammato d’assenzio per far giocare la fiamma con le illusioni di chi vorrebbe conquistare l’anima perduta della fata verde.

Praga non è dunque (solo) una città-monumento e un crogiolo di storia e bellezza, ma vive di quotidiano e di contraddizioni tutt’altro che romanzesche, di expat affannati o di pellegrini senza fissa dimora, di cantieri perennemente aperti e di giovani madri sull’erba dei parchi a Bubeneč come a Vršovice. Vive di café e ristoranti, di bar e birrerie popolate di avventori cechi, slovacchi, ucraini e italiani, britannici, tedeschi, americani e cinesi, australiani, arabi e da ogni dove in cerca di un boccale, un calice, un tumbler, un balloon che racconti loro una storia (vera) sull’arcano di Praga.

Dal Castello Al Fiume

Senza avere la pretesa di rivelare l’anima inafferrabile del la città accarezzata dalla Vltava, si può vagare tra spiriti e sapori alla scoperta dei quartieri storici di Praga tra bar e ristoranti, magari sulle tracce di Bouhmil Hrabal - il cantore della solitudine e di ogni hospoda (le osterie ceche che Ma gris indicava come bettole) - o inseguendo le segnalazioni della World’s 50 Best Bars.

Un punto di partenza può essere il castello (Pražský hrad) che domina la città con la sua ampia superficie fortificata. All’interno delle mura, un pezzo di “spirito autoctono” si trova alla Mandlárna Loretánská, piccolo locale che fa per no sulle mandorle dell’area di Hustopeče, dalle quali deriva il distillato Mandlovka e un liquore che unisce mandorle e caffè

Scendendo lungo Nerudova verso l’agglomerato di chiese, palazzi e parchi che costituisce Mala Strana, ci si trova nel cuore di Praga. Scendendo sull’isola di Kampa e attraversando il parco (costellato di sculture di artisti cechi contemporanei), si raggiunge la zona di Ujezd dove il Café Savoy è una delle tappe più apprezzate per un assaggio delle dolcezze di Praga, mentre per la cena i sapori di Sardegna sono una garanzia a Ichnusa Botega Bistro, dove il barbaricino Antonello Pranteddu propone mirto e amari dall’isola per il dopocena, ma sta lavorando al pairing tra i piatti del cuoco cagliaritano e una mixology giocata su etichette autoctone come Silvio Carta e Animas.

Attraversando il ponte sulla Vltava (Jiráskův most), dalle finestre della storica Kavárna Slavia si può gettare lo sguardo sul fiume o sull’ingresso monumentale del Teatro Nazionale (Národní Divadlo) mentre si scopre la drammaturgia dell’assenzio. Ristrutturato di recente dalla famiglia Onderkovi, il café è tornato a vestire i panni verdi che un tempo richiamavano la fata liquida e presto aprirà il cocktail bar Forbina (‘foyer’ in ceco), che nel concept di Frederik Španer avrà una drink list giocata sulle performance del teatro

A breve distanza dallo Slavia, rientrando rispetto al lungofiume, i rabdomanti dei 50 Best Bars possono fermarsi per un classico in punta di stirrer al Hemingway Bar, prima di addentrarsi tra i vicoli della città vecchia e raggiungere il raffinato Black Angels che serve cocktail decisamente sofisticati nei sotterranei dell’hotel U Prince, giusto in Staroměstské námesti.

Più pop e trasgressivi, nascosti tra androni e palazzi del centro, gli AnonymouS Bar sono meta di pellegrinaggio per gli appassionati del film ‘V per Vendetta’ e soprattutto per chi cerca cocktail dal mood curioso. Se il minuscolo speakeasy AnonymouS Shrink’s Office (sotto l’American bar Ideas are Bulletproof) gioca su un menu strutturato sulle macchie di Rorschach, nel bar principale l’italiana Carola Urru stupisce con un twist sul Negroni, il V’s Blood servito in una mini-flebo, o un gioco di flair che infiamma una “tisana” ad alto tasso alcolico. La head bartender, ex danzatrice di hip hop e breakdance, è passata da Londra a Praga e sogna di aprire un bar col compagno, ma nel frattempo col suo team serve molti turisti e pochi local, vestendo la maschera e miscelando sweet, sour e fruity.

Attraversando la piazza dominata dalla Torre dell’Orologio e dalla statua di Jan Hus, inoltrandosi tra le vie eleganti del quartiere ebraico, un angolo da scoprire è L’Fleur, dove oggi in sala comandi c’è l’italiano Luca Cerqueglini. Tra mixology e champagne (con circa 250 etichette) prevale la prima e il perché sta negli accostamenti intriganti, nei twist (o ripensamenti) seducenti senza esagerazioni, nel menu che unisce con garbo pomodoro e agave, torba e pesca, mela e miso, frutto della passione e senape. Cerqueglini è un self-made-bartender che ha scoperto la miscelazione quando il regista Michael Bay gli ha svelato che il Dirty Martini è una pietra miliare e poi ha saputo rubare segreti dai maestri dello shaker. Oggi a Praga - “realtà molto stimolante”, proclama - lavora su sostenibilità e km zero, ma gli spirits di base sono francesi come il concept del locale (anche se non mancano vermouth, cordiali, liquori e amari italiani).

Cocktail In Pairing

Puntando il timone fuori dall’area centrale, quella che tutti i visitatori conoscono, vale la pena di esplorare tre zone di Praga tanto belle quanto interessanti.

Da Náměstí Republiky - dove non si può mancare una visita allo splendido Obecní Dům, le cui atmosfere che richiamano Mucha fanno da cornice a ristoranti di tradizione che sembrano musei e pure al Tretter’s American bar nei sotterranei - il passo è breve in direzione Karlín, il quartiere che pochi anni fa Time Out inseriva nei 50 più cool al mondo. Prima di addentrarsi tra palazzi di inizio Novecento e locali hipster, merita una visita il ristorante fusion Sansho, dove Giona Fedrigo e il suo team multiculturale regalano esperienze culinarie suggestive abbinando pancia di maiale con cocomero, coscia e cuori di anatra con gamberoni, ma anche moèche e maionese di wasabi in un bao e cozze piccanti con cuori di pollo. “Siamo fissati con il quinto quarto”, aggiunge il patron, e gli ospiti abbinano ai piatti carnali eppure raffinati vino o cocktail, proposti in pairing anche nel menu degustazione.

Spingendosi nel cuore di Karlín - affascinati dalla bellezza di kovo náměstí o dalle nuove architetture - si può scegliere di assaggiare un vino (naturale) da Veltlin, una delle specia

C’è invece un’esperienza food & cocktails che lega i karliniak con l’altro versante della collina, perché dei quattro locali a marchio Kro presenti attualmente a Praga i due nel quar tiere residenziale di Vinohrady sono un bistro-rosticceria e una caffetteria, mentre i Kro a Karlín e quello appena aper to a Vršovice propongono accostamenti che solleticano la curiosità tra bakery, piatti di carne e una piccola ma mol to curata drink list. Il mondo Kro si è recentemente esteso con l’apertura di uno spazio dedicato a food, vino e spirits. Alma, poco distante dal fiume, racchiude una piccola caf fetteria, una vineria, un club sotterraneo per piccoli eventi con degustazione e un ristorante in stile nordico - nel quale il bar occupa uno spazio importante, con etichette interna zionali e distillati locali firmati Garage 22 e Landcraft, e il pairing con la cocktailerie conquista un avventore su due.

Il nostro tour sale da Vršovice verso il cuore di Vinohrady. Dopo una sosta per assaporare l’atmosfera e la miscelazio ne di U Pilotů (bar con micro-cinema annesso), in Náměst Míru il ristorante Aromi permette agli amanti degli spirits italiani di sentirsi a casa. Il locale elegante di Riccardo Loc que, frequentato principalmente da praghesi (expats e non), mo una drink list vera e propria - spiega Karol - perché per ogni cliente andiamo a creare una proposta sul momento”. Così tra un gintonic firmato Poli e un Negroni con ingre

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