LA PIAZZA DI GIOVINAZZO APRILE 2007

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ECHI DI MARZO di Giusy Pisani

Dietro le quinte dei Testimoni di Geova RETROSCENA ETROSCENA

E E VERITÀ VERITÀ NASCOSTE NASCOSTE DI DI TALE TALE CONFESSIONE CONFESSIONE RELIGIOSA RELIGIOSA

Ai sensi dell’art.8 della nostra carta costituzionale, due requisiti devono soddisfare le confessioni religiose diverse dalla cattolica per essere riconosciute dallo Stato: 1) che lo statuto non contrasti con l’ordinamento giuridico italiano, 2) che i rapporti con lo stato siano regolati per legge sulla base di intese stipulate con le relative rappresentanze. Il dettato costituzionale (1948) nel corso degli anni ha consentito a numerose confessioni religiose di “regolarizzare” la propria posizione nei confronti dell’autorità statale. Attualmente anche i Testimoni di Geova stanno premendo acchè lo Stato firmi un’intesa. E fino qui sembrano muoversi entro la normale prassi. Ma lo Stato si è preoccupato di verificare se tale confessione agisca effettivamente nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell’individuo sanciti e tutelati dalla costituzione e ancor prima dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo? Si inquadra in questa prospettiva l’intervento del dott. Achille Aveta, giornalista e studioso di questa confessione, all’incontro-dibattito svoltosi lo scorso 2 marzo nella parrocchia S. Domenico. Dopo una breve parentesi aperta da don Nino e incentrata sugli aspetti salienti della dottrina professata dai TdG che poggia su un’interpretazione letterale della Bibbia (e sulla negazione in essa dell’esistenza di diversi generi letterari), il dott. Aveta ha condotto la sua disamina avvalendosi del documento ufficiale dei TdG, il periodico “La Torre di Guardia”. Un chiaro esempio di violazione dei diritti della persona è costituito dai condizionamenti che tale organizzazione esercita sugli adepti attraverso il cd. Comitato giudiziario, un vero e proprio organo giudicante cui è deferito il compito di controllare comportamenti e idee (sic!) dei TdG. A questi ultimi è fatto divieto di sottoporre a valutazione critica l’insegnamento proposto dall’organizzazione. Il TdG rifuta, infatti, ogni contributo allo studio e all’interpretazione biblica che non venga

dal Comitato Direttivo, un gruppo di tredici persone elette, con sede a Brooklyn, che giuda l’organizzazione. In occasione di un furto commesso a Copenaghen da alcuni TdG si è scoperto che il Comitato giudiziario registrava in archivi riservati i nomi degli autori di misfatti risalenti anche a 4050 anni fa: chi si macchiava di infedeltà veniva dunque schedato ed espulso (dissociato) dalla comunità. L’uso ostracizzante dello strumento della dissociazione sembra incutere nel TdG un timore tale da indurlo ad annullare la sua persona per obbedire ciecamente all’organizzazione. Quale trattamento debba poi riservarsi in famiglia ad un componente che sia stato dissociato, lo si evince ne “La torre di Guardia” del 1963: se il dissociato è un figlio minorenne si deve rompere ogni vincolo familiare. Più in generale, se uno viene espulso dalla comunità gli altri membri devono astenersi dal salutarlo e dall’invitarlo a casa. È fatto divieto di conversare con lui, di stringergli la mano e di …. considerarlo! Il periodico del 1964 prescrive invece una vera e propria torture psicologica per il figlio minorenne: deve obbligatoriamente assistere allo studio della Bibbia e ascoltare anche senza intervenire. Due promessi sposi ad uno dei quali sia stata comminata l’espulsione sono costretti a troncare la loro relazione, pena la dissociazione di entrambi. Fino al 1996 i giovani TdG finivano in carcere per essersi rifiutati di prestare il ser-

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vizio militare o di svolgere il servizio sostitutivo civile. Gli ispettori militari si resero conto che la maggior parte di quei giovani non capiva la motivazione che li spingeva a scegliere il carcere: facevano così per pura obbedienza alle direttive dell’organizzazione. In una lettera inviata dallo Stato al Comitato Direttivo di Brooklyn si precisava che gran parte dei giovani non era a conoscenza del motivo per cui si dovesse rifiutare anche il servizio sostitutivo civile e che se fosse dipeso dalla loro coscienza lo avrebbero accettato. E’ notorio che inizialmente i vertici dell’organizzazione avevano disposto il divieto per i TdG di farsi somministrare vaccinazioni o di sottoporsi a trapianto d’organi. Caduti questi divieti una fiumana di TdG si è riversata negli ospedali per sottoporsi alle vaccinazioni obbligatorie. Ancora una dimostrazione di come la libertà di coscienza degli adepti venga calpestata in nome dell’obbedienza, lealtà e fedeltà ad una organizzazione totalitaria che genera solo una paurosa sudditanza psicologica. Dov’è il rispetto della coscienza dell’individuo e della sua capacità di autodeterminarsi? Un’ultima preoccupazione. L’organizzazione dei TdG si esprime attraverso tre livelli di letteratura: uno libero e divulgabile (utilizzato per l’attività di proselitismo), l’altro riservato agli adepti e l’ultimo appannaggio dei soli coordinatori cui spetta il compito di “stare attenti a ciò che i TdG pensano” (leggete: processo alle intenzioni!). La rivista del 1957 invita ciascun TdG a “non far conoscere la verità a chi non ha il diritto di conoscerla”. Fra gli esclusi più eccellenti figura proprio lo Stato, considerato un nemico da combattere in quanto espressione del potere di Satana. Tutta la storia dell’organizzazione dei TdG si poggia dunque su un ben architettato programma di disinformazione e di mistificazione della realtà. E allora, potrà mai l’intesa svelare la “verità inaccessibile” proprio al nemico? Cosa si nasconde dietro le quinte di tale confessione totalitaria? Lanciamo questo monito allo Stato.

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