LA PIAZZA DI GIOVINAZZO DICEMBRE 2021

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Caro Direttore o meglio caro Sergio, a fine di questa lunga storia, permettimi di chiamarti per nome e dirti grazie per quanto fai per la città. Cari giovinazzesi, siamo giunti al capolinea di una storia, cominciata oltre dieci anni orsono. Tutto è cominciato dal moto di rivalsa, nel vedere una città avvilita, con lungomari transennati o lasciati al degrado più assoluto, una città anonima che andava sui giornali per grattini, multe, maxi processi, beghe di palazzo e cose poco gratificanti. Una voglia quasi irrefrenabile di dare alla città quello che a nostro avviso si meritava. Una nuova luce, colori più belli e spolverarla dal grigiore per ridarle splendore. Non vi stancherò nella lettura, con l’elenco infinito di opere eseguite o risultati raggiunti. Senza falsa modestia, non basterebbe tutto il giornale per fare l’elenco. Ci saranno tempi e luoghi per parlare meglio di quanto fatto. Mi fido di voi, della vostra capacità di osservazione e valutazione. Guardare il centro cittadino, i lungomari, le piazzette periferiche. Pensate alla Casa della Cultura, alla costruenda Casa della Salute, agli impianti sportivi sistemati e in corso di sistemazione. Avete occhi, testa e onestà intellettuale per tirare le somme e farvi un’idea. Certo che vedere turisti in mesi sempre più distanti dall’estate, vedere l’esplosione delle mini residenze (b&b e case vacanza) adibite a rinforzare il sistema di ricettività, associato a ben due nuovi resort in arrivo, al posto di due eco mostri sul mare, dicono cose importanti sul cammino fatto. Ma tanto rimane da fare. Penso alla Ex AFP, al Piano Urbanistico Generale ben avviato, al Piano Regolatore del Porto in dirittura di arrivo, alle tante opportunità di finanziamenti già impostate, agli oltre 60 milioni di euro già schedulati nelle richieste legate al Recovery Plan. Penso al rilancio dell’I.V.E., che sarà oggetto di finanziamento in capo alla Città Metropolitana di Bari, per farne un hub culturale e di formazione, strizzando l’occhio alla possibile creazione anche di una foresteria per gli universitari. Tutte sfide grandi ed epocali, che lascio in dote a chi mi succederà, che chiunque esso sarà, troverà una città in salute nei conti pubblici, nei progetti e nel protagonismo di una Giovinazzo sempre più conosciuta a livello mondiale. Una città programmata e già pronta a raggiungere altri grandi obiettvi. Mi sento un fenomeno? Assolutamente.


del

sindaco

Anzi, voglio solo dirvi che per la mia pochezza, forse sono l’esempio più evidente che chiunque può cambiare la storia, a condizione di voler pagare prezzi durissimi in termini di sacrfici e privazioni. Non si sistemano mille problemi, grandi e piccoli se non sei disposto a perdere parte della tua vita, privandoti del tempo libero, della famiglia, degli amici, delle cose e persone a cui tieni. Io l’ho fatto scientemente e in piena coscienza. E l’hanno fatto pure tutti i miei colleghi e amici di maggioranza. Dieci anni di storie, di giornate e nottate a misurarsi e darsi da fare per volare alto e per migliorare le cose. E poi è arrivato il Covid, che ci ha messo alla prova, nella maniera più inimmaginabile possibile. Abbiamo tremato, pianto, sofferto e perso tante volte. Per l’esattezza 17 volte. Tanti sono i nostri concittadini che sono stati abbattuti dal virus. Mi auguro di non dover perdere più su quel fronte. Ma sopra ogni cosa, devo dirvi grazie. Ovviamente con più gratitudine a chi mi ha sostenuto, incoraggiato, ascoltato, stimolato e accettato con tutti i miei tremendi difetti. Grazie alla mia famiglia, ai miei amici veri e quelli di sempre. Grazie e tante scuse a mia moglie, figli, genitori, parenti e persone a cui non ho dedicato il tempo necessario, nonostante lo meritassero. Ma grazie anche a chi mi ha detestato, mi ha offeso, mi ha umiliato, mi ha picchiato, mi ha denunciato, diffamato, tradito, contestato. Grazie a tutti questi altri cittadini, ho misurato la capacità di tener duro e quanto amavo quello che stavamo facendo per la città. Sono un imperfetto, pieno di fragilità, ma penso di aver fatto quel che dovevo, mettendocela veramente tutta. Ora è il momento di coltivare nuove speranze per la città, che mi auguro camminino su persone che amino Giovinazzo quanto io la amo el’amerò sempre. Si può essere più o meno capaci, ma senza amore e passione, non si va lontano. Vi ringrazio e Vi Saluto, abbracciandovi tutti. Stavolta senza mascherina e guardandovi negli occhi uno per uno. Chiedendo scusa per quanto non ho fatto, ho fatto in parte. Penso alla Casa di Riposo, per la quale si arriverà certamente al traguardo, ma con tanto ritardo rispetto a quanto io speravo e altri piccoli e grandi traguardi che sono solo rinviati, se chi mi succederà, non vorrà distruggere quanto già preparato in prospettiva. Lascerò il mio ruolo, sereno ed orgoglioso sapendo di avervi fatto capire cosa provo per Giovinazzo e per i suoi cittadini, avendo la certezza di non essermi risparmiato. Ho fatto quel che potevo e se tutto ciò non è bastato, mi spiace non aver potuto fare di più.


Vi saluto, provando a farvi stare nei miei panni con due Certe volte, ci sono cose che entrano dentro di noi e ci momenti che mi hanno segnato per sempre. avvolgono per sempre. La sconfitta più grande.

E poi c’è una mia soddisfazione intima che mi rende orgoglioso. Quella di essere rimasto quello di sempre, di non aver cambiato il mio modo di stare fra di voi. Sempre a portata di mano, pronto a rispondere a tutti, per qualunque questione. Nel 2012 mi dicevano che se avessi vinto, sarei cambiato. Mi sarei allontanato dai cittadini.

Vedere dopo che i nostri servizi sociali avevano fatto DI TUTTO per aiutare due bambine piccole per combattere le loro patologie, mi sono trovato (in momenti diversi) di fronte a due piccole bare. Vedere quegli angioletti che non sarebbero mai diventati adulti, mi ha fatto sentire quasi inutile ed impotente. Piccolo e debole di fronte al Invece, penso che nessuna carica al mondo può mistero della vita, della morte e di Dio. cambiarti se hai la consapevolezza di quello che sei stato, di come hai vissuto, di quel che sei e che vorrai essere. E Il sorriso più bello. io vorrò essere sempre uno di voi, come voi e per voi. Una sera, fui costretto a spiegare a dei figli, che loro padre Come tutte le volte che in qualunque angolo della città, o non c’era più, portato via da un momento di debolezza per telefono, Vi è bastato chiamarmi. Sindaco o Tome cedimento. Toccò a me dare quella tremenda notizia. maso, non ha mai fatto nessuna differenza. Ogni volta è Anche lì, volevo sprofondare, su quel divano, in quella stato un momento unico e irripetibile. Io e ognuno di voi casa, talmente mi sentivo inutile ed incapace. e tutto il mondo lasciato fuori, coinvolti e vogliosi di aituarsi Ma di lì a qualche mese, anche grazie alla nostra per superare difficoltà grandi e piccole. Sapete bene che vicinanza come amministrazione, quella famiglia ha è stato così. ripreso a vivere, con quei due ragazzi e la loro madre E questo ci legherà per sempre. che hanno ricominciato a guardare avanti, inseguendo sogni ed obiettivi. Saperli felici, mi fa sentire degno di Buon Natale, Buon 2022 e tanta buona vita a essere stato sindaco. Giovinazzo e ai giovinazzesi. Io farò sempre il tifo per questa meravigliosa città e per la sua gente dentro la Le grandi opere non sono necessariamente i lungomari, città e sparsa in ogni angolo di mondo. i palazzetti o mille piazzette rimesse a posto. TOM.



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DI

SERGIO PISANI

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 E_MAIL:lapiazzadigiovinazzo@libero.it FONDATORE Sergio Pisani PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani REDAZIONE Agostino Picicco - Porzia Mezzina Donata Guastadisegni - Antonio Taranto Vincenzo Depalma - Valentina Bellapianta Gianni Leali - Mimmo Ungaro Enrico Tedeschi - Giangaetano Tortora Alessandra Tomarchio - Michele Decicco CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica Responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73 Sergio Pisani tel. 080/3947872

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Il 25 dicembre Gesù di Nazareth compirà 2022 anni e anche quest’anno mi sa tanto che non gli regaliamo niente. Ci sono le tenebre e dobbiamo convivere con esse, sono un segno simbolico. Rappresentano per tutti noi oggi la situazione di pandemia che avvolge tutta l’umanità e ci costringe ad affrontare dure prove. Strano dunque il compleanno di Gesù Bambino: ci sono le tenebre e il festeggiato non riceverà anche quest’anno nulla mentre gli invitati si scambiano i regali fra loro. E non lo fanno nemmeno come il festeggiato vorrebbe: «…Va’, prendi quello che hai e dallo ai poveri» (Mt 19.21). I regali più grandi e belli vanno ai più ricchi e quelli più piccoli e brutti se li tengono i poveri. Questo crea a volte imbarazzanti problemi. Alla faccia della pandemia e della congiuntura economica. Sì, perché i moderni Epuloni non sapendo più che cosa regalarsi fra loro si inventano cose allucinanti tipo il guinzaglio per cani in coccodrillo, l’asciugamani per il bidet in ermellino o la Prada paperclip in oro (la graffetta ferma banconote) e i poveri, invece di incazzarsi per questo, o sprecano la tredicesima per imitarli oppure si guardano I soliti Ignoti di Amadeus col biglietto della Lotteria Italia fra i denti. I bambini invece sono più buoni: nella letterina a Babbo Natale chiedono tutto ciò che la pubblicità, da metà ottobre, ha ordinato di chiedere, ma aggiungono sempre una postilla, anch’essa ordinata loro come una sorta di ricatto morale da mamma,


catechiste e maestre: «Anche se non sono stato buono, cerca di accontentarmi e pensa ai bambini che stanno peggio di me». Io me la ricordo l’imbarazzante gioia che provavo, appena sveglio, alla vista di giocattoli e cioccolatini e vi confesso che in quel momento dei bambini del Terzo Mondo me ne importava poco o nulla. Mi ricordo però di come ci sono rimasto male quando ho letto tutta la verità su Babbo Natale. IN COPERTINA, Babbo Natale lo abbiamo raffigurato con i colori del Green Pass. Dovete sapere infatti che, in origine, il vecchietto buono indossava un abito tutto verde con bordini bianchi. Sì, proprio verde, il colore della natura e della speranza. Quello così intimamente legato alle energie pulite dell’Accordo di Parigi, sull’adattamento e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, sugli strumenti di finanza verde. E oggi, anche il colore del pass che certifica la negatività a questo virus spaventoso che ci ha stravolto la vita. La Coca-Cola è arrivata un secolo prima del Covid, quando capì l’importanza del Babbo Natale - immagine e gli fece indossare quel cappottone rosso che tuttora ha indosso, sì da farlo diventare bianco e rosso, proprio come i colori delle lattine della famosa bibita gassata. Babbo Natale è per il mondo intero l’icona laica del Natale ma è anche l’immagine della globalizzazione delle multinazionali dei poteri forti, con buona pace di Gesù Bambino. Pensate ora che una festa con un substrato ideologico del genere possa essere una festa giusta? Socialmente giusta, dico? E allora che si arrangino pure gli anziani con la pensione minima, i disoccupati, i possessori del reddito di cittadinanza, i ‘padre di famiglia’ per i quali anche il panettone di marca diventa una spesa: agli altri il capitone a loro le spine. Che fare? Le soluzioni sono almeno tre. LA PRIMA. Coprirsi bene bene e la notte della Vigilia andare a messa dove il parroco vi dirà che il Covid ci ha fatto scoprire un Natale più profondo, di non rattristarvi della vostra povertà, perché vostro è il Regno dei Cieli. E forse tornerete a casa meno scontenti.

LA SECONDA. Restatevene a casa, ma senza malinconia e nostalgia. Pensate invece alla faccia di una grassa signora ricca cui è andata una spina di capitone di traverso o che è seduta sul water e si contorce per la troppa frutta secca inghiottita a pranzo. E forse vi addormentate con il sorriso sulle labbra. LA TERZA. Se i vostri figli vi chiedono iPhone 13, voi date loro un libro. E, se la prendono a male, dite che è l’ultima moda americana e poi fate loro gli auguri di Buon Natale.

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COPERTINA

IN ORIGINE, BABBO NATALE INDOSSAVA UN ABITO TUTTO VERDE CON BORDINI BIANCHI

MODELLA: PAMELA DI CANDIA FOTOCOMPOSIZIONE : ROVESCIO GRAFICA DI ROSALBA MEZZINA


IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

CORSA ALLA POLTRONA, UNIONE E DISUNIONE I dati sulla diffusione del Covid19 tornano ad essere preoccupanti. I giornali e, in genere, tutta l’informazione, compresi programmi di intrattenimento, ci informano con drammaticità della situazione aggiornata. Sfuggono spesso, però, notizie interessanti che ci indurrebbero a ragionare non sulla necessità di vaccinarsi (sono convintamente fra quelli che hanno fatto 2 dosi di vaccino e faranno anche la terza al più presto), quanto sulla narrazione unica di questa tragica e sconvolgente pandemia che, in una Nazione democratica, è inaccettabile. TUTTA LA VERITÀ SU ASTRAZENECA. Scopro in una pagina interna di un giornale che AstraZeneca, il colosso farmaceutico anglo-svedese, ha chiuso il bilancio del terzo trimestre 2021 con 1,6 miliardi di perdite. L’azienda farmaceutica, è bene ricordarlo, aveva deciso, per ragioni di immagine, di vendere il suo vaccino tradizionale al prezzo di costo a differenza dei competitor come Pfizer e Moderna che avevano stabilito un prezzo sul mercato anche 10 volte superiore. Il vaccino di AstraZeneca criminalizzato e più volte ritirato e, poi, nuovamente autorizzato è stato, infine, definitivamente cancellato dalle somministrazioni. I milioni di italiani a cui è stato iniettato il vaccino anglosvedese hanno ricevuto rassicurazioni ufficiali che il cocktail di vaccini, la seconda e terza dose è stata e sarà Pfizer: migliora la risposta immunitaria. La domanda sorge spontanea. Se migliora la risposta immunitaria perché non utilizziamo questa modalità per tutti? E, poi, se il vaccino AstraZeneca è sicuro (le evidenze scientifiche internazionali riportano dati in linea con gli altri due vaccini per quanto riguarda le reazioni avverse), perché è stato totalmente messo da parte a favore di vaccini più costosi? Perché rinunciare con tanta leggerezza ad un vaccino non più pericoloso, ove lo siano, rispetto ad altri e, soprattutto, molto meno costoso? Avremmo potuto spendere molto di meno e consentire anche di approvvigionare i paesi poveri. Sottolineo: considerati i medesimi livelli di pericolosità accertata. Inoltre, e questo non piacerà ai teorici dei complotti, segnalo che AstraZeneca ha in Borsa, dopo quasi due anni di pandemia, lo stesso valore mentre Pfizer quasi il 50% in più e Moderna, addirittura, il 182%. Il valore dimostra che se esiste un complotto, ove esista, non riguarda Big Pharma visto che la società anglo-svedese ha rinunciato ad utili notevoli e non

ha tratto alcun beneficio dal vaccino. Semmai, mi chiedo: perché la Germania ha subito manifestato favore per Pfizer e una netta preclusione per AstraZeneca che rimane fuori dai radar della Nazione più potente dell’Europa? Il quadro che emerge si presta a molteplici interpretazioni e apre domande che, comunque, meriterebbero una risposta chiara. E anche, nella chiarezza, si finisce sempre con la negazione della certezza e della fiducia. La comunità scientifica, non parlo delle risposte politiche, ha fornito e continua a fornire un’immagine lontanissima da quella che dovrebbero restituirci studiosi attenti e


consapevoli del ruolo ricoperto. Già, gli studiosi e i professoroni: continuano a dare risposte confuse e contradditorie con piglio arrogante e tetragono. LO SCONTRO TRA I CANDIDATI SINDACO. Siamo a latitudini meno importanti e drammatiche. Parliamo della campagna elettorale per le elezioni del sindaco della nostra città. Nel fronte progressista si tenta in tutti i modi di ricomporre la frattura sull’indicazione avanzata perentoriamente da PrimaVera Alternativa del candidato sindaco sconfitto alle ultime elezioni, Daniele de Gennaro, non gradita dal PD locale. Lo avevo scritto mesi or sono che, con l’approssimarsi delle elezioni, i nodi sarebbero venuti al pettine. Le fibrillazioni nel centro sinistra e nel centro destra avrebbero assunto caratteristiche più marcate ed evidenti. Eccoci qui a scrivere di incontri per ricompattare sigle e partiti solo in apparenza assimilabili. Anche nell’ultimo incontro pubblico, a sinistra si usano le cortine fumogene del coinvolgimento popolare e della “gente”, non sono stati fatti passi in avanti sulla strada dell’unità. Gli incontri più o meno segreti sono quelli che contano con buona pace delle belle parole, segnalano ancora una netta distanza fra i partiti di sinistra. E’ vero, e sarebbe stupido e inutile sostenere il contrario, che il programma è importante ma lo è, altrettanto, anche la persona, donna o uomo, chiamata a realizzarlo. L’interprete principale vorrà, inevitabilmente, accanto a sé le persone di fiducia e questo, per chi è attento alle dinamiche, conta moltissimo. Le persone contano moltissimo, molto più di quello che viene sbandierato. Attitudini, competenze, capacità

di ascolto e di sintesi, professionalità, visione, consapevolezza del ruolo, esperienza amministrativa maturata sono alcune caratteristiche di un buon Primo Cittadino. Sono sicuro che saranno balzati sulla sedia i simpatizzanti dei vari comitati e comitatini giovinazzesi laici e para - religiosi. E l’onestà? L’onestà è un valore fondamentale ma, come tutti i valori, va maneggiato con cura. Men che meno da coloro che se ne appropriano per conferire patenti e lasciapassare. Da sola, l’onesta non basta e abbiamo numerosi e recenti esempi in Parlamento di forze politiche votate in maggioranza su questo assunto. Come sia andata a finire è sotto gli occhi di tutti. Un’immagine mi ha colpito, e non è una digressione, vedere tanti banchi a rotelle inutilizzati e inviati in discarica. Quante parole degli onesti per sostenere la necessità e quanti i soldi di tutti spesi inutilmente. Evviva! alfiere.2000@libero.it




giovinazzo

che

verra’

Senza volere anticipare il giudizio finale, sarà, comun- 22 ottobre 2021. que, inevitabile affermare che il giorno 22 ottobre 2021, PUG, le dì di presentazione, da parte dell’attuale sindaco, del osservazioni c.d “schema” del P.U.G. (piano urbanistico generale), non appartiene sicuramente ai dies fasti, non solo per lo dei tecnici stesso sindaco, ma anche per la comunità cittadina. Con il nostro primo, sintetico ma chiaro intervento su La Piazza, avevamo voluto mettere in guardia gli attuali amministratori civici sulla possibilità di fare tutto, bene ed in fretta (non erra il noto proverbio, per il quale la fretta genera i gattini ciechi, che qui sono parecchi), invitandoli ad acquisire ancora altre notizie (importan- mento del turismo, avevamo solo osservato che, in ogni caso, ti) sul nostro territorio, senza le quali sarebbe mancato al occorreva preliminarmente risolvere alcune questioni, gianuovo documento la sua imprescindibile linfa. Aderendo si- centi irrisolte da anni ed ormai abbandonate a sé stesse: per curamente all’idea di un futuro, serio e responsabile incre- il territorio verso Santo Spirito, prevedere lo spostamento


Angelo D. De Palma*

Presentato lo “schema” del nascente P.U.G.

UN GRANDE “BLA-BLA-BLA” A VOCI DISARMONICHE (necessario) altrove dell’impianto di depurazione delle acque luride e del deposito dei mezzi e degli strumenti di raccolta dei rifiuti urbani; per il territorio verso Molfetta, il recupero alla città della zona “C3”, cosiddetta “zona artigianale di servizio”, l’eliminazione delle “macchie di leopardo” (zone inedificabili poste al centro di zone edificabili) e l’assegnazione formale del nuovo cimitero. Nulla di tutto ciò è presente nella detta “bozza”, la quale, peraltro, non indica in alcun modo come intende innovare in melius, tanto da una parte quanto dall’altra, l’attuale destinazione a zona agricola. L’interesse degli attuali tecnici - progettisti, in obbedienza alle evidenti indicazioni comunali, sembra, quindi, essere totalmente assorbito dalla trasformazione in senso turistico, a nord ed a sud, delle rovine di due manufatti industriali, da convertire velocemente - malgrado insistano su aree definite agricole – in mega strutture turistiche di accoglienza. E tutto ciò viene ritenuto ancora saldo, senza alcuna preoccupazione di finire per costruire “cattedrali nel deserto”. Anzi, no. Una piccola “cattedrale” è quella, sicuramente in progetto, riguardante “Lama Castello”. Se è da considerarsi ben pensato un boschetto comunale, perché costruire una lunga e costosa arteria di collegamento con il mare? Nessuno lo sa! Il progettista, contornato da tante “pulci nella farina”, a nostro sommesso avviso nulla ha mai saputo delle nostre osservazioni e nulla - o quasi - dei problemi veri e concreti del nostro territorio. E nella lunga relazione orale (assistita da diapositive non a fuoco, quasi totalmente incomprensibili), quando al corrente dei problemi, piuttosto che offrire o tentare soluzioni, si è limitato a semplicemente riferirne, spesso non trattenendo le proprie riserve sulle opzioni prospettate degli amministratori. La sentenza del Consiglio di Stato, che si vuole disattendere a proposito della “D.1.1”? «Ma questi che altro vogliono? Si rendono conto del fatto che non si è attuata la crescita demografica attesa, ma il suo preciso contrario?» L’iniziativa di far partire, per incrementare il turismo, tanti esercizi di ristorazione? «Cos’è, vogliamo una nuova Matera? 700 ristoranti avviati prima del Covid. E poi il disastro!» Che cosa inventarsi per il futuro? «Con i lacci e lacciuoli attuali, ben poco. Si dovrà continuare a puntare, per il turismo estivo, su manufatti temporanei o, addirittura, momentanei. Finita la festa, si demolisce tutto!» L’uscita del comune di Giovinazzo dal Consorzio ASI, così invocata e patrocinata a spada tratta da un autorevole amministratore? «Non pare un’idea particolarmente saggia! Proprio ora, infatti, stanno partendo innumerevoli iniziative industriali finanziate con il P.N.R.R. ed i comuni di Modugno e Molfetta, diversamente da quel che avviene per Giovinazzo, hanno ormai pochi suoli da offrire!» Poche parole per altri temi, quali quelli concernenti la ex ferriera e gli immobili del comune, da tempo abbandonati al loro infelice destino (carcere, mattatoio, eccetera). Pochissime per lo spostamento dell’area di trasporto intermodale («è necessario intervenire subito, ma occorre trovare una valida alternativa»). Nessuna, come si è fatto sopra cenno, per la soluzione dei problemi che, lasciati insoluti, necessariamente costituiranno un notevole peso urbanistico irrisolto e condizioneranno il futuro, trattandosi di “condizioni essenziali”. In definitiva, un grandissimo e stonatissimo “bla-bla-bla” a più voci, fra loro disarmoniche e divaricanti e con un maestro di coro che non vuole limitarsi ad accompagnare lo stesso coro. In altri termini, ad oggi manca - e questo è grave - un’autentica visione di assieme, preferendo taluni soluzioni di dettaglio, additando altri opzioni ambiziose ma privi di significato attuale, richiamando, ancora, altri la necessità, ad ogni costo, dell’osservanza di norme iper-vincolistiche, ancorchè proiettate decisamente verso il passato e non verso il futuro. Occorre, dunque, sicuramente un momento di riflessione, che, mentre porti a comune denominatore tutte le proposte scritte e non scritte, consenta agli elaboratori una concreta, effettiva ed esaustiva conoscenza del territorio, che fin qui è evidentemente mancata. Una considerazione finale: un P.U.G come questo, che nasce pericolosamente “zoppo”, se portato allo stadio fina* GIA’ AVVOCATO le risulterebbe ancora più deleterio dell’allora vigente piano regolatore, le cui storture GENERALE DELLO nasce per raddrizzare, e a cui, almeno, ci eravamo rassegnati. STATO A VENEZIA


un candidato sindaco per volta di Sergio Pisani

DANIELE de GENNARO È IL PRIMO CANDIDATO SINDACO «Il popolo giovinazzese ha compreso perfettamente chi ha difeso strenuamente il bene comune, perseguendo ideali di giustizia e di vicinanza a chi è più in difficoltà» Nome: Daniele Cognome: de Gennaro Soprannome: Nessuno Età: 46 Professione: Avvocato Segno zodiacale: Sagittario Squadra del cuore: Milan Partito di appartenenza: PrimaVera Alternativa Esperienze politiche: Dal 2017 consigliere comunale fieramente d’opposizione Liste della coalizione che sostengono la sua candidatura? Al momento conosco solo quelle della spesa! PREMESSA. Giura di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità? Dica: «Lo Giuro»! La verità rende liberi! Giura di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità anche se nell’ultimo quinquennio sul Palazzo di Città è stato a volte difficile distinguere il vero dal falso? Purtroppo l’opacità e la propaganda sono stati il marchio di fab-

brica di questi ultimi 5 anni di attività amministrativa a Palazzo di Città. La verità non è mai una sola, non è semplice raccontarla. Se esistesse una sola, non si dipingerebbero cento tele diverse e non si candiderebbero mille facce. L’unica verità è che non sempre a trionfare è la verità! Il centro sinistra presenta un candidato sindaco alternativo allo stesso centro sinistra. A cosa si deve tanta abbondanza? Alla dialettica ed alla ricchezza di personalità capaci che ha sempre caratterizzato quell’area politica. La speranza è però che alla fine tutto il centro sinistra converga sulla mia candidatura. La Sinistra locale è rimasta sul davanzale della finestra a guardare chi/che cosa? La PrimaVera progressista giovinazzese è fiorita ed è rigogliosa; ed a dimostrarlo c’è il risultato delle recenti elezioni regionali. La gratitudine in politica è un sentimento che invecchia presto? Nel mio caso assolutamente no! Nella storia della politica cittadina non si è mai visto un gruppo così coeso e coerente nelle scelte

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come quello che mi sostiene. Centro sinistra: Divorzio, separazione legale, separazione consensuale o semplicemente separati in casa? Niente di tutto questo. Una relazione molto animata tra personalità forti che sostengono convintamente le proprie idee. Molto meglio di quelle in cui vi è un solo padre padrone! E poi: l’amore non è bello se non è litigarello! Daniele de Gennaro ovvero «una scelta naturale, spontanea, popolare, perché è proprio la gente comune, distante dai meccanismi della politica, a chiedere a gran voce di puntare su Daniele, riconoscendo la bontà del lavoro instancabile svolto in questi anni nell’interesse della nostra città». Suvvia, elenchiamo questi risultati? Basterebbe ricordare che se non ci fosse stata una opposizione così coraggiosa, in una città dove ogni famiglia, la mia compresa, piange o è in ansia per malati oncologici, nessuno avrebbe mai denunciato la fuoriuscita di percolato e di biogas dalla discarica! Ma anche l’incessante attenzione e controllo sull’operato e su ciascun atto pubblico di questa amministrazione. Cosa capiranno gli elettori di sinistra lontani dal Palazzo di città di questi suoi risultati? Il popolo giovinazzese ha compreso perfettamente chi ha difeso strenuamente il bene comune, perseguendo ideali di giustizia e di vicinanza a chi è più in difficoltà. Divide et impera: a chi il proverbiale motto può far gola? Dividere non è nella mia indole. Preferisco (con)dividere. In questi anni, ad esempio, ho (con)diviso con la cittadinanza tutte le informazioni riguardanti la città e la vita pubblica, affinché ad “imperare” fosse la partecipazione popolare e la trasparenza e non l’ignoranza, sulla quale invece si rafforzano i poteri deviati. Cosa è rimasto di sinistra a Palazzo di Città? Attualmente poco o nulla. A dominare ci sono le lobby affaristiche ed i portatori di interessi. Cosa è rimasto di destra a Palazzo di Città? Troppo. A partire dall’idea che le scelte amministrative debbano essere fatte solo per dare vantaggi a pochi. Quanto conta il centro a Palazzo di Città? Tantissimo. Specie per zigzagare da destra a sinistra e viceversa, e salire sempre sul carro dei vincitori.

cente? L’umanità non è mai un crimine! Le sentenze, invece, specie se non definitive, non si commentano; al massimo si impugnano. Troppi ingegneri, costruttori e politici di casa hanno non meno di 120cm di circonferenza di epa. Gli avvocati sono invece delle vere acciughe? Parlo per me! Peso forma sempre mantenuto. Prima grazie allo sport; ora grazie alle corse dietro ai miei bimbi! Se investo un “animale politico” che mi ha danneggiato in modo serio l’auto posso chiedere i danni? Ti servirà un buon avvocato! Metto il zippo al campanello nella notte a chi mi sta antipatico: cosa rischio? Al massimo, una secchiata d’acqua! Le hanno mai messo il zippo al campanello? Sì. Il giorno prima del mio matrimonio! Qual è la posizione legale per fare l’amore? Tutte! Qual è la posizione più illegale per fare l’amore? (se consenzienti) Nessuna! Qual è la posizione di cui all’articolo 3 comma 1 del kamasutra? Non ricordo gli articoli dei codici a memoria! Ma la tua domanda sarà l’occasione per un ripasso! Chiari gli obiettivi del suo progetto per noi che siamo sempre connessi ai social. E la massaia, l’uomo di periferia, come faranno a conoscerli? Semplice! Andremo a farglieli conoscere nelle vie che percorrono, nelle piazze dove si ritrovano e nei mercati che frequentano. Uno scrittore? Nessun dubbio: Dostoevskij Un giornalista? Sigfrido Ranucci Un magistrato? Nessun dubbio anche qui: Giovanni Falcone Un quotidiano che non sia il Sole 24 ore? Il Corriere della Sera

Qual è la differenza tra il Sole 24 ore e Le Ore? Nessuna: sono due giornali per specialisti dei rispettivi settori! Perché tanti avvocati non hanno la fama di essere obiettori È vero che vive sano chi dagli avvocati sta lontano? di coscienza? Il mio maestro mi diceva sempre che i veri avversari di un avvoca- Perché ogni individuo deve essere libero di poter esprimere i suoi to sono proprio i clienti! valori etici, morali e religiosi. Taormina difendeva Priebke, Ghedini difende Berlusconi. Lei invece? Tre le ipotesi in vista delle elezioni amministrative del 2022: Chiunque bussi alla porta del mio studio professionale. 1. Superano il primo turno de Gennaro e il candidato dell’ex Mimmo Lucano, sindaco di Riace, condannato a 13 anni di sindaco Depalma. A chi andranno i voti collegati al candicarcere per illeciti ed abusi amministrativi relativi ad alcuni dato sindaco del Pd e del centrosinistra? progetti di accoglienza ed integrazione dei migranti è inno- Sono fermamente convinto che tutte le forze di centro e di sinistra


appoggeranno la mia candidatura. In un eventuale ballottaggio sono certo che il PD ed il centro sinistra mi sosterrebbero convintamente! 2. Superano il primo turno il candidato sindaco del Pd e del centrosinistra e il candidato dell’ex sindaco Depalma. A chi andranno i voti di de Gennaro e degli alternativi? Nessun dubbio. Il mio voto e quello di PrimaVera Alternativa saranno sempre espressi per chi persegue valori progressisti. 3. Superano il primo turno de Gennaro e il candidato sindaco del Pd e del centrosinistra. A chi andranno i voti del candidato dell’ex sindaco Depalma? Non ce ne sarà bisogno. Vinceremo, tutti insieme, al primo turno. Chi cinque anni fa ha votato Depalma, dopo lo sfacelo amministrativo di questi 5 anni, ci voterà convintamente! Le 5.500 contravvenzioni al codice della strada elevate per il famigerato rilevatore della velocità in Giovinazzo a Santo Spirito possono essere impugnate? Oramai non più! Ma quella è stata una porcata per fare cassa e non per garantire la sicurezza di quel tratto di strada. Ed infatti, dopo pochi mesi ed i lauti incassi le telecamere sono state tolte! E le contravvenzioni per le cacate canine? Quelle sono davvero troppo poche! Come inesistenti sono i dog park e le aree di sgambamento per i nostri amici a quattro zampe. Una assenza che amplifica il problema delle deiezioni canine. Quanto spenderai in campagna elettorale? La stessa cifra delle precedenti elezioni, ossia il minimo necessario per allestire comizi e affissioni. Chi finanzierà la sua campagna elettorale? Come sempre, soci e candidati consiglieri con autotassazione.

Ci farà vedere i buoni per fare la spesa? Mai avuti! Se diventasse sindaco direbbe: «Finalmente è arrivato il momento di fare politica per qualcuno o contro qualcuno»? Finalmente, è arrivato il momento che la politica torni al servizio del popolo! La costruzione di fabbricati ed opere edilizie è legata al diritto di proprietà. Ma in paese c’è chi abusa della facoltà di edificare senza le giuste autorizzazioni? Ciò che è mancata è stata una pianificazione legata alla visione della città. Emblematica la vicende dei tratti di spiagge che si volevano concedere ai privati in spregio della legge, la cui illegittimità abbiamo contestato in ogni sede. Perché i giovinazzesi dovrebbero votare Daniele e non Michele o terzi? Perché è giusto darmi una opportunità. Perché è giusto che i Giovinazzesi mi mettano alla prova e possano giudicare la città più coesa, plurale, colorata e bella che abbiamo in mente. Parliamo di futuribili assessori. Preferirebbe una squadra di tecnici o di politici? Vorrei donne e uomini che amino la città, capaci ed onesti, e che possano essere d’esempio per i Giovinazzesi. Se perdesse le elezioni, ce l’ha già un loculo per passare a miglior vita? Ho molto di più! Ho l’affetto di una famiglia meravigliosa e di tante persone che mi vogliono bene. E questa è la vittoria più grande di tutte!

SERGIO PISANI



echi

del

mese

DI

GIANGAETANO TORTORA

CORONAVIRUS A GIOVINAZZO IL BOLLETTINO DI NOVEMBRE È 10 VOLTE MIGLIORE DI QUELLO DELLO SCORSO ANNO

Soli 13 nuovi casi di positività (informazioni contenute nell’ultimo report, n. 36, Asl Bari sul Covid) a fronte dei 123 casi del 17 novembre 2020. Esattamente un anno fa Giovinazzo toccava il picco dei casi della seconda ondata: 123. Un anno dopo lo scenario è completamente cambiato. I casi di oggi sono quasi 10 volte di meno. Così come è diverso lo scenario: nel 2020 eravamo già entrati nel sistema dei colori, Giovinazzo era in area arancione, di fatto in semi-lockdown. Ma, ovviamente, il game changer lo abbiamo oggi e non un anno fa: il vaccino. Oggi, a 16.285 cittadini è stata somministrata la prima dose (il 92% della copertura vaccinale prima dose) e ci possiamo permettere una vita pressoché normale con solo poche fastidiose ma indispensabili prescrizioni come la mascherina nei luoghi pubblici chiusi. Un dato significativo rispetto al Nord-Est civile e colto: la quasi totalità dei giovinazzesi possiede il green pass!

edizione hanno infatti collaborato gli encomiabili volontari dell’associazione ambientalista 2hands Giovinazzo. I numerosi partecipanti, di ogni età e provenienti da tutta la Puglia, si sono cimentati nei due percorsi da 3 o 9 km, in entrambi i casi con partenza e arrivo in piazza Vittorio Emanuele II. La manifestazione, che non è stato possibile svolgere lo scorso anno a causa della situazione di emergenza sanitaria, è stata allietata dalla presenza sul palco di Alessio Giannone (in arte Pinuccio) noto inviato di Striscia la Notizia su canale 5 e di Simona Valenti di Radio Selene.

2 novembre COMMEMORAZIONE DEFUNTI

1 novembre NETIUM RUN: RECORD DI PARTECIPANTI Oltre mille partecipanti alla terza edizione della Netium Run, manifestazione podistica non competitiva organizzata dal centro sportivo Netium e avente come obiettivo la sensibilizzazione alla cura della propria salute attraverso l’attività sportiva, con particolare riguardo quest’anno al rispetto dell’ambiente che ci circonda. All’organizzazione della terza

Depergola fotografia

Cerimonia di commemorazione dei nostri cari defunti presso il cimitero comunale. Nelle prime ore del pomeriggio è stata infatti celebrata una messa solenne presieduta dal Vescovo della nostra diocesi Mons. Domenico Cornacchia, con la partecipazione del clero cittadino e delle autorità civili e militari. Per il secondo anno consecutivo, tuttavia, a causa dell’emergenza sanitaria da covid-19 i fedeli hanno dovuto raggiungere il cimitero autonomamente e non quindi collettivamente in pellegrinaggio come da tradizione.


4 novembre 4 novembre PREMIO COMUNI GIOVINAZZO ONORA RICICLONI 2020 DI LEGAMBIENTE IL MILITE IGNOTO Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate coincisa quest’anno con il centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma, avvenuta il 4 novembre 1921. La città di Giovinazzo non si è fatta cogliere impreparata di fronte a tale speciale ricorrenza. Nella nostra Villa Comunale si è infatti svolta una toccante cerimonia, alla presenza delle autorità civili e militari, delle scolaresche e di tanti

Ancora una volta Giovinazzo si è distinta come città virtuosa sul fronte della raccolta differenziata. E’ infatti l’aver raggiunto il 73% nell’anno 2020 la ragione per la quale Giovinazzo si è aggiudicata il premio Comune Riciclone, sulla base del 13mo Rapporto di Legambiente in merito alla raccolta differenziata in Puglia. Il suindicato premio è stato ritirato, nell’ambito dell’Ecoforum Puglia tenutosi a Bari, dal sindaco Tommaso Depalma.

14 novembre 2HANDS GIOVINAZZO E ANTROPHOS UNITI PER L’AMBIENTE

giovinazzesi. Il presidente del Consiglio Comunale Alfonso Arbore ha dato lettura della delibera consiliare con la quale lo scorso 29 settembre è stata conferita la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto e il sindaco Tommaso Depalma ha consegnato il crest della città di Giovinazzo al Comandante della stazione locale dei Carabinieri maresciallo Ruggiero Filannino. Il parroco di San Domenico don Pietro Rubini ha poi letto una preghiera dedicata appunto al Milite Ignoto. Grande partecipazione emotiva e molto sentita anche durante il rito dell’alzabandiera a cura dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia gruppo di Giovinazzo e delle associazioni d’arma locali dell’Aeronautica Militare e dei Carabinieri, nonché durante l’esecuzione de Il Silenzio, l’Inno di Mameli e La Leggenda del Piave e, al termine della cerimonia, del noto brano Imagine di John Lennon cantato dalle scolaresche.

Nuovo traguardo conseguito dai volontari di 2hands Giovinazzo, impegnati in un ulteriore necessario intervento di pulizia del tratto di costa adiacente alla località ex Marmeria Illuzzi dopo quello effettuato lo scorso anno nella medesima zona. Tale nuovo intervento di pulizia ha portato alla raccolta di 102,60 kg di rifiuti, di cui: plastica 38,1 kg, indifferenziato 46,77 kg e vetro 17,73 kg. Davvero prezioso l’apporto fornito nell’occasione dai ragazzi e dai responsabili dell’Antrophos, che si sono infatti uniti ai suddetti volontari nell’attività di pulizia. Per il raggiungimento dell’obiettivo della campagna Adriatic Heroes (raccogliere 20 tonnellate di rifiuti nell’intero anno 2021) 2hands Giovinazzo continua determinata a scendere in campo in nome della tutela delle nostre coste e della pulizia del nostro mare.


15 novembre ANAGRAFE ON LINE, CERTIFICATI ELETTRONICI COMUNE Bella notizia per i cittadini giovinazzesi: a partire dal 15 novembre è infatti possibile scaricare i propri certificati digitali on line in maniera autonoma, senza quindi più bisogno di recarsi di persona agli uffici di Palazzo di Città ed evitando rischi di code agli sportelli. La procedura è la seguente: basta connettersi al sito ufficiale del Comune www.comune.giovinazzo.ba.it, cliccare su Aree Tematiche, andare alla voce Servizi demografici, cliccare sul link Sportello demografico ed entrare nell’apposita area certificati. Per effettuare tale accesso è però necessario il possesso di SPID o di CIE (carta di identità elettronica). I cittadini in possesso delle suddette chiavi di accesso, tramite l’inserimento del nome utente e della password, vedranno la lista dei certificati che è possibile scaricare direttamente dal computer. Il servizio, inoltre, consente di visionare l’anteprima del documento richiesto e di scaricarlo in formato pdf.

17 novembre GIOVINAZZO A MILANO PER URBANPROMO Una delegazione della nostra Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Tommaso Depalma e composta anche dagli assessori Gaetano Depalo e Salvatore Stallone ha preso parte al convegno svoltosi a Milano nell’ambito della rassegna giunta alla XVIII edizione Urbanpromo Progetti per il Paese, sul tema Progetti per la rinascita di parti di città. Durante il convegno sono stati illustrati i progetti che intendono riposizionare o ricostruire zone inadeguate agli attuali standard industriali attraverso il rinnovamento di strutture e la cura dei paesaggi grazie alla collaborazione di privati e pubbliche amministrazioni al fine di incentivare lo sviluppo locale. Nella sua relazione il sindaco Depalma ha illustrato le opere realizzate o in via di completamento a Giovinazzo, con

particolare riferimento all’ex calcificio lungo la litoranea verso Molfetta. Inoltre ha colto l’occasione per elogiare la lungimiranza degli uffici comunali preposti, che hanno collaborato fattivamente con le opportune indicazioni tecniche al fine di contribuire a progetti utili al bene comune. Presente alla manifestazione, in rappresentanza dei giovinazzesi a Milano, Agostino Picicco della nostra redazione. GIANGAETANO TORTORA





l angolo

del

lettore di Agostino Picicco

DON PIETRO RUBINI, PARROCO DI SAN DOMENICO E COORDINATORE DELLA VICARIA DI GIOVINAZZO I

GIOVINAZZESI, E NON SOLO I

PARROCCHIANI

DI

SAN

DOMENICO, HANNO IMPARATO A CONOSCERE, APPREZZARE E A VOLER BENE A DON PIETRO RUBINI. LA SUA ESPERIENZA PA-

«La gente ci chiede vicinanza, prossimità, relazioni vere, il bisogno di punti di riferimento»

STORALE E I SUOI INCARICHI ANCHE A LIVELLO DIOCESANO SONO MOLTEPLICI, DELICATI E IMPEGNATIVI, CULMINATI RECENTEMENTE ANCHE CON LA RESPONSABILITÀ DEL COORDINAMENTO DEI SACERDOTI DELLA CITTÀ DI

GIOVINAZZO. MA DIAMO A LUI LA PAROLA PER MEGLIO CONOSCERE LA SUA ESPERIENZA DI PRETE A GIOVINAZZO E IN DIOCESI E IL VISSUTO CHE HA FATTO NASCERE LA SUA VOCAZIONE E HA IRROBUSTITO IL SUO SACERDOZIO

A SERVIZIO DELLA COMUNITÀ CITTADINA «San Giovanni Bosco era convinto che «da un sì o da un no detto da ragazzi può dipendere il seguito di un’intera esistenza». In questa affermazione rileggo la mia storia vocazionale. Sono uno della prima ora. In quarta elementare cominciai a frequentare il gruppo dei ministranti e dell’ACR presso la parrocchia dei Santi Medici in Terlizzi; terminata la terza media, entrai nel Seminario minore per proseguire il cammino fino in fondo. Oggi, dopo 27 anni di intensa vita sacerdotale, posso solo esprimere tutta la mia immensa gratitudine al Signore e alla Chiesa per un ministero che rende bella e gioiosa la mia esistenza e spero serva alla causa del Regno. Ho svolto la maggior parte della mia missione a servizio delle vocazioni al sacerdozio e del laicato, essendo stato vice rettore e rettore del Seminario Diocesano, responsabile dell’Anno propedeutico e, contemporaneamente, assistente diocesano dell’Azione Cattolica». E attualmente? «Oltre a ricoprire l’incarico di parroco della bella Comunità di San Domenico e di rettore dell’antica Collegiata

dello Spirito Santo, sono anche direttore dell’Ufficio Diocesano per la Liturgia e cerimoniere vescovile, delegato vescovile per il Diaconato Permanente e i Ministeri Istituiti, delegato diocesano per i Congressi Eucaristici Nazionali, priore per la Sezione diocesana dell’O.E.S.S.G., coordinatore della Vicaria di Giovinazzo, membro di diversi organismi di partecipazione. Come me, tanti altri sacerdoti svolgono diversi servizi, sostenuti dalla fiducia nel Signore e animati dal desiderio di amare la Chiesa». E’ interessante cogliere dalle sue parole la situazione della comunità parrocchiale di San Domenico tra problemi, sfide e prospettive future con riferimento al periodo della pandemia, tra difficoltà e opportunità. «La nostra Comunità viene da un passato glorioso, caratterizzato da una ricca tradizione e da un vissuto sociale permeato di cristianità, dove la parrocchia era il centro della vita, anche per il suo affaccio sulla suggestiva piazza centrale della città. Anche nell’attuale contesto, caratterizzato dall’esodo di tante persone, dei giovani in particolare per motivi di studio o di lavoro, la nostra parrocchia continua ad essere luogo di incontro con Dio per una buona parte di fedeli che partecipano all’Eucarestia domenicale e feriale, punto di riferimento per le persone che hanno bisogno di ascolto e di aiuto, palestra di formazione umana e cristiana per i ragazzi, i giovani e le famiglie, ponte verso le case degli uomini. Con l’aiuto prezioso e generoso del nostro diacono permanente Nando Vitelli e degli operatori pastorali, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, si cerca di creare le condizioni per permettere a ciascuno di riferirsi alla nostra parrocchia come ad un luogo dove sentirsi in famiglia per sperimentare la carezza di Dio e l’accoglienza tra fratelli; spazio dove trovare dialogo e possibilità di crescita; comunità dove essere personalmente coinvolti nell’esercizio della corresponsabilità, convinti che «se ciascuno fa qualcosa, insieme facciamo molto» (Beato Pino Puglisi). In buona sostanza si cerca di vivere lo stile della Chiesa sinodale, uno stile che valorizza le diversità e promuove il coinvolgimento di tutti». E DI QUELLA DIOCESANA I giovani sono presenti e attivi nella vita della parrocchia? «La nostra è una parrocchia che punta sul cammino di crescita umana e spirituale dei laici, in particolare dei giovani presenti e attivi in comunità, nella consapevolezza che non si può essere testimoni credib ili senza un’adeguata formazione. Oggi, come non mai, per l’annuncio del Regno di Dio non bastano la buona volontà e la disponibilità. Solo mediante la formazione delle giovani coscienze si può rispondere alle sfide del presente e del futuro, che toccano il complesso mondo del lavoro, della cultura, della politica, dei mezzi di comunicazione e dell’economia, e riguardano la famiglia, l’educazione, la vita professionale, soprattutto nei contesti in cui come


Chiesa possiamo essere presenti solo attraverso i nostri laici. La presenza dei giovani è una risorsa preziosa e necessaria per la nostra comunità. Trasparenti e generosi, si lasciano coinvolgere nella vita parrocchiale, offrendo la propria disponibilità al servizio educativo verso i più piccoli». Come riesce don Pietro a conciliare l’impegno in parrocchia con gli incarichi diocesani, che nell’ultimo periodo lo hanno molto impegnato anche nella visita pastorale del Vescovo? «Riguardo agli incarichi diocesani che mi hanno visto e mi vedono tutt’ora impegnato su vari fronti, essi costituiscono per me un’esperienza arricchente, in particolare sotto il profilo delle relazioni fraterne e costruttive con i miei confratelli e con i laici. In quanto segretario della Visita pastorale del nostro Vescovo, ho potuto scoprire e apprezzare ancora meglio il volto bello della nostra Chiesa, attraverso la vivacità di tante realtà presenti nelle parrocchie e sul territorio, il servizio appassionato e gratuito reso dai nostri laici, il senso di corresponsabilità che caratterizza sempre più il rapporto tra sacerdoti e operatori. Tra le diverse richieste rivolte al nostro Vescovo, mi ha colpito quella espressa dalle persone incontrate nelle scuole, nelle parrocchie, nei luoghi di lavoro, negli ambienti sportivi: vieni a trovarci ancora; quando ti è possibile, vieni a stare con noi. In queste semplici parole ho sentito da parte della nostra gente la richiesta di vicinanza, di prossimità, di relazioni vere; il bisogno di punti di riferimento attorno ai quali ritrovarsi». IL PRIMATO DI DIO NELLA CITTÀ Don Pietro legge le testate locali on line e conosce La Piazza di Giovinazzo? Incoraggiante la sua risposta: «Conosco La Piazza di Giovinazzo e spesso mi soffermo a leggere i contributi che ospita, quelli che ritengo possano interessarmi, in particolare gli articoli incentrati su argomenti culturali, storici ed ecclesiali. Sento di attribuire un grande valore informativo ed educativo al variegato mondo della comunicazione locale, sia a quella più tradizionale della carta stampata che a quella più moderna del digitale. Essa è insieme sguardo attento sulla città e voce dei cittadini. In quanto sguar-

do attento sulla città, la stampa locale ha il compito di affrontare i temi di attualità sociale e politica, mettere in risalto risorse e progetti, segnalare difficoltà e inadempienze, rendere partecipi degli eventi lieti e tristi che accadono. In quanto voce dei cittadini, invece, essa mette in comune le esperienze, promuove le testimonianze, si fa memoria storica del tempo e dello spazio, avanza proposte che hanno come fine il bene comune. In tutto ciò è importante lo stile comunicativo, che – come ha evidenziato il nostro Vescovo in un passaggio della sua ultima Lettera Pastorale, Vino nuovo in otri nuovi «deve essere sempre rispettoso delle persone, trasparente, non invadente né denigratorio, coinvolgente; uno stile che getta ponti e non crea blocchi, che unisce e non divide, che ha come obiettivo la verità e non il gossip». Valgano per quanti operano nell’ambito delle comunicazioni sociali i tre verbi che secondo papa Francesco caratterizzano il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare». Natale è vicino, chiediamo al parroco di San Domenico un auguro particolare per la nostra città: «In questo mese di dicembre ricorre il Natale di Gesù, una delle feste più importanti e più significative della cristianità, che ricorda il momento in cui l’Altissimo è diventato l’Emmanuele, il Dio con noi. Da duemila anni Dio cammina ancora per le nostre strade; entra nelle nostre case, ci sta a fianco nei luoghi di lavoro, di studio, di sofferenza; è vicino ai luoghi dell’emarginazione e dello smarrimento. Da qui il mio invito a riconoscere il primato di Dio nella nostra città. Una città è salda quando riposa su fondamenta salde, e queste fondamenta sono i valori condivisi e trascendenti, quelli che non si comprano né si pesano, ma che danno alla vita un orizzonte e una speranza. Il mio augurio è che dal Dio con noi e per noi possiamo imparare ad essere gli uni con e per gli altri, nella costruzione di una convivenza fondata sull’amore». Ringraziamo don Pietro per l’attenzione che ci ha dedicato, a lui ricambiamo gli auguri natalizi, perché sia sempre punto di riferimento per la sua comunità, grazie alla cordialità che sa esprimere, e costruttore di unità della nostra città nel servizio di coordinamento cittadino al quale è stato chiamato. AGOSTINO PICICCO


visto

da...

ANTONELLO TARANTO*

I VANDALI DI GIOVINAZZO

Cosa accomuna gli antichi vandali con quelli moderni che imbrattano i muri e distruggono le trappole per i topi?

I Vandali erano un popolo della fredda Europa del nord che, già prima di Cristo, cominciarono a cercare una terra meno ostile ove insediarsi. Fra il II e il III sec. d.C. si insediarono nei territori più ospitali dell’Europa orientale, al di lá del Danubio. Il clima era certamente più mite di quello Svedese ma i Vandali erano un popolo più avvezzo alla razzia che alla coltivazione, per cui cercarono di penetrare i territori dell’Impero Romano per derubarli delle loro ricchezze. Come sappiamo l’Impero Romano era ancora molto forte e non lasciò spazio ai bar-

bari, i quali, però, ostinati com’erano, riuscirono a percorrere un corridoio lungo il Danubio, poi a nord delle Alpi, poi scesero nella Gallia, nella penisola Iberica e, infine, riuscirono a creare un proprio regno nel nord Africa. Da lì, combattendo sempre in maniera feroce e razziando tutto ciò che trovavano, riuscirono a raggiungere Roma, ormai decadente, e nel 455 d.C. riuscirono ad entrarvi e a saccheggiarla. Da allora, ogni persona che disprezza, danneggia e deturpa le opere d’arte e le cose degli altri senza criterio e senza un concreto vantaggio per se stesso è definito «vandalo». Dunque, chi a Giovinazzo (come in qualunque altra città) distrugge le trappole per i topi, le panchine, le aiuole, imbratta i muri delle case e le strade, chi danneggia le automobili è un vandalo. Anche chi produce rumori molesti, chi diffonde fake news, chi abbandona i rifiuti, chi inquina consapevolmente l’ambiente, chi parcheggia in doppia fila ecc. ecc. è un vandalo. Giovinazzo, come ogni altra città, deve fare i conti con orde di barbari che invadono i nostri territori per fare razzia di cose belle, di serenità, di sicurezza. Cosa accomuna gli antichi vandali con quelli moderni che imbrattano i muri e distruggono le trappole per i topi? Prima di tutto l’ignoranza. Infatti gli antichi vandali avevano una cultura trasmessa solo in forma orale, basata sui canti popolari che, per lo più, raccontavano del potere di Odino e di Thor, guerrieri che amavano la morte in battaglia e disprezzavano i codardi che avevano paura della morte e del dolore fisico. I moderni vandali sanno leggere e scrivere, anche se confondono l’anno con l’hanno, il condizionale con il congiuntivo e, soprattutto,


non conoscono l’educazione civica e la storia dell’arte. Come gli antichi vandali, anche quelli moderni si riuniscono o distribuiscono in tante tribù. Abbiamo i writers che, credendo di essere artisti, scrivono messaggi in neolingua sui muri delle case; gli invidiosi che distruggono le cose belle che non possono possedere; gli sporcaccioni che abbandonano immondizie e cacche di cani; gli smokers e i drinkers o drunks che fumano e bevono birre abbandonando cicche e bottiglie sulla strada; alcuni bikers il cui scopo vitale è fare quanto più rumore possibile con le marmitte delle motociclette; i leoni da tastiera o haters che invadono lo spazio virtuale con balzane idee e insopportabili insulti; i bulli, bulloni e bulletti; i giustizieri che, avendo capito almeno una norma di vita sociale, puntano costantemente il dito verso la «pagliuzza nell’occhio dell’altro senza mai guardare la trave nel proprio». Ora abbiamo una classificazione (molte altre ne sarebbero possibili). A che ci serve? A comprendere il fenomeno per progettare il miglioramento. Gli antichi vandali distruggevano e razziavano ma, alla fine, conquistarono Roma, grazie a barbari, come Teodorico, che avevano studiato. Naturalmente non stiamo parlando di una banale cultura nozionistica ma della scuola di vita, fatta, si, anche di nozioni, ma, soprattutto di processi mentali, cognitivi ed emotivi. I moderni vandali, sempre spregevoli e condannabili, mostrano tutti un gran bisogno di “lasciare un segno”: i più banali sono i writers che con i loro scarabocchi sui muri ci dicono “di qua son passato io”; i bikers avvisano della loro presenza con il rumore; gli sporcaccioni abbandonano sacchetti d’immondizia per denunciare il proprio passaggio e così via. Ogni vandalo non rappresenta solo il fallimento della propria evoluzione ma quello dell’intero sistema sociale. Naturalmente è necessario punire ogni vandalo ma è ancor più importante prevenire altri atti vandalici. Se ragazzi teen agers hanno bisogno di lasciare segni barbari al loro passaggio, vuol dire che, probabilmente, sono stati bambini di cui nessuno si accorgeva.

Badiamo bene che non è la solita storia di degrado, di povertà materiale, disoccupazione. I neovandali provengono da ogni fascia sociale. La più profonda ignoranza di cui spesso sono portatori è emotiva. Dove si impara l’educazione emotiva? Due sono i luoghi fondamentali dell’educazione emotiva: la famiglia e la scuola. Da qualche tempo tra famiglie e scuola i rapporti non sembrano del tutto sereni. La sfiducia generalizzata che ha travolto le istituzioni pubbliche non risparmia la scuola e, sempre più spesso, vediamo genitori che contestano i docenti e viceversa. Vi sono anche professionisti che sostengono che i genitori debbono restare fuori dalla scuola per consentire agli insegnanti di lavorare serenamente. E’ un parere. Altri professionisti ritengono, invece, che le famiglie dovrebbero essere maggiormente presenti nelle scuole ma non certamente per discutere i programmi e i metodi didattici: il loro compito dovrebbe essere quello di collaborare nella condivisione dei valori etici, delle attività prosociali e dell’esempio della fiducia nelle istituzioni. Fiducia che, ovviamente, non può e non deve essere data per scontata, ma deve essere il frutto di un patto sociale chiaramente esplicitato e periodicamente verificato e aggiornato. All’interno di questo patto i ragazzi che tendono a rimanere ai margini della comunità scolastica non dovrebbero essere trattati come portatori di una malattia o di un bisogno pedagogico speciale ma dovrebbero essere guardati semplicemente come portatori di talenti non ancora esplicitati. Solo così essi potranno diventare protagonisti della propria vita rimanendo dentro e non contro la comunità. Alcuni mesi fa un ragazzino terribile di Bari disturbava abitualmente la gente del quartiere. Una sera si presentò nel centro parrocchiale in cui proiettavano un film alla presenza del sindaco. Il ragazzino entrò nel centro e cominciò a disturbare tutti. Il sindaco, allora, lo chiamò e lo invitò a vedere il film insieme a lui. Il ragazzino smise di vandalizzare e guardò il film insieme al sindaco. Il piccolo vandalo diventò civile. Almeno per qual- * MEDICO che ora. PSICHIATRA



la

nota

storica DI SERGIO PISANI

ANDAR PER FRANTOI

Non è una incongruenza se continuiamo a pensare a Giovinazzo come ad un paese agricolo anche se ci emozionano di più la sua bella costa, i suoi scogli e i tramonti sul mare. Non sono forse più tanti come in passato, ma i giovinazzesi continuano a lavorare in campagna, alcuni per hobby se hanno un piccolo appezzamento o come secondo lavoro. Giovinazzo esportava l’olio delle olive del suo agro e vista l’importanza della coltivazione dell’olivo nell’economia giovinazzese è facilmente comprensibile la relativa valenza storica del frantoio

IN PRINCIPIO ERANO «I TORCULARIA» La storia dei frantoi ha un’onda lunga. Nelle prime fonti documentarie viene utilizzato il termine torcularium (pl. torcularia) indistintamente sia per la lavorazione e produzione del vino che dell’olio; peraltro il torculum (torchio) serviva, e si usa ancora se pur meccanizzato, sia per la pigiatura dell’uva che per la spremitura delle olive. Un atto del notaio Riccio del 25 luglio 1666 (ASBa, p.za di Giovinazzo sk.15, vol. 215, f. 159) riporta un dettagliato progetto per la costruzione di un frantoio vinicolo (torcularia). Nell’occhio a margine del rogito si legge «pro confectione palmentorum et turri». Già prima i frantoi si chiamavano “palmenti”: servivano inizialmente per la pigiatura dell’uva, poi passati a significare le macine dei mulini ad acqua che schiacciavano le olive per produrre olio, o frantumavano il grano per ricavarne la farina. Generalmente ad un solo enorme disco di pietra, non erano più di due, quasi nessun mulino usava quattro palmenti. Il frantoio vinario da costruirsi a Giovinazzo come da atto del notaio Riccio doveva invece essere di quattro palmenti, due d’una misura e due di un’altra (due ruote con relative vasche delle quali veniva indicata la dimensione in palmi e la capacità in salme); per tutti e quattro il baldaniero (sic) doveva essere simile a quello d’un trappeto già esistente sulla via di Terlizzi : «Quattro palmenti atti a pistare uve et fare vini mosti che siano cioè duoi di capacità di salme 40 con il puzzo capace di dette salme 40 che li lecti siano quadri palmi 11 et altezza de lati palmi 54 et il baldaniero conforme quello che sta nel pelmenti alli trappeti delli Morola alla via di Terlizzi, et altri duoi di capacità di salme 28 in 30 similiter con il


puzzo capace per detta quantità, e che il letto ha largo palmi 10 quadro e la larghezza [...] e baldaniero corrisponde come sopra…». I FRANTOI DEL CUORE. Oggi il frantoio non è più quel luogo dove basta girare la leva con forza per far muovere le macine. Oggi il frantoio è diventato una vera officina alimentare, con tanta tecnologia. E’ cambiato il mondo. Voglio ricordare i trappeti del cuore degli anni 60 – 80, veri musei dell’«oro verde». La Carestia (via Bari) - U Cighias - Giangregorio (via Crocifisso) - Acquafredda (via Ricapito) - Depalma (Palmanova) - Marcotrigiano (Angiuicchio Vendola) - Illuzzi Gaetano (U Bochè) Maldarelli (via Marconi) - Rucci (via Devenuto) - Pansini (via Fossato) - Serrone (via Petrarca e via Celentano) Messere Ferdinando e Messere Mauro (via Sasso) - U Tirchiaun (via Bari) - Marziani (via Cattedrale) Maldarelli (p.zza Cattedrale) - Turturro Arcangelo (via Sasso) - Turturro Michele (subentrò al trappeto dei Devenuto) - Depalo Francesco (via S.M. degli Angeli) Martino Vito (via C. Altieri) - Cooperativa Olivicoltori (Formata da tanti piccoli proprietari), infine il complesso Rufolo e Sant’Antonio (un pezzo di storia del Ventennio). Se qualche nome è sfuggito chiediamo anticipatamente venia, nessuno tuttavia si deve sentire escluso.

Note storiche di Diego de Ceglia

I FRANTOI IN ATTIVITA’ Preparatevi adesso al viaggio che racconta lo sviluppo delle più importanti invenzioni agricole ma, soprattutto, la storia del nostro paese. Andiamo a scoprire come i frantoi per olive, le cui macine ruotano allo stesso modo da sempre e raccontano la storia di una passione che continua nel tempo.

TESTI E FOTO SONO STATI RACCOLTI DA SERGIO PISANI E NICOLA MICCIONE




GIANGAETANO TORTORA







cultura di ENRICO TEDESCHI

CINEMA E MEDIOEVO «Giovinazzo è Giovinazzo!» Parola del prof. Cardini

GIOVINAZZO SUPERSTAR al Bif&st Nonostante le restrizioni dovute al Covid e sempre sotto l’attenta regia del deus ex machina del Cinema italiano Felice Laudadio, ancora un grande successo quest’ultimo Bif&st per partecipazione, ricchezza di eventi, personaggi, prime e proiezioni imperdibili. Un calendario fittissimo di appuntamenti, impossibile però non esserci, alla vigilia della cerimonia di chiusura e consegna dei premi, almeno a quello a cui non potevamo certo mancare, sia per il tributo alla memoria di uno scrittore e professore universitario barese che con i suoi studi ha fatto tanto per la conoscenza della storia medievale del Sud, sia perché era impensabile che non ci fosse una doverosa citazione (argomento storico che ci riguarda direttamente) per il film cult “Il nome della rosa” del premio Oscar Jean-Jacques Annaud. Con il titolo Cinema e Medioevo e omaggio a Raffaele Licinio, una mattinata sicuramente all’insegna della Cultura e della Storia, vista la presenza, come convitato di punta, del prof. Franco Cardini, famoso scrittore oltre che uno dei massimi medievisti viventi. E tale in effetti si è rivelata e, per di più, piena di piacevoli ed inaspettate sorprese anche per noi: cogliendo al volo la spiegazione di Cardini sulle famose rappresentazioni di Madonne nere per un nostro intervento, abbiamo scoperto che non solo conosceva bene anche la nostra Madonna di Corsignano, ma pure in modo approfondito la storia antica della nostra Città. Sicuramente anche il frutto della sua collaborazione con l’indimenticabile prof. Licinio per il libro scritto a quattro mani con lui Il naso del Templare (ed. CaratteriMobili, 2012) attingendo notizie da quello «scrigno preziosissimo di cronache del Medioevo che sono i Diurnali di Matteo Spinelli da Giovenazzo» ma non solo. È un Cardini divertito quello che, a proposito della nostra città, ha pure esclamato sorridendo «a questo punto mi verrebbe da dire che Giovinazzo è Giovinazzo!» e tanto non solo per alcuni suoi personali ricordi giovanili, ma anche per i suoi rapporti accademici con giovinazzesi doc come il prof. Luigi de Anna dell’Università di Turku, o la felice collaborazione con il prof. Francesco Violante, peraltro lì presente al tavolo con lui insieme a Giuseppe Losapio, Victor Rivera Magos e per la conduzione sempre brillante di Simonetta Dellomonaco. Tempo appena sufficiente per un arrivederci con il prof. Cardini in partenza, un solo rimpianto uscendo con tra le mani il numero speciale ad hoc della prestigiosa rivista biancoenero del Centro Sperimentale di Cinematografia con tanto di Sean Connery in copertina: quanto ci sarebbe piaciuto se invece, al suo posto, ci fosse stato il nostro concittadino onorario John Turturro con “Il nome della rosa” da lui interpretato e girato oltre trent’anni dopo! E non certo un Turturro ancora nei panni del fra Guglielmo di Baskerville, ma in quelli del personaggio storico cui in realtà Umberto Eco si era ispirato per il suo romanzo da inarrivabile record di vendite. E cioè quel francescano e teologo inglese Guglielmo di Alnwick (1275 – 1333) realmente esistito e partecipe alla disputa di Perugia che, con una vita reale forse ancor più avventurosa di quella narrata, finisce con l’essere nominato vescovo a Giovinazzo prima di finire, appena tre anni dopo, nelle grinfie di Papa Giovanni XXII che lo richiama ad Avignone dove “misteriosamente” muore. Insomma tanto e tanto di quel materiale per fare di un semplice remake un film nuovo o, quantomeno, garantire un successo planetario alla serie televisiva andata in distribuzione in tutti i paesi del Mondo. Ma se così non è stato, non è certo solo per colpa di Turturro o degli sceneggiatori, ma anche della sciatteria culturale che ha connotato Giovinazzo trascinandosi fino a questi ultimi anni. Nessuno ha infatti raccolto questo strepitoso regalo della Storia - nemmeno dopo la scoperta nel 2002 della pergamena del 1333 che certificava la presenza di Guglielmo di Alnwick come Vescovo a Giovinazzo - per approfondire la vicenda e darsi da fare per renderla nota come meritava. Vox clamantis in deserto la nostra, neppure è stato raccolto il nostro suggerimento all’Amministrazione di interessarsi alla cosa ben prima dell’inizio delle riprese, magari per poter inviare per tempo alla produzione (anche a garanzia e tutela dell’immenso valore im-

materiale per la Città della recente scoperta storica) una nota in cui si affermava che il personaggio di Eco e il “William bishop of Giovinazzo” erano perfettamente sovrapponibili tra loro. Forse sarebbe cambiato tutto e per tutti. E così anche le immagini della cittadinanza onoraria data al grande John Turturro anziché essere un effimero spot ad uso pressoché di tv locali e regionali, sarebbero invece rimbalzate su tutte le principali emittenti di mezzo mondo accendendo un faro su Giovinazzo come è avvenuto per altre realtà pugliesi. Dunque, in ordine di tempo, una immensa occasione persa, come altre in passato. Quella che è mancata, senza però poter fare più di tanto addebiti agli ultimi arrivati, è la visione giusta di Città per tutto quello che ha ed è. Sarebbe proprio il caso di concludere col vecchio tormentone di qualche anno fa «la Cultura è un’altra cosa» e per ora, a pochi mesi da nuove elezioni, è solo un gran brulicare di liste e persone. Ma poi... cambierà veramente qualcosa per Giovinazzo? ENRICO TEDESCHI


LITTLE italy

DI

SERGIO PISANI

THE SHOW MUSTN’T GO ON Dopo 68 anni di attività, si è sciolta la società di S. Antonio di New York Lo scriviamo con gli occhi gonfi di lacrime: la società di S. Antonio di New York non c’è più. Smantellata, liquidata dopo 68 anni di storia. Libri, registri, scritture contabili della società sono stati consegnati al Curatore di New York e chiusi in un cassetto. L’avanzo di gestione, come da statuto, è stato interamente devoluto al St. Jude Children’s Research Hospital, una struttura di ricerca e cura pediatrica incentrata sulle malattie catastrofiche dei bambini, in particolare la leucemia e altri tumori. Ma non dimentichiamo le iniziati-

1960. Immagini un po’ sbiadite della festa di Sant’Antonio tra i giovinazzesi della Little Italy ve benefiche in questi lunghi anni di attività dell’associazione a favore della città natale, sempre attenta alla salute dei nostri anziani. Il pulmino, dono alla Casa di riposo S. Francesco insieme alla pagina facebook, racconta una storia di amicizia e un ponte di unione che si rafforzavano attraverso la devozione del Santo da Padova. A Giovinazzo era la seconda festa patronale ma nella Little Italy era qualcosa di grande, seconda solo a S. Gennaro. Poi è arrivato il Coronavirus che ha colpito il Presidente Jerry Scivetti. La paura di continuare a fare associazionismo ha causato chiusure e defezioni. Non c’è stato più il tempo per recuperare il bagaglio di competenze e di relazioni costruito negli anni da Joe Depalo, storico fondatore, e dallo stesso Jerry Scivetti. Piuttosto che pensare all’urgenza della continuità, della successione, l’età, il tempo che tutto divora hanno costretto i membri del sodalizio a una drastica chiusura. Requiem per una storia che ha fatto palpitare i cuori dei nostri paisà, anche attraverso il nostro mensile “La Piazza”, sempre attento e quasi sempre incredulo nel raccontare con il profumo del nostro inchio-


stro la grandeur dei nostri giovinazzesi d’America. Bisognava essere presenti (e noi de La Piazza più di una volta siamo stati attori dentro la festa) per capire quanto i nostri paisà potevano cambiare il mondo con una semplice devozione a un Santo in Mulbery street (e in tutta la Little Italy di New York), nella prima decade di giugno. Mai viste tante banca-

relle di torrone, di caramelle. Mai visti i ristoranti italiani così pieni fino a sera. I venditori dei gadget legati al Santo di Padova ci raccontavano che in quei dieci giorni facevano il pane per tutto l’anno. Un vero e proprio indotto che faceva felici gli operatori della Little Italy. E poi dai balconi, durante la processione del Santo da Padova, scendevano (usanza tutta americana) i dollari come pioggia torrenziale, quasi a dissacrare la pastorale del taumaturgo di Padova. Erano dieci giorni di Festa Grande che come un’onda sismica per sentimento partiva dalla chiesa del Preziosissimo Sangue, l’epicentro dove era venerato S. Antonio, e investiva tutto il popolo della Little Italy. Lo stesso storico sindaco di New York, Bill de Blasio, ringraziava Joe Depalo (e poi gli ultimi due Presidenti, Mike Serrone e Jerry Scivetti), perché contribuiva a far salire il PIL newyorkese. Adesso la festa è davvero finita. La nostra memoria storica è stata sopraffatta dalla Cina, dal Vietnam, dalla Malesia che hanno fagocitato la Little Italy. Se i nostri giovinazzesi d’America piangono perché i loro nomi sono stati chiusi in un cassetto, la statua di S. Antonio non se la passa mica meglio: piange nella Chiesa del Preziosissimo Sangue che ha persino venduto la fede per far posto alla cementificazione dell’area di sua proprietà. Di italiano non c’è più nulla: si sono spente le ultime insegne a Mulberry Street e Grand Street del Sambuca cafe, della pasticceria Ferrara’s. A noi de La Piazza tocca raccontare anche questo. E’ la fine di un’epoca, la fine di un libro. The show mustn’t go on! SERGIO PISANI


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FRANCESCA ROMANA PISCIOTTA

BONUS COVID PER LE START-UP Domande fino al 9 dicembre sul portale Fatture e corrispettivi Chi ha aperto una partita IVA nel 2019 e ha poi iniziato a lavorare nel 2019, dal 9 novembre fino al 9 dicembre può fare domanda per ottenere il bonus previsto dal Decreto Sostegni. Il contributo a fondo perduto da mille euro spetta anche senza calo di fatturato .

ADE: VIA LIBERA ALLE DOMANDA PER IL “BONUS START-UP” Con il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate di lunedì scorso è stata resa operativa la procedura per la presentazione delle domande per avere accesso al bonus, cosiddetto start-up, per chi ha avviato un’attività nell’anno precedente a quello dell’emergenza Covid. Queste imprese

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e professionisti si sono trovati ad affrontare il lockdown e le altre restrizioni imposte dalle autorità per motivi sanitari solo pochi mesi dopo la loro partenza, quindi in una situazione di fragilità. Il governo ha pertanto deciso di sostenerle anche senza il requisito del calo di fatturato previsto all’articolo 1 del Decreto Sostegni.

BONUS START-UP: I REQUISITI Il contributo è finanziato per il 2021 con massimi 20 milioni di euro e ha un importo massimo di 1000 euro. Per il calcolo si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni dell’articolo 1 del Decreto Sostegni. A beneficiarne sono i “titolari di reddito d’impresa che hanno attivato la partita IVA dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018, la cui attivita’ d’impresa, in base alle risultanze del registro delle imprese tenuto presso la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, e’ iniziata nel corso del 2019" e che non possono beneficiare del “contributo di cui all’articolo 1 del presente decreto in quanto l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dell’anno 2020 non e’ inferiore almeno del 30 per cento” rispetto al 2019. Resta operativo il requisito fatturato non superiore a “10 milioni di euro nel secondo periodo d’imposta antecedente a quello in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto”. Sono però esclusi dal bonus start-up


delle Entrate utilizzando il servizio web nell’area riservata del portale “Fatture e Corrispettivi”. Ovviamente la pratica può essere eseguita da un intermediario. Il termine per la presentazione delle domande scade il 9 dicembre prossimo. Il valore massimo del bonus start-up è di mille euro: quello effettivo “dipenderà dal rapporto tra il limite complessivo di spesa stabilito per norma e l’ammontare complessivo dei contributi relativi alle istanze accolte”. A scelta di chi richiede il bonus quest’ultimo può essere accreditato su conto corrente o utilizzato come credito d’imposta in compensazione tramite modello F24.

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sport

e

crescita DI GIANNI LEALI*

Veri insegnanti di educazione fisica alle elementari

FINALMENTE! Ci voleva la tenacia e la grinta di una campionessa olimpica, Valentina Vezzali, sottosegretaria allo sport nel governo Draghi, che ne ha fatto la sfida principale del suo mandato perché, con la legge di Bilancio 2022, l’insegnamento dell’educazione fisica nella scuola primaria finalmente venisse affidato a docenti specializzati, laureati in Scienze motorie o diplomati ISEF

Un risultato che, in verità, si attendeva da molto tempo e che è stato conseguito, forse non a caso, in quello che è stato definito un anno magico per lo sport italiano. Un anno memorabile e forse irripetibile, contrassegnato non solo dal trionfo degli azzurri di Mancini agli Europei di calcio e dalle tante vittorie alle Olimpiadi e Paraolimpiadi di Tokio, dove l’Italia ha battuto tutti i suoi record, anzitutto delle medaglie d’oro, ma anche dalle prodezze del tennista Matteo Berrettini, il primo italiano nella storia a disputare una finale a Wimbledon. Né vanno dimenticate le strepitose doppiette delle nazionali sia maschile che femminile agli Europei di volley e l’impresa di Filippo Ganna, vincitore della cronometro di ciclismo al mondiale in Belgio. E mi fermo qui nella citazione delle prestazioni eccezionali dei nostri atleti nel mitico 2021 perché elencarle tutte richiederebbe molto spazio e tempo a disposizione. Di tutti questi grandi successi dello sport italiano in campo internazionale mi preme però sottolineare che proprio grazie ad essi si deve l’impulso decisivo che ha spinto il governo alla innovazione normativa di cui sopra e che ora espliciterò in maniera più particolareggiata. In quinta elementare, a partire dall’anno scolastico

2022-23 e in quarta, dall’anno 2023-24, per due ore settimanali per entrambe le classi, l’insegnamento dell’educazione fisica nella scuola primaria diventerà parte integrante della didattica, al pari delle altre materie perchè considerata anch’essa una materia essenziale del percorso di apprendimento e di formazione degli alunni. Non più una materia di serie B, avulsa in un certo senso, dall’insegnamento scolastico vero e proprio, ma di primaria importanza ai fini della formazione globale dell’individuo, efficace non solo dal punto di vista fisico, ma anche mentale, sociale ed emotivo. Ecco perché allora sono indispensabili insegnanti specializzati che garantiscono alta competenza e una maggiore qualità alle lezioni di educazione fisica rispetto a quelle tenute finora dal maestro unico. Sull’importanza delle motricità nella fanciullezza e sulle giustificazioni addotte per accreditarne il ruolo fondamentale per lo sviluppo psico-fisico dei bambini, proprio perché convinto assertore, mi sono più volte soffermato in precedenti articoli di questo giornale, per cui ora mi limiterò a sintetizzarne i principali benefici. Innanzitutto va ricordato che, attraverso l’attività motoria e sportiva, si può combattere efficacemente il problema dell’obesità e del sovrappeso che in età infantile è un fattore di rischio per la salute del bambino e per l’insorgenza di gravi patologie in età adulta. Peraltro, oltre a migliorare alcune doti del corpo quali la forza, l’agilità, la rapidità, la resistenza, la destrezza, la motricità favorisce lo sviluppo degli aspetti cognitivi, sociali e relazionali, influendo così positivamente sia sul corpo che sulla mente. Ovviamente, anche se con qualche riserva per alcuni problemi ancora da risolvere, ho accolto con soddisfazione la nuova normativa prevista nella bozza della legge di Bilancio 2022, perché ha quanto meno preparato il terreno per poter costruire qualcosa di realmente valido in favore della gioventù del nostro Paese.

Certo avrei desiderato che le due ore di educazione motoria con docenti specializzati fossero state previste per tutti gli alunni della scuola primaria, anche per quelli della prima, seconda e terza elementare, che invece ne potranno beneficiare solo dopo 5 anni di sperimentazione, se valutata positivamente. Ma mi rendo conto che questo ritardare l’estensione dell’insegnamento specialistico dell’educazione fisica a tutte le classi della scuola primaria è dovuto esclusivamente a motivi economici, che sono poi quelli che fino ad oggi hanno bloccato la riforma. E’ ovvio che la previsione di assumere, per le sole quinte e quarte elementari, ben 70 mila nuovi docenti di educazione fisica, selezionati con regolare con concorso da espletarsi nel corso del 2022 ed equiparati per trattamento economico e giuridico ai docenti di tutte le altre materie della scuola primaria, comporta già un costo notevole, che sarà ancora più esoso con l’estensione della riforma a tutte le classi. Altra spesa consistente sarà anche quella dovuta alla costruzione di nuove palestre o ristrutturazione di quelle esistenti, più l’acquisto di attrezzi adeguati per potenziare l’effetto didattico. Nei programmi, infatti, ogni istituto scolastico dovrà essere dotato di palestra, ma tutti conosciamo la carenza di infrastrutture sportive in cui versa la scuola italiana, soprattutto al Sud. Per cui i 300 milioni di euro di stanziamento previsti dallo Stato per porvi rimedio appaiono assolutamente insufficienti. Queste sono le mie riserve alla riforma di cui sopra facevo cenno, ma che tuttavia mi lasciano ugualmente ottimista perché, grazie ai tanti miliardi in arrivo dall’Europa con il cosiddetto Recovery Fund, credo che lo Stato sarà in grado di poter aumentare notevolmente gli stanziamenti al momento previsti, adeguandoli alle spese effettivamente necessarie per realizzare concretamente gli obiettivi innovativi dell’insegnamento della educazione fisica nella scuola primaria. Altrimenti, senza docenti specializzati per tutte le classi e senza infrastrutture adeguate per tutti gli istituti scolastici presenti sul territorio nazionale, la rivalutazione dell’educazione fisica nel contesto scolastico, operata dalla nuova legge, sarà purtroppo destinata a) rimanere nel regno dell’utopia.

*GIÀ DOCENTE DI TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO PRESSO LA

SCUOLA

ALLENATORI DI COVERCIANO E PRESSO LA FACOLTÀ DI SCIENZE MOTORIE




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