LA PIAZZA DI GIOVINAZZO OTTOBRE 2021

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DI

SERGIO PISANI

Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 E_MAIL:lapiazzadigiovinazzo@libero.it FONDATORE Sergio Pisani PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani REDAZIONE Agostino Picicco - Porzia Mezzina Donata Guastadisegni - Giovanni Parato Vincenzo Depalma - Onofrio Altomare Mimmo Ungaro - Velentina Bellapianta Enrico Tedeschi - Giangaetano Tortora Alessandra Tomarchio - Michele Decicco CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica Responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73 Sergio Pisani tel. 080/3947872

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No green pass, no party. Dal 6 agosto era così. Dal 15 ottobre, poi, il Cdm ha introdotto l’obbligo di esibizione del certificato verde nei luoghi di lavoro, pubblici e privati. I lavoratori che ne saranno sprovvisti non percepiranno lo stipendio, ma non ci saranno sospensioni o licenziamenti. L’obbligo per ora è fino al 31 dicembre. Guardiamo il nostro orticello. Su una platea di 17.646 cittadini vaccinabili, il 90,38% (+5% rispetto al l’85,70% del mese scorso) ha ricevuto almeno una prima dose. Sono tutti potenziali giovinazzesi in possesso del green pass, non solo cartaceo, ma anche in formato digitale quello, per intenderci, che contiene un QR Code, un codice che permette di verificare la validità del certificato e la sua autenticità. Vita dura, quindi, per il 9% dei giovinazzesi che non ha il green pass senza fare il vaccino. L’ultimo decreto ha reso ancora più complicata la loro vita: per lavorare dovrà pagarsi i tamponi. All’interno, il racconto di una no - vax che lavora nel pubblico impiego. Per ottenere il certificato verde ha solo l’alternativa del tampone molecolare valido 3 giorni. Per non parlare dei costi: i tamponi restano a pagamento, anche se con l’ultimo decreto è sta-


to stabilito che il prezzo sarà calmierato con un costo di 15 euro per gli adulti. «Una lavoratrice tenuta ad andare in sede 5 giorni alla settimana - racconta la no-vax giovinazzese - deve sborsare ogni mese 180-200 euro solo per i tamponi». Un percorso a ostacoli: ne vale la pena? Ma i no green pass non sono toccati solo nel portafogli. L’incombenza di dover ripetere un tampone 2-3 volte a settimana o comunque molte volte in un mese può essere fonte di stress fisico ed emotivo. Per non parlare degli inciampi quotidiani: anche un pranzo al ristorante, se non programmato in tempo, può diventare motivo di frustrazione. La vera domanda da farsi allora non è tanto se si può vivere senza green pass, ma qual è il prezzo che si è disposti a pagare. A maggior ragione nel momento in cui esistono vaccini che non solo sono gratis (e sicuri), ma salvano anche la vita. SERGIO PISANI

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COPERTINA

«NO GREEN PASS, NO PARTY». NON SOLO. DAL 15 OTTOBRE SARÀ OBBLIGATORIO PER TUTTI I LAVORATORI

IN COPERTINA: SARA MARTORANA FOTOCOMPOSIZIONE: ROVESCIO GRAFICA DI ROSALBA MEZZINA


IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

GIUSTIZIA AD OROLOGERIA Fra le notizie di questi giorni, ci sono due casi di giustizia a destare l’attenzione. Uno che ha avuto rilevanza per anni, ha permesso a magistrati di assurgere ad eroi dell’antimafia e della legalità, accostati a due esempi esemplari come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ed a giornalisti di diventare esempi di giornalismo d’assalto e di raggiungere una notorietà insperata e, forse, non sempre meritata. Ebbene, la Corte d’Assise d’Appello ha ribaltato la sentenza di condanna a carico degli ex Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Mario Mori, Giuseppe De Donno e Antonio Subranni perche’ il «fatto non costituisce reato» e dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri «per non aver commesso il fatto». La trattativa Stato-mafia non c’è stata. E i contatti fra investigatori dei Ros dei Carabinieri erano, di fatto, volti ad acquisire informazioni e non a realizzare un vero e proprio accordo fra vertici dello Stato e i capi mafiosi. Le motivazioni della sentenza offriranno, di certo, ulteriori motivi di discussione e di analisi oltre che di trasmissioni televisive e articoli sui media. Non ho competenze per esprimere su questa pagina un parere fondato su dati tecnici, da uomo della strada e dello Stato, oso dire, però, che mi lascia un senso di forte sgomento la circostanza che la vita di persone parlo degli ufficiali dell’Arma, in prima linea nella lotta alla mafia con brillanti risultati conseguiti e ancora impegnati nel disarticolare i rapporti fra criminalità organizzata e poteri economici - sia stata irrimediabilmente macchiata da una condanna di primo grado preceduta e seguita dalla gogna mediatica. Nessuno potrà restituire loro tutti questi anni persi e se, come spesso si dice, questa è la dimostrazione che il sistema giudiziario funziona è vero anche l’esatto opposto. Troppi anni in attesa di una sentenza condannano, comun-

Tutti vogliono fare il sindaco di Giovinazzo. Tutti vogliono fare tutto in questi tempi grami que, gli imputati a subire conseguenze morali ed economiche da cui difficilmente riusciranno a liberarsi. Sono, anche, consapevole che ci siano verità processuali e verità effettive che, alcune volte, non collimano e non riescono nelle aule di giustizia a trovare un comune denominatore. Il sistema giudiziario, però, funziona in questo modo in democrazia e sarebbe il caso che in molti settori di tutti gli schieramenti si finisca, una volta per tutte, di usare la giustizia come clava per colpire gli avversari politici e costruire successi elettorali sul desiderio di giustizia che finisce, alcune volte, per colpire innocenti. Peraltro, anche alcuni magistrati


hanno costruito notorietà e carriere su inchieste e condanne mediatiche poi sfociate in assoluzioni senza curarsi delle tremende conseguenze sulla vita degli imputati. Ora ai sostenitori della democrazia diretta, giustizialisti della prima e dell’ora attuale, vorrei ricordare che un referendum aveva sancito la responsabilità dei magistrati per gli errori giudiziari commessi. Ma, si sa, la democrazia diretta piace a corrente alternata, quando serve ad aizzare l’elettorato e a portare ad eleggere in Parlamento persone senza esperienza non solo politica, e sarebbe il meno, ma, soprattutto, lavorativa. I titoli dei giornali delusi hanno sottolineato che la sentenza non nega la trattativa ma ne annulla il valore e la portata. Sarà, ripeto, in attesa delle motivazioni, sarebbe stato giusto scusarsi con i servitori dello Stato e con l’ex senatore. Sempre in attesa della Cassazione che potrebbe ribaltare ancora tutto e riaprire il processo. Vedremo. L’ALTRO FATTO DI GIUSTIZIA RIGUARDA PATRICK ZAKI. Lo studente-ricercatore egiziano incarcerato nel suo Paese per attività sovversiva. L’unica accusa, è notizia recente, rimasta in piedi, è relativa alla sua attività di denuncia delle vere e proprie persecuzioni patite dalla minoranza cristiana-copta a cui lo stesso Zaki appartiene. Sono sempre stato dell’idea che l’attività diplomatica svolta in silenzio possa essere più proficua di una mobilitazione di piazza, pur tuttavia ho la sensazione, mi auguro smentita prestissimo dai fatti, che questa notizia abbia abbassato l’attenzione di certi ambienti pronti alla mobilitazione solo se si tratta di alcuni settori della

società ma dei cristiani perseguitati non gliene frega a nessuno, forse, neanche alla Chiesa di Roma. TANTI AUGURI A CHI SI CANDIDA A FARE IL SINDACO! A Giovinazzo siamo entrati in campagna elettorale e fra mal di pancia a sinistra e a destra assistiamo ad un’accelerazione della presenza sui social di candidati ed ex candidati alla ricerca di un posto al sole. Si discetta di tutto, ogni argomento è buono per scatenare il presenzialismo. Anche di candidati improbabili per provenienze ed estrazioni diverse. La confusione, come sempre, regna sovrana. Nel centro destra, o meglio quella che vorrebbe, con una certa dose di sfrontatezza e sprezzo del ridicolo, definirsi destra, si avanzano nomi e candidati in alternativa a quello della coalizione al governo della città. Non piace il candidato designato dal sindaco in carica, non piace il metodo: non piace, insomma. Poi si affrettano, come da prassi a sottolineare che non ci è nulla di personale ma, intanto, dicono di essere pronti con nomi e candidato sindaco. Stupisce il posizionamento a destra da parte di chi, in quell’area, non c’è mai stato e anzi ha spesso rifiutato anche di aprire dialoghi e alleanze. Un po’ come a sinistra dove il PD non vuole il candidato della sinistra movimentista e propone altri nomi. Ma come? E’ sempre sui social ad illuminarci, impettito e sicuro, che avrebbe saputo fare non solo molto meglio ma anche prima dell’attuale amministrazione, il tutto nel rispetto assoluto della legalità, e non volete candidarlo? Anche in questo caso ci sarà da attendere che il polverone si depositi e tutto sarà più chiaro. Evviva! alfiere.2000@libero.it


GREEN PASS

il mio diario DI DON PAOLO TURTURRO*

SALVEZZA O DISCORDIA?

Oltre due anni di pandemia. Oltre due anni di sofferenza. Quante battaglie per i vaccini. In poco tempo ne hanno inventati tanti. Una volta per creare un vaccino ci volevano anni di studi scientifici. Duravano per sempre. Io ho ancora sul braccio la stella del vaccino somministratomi quando ero bambino. I tempi sono cambiati anche per gli operatori della scienza. Ora in breve si ottiene tutto. Poi si ritorna alla seconda, alla terza e alla quarta dose. Siamo nel campo dell'opinabile. Siamo in un duello di salvezza o siamo cavie di milioni di euro? La peste c'è, si chiama Covid -19. Non scherziamo sulle malattie. A scanso di equivoci, io sono vaccinato e so stare dalla parte giusta. So valutare il pro e il contro di questo inferno. Un farmaco è obbligatorio? Bisogna formarci a una libera scelta. Per il lavoro, per la scuola, per un prete che deve celebrare Messa? Esistono tanti obblighi: per

la salute, per rispetto verso gli altri, per dovere e non per caso o per arroganza bancaria. Si può arrivare a un'assenza ingiustificata, se non ti vaccini? E' possibile sospendere lo stipendio per i non vaccinati? Ai politici manca il buon senso. Manca il discernimento del Bene Comune. Nascono decreti dall'oggi al domani. La confusione è enorme e tutti noi ci smarriamo. La cosa più terribile è obbedire alle cose ingiuste, obbedire però al silenzio e al sacrificio è più forte di ogni battaglia vinta. Io non taccio e non piego la testa. Chi vive il silenzio sofferto contempla la verità. Il dissenso non porta alla violenza, ma a un dialogo concreto. Io do la mia vita per un ammalato, ma non voglio essere una cavia per esperimenti vaccinali *PRETE ANTIMAFIA


Angelo D. De Palma*

NON CI RESTA CHE SPERARE CHE NON SUCCEDA PIÙ

BILANCIO DI UNA PAZZA ESTATE DA NOI Giovani che giungono a migliaia in cerca di “sballo”; locali di semplice mescita che diventano discoteche con ballo effettivo; chioschi, chioschetti e gazebo che sono trasformati in luoghi di ristoro senza alcun serviziodi decenza; strade, in più punti, chiuse al traffico per far posto a tavoli di ristoranti; centro antico abbandonato nottetempo a numerosi disturbatori impenitenti; e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, come è evidente, un’immagine di Giovinazzo ben poco edificante. Si dirà che non pochi sono stati i gestori di pubblici esercizi che, a lungo, hanno sofferto. Si dirà pure che anche molti giovani hanno penato senza un luogo di trattenimento e senza alcun tipo di rapporto sociale fra di loro. È tutto vero! E’ anche vero, però, che avremmo potuto prendere al balzo l’occasione per virare di bordo, verso un turismo di qualità che, come si sa, fa di tutto, quando davvero funziona, per scongiurare la nascita - o il potenziamento - di centri di spaccio di stupefacenti (l’afflusso di tanti giovani nottambuli pare avere proprio questa spiegazione), punti di incontro sul mare con alcolici che scorrono a fiumi, balli fra giovani ubriachi ed esposizioni a grave pericolo dei cittadini quando costoro, ancora presi dai fumi dell’alcool, tornano a casa alla guida di autovetture guidate senza criterio ed alla velocità massima. Pare di essere davvero su di un altro pianeta: si balla e si beve a più non posso; e tutto senza alcuna osservanza di prudenziale distanza (le mascherine qui non le hanno ancora inventate), mentre, anche qui, la gente continua a morire di covid. Quanto ai chioschi ed ai chioschetti indecenti (cioè senza bagno), è possibile che non ci sia un altro modo per tentare più ampi obiettivi turistici? E come la mettiamo con la sicurezza sanitaria dei luoghi e con gli effluvi nauseabondi che si sviluppano qua e là e che fanno a gara con fumi di presunto olio, fritto in presunte padelle? L’idea di bloccare

strade, sottraendole alla circolazione e trasformandole in refettori stradali, merita una menzione a parte. Non sono pochi gli autoveicoli, guidati da ignari conducenti, che giungono fino all’interruzione stradale fatale, assumendo un po’ di gas tossici! Credete che gli avventori, una volta concluso il pasto, vadano via allegri e soddisfatti? Perlomeno, non potranno non notare che la cotoletta appena addentata ha sapore di idrocarburi! Si dice: è il momento della tolleranza! Ma tolleranza non può e non deve significare noncuranza, abbandono, ignoranza delle misure minime di igiene e di profilassi. In questo modo (si pensi a quanto accaduto già al momento della partenza della tappa del giro d’Italia ciclistico), contribuiremo non poco alla ulteriore diffusione dell’attuale pandemia (e non c’è proprio nulla da scherzare). Stiamo, nel frattempo, diffondendo della nostra città, con l’assillante pubblicità del “cornetto”, un’immagine non del tutto corrispondente alla realtà: un gruppo di ragazzi che allegramente ed educatamente circola, di giorno, nel nostro centro antico, scambiandosi effusioni, baci e carezze e tuffandosi, in gruppo, in un mare di colore verde-smeraldo. Un’altra estate pazza come questa, e potremmo scordarci per sempre questa immagine: i barbari avranno vinto e la smodata “festa continua” avrà lo sgradevole sapore della mutazione ambientale e della morte. Nell’attesa, i responsabili della comunità facciano di più il loro dovere, a cominciare dalla polizia locale, che dovrebbe essere un organo di tutela dei valori ambientali, oltre che di doverosa consulenza per le scelte (talvolta inopportune, quando non assolutamente sbagliate) degli amministratori, compreso il sindaco. * GIA’ AVVOCATO GENERALE DELLO STATO A VENEZIA


l’intervista doppia

DI

SERGIO PISANI

PASS CONTRO NO PASS Nome e cognome sulla tua carta d’identità: Giuseppina Brizzi Mask o no mask? Mask Vax o no vax? Vax Pass o no pass? Pass Formazione accademica: Specializzazione post laurea Professione: Medico Per il Covid uno o più vaccini siamo riusciti a trovarli. Per il vaccino contro l’ignoranza, invece? Impossibile. C’è ancora molto da fare Anche il Papa si è vaccinato, ha il green pass. Tu invece? Pure! Il Green pass è legge per tutti i lavoratori dal 15 ottobre. Adesso ti senti più tranquilla? Essendo vaccinata, ero già tranquilla. Ora sono ancora più tranquilla anche per le persone che hanno difficoltà a vaccinarsi per problemi di salute. Fatta la legge, trovato l’inganno. Quale sarà l’alternativa al Green Pass?

Uomo o donna? Donna Mask o no mask? No mask Vax o no vax? Non sono no vax, sono solo contraria ad un vaccino sperimentale che sta dando moltissimi effetti collaterali gravi e conta un minimo di due decessi al giorno (dati ufficiali AIFA) senza contare che non abbiamo ancora dati sugli effetti a lungo termine. Mi sembra che in un simile stato di cose il dubbio sia lecito. Anche riguardo all’efficacia ci sarebbe molto da dire visti i decessi di vaccinati con due dosi e la necessità di ricorrere ad una terza se non quarta dose (di quarta se ne è parlato in Israele) Pass o no pass? No pass! Formazione accademica? Laurea Professione? Pubblico impiego Per il Covid uno o più vaccini siamo riusciti a trovarli. Per il vaccino contro l’ignoranza, invece? Non mi sembra che si sia trovato un bel niente. E contro l’ignoranza esiste una sola cura: la cultura, quella che ci si sta prodigando a distruggere perché un popolo ignorante è gestibile. Anche il Papa si è vaccinato, ha il green pass, tu no!


Farsi fare certificazioni fasulle per giustificare la paura di vaccinarsi! Però il Governo ha calmierato il prezzo dei tamponi. Controllare i prezzi per evitare speculazioni è fondamentale. Secondo te gli integralisti alle cime di rape si faranno decurtare lo stipendio e si metteranno in aspettativa o correranno all’hub vaccinale più vicino? Quelli alle cime di rape finiranno in padella. Poi ci sono quelli che sono convinti della bontà delle loro idee e per esse combatteranno. E poi ci sono quelli che capitoleranno. Dove hai trascorso le vacanze? Al mare! Adesso che le luci della movida si sono spente, non avrai più paura degli assembramenti e sprizzerai di gioia all’interno del bar con la Certificazione verde Covid-19? Preferisco divertimenti più intimi. Spero che gli amanti degli assembramenti non dimentichino la prudenza Oltre a nutrire la pancia, potrai nutrire lo spirito. Potrai accedere a spettacoli, eventi sportivi, musei, oltre a piscine, palestre, centri benessere. Troppo bello avere questo green pass. Ce l’hai un pensiero per chi rimarrà a casa a guardarsi il GF? Ognuno sceglie quel che vuole. L’importante è evitare di far danno agli altri! L’ultima del medico No vax Mariano Amici: «Il Green pass? Lo diano ai non vaccinati, sono meno pericolosi di chi è immunizzato». Non mi sembra allineato all’orientamento della maggior parte dei medici. Lo stesso professorone no vax Mariano Amici: «L’estensione della validità della certificazione verde? Un provvedimento che non ha alcun fondamento scientifico». Di’ tu mo’? In effetti non è uno strumento scientifico. È solo una misura di sicurezza, tipo un semaforo all’incrocio o la lucetta rossa dietro la bici. Covid, dal 20 settembre terza dose del vaccino a 3 milioni di immunodepressi. Forse il Governo la estenderà a tutti? Speriamo che lo faccia! La storia del no vax Alan Scott Lanoix ha fatto il giro del mondo: “Il vaccino è un veleno, chi lo fa contrae il Covid”. Poi lo stesso è morto a 54 anni. Prima di spirare di Covid però si è redento, lanciando un appello alla Cbs per convincere gli altri no-vax come lui a vaccinarsi. “Salvatevi, non fate come me”. Se non avesse rifiutato il vaccino., sarebbe morto per altre complicazioni? Prima o poi tutti moriremo, pure tu. Se si può evitare di morire per una malattia evitabile lo preferisco. Ci vorrà il green pass per fare l’amore da Trieste in giù. Come i no vax, i no pass aggireranno l’ostacolo? Al cuor non si comanda! SERGIO PISANI

Mi sono necessariamente adeguata, ho il green pass temporaneo! Il Green pass è legge per tutti i lavoratori dal 15 ottobre. Adesso come farai? Questo è un provvedimento illegittimo perché è solo un vigliacco ricatto per costringere la gente a sottoporsi ad un trattamento sanitario che non può essere obbligatorio visto il divieto imposto dalla normativa europea. Vorrei far notare che il green pass non esiste in Europa ad eccezione della Francia dove viene impiegato solo per ambiti ristretti e non certo per lavorare. Questa è una follia tutta italiana. Fatta la legge, trovato l’inganno. Quale sarà l’alternativa al Green Pass? Il recupero di una coscienza civile, la protesta e la conseguente abolizione! E come hai fatto a lavorare col pubblico prima del 15 ottobre? Green pass temporaneo a mie spese ovviamente. E anche qui c’è una violazione di legge perché qualsiasi misura di tutela della salute sul posto di lavoro non deve comportare oneri per il lavoratore. Però il Governo ha calmierato il prezzo dei tamponi. Prima o poi, saremo risarciti. Se non sei un’integralista alle cime di rape, ti farai decurtare lo stipendio e ti metterai in aspettativa? Non sono un’integralista, sono un libero cittadino che esercita i suoi diritti fondamentali tra cui quello al lavoro su cui si fonda questa Repubblica e quindi non vedo perchè dovrei mettermi in aspettativa. Dove hai trascorso le vacanze? In Italia. Adesso che le luci della movida si sono spente, come farai ad entrare in un ristorante o a sprizzare di gioia all’interno del bar senza una Certificazione verde Covid-19? Vale quanto detto prima. E comunque per la mia sicurezza avrei anche fatto rinunce. Senza contare che si può festeggiare anche in casa. Oltre a nutrire la pancia, non potrai nutrire nemmeno lo spirito. Non potrai accedere a spettacoli, eventi sportivi, musei, oltre a piscine, palestre, centri benessere. Troppe rinunce. Lo faremo questo green pass? Con lo stesso green pass temporaneo che sono costretta ad esibire sul posto di lavoro che dura 48 h, tanto vale sfruttarlo nei luoghi menzionati! Scuola, il presidente dei Presidi Giannelli: «Sospendere 15 giorni i prof senza Green pass». Delirio di onnipotenza e basta! Verrà il giorno… L’ultima del medico No vax Mariano Amici: «Il Green pass? Lo diano ai non vaccinati, sono meno pericolosi di chi è immunizzato». Ha ragione. Ho avuto amici vaccinati che sono risultati positivi ed hanno infettato moltissime persone. Il tampone è una garanzia, il siero no! Lo stesso professorone no vax Mariano Amici: «L’estensione della validità della certificazione verde? Un provvedimento che non ha alcun fondamento scientifico». Di’ tu mo’? Ha ragione sempre lui. E’ un provvedimento che non tutela la salute di nessuno in quanto ripeto un vaccinato contrae la malattia anche in forma grave e la trasmette. Covid, dal 20 settembre terza dose del vaccino a 3 milioni di immunodepressi. Forse il Governo la estenderà a tutti? Ormai se fai la prima dose …“poi te ne restano mille”. Ci vorrà il green pass per fare l’amore da Trieste in giù. Come i no vax, i no pass aggireranno l’ostacolo? Lì non serve il pass. Ti posso garantire che i pro vax fobici e compagni, di fronte ad una gran figa no vax, se ne fregano del Covid. Storie vere! SERGIO PISANI




LA FOTO DEL MESE

NESSUNO SGARBO A SGARBI, quindi non valuterò la bellezza o il valore artistico della barchetta in piazza Vittorio Emanuele caricata di sacchi di immondizia. Valuto, invece, l’efficacia comunicativa dell’operazione e dell’installazione. Se la barchetta messa lì a decorare la piazza era ‘’banale’’ (ndr: banale non è un aggettivo dispregiativo bensì indica una cosa priva di originalità, tipo, appunto, una barchetta in un paese di mare), i sacchi di immondizia le conferiscono un altissimo valore simbolico ed etico, rendendola un capolavoro di efficacia comunicativa. Un capolavoro tanto più efficace perché affronta il tema della trascuratezza ambientale non in ma-

niera inquisitoria e sanzionatoria condita di insulti e di inviti all’espulsione, ma in maniera costruttiva: «Guarda, c’è qualcuno che raccoglie i tuoi rifiuti e li trasporta in discarica... vuoi associarti a questa azione?». È un linguaggio non violento, che invita alla condivisione e alla riflessione. Ne abbiamo bisogno. Bravi, i ragazzi di 2Hands. Mi permetterei di suggerire di aggiungere un altro sacco con l’etichetta «cacche di cane, cicche di sigarette e bottiglie provenienti dalle strade cittadine». E, infine, sopra a tutti i sacchi, ci metterei un migrante. A volte dimentichiamo che sono umani e li trattiamo come immondizie. ANTONELLO TARANTO, PSICHIATRA


l’altra copertina DI SERGIO PISANI

ALTRO CHE CORNETTO ALGIDA! Il Covid è un boccone amaro da mandare giù. Per questo abbiamo scelto nell’Altra Copertina la dolcezza di un gelato artigianale. Invero, anche il Cuore di Panna Algida (ha girato lo spot 2021 a Giovinazzo) regala dolcezza, ma non lo sentiamo nostro. Invece la limonata o il gelato sfuso è come sentire i rintocchi del Bombàun. Un suono antico e lontano capace di farti sentire ancora vivo anche se ormai nella vita non conti più niente. Quel gelato sfuso oggi costituisce il core business di tanti bar-gelaterie, bar-pasticcerie, bar-gelaterie-pasticcerie. Un vero indotto cittadino che conta su fattori di successo indipendenti dalla congiuntura economica grazie alla pluralità di occasioni di consumo e dell’offerta di prodotti legati a tradizione e genuinità, ai quali si aggiungono il moltiplicarsi di gelaterie trendy legate alla movida notturna nei bacini di intrattenimento e il diffondersi della “gelateria in rete”, una serie di esercizi a marchio dove vengono rinvenute basi pronte di ottima qualità da guarnire con topping naturali e freschi (come cereali e frutta). Negli anni ’80 c’era un gelatiere, Tony, che si vantava di far conoscere Giovinazzo in tutta la Puglia. Era vero! Questo gelatiere, morto il 9 settembre, ha davvero aperto a tutti le porte di un anticipo di Paradiso in Terra, fatto dei profumi, i colori e i gusti del gelato artigianale. Questa estate – ma sì pecchiamo pure di campanilismo! – non abbiamo ancora contezza dei quintali di gelato artigianale che il Cuore di Panna Algida, grazie alla sua pubblicità girata qui, abbia potuto sottrarre a quello fatto tutto in paese, ma dubitiamo fortemente abbia

potuto fare grandi danni. A dimostrarlo il primato delle presenze in città, segno che i nostri maestri – gelatieri, sempre in evoluzione e in continua trasformazione, hanno fatto da vera e propria calamita, insieme alle tante bellezze della città. I primi ad accorgersene, naturalmente i baresi che hanno poco per volta preferito uscite fuori porta a Giovinazzo, anche per sua maestà il nostro gelato e preferendolo a quello confezionato dell’Algida o artigianale di Polignano e di Monopoli. Morale: non abbiamo la ruota panoramica più alta d’Europa di Mirabilandia, marca Algida (tanto quella fa solo réclame però non riempie la pancia), ma abbiamo l’oro dolce o un po’ salato al cioccolato del gelato artigianale. Siamo stati la città della compravendita della neve in Provincia di Bari (veniva venduta «ad rationem obulorum octo per quidem rotulo», come si evince da un atto rogato il 12 maggio del 1659 dal notaio Giovanni Giacinto Riccio) e, ove questo non bastasse, è ancor meglio attestato dalle neviere recentemente scoperte nelle nostre campagne: un piccolo patrimonio di storia minore, certo, ma che facendo cumulo con il resto (altrettanto poco conosciuto) e in attesa che «la bella addormentata» finalmente si svegli, fa comunque di Giovinazzo un credibile capoluogo del gelato. Onore, dunque, ai nostri maestri gelatieri. Lo spot dell’Algida in tv di 24 secondi ci è servito a riempire gli occhi con la passerella lunga mica un respiro, ma il resto lo hanno poi fatto le passeggiate nel centro storico o per i due lungomari con in mano il gelato di casa nostra. Quello che resta ed è, e adesso non lo sappiamo solo noi, il più buono del mondo. SERGIO PISANI


antichi sapori perduti

DI

SERGIO PISANI

I PALERMO, 100 ANNI DI AMORE PER IL GELATO ARTIGIANALE Da Geso, Tony a Vito: la storia della Gelateria Paradiso Quando negli anni ’70 – ’80 Giovinazzo non era la bomboniera di Puglia, non aveva il centro storico che abbiamo oggi, quando negli anni ’70 – ’80 Giovinazzo era solo na chiazze e qualche palazze, ci pensava il chiosco di Tony a far conoscere Giovinazzo ai Pugliesi...

Poi col terzo Millennio abbiamo imparato a fare a meno di Tony. Forse perché la storia passa la mano o semplicemente perché Giovinazzo si è fatta splendida splendente vent’anni dopo? A noi piace partire da questo fuoriclasse del gelato per ricordarci come eravamo ieri anche attraverso la storia piccola piccola di un gelato fatto a mano. Sul finire del Ventennio per le strade si aggirava il carretto del signor Parlermo Giosafatte, alias Geso, gelataio che addolciva palati e coscienze con il suo sorbetto di limone. Piazzava il suo carretto della limonata davanti al luogo dove poi sorgerà il chiosco che renderà famosa


Giovinazzo a Bari e provincia. Ma il sorbetto non venne dal giorno alla notte perché Geso vendeva in principio ceci e semenze. Il sorbetto fu un’idea importata direttamente dalla Grande Mela da suo zio Dominick afflitto da saudade e trasferitosi nel paesello. Lui, a New York, il sorbetto di limone lo aveva visto preparare dagli uomini di Italo Marchiony, l’inventore della macchina capace di “generare del freddo”. «Se tu fai l’americano a Giovinazzo – raccontava Dominick a suo fratello Geso - sarà un successo». Tempo ci volle ma alla fine il sorbetto di Geso diventò un marchio vincente. Ma quanta strada, quanta fatica. Il carretto della limonata di Geso giungeva di buon mattino sul luogo dove era solito sostare e vi restava fino a tarda mattinata. In pochi anni consolidò la sua posizione e aprì un chiosco. La licenza? Non esisteva. C’era solo l’autorizzazione del prefetto che su benestare di Mussolini regolamentava il mercato delle licenze, assegnando la priorità ai caduti e agli invalidi della Grande Guerra. Gesino ebbe la licenza perché il suo primogenito morì nella prima guerra mondiale. Tra una chiacchiera ed un’altra si consumava il caratteristico sorbetto di limone. Invero, però, il sorbetto era quasi un lusso per la classe meno abbiente. Il paese usciva lentamente dal dopoguerra e la ricostruzione si dimostrava lenta ed irta di difficoltà. La guerra aveva lasciato macerie. Molta gioventù s’imbarcava sui bastimenti della speranza puntando verso la Terra Promessa per cercare nuovi stimoli. Così fu anche per Ottavio, meglio conosciuto come Tony, figlio di Geso. Intanto Geso dovette affrontare gli anni antecedenti il boom economico, anticipare l’invenzione di sofisticate macchine per la produzione industriale del gelato, per fare la sua limonata gli toccava pedalare fino alla vicina Molfetta, dove

poter acquistare una barra di ghiaccio dal peso di 20kg, che poi racchiusa in un sacco di iuta ed esposta al calore diventava la metà nelle ghiacciaie di legno. Vendere il ghiaccio allora era un vero affare. La domanda era di gran lunga superiore all’offerta. Procurarselo invece un’impresa. A Giovinazzo il ghiaccio del commerciante Battagliane, non copriva nemmeno il fabbisogno dei pescivendoli. Il sorbetto veniva confezionato a mano fino agli anni ’70 e il prezzo variava dalle dimensioni del cartoccio: alle 5


solo ‘piace non alla gente che piace’ ma proprio a tutti. Te ne accorgevi la domenica pomeriggio, la domenica sera. La notte non pareva poi tanto notte, quando alle due o alle tre vedevi ancora gente a quel chiosco per un gelato di Tony prima di coricarsi. Tony era diventato un riferimento obbligato per una fauna di gaudenti e golosi, tanto che i vigili in servizio avevano addirittura difficoltà a disciplinare il traffico o evitare che le macchine parcheggiassero in seconda e terza fila. Qualche degustatore del gelato veniva indirizzato presso qualche altra gelateria, ma quasi sempre preferiva l’attesa all’alternativa. E adesso S. Pietro, come ha fatto per suo papà Geso, che ha fatto felici con il sorbetto di limone gli angeli, gli arcangeli e tutti i Santi, consegnerà a Tony, con un titolo alla Tornatore, le chiavi della Nuova Gelateria Paradiso. A Vito Palermo, nipote di Tony, ora il compito di trasmettere anche lui, di generazione in generazione, i segreti di quella bontà senza tempo appresi da Geso e da Tony nel solco di una tradizione che, se vogliamo, è E GLI ALTRI GELATIERI? Rimanevano con un palmo di naso ad osser- divenuta in qualche modo motivo di orgovare il fenomeno Tony. Anche imitarlo era pressocché inutile ed impossibile. glio e anche patrimonio collettivo della Peggio dell’allora pubblicizzata Y10, il gelato di Tony era evidente che non nostra città. SERGIO PISANI alle 20 lire. I soldi erano pochi, si continuava a vivere alla giornata e il gelato per tutti era un lusso riservato giusto alla Festa della Madonna. All’indomani del boom economico, la domenica del giovinazzese era sempre domenica solo se si portava a compimento la passeggiata serale in piazza dopo un’immancabile capatina al chiosco di Geso. Ci si accontentava di poco e si viveva soprattutto di speranza. Le stessa che aveva illuminato gli occhi di Tony di ritorno dall’America. I Palermo stavano e stanno al sorbetto di limone come la fontana monumentale alla centralissima Piazza. Difficile ed inutile, al tempo, pensare di imitarli. Perché le loro limonate erano come i salumi Negroni. Tante stelle e qualità. Avevano monopolizzato il mercato del sorbetto, i Palermo, ed occupato le postazioni più strategiche. Mike, Mincuccio e poi Lello nella villa comunale, Tony in piazza. Ed arrivarono gli anni ’80. Pupo ricordava agli italiani ‘il suo gelato al cioccolato dolce e un po’ salato’, Tony invece il sorbetto di limone ma anche il gelato al cioccolato, alla stracciatella, alla nocciola e al caffè. Poi arrivò il gelato con panna o doppia panna, panna al cioccolato o alla fragola o allo zabaione o al caffè o ai mirtilli o ai frutti di bosco. Tony aveva colorato anche il chiosco con un nuovo look e investito nell’acquisto di sei macchine. Il tutto comprato a rate con le banche che vendevano il denaro al 27% l’anno. Erano gli anni del Governo Spadolini, gli anni dell’inflazione alle stelle. Tony ci metteva le braccia, Abby, sua moglie, la fantasia, il mandorlato. Un esempio? Prima che la Fabbri mettesse sul mercato il famoso topping al cioccolato (sciroppo al cioccolato), Abby lo importava direttamente dall’America da familiari e da parenti. E il gelato al cioccolato aveva così un retrogusto particolare ed inimitabile.



VINCENZO DEPALMA

DI

IL GELATO DI IERI E DI OGGI

Dagli spumoni di neve, zucchero cannella e limoncelle serviti negli incontri istituzionali ai primi carretti di Geso e Lidù. Una storia che miscela una tradizione antica che culmina con il gelato da passeggio e da ricevimento Il gelato ha un’onda lunga. I riferimenti alla refrigerazione del ghiaccio si incontrano nei testi dell’Archivio Diocesiano sia nelle testimonianze dei nostri avi. Già nel 1700 tra incontri istituzionale e religiosi, quasi sempre alla presenza del vescovo, veniva servito il sorbetto. Nella nota delle spese sostenute dalla Diocesi vengono menzionati gli ingredienti zucchero cannella e limoncelle cui si aggiunge l’acquisto di sale e neve, questi ultimi mischiati servivano a ghiacciare il sorbetto. Era questo il metodo usato anticamente per refrigerare la neve raccolta sul posto durante l’inverno e depositato in apposito locale interrato chiamato neviera. La neve molte volte veniva importata dal Gargano o dei paesi dell’Alta Murgia. A Giovinazzo, una neviera esisteva nell’agro, sulla strada provinciale per Terlizzi, subito dopo la chiesa di san Martino. Sul numero di marzo 1991 del mensile su Il Nuovo tocco del Bom Baun, infatti è riportato, in uno stralcio tratto dal volume Puglia fuori strada di Vittorio Stagnani, il ricordo del compianto comandante delle Guardie Campestri maresciallo Copolecchia che mostrava, ai primi del Novecento, il sito della neviera, che venne demolita per l’ampliamento della strada provinciale. Insomma, la neve serviva a preparare il sorbetto, una bevanda gelata quasi cremosa, gradevole al gusto composta di zucchero, liquore, essenze e aromi vari. Questo tipo di bevanda fredda era comunemente offerta durante le feste in particolari ricor-

FOTO STORICA. Lidù e Geso, i papà del Novecento del gelato moderno renze per la sua facile preparazione. Questo esigue note testimoniano come alcune consuetudini di vita dei nostri avi non erano poi dissimili da quelle di oggi. PINO GRASSO L’ARRIVO DEL GELATO. Il gelato di Giovinazzo era, è e sarà u megghie du munn. Un gelato di ottima qualità realizzato esclusivamente con ingredienti genuini della nostra agricoltura. I gelati sofisticati, il gelato biotech, magari alla proteina di merluzzo, andatevelo mangiare in qualche Ipermercato. Io preferisco le gelete e le gelatire di josce e chidde de na volte. Già u gelete! E’ sempre stato una ghiotta golosità de le mininne. Le possibilità economiche dei miei tempi erano scarse e sempre insufficienti per le famiglie numerose di una volta. Le case traboccavano de piccininne di tutte le età e i gelati, per quanto economici, erano un lusso da concedere solo qualche domenica e quando vi era qualche festa. Le processioni erano per la cittadinanza molto importanti, ma per noi bambini il gelato lo era molto di più. I nonni, i papà, le chembere non potevano farci regalo più bello che darci qualche centesimo pu scartuccie de la deje de la feste. Le gelete di allora non avevano le infinite varietà dei gelati di oggi. Noi conoscevamo u gelete a la creme, o cioccolete, e soprattutto il più economico: la granite de lemone. NZILIPPE E GESE. Il periodo estivo, quando siamo diventati più grandicelli, a la contraure azziccaive sembe nu belle gelete pe’ addifriscarse la vocche. In piazza e in via Bari nan pitive fe’ a mene de fe’ nu zumbe da Nzilippe


o da Gese, due chioschi frequentatissimi da noi bambini che ci vergognavamo di entrare nei bar. Nzilippe confezionava e lavorava gelati in pubblico. Lo vedevi spremere i limoni, mettere il succo, lo zucchero e l’acqua inze a la steufe che circondava di ghiaccio e continuava a far girare la steufe fino a quando la miscela ghiacciava e diventava granita. A Scevenazze le polverine nan lam viste me, nan le canescemme! La granite non la preparavano solo Nzilippe e Gese. C’erano anche il bar Pugliese, Vindurine, Martinelle, u bar Amoia e u cafè de dret a purt che era il bar dei marinai. LI DUE. Nei mesi più caldi la granite viaggiava per tutto il paese. Li due, con un carretto particolare montato su ruote che andava avanti con i pedali come una bici, era sempre in giro nganne a mere la mattina ed il pomeriggio per tutto il paese. Alla controra, le strade riecheggiavano di suoni d’infanzia: «Limnesbò limnaè». Cosa volesse significare quel richiamo? Il senso ancora mi è duro. Di sicuro, invece al suo passaggio, le richieste e le invocazioni alle nostre mamme per avere un gelatino erano molte, anzi troppe. Ma le mamme avevano studiato anche un ottimo deterrente per non comprarci il gelatino che era lì, a due passi, per strada a portata di mano. Ci dicevano: «Naun, Li Due je’ nu nzveuse. Discene ca quanne fernesce de fe’ u gelate uanne viste schetè inze». Enormi bugie ma utili per non farci desiderare più quel gelato.

GLI SPUMONI. Finora vi ho parlato bene della granita di limone e dei vari gelati, ma i bravissimi gelatieri di Giovinazzo oltre ai buoni gelati pu scartuccie preparavano per i matrimoni li spumone. U spumone era una specie di cassata (lo preparano ancora oggi) che gli sposi inviavano a casa dei familiari dai quali hanno ricevuto regali per le nozze. Lo spumone veniva diviso in quattro parti. I festeggiati provvedevano tramite il garzone della gelaterie a spedire tanti quartini quanti erano i componenti del nucleo famigliare. Una vecchia pubblicazione della Camera di Commercio elencava tipiche specialità di numerosi comuni della Provincia di Bari: Giovinazzo era citato per gli spumoni e i suoi maestri gelatieri che li producevano. Ancora oggi a Giovinazzo, ve lo assicuro, si gustano ottimi gelati. Vi assicuro che non ho mai fatto brutte figure con i miei ospiti, anzi tutti hanno avuto parole di elogio e non finivano di magnificare quanto avevano appena finito di gustare. Nella granita di limone abbiamo talvolta trovato qualche seme di limone sfuggito ai preparatori ma che costituivano il certificato di garanzia della genuinità del prodotto. Ancora oggi posso assicurarvi che il gusto dei gelati giovinazzesi è rimasto quello di una volta, quello dei miei tempi. Vi assicuro che i gelati di Bari, e anche dei paesi limitrofi, non reggono il confronto con quelli di Giovinazzo. Speriamo ca le gelatire, la prossima volta che vengo a Giovinazzo, u gelete nan mu fascene paghè!!! VINCENZO DEPALMA


l angolo

del

lettore di Agostino Picicco

LA GIUSTIZIA SECONDO FABIO GUASTADISEGNI Nominato Avvocato dell’Anno, è partner dello studio legale internazionale Clifford Chance a Milano CHI È FABIO GUASTADISEGNI

Responsabile del settore contenzioso dello studio legale internazionale Clifford Chance in Italia, esperto in diritto finanziario e bancario. L’avvocato di origine giovinazzese ma residente a Milano dal 1997 è noto nell’ambiente forense per la competenza professionale testimoniata da numerose citazioni autorevoli nelle fonti di categoria e da riconoscimenti e premi tra cui quello di Avvocato dell’Anno per il diritto fallimentare e il contenzioso in diritto finanziario conferitogli da Legalcommunity nel 2018 e nel 2020 Negli ultimi mesi il tema della giustizia è stato oggetto delle cronache a causa degli scandali che hanno colpito la magistratura e le conseguenti proposte di riforma. Il cittadino non si sente tutelato a causa di una giustizia lenta, farraginosa, caratterizzata da tempi lunghi a vantaggio di chi delinque. Il Covid, poi, ha deteriorato ancora di più una situazione già critica, causando ulteriori ritardi e slittamenti di udienze, sentenze e adempimenti vari.

La gente non ha più fiducia nei magistrati e negli avvocati e auspica procedimenti efficaci e giusti in tempi ragionevoli. Su questi temi abbiamo sentito il nostro concittadino, avvocato Fabio Guastadisegni, L’incontro è occasione per porgergli le congratulazioni per l’ultimo premio in ordine di tempo, ricevuto a Milano il 16 settembre da Legalcommunity quale «avvocato dell’anno 2021, contenzioso, settore diritto commerciale». LA SITUAZIONE DELLA GIUSTIZIA OGGI IN ITALIA Con un avvocato di grido nel panorama del diritto internazionale, la conversazione verte sui macro temi della giustizia e sulle possibili riforme, ma non si può non partire dallo stato della giustizia oggi nella quotidianità della sua amministrazione nei tribunali. «La situazione della giustizia italiana non è molto florida», afferma subito Guastadisegni. «Purtroppo dall’ultimo rapporto della Commissione europea sulla Giustizia, che si riferisce al 2019, l’Italia risulta ancora ultima in UE per i tempi della giustizia civile, in particolare per l’ultimo grado di giudizio in Cassazione. Per il terzo grado di giudizio in un processo civile ci vogliono infatti in media 1302 giorni, 791 per il secondo e 531 per il primo. Lo ha ribadito il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, in una recente conferenza stampa. Lo stesso vale per i processi amministrativi che restano sopra la media europea ed altrettanto per quelli penali. L’Italia è anche ultima per l’elevatissimo numero di processi civili pendenti. Il Covid 19 ha parzialmente contribuito ad incrementare i ritardi, anche se il sistema giudiziario italiano ha ben reagito soprattutto grazie alla digitalizzazione del processo civile che ha comunque garantito la prosecuzione dei processi, ovviamente dopo un primo periodo di necessario assestamento». Quali le conseguenze di queste lentezze? «Un aumento del senso di sfiducia del cittadino e degli investitori verso il settore della giustizia italiana, con ovvie ripercussioni su tutto il sistema economico italiano. Il settore giustizia è infatti uno tra i primi ad essere esaminato dagli investitori istituzionali, soprattutto esteri, quando si investe in un paese straniero. E una giustizia lenta e farraginosa di certo non aiuta». Il problema è anche avvertito dal semplice cittadino: «Infatti non si sente garantito da una giustizia caratterizzata da tempi troppo lunghi. E’ ben noto che dove i


sistemi giudiziari garantiscano il rispetto dei diritti, i creditori hanno più probabilità di prestare denaro, le imprese sono disincentivate dall’adozione di comportamenti non leciti, i costi delle transazioni sono ridotti e le start up (imprese innovative) hanno maggiore interesse a investire». Anche gli scandali che hanno colpito la magistratura non aiutano: «La qualità della giustizia italiana non è in discussione, anche se le recenti vicende che hanno investito il sistema giudiziario certo non hanno aiutato molto; a mio avviso la stragrande maggioranza dei giudici italiani è di una qualità pari se non superiore a quella dei giudici stranieri. Il vero problema, a mio avviso, è invece la percezione dell’indipendenza del sistema giudiziario italiano che, sempre nella menzionata analisi sopra evidenziata, rimane quintultimo (davanti solo a Bulgaria, Polonia, Slovacchia e Ungheria) e la principale ragione addotta è la percezione di interferenza da parte del governo e della politica. Resta infine il problema delle risorse umane perché il numero dei giudici resta uno tra i più bassi tra gli Stati membri. Sono poco più di una decina ogni 100mila abitanti i giudici che operano nei tribunali italiani. Opposto, invece, il discorso relativo agli avvocati: sono 392 ogni 100 mila abitanti, dato che piazza l’Italia al quarto posto UE» LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA Urge quindi una riforma della giustizia, pre-condizione per accedere al Recovery Fund. «L’Italia, grazie alla guida e credibilità a livello internazionale del primo ministro Draghi e sotto l’egida del ministro di Grazia e Giustizia Cartabia, sta facendo notevoli sforzi diretti ad investire sul sistema giustizia». Entrando più nel merito …: «Nei piani del Pnrr il processo civile dovrebbe essere ridotto del 40%, e quello penale del

25% nei prossimi cinque anni. A mio avviso nel piano italiano di ripresa e resilienza ci sono alcune riforme e investimenti che vanno nella direzione auspicata dalle raccomandazioni UE in materia di giustizia, ma è tutto da vedere come effettivamente verranno implementati. Oltre che incidere su modifiche processuali, che in passato si sono quasi sempre rivelate inefficaci, la riforma dovrebbe maggiormente investire sull’assunzione sia di nuovi magistrati che di operatori amministrativi». Su questo punto l’avvocato Guastadisegni ha una proposta innovativa: «Sarebbe altrettanto utile, se non fondamentale, che l’amministrazione e la gestione dei tribunali venissero affidati a manager esperti, esterni alla magistratura, cosa che avviene ormai da anni in paesi di common law con evidenti vantaggi in termini di efficienza, come mi sono permesso di suggerire più volte in passato quando mi è stato richiesto da organi governativi o della magistratura. Senza una ristrutturazione efficace che comporti una gestione manageriale dei tribunali, vedo pochi spazi per un miglioramento effettivo». E’ un momento importante della nostra storia, che non può essere ignorato: «Bisogna rendersi contro che siamo ormai ad uno snodo fondamentale, forse irripetibile almeno nel breve/medio termine, grazie agli aiuti UE: di certo una giustizia ben amministrata non potrà che avere un effetto positivo sull’economia e fungere da volano per l’attrazione di investimenti esteri. Diversamente saremo destinati a rimanere il fanalino di coda in Europa». E’ tutto qui il rapporto tra una giustizia ben amministrata e la coesione sociale che dia atto dello sviluppo economico e del benessere dei cittadini tutelati dallo Stato in tutte le loro espressioni, secondo gli auspici così bene illustrati dall’avvocato Guastadisegni. AGOSTINO PICICCO




MOVIDA ALCOLICA, GLI INTERVENTI DEI CARABINIERI RAFFICA DI PATENTI RITIRATE Denunce a raffica. La maggior parte per guida in stato d’ebbrezza. S’è concluso con numeri di rilievo una lunga estate di controlli del territorio eseguiti dai Carabinieri della Stazione di Giovinazzo diretta dal nuovo comandante, il maresciallo capo Ruggiero Filannino

Il bilancio della Stazione di Giovinazzo dopo l’estate 2021. Chiusa anche una discoteca: stop per 5 giorni

11 GIUGNO. Una notte così, a queste latitudini, non si era mai vista. Sabato 11 giugno i Carabinieri hanno operato senza sosta fino all’alba e oltre. Sì, perché il primo controllo straordinario sulla movida degli uomini della Stazione di Giovinazzo è servito a porre un argine allo spaccio, ma anche alle violazioni del codice stradale e delle norme sanitarie. Nell’ultimo sabato sera in zona gialla il monitoraggio s’è svolto prevalentemente in strada, con un maxi posto di controllo sull’arteria che dal lungomare Marina Italiana conduce in via Molfetta. Fra i vari finiti nei guai, un 36enne di Bari: l’uomo è stato fermato per un controllo, ma, infastidito dall’accertamento, è fuggito. Inseguito e infine raggiunto è stato denunciato in stato di liberta per resistenza a pubblico ufficiale. L’operazione, la prima dell’estate 2021, che ha visto in campo pure i militari della Sezione Radiomobile della Compagnia di Molfetta con l’?etilometro in dotazione (impiegate 4 pattuglie), ha portato al controllo di persone e auto. La stretta dell’Arma sulla mala-movida ha avuto lo scopo, in particolare, di contrastare il fenomeno della guida in stato d’eb-


brezza e sotto l’effetto di stupefacenti. 2 giovani sono stati fermati dai militari e trovati in possesso di droga per uso esclusivamente personale: entrambi sono stati ?segnalati alla Prefettura di Bari quali assuntori per uso non terapeutico. Nella circostanza, sono stati recuperati modici quantitativi di hashish e marijuana, finiti sotto sequestro. E non è mica tutto. In strada sono stati sanzionati per guida in stato d’ebbrezza 5 conducenti d’auto con un tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 1,5 grammi per litro di sangue, fra cui 2 neopatentati: sono state 2 le patenti ritirate per un tasso alcolemico superiore a 0,8 grammi per litro di sangue. Contestate anche violazioni al codice della strada, di cui gran parte per la mancanza dell’uso delle cinture di sicurezza e per uso del cellulare alla guida. Sanzioni a raffica per la violazione del coprifuoco. 3 LUGLIO. Un altro servizio coordinato stato, finalizzato proprio al contrasto dell’uso delle sostanze alcoliche, è stato svolto sabato 3 luglio a Giovinazzo. I controlli effettuati sul lungomare Marina Italiana, luogo di movida, che richiama giovani non solo del luogo, ma di tutta l’area a nord di Bari, con un maxi posto di controllo sull’arteria che dal lungomare di Ponente conduce in via Molfetta, si sono concentrati soprattutto sull’uso di alcol. E in 6, tutti giovani, sono finiti nei guai per guida in stato di ebbrezza alcolica. A loro, trovati, dopo essersi sottoposti al test con l’etilometro, con un tasso alcolemico superiore a quello previsto dalla legge, è stata ritirata la patente per essere poi sospesa, mentre 4 sono stati deferiti per lo stesso motivo. Non solo contrasto all’uso di alcol, ma anche all’assunzione di droga. I militari hanno svolto anche perquisizioni che hanno consentito di rinvenire dosi di marijuana e hashish. 3 persone sono state segnalate alla Prefettura per uso personale di stupefacenti. Complessivamente, nell’ambito dell’attività sono stati controllati oltre 60 veicoli, 150 persone (i ragazzi, in particolare, che hanno invaso i locali di Ponente, epicentro della movida, nda) ed elevate oltre 30 contravvenzioni al codice della strada per diverse violazioni tra le quali il mancato uso delle cinture di sicurezza, l’uso del telefono cellulare alla guida e la velocità non commisurata alle condizioni del traffico.

7 AGOSTO. Piste da ballo, dj e centinaia di giovani e giovanissimi che ballavano accalcati in una nota discoteca di Giovinazzo, sulla litoranea per Molfetta, chiusa nella notte fra sabato 7 e domenica 8 agosto scorsi per la violazione delle norme anti-Covid. È quanto hanno riscontrato sul posto i Carabinieri, disponendo la chiusura immediata del locale notturno per 5 giorni. Il personale della Stazione di Giovinazzo, coadiuvato dai colleghi della Compagnia di Molfetta, ha effettuato dei servizi finalizzati al controllo della normativa anti Covid-19. E proprio nel disco club ubicato a nord della città, i militari, con il supporto di un drone, hanno appurato come si stesse svolgendo una serata di ballo senza il rispetto di distanziamenti o uso di mascherine, registrando la presenza di circa 500 giovani e assembramenti in pista. Nello specifico, i Carabinieri hanno accertato che all’interno del locale, non venivano somministrati solo alimenti e bevande, ma vi era, fra ballerini in slip, un assembramento di persone intente a ballare senza mantenere il distanziamento interpersonale in barba ad ogni norma in vigore per il contenimento del Coronavirus. All’esito dei controlli per la discoteca è stata disposta la sospensione temporanea dell’attività per 5 giorni a seguito della violazione delle norme anti-Covid varate dal Governo. Scattata anche la sanzione, per il gestore, a cui sono state contestate una lunga serie di violazioni amministrative del caso, pari a 500 euro.


CHI È RUGGIERO FILANNINO

14 AGOSTO. Ancora controlli dei Carabinieri, a cavallo di Ferragosto. Nel maxi posto di controllo sull’arteria che dal lungomare Marina Italiana conduce in via Molfetta, i militari della locale Stazione, col supporto dell’Aliquota Radiomobile della locale Compagnia, hanno fermato 1 conducente a cui è stata contestata la guida in stato d’ebbrezza, con il ritiro della patente. Secondo l’Arma, il suo stato d’alterazione psicofisica sarebbe stato evidente. Tuttavia, rifiutarsi a procedere agli accertamenti è un reato. E tanto basta a far scattare denuncia e ritiro della patente. Elevate anche 5 contravvenzioni al codice della strada per diverse violazioni tra le quali il mancato uso delle cinture di sicurezza e l’uso del telefono cellulare alla guida. 28 AGOSTO. 5 denunce a piede libero, 7 patenti ritirate per essere poi sospese, oltre 35 sanzioni al codice della strada, 90 veicoli e ben 250 persone controllate. È il bilancio dei serrati controlli sul territorio effettuati dai Carabinieri della Stazione di Giovinazzo sabato 28 agosto. A partire dalla costa di Ponente dove i militari, col supporto della Sezione Radiomobile e degli uomini della Compagnia di Molfetta, hanno svolto un nuovo servizio coordinato, finalizzato al contrasto dell’uso delle sostanze alcoliche. I controlli, effettuati sul lungomare Marina Italiana, luogo di movida, che richiama giovani non solo del luogo, con un maxi posto di controllo sull’arteria che dalla riviera conduce in via Molfetta, si sono concentrati sull’uso di alcol. Ed in 7 sono finiti nei guai per guida in stato di ebbrezza alcolica. Per tutti, sottoposti alla prova dell’etilometro e risultati positivi con tassi alcolemici superiori a quelli previsti dalla legge (0,50 grammi per litro), si è proceduto al ritiro della patente di guida ai fini della sospensione, mentre 5 di questi sono stati denunciati in stato di libertà per essere stati trovati alla guida con un tasso alcolemico superiore a 0,80 grammi per litro. Cioè la fascia per la quale si entra nel reato penale. Complessivamente, nell’ambito delle attività svolte, sono state denunciate 5 persone. 7 le patenti ritirate e oltre 35 le contravvenzioni al codice della strada per eccesso di velocità, cinture e uso dei cellulari alla guida. Controllati e perquisiti 90 veicoli e oltre 250 persone. NICOLA MICCIONE

49 anni, nato a Barletta, la terza generazione di Filannino è arrivata a Giovinazzo. Dal nonno Ruggiero al papà Antonio, fino al maresciallo capo Ruggiero che, dal 2020, è il comandante della locale Stazione dei Carabinieri, dopo una brillante carriera che lo ha già visto protagonista a Cerignola. Ruggiero Filannino, alla seconda esperienza da comandante di Stazione, vanta un lunghissimo percorso tra le file dell’Arma, essendosi arruolato nel 1993 (ma la sua, come scritto, è una tradizione di famiglia) ed ha svolto molti dei suoi incarichi nel Lazio: dalla Stazione di Roma Aventino al Plotone di Rappresentanza del Gruppo Carabinieri di Roma sino alla Sezione Amministrativa della Compagnia di Frascati e alle Stazioni ubicate nell’area dei Castelli Romani. Dopo una prima esperienza, nel 2008, da comandante della Stazione di Ventotene, isola del mar Tirreno, al largo della costa al confine tra il Lazio e la Campania, il sottufficiale, laureato in Scienze dell’Amministrazione - Curriculum Operatore Giudiziario, è ritornato in Puglia nel 2012, presso la Compagnia di Cerignola, dove ha ricoperto l’incarico di comandante della Sezione Radiomobile, assicurando il pronto intervento con tempestività e flessibilità d’azione. Una realtà, quella di Cerignola, centrale per tutte le operazioni delittuose che ruotano intorno alle rapine ai tir ed ai furti di auto passando per il traffico di armi e di stupefacenti, in cui energico e mirato è stato il contributo del nuovo comandante della locale Stazione nel contrasto al crimine facendosi apprezzare per arresti e importanti operazioni: da quelle anti-droga a quelle finalizzate al furto e al riciclaggio di auto, passando per le attività di contrasto alle rapine. La collaborazione con i cittadini di Giovinazzo è e sarà fondamentale: per ogni evenienza ci si potrà rivolgere con fiducia ai Carabinieri. Il suo impegno, e quello dell’Arma, sotto il coordinamento della Compagnia di Molfetta, sarà massimo per presidiare Giovinazzo. NICOLA MICCIONE


il

corsivetto

ANTONELLO TARANTO, PSICHIATRA

I VIGILI URBANI Antonio era un vigile urbano (oggi sarebbe un agente di polizia locale) che popola la città dei miei ricordi infantili. Allora vivevo a Bari e Antonio, con la sua uniforme e il suo cappello, era presente ogni giorno nel quartiere. Il suo compito era camminare, in lungo e in largo, per guardare che tutto fosse in ordine. Era l’uomo a cui potevi chiedere un’informazione, segnalare una buca nella strada, chiedere aiuto se non riuscivi ad attraversare la strada o se qualche bullo ti minacciava. Antonio, che soffriva il caldo e spesso il cappello lo portava in mano, quando doveva intervenire riponeva il cappello sulla sua testa e si ammantava di autorità. Tutti lo rispettavano: anche i bulli. Prima li rimproverava e poi li ‘perdonava’ invitandoli a fare i bravi in modo così grazioso che i bulli gli chiedevano pure di raccontare qualche storia. Tutti lo rispettavano e gli volevamo bene. Gli agenti di polizia locale, oggi, nelle grandi città svolgono un lavoro molto diverso. Ma i vigili di Giovinazzo e di ogni altro centro a dimensione umana sono ancora «amici istituzionali». O tali dovrebbero essere. Perciò non capisco come mai i bulli di oggi li sbeffeggino, li minaccino e, addirittura, li aggrediscano. Ma questo ignobile comportamento non accade solo a Giovinazzo. Nel 2021 i giornali hanno segnalato eventi oltraggiosi (in alcuni casi anche molto gravi) a Schiavonea, a Messina, a Napoli (3 episodi), a Taranto, a Roma (3 episodi), a Merano, a Bari, a Siracusa, a Chioschi di Mergellina, a Crotone, a Battipaglia, a Palermo, a Terlizzi e a Molfetta. La maggior parte degli episodi sembra concentrarsi in primavera\estate. Quasi tutti gli episodi sono innescati da gruppi più o meno grandi di persone (solo in un caso l’aggressione è stata operata da un aggressore solitario). I motivi alla base di ogni aggressione sono sempre stati futili. In un solo caso (a Roma) l’aggressore ha denunciato l’agente di polizia locale dicendo che l’aggressione era stata perpetrata proprio dall’agente nei suoi confronti. I luoghi di questi episodi sono sempre stati luoghi affollati. Quasi sempre gli aggressori sono stati identificati: solo in un caso l’aggressore era di età superiore ai 60 anni; negli altri casi erano di età inferiore ai 50 anni e in molti casi sono stati definiti ‘giovani’. Quasi sempre gli aggressori erano pregiudicati. Ciascuno di questi episodi ha generato reazioni di profonda indignazione con richieste di pene esemplari per gli autori e dichiarazioni di sconforto per il degrado culturale ed etico delle nostre città. Alcune persone (poche) hanno manifestato anche una sorta di soddisfazione perché ritengono che le forze dell’ordine non facciano il loro dovere e, quindi, «... ben gli sta». La nostra posizione è che, condannando, sempre e senza esitazione alcuna, ogni atto di inciviltà, si deve sempre comprendere l’ori-

gine dei fenomeni sociali per poterli correggere e per poter prevenire la moltiplicazione degli stessi. Analizzando le modalità delle aggressioni, così come sono state descritte dai giornalisti, è evidente la componente esibizionistica: l’aggressore vuol dimostrare, davanti al pubblico, la propria forza e il proprio coraggio. Inoltre va considerato anche il valore simbolico della scelta della vittima: in tutti questi casi c’è un vero e proprio attacco all’autorità. La percezione di impunità derivante dal fatto che non c’è l’arresto immediato ma solo una denuncia a cui seguirà,forse, un’indagine a cui seguirà, forse, un rinvio a giudizio a cui seguirà, forse, una condanna a cui seguirà, probabilmente, la sospensione della pena o una misura molto attenuata, certamente alimenta quel sentimento di disprezzo dell’autorità che giustificherà altre aggressioni. Va rilevato, inoltre, che gli aggressori non hanno buoni livelli di scolarizzazione e provengono da storie di devianza; al tempo stesso va anche detto che i luoghi in cui gli episodi si sono verificati erano affollati o per la ‘movida’ o per le normali attività quotidiane di persone che, generalmente, hanno una posizione sociale ‘buona’. Mai è stato segnalato un intervento di solidarietà o di difesa dei vigili da parte degli astanti. Se così è, vuol dire che l’autorità della polizia non è più riconosciuta neanche dalle persone più evolute degli aggressori. Questo è un bruttissimo segnale che, coniugato con le aggressioni e gli insulti ai sanitari, agli insegnanti, ai commercianti considerati tutti, indistintamente, «ladri ed evasori», ai politici considerati tutti, indistintamente, «corrotti decerebrati dementi», a quelli che la pensano diversamente (n.b.: insultare non è pensare!) fa scivolare la nostra società nella voragine dell’ «anomia», cioè della mancanza di leggi interiorizzate. Immanuel Kant diceva: «il cielo stellato sopra di me; la legge morale dentro di me». Non basta esprimere parole di solidarietà alle vittime delle aggressioni. Sono parole che puzzano di ipocrisia e di opportunismo. Non basta invocare pene esemplari: sembra l’esortazione «Armiamoci e partite». Non serve ingaggiare lotte e risse con gli aggressori: non ci sarebbe differenza fra l’incivile e il civile. É necessario interiorizzare una legge morale che sia di spinta verso azioni concrete di solidarietà e di amore per il prossimo. Come insegnavano a noi ‘boomers’ le catechiste, ma non alla stessa maniera di ‘fioretti’ e ‘preghierine’ da recitare a memoria. Amare il prossimo significa fare il proprio dovere di cittadino, fidarsi dell’interlocutore, dialogare per superare le incomprensioni, insegnare quel che si sa fare e disporsi umilmente ad imparare quel che altri possono insegnarci, riconoscere i limiti della propria libertà e rispettare i bisogni di chi ci sta vicino. E dire sempre grazie a chiunque faccia il proprio dovere. ANTONELLO TARANTO


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GIANGAETANO TORTORA

24-25 settembre La Comunità del rione Immacolata ha un nuovo parroco: stiamo parlando del 35enne molfettese don Giuseppe Germinario, che termina così la sua esperienza di vicario parrocchiale nella chiesa di S. Lucia a Ruvo. La solenne celebrazione eucaristica di insediamento del nuovo parroco, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, si è svolta sabato 25 settembre. Il giorno prima, invece, don Gianni Fiorentino ha salutato la comunità della zona 167 celebrando la sua ultima messa nelle vesti di parroco dell’Immacolata dopo dieci anni. La sua nuova destinazione sarà sempre nel segno dell’Immacolata: a partire dal 4 ottobre, infatti, don Gianni guiderà la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria a Molfetta.

Don Giuseppe Germinario succede a don Gianni Fiorentino

Foto Michele De Vivo

NUOVO PARROCO PER L’IMMACOLATA

27-28 agosto IERI, OGGI E DOMANI (1921-2021), PUGLIESI PROTAGONISTI NELLA METROPOLI LOMBARDA Allargare gli orizzonti, suscitare gli entusiasmi, migliorare la conoscenza di uomini e cose, creare vincoli sempre nuovi di simpatia e di interessi: questa è ancora oggi la missione dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, erede e continuatrice di una storia associazionistica iniziata sin dal lontano 1921. Cento anni in cui i pugliesi residenti a Milano e attivi nelle varie professioni hanno promosso il legame con la Puglia. Per ricordare tale Centenario, il sodalizio meneghino ha deciso di scrivere un libro che diventi una pietra miliare nella storia della Puglia e dei pugliesi fuori dai confini regionali e dell’Associazione Regionale Pugliesi, associazione che ha favorito l’acquisizione e la consapevolezza di una significativa appartenenza a questa storia collettiva. Il progetto del citato libro è stato presentato a Bisceglie, durante la rassegna Libri nel Borgo Antico, da Loredana Capone (Presidente Consiglio Regionale della Puglia), Agostino Picicco (scrittore e giornalista) e Giuseppe Selvaggi


(studioso delle tradizioni popolari e nuove culture metropolitane). L’evento è stato moderato da Michele Peragine (giornalista Rai 3). Il 28 agosto, in occasione della medesima rassegna, Agostino Picicco ha presentato il libro Concatenati. Vite in bicicletta, insieme al sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma e al sindaco di Bisceglie Angelantonio Angarano, illustrando i temi della mobilità sostenibile in relazione ai corretti stili di vita in città, con particolare riguardo alle prospettive di impegno dei sindaci per una strategia collettiva finalizzata al benessere dei cittadini e al rispetto del territorio.

28 agosto LIBRO MUNDIAL

Grande amarcord ed entusiasmo presso la Sala San Felice per la presentazione del libro “Hockey Mundial – gli anni ’80 e una favola tutta italiana” scritto dal lodigiano Paolo Virdi (grande appassionato di hockey a rotelle, disciplina per la quale ha altresì collaborato con la Gazzetta dello Sport). Alla serata, organizzata col patrocinio dell’Amministrazione Comunale, sono intervenuti insieme all’autore il giornalista Michele Marolla (che ha dialogato con Virdi), il presidente del Comitato Regionale FISR Puglia Valentina Calò e tre tra i grandi protagonisti dei trionfi dell’Afp nel 1980: il prof. Giambattista Massari, Pino Marzella e Francesco Frasca. E proprio il raggiungimento delle vittorie della gloriosa squadra biancoverde ha costituito il punto di partenza del suddetto libro. Presenti in Sala San Felice pure la società e la giovane squadra dell’Afp Giovinazzo (vincitrice dello scudetto Under 19 e vice campione d’Italia Under 17). Paolo Virdi è rimasto letteralmente incantato, oltre che dalla bellezza della nostra città, anche dall’amore viscerale dei giovinazzesi per l’hockey a rotelle.

l’attore Christian Binetti. In passerella gli abiti extralusso Miss and Lady Atelier di Giulio Lovero. Per una donna elegante e ricercata gli abiti di Ghirlande Atelier, variegati nello stile e nei tessuti. Abiti da cerimonia e abiti da sera che hanno trovato consensi tra il pubblico presente alla manifestazione. Ad allietare la serata, il talento vocale di Elena Cappiello. Sotto i riflettori spazio anche all’Hair Show Live, con i professionisti delle acconciature per capelli Maria Altomare, Marina Devivo, Matilda Mezini, Riccardo Mari, Giuseppe Sifanno e Nunzia Prudente coordinati dal maestro napoletano Francesco Musella, che li ha anche omaggiati con la consegna di un attestato dopo aver stilato una classifica per le migliori acconciature. Il make up che ha esaltato la bellezza delle modelle è stato realizzato dallo staff della scuola Arke di Alessandra Centrone. Ospite d’eccezione il calabrese Giuseppe Fata, il re delle teste-scultura di ritorno da Dubai dove ha vinto il premio Golden Lady Awards; per l’occasione Fata ha presentato una creazione dedicata alla donna del cinema. Nel corso della serata spazio inoltre alla solidarietà e a messaggi contro la violenza sulle donne. Défilé frizzante, a conclusione dell’evento, con le modelle che hanno indossato gli occhiali di Ottica EOS. Questo l’attesissimo verdetto dell’attenta giuria: Ludovica Lenoci, Miriana D’Agostino e Maria Masciale si sono rispettivamente aggiudicate le fasce di Top Fashion Model 2021, Top Fashion Model Eleganza e Top Fashion Model Bellezza.

29 agosto LUDOVICA LENOCI TOP FASHION MODEL 2021 6^ edizione di Top Fashion Model, evento di moda ideato e organizzato dalla Carmen Martorana Eventi ai piedi della suggestiva Fontana dei Tritoni. Non solo défilé, ma un vero e proprio concorso di bellezza tra le modelle in lizza per tre ambiti titoli. In palio, la crociera della moda Top Fashion Cruise. La kermesse è stata presentata da Lucy Bello, che ha omaggiato l’Italia dello sport trionfatrice nell’estate appena conclusa sfilando un luminoso abito tricolore, e dal-

4 settembre POESIE AL BALCONE XVI edizione di Poesie al balcone, manifestazione organizzata dall’associazione culturale Tracce di Giovinazzo (nell’ambito del contenitore Giovinazzo tra Storia e Futuro a cura della Consulta della Cultura del Comune) con la partecipazione di quaranta poeti, i quali hanno declamato i propri componimenti alternandosi dalla finestra della Vedetta sul Mediterraneo. Ospite d’onore, l’attore, musicista e poeta Leonardo Mazzarotto (che ha interpretato il personaggio di Matteo in entrambe le stagioni della serie televisiva Rai La compagnia


11-25 settembre MOSTRA FINESTRE

del cigno). Non poteva mancare l’omaggio a Dante Alighieri, nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, grazie all’attrice e cantante Benedetta Lusito. Nel corso della serata, presentata dall’attrice Isabella Careccia (conduttrice del noto programma televisivo L’altra metà su Studio 100), si sono inoltre esibiti il coro della Scuola Comunale di Musica Filippo Cortese, diretto da Anna Catino, e il gruppo Botontum Clarinet Quintet. Il concorso è stato vinto da Maria Grazia Girolamodibari con il testo a tema vincolante Rinascita. 5 settembre NOTTE BIANCA POESIA

Per il secondo anno consecutivo la Notte Bianca della Poesia è stata posticipata a settembre, anziché svolgersi nel consueto appuntamento di giugno, a causa delle restrizioni anti-Covid. Dopo una sorta di antipasto poetico sabato 4 settembre al Teatro don Bosco di Molfetta, il giorno successivo è stata la volta di Giovinazzo in tre diverse postazioni all’interno dell’istituto Vittorio Emanuele II. L’iniziativa organizzata dall’Accademia delle Culture e dei Pensieri del Mediterraneo del presidente Nicola De Matteo con la direzione artistica di Gianni Antonio Palumbo, ha avuto inizio con il concerto a cura della Brass Ensemble Il cenacolo del maestro Salvatore Barile. Poi è toccato agli oltre cento poeti: pugliesi, lucani e provenienti dall’estero. Spazio altresì dedicato ai componimenti in vernacolo declamati dai primi tre classificati al concorso di poesia dialettale organizzato dall’associazione culturale Touring Juvenatium. Gli altri interventi musicali, nella serata presentata da Gianni Antonio Palumbo e Angela Di Liso, sono stati eseguiti da Michele Fiorentino, Antonio Stragapede, Tommaso La Notte e Alex Gibson, Antonello Ferlisi, Delia La Gala, dall’orchestra giovanile Gabriella Cipriani diretta da Annalisa Andriani e infine dal soprano Marilena Gaudio accompagnata dal maestro Emanuele Petruzzella.

Inaugurazione presso l’Hotel S. Martin della mostra fotografica Finestre di Nicole Depergola, curata da Caterina Carrozzo, che è stato possibile visitare tutti i giorni fino al 25 settembre. Per Nicole Depergola si è trattato della prima personale, dopo le numerose esposizioni collettive all’attivo in Italia e all’estero. Attualmente è tra i vincitori della Reunion Calling del PHEST – Festival Internazionale di Fotografia e Arte a Monopoli, con un’opera che ritrae la celebre banda giovinazzese “sestetto verde”, di cui faceva parte anche suo nonno Raffaele. Inoltre a novembre esporrà a Parigi nella collettiva Image Nation, per i Paris Photo Days. Tornando alla mostra Finestre, obiettivo dell’esposizione è stato quello di esplorare il viaggio personale di Nicole, in una condizione di estrema chiusura da e nel mondo durante il periodo di lockdown vissuto dall’artista, ma anche di speranza di un ritorno alla normalità. Con la finestra che, da mero oggetto, diventa un simbolo di protezione e altresì di apertura, unico mezzo di osservazione del mondo esterno che continua a muoversi e trasformarsi in maniera surreale. Le coppie di scatti esposte hanno catapultato i visitatori verso un percorso introspettivo, soggettivo e coscienzioso, conclusosi con un inevitabile sprigionamento della propria anima verso il raggiungimento dell’agognata libertà, estetica ed interiore.


11 settembre SECONDA GIORNATA WEEK-HANDS

Seconda giornata dell’evento WEEK-HANDS, dopo quella del 31 luglio. Come previsto dal calendario dell’estate giovinazzese, 2hands Giovinazzo in collaborazione con il FAI-Gruppo di Giovinazzo e l’Azienda Agricola Depalo ha organizzato un percorso rurale ecosostenibile in bicicletta per raggiungere la chiesa di Santa Lucia. I 50 partecipanti, appena arrivati, hanno potuto visitare la suddetta chiesa con la spiegazione degli esperti del FAI e degustare olio mentre ne venivano descritti i procedimenti di preparazione da Savino Depalo di Azienda Agricola Depalo. Ai partecipanti sono stati inoltre offerti prodotti tipici giovinazzesi, come pizzella, taralli e mozzarelle. Per concludere, è stato effettuato un intervento di pulizia dell’area agreste circostante, che ha portato alla raccolta di 211 kg di rifiuti (nello specifico: 33,5 kg di plastica, 117,60 kg di vetro, 49,4 kg di indifferenziato, 10 kg di rifiuti elettronici e 0,5 kg di organico). 11 settembre AQUATHLON SUCCESSO NETIUM Giornata di avvincenti competizioni nelle acque del Lungomare di Levante, sot-

Foto Leo Muscara

to le mura del centro storico, organizzate dal centro sportivo Netium col patrocinio del Comune di Giovinazzo e della ConfArtigianato Giovinazzo, che hanno ottimamente coniugato sport, cultura e turismo. Circa 200 gli atleti partecipanti, provenienti da tutta la Puglia e non solo. Più precisamente, in mattinata si sono svolte gare di nuoto di fondo, quarta e ultima tappa di gare di nuoto in acque libere in Puglia inserite nel circuito nazionale della Federazione Italiana Nuoto. Nel pomeriggio ha avuto invece luogo il Primo Trofeo Città di Giovinazzo, ossia una gara di Aquathlon in sequenza tra km di corsa e km di nuoto. In quest’ultima manifestazione, la Netium si è aggiudicata il primo posto di squadra e diversi titoli individuali: nello specifico, tra gli Uomini Francesco De Gennaro nella categoria M5 e tra le donne De Cesare Adriana tra le M1, Romeo Anna nella categoria M5 e Roberta Fiorentino nella categoria S2. Tutti gli altri atleti della Netium si sono ben piazzati nelle rispettive categorie, tanto da permettere alla squadra di vincere il titolo di campione regionale. Orgogliosi per il raggiungimento degli obiettivi, sia da un punto di vista sportivo sia di valorizzazione del territorio, il presidente Fin Puglia Nicola Pantaleo e i suoi dirigenti federali Ruggiero Messina e Lorenc Feleqi.


21-22-23 settembre

UNA CITTÀ COESA: FOCUS SULLE POLITICHE SOCIALI Per tre giornate consecutive, il Parco Scianatico ha ospitato l’assemblea delle politiche sociali Una città coesa, appuntamento organizzato dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Giovinazzo con un programma incentrato su temi di discussione aventi rilievo nazionale e locale. Si è trattato della quinta edizione dell’assemblea, che quest’anno si è finalmente svolta in presenza dopo il superamento della fase acuta della Pandemia. Il tutto con la partecipazione di qualificati relatori e l’intervento nella giornata conclusiva del 23 settembre dell’assessore regionale al welfare Rosa Barone. L’assemblea ha rappresentato un appuntamento di fondamentale importanza per tutti gli operatori del terzo settore, cittadini attenti al sociale, associazioni ed istituzioni. Durante la tre giorni è stato anche possibile visitare la mostra fotografica Oltre il ricordo a cura del centro diurno Gocce di memoria.


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LA STORIA DELLA CONFRATERNITA DEL CARMINE IN UN LIBRO L’ULTIMO LAVORO di Diego de Ceglia, nostro collaboratore, ricercatore di Storia Nostra

Presentazione, sul sagrato della chiesetta di S. Giovanni Battista in Piazza delle Benedettine nel centro storico, del volume di Diego de Ceglia La Confraternita del Carmine di Giovinazzo. Spiritualità e debolezze umane in una istituzione di epoca post-tridentina, con gli interventi dell’avv. Gaetano Masellis (Priore dell’Arciconfraternita di Maria SS. del Carmine), del prof. Stefano Milillo (Presidente del Centro Ricerche di storia ed arte di Bitonto), di Mons. Luigi Depalma (Docente universitario di storia della chiesa ed archivista diocesano) e dell’autore del libro. Libro che ricostruisce la storia della suddetta Confraternita (ora Arciconfraternita) mediante l’utilizzo di diverse fonti bibliografiche e archivistiche nonché valorizzando l’analisi del suo atto istitutivo, il cui originale pergamenaceo vergato nel 1598 (35 anni dopo la conclusione del Concilio di Trento) è stato casualmente rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Bari nel 2017. Una particolare attenzione viene riservata alle vicende connesse al trasferimento di tale Confraternita in diverse sedi, alle regole imposte al momento della formale istituzione canonica e a quelle approvate dall’autorità civile nei secoli XVIII e XIX. Con particolari riferimenti alla soppressione del corpo sociale nel 1615 e alla sua ricostituzione trenta anni dopo. Il saggio, ampiamente corredato da stupende foto di Dino Mottola, restituisce al lettore l’immagine di un sodalizio che ha lasciato un’impronta nella religiosità

cittadina e nei confratelli che, pur guidati dalla devozione alla Vergine Santissima, sono stati spesso condizionati dalle umane debolezze. Oltre alla devozione mariana, diffusa un po’ tra tutti i credenti, la confraternita del Carmine oggi tiene viva a Giovinazzo anche quella per S. Francesco da Paola. Nel testo viene infatti spiegato come la Confraternita del Carmine, che a seguito del concordato siglato nel 1929 tra lo Stato italiano e la Santa Sede aveva ottenuto il riconoscimento come “persona giuridica”, per carenza di iscritti divenne quiescente intorno agli anni Sessanta del secolo scorso, fino a quando nel 1995 in essa confluì il corpo sociale della confraternita di S. Francesco da Paola. Quest’ultima mera associazione laicale senza personalità giuridica, che però si era sempre distinta in ambito cittadino per iniziative, oltre che liturgiche, anche sociali e culturali presso la propria sede ovvero la chiesa di S. Giovanni Battista annessa al soppresso monastero delle Benedettine, che le era stata concessa in uso sin dal 1889 dal Ministero dell’Interno-Fondo Culto, proprietario dell’immobile. Rinnovato il suo corpo sociale, la confraternita del Carmine, che ha mantenuto la sua sede ufficiale presso l’omonima chiesa in via Cattedrale, ha riottenuto in concessione dal Ministero dell’Interno l’uso della chiesa di S. Giovanni Battista presso la quale attualmente adempie a tutti gli obblighi cultuali ed iniziative culturali, ultima delle quali proprio la presentazione del testo di Diego de Ceglia GIANGAETANO TORTORA


cultura di Enrico Tedeschi

ECCE SGARBI

Un titolo non a caso, il nostro, che prende spunto da quello dell’ultimo, appena uscito ECCE CARAVAGGIO di Vittorio Sgarbi. Un libro che al di là dell’analisi sul dipinto (e su un autore che nessuno meglio di lui è in grado di spiegare) è pure il racconto puntuale e storico di un’opera che ora, sia pur involontariamente a causa di Sgarbi, è al centro di una delle più grandi competizioni internazionali per la sua acquisizione. Stiamo parlando dell’ECCE HOMO del Merisi che, ritrovato in un’asta a Madrid - dove era in vendita per 1500 euro?! - è adesso al centro di una bufera di offerte multimilionarie; tutto questo a seguito di indiscrezioni trapelate subito dopo il parere espresso al consulente di un importante collezionista italiano al quale Sgarbi aveva comunicato la sua personale certezza dell’attribuzione di questa tela al Caravaggio. Quanto è bastato ad accendere un faro su questo quadro «ricomparso dal nulla» e su cui poi tutti i più autorevoli critici d’arte si sono trovati d’accordo con quanto, in anticipo netto su chiunque, aveva dedotto il parlamentare e famoso critico ferrarese, peraltro arcinoto anche per ritrovamenti o riscoperte di importanti opere d’arte. Impossibile qui farne un elenco, ma limitandoci a quanto abbiamo personalmente assistito, basti pensare all’episodio da noi riportato sia sul nostro mensile (v. La Piazza n.11/2013) che sulla sua Edizione Speciale, realizzata come omaggio per le autorità e importanti convenuti, in occasione dell’arrivo a Giovinazzo della delegazione della RCS per l’annuncio ufficiale della partenza del Giro d’Italia del 13 maggio successivo da qui. L’episodio in questione, con eco sui media nazionali, era la “scoperta” di una notevole tela di Roberto Melli (vincitore, tra l’altro del primo premio alla V Mostra Nazionale di pittura del Maggio di Bari del 1955) che “inchiodata su un termosifone di un corridoio” oltre al deterioramento correva pure il rischio di finire chissà come o dove, ma che ora orgogliosamente campeggia nella stanza del Capo di Gabinetto del Sindaco della Città

Metropolitana. Ma forse ancor meglio potremmo parlare di un salvataggio ad opera di Sgarbi, parlando di cose di casa nostra, pensando a come la notorietà planetaria guadagnata da due nostri capolavori (Il “S. Felice in cattedra” di Lorenzo Lotto e la “cassetta eburnea” appartenuta a Costanza d’Altavilla in mostra all’ Esposizione Universale di Milano del 2015) abbia fatto sì che sembri finalmente scongiurato il trasferimento altrove di queste due opere d’arte con tutto il conseguente ed incalcolabile danno alla Città in termini di appeal. Soprattutto ora, per di più, che proprio l’ultima puntata di Sgarbi a Giovinazzo e il suo vivo interesse su una sua opera misconosciuta ancor più delle altre, apre alla prospettiva di una coppia di capolavori assoluti di scuola veneta e di due importanti momenti diversi che, insieme alle opere di Carlo Rosa e di Saverio e Giuseppe de Musso (per citare solo i più noti), basta e avanza a certificare una Giovinazzo Città d’Arte anche considerandone esclusivamente il solo patrimonio pittorico. UNA VISITA CHE SA DI SPERANZA Un sasso nello stagno della anestetizzata coscienza civile dei cittadini giovinazzesi, riguardo alla Cultura, questo l’effetto della notizia della “Visita a sorpresa di Vittorio Sgarbi a Giovinazzo”. A dirlo, stavolta, non il solito vociare o i commenti che volano di bocca in bocca, bensì i numeri impressionanti registrati dall’articolo pubblicato dalla sempre puntuale ed attenta GiovinazzoViva subito all’indomani dell’arrivo del critico, per cui si parlerebbe già finora di circa 1500 condivisioni e di oltre 15 mila letture. Una cifra, per capirci, quasi pari ai nostri abitanti censiti, ma che più che altro


diverse della nostra città sulla decina in mostra previste per ogni regione. E sempre non a caso la decisione di un suo brunch lavorativo qui, in una cornice privatissima e familiare (ma con tanto di catering stellato) che gli ha pure concesso il tempo per una visita alla cattedrale di cui fu Vescovo il personaggio che ha ispirato Umberto Eco per il suo celeberrimo romanzo “Il nome della rosa”. Una visita attenta, quella di Sgarbi, a cogliere ogni dettaglio, per poi soffermarsi però davanti alla imponente tavola del Cristo Redentore a bella vista nel presbiterio. Un’opera stupenda del XV sec e di straordinario impatto visivo che non è certo sfuggita all’attenzione degli storici e dei critici dell’arte, a cominciare dal nostro Francesco Rucci per poi andare a finire a firme del calibro di Giovanni Urbani e Tiziana Franco però in disaccordo tra loro sulla sua attribuzione: secondo il primo, a Michele Giambono, mentre la seconda è più propensa a credere che a dipingere il S. Salvatore fu piuttosto il cosiddetto Maestro di Roncajette, così chiamato per nome di convenzione. Questione peraltro sul filo del capello considerando il rapporto di allievo–maestro che aveva legato i due, e pure complicata ulteriormente dal fatto che spesso collaboravano l’uno con l’altro. Più che evidente, perciò, che un “giudizio dell’Aeropago” l’unico che può emetterlo, a questo punto, è solo Vittorio Sgarbi con la sua indiscutibile competenza ed autorevolezza.

dimostra non soltanto la popolarità di cui gode il noto critico e parlamentare ferrarese, quanto e soprattutto l’attaccamento e l’attenzione che ci sono verso il nostro patrimonio culturale ed artistico da parte dei giovinazzesi che vivono qua e in Italia, o financo nei paesi più sperduti del Mondo. Una visita improvvisa, comunque, quella di Sgarbi con tappa a Giovinazzo prima del bagno di folla per il suo appuntamento a Ceglie Messapica per la tre giorni de “La Piazza – La politica dopo le ferie”. Una puntata non mordi e fuggi come le altre, questa volta, ma che la dice lunga anche sulla sua affezione verso «la bella addormentata» come ha pure definito la nostra Città per tutto quello che ha e che non riesce a mettere a frutto, ma puntando sulla Cultura, per attrarre in particolar modo il turismo più colto e raffinato. Quello, per intenderci, che funziona tutto l’anno e non soltanto a fiammate estive. Non a caso, si è fatto lui stesso testimonial del nostro incredibile patrimonio portando all’EXPO di Milano – caso pressoché unico – ben due opere

GIOVINAZZO VERSO IL FUTURO Un giudizio in sospeso, dunque, quello sulla tavola quattrocentesca nella nostra concattedrale. Non come quello nostro difronte alla vista desolante che, già ai primi accenni di freddo di questi giorni, ci presentano una Giovinazzo ben diversa da quella che fino a ieri era un caos di visitatori e visitors (ma anche più di un turista per caso) chiringuitos affollati, improvvisate “discoteche diffuse” e improbabili locali, quasi che una “Green Pazz a Scvnazz” avesse preso il posto delle regole vigenti dappertutto e della ineffabile “Green Pass” che ci stanno imponendo di fatto a livello nazionale. Tutto questo, comunque, non certo per mancanza di chi, sia pure con minime risorse a disposizione, ha cercato di dare comunque un segnale forte di controllo del territorio, ma oggettivamente e realmente non poteva fare i più. Un effetto “luna park” spento, eccoci alle soglie di un inverno che si presenta con molte incognite, dopo l’abbuffata estiva di chi ha potuto agire pressoché indisturbato a differenza di altri e che, riconoscente, probabilmente avrà un suo notevole peso, fra appena pochi mesi, quando si dovrà disegnare la Giovinazzo dei prossimi cinque anni. Dopo una collana di errori su errori negli anni sulla promozione della nostra Città mascherati da spot che dessero l’impressione di chissà quale successo d’immagine, eccoci ad un presente con una forsennata attività dei soliti noti a cercare le alleanze politiche che garantissero loro di salire sul Palazzo di Città per amministrarla, ma plausibilmente non certo come la virtuosa Minervino (a giorni alle urne, ndr) che puntando sulla Cultura ha letteralmente rivoluzionato “il balcone delle Puglie” proiettandolo in soli cinque anni verso una dimensione internazionale. E invece qui nessuno, né da un lato né dall’altro, sembra stia dando neppure l’impressione di voler ribaltare la visione di Città Smart finora perseguita per fare di Giovinazzo, al centro del centro di una Puglia “regione più bella Mondo” e con un patrimonio da sito UNESCO, un autentico “Borgo di charme” che richiamasse soprattutto il turismo più colto e raffinato e persino quello più di élite. La conditio sine qua non, quasi inutile ripeterlo, verso quel turismo destagionalizzato di cui tutti parlano e sentono il bisogno, ma su cui nessuno in concreto punta o mette basi credibili per conseguirlo. ENRICO TEDESCHI


amministrazione style

di ALESSANDRA TOMARCHIO

TOM, L’UTIMA SFILATA

Due anni senza processioni, senza la sfilata dei nostri politiconi ma i click de La Piazza alla ricerca dell’outfit perfetto e di quello da evitare non si sono di certo messi in pausa. Lo stile e la moda si sono dovuti fermare un momento a causa pandemia per rifiorire però, dopo lo stop forzato, con le collezioni estive da sfoggiare comunque e ovunque. Ci siamo quindi chiesti se i nostri amministratori hanno seguito l’ondata di ottimismo, sfoggiando look nuovi e frizzanti o sono rimasti fermi al grigiore del lockdown

GAETANO DAGOSTINO (Presidente Festa Patronale) GAETANO DEPALO, assessore MEN IN BLACK Ci sono saghe cinematografiche che hanno lasciato il segno influenzando anche i trend. Camicia bianca, cravatta e abito nero, un outfit semplice da replicare, forse ormai sdoganato ma mai fuori luogo! VOTO 8

LE MOGLI ROSALBA PETRUZZI, moglie di Gaetano Dagostino CASALINGA STYLE I grembiuli colorati cinti in vita sono una sorta di abito tradizionale delle casalinghe del sud e, se possono risultare simpatici indossati da qualche signora nei vicoli dei nostri bellissimi Borghi di Puglia, di certo non sono da considerarsi un abito da sera!! VOTO 5

LE MOGLI SABINA SIRACUSA, moglie di Gaetano Depalo FUNEREA Discreta ad un primo sguardo, con una mise che vorrebbe essere bon ton ma che allude più ad una veglia funerea che ad un giorno di festa. Va bene lo stato di emergenza ma almeno in estate ottimismo! VOTO 5


DANIELE DE GENNARO, consigliere TRENDY Inaccettabile per i tradizionalisti, perfetto e originale per i gentleman di ultima generazione. Al bando le ingessature, sì ad uno stile impeccabile e comodo. Abito sartoriale più sneackers, connubio perfetto per chi non ha paura di azzardare e si apre al cambiamento VOTO 8,5

MICHELE SOLLECITO, Vice Sindaco OLD STYLE

2020

2021

Diranno che sei vecchio, eppure è il più giovane dei politiconi. Un altro che indossa lo stesso abito degli anni scorsi. Spiccicato, uguale, identico a quello del 2020! Cambia solo l’orologio, sempre con l’ora legale: un’ora avanti per arrivare avanti a tutti? Macchè, senza «dress code» non si va da nessuna parte. VOTO 5

SALVATORE STALLONE, assessore NOTA STONATA Il risvolto è prettamente casual e richiede necessariamente scarpe meno classiche e più trendy, tipo una bicolore o un’allacciata all’inglese dalle rifiniture particolari. Quel mocassino proprio no, non va! Peccato per questa nota stonata. VOTO 6,5

FRANCESCA GALIZIA, onorevole FUORI MISURA L’abito è molto bello ed elegante, perfetti anche gli accostamenti cromatici, forse sarebbe stato il caso di optare per una taglia in più… La giacca, in modo particolare, è decisamente troppo stretta, sembra quasi che stiano per saltare i bottoni! VOTO 7


ALFONSO ARBORE, Presidente del Consiglio NUMBER ONE STYLE Il più elegante. Come il Conte bis-ter che ci ha lasciato per far posto a Draghi. La seconda carica del Palazzo di Città incarna perfettamente l’estetica istituzionale da lui rappresentato. Il Presidente del Consiglio, da uomo di delibere e leggi, applica rigorosamente i dettami del protocollo cerimoniale, indossando un abito di foggia impareggiabile. Poi magari scopri che è il classico costume da matrimonio con cui si sposò nel settembre 2020. Dove sono finiti gli estrosi e audaci bohémien? Sembrano ormai estinti. Nulla di originale dunque ma non possiamo non premiarlo comunque per la sobria eleganza e il portamento. Convenzionale ma elegante. VOTO 8,5

TOMMASO DEPALMA, Sindaco di Giovinazzo VISTO E RIVISTO Quando gli anni son fucili contro. Outfit visto e rivisto, in due mandati. Nemmeno per l’ultima sfilata abbiamo potuto vedere un azzardo di stile. Forse è arrivato il tempo di passare la mano? O solo il tempo di cambiare look? Ovviamente vi terremo aggiornati! VOTO 5

CRISTINA PISCITELLI, Assessore FRAGOLINA Molto bello l’abito color fragola, decisamente estivo e di tendenza. Azzeccata anche la scelta della clutch che avrebbe regalato un tocco in più all’outfit se solo fosse stata di una fantasia cromaticamente compatibile. Peccato. Ricordiamo che sono i dettagli a fare la differenza! VOTO 6,5

MARIA VACCA, Moglie del sindaco ADDOLORATA Il pantalone bianco è di certo uno dei must della stagione estiva ma ha le sue insidie. Come tutti i capi dai colori chiari non offre slancio e la situazione precipita se vi si abbina una maglia corta, leggermente oversize, per giunta con volant che fuoriescono giusto all’altezza dei fianchi. E di questa scelta sembra non essere convinta nemmeno lei, vista l’espressione corrucciata come il viso della Madonna di Corsignano. Coraggio, Chiara (ndr Ferragni) c’è sempre e ci guida! VOTO 5!



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DI

FRANCESCA ROMANA PISCIOTTA

fondo perduto, indica una serie di NEWS & requisiti che le imprese devono TECH al possedere per poterlo ottenere. vostro Nella fattispecie, tale contributo a fondo perduto riguarda quelle at- servizio tività a partita IVA che operano in comuni che devono avere numero di abitanti superiore a 10mila ed un volume di turisti stranieri almeno tre volte superiore a quello dei propri residenti (con riferimento alle rilevazioni aggiornate delle amministrazioni pubbliche competenti). L’elenco delle città e dei comuni che possono inviare la domanda per il CON SCADENZA FISSATA AL PROSSIMO 8 NOVEMBRE 2021, L’AGEN- contributo a fondo perduto è contenuto nella “Guida alla Richiesta”, presente sul sito dell’Agenzia delZIA DELLE ENTRATE NOTIFICA TUTTI I TERMINI E LE MODALITÀ PER le Entrate, che fornisce a titolari e imprese a partita RICHIEDERE IL CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO PER I SOGGETTI A PARIVA tutte le indicazioni necessarie per compilare e TITA IVA. L’INIZIATIVA È SPECIFICATAMENTE INDIRIZZATA A TUTTI I inviare correttamente l’istanza. TITOLARI DI ATTIVITÀ ECONOMICHE A PARTITA ESERCITATE NELLE ZONE

A

IVA

CHE VENGONO

O IN COMUNI CHE SI CONFIGURANO COME

CITTÀ SANTUARIO E CHE POTRANNO OTTENERE IL CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO CORRISPONDENTE AD UNA SOMMA COMPRESA TRA

150MILA

EURO.

MA

1000

E

ANDIAMO A VEDERE NELLO SPECIFICO COME SI

STRUTTURA QUESTA MISURA.

COS’È E QUALI SONO I REQUISITI NECESSARI ALLE PARTITE IVA PER RICHIEDERLO Il contributo a fondo perduto consiste in un aiuto economico che enti quali Comuni, Regioni o Ministeri concedono alle imprese a seguito della presentazione, da parte delle stesse, delle spese effettuate in un intero anno di imposta per l’acquisto di servizi o macchinari. Solitamente il contributo a fondo perduto viene erogato a seguito della presentazione di un bando che indica la somma massima che può essere stanziata per il contributo e che non copre al 100% tutte le uscite effettuate dall’azienda a partita IVA (si va da un minimo del 40% a un massimo dell’80%). La restante quota delle spese da coprire spetta all’impresa che ha richiesto il contributo. LE NOVITÀ PER LE PARTITE IVA PREVISTE DAL DECRETO SOSTEGNI BIS Sul fronte normativo, il Decreto Sostegni Bis (dl n. 73 del 26 maggio 2021, poi convertito con la legge n. 106 del 24 luglio 2021) ha strutturato un nuovo contributo a fondo perduto che può erogarsi secondo tre formule: Contributo a fondo perduto “automatico”, ovvero assegnato direttamente dall’Agenzia delle Entrate e diretto ai soggetti a partita IVA che avevano già ricevuto un contributo grazie al primo Decreto Sostegni. Tale beneficio deve presentare uguale importo e modalità di erogazione e soprattutto la partita IVA destinataria deve essere operativa già all’entrata in vigore del DL Sostegni Bis. Contributo a fondo perduto “alternativo”, destinato alle attività a partita IVA che hanno subito un calo del fatturato mensile del 30% relativo al periodo aprile 2020-marzo 2021 (rapportato all’aprile 2019-marzo 2020). In questo caso il bonus presenterà delle percentuali maggiorate per i soggetti che non hanno percepito il contributo del precedente Decreto Sostegni. Contributo a fondo perduto “conguaglio”, regolato con un DM del Ministero di Economia e Finanza e approvato dalla Commissione Europea, che verrà erogato sono a seguito di una perdita di fatturato conclusasi nel dicembre 2020 (sempre rapportata al dicembre 2019) e previa presentazione della dichiarazione dei redditi per l’anno 2020. Infine, è previsto anche un contributo a fondo perduto “eventuale” destinato agli esercizi a partita IVA che nel 2019 hanno ottenuto ricavi uguali o inferiori a 15 milioni di euro. L’ultima direttiva trasmessa dall’Agenzia delle Entrate, e che consente alle attività economiche a partita IVA operanti nelle zone A di far domanda per il contributo a

LE PARTITE IVA CHE POSSONO BENEFICIARNE E LA DEFINIZIONE DI ZONA A Il provvedimento emanato dall’Agenzia delle Entrate l’8 settembre indica in modo preciso chi sono i destinatari a partita IVA del contributo a fondo perduto. In particolare, si fa riferimento a tutti coloro che svolgono attività economica di «vendita di beni e servizi al pubblico in zona A o equivalenti Comuni che posseggono santuari religiosi». Ma cosa si intende per zona A? Il MEF (Ministero di Economia e Finanza) ne dà una definizione precisa: «la zona A è spesso identificata con l’ambito storico del comune e la zona B è associata agli ambiti residenziali» e – relativamente all’erogazione del contributo a fondo perduto – continua ancora: «la legge esclude dall’agevolazione gli immobili situati nelle zone C, le aree di espansione urbanistica». LE ECCEZIONI PER LE ATTIVITÀ A PARTITA IVA CHE HANNO GIÀ PERCEPITO IL CONTRIBUTO Le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate rilevano un’eccezione per tutti gli esercizi commerciali a partita IVA che, in passato, avevano già percepito il contributo a fondo perduto. Questi possono richiederlo, ma tale estensione vale per quelle attività site in comuni diversi da quelli indicati nella recente direttiva dell’Agenzia. Potranno ottenere il contributo a fondo perduto le imprese a partita IVA che hanno subito un calo del 33% su fatturato e corrispettivi nel giugno 2020 (da mettere in relazione allo stesso mese del 2019). Tuttavia, se l’esercizio è stato avviato nel luglio 2019, l’azienda non sarà tenuta a dare prova della perdita del 33%. COME COMPILARE LA DOMANDA PER OTTENERE IL CONTRIBUTO PER LE ATTIVITÀ A PARTITA IVA Per l’invio dell’istanza di ottenimento del contributo a fondo perduto, gli esercenti a partita IVA non dovranno far altro che inviare telematicamente al-


l’Agenzia delle Entrate il modello precompilato presente nella sezione “Fatture e Corrispettivi” del sito ufficiale delle Entrate. Sul modulo d’istanza del contributo a fondo perduto, andranno indicati codice fiscale e IBAN del conto corrente relativo al titolare di partita IVA che richiede il beneficio fiscale. I FATTORI CHE PERMETTONO DI DETERMINARE RICAVI E COMPENSI RELATIVI ALL’ANNO 2019. La quota finale di fatturato e corrispettivi relativi ai mesi di giugno 2020/2021, per determinare l’ammontare del contributo a fondo perduto da erogare. DOMANDA DI ISTANZA: QUANDO IL TITOLARE DI PARTITA IVA SCEGLIE UN INTERMEDIARIO Il soggetto titolare di partita IVA che vuole ottenere il contributo a fondo perduto può scegliere due diverse modalità di invio dell’istanza all’Agenzia delle Entrate: - Effettuare la richiesta e l’invio della modulistica in prima persona. - Scegliere di affidarsi ad un intermediario. Se decide di perseguire quest’ultima strada, il titolare di partita IVA dovrà munire tale “mediatore” di delega per la consultazione del proprio Cassetto Fiscale. Inoltre, la domanda per il contributo a fondo perduto dovrà contenere il codice fiscale dell’intermediario ma i dati bancari del richiedente. Infine, nel caso in cui chi richiede il contributo a fondo perduto sia un soggetto partita IVA diverso da persona fisica, per consentire la compilazione della domanda, saranno richiesti i dati identificativi del rappresentante legale di riferimento. MODALITÀ DI EROGAZIONE E DI RECUPERO DEL CONTRIBUTO A seguito dell’invio della modulistica correttamente compilata, l’Agenzia delle Entrate effettuerà tutte le indagini del caso e (se tali verifiche andranno a buon fine) stanzierà il contributo a fondo perduto tramite bonifico inviato all’IBAN del richiedente a partita IVA che ha presentato l’istanza. Nel caso in cui il contributo a fondo perduto venisse erogato (parzialmente o totalmente) ad un esercizio a partita IVA a cui non era dovuto, allora l’Agenzia procederà sia a recuperare la somma non spettante sia a sanzionare il soggetto che ne aveva illecitamente usufruito. L’esercente a partita IVA avrà comunque l’opportunità di risolvere la propria posizione illecita, restituendo la somma relativa al contributo a fondo perduto che gli era stata elargita (con tanto di interessi) e pagando le relative sanzioni imposte dall’Istituto fiscale sulle quali, però, potranno essere applicate delle riduzioni.

- 15% di differenza per le attività a partita IVA con un fatturato inferiore a 400mila euro. - 10% di differenza per gli esercizi con ricavi superiori a 400mila euro. - 5% di differenza per gli esercenti a partita IVA i cui compensi sono stati uguali o superiori ad un milione di euro (con riferimento al periodo d’imposta precedente a quello corrente). A livello strettamente monetario, le cifre a cui si fa riferimento per l’acquisizione del contributo a fondo perduto vanno da un minimo di 1000 euro per partita IVA appartenente a persona fisica (2000 euro per persone non fisiche) ad un massimo di 150mila euro. COME L’AGENZIA DELLE ENTRATE CALCOLA LA PERCENTUALE DEI RICAVI DEI RICHIEDENTI E NE ASSEGNA IL CONTRIBUTO L’Agenzia delle Entrate, in ultima istanza, calcolerà la percentuale del contributo a fondo perduto da distribuire facendo una media tra il limite di spesa fissato nella norma (o nel bando) e l’ammontare di tutti i contributi richiesti dai soggetti a partita IVA. Sempre tenendo conto del finanziamento messo a disposizione dal bando di erogazione del contributo a fondo perduto, la percentuale finale da assegnare ai richiedenti a partita IVA sarà comunicata attraverso un provvedimento del Direttore dell’Agenzia.

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COME SI CALCOLA L’AMMONTARE DELLA QUOTA DA EROGARE AI SOGGETTI A PARTITA IVA CHE LO RICHIEDONO E A QUANTO CORRISPONDE La quota finale del contributo a fondo perduto che viene assegnata al richiedente è il risultato della differenza tra il valore di fatturato e corrispettivi del mese di giugno 2020 e quelli dello stesso mese dell’anno precedente (ovvero giugno 2019). In base ai ricavi ottenuti dall’attività a partita IVA varierà la somma stanziata, secondo queste percentuali:

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GIANNI LEALI*

L’INVASIONE DI CAMPO Più di una volta, nel corso del secondo tempo, centinaia di pugni chiusi, protesi ed agitantisi in atto di minaccia, si erano rivolti verso l’uomo in giacca nera quando questi, nell’attraversare diagonalmente il campo secondo i dettami dell’arte arbitrale, si trovava nei pressi dei “popolari”… La figura del direttore di gara non era imponente o per lo meno non era, come si suol dire, atletica. In un’epoca in cui, forse in virtù della meccanizzazione universale, si vuole esaltare, per reazione,la prestanza fisica, anche l’occhio vuole la sua parte. Così, quando quest’arbitro scheletrico additò la via degli spogliatoi al più aitante fra i giocatori in campo per punirlo di alcune frasi irriguardose, l’uragano dei fischi si fece sentire fino alle colline circo-

FOLLIE DA INVASIONE DI CAMPO.

stanti. D’improvviso si vide uno spettatore 23 agosto 2021, la più recente, scavalcare la rete di a Nizza contro il Marsiglia protezione e dirigersi (foto in alto). con ampie e veloci IN CASA NOSTRA INVECE, falcate verso il centro Giovinazzo - Matera di Calcio del campo. Invano qualcuno tentò di fer- a 5, giocata sul campo neutro marlo. Sembrava un di Molfetta, play-off di serie A2 giocatore di rugby che, impadronitosi della palla ovale, tentasse di prepotenza la “meta”. Fortuna per l’arbitro che, prima che il forsennato arrivasse a compiere il fattaccio, alcuni giocatori riuscirono, con uno spintone collettivo, a gettare a terra l’energumeno. Il tutto poi si risolse in una bolla di sapone. Altre venti o trenta persone riuscirono a scavalcare la rete di cinta, ma l’arbitro, più veloce di loro, riuscì a raggiungere il sottopassaggio e ad entrare così nella “zona franca” con vantaggio suo e della società ospitante. Agli invasori non rimase altra soddisfazione che quella di portare in trionfo un loro giocatore che ancora non aveva abbandonato il rettangolo verde di giuoco e che si era mostrato, in campo, fra i più attivi ed i più intraprendenti. Terminò così,


24 mggio 2008, Giovinazzo – Matera = 8-6 con una ovazione improvvisata, l’innocua invasione. Ammonizioni, diffide, squalifiche, multe, tutto gravò sopra quella Società rea, poveretta, di aver avuto, per una domenica, un pubblico infuocato e dei sostenitori troppo turbolenti. Sì, per una domenica, perché normalmente i sostenitori di quella società non erano poi così turbolenti. In molti altri stadi calcistici, anche in quelle regioni che si autodefiniscono civili, ho ascoltato frasi irriguardose, ho assistito ad atteggiamenti minacciosi del pubblico, ho visto lanci di cuscini e di oggetti in campo. La folla, quando è indispettita verso il direttore di gara, si assiepa lungo la rete di protezione e qualcuno tenta di scavalcarla, ma poi ci ripensa e rinuncia. Questo è quello che di solito avviene. Ma allora perché in quella bella e ridente città i cui abitanti, passionali sì, ma non scevri del tutto di equilibrio mentale e normalmente non violenti, quel giorno si verificò l’irreparabile? L’arbitraggio, per la verità, non fu un’opera d’arte. L’annullamento di un gol dubbio, l’espulsione di un giocatore di casa, quel continuo fischiare punizioni contro, quasi senza riprendere fiato, per tutta la ripresa, senz’altro indispettirono i tifosi della squadra locale. Ma, io penso che l’elemento che determinò l’inva-

sione fu il fattore peso. Che un arbitro di poche libbre si sia sentito in dovere di espellere il più atletico dei giocatori in campo assunse il sapore di una beffa. E quegli spettatori, di solito, sopportano di buon grado il danno, non le beffe. Così commisero il grave errore. Un arbitro non si può valutare sulla bilancia, d’accordo. Ma il peso ha la sua importanza. Veste un costume sportivo, il direttore di gara, e si può permettere il lusso di non avere un aspetto sportivo solo a patto di essere molto in gamba. Il fischiatore di turno, quel giorno, non fu molto in gamba. In un incontro di lotta o di pugilato l’arbitro viene scelto anche in base al peso dei contendenti. Ve lo figurate un mingherlino a dirigere un incontro di “massimi”? Può farlo, d’accordo, solo a patto però che sia il più bravo di tutti. Le cose possono essere giudicate da molti punti di vista. Per me, però, un arbitro di calcio deve essere anche solido e robusto.

*GIÀ DOCENTE DI TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO PRESSO LA SCUOLA ALLENATORI DI COVERCIANO E PRESSO LA FACOLTÀ DI SCIENZE MOTORIE


l’appello

del

Presidente

«GIOVINAZZESI, ABBONATEVI»

di ANTONIO CARLUCCI*

Ritorna il Calcio a5 come una storia mai finita di raccontare. Ritorna a rotolare l’unica palla in paese. Ed è una palla che conta, quest’anno vale la serie A2. Dopo la pandemia, il pubblico potrà finalmente tornare al PalaPansini, godere a pieno lo spettacolo per un campionato che si preannuncia interessante per i nostri colori. L’abbonamento è sinonimo di fede, di identità con la città: è come un tatuaggio sulla pelle, non va più via. Da qui il mio appello accorato a voi tifosi, ai giovinazzesi tutti. Sottoscrivete il prima possibile l’abbonamento al costo di 50 euro. In questi mesi, abbiamo investito lavoro e passione per questa squadra cercando di andare incontro anche alle aspettative di voi tifosi. Poi il campo darà il responso finale ma, ora, abbiamo le possibilità di dire la nostra. Lo abbiamo dimostrato anche nelle amichevoli pre-campionato. Abbiamo investito sulla nostra e vostra passione

con abbonamenti a prezzi bassi per incontrare le esigenze di tutti. Venderemo tutti gli abbonamenti che al momento ci sono consentiti. I ragazzi vorrebbero ritornare a vedere gli striscioni, ascoltare il vostro incitamento. Io non nascondo l’emozione di rivedervi dopo una lunga assenza, come fosse la prima volta. Lo sport è anche questo: vicinanza, fratellanza, unione. Detto ciò, ribadisco che l’abbonamento, di fatto a livello economico per noi, è una perdita perché il costo del singolo ingresso sarà pari a 10 euro. Legarsi per questo campionato ai nostri colori deve essere un privile) gio, un vanto, una dichiarazione di appartenenza, è il gesto di chi potrà dire «io c’ero». Io sono abbonato al Giovinazzo C5. È una scelta che va fatta a prescindere. E chi è tifoso mi può capire. Ci hanno già scelto in tanti, fatelo anche voi! *PRESIDENTE GS GIOVINAZZO C5




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