LA PIAZZA DI GIOVINAZZO GIUGNO 2021

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DI

SERGIO PISANI

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Via Cairoli, 95 Giovinazzo 70054 (Ba) Edito da ass. La Piazza di Giovinazzo Iscr. Trib. di Bari n. 1301 del 23/12/1996 Telefono e Fax 080/3947872 Part. IVA 07629650727 E_MAIL:lapiazzadigiovinazzo@libero.it FONDATORE Sergio Pisani PRESIDENTE: Sergio Pisani DIRETTORE RESPONSABILE Sergio Pisani REDAZIONE Agostino Picicco - Porzia Mezzina Donata Guastadisegni - Giovanni Parato Vincenzo Depalma - Onofrio Altomare Mimmo Ungaro - Velentina Bellapianta Enrico Tedeschi - Giangaetano Tortora Alessandra Tomarchio - Michele Decicco CORRISPONDENTI DALL’ESTERO Rocco Stellacci (New York) Giuseppe Illuzzi (Sydney) Grafica pubblicitaria: Rovescio Grafica Responsabile marketing & pubblicità: Roberto Russo tel. 347/574.38.73 Sergio Pisani tel. 080/3947872

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Dopo 15 mesi, dopo 15 copertine con il virus appiccicato in prima pagina, finalmente anche La Piazza riapre con una finestra che si affaccia sui colori irripetibili del nostro porticciolo. A cominciare dalle persiane rigorosamente verdi, tra speranza e tradizione, installate sul lungomare dal sindaco, come augurio a ritrovare presto la bellezza di vivere che il Covid ci ha portato via. Una bellezza e un coraggio che hanno un nome e cognome: Angela e Mimmo Bavaro, operatori turistici, il comparto più colpito dalla crisi. E la meritano tutta la nostra copertina, per cui «azione e ciak» eccola pronta in un attimo. Per Angela, Mimmo e tutti coloro che ce la faranno. Ma stavolta poco prima di loro un «Silenzioo! Motore, ciak, si gira» anche per Sua Maestà Algida che ha scelto Giovinazzo quale location per la pubblicità 2021, in onda prossimamente su tutti gli schermi tv. Sbatte sempre più spesso a Giovinazzo l’asticella della gloriosa tavoletta di legno che dà avvio alle riprese di un film o a quelle audiovisive di uno spot. Quest’anno è toccato al marchio Algida. Non c’è dunque che da essere orgogliosi se la multinazionale olandese, leader dei gelati confezionati, abbia preferito, tra i borghi più belli d’Italia, proprio il nostro. Parliamo di una pubblicità iconica del cornetto. Ricordate? Se andava in onda in tv “un cuore di panna” allora sì che era davvero arrivata l’estate. Parliamo di una pubblicità iconica anche per gli slogan o le canzoni che l’accompagnavano. Ma la ricordate la Rita Pavone e il suo «Posso dire una parola? C’è un Algida laggiù che mi fa gola?». Parliamo di una pubblicità che associa la dolcezza, il cuore di panna di un cornetto alle immagini di due ragazzi innamorati. Forse poi quasi nessuno farà caso a quel Discovery Giovinazzo in alto, su quel balcone inventato sulla più bella “cartolina” di Puglia, ma la vista mozzafiato del nostro centro storico sul mare intanto girerà in tutti i continenti grazie all’Algida. Di sicuro chi riconoscerà subito, all’istante, la sua città saranno Nonno Vito del New Jersey o magari Giuseppe di Leichhardt quando vedranno la pubblicità in tv e, neanche il tempo di pensare, si affretteranno a chiamare al telefono nipoti, parenti ed amici. Un cuore di panna in Tv, per un giovinazzese nel mondo, suonerà nella sua mente quasi come i rintocchi del Bombàun alla Festa della Madonna o quando succedeva qualco-


sa di importante. Un suono antico e lontano capace di farti sentire ancora vivo anche se ormai nella vita non conti più niente. Un dubbio ci assale però: per un eschimese delle coste artiche dell’America o per il giapponese che con le dita intinge ogni boccone di sushi nella salsa di soia prima di sgranocchiarsi un cornetto Algida, sarà poi la stessa cosa? Sicuramente no, ma l’immagine “algida” di un posto così forse lo farà sognare di andarci, o quantomeno susciterà la sua curiosità di sapere dove si trovi questa meraviglia nascosta del Paese dalle mille meraviglie. Certo avere la carovana di 60 uomini dell’Algida che girano lo spot che apre l’estate non è come avere il petrolio nella Val d’Agri che, grazie alle royalties, consente alla Regione Basilicata di poter far fermare a Ferrandina, per più di 3mln di euro l’anno, la Frecciarossa 1000. Ok, ma allora può per ora andare più che bene quel cuore di panna per far ripartire la nostra fabbrica di colori ben disegnata dal tempo, dalla storia, da Venere. Non abbiamo l’oro nero della Lucania, ma quello verde della bellezza, sì. E dunque, con tutto ciò che possediamo non è forse un’illusione campata in aria che turisti con gli occhi a mandorla, irlandesi, russi, lettoni… e persino coreani arriveranno qui anche perché avranno visto lo spot dell’Algida in tv. Ragionando non da terroni invece, avremmo preferito che la bellezza di Giovinazzo non fosse solo negli occhi di chi la guarda, una moda passeggera, uno spot di 24 secondi, una passerella lunga appena un respiro. Quella non riempie la pancia come il sole e il mare. Il lavoro per tutto l’anno, invece sì. Come la ruota panoramica più alta d’Europa di Mirabilandia, marca Algida, che si trova però al nord. A Napoli si dice: ‘E chiacchiere s’ ‘e porta ‘o viento; ‘e maccarune jengheno ‘a panza! SERGIO PISANI

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COPERTINA

DOPO 15

COPERTINE CON IL VIRUS

APPICCICATO IN PRIMA PAGINA, ANCHE

LA PIAZZA

RIAPRE CON

UNA FINESTRA SUL PORTICCIOLO

C OPERTINA: ANGELA MARTORANA E MIMMO BAVARO FOTOCOMPOSIZIONE: ROVESCIO GRAFICA DI ROSALBA MEZZINa FOTOGRAFIA: GIUSEPPE DEPERGOLA


IL

CONTRAPPUNTO

dell ’alfiere

GOVERNO E... ALGIDA ECCO CHI E’ DAVVERO FEDEZ. Non si sono ancora spente le polemiche sul caso Fedez e il presunto tentativo di censura nei suoi confronti durante il concertone del 1° maggio, giornata della festa dei lavoratori. L’argomento non era il lavoro negato, il lavoro sottopagato, il lavoro precario, il lavoro sfruttato, il lavoro pericoloso, il lavoro offeso, no, era il ddl Zan. La proposta di legge che intende combattere l’omotransfobia. L’argomento sta continuando, da tempo, a occupare pagine di giornali e interi programmi televisivi. Insomma, se ne parla e se ne discute da tempo con posizioni sempre meno nitide a livello di schieramenti politici e sociali ma con una connotazione inaccettabile da parte dei sostenitori del progetto di legge: l’accusa rivolta alle voci contrarie di essere retrogradi, contro la modernità e, soprattutto, omofobi e odiatori seriali. In democrazia il confronto delle idee, anche scomode, non può risolversi con accuse infamanti tese a delegittimare l’interlocutore non riconoscendo alcuna dignità di parola. Tra l’altro le voci critiche si levano anche a sinistra e nelle organizzazioni femministe per la confusione che la proposta di legge genera ed i problemi che determinerà senza alcune modifiche. La proposta di legge, secondo molti commentatori, apre le porte alla maternità surrogata, definizione gentile dell’utero in affitto. Senza dimenticare, infine, la previsione dell’articolo 4 «non sono punibili la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti» che lascia troppa aleatorietà al giudice nella valutazione delle fattispecie riconducibili ad un eventuale reato. Il punto, in questo caso, è, però, un altro nel caso della censura, mai avvenuta, nei confronti del rapper Fedez. Detto che ha detto tutto quello che voleva, mi chiedo perché ha registrato il video della telefonata, perché ha tagliato alcune parti della conversazione? Il rapper può, sicuramente, fare quello che vuole ma passare per vittima della censura, per martire del “sistema” appare non una forzatura ma una offesa al buon senso e alla verità. Il rapper avrebbe potuto, liberamente come del resto ha fatto,

Perché ha registrato il video della telefonata, perché ha tagliato alcune parti della conversazione?

pronunciare il suo discorso non solo sul progetto di legge Zan ma, ad esempio, sulla vertenza dei lavoratori Amazon che reclamano maggiori tutele e orari di lavoro più civili. Ma Amazon è una potenza economica globale e il rapper conduce un programma per Amazon Prime Video. Sarebbe stato sconveniente criticare l’azienda per cui si lavora, molto più facile gridare alla censura, facile e conveniente dal punto di vista mediatico. Tutti i follower della coppia Fedez - Ferragni mobilitati a supporters e grande battage pubblicitario utile per accreditarsi negli ambienti che contano. Del resto, il rapper aveva da farsi perdonare alcune canzoni di qualche anno fa non proprio in linea con le attuali posizioni. Come dichiarato da lui stesso, quei testi erano influenzati dal fatto che era ignorante. Già, adesso si sente un gigante del pensiero, e, forse, lo è veramente visto che le idee non contano più, contano i like e la sintonia con il pensiero dominate. E da questo punto di vista la coppia è perfetta. Nulla è lasciato al caso, tutto studiato, anche il cappellino esibito al concerto del 1° maggio con famoso marchio sportivo in evidenza. La circostanza più preoccupante, però, è un’altra: l’intervento a gamba tesa del Presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, che ha annunciato un provvedimento della Corte stessa in caso di mancata approvazione del progetto di legge Zan. Insomma, il potere legislativo scalvato nelle sue prerogative da un organo non elettivo e non rappresentativo dell’elettorato. Un’altra pagina, l’ennesima, dello scontro fra potere legislativo e giudiziario. Ricordo, anche se ovvio, che il potere legislativo, espressione della volontà dell’elettorato


in libere elezioni, è l’essenza stessa della democrazia. Primo dei poteri e custode dei valori democratici pur nel rispetto degli altri poteri e, fra questi, di quello giudiziario cui deve essere garantita l’autonomia e l’indipendenza. Quando questi principi cardine vengono spazzati via dagli eccessi, noti ormai a tutti, dovuti all’eccesso di potere è necessario che il potere legislativo recuperi la centralità. Ribadisco, con forza e senza tentennamenti, che qualsiasi forma di violenza, non solo e ovviamente, non può trovare alcuna giustificazione ma necessita, come previsto, l’estensione delle aggravanti previste nella legge Mancino anche alle fattispecie indicate dal ddl Zan contro l’omotransfobia. Mi auguro che si possano abbandonare i toni ideologici che hanno caratterizzato questi ultimi mesi di dibattito e si giunga ad una legge condivisa con l’eliminazione dei punti controversi che lascino alle famiglie la centralità dell’educazione dei più piccoli e, soprattutto, la libertà di critica senza la mannaia della censura. Mi sia permessa un’ultima semplice osservazione. Ormai sento parlare di diritti e solo di quelli, diritti che, spesso, sono solo desideri ma i desideri, sia pur legittimi, non possono sempre diventare diritti riconosciuti dalla legge.

pagnando la bella stagione avrà come scenario gli scorci più incantevoli della nostra cittadina. Ma tutto questo non è servito a svelenire il clima fra maggioranza e opposizione, anzi, com’era prevedibile i toni si riscaldano sempre più con l’avvicinarsi delle elezioni comunali. E proprio di recente a smuovere ulteriormente le acque è arrivata la dichiarazione del presidente del consiglio comunale a capo di ben due liste, Sud al Centro e Terre di Giovinazzo, che dopo nove anni di appartenenza alla coalizione di maggioranza si è dichiarato insoddisfatto dei risultati conseguiti e ha ricordato la sua collocazione da sempre a sinistra tanto da riconoscere alla decennale amministrazione di centro sinistra al potere da 2002 al 2012 meriti inesistenti. Probabilmente il presidente del consiglio sarà stato sollecitato a prendere posizione dal suo riferimento regionale, Anita Maurodinoia, esponente di Sud al Centro anche se nel gruppo regionale del PD. E nell’ottica delle elezioni comunali i nuovi equilibri dovranno trovare una loro sistemazione organica. Non è dato sapere se quest’improvviso atto di ripensamento avrà conseguenze sull’amministrazione e sulla coalizione in chiave elettorale. Poi, nonostante l’inziale ironia, anche il più misero apporto elettorale verrà accettato, a sinistra, con le E POI ECCOCI A GIOVINAZZO. Il nuovo spot del cor- consuete giravolte falso moraliste. Vedremo, vorrei essere netto Algida vedrà anche la nostra cittadina protagonista. smentito ma la storia di sempre è lì a confermare questa Un risultato positivo, molto positivo, per la promozione tu- previsione. Evviva! ristica e per l’immagine. Il cornetto Algida con il sapore analfiere.2000@libero.it tico e nuovo d’estate che si perpetua da generazioni accom-


l intervista doppia DI SERGIO PISANI

DEPALMA VS DE GENNARO A giugno 5+4 fanno 9. Nove anni di Tom sindaco. 3.300 giorni di Tom e di noi. Il giovinazzese più gettonato nel gioco del Tomb Raider. Più eletto di Tom Rider per il domicilio (quando c’era da sorseggiare il caffè dal gusto Depalmao Meravigliao prima del covid-19). Più rapper di Tom er Piotta. Più sognatore di Tom Campanella, più dottore della strada e della Chiesa di Tommaso d’Aquino. Più cremoso e meno ovino di Tom Ricotta. Insomma, come si batte TomTom, il navigatore più gettonato dai Giovinazzesi? (Tommaso Depalma): Rispondere a questa domanda è abbastanza semplice: Tom non sarà candidato alle prossime elezioni e quindi non si batte, o meglio, esce imbattuto. Entrambe le volte che mi sono presentato candidato nel 2012 e 2017, insieme alla mia coalizione, abbiamo vinto le elezioni avendo tutti contro. La storia non si può cambiare. E avrò tante altre vite e tante altre sfide da vivere. (Daniele de Gennaro): Parliamoci chiaro: Depalma è uno straordinario affabulatore; un abilissimo narratore di storie affascinanti ma totalmente infondate! Sarebbe capace di vendere ghiaccio anche agli eschimesi! Ma dopo i due mandati… dovrà tornare “tomo tomo” alla sua vecchia vita. In sintesi, in nove anni di Governo Tom, (in meno di nove righe di giornale), Giovinazzo sta così. (Tommaso Depalma): Nove anni fa c’erano transenne sul lungomare di ponente e via Marina, cassonetti fatiscenti e maleodoranti, nessuna biblioteca, piste ciclabili quasi inesistenti, villette periferiche abbandonate da decenni, la Giovinazzo - S. Spirito disastrata a dir poco, giochi per bambini poco o nulla, centro storico invaso da auto, Lama Castello ripiena di loppa dell’ex ferriera e potrei continuare. Oggi: raccolta differenziata ben oltre il 70%, niente cassonetti, un nuovo CCR, entrambi i lungomari rimessi a nuovo insieme a via Marina, Cittadella della cultura-biblioteca comunale e sala studio in Convenzione con la Vedetta per offrire ai nostri ragazzi spazi adeguati alle loro necessità, ciclovia Giovinazzo - S. Spirito frequentatissima ormai da sempre più numerosi ciclisti, pedoni e mamme con i passeggini (che bello e che tenerezza vederli….), Greenway cittadina, villette riqualificate, aree giochi triplicate, Lama Castello ripulita con ben 2 interventi plurimilionari di cui l’ultimo è in esecuzione, centro storico regolamentato. E ancora: il più vasto piano di opere pubbliche e di candidature a finanziamenti che la città ricordi. Una città all’avanguardia sul sociale e che ha programmato la sua promozione turistica, il suo posizionamento culturale. Poi ricordo che lascerò finalmente una discarica che imbroccherà la fine del tunnel. 1,3 + 4,5 + circa altri 13 MLN di euro in arrivo, fanno quasi 20 Milioni di risorse pubbliche intercettate e messe a disposizione della soluzione di un enorme problema lasciatomi in eredità dai miei predecessori. Effettivamente 9 righe son poche, avremo altre occasioni. (Daniele de Gennaro): Una città avvolta tra le nubi della PROPAGANDA, ma che sconta un clamoroso arretramento rispetto alle vicine Bitonto, Molfetta, Bari–Santo Spirito, che in questi anni sono esponenzialmente cresciute economicamente e commercialmente, cogliendo al volo ogni occasione di sviluppo. Basti pensare che Giovinazzo è l’unico comune tra quelli citati tagliato fuori dalle Zone Economicamente Speciali (ZES). Una città scesa sotto i 20.000 abitanti e dalla quale i giovani continuano ad emigrare in massa. Una città in cui il commercio è stato letteralmente azzerato, dove si continuano a pagare tasse altissime per ricevere in cambio pochissimi servizi. In sintesi, quattro anni di opposizione per dire (in meno di nove righe di giornale) che Tom non è proprio un Galbanino, non vuol dire fiducia! (Tommaso Depalma): Opposizione giustizialista i cui esposti finora non hanno purtroppo (per loro) prodotto alcun esito. In questi anni abbiamo subito decine di tentativi di bloccare la crescita della città, esposti sul lungomare di levante, esposti sul lungomare di ponente per il “geosito”, esposti per le rotatorie, denunce di “disastro ambientale”, esposti per le spiagge attrezzate… insomma la nostra opposizione vorrebbe vincere le elezioni con l’aiuto della Procura. E invece bisogna recarsi alle urne e far decidere alla città, non ai magistrati. Noi siamo fiduciosi. E da de Gennaro aspetto,

DEPALMA: «I miei avversari vanno a braccetto con i condannati per lottizzazioni abusive» DE GENNARO: «Il sindaco sarebbe capace di vendere ghiaccio anche agli eschimesi» sempre il famoso accordo stragiudiziale sulla d.1.1. In sei anni non è stato capace di scrivere il suo foglio bianco. Noi intanto abbiamo fatto di tutto e di più. Facile capire le differenze. (Daniele de Gennaro): Sono stati quattro anni di straordinarie battaglie politiche e civili, condotte a “mani nude” contro un avversario politico la cui PROPAGANDA è stata addirittura finanziata dai Giovinazzesi che, oltre a pagare una cospicua indennità ai componenti dell’Amministrazione (nel caso del Sindaco raddoppiata), hanno addirittura stipendiato l’addetto stampa del Sindaco. Non si è mai vista una opposizione così dura e forte che ha denunciato la TARI più alta della provincia, lo “scandalo” dei lavori della casa di riposo, la drammatica fuoriuscita di percolato in discarica beccandosi anche una denuncia per “procurato allarme”, gli sprechi per ciclovie e velostazioni inutili e dannose, le procedure amministrative illegittime in violazioni di legge e di regolamenti. Una opposizione che ripristinando la legalità ed evitando sprechi ha rimesso al centro dell’attenzione il Bene Comune e l’interesse di tutti i Giovinazzesi. Tom dixit in consiglio comunale, il 26 febbraio scorso, giorno in cui si votava la mozione di sfiducia: «Trame, segreti, finti scoop, cose e post idioti redatti da consiglieri che consigliano di giocare scorretti, danno calci negli stinchi. Ancora, boriosi di qualunque cosa, Banda di Speranza, soggetti astrattamente procedibili che usano mezzucci sporchi e fanno arrivare la Guardia di Finanza». Insomma cosa voleva significare? Che la politica è sporca perché troppi onesti stanno alla finestra? (Tommaso Depalma): Quella mozione di sfiducia è stata l’ennesimo atto di arroganza di gente che non si capacita che persone umili e laboriose come noi, sono capaci di cambiare le cose, senza sentirsi “classe eletta” come loro. Se dovevamo dimetterci noi, con tutti i risultati ottenuti, forse dall’ONU in giù si do-


vrebbero dimettere tutti. D’altro canto, personalmente io non sono candidato, quindi nel 2022 non sono in competizione con nessuno. Quindi è solo GIUSTO finire al meglio il mio mandato, facendo come sempre il massimo possibile. (Daniele de Gennaro): Durante la votazione della mozione di sfiducia Depalma (ma non soltanto lui) ha dato semplicemente il peggio di sé. Anzi, ha dimostrato ciò che allo stato egli è: un uomo attaccato al potere e furioso perché conscio di doverlo perdere tra un anno. Un uomo logorato dalle lotte intestine nella sua maggioranza, anch’essa unita solo dall’attaccamento alle poltrone, che oramai non ha più a cuore i bisogni e le esigenze dei Giovinazzesi! Dovrebbe prendersela con il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con i Revisori dei Conti che hanno attestato l’illegittimità dell’incarico di dirigente dell’Ufficio Tecnico da lui conferito, chiedendo l’annullamento di tutti gli atti posti in essere dal dirigente! E poi ci sono le iscrizioni sui muri, gli haters sui social, le parolacce di alcuni ragazzacci (direi anche adulti) che si nascondono dietro una tastiera perché hanno paura di dire peste e corna in faccia al sindaco («è un porco, ladro, è Tom Hood») che fanno più male delle filippiche in consiglio comunale! (Tommaso Depalma): Ne ho sentite di tutti i colori ma le frasi che fanno più male sono state pronunciate dalla mia opposizione di sinistra, coloro che si credono moralmente superiori a prescindere, coloro che si autoassolvono mentre con malcelata rabbia non riescono ancora a mandar giù che un “elettricista” ha cambiato la città e l’ha sottratta al loro potere. E loro che piaccia o meno, i miei avversari vanno a braccetto con i condannati per lottizzazioni abusive e continuano a fare alleanze elettorali. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei…. (Daniele de Gennaro): A dire il vero a me pare che in questi anni si sia assistito ad un vero e proprio capovolgimento comunicativo e dei ruoli, con la maggioranza che ha utilizzato anche i consessi istituzionali per attaccare l’opposizione, colpevole solo di denunciare le inefficienze e gli errori dell’Amministrazione. «Se in Usa i morti non saranno più di 100mila avremo fatto un great job» così parlava Trump che misurava il proprio successo sul numero dei morti. A Giovinazzo diciamo che ogni morto di Covid ci ha impoverito (i morti sono 17). Depalma ha fatto un great job? (Tommaso Depalma): Non credo che il numero dei contagiati e dei decessi sia attribuibile alla bravura o alla non bravura dei sindaci, sono stati giorni durissimi per tutti e desidero non entrare nel merito della pandemia per rispetto di quanti hanno subito la perdita dei loro cari per questo virus maledetto. Ogni morto, ogni contagiato, lo sento sulla mia pelle. (Daniele de Gennaro): Depalma ha fatto poco e male! Ha in più occasioni contraddetto se stesso. Prima si è travestito da sceriffo, ordinando posti di blocchi e facendo passare la macchina dei vigili con la sua voce in tutte le vie; poi, in violazione della legge, ha consentito vergognosi assembramenti in occasione della partenza del Giro d’Italia, salvo poi chiamare “imbecilli” i tifosi interisti che festeggiavano lo scudetto. Senza contare che dal 1 aprile, in piena pandemia, ha lasciato il corpo di Polizia Municipale senza un Comandante, permettendosi addirittura di offendere gli agenti additandoli pubblicamente come degli scansafatiche! Insomma: tutto ed il contrario di tutto! Inutile negarlo. Con i vaccini in corso, ci sono forti segnali di rallentamento dell’epidemia. Se 30mila tifosi erano scesi in Piazza Duomo, a Milano, per lo scudetto dell’Inter, ci accontentiamo anche di 5mila nella nostra centralissima piazza per ogni evento quest’estate che sarà tutta da vivere? (Tommaso Depalma): Giovinazzo è affacciata sulla bellezza 365 giorni all’anno! Lavoriamo incessantemente alla promozione della città, torneranno gli eventi e tornerà la serenità di poter stare insieme allegramente. Certo occorrerà rispettare alcune prescrizioni ma sono convinto che la copertura vaccinale ci aiuterà a tenere sotto controllo i contagi. C’è bisogno che le categorie dei lavoratori dello spettacolo, artisti, tecnici, nonché tutti coloro che vivono dell’economia dell’ospitalità (commercio, ristorazione, hotel, servizi), possano riprendere a

lavorare a pieno regime lasciando alle loro spalle il difficilissimo periodo della sospensione della loro attività. Noi siamo con questo “popolo” per dirla alla de Gennaro e non con i classisti e sofisti dell’aria fritta. (Daniele de Gennaro): Sarebbe bello, invece, che la nostra Piazza ed il suo basolato non fossero più danneggiati da palchi e da mezzi pesanti, come sempre avvenuto nell’era Depalma, nonostante le ordinanze sindacali da lui stesso firmate (sic!). E che l’estate segni una ripartenza della nostra economia e di flussi turistici rispettosi della bellezza della nostra città! Sarebbe fondamentale che a tutti arrivi forte e chiaro il messaggio che GIOVINAZZO E’ STUPENDA TUTTO L’ANNO (e non solo ad Agosto!). Fra un anno cosa resterà del sindaco che la sera usciva tutto da solo tra la gente (senza bicicletta), in mezzo a Piazza Porto, sotto il cielo nero di paura, spalancava le ali come un angelo benedetto declamando: «Il ciclismo è come l’amore, vince chi fugge». D’improvviso, non c’era più nessuno. Che commozione, che tenerezza. Ma l’indomani la storia si ripeteva… (Tommaso Depalma): Fra un anno mi auguro ci sia nuovamente della serenità vera, ci sia una pandemia superata e la gente finalmente libera da vincoli e troppe regole per fare una passeggiata. Poi la città è cambiata in tanti posti e in tante abitudini. I ragazzi e gli anziani hanno sempre più posti dove stare comodi e in amicizia e la città e sempre più apprezzata da visitatori e operatori economici di livello mondiale (vedi Algida per esempio). Certo ci sarà da insistere per liberare dai vincoli e la mala burocrazia, progetti di grande sviluppo turistico (vedi i due resort e tanto altro), arrivare a soluzione sul rilancio di Ex AFP ed Ex I.V.E. che sommati all’approvazione del Piano Urbanistico Generale e Piano Regolatore del Porto, da approvare entro fine mandato, daranno un grande colpo d’ala al P.I.L della città. Ovviamente, bisogna anche considerare che in Italia perdiamo popolazione, perché chi nasce non riesce a compensare le perdite di chi purtroppo muore. In Italia siamo sempre di meno. (Daniele de Gennaro): In verità, chi vedo fuggire in questo momento dalla nostra città non sono i ciclisti, ma i nostri giovani, che non trovano opportunità di lavoro, i nostri anziani che non trovano un posto per trascorrere serenamente gli ultimi anni della loro vita. E, purtroppo, la nostra città, anche per l’assenza di politiche per la casa, non riesce ad essere attrattiva neanche per nuclei familiari provenienti dai comuni limitrofi, come accadeva in passato. E così in 15 anni abbiamo perso quasi 1.500 abitanti, passando da quasi 21.000 abitanti a poco più di 19.500!! La regola sui due mandati di un sindaco non si tocca, mentre a Montecitorio ci sono inquilini con la colla sulla sedia. Giocando al Totosindaco, chi sarà tra i 13mila candidati, il 17° sindaco della storia Giovinazzese? Un agiografo, un avvocato o Corsignano Lapanza? (Tommaso Depalma): Penso che il prossimo sindaco sarà l’Alfiere. Buone chances anche per Lorenzo il Mangiafico: abbiamo bisogno di far prosperare il nostro Rinascimento cittadino! Scherzi a parte… il prossimo sindaco sarà sempre un servitore della città, innamorato di Giovinazzo, preparato, lungimirante e soprattutto capace di mettere in prima linea il “noi”, un agire di squadra perché le sfide che attendono i Comuni dopo la pandemia sono sfide importanti alle quali si risponde coralmente. Penso che la nostra squadra saprà dare risposte adeguate in termini di candidature e programmi che come in passato saranno storie realizzabili e non chiacchiere al vento. (Daniele de Gennaro): Sarà il sindaco voluto dai cittadini. Cittadini che, speriamo, in questa scelta si facciano guidare dalla ragione, dalla conoscenza reale dei fatti e non dalla propaganda, dalla fiducia nella serietà ed onestà del sindaco prescelto e delle persone che l’accompagneranno in questo “servizio” ai cittadini e alla città, dalla competenza e buona volontà della squadra presentata. Cittadini che non si facciano abbindolare da false promesse di posti di lavoro o da inesistenti case popolari, o da benefici particolari spesso presentati come favori personali anziché come diritti spettanti: Peggio ancora, che non svendano i propri voti (e la propria dignità) per pochi spiccioli o minacce di ritorsione. SERGIO PISANI


mare mare

nostrum nostrum

DI SERGIO PISANI

L’ARPA CONFERMA CHE IL MARE E’ PULITO

Tranquilli. Le abbiamo viste tutti quelle chiazze in mare di color rosso. Tranquilli. Non è un thriller di Dario Argento ma è il film già visto del Mare Nostrum che non dovrebbe incutere affatto paura. Anche se la psicosi collettiva per l’odore che si diffondeva dalla costa che ammorbava l’aria, è diventata virale sui social. La Guardia Costiera di Molfetta, appartenente al Nucleo Operativo di Polizia Ambientale, fuga tutte i dubbi e le nostre paure. Il fenomeno, circoscritto presso le piccole baie e negli anfratti meno soggetti al moto ondoso, è riconducibile alla fioritura della microalga Noctiluca scintillans, appartenente alla classe Dinoficee, che conferisce all’acqua marina la colorazione rosso -arancione, tra l’altro riscontrata anche l’anno precedente lungo tutta la costa giovinazzese e non solo. «La microalga Noctiluca scintillans fa sapere la Guardia Costiera di Molfetta - non produce tossine, anche se l’alta concentrazione cellulare (uguale o superiore a 1.000.000 cell./L) può rivelarsi dannosa per la fauna marina in prossimità dell’area costiera interessata dalla fioritura, a causa sia della tendenza ad accumulare e rilasciare ammoniaca, sia dell’eccessivo consumo di ossigeno da parte delle microalghe». DETTO CIÒ, QUAL È LO STATO DI SALUTE DEL NOSTRO MARE?

Paura per le chiazze in mare di color rosso? La Guardia Costiera di Molfetta rassicura: «Solo presenza innocua della microalga noctiluca scintillans»

Secondo l’ultimo report realizzato dall’Arpa (l’agenzia regionale che si occupa di monitorare l’inquinamento delle acque) assegna il punteggio massimo e la valutazione di eccellente al tratto costiero di Giovinazzo compreso tra Torre Gavetone e Lido Lucciola (rilevazione datata Aprile 2021come da tabella pubblicata a fianco). I valori microbiologici sono assenti. Da tenere sotto controllo comunque la zona del Ristorante La Perla. Qui gli enterococchi intestinali (il batterio largamente presente in natura nel materiale fecale dei vertebrati) durante il picco della stagione si attestano ai limiti della norma così come l’escherichia coli (il batterio parte integrante della normale flora intestinale dell’uomo e di altri animali). QUALI PROSPETTIVE. Non è necessario essere chiaroveggenti e leggere nella sfera di cristallo, per poter programmare le nostre vacanze al mare post - coronavirus. Si può presagire che, con giustificato ottimismo, grazie all’aumentato ritmo della vaccinazione, si potranno fare delle tranquille, serene e sicure vacanze al mare. Abbiamo ascoltato un professionista del turismo balneare (Aldo Mortellaro, presidente del Sindacato Italiano Balneari delle province di Bari e BAT aderente a Confcommercio) che non ha altra alternativa che tenere sotto controllo la situazione e rispet-


tare quanto verrà ad essere stabilito dalle autorità governative competenti in materia sanitaria. Noi ci auguriamo di ripetere quel dato specifico di BOLLETTINO MARE “ACQUE DI BALNEAZIONE 2021” Giovinazzo anno 2019, ovvero le 100mila visite complessive e puntare davvero su una destagionalizzazione del turismo cittadino, fenomeno che avrebbe di certo ricadute vir- * D.LGS 116/2008, Decreto Ministeriale 30/3/2010 modificato dal Decreto Ministeriale del 19 aprile 2018 tuose in termini di economia. La qualità di un territorio non può che passare dalla percezione che i suoi abitanti hanno di esso come bene e risorsa comune. Come sempre, sarà determinante la crescita culturale di noi tutti, anche per incentivare una risorsa dominante quale è il turismo, che non si sviluppa da sola, solo grazie alla bellezza della nostra terra, e che - al contrario - un atteggiamento scarsamente responsabile potrebbe disperdere in MARE MICROBIOLOGICAMENTE PULITO. Dati Arpa. Da tenere sotto fretta e con facilità. SERGIO PISANI

controllo solo la zona Torre Gavetone - Ristorante. La Perla


istruzioni

per

l uso

di AGOSTINO PICICCO

A MARE IN SICUREZZA ALDO MORTELLARO illustra E’ PRESIDENTE DEL SINDACATO ITALIANO l’organizzazione dei lidi balneari al tempo del Covid BALNEARI DELLE PROVINCE DI BARI E BAT ADERENTE A CONFCOMMERCIO E anche componente del direttivo nazionale dello stesso, noto a Giovinazzo anche in veste di gestore dello storico Lido Azzurro, è – per attività d’impresa e per il ruolo sindacale ai più alti livelli – un esperto della normativa in materia demaniale nelle varie competenze trasmesse dalle Capitanerie: ora le Regioni esercitano la funzione legislativa, i Comuni quella tecnica amministrativa, fatta salva la competenza statale per il pagamento dei canoni e per la tutela delle acque. Con la sua esperienza ha seguito l’evolversi della normativa per l’apertura dei lidi balneari durante il periodo della pandemia, forte anche della sua memoria storica cittadina, dato che lo stabilimento balneare Lido Azzurro è in attività dal 1969, e la concessione fu chiesta già nel 1965, come ci tiene a sottolineare. Insomma per chi ha cinquant’anni il Lido Azzurro è sempre stato lì, non esiste Giovinazzo senza Lido Azzurro e ha rappresentato un punto di riferimento in quel tratto di spiaggia verso Molfetta in località Trincea, tanto che la ditta di pullman che trasporta i bagnanti dalla vicina Terlizzi, reca sui propri mezzi l’indicazione Terlizzi-Lido Azzurro

LA SECONDA ESTATE AL TEMPO DEL COVID Con Aldo Mortellaro parliamo di questa seconda estate al tempo del Covid. «La scorsa stagione estiva, ancora presi alla sprovvista dall’inattesa pandemia e dallo stringente lockdown, aprimmo lo stabilimento il 15 giugno un po’ all’avventura. Quest’anno il Governo ha concesso la possibilità di aprire gli stabilimenti balneari dal 15 maggio al 30 settembre, poi ogni Regione e gestore si può organizzare in base alle abitudini della propria clientela, con l’obbligo temporale di garantire l’accesso con l’uso dei relativi servizi dal 1° luglio alla prima settimana di settembre». Ci sono protocolli particolari da seguire? «I protocolli emanati nel 2020 sono stati integralmente confermati anche quest’anno perché hanno funzionato. Del resto gli stabilimenti balneari - vuoi per il mare, lo iodio, la fortuna – non hanno creato focolai e contagi, come invece è accaduto con le discoteche. Inoltre, seguendo le prescrizioni normative, abbiamo un ombrellone ogni 10 mq e abbiamo creato percorsi per garantire il distanziamento nell’uso delle docce, dell’accesso al bar o ai servizi, aiutandoci con una cartellonistica che regola i flussi e indica i percorsi. Offriamo altresì la possibilità di sanificare le mani in tutti i luoghi comuni e abbiamo evitato di introdurre i consueti giochi da spiaggia, come il calciobalilla, per evitare aggregazioni improprie. Gli accessi al mare sono controllati dai bagnini per non creare assembramenti nella caletta con gli appositi passamani che aiutano nella risalita dagli scogli». Si temono incognite? «Con le vaccinazioni in corso e le varie attenzioni anche con l’uso della mascherina, confidiamo che tutto vada bene, ma resta sempre l’incognita che i contagi possano risalire e di conseguenza la regione cambi colore, dato che l’attività dei lidi è permessa solo in zona gialla. Noi gestori balneari, ma anche i vari titolari di attività produttive, temiamo che un eventuale innalzamento dei casi di contagio possa portare alla zona arancione e sospendere l’attività. Ciò provocherebbe anche una serie di contenziosi con i clienti che hanno già pagato gli abbo-


namenti. Una soluzione potrebbe essere quella dei voucher con validità per la prossima stagione, come hanno fatto i gestori delle piscine per non dover perdere le quote versate dai clienti, quando le attività furono sospese». PRECEDENZA AI CLIENTI FEDELI DA QUARANT’ANNI Quali sono le previsioni delle presenze al Lido Azzurro per questa estate? «Per il Lido Azzurro, ma posso parlare anche per gli altri lidi, gli ombrelloni – comunque dimezzati per garantire il distanziamento - hanno fatto il tutto esaurito. Le numerose richieste sono motivate dal fatto che le persone non possono andare in vacanza fuori ma si concedono almeno la tintarella, qui hanno il loro ombrellone e si fidano di chi già conoscono. Lo scorso anno ha funzionato bene, non abbiamo avuto nessun problema. Il numero dimezzato degli ombrelloni ha causato un danno commerciale non indifferente ma, come si suol dire, meglio feriti che morti». Avete delle tecniche per accontentare quanta più gente possibile nel rispetto della normativa? «Per gestire le richieste di abbonamento della clientela ho usato il cri-

terio della fedeltà, così ho dato priorità ai clienti storici di quarant’anni, che ormai sono amici ed esulano dal mero rapporto commerciale. Un sistema per venire incontro a più richieste possibili è quello di fare abbonamenti sulle mezze giornate: lo stesso ombrellone viene utilizzato nella stessa giornata da persone diverse, previa sanificazione. Dispiace vedere famiglie che un tempo si riunivano per trascorrere gioiosamente insieme una giornata al mare magari condividendo anche il pranzo, che ora devono dividersi, per poter utilizzare l’ombrellone a turno di mezza giornata. E ancora, mi ha fatto male non aver potuto accontentare clienti provenienti dalle città di Andria, Altamura, Gravina, disposti a fare 40 o 50 km al giorno per una giornata al mare». Come vede il turismo a Giovinazzo nell’estate che va ad iniziare? «Giovinazzo è proprio una bella cittadina turistica. Lo dimostra il servizio su Bell’Italia di maggio, e poi, sempre nei giorni scorsi, lo spot di Algida girato nella nostra marina. Secondo me va implementata la sicurezza: il turista ha bisogno di chi intervenga per garantire il rispetto delle regole, dei distanziamenti e per dare pulizia, ordine e serenità». Il 30 maggio il Lido Azzurro riaprirà, in prossimità con la cessazione dell’attività scolastica, e riprenderà a costituire un punto fisso per turisti e residenti nel panorama suggestivo della località Trincea. Che sia un segno di speranza per il rilancio del nostro turismo e per le attività produttive della città in questa nuova stagione estiva che si appresta a debellare il terribile virus! AGOSTINO PICICCO



il

fatto

di Sergio Pisani

Come nelle grandi città. Abituiamoci a pagare per la sosta delle nostre autovetture (veramente non è una novità!). Il territorio di Giovinazzo è diviso in 5 zone: zona “A”, zona “A1?, zona “B”, zona “D” e zona “E”. Ogni zona presenta differenti caratteristiche relatimente ad orari, tariffe, stagionalità e abbonamenti (nella pagina successiva, le tabelle complete e le illustrazioni delle zone). 40 centesimi per mezz’ora; 75 centesimi per un’ora; 4 euro per tutta la giornata. Coloro che abitano nelle vicinanze delle zone disegnate di blu e che, non avendo garage, sono costretti a lasciare fuori l’auto, già lo sanno: pagano ciò che potevano avere gratis. La giunta ha pensato da tempo per loro, di venire incontro ai residenti con la possibilità di fare un abbonamento di 18 euro per tre mesi, 35 euro per sei mesi, 60 per tutto l’anno. Ne possono anche usufruire i dipendenti delle attività o ditte o aziende poste di fronte ai parcheggi a pagamento. A costoro la Polizia Municipale rilascia un contrassegno valido per la zona di residenza e per una sola autovettura (anche questa non è una novità). Ritornano le famigerate strisce blu. Ed è questa la novità.

Solo le «blue chips» che dal 1° maggio al 15 settembre fino alle 24.00 avranno il rendimento più alto per chi fa cassa. Saranno presenti nella zona dei due lungomari (quello di Marina italiana partiranno dal 1° giugno) e delle strade adiacenti (detta zona “B” ed “E”). Dal nuovo maquillage, l’amministrazione comunale prevede di racimolare almeno 140mila euro (l’ultimo rendiconto del 2018 parla di proventi da parcheggi custoditi e da parcometri pari a 140.408 euro). «Il senso di questo cambiamento - come spiega l’assessore con delega alla Polizia Locale, Salvatore Stallone, - è quello di incentivare i forestieri che, da maggio in poi e per tutta l’estate si riversano a Giovinazzo soprattutto di sera, a parcheggiare nelle zone gratuite della città, come l’area mercatale e quella dell’ex Pronto soccorso, e non nelle zone a pagamento. Così facendo agevoliamo i residenti di quelle zone che spesso, tornando a casa, non trovano posto per le proprie auto. D’altronde, questo accade già da tempo in tutte le città turistiche della Puglia, con la differenza che noi abbiamo messo a disposizione dei forestieri delle zone parcheggio gratuite mentre in altre Comuni non sono assolutamente disponibili». Secondo gli operatori turistici, un senso queste strisce non ce l’hanno. E affilano le armi temendo di perdere i clienti che andranno a spendere in luoghi posti in zone dove non si paga la sosta. L’ARAC (l’associazione dei ristoratori, commercianti, albergatori e operatori per turistici) denuncia l’ultima “trovata” dell’Amministrazione, che, in un periodo come questo, non ha trovato altro di meglio da fare che ripristinare il pagamento dei parcheggi, ampliandone numero di posti e tariffe, senza aver programmato per tempo un piano per il traffico degno di una città di mare, che vuole diventare turistica.» «L’estate è gialla - chiosa l’Arac - e non blu» e invita tutti gli operatori commerciali e tutti i cittadini a sottoscrivere la petizione in modo che il Comune ritorna sui suoi passi. SERGIO PISANI


ZONA “A” dal 1° Maggio 2021 al 14 Settembre 2021 | tutti i giorni compresi i festivi PIAZZA VITTORIO EMANUELE II – VIA MARCONI (TRATTO COMPRESO TRA PIAZZA VITTORIO EMANUELE II E VIA G. SASSO) – VIA A. GIOIA (TRATTO COMPRESO TRA VIA G. SASSO E PIAZZA VITTORIO EMANUELE II) – CORSO AMEDEO- – VIA CAPPUCCINI (TRATTO COMPRESO TRA PIAZZA VITTORIO EMANUELE II E CORSO ROMA) – PIAZZA GARIBALDI LATO NORD (ALLE SPALLE DELL’ISTITUTO VITTORIO EMANUELE II ) E LATO EST (BANCO DI NAPOLI), AMBO I LATI

PERIODO 1 dal 1° Maggio 2021 al 14 Settembre 2021 | tutti i giorni compresi i festivi ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (GIORNO) DALLE 10 ALLE 13 – DALLE 16.30 ALLE 20 Euro 0,40 30 minuti - Euro 0,75 un’ora - Euro 4,00 intera giornata (fino alle ore 20) ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (SERA) DALLE 20:01 ALLE 24 Euro 0,80 30 minuti - Euro 1,50 un’ora PERIODO 2 Dal 1 Gennaio 2021 al 30 Aprile 2021 e dal 15 Settembre 2021 al 31 Dicembre 2021 | tutti i giorni compresi i festivi ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (GIORNO) DALLE 10 ALLE 13 – DALLE 16.30 ALLE 20 Euro 0,40 30 minuti - Euro 0,75 un’ora - Euro 4,00 intera giornata (fino alle ore 20) ABBONAMENTI Solo per residenti e personale alle dipendenze di aziende pubbliche private aventi sede nelle zone interessate e ultrasettantenni intestatari di veicolo e patente in corso di validità. Possono essere indicate fino a due targhe, lo Sportello Abaco rilascerà un permesso da esporre all’interno dell’autoveicolo previa verifica della corretta presentazione dell’istanza e del relativo pagamento Abbonamento trimestrale: Euro 18,00 · Abbonamento semestrale: Euro 35,00 · Abbonamento annuale: Euro 60,00


Disciplina delle aree di sosta a pagamento, nelle zone “BLU” senza custodia per l’anno 2021 ZONA “A1” PIAZZA VITTORIO EMANUELE II – VIA MOLFETTA (DA INTERSEZIONE CON VIA CRISPI AD INTERSEZIONE CON PIAZZA VITTORIO EMANUELE II) dal 1° Maggio 2021 al 14 Settembre 2021 | tutti i giorni compresi i festivi ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (GIORNO) DALLE 10 ALLE 13 – DALLE 16.30 ALLE 20 Euro 0,40 30 minuti Euro 0,75 un’ora Euro 4,00 intera giornata (fino alle ore 20) ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (SERA) DALLE 20:01 ALLE 24 Euro 0,80 30 minuti Euro 1,50 un’ ora ABBONAMENTI Solo per residenti e personale alle dipendenze di aziende pubbliche private aventi sede nelle zone interessate e ultrasettantenni intestatari di veicolo e patente in corso di validità. Può essere richiesta una sola targa, lo Sportello Abaco inserirà la targa nel database per il controllo previa verifica della corretta presentazione dell’istanza e del relativo pagamento ABBONAMENTO PER TUTTO IL PERIODO (NON FRAZIONABILE): Euro 18,00

ZONA “D” PIAZZA PORTO – VIA ISONZO – VIA BUCCARI – VIA THAON DE REVEL – VIA MONTEGRAPPA – PIAZZA DELLE VITTORIE – VIA CARSO – VIA GORIZIA – VIA GRADISCA – VIA BOREA – VIA PIAVE – VIA REDIPUGLIA – VIA DIAZ – VIA FORTUNATO – VIA C. BATTISTI – VIA G. DE TURCOLIS – VIA CROCIFISSO – LUNGOMARE MARINA ITALIANA (TRATTO COMPRESO TRA VIA DE TURCOLIS E VIA DURAZZO) DAL 1° MAGGIO 2021 AL 15 SETTEMBRE 2021 | TUTTI I GIORNI COMPRESI I FESTIVI ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (GIORNO) dalle 10 alle 13 – dalle 16.30 alle 20 Euro 0,40 30 minuti Euro 0,75 un’ora Euro 4,00 intera giornata (fino alle ore 20) Orari di sosta e tariffa oraria (sera) dalle 20:01 alle 24 Euro 0,80 30 minuti Euro 1,50 un’ ora ABBONAMENTI Solo per residenti e personale alle dipendenze di aziende pubbliche private aventi sede nelle zone interessate e ultrasettantenni intestatari di veicolo e patente in corso di validità. Può essere richiesta una sola targa, lo Sportello Abaco inserirà la targa nel database per il controllo previa verifica della corretta presentazione dell’istanza e del relativo pagamento Abbonamento per tutto il periodo (non frazionabile) : Euro 18,00


Parcheggiare in centro, a Giovinazzo, è una questione di fortuna. Si fatica a trovare un parcheggio libero per la vicinanza della ZTL e per le tante attività pubbliche (Comune, banche e circoli aggregativi)

ZONA “E” VIA FOSSATO (TRATTO COMPRESO TRA VIA SALVEMINI E PIAZZALE LEICHARDT) – VIA PAPA GIOVANNI XXIII (FINO ALL’INCROCIO CON VIA PALESTRO) – VIA SALVEMINI (TRATTO COMPRESO TRA VIA GENTILE E VIA SOLFERINO) – VIA SOLFERINO (TRATTO COMPRESO TRA LUNGOMARE ESERCITO ITALIANO E VIA PAPA GIOVANNI XXIII) – VIA DOGALI (TRATTO COMPRESO TRA VIA SOLFERINO E VIA MAGENTA) – VIA MAGENTA (TRATTO COMPRESO TRA VIA DOGALI E VIA BARI) – VIA PALESTRO – LUNGOMARE ESERCITO ITALIANO (TRATTO COMPRESO TRA VIA PAPA GIOVANNI XXIII E VIA MARSALA) DAL 1° MAGGIO 2021 AL 15 SETTEMBRE 2021 | TUTTI I GIORNI COMPRESI I FESTIVI ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (GIORNO) DALLE 10 ALLE 13 – DALLE 16.30 ALLE 20 Euro 0,40 30 minuti Euro 0,75 un’ora Euro 4,00 intera giornata (fino alle ore 20) ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (SERA)DALLE 20:01 ALLE 24 Euro 0,80 30 minuti Euro 1,50 un’ ora ABBONAMENTI. Solo per residenti e personale alle dipendenze di aziende pubbliche private aventi sede nelle zone interessate e ultrasettantenni intestatari di veicolo e patente in corso di validità. Può essere richiesta una sola targa, lo Sportello Abaco inserirà la targa nel database per il controllo previa verifica della corretta presentazione dell’istanza e del relativo pagamento

ZONA “B” Lungomare Marina Italiana (tratto compreso tra l’intersezione di via Crocifisso e Loc. Trincea) dal 1° Giugno 2021 al 15 Settembre 2021 | tutti i giorni compresi i festivi ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (GIORNO)DALLE 10 ALLE 20 Euro 0,40 30 minuti Euro 0,75 un’ora Euro 4,00 intera giornata (fino alle ore 20) ORARI DI SOSTA E TARIFFA ORARIA (SERA) DALLE 20:01 ALLE 24 Euro 0,80 30 minuti Euro 1,50 un’ora

STABILIRE quo manibus il pagamento di una tariffa unica giornaliera in tutte le ZONE, mentre cambiano le tariffe degli abbonamenti; Abbonamenti solo per residenti, personale alle dipendenze di aziende pubbliche o private aventi sede nelle zone interessate ed ultrasettantenni, automuniti in possesso di patente di guida) in variazione della Zona e del periodo, di seguito riportate: Introdurre nell’apposito introduttore del parcometro taglia accettati: • 0,05 - • 0,10 - • 0,20 - • 0,50 - • 1,00 - • 2,00 per l’importo della sosta desiderata; Premere il pulsante “VERDE” per stampare il biglietto. Prelevare il biglietto ed esporlo sul cruscotto del veicolo ben visibile dall’esterno.

Per acquistare l’Abbonamento bisogna rivolgersi all’Ufficio Abaco Via A. Gioia 105/ 107 - Giovinazzo


candidamente

di Sergio Pisani

UNA SEDIA BLU

Blu è il colore della rosa di Zarrillo che non va più via. Blu è il colore del sangue del Conte della friggitoria Siamofritti. Blu è la città dipinta dalle famigerate strisce a pagamento. Blu non è però lo spirito e il colore della penna di chi scrive. Bianca - e sottolineo bianca - è la sedia invece di Corsignana (anche se col photoshop l’abbiamo fatta diventare blu, poi capirete!), a presidio di un pezzo di asfalto sistemata con disposizione strategica dinnanzi all’uscio del sottano. Immaginate cosa potrà succedere in una serata di agosto, in una città covid free, con l’allentamento del coprifuoco e la sedia bianca per cui bisogna lottare e soffrire insieme all’afa opprimente, temperatura da febbre malarica, festa di piazza con banda e illuminazione, bancarelle e luci a ogni angolo, venditori di palloncini molesti come zanzare, strade affollate da famiglie chiassose, traffico pazzesco nella cintura di strade intorno al centro. Immaginate le truppe di forestieri che calano sulla città stipati in vecchie auto rumorose, i forzati delle feste paesane, quelli che non se ne perdono una, quelli dell’entroterra, disposti a sottoporre a durissima prova il sistema nervoso in due ore di macchina su strade tutte buche con i bambini che piagnucolano senza interruzione, pur di arrivare nel paesino della costa a consumare al fresco tra gli scogli le focacce fredde e le birre brodose che si sono portati da casa, sotto i fuochi d’artificio per i quali se ne vanno in pappa di miele. Sono le nove di sera, girano ormai da mezz’ora in cerca di un parcheggio, s’infilano in una stradina poco frequentata, avvistano il posto libero. Miracolo? Miraggio! Non ci sono le strisce blu, ma c’è la sedia bianca di Corsignana. In principio vuota, sull’uscio del sottano, a guisa di sentinella. Poi arriva Corsignana, nonna in sovrappeso, seduta a gambe larghe con le spalle al muro, le mani incrociate sulla pancia, che fissa piuttosto ostinatamente un punto nel vuoto. È qui che va in scena lo stucchevole siparietto da farsa, il tragicomico dialogo tra sordi, l’eterna contesa sul presidio della strada con la seggiola, consuetudine irreversibile e incrollabile dei giovinazzesi veraci che secoli fa, ancor prima dell’approvazione della Magna Charta, hanno d’autorità imposto un emendamento non solo al codice della strada, ma alla filosofia stessa di proprietà privata. La seggiola in mezzo alla strada significa, in sostanza, «è vietata la sosta». Anzi qualcosa di più deciso e radicale: «Ve lo scordate anche solo di immaginare una benché minima opportunità di sosta». E contemporaneamente: «Questo pezzo di strada e di marciapiede appartiene a me che abito il sottano immediatamente prospiciente e posso usarlo come veranda, ospitare parenti e fare circolo, e chiunque capiti a tiro che faccia il giro, se gli fa comodo, altrimenti si arrangi». «Signora, per piacere può togliere la sedia ché devo parcheggiare?» - domanda l’automobilista forestiero, curvo sul volante, con un sorriso sgangherato. La signora, consapevole della protezione di una millenaria tradizione, solleva appena la testa e socchiude gli occhi, fa schioccare la lingua contro il palato. È un no risoluto, nel linguaggio dei duri. Il forestiero non arretra di un millimetro. «Signora, le sembra giusto occupare questo spazio in una città dipinta di

Il sogno di Corsignana affetta da aspergillosi broncopolmonare allergica causata da reazioni di ipersensensibilità nei confronti delle macchine in sosta davanti al suo sottano strisce blu e con la gente che non sa dove parcheggiare?». La signora, con l’espressività di un blocco di cemento: «La macchina mi toglie l’aria». Un fiume di cartelle cliniche, mille battaglie contro l’Asl. A nonna Corsignana le hanno risposto sempre di no per ricevere un’indennità di invalidità. Da anni soffre pure di aspergillosi broncopolmonare allergica causata da reazioni di ipersensensibili tà nei confronti delle macchine in sosta davanti al suo sottano. Mica è uno scherzo. Tom Depalma questo non lo sa. Le cronache non segnalano episodi di redenzione dei proprietari di sottano eccezion fatta per le donne gravide che, noncuranti dei consigli del ginecologo di camminare poco e riposare molto, spossate infine dal lungo cammino al termine della serata, si fermano per rifiatare in prossimità della seggiola bianca di Corsignana. Che con garbo si schioda per qualche istante dalla seggiola: «Accomodatevi, signora». La seggiola ricopre interamente la sua utilità sociale. Ma è solo un attimo, perché poi si rincomincia a lottare e soffrire. Bianca come la luna resta la sedia di Corsignana, la gente smamma via senza farsene una ragione. Da quando il sindaco ha rifatto di blu il maquillage della città, Corsignana vive il sogno di una sedia blu. Le costerà sessanta euro l’anno. Sessanta euro l’anno per non soffrire di aspergillosi broncopolmonare allergica. Sessanta euro per un farmaco che non è neanche in fascia C. Aspettando Godot che garantirà i salvavita gratuitamente. SERGIO PISANI



spigolature

DI

SERGIO PISANI

A CAPITAN FINDUS (PENSIONATO) Per me sarà sempre buon pesce, tanto gusto, tutta forza. Come il famoso Capitan Findus (la somiglianza c’è tutta) che ripagava i suoi ragazzi con i bastoncini di pesce per diventare da grandi più forti, più belli. Anch’io mi sono imbarcato come mozzo sul suo peschereccio, anch’io sono stato ripagato con i suoi bastoncini insieme a quel «sorriso dei suoi occhi» che fotografa linguisticamente l’espressione di chi ti restituisce la sereni- AGUZZA LA VISTA, TROVA LE DIFFERENZE TRA tà perduta. Prima però di salpare sul peschereccio del CAPITAN FINDUS e IL dr ANTONELLO TARANTO Capitan Findus, mi sembrava di rivivere il film di Troisi zionale in qualità di relatore, esperto delle tematiche relative «Speriamo fosse amore invece era un calesse». Da quel alle dipendenze, il dott. Taranto - strano ma vero - dialogava film ci siamo passati un po’ tutti. Trovatemi uno che anche sui principali quotidiani nazionali e anche con La Piazza non ha perso la propria donna e non ha avuto voglia di di Giovinazzo manco fosse il Corriere della Sera. Anzi, proprio morire? Anch’io! Anch’io gridavo al mio amico Enrico su La Piazza, il dott. Taranto s’inventava rubriche a tema (le da Berlino: «Lasciami soffrire tranquillo. Con te qua sof- storie di Gappino) che sarebbero diventate filantropia sociale e fro male, soffro poco, non mi diverto. Non c’è quella teatrale. Titolo: «Mi gioco la vita o no? Perdere, lasciare o radbella sofferenza». A questo punto, fedele al canovaccio doppiare? C’è stato mai qualcuno che si è ammazzato perché del film di Troisi, quando stavo già raccogliendo qual- incapace di pagare la tassa sui rifiuti?». Mamma quanto è lungo che ciocca di capelli, una vecchia fotografia e qualche sto titolo. Un po’ come lungo era il nome deòla collaboratrice souvenir del cuore per tentare la soluzione estrema della Raffaella Maria Barbara Direnzo. Figuriamoci la lettura! Che barfattucchiera, il mio amico Enrico, dopo avermi inutil- ba, che noia, si dimostrò tale solo a Crepet. Un giorno, infatti, mente sventagliato l’album di farfalle che collezionava, negli incontri strani che si fanno sul lavoro, lo incontrai sul tregiorno dopo giorno, il suo amico Vittorio Sgarbi e no. Gli proposi la lettura di Gappino. Quel giornale rimase abteorizzato la concezione del subito a 90°, alza il telefono bandonato sul sedile del treno dopo la sua discesa a Orvieto e chiama il capitan Findus. «Antonè, l’unica fede che mi dove l’illustre psichiatra, sociologo, educatore, saggista, è rimasta è la patacca secondo il Vangelo di Sgarbi (nda opinionista italiano e ‘sottuttoio’ doveva andare a presentare Pasma non ha funzionato!) e il tuo metodo psicanalitico». An- sione, il suo ultimo libro. Quel libro, lo avevo già letto gratis su dai dal Capitan Findus senza portagli in dono quattro Telegram. Oggi non lo leggerei neanche se mi pagassero. Avencapponi. In passato più di mille Crepet mi avevano fre- do saggiato la protervia dell’uomo per quel suo gesto, con molta gato tanti soldi, gli avevo formulato mille domande sen- educazione, mi trattenni lo sputtanamento. Aveva proprio raza ricevere in cambio una risposta vera. Più del mare in gione don Tonino: «Dio ci faccia sentire vermi ogni volta che la tavola, quel giorno mi affidò il comando di un piccolo carriera diventa idolo della nostra vita». Beh, i vermi in Italia naviglio, disegnandomi la rotta verso un futuro migliore. sono rimasti insieme a Crepet e agli Istituti di Medicina e ComCapii subito che Troisi faceva per me e che non bisogna- mercio. Insieme alle nostre cazzate infinite, alle urla scomposte va più amare per amore, ma per schifo: «L’amore finisce, di politicanti ladroni e alle glorie vuote da coglioni. Grazie ed è una delusione. Anche lo schifo finisce, però è una Capitan Findus se continui a disegnare a colori il mondo che soddisfazione». Altro che Zoloft e farmaci antipsicotici. sognavo da ragazzo quando mangiavo i bastoncini di merluzzo. Il miglior farmaco per la coscienza di psiche restano i Mi sono serviti per sconfiggere le magie di tanti stregoni, bastoncini di pesce del capitan Findus. E il sale del mare imbonitori, fanfaroni che nascondono soltanto vuoti di pensiein faccia quando c’è il maestrale per guarire le ferite se ro. Finisco qua, perché la lettura delle riviste deve essere corta non hai più voglia di riprendere il volo (Capitan Findus come le gonne delle donne. Altrimenti nessuno mi legge, neantra l’altro oltre a portare il mare in tavola, sa stare anche che mia madre che sapeva che avevo affidato la cura dell’anima benissimo su una tavola da surf). Antonello Taranto l’ho al Capitan Findus. Gli altri, poi, i lettori dei soli titoli e dei cateconosciuto quando era già il supervisore, il Direttore dei nacci si preoccuperanno vedendo la fotografia a mo’ di pagellina. Ser.D dell’ASL Ba, quando dovevi fare la fila all’ingres- Finisco qua anche se “la scelta degli scrigni” non riesce a frenare so del quartier generale di via Amendola, aspettando uno le mie tante pulsioni di vita e di morte. Tutti si chiederanno: ma dietro l’altro il proprio turno per ricevere il nulla osta dal qual è la notizia? Il pensionamento è solo un’illusione. L’affitto vigilante e passare poi tra mille psicologi, proprio come del sole si paga in anticipo. Più per meno, meno. La prego, dottosuccedeva per il rag. Fantozzi e il suo megadirettore re, che sintomi ha la felicità? galattico. Ospite sempre su TgR Puglia o sul canale naSERGIO PISANI


partita tripla

ANTONELLO TARANTO, PSICHIATRA*

A GIOVINAZZO SI PARLA DELLA LEGGE ZAN «NO ad ogni discriminazione e NO ad ogni violenza. Sì all’amore universale, al dialogo universale e alla promozione dell’educazione e della cultura» Tre amici si incontrano al bar: un frate cappuccino sempre devoto e ligio alla regola ma anche studioso di psicologia e di antropologia delle religioni; una professoressa di lettere e storia, appassionata di filosofia, femminista fino alla ribellione verso il suo passato da scout e tornata alla partecipazione cattolica grazie all’incontro con don Tonino Bello; uno psichiatra, viaggiatore fra i deliri più bizzarri dei suoi pazienti. I tre affrontano una discussione sull’ormai famosa proposta di legge Zan. Essa consiste in due soli brevissimi articoli di pochi righi che dicono, sostanzialmente: «... dopo le parole ‘o religioso’ sono aggiunte le seguenti ‘oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere’». Si tratta di inasprire le pene nei confronti di chi commette azioni violente. Tutto qui, ma il dibattito politico, che si è spostato dal luogo naturale (il parlamento) al luogo della (in)civiltà moderna (socialmedia), sta creando polemiche e divisioni a non finire. Anche i tre amici vogliono esprimere il loro parere. Riusciranno a farlo senza accendere la polemica fra chi è a favore e chi è contrario? COMINCIA IL FRATE. «E’ necessario sensibilizzare la gente sul disegno di legge Zan. Pensate che è venuta da me una donna di chiesa, molto turbata, perchè ha sorpreso il figliuolo quindicenne che, di nascosto, si pittava le unghie e si metteva il rossetto. Scoperto, il ragazzo è scoppiato in un pianto e ha confessato che si sentiva felice solo quando andava da una

sua amica che gli permetteva di indossare I suoi abiti femminili… La povera donna era divorata dall’angoscia e dai sensi di colpa ed io le ho suggerito di rivolgersi ad uno specialista. Le ho detto che al Policlinico di Bari ci sono professionisti psicologi che si occupano anche di problemi di transessualità. In quegli stessi giorni ho sentito un servizio alla radio in cui un giovane dal linguaggio dotto e forbito dissertava con evidente disprezzo sul “peccato dell’omosessualità. Ma la Chiesa non lo riconosce questo peccato. Papa Francesco ha detto chiaramente che non è peccato amare altre persone, anche dello stesso sesso. Il peccato, semmai, è praticare il sesso senza amore e, in particolare per i preti, violare il voto di castità». CONTINUA LA PROFESSORESSA: «Si deve prendere atto dell’evoluzione culturale e antropologica. Lo stereotipo delle donna sottomessa e dedita solo all’allevamento della prole è, ormai, ampiamente superato. E’ acclarato anche dalla scienza che il sesso genetico e l’identità sessuale o identità di genere possono anche non essere conformi alle aspettative. Tante pubblicazioni, sia scientifiche che teologiche, evidenziano che le diversità non sono vizi o malattie ma possono essere segni di evoluzione e frut-


to di un cammino di autoconoscenza e consapevolezza. Nel nostro contesto culturale, invece, le diversità sono fonte di sofferenza perchè il pensiero violento di tipo razzista o maschilista tende a discriminare e ad escludere. Al contrario un buon modello di integrazione è rappresentato dal mondo dello scoutismo che, inizialmente, presentava due associazioni, dividendo rigidamente le attività e i progetti dei masche e delle femmine. Agli inizi degli anni ’70, sulla spinta del cambiamento, si è costituita l’AGESCI che offre ai ragazzi e alle ragazze la possibilità di uscire fuori dai ruoli e copioni orientati dagli stereotipi di genere promuovendo, invece, una cultura inclusiva, non violenta e rispettosa della ricchezza della diversità. INTERVIENE LO PSICHIATRA: «Innanzitutto voglio precisare che esiste una differenza fra la transessualità e l’omosessualità. La prima è una condizione di profonda sofferenza perchè si tratta di persone che si sentono imprigionate in un corpo che non corrisponde alla loro identità profonda. Il sogno più grande di queste persone è cambiare sesso e vivere una vita normale. L’omosessualità, invece, è la condizione di chi, pur sentendosi perfettamente a suo agio nel proprio corpo e nel

proprio ruolo sociale, si innamora di persone dello stesso sesso. Fra queste due situazioni, generatrici di genuina sofferenza psichica, vi è un’infinità di sfumature che (non bisogna nasconderlo) possono anche esprimere atteggiamenti di superficialità, di esibizionismo, di pura lussuria edonistica o di strumentalizzazione sociale. Nostro dovere è quello di ridurre i livelli di sofferenza (qualunque ne sia la causa) e prevenire qualsiasi forma di violenza». Gli ingredienti per accendere mille discussioni ci sono tutti ma i tre amici si trovano d’accordo su un concetto: anche invocare la tutela della famiglia tradizionale non ha più senso perchè è evidente che il 90% delle condotte violente a danno delle donne avviene proprio nel contesto della famiglia “tradizionale”, in cui il maschio incapace di ragionare impone la violenza della propria forza fisica e la femmina incapace di ribellarsi la subisce. E tutto ciò accade davanti a bambini che non riusciranno a trasformarsi da bambina a ragazza a donna ovvero da bambino a ragazzo a uomo. I tre amici, quindi, concludono: «No ad ogni discriminazione e no ad ogni violenza. Sì all’amore universale, al dialogo universale e alla promozione dell’educazione e della cultura». MARIANO BUBBICO, frate cappuccino *Direttore Dipartimento DAMIANA NACCI, Dipendenze professoressa Patologiche ANTONELLO TARANTO, ASL Ba psichiatra




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DI

GIANGAETANO TORTORA

2HANDS GIOVINAZZO ONNIPRESENTE Pulizia ambientale: volontari all’opera in diversi punti della città

FOTOGRAFIA, ANGIE STERLACCI

FOTOGRAFIA, SIMONA DEMARTINO

FOTOGRAFIA, JOSEPH ALBANESE

2-9-16 maggio Dopo alcune settimane di fermo dovute alle restrizioni da zona rossa, il gruppo di volontari di 2hands Giovinazzo è stato protagonista di encomiabili interventi di pulizia ambientale in diversi punti della città, sempre nel pieno rispetto delle misure anti-Covid. Domenica 2 maggio 2hands Giovinazzo è tornata in azione con la seconda edizione dell’evento 2passi con 2hands. Il fine ultimo dell’iniziativa, oltre a quello implicito della pulizia della zona, è stata l’ulteriore valorizzazione della bellezza della nostra campagna. L’intervento è stato infatti effettuato in Contrada Sant’Antonio, una zona dell’agro

giovinazzese segnalata su 2MAP per l’alta quantità di rifiuti ivi presenti. Grazie al prezioso impegno di 40 volontari, 2hands Giovinazzo è riuscita a recuperare 428 kg di rifiuti, di cui nello specifico: 65,6 kg di plastica; 104,6 kg di vetro; 229 kg di indifferenziato; 13 kg di gomma, 4,80 kg di carta e 11 kg di altri materiali. In questo senso 2hands Giovinazzo si è già attivata con un sistema di mappatura (2MAP, appunto) e invita tutti i cittadini a segnalare alla mail 2handsgiovinazzo@gmail.com zone dell’agro che versano in condizioni altrettanto critiche, allegando foto/video e posizione GPS. Altra tappa, domenica 9 maggio, il lungomare di Ponente: 2hands Giovinazzo, in collaborazione con Opa Opa on the beach, Flamingo Surf Club Puglia, Decathlon Molfetta, Decathlon Bari Modugno e Decathlon Casamassima, ha infatti aderito al flashmob nazionale #unitiperilmare2.0, organizzato da Sons of the Ocean. Il cleanup, svoltosi al Braccio di Giovinazzo, non è avvenuto solo sulla terraferma: grazie ai sup e kayak messi a disposizione da Opa Opa, agli apneisti di Flamingo Surf Club e ad alcuni volontari sub di 2hands Giovinazzo è stato possibile anche ripulire il fonda-


le marino. Gazebo e attrezzature per l’intervento sono stati forniti da Decathlon. Grazie all’operato di oltre 90 partecipanti sono stati rimossi dalla zona 263,7 kg di rifiuti (86,3 kg di plastica; 59,1 kg di vetro e 118,3 kg di indifferenziato, di cui 27 kg raccolti dal mare). Domenica 16 maggio, infine, i volontari di 2hands Giovinazzo sono stati impegnati in un cleanup nella zona del campo sportivo. L’intervento ha portato alla rimozione di 240,765 kg di rifiuti, di cui nello specifico: 86 kg di vetro; 26,765 kg di plastica; 109,9 kg di indifferenziato; 13,50 kg di legno; 4,6 kg di carta. A ciò vanno poi aggiunti i circa 40 kg di rifiuti raccolti lo stesso giorno, in prossimità della sua campagna, da parte di una componente di 2hands Giovinazzo che non poteva essere presente al campo sportivo. Anche in questo caso, vale l’invito ai cittadini a segnalare alla mail 2handsgiovinazzo@gmail.com zone critiche. 1 maggio GIOVINAZZO SU BELL’ITALIA… Grande ribalta per Giovinazzo, apparsa infatti sul numero di maggio della famosa rivista nazionale mensile Bell’Italia, con un suggestivo ser vizio fotografico e descrittivo dedicato alla nostra città. Non è la prima volta che Giovinazzo viene menzionata su importanti riviste che ne esaltano la grande bellezza. E siamo certi che non sarà neppure l’ultima…

Carminiello e ha condiviso alcune celebrazioni dell’anno liturgico con la parrocchia San Domenico. La cerimonia si è svolta in ossequio delle norme anti covid e ha visto la presenza di alcuni sacerdoti di Giovinazzo e della curia diocesana. Nell’altare sono state deposte le reliquie di santa Maria Goretti, di santa Gemma Galgani, del beato Nicola Paglia e di San Giovanni Paolo II. 3 maggio CIAO TARZAN La notizia della sua morte ha reso tristi non solo i suoi concittadini molfettesi, ma anche i tanti giovinazzesi che lo conoscevano. Stiamo parlando di Nicola Antonio Sciancalepore, per tutti Tarzan, deceduto all’età di 80 anni. Tarzan non era solo un eroe cinematografico, era un nome magico, un urlo antico, un richiamo forte, un palpito di cuore per tutti. Adesso che non c’è più, ci serve questo eroe per aprire lo scrigno arrugginito in cui si nasconde il senso della vita. Il ricordo dell’urlo di Tarzan (record! record!), che era anche il nostro, supera ogni bandiera a mezz’asta e ogni commiato delle istituzioni. Ciao Tarzan! 11 maggio «FATECI LAVORARE IL PIATTO PIANGE»

1 maggio NUOVA VITA PER LA PARROCCHIA SAN GIUSEPPE

Al termine della visita pastorale, il nostro Vescovo Mons. Domenico Cornacchia ha presieduto la celebrazione di dedicazione del nuovo altare della chiesa di San Giuseppe. Questo momento ha anche sancito la riapertura della chiesa dopo quasi sette mesi di lavori guidati dall’architetto Annamaria Sollecito, durante i quali la comunità ha esercitato le sue attività di culto e pastorali presso la chiesetta del

Non si è trattato di una candid camera, ma di una civile provocazione. Gaetano Illuzzi, titolare del ristorante Galì in via Molfetta, ha infatti qualificato come provocazione la sua idea di sistemare e apparecchiare i tavolini all’esterno del detto locale, al posto delle auto, nella zona dei parcheggi con strisce blu. Con tanto di piatto vuoto con la scritta “fateci lavorare il piatto piange”. Il tutto come forma di protesta contro le note misure varate dal Governo che allora consentivano la riapertura al pubblico solo dei locali con posti a


sedere all’esterno, laddove il Galì non è dotato di spazi esterni. In attesa di nuove decisioni governative (che poi sono arrivate, con validità a partire dal 1 giugno), Gaetano Illuzzi ha pertanto chiesto al Comune l’emanazione di un provvedimento che permetta l’utilizzo dell’area esterna al locale ai fini della sistemazione dei tavolini. Un appello non rimasto privo di riscontro, in quanto pochi giorni dopo tale protesta nel corso di una diretta FB il sindaco Tommaso Depalma ha dichiarato che verranno chiusi al traffico tratti di strade pubbliche, nei limiti del possibile e anche a rischio di creare disagi ai residenti e alla circolazione, in modo che possano lavorare pure gli esercenti di attività di ristorazione normalmente prive di spazi esterni. Gli interessati possono presentare una richiesta scritta al Comune ovvero recarsi direttamente a prenotazione erano infatti limitati e le visite si sono svolte in Palazzo di Città. gruppi distinti formati da 15 persone, naturalmente munite di mascherina. In totale, i visitatori sono stati circa 600. La 11 maggio RECOVERY SUD torre medioevale della nobile famiglia dei Paglia che diede i E INFRASTRUTTURE: VICEPRESIDENTE SIFO natali al beato Nicola Paglia, detta delle pietre rosse (dal nome INCONTRA VICEMINISTRO BELLANOVA della contrada in cui insiste nell’agro del Comune di Giovinazzo), è databile per epoca di costruzione intorno al 1200. Eccezionalmente riaperta a conclusione dei lavori di restauro, in parte cofinanziati dal GAL Fior d’Olivi, in essa si intende realizzare un piccolo centro che documenti le funzioni rivestite in passato dalla torre: quella principale di torre di avvistamento e segnalazione all’interno di un più esteso sistema territoriale di difesa e quella più recente e complementare di torre colombaia, rappresentando una ricca fonte economica e segno tangibile del potere personale ed economico del ricco proprietario terriero che la deteneva. Iniziative collaterali a beneficio dei visitatori della torre: gli allestimenti della pittrice Ilaria Lafronza, con le vedute su Giovinazzo in miniatura; gli interventi d’arte a cura di Ra I sindaci della Rete Recovery Sud hanno incontrato il contemporay Art di Terlizzi e Liceo Artistico Federico II viceministro delle Infrastrutture Teresa Bellanova, esponen- Stupor Mundi di Corato; gli intermezzi musicali degli allievi do a lei e al suo staff i primi risultati dell’attività di ricogni- della Scuola Comunale di Musica Filippo Cortese; il banco zione dei progetti presentati dai Comuni, che confluirà nel di scrittura e storia degli amanuensi dell’associazione Stupor Libro Bianco del Mezzogiorno per il Recover y Plan. Dal Mundi. completamento dell’autostrada Bari-Taranto alla statale Ionica, dalla soppressione dei passaggi a livello alle strade GIORNATA MONDIALE DEL DONATORE DI rurali, dai porti turistici al rifacimento dei lungomari: questi i SANGUE 2021. ECCO LE DATE A GIOVINAZZO temi discussi con la parlamentare pugliese dai rappresentanti Il 14 giugno si celebra dei Comuni di Acquaviva (Davide Carlucci), Bisceglie la Giornata Mondiale (Angelantonio Angarano) e Giovinazzo (il vicepresidente del del Donatore di SanConsiglio Comunale Pietro Sifo, in rappresentanza del sinda- gue che serve a ringraco Tommaso De Palma). Nei prossimi giorni i sindaci di ziare i donatori per il Recovery Sud invieranno una sintesi delle necessità più sen- loro “dono salvavita”. tite, distinguendole in base alle linee di intervento del Pnrr, Quest’anno sarà l’Itacon una attenzione particolare alla sostenibilità ambientale. lia a ospitare questo All’incontro era presente anche l’on. Salvatore Capone, con- evento globale, slittasigliere particolare della Viceministro, resosi disponibile quale to di un anno causa punto di riferimento per le istanze provenienti dai Comuni COVID-19. Per far del Recovery Sud. crescere la consapevolezza della necessità di 15-16 maggio GIORNATE FAI DI PRIMAVERA donazioni di sangue A TORRE PAGLIA regolari è assicurare la 29ª edizione delle Giornate FAI di Primavera, iniziativa or- qualità, la sicurezza e ganizzata dai volontari del Gruppo FAI per scoprire le bel- la disponibilità del sanlezze che ci circondano, tra arte, storia e natura, e alla quale gue e dei prodotti deè stata recentemente conferita la Targa del Presidente della rivati per i pazienti che ne hanno bisogno, vi ricordiamo le Repubblica. Per quanto riguarda Giovinazzo, è stato possi- giornate di raccolta presso la sede del Gruppo Fratres S Luibile ammirare Torre Paglia, detta delle pietre rosse, visitata gi Depalma Giovinazzo ODV in Via G. Marconi 9 nel mese nel rispetto delle normative vigenti. I posti disponibili per la di giugno: 7 – 13 - 27. GIANGAETANO TORTORA


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DI

ENRICO TEDESCHI

LILLINO D’ERASMO

LA RAGIONE A DESTRA Questo 13 maggio scorso si è spento all’improvviso nel Policlinico della sua città, all’età di 76 anni, Michele D’Erasmo, ma da sempre per tutti “Lillino”. Una sua seconda vita molto privata, tutta casa e famiglia, quella che lui si è scelta a Giovinazzo con sua figlia Michela e Maria Teresa D’Arenzo, giornalista di lungo corso ed ora portavoce del noto eurodeputato Raffaele Fitto, il candidato pugliese di centro destra che, fino all’esito delle urne, sembrava destinato a poter soppiantare il governatore Emiliano. Ma non è di questo che intendiamo parlare, bensì di un D’Erasmo che, conosciutissimo a Bari anche al di là della politica, è stato pure un sindacalista così apprezzato da divenire «in piena sintonia con il socialista Giovanni Decaro» presidente del Dopolavoro Ferroviario. Una notizia, quella della sua scomparsa, perciò subito rimbalzata su tutti i media locali e, sia pur succintamente, anche sulle pagine baresi delle maggiori testate nazionali. Tutt’altro taglio, invece, per l’articolo sul quotidiano italiano che ha sede a Bari: è un ritratto a tinte vivide quello che lì, ottimo esempio di giornalismo puntuale ed imparziale, descrive Lillino per cosa è stato realmente: un personaggio di grande impegno civile e con rare capacità organizzative che ha «…attraversato coraggiosamente 60 anni di storia politica pugliese». Anzi ha contribuito non poco a scriverla anche lui, sin da quando entrò nella sezione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Ovvero quello scomodo «piccolo partito di grandi uomini…» che era l’MSI e che proprio a Bari, oltretutto, vantava una figura di primissimo piano nella Storia non solo di quella Città: quel “senatore a vita” barese (ma per consenso popolare) che fu Araldo di Crollalanza. L’uomo, cioè, che riuscì a fare, nel pur controverso periodo del Ventennio, della capitale di Puglia la splendida “Porta d’Oriente” d’Italia per come ancor oggi si presenta «bellissima perché ancora pressoché intatta» ai suoi posteri. Ora, accanto a Di Crollalanza, impossibile non citare anche l’altro riferimento ideale che D’Erasmo incontra sin dai suoi esordi, e di cui in breve tempo divenne un braccio destro non solo operativo: l’on. Tatarella, quel finissimo tessitore e visionario che, sdoganando l’MSI, lo portò addirittura al Governo. Stiamo parlando, piaccia o non piaccia a qualcuno, del forse più grande statista della seconda Repubblica, di quel “Pinuccio Tatarella” vicepremier, erede e continuatore del sogno di Giorgio Almirante che, oltre all’appellativo di “Vicerè delle Puglie” si guadagnò a ben giusto titolo pure quello di “Ministro dell’Armonia”. Al riguardo anche una personale licenza sul filo dei ricordi: il nostro primo incontro con Lillino a Bari – neanche una decina di persone in tutto, compreso Tatarella- in occasione dell’ultimo compleanno di Araldo di Crollalanza nella sede del “Roma”. Un episodio molto lontano nel tempo ma che la dice lunga anche sulla coerenza e fedeltà di cui D’Erasmo era capace, visto che, dopo la scomparsa di Pinuccio nel 1999, seguì addirittura pure suo fratello, l’eurodeputato Salvatore Tatarella, nella nuova, non felice avventura

LILLINO D'ERASMO, storico dirigente della destra pugliese e braccio destro del vice Presidente del Consiglio (Governo Berlusconi) Pinuccio Tatarella della destra di Futuro e Libertà voluta da Fini. Ottimo mediatore, sulla scorta del suo mentore, questo il nostro racconto di lui che finisce per diventare il racconto di un’epoca, ma anche di una politica fatta di passione intensa, ascolto ed idee; ovvero anche di quella destra che, con i suoi valori inalienabili, ha poi saputo anche vincere ed è confluita da ogni dove, insieme agli altri, per l’ultimo saluto al “federale” D’Erasmo. L’ampia chiesa della SS. Immacolata “gremita” - e giocoforza molta gente restata fuori sul sagrato sempre in ossequio alle norme anti Covid - si può dire che è una piccola, disciplinata folla della “meglio Puglia” quella che qui, a Giovinazzo, si è ritrovata apposta per lui. Di certo non mancava nessuno dei politici di spicco dell’area, ma davvero tante le presenze di alte personalità o di rappresentanti di un po’ tutte le categorie o di associazioni prestigiose che non avevano alcun preciso colore di riferimento. Unica assente (anche istituzionale) solo “l’altra parte”, davvero impossibile poterli menzionare tutti, i tanti presenti di rilievo, senza fare ingiusto torto a qualcuno o, peggio ancora, alla democrazia dei sentimenti; insieme alla famiglia e ai tre figli di D’Erasmo, ossia Renato, Gianni e Michela, per dovere di cronaca ci limiteremo pertanto a ricordare, oltre al già citato on. Fitto, il consigliere Filippo Melchiorre, in fascia tricolore su delega della Città Metropolitana e l’on. Marcello Gemmato, entrambi in prima fila a rappresentare anche gli altri parlamentari, i sindaci e i consiglieri regionali e cittadini convenuti. Una funzione intensa come poche, non è certo mancato chi ha sentito il dovere di tributare un pubblico omaggio allo scomparso attraverso un suo ricordo personale. Al microfono del leggio si sono così avvicendati il presidente del Dopolavoro Ferroviario Tommaso Barone, il sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma e il giornalista Michele De Feudis. prima di lasciare il posto alla giovanissima Michela che ha stupito tutti con il suo ultimo saluto al papà con un commovente addio accompagnato dalle parole di conforto e speranza di S. Agostino. Un lungo silenzio prima del fragoroso applauso mentre il feretro usciva dalla chiesa, così la “partenza” di Lillino D’Erasmo verso un mondo migliore. ENRICO TEDESCHI


storia

nostra

DI

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FORSE NON TUTTI SANNO....

GIOVINAZZO NEL DIZIONARIO BIOGRAFICO DEGLI ITALIANI DELLA TRECCANI Possiamo senza ombra di dubbio affermare che chiunque si sia accinto a narrare per motivi diversi le vicende di qualche personaggio, si è sempre prima preoccupato di rintracciare dello stesso una biografia, per meglio inquadrare il suo operato nel contesto narrativo. Una biografia, può essere banale dirlo, contiene la ricostruzione della vita di una persona; non è banale però ricordare che nel tempo è cambiato il modo di narrarne gli eventi che oggettivamente hanno inciso sulla sua vita tanto da renderla speciale e meritevole di passare alla storia. Nell’antichità e nel primo Medioevo le biografie non descrivevano tanto la vita di quel tale personaggio ma piuttosto i suoi pensieri e quindi questi scritti avevano il valore di vere e proprie lezioni. Negli Acta martyrum con la biografia si cominciarono a descrivere i processi e le condanne a morte dei martiri cristiani e successivamente tutta la loro vita, con le numerose leggende a loro legate. Nel Rinascimento le biografie, e anche le autobiografie, divennero un vero e proprio genere letterario, non si può non citare qui l’opera di Giorgio Vasari Le vite relativa agli artisti rinascimentali. Nel Seicento poi si iniziarono a scrivere biografie anche di personaggi non influenti, moralmente o artisticamente come gli avventurieri e i criminali, perché anche gli avvenimenti legati alla loro presenza, se pur negativa, avevano inciso sulla storia del paese. Ma il profilo biografico basato solo su fatti ed eventi cominciò ad apparire limitato e perciò, con metodo scientifico, si indagò sull’aspetto psicologico di ogni personaggio. Nacque così la biografia moderna. L’opera italiana più completa in tal senso, e più consultata da storiografi, scrittori, e studenti intenti a tracciare profili biografici, è sicuramente il Dizionario Biografico degli Italiani curato dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Il Dizionario fu ideato nel 1925 sul modello di analoghe opere tedesche e inglesi. E’ superfluo fare i nomi di quanti negli anni hanno portato avanti questa validissima iniziativa editoriale, basti ricordare il nome di Giovanni Gentile, direttore della Treccani, che la sostenne e in essa credette con tenacia. Il Dizionario, pubblicato a partire dal 1960 fino al dicembre 2020, presenta in 100 volumi, in ordine alfabetico, schede biografiche di circa 40mila italiani illustri degni di essere ricordati, vissuti dal V° secolo ai giorni nostri. Tra gli illustri personaggi vi sono accanto a pittori, scultori, musicisti, scrittori, poeti, scienziati, politici famosi, anche tanti personaggi

forse ignorati perfino nei testi storici, come artigiani, banchieri, cronisti, mercanti, notai. Cioè tutti quegli uomini e quelle donne che hanno lasciato un segno nella cultura e nella storia d’Italia. Nel 1995, per iniziativa di Rita Levi Montalcini, si organizzò la digitalizzazione sia dell’Enciclopedia Treccani che del Dizionario biografico che da marzo 2011 è consultabile on line sul portale della Treccani. Per questa moderna modalità di consultazione, ma soprattutto per le difficoltà finanziarie del gruppo editoriale, fin dagli anni novanta del ‘900 già si paventava la possibilità di non dar più seguito alla pubblicazione a stampa dell’opera. La mobilitazione in quegli anni, contro tale eventualità, di storici e lettori più colti, ha consentito che si riuscisse ad arrivare al 2020 con il volume n. 100. Per comporre ogni voce, debitamente firmata dal suo compilatore, sono state compiute scrupolose ricerche negli archivi e nelle biblioteche di ogni parte del mondo. La prima voce del primo volume del 1960 è “Aaron” (Pietro Aaron, musicologo, nato a Firenze verso il 1489), l’ultima del 100esimo volume uscito nel 2020 è “Zurlo”(Giuseppe Zurlo , politico, nato a Baranello nel 1757). L’opera comprende la biografia di diversi giovinazzesi (il Beato Nicola, Niccolò Spinelli, Matteo Spinelli, Bisanzio Lupis, Agostino Gioia, Giuseppe De Ninno, Luigi de Gaetano) e di più un vescovo della nostra città (Carlo Maranta, Giuseppe Orlandi e Giovanni Antonio Viperano). Considerato che per diverse ragioni legate alla pandemia e ad altri fattori ci è ormai impossibile approfondire le ricerche sui documenti custoditi in archivi e biblioteche, cominciamo a proporre come “pagina di storia” le biografie dei suddetti personaggi tratte dal Dizionario Biografico che rivelano aspetti della loro vita che sinora non sono stati affatto divulgati dagli storici locali. GIOVANNI ANTONIO VIPERANO VESCOVO DI GIOVINAZZO La biografia che riportiamo questo mese tratta dal volume 99 è quella di VIPERANO, Giovanni Antonio che il 6 maggio 1589 fu eletto vescovo di Giovinazzo. Di lui abbiamo diverse biografie, ma questa del Dizionario fornisce alcuni dati che esulano dalla sua attività pastorale in Giovinazzo e che pertanto proponiamo integralmente, sicuri che il suo compilatore, Guido De Blasi, abbia scientificamente accertato la veridicità di ogni sua affermazione. Come tutte le biografie del Dizionario, infatti a corredo della voce, c’è una ricchissimo elenco delle fonti documentarie archivistiche e bibliografiche che non riportiamo in questa sede, rimandando alla pagina https://www.treccani.it/ enciclopedia/giovanni-antonio-viperano_%28Dizionario-Biografico%29/ . VIPERANO, Giovanni Antonio. – Nacque a Messina nel 1535, da Nicola, esponente di una famiglia della Giurazia cittadina, e da Francesca Armaleo (o Arcoleo, che morì quando Giovanni Antonio era ancora in tenera età). Ebbe tre fratelli, Pietro, Giuseppe e Gaspare, che nella seconda metà del Cinquecento furono spesso giudici della curia stratigoziale di Messina. Dopo aver ricevuto una prima formazione umanistica dal padre, tra il


1548 e il 1549 entrò nel Collegio mamertino della Compagnia di Gesù (fondato a Messina proprio nel 1548), compiendovi l’anno di noviziato e seguendo gli studi di retorica e filosofia: qui ebbe come docenti Pietro Canisio, Benedetto Palmio e Giovanni Battista Passarini. Nel 1549, previa approvazione di Ignazio di Loyola, fu ammesso nell’Ordine dal rettore del Collegio Girolamo Nadal. Giovane brillante, alla fine dell’anno scolastico 1553 fu incaricato per alcuni mesi di sostituire il docente di retorica; nel settembre di quell’anno fu inviato a Roma presso l’anziano fondatore della Compagnia, che dopo un mese lo mandò con altri due compagni al Collegio di Gubbio, ove insegnò sempre retorica. Nell’aprile del 1554, a causa di una non definita malattia, si trasferì nella casa dei gesuiti di Firenze, dove era rettore Diego Laínez: appena ristabilitosi, ad agosto, fu inviato al Collegio di Perugia, presso cui insegnò retorica e greco e realizzò pubbliche recite oratorie e poetiche. Dall’anno accademico 1556-57 ebbe la cattedra delle medesime discipline presso l’Università cittadina. Alla fine dell’anno scolastico 1558, dopo aver esternato alcuni malcontenti e delusioni sulla gestione dell’Ordine, fu mandato a Messina. Nella città dello Stretto, a settembre, recitò l’orazione funebre per la morte dell’imperatore Carlo V (Laudatio funebris Caroli V, Messanae 1558). Tornò nuovamente a Perugia a novembre e vi rimase meno di due anni: tanto per motivi di salute, quanto per una crisi spirituale (sorta dopo l’incontro con Nicolás Bobadilla, uno dei primi seguaci di Ignazio e che alla sua morte criticò fortemente la nuova direzione dell’Ordine), nel gennaio del 1560 lasciò la città umbra e si recò prima a Roma e poi di nuovo a Messina. Nei due soggiorni perugini Viperano ebbe modo di stringere stretti rapporti tanto con le autorità cittadine – tra cui il cardinale Fulvio Della Cornia, vescovo del capoluogo umbro, e il governatore Giovanni Battista Castagna (poi papa Urbano VII) –, quanto con le famiglie dei suoi allievi nobili, tra i quali un rampollo di casa Farnese e i nipoti di papa Marcello II Cervini. Abbandonato quindi l’insegnamento, maturò l’idea di uscire dalla Compagnia di Gesù e, entro il 1564, Viperano lasciò in effetti l’Ordine, dedicandosi quindi alla scrittura e alla pubblicazione di opere storiche, retoriche, poetiche, filosofiche. Continuò comunque a spostarsi tra l’Urbe, Perugia, dove pubblicò diversi suoi scritti, e Messina, dove nel 1568 declamò le orazioni funebri di Don Carlos e Isabella di Valois, rispettivamente figlio e moglie di Filippo II di Spagna (stampate insieme all’orazione a Carlo V in Laudationes III habitae Messanae, Perusiae 1570). Importante fu la rete relazionale che ebbe modo di tessere nei luoghi ove soggiornò, nonché la fama che si procurò con le orazioni funebri e il trattatello De bello Melitensi del 1565 (Perusiae 1567, dedicato a don Giovanni d’Austria). Nella seconda metà degli anni Sessanta guadagnò la protezione del cardinale Antoine Perrenot di Granvelle, il potente ministro di Filippo II che, allontanato dal governo dei Paesi Bassi, soggiornò a Roma a partire dai primi mesi del 1566. A lui dedicò il De scribenda historia liber (Antuerpiae 1569) e il De poetica libri tres (Antuerpiae 1579), opere pubblicate entrambe con Christoph Plantin, l’editore di Anversa con il quale Granvelle era in costante rapporto e con cui Viperano avrebbe pubblicato anche altre opere. Tra il 1575 e il 1576 tenne tre omelie al cospetto di Gregorio XIII. Seguendo forse il suo protettore, il cardinale Granvelle, nominato presidente del Consiglio d’Italia nel 1579, si portò in Spagna presumibilmente nello stesso anno. A Madrid il re Filippo II (a cui dedicò il De rege et regno, Antuerpiae 1579) lo insignì dei titoli di regius

capellanus e regius historicus. Viperano continuò a irrobustire la sua rete relazionale, come dimostrano le dediche delle opere stampate tra gli anni Settanta e Ottanta. A Giacomo Boncompagni, figlio naturale di Gregorio XIII e capitano generale delle genti d’armi di Filippo II, dedicò la stampa delle tre omelie (Orationes III, Perusiae 1579) e le Orationes VI (Antuerpiae 1581). A Gaspar de Quiroga y Vela, inquisitore di Spagna e vescovo di Cuenca, offrì il De summo bono (Neapoli 1575) e il De componenda oratione (Antuerpiae 1581, scritto tuttavia in gioventù e offerto al dedicatario tra il 1573 e il 1577). Al cardinale Alberto d’Austria indirizzò il De obtenta Portugalia (Matritii 1583; Neapoli 1588) e il De ratione docendi (Romae 1588). Il clima iberico però non giovò alla cagionevole salute di Viperano, che nel 1581 su consiglio dei medici dovette lasciare la corte di Madrid per tornare alle più miti arie italiane. Così, il 17 luglio di quell’anno il re lo nominò ciantro del capitolo della collegiata di S. Pietro nel Palazzo Reale di Palermo, assegnandogli anche una ayuda de costa (una ulteriore merced cui si sommarono altre gratificazioni nel 1584); governò la Cappella Palatina per mezzo del fratello Gaspare, suo procuratore. Sempre il sovrano gli assegnò, il 23 febbraio 1587, un canonicato a Girgenti (oggi Agrigento). Viperano era a Napoli quando il 6 maggio 1589 fu eletto vescovo di Giovinazzo da Sisto V (cui aveva dedicato il De divina providentia, Romae 1588): nella città partenopea emise la professione di fede nelle mani del nunzio apostolico Marcantonio Bizzoni (che ricoprì tale incarico sino al 26 maggio 1589). Il suo episcopato nella piccola diocesi pugliese fu caratterizzato da una particolare attenzione all’istruzione e alla riforma dei costumi del clero nonché alla riparazione delle chiese non più agibili. Viperano, aderendo al modello del vescovo tridentino, istituì nuove confraternite, indisse un sinodo diocesano (1592) e svolse due sacre visite (1600, 1607); ebbe tuttavia contrasti con l’arcipretura nullius di Terlizzi, che godeva dell’esenzione e dell’autonomia dal potere episcopale. Continuò a dedicare opere a esponenti della corte spagnola: al principe Filippo d’Asburgo (figlio di Filippo II) il De virtute (Neapoli 1592); a Pedro Fernández de Cabrera y Bobadilla (figlio di Diego, maestro di casa del sovrano) i Poemata (Neapoli 1593), che forniscono uno spaccato delle sue amicizie. I buoni rapporti che continuava a intrattenere con esponenti di spicco della corte di Madrid gli permisero poi di essere indicato nelle terne per le provviste di tre diocesi di patronato regio (nel 1593 la sede metropolitana di Reggio di Calabria e il vescovado di Cassano allo Jonio, quello di Monopoli nel 1598): tuttavia il sovrano promosse sempre altri candidati. Nonostante l’obbligo della residenza, Viperano fu spesso fuori la sua diocesi: indicative sono le partecipazioni a consacrazioni episcopali che si tennero nel 1591 a Messina (dove celebrò pure i


funerali del principe di Butera Francesco Santapau), nel 1594 a Roma e nel 1606 a Napoli. Ma sono soprattutto le visite ad limina che testimoniano i suoi spostamenti e il suo operato a Giovinazzo. Andò a Roma per quelle del 1600 (quando segnalò la necessità di lavori per la cattedrale, la mancanza di un seminario dei chierici e la conseguente ignoranza del clero) e del 1603 (comunicando disturbi nella diocesi per la decisione di un preposito di svincolarsi dalla giurisdizione vescovile); le visite del 1606 e del 1609 furono effettuate per procura: la prima perché dimorava in Napoli, la seconda a causa dell’anzianità. Infatti, già il 26 giugno 1606 a Viperano, «ob ingravescentem aetatem, oneribus pastoralibus iam inhabili», fu affiancato un coadiutore con diritto di successione, il benedettino Gregorio Santacroce, eletto vescovo titolare di Dragobizia. Il 25 maggio 1608 fu l’unico testimone nella diocesi di Giovinazzo per il processo di beatificazione di Ignazio di Loyola. Negli anni dell’episcopato si dedicò alla produzione di sacre orazioni e omelie (Dominicalium Ecclesiae orationum expositio, Neapoli 1597; Conciones aliquot celebrioribus anni festivitatibus habitae, Venetiis 1599; Sermones doctissimi, Venetiis 1608) e alla predisposizione della raccolta di tutti i suoi scritti (Operum pars prima [-tertia], I-III, Neapoli 1606-1607, offerta nell’insieme a Filippo III di Spagna), ove talvolta cambiò dedicatari delle singole opere (per esempio il De summo bono fu indirizzato al fratello Pietro). Morì a Giovinazzo il 23 marzo 1610 e fu sepolto nella sua cattedrale. Viperano, oltre che pastore impegnato nell’applicazione dei dettami del Concilio di Trento, fu soprattutto un intellettuale sfaccettato del secondo Cinquecento. Con un pensiero intriso di aristotelismo elaborato in chiave controriformistica (esplicitato anche nella produzione omiletica e a tema religioso) difese ardentemente i privilegi della sua patria, come, per esempio nella Pro Messanensium seu Mamertinorum immunitatibus declamatio (in Operum, cit., I, pp. 158-164), propose un’esplicita enciclopedia del sapere ancorata a forme classiche e non fu distante da preoccupazioni esortatorie e pedagogiche. Nelle opere storiche indicò la necessità di piacevolezza nella narrazione, così da invogliare il lettore nella scoperta dei fatti narrati e – contemporaneamente – rappresentargli, anche a scopo celebrativo, le affectiones animi dei protagonisti.

AUGURI PRESIDE

NEANCHE IL TEMPO DI PARLARE DI

SCUOLA DI IERI E DI OGGI CON IL

PRESIDE MARTINELLI, NEANCHE IL TEMPO DI SEGNALARE AGLI STUDENTI GIOVINAZZESI DI QUEI

99 ANNI CHE IL PRESIDE MARTINELLI HA COMPIUTO, CHE GLI ATTESTATI DI STIMA E GLI AUGURI SONO

USA. NELLA FOTO ROCCO STELLACCI, LO RICORDA COSÌ, NELLA TRADIZIONALE

GIUNTI PERSINO DAGLI

RIMPATRIATA DI VECCHI AMICI DI SCUOLA IN CUI

MARTINELLI NON

FECE MANCARE IL SUO AFFETTO!


A FRANCO BATTIATO

il mio diario DI DON PAOLO TURTURRO*

Finalmente ho aperto gli occhi e ho visto i molteplici colori della pelle della gente. Ho visto gli occhi lacrimare di gioia e altri soffrire di amarezza. Finalmente ho trovato la via della luce. Cantano la pace i neri tra i filari del cotone e cantano la pace i bianchi nei carri armati dei missili. Le dita delle mani degli africani sono cinque, uguali a quelle degli americani. Tutti camminiamo con due gambe e la disparità cammina sugli oltraggi dei pezzenti. Tutti abbiamo la voce, ma pochi hanno voce nelle testate del potere dei giornali. La legge è uguale per tutti, ma solo a pochi è consentita applicarla. Gridaci ancora :Povera Patria. I supermercati traboccano di cibi e nei cassonetti dell'immondizia ogni giorno si scaricano derrate scadute, a fronte di milioni di persone che soffrono la fame. Tu hai il tuo letto e l'altro dorme sui marciapiedi sotto i cartoni. Tu hai il vestito all'ultimo grido e l'altro non si vergogna di indossare pantaloni sgarrati. Tu hai il cellulare sempre diverso e fai la fila per comprarlo appena esce il nuovo. Io faccio segnali ancora con le dita. Uguale è ogni uomo, come uguale ogni bestia. La diversità fa la differenza. Curaci ancora il cuore dalle ansie. Supera la mente dalle correnti gravitazionali. Guariscici da tutte le malattie della mente. Più veloci di aquile sono i nostri sogni

*PRETE ANTIMAFIA

*PRETE ANTIMAFIA


lettere

al

dottore

DI

GIUSEPPE PISCHETOLA

GIOVINAZZO: LUCI E OMBRE La prima volta che son stato a Giovinazzo avevo vent’anni e ci passeggiavo con la mia fidanzata di quel tempo. Mi parve subito un piccolo gioiello incastonato sulle rocce del mare, Mi dava un tale senso di intima bellezza che me ne innamorai immediatamente. Attraversi l’Arco di Traiano, del XIV secolo, una delle antiche porte del paese e ti immergi nel cuore storico e in un abbraccio di mille suggestioni. D’impatto in piazza Costantinopoli ti appare la meravigliosa statua di San Michele Arcangelo, come a rassicurarti il passo nello snodo di dedali e di strade lastricate. E poi…improvvisamente ti si affaccia agli occhi l’imponente Cattedrale, figlia del romanico, dedicata a Santa Maria Assunta, con il suo meraviglioso organo monumentale del settecento. Passano gli anni, la fidanzata era bella che andata, ma Giovinazzo era rimasta ad aspettarmi al punto che ci sono andato a vivere per tre anni. Nel centro storico ovviamente. Ma poco tempo mi ci è voluto per capire la cosa più agghiacciante: se il castello è incantato non è detto che lo sia chi lo dimora. Arriva un’ora a Giovinazzo a tarda notte in cui il castello si capovolge. Le finestre muoiono sbarrate nel silenzio dell’indifferenza e si apre uno scenario nuovo. Chissà da dove, forse dai tombini della fogna del posto e di tutti i paesi vicini, Giovinazzo si popola di un mondo sotterraneo fatto di ombre, di cocaina, alcol e di violenza. Di rumori a buon mercato se hai soldi per comprare. Io l’ho vissuto questo mondo capovolto nella notte che pure i lampioni pare cambino colore come a voler dare presagio di spavento. Ma non me ne son fatto mai un problema di tutte queste facce da galera, perché non avevo né anima né faccia da turista. Poi, alle cinque del mattino le spazzatrici stradali rompono tutti i cocci di bottiglie, cancellano il lato oscuro e lavano le strade. E tutto il male evapora nell’agghiacciante luccicare delle strade vuote. Arriva il nuovo giorno e come se niente fosse ogni mezz’ora suonano campane delle chiese. Si dice che se un paese suona troppo spesso le campane ha molto da farsi perdonare. Certo ogni cosa e ogni persona ha le sue contraddizioni. Cosa che ci riguarda tutti. Ma se nascondi il lato oscuro e mostri solo il conveniente, finisce che il più bel gioiello si rivela falso. L’imperfezione manifesta, rende autentica ogni forma di bellezza. Cosa riempie veramente il cielo nella notte? Il falso volto esatto della luna che nasconde il lato oscuro e non ha luce propria, o il coraggioso delicato e fragile tremore delle stelle? GIUSEPPE PISCHETOLA

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Caro Giuseppe, la notte dovrebbe essere dedicata al sonno e questo, a sua volta, è lo spazio dei sogni. Se i sogni diventano incubi, c’è qualcosa che non va: in te o nella città? In te c’è da tutelare il «coraggioso delicato e fragile tremore delle stelle». Nella città c’è, forse, da guardare il lato oscuro dell’economia… «Il cielo stellato sopra di me; la legge morale dentro di me». Antonello Taranto


DI ANGELO

illis temporibus GUASTADISEGNI

QUANDO A GIOVINAZZO SPUNTÒ IL PRIMO TOPLESS Il primo caldo aiuta, premia la partenza della stagione balneare . Si cominciano a vedere i primi costumi post covid. Nell’estate post Coronavirus, la moda – mare disegna costumi interi avvolgenti e capace di sottolineare curve e taglie differenti. Qualcuno lo ha già comprato e sfoggiato alla Torretta, ai Monaci bassi o alti. I topless? Ormai anche quelli come la pelliccia sono demodè. Io li ho visti però prima di tutti. Ai miei tempi, una cinquantina di anni fa. Ho visto più di una tedesca sugli scogli della Sciala, ossia nel tratto di spiaggia che va dalla Cappella con le sue pietre bianche alla fine del lungomare di Levante, Località – Ponte, dove poi è sorto il camping. Immaginate un bel corpo da scoprire dal buco della serratura sotto una doccia e l’effetto che faceva invece una donna in slip o con il pezzo sotto che si offriva all’occhio nudo con nonchalance. immaginate la frotta di guardoni che attorniava la donna apostrofandola “bocca di rosa”. Invero, quando non c’era ancora la moda del rimanere solo in mutande sulla spiaggia, a Giovinazzo vi erano non pochi pretori che bollavano le turiste straniere, abituate a spogliarsi, a mettersi a seno nudo sugli scogli di casa nostra ignorando la diversa concezione del pudore che almeno a quell’epoca vigeva a Milano e a Giovinazzo. In ogni caso, mentre oggi le giovani (e meno giovani) fanno a gara nell’indossare il «filo interdentale» sulle spiagge, un triangolino di stoffa sul davanti allacciato da un nastrino che passa tra le natiche sulla schiena e una parvenza di reggiseno sempre se lo vuole indossare, qualcuno sorride nel vedere quei bikini dai tagli inconfondibili e quei costumi interi che oggi l’opinione comune li vede solo addosso alle più anziane. I costumi interi avevano le coppe con dei rinforzi interni che facevano stare perfettamente in posizione i seni. In più il doppio strato elastico davanti all’addome permetteva di occultare qualche chilo in più. Infine la cerniera dietro ai reni, permetteva di stringere in vita migliorando ulteriormente la linea ai fianchi. Il bikini, invece, permetteva di sfoggiare in tutta la sua bellezza un fisico prestante: aveva lo slip a fianchi ovviamente bassi e la sgambatura non era eccessiva. Il reggiseno invece era molto alto e sufficientemente scollato, coprendo praticamente solo 2/3 dei seni. Naturalmente i colori più in voga erano le fantasie floreali. Ma chiudiamo gli occhi e spostiamo le lancette mentali di altri trent’anni indietro, nel dopoguerra quando i costumi da bagno non c’erano. C’erano invece busti, corsetterie e le ultime memorie della crinolina. C’era poco da capire: per nessuna ragione al mondo occhi terzi, in spiaggia, o magari da bordo di una barca di pescatori, avrebbero dovuto sbirciare centimetri di pelle bianchissima – delle donne. Tanto meno indovinare le forme da vestiti bagnati, troppo leggeri, che avrebbero certamente aderito al corpo, diventando addirittura trasparenti. In più, occorreva, al tempo, ripararsi in tutti i modi possibili dal sole: la pelle abbronzata - era l’idea dell’epoca - si addi-

ceva solo agli umili: pescatori, contadini e cavamonti costretti a lavorare, a torso nudo e sotto il sole cocente, con le mani. A mare non ci si spingeva oltre il Macello a ponente e la stagione dei bagni durava poco più di due mesi. La necessità di muoversi tra scogli e mare, tuttavia, spinse col tempo le donne più ardite ad accorciare o togliere sottovesti e corsetti di troppo. E così negli anni 50-60 i vestiti da bagno arretrarono. Gonne e pantaloni si ritirarono fino al ginocchio fino all’arrivo del due pezzi o del costume intero. Furono loro, Marylin Monroe, a lanciare la moda ingombrante del costume intero, magari decorato con strass e bigiotteria varia, e Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini le prime dive italiane a comparire in due pezzi sullo schermo fino all’esplosione di Brigitte Bardot che con il suo corpo di adolescente, esibito con un miscuglio di protervia, di malizia e di innocenza fece la fortuna del bikini, diventando un modello di comportamento per tutte le ragazze. Fino ad arrivare ai nostri giorni dove sulle spiagge il cartellino rosso è d’obbligo a chi non indossa i fili interdentali o addirittura il monokini. ANGELO GUASTADISEGNI


2

maggio

1921-2021

IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL TEN. RAFFAELE PISCITELLI L’eroe giovinazzese vittima del massacro di Treglia. In tanti passiamo per la sua via senza sapere nulla del concittadino al quale è dedicata la strada che collega via Marconi a via Agostino Gioia e a via Cairoli Eppure l’ufficiale dell’Esercito Italiano, che in questo mese celebra il centenario della nascita, avvenuta appunto a Giovinazzo il 2 maggio 1921, merita di essere meglio conosciuto anche per l’esempio luminoso che ci ha lasciato nella sua breve vita. E’ stato un eroe il tenente Raffaele Piscitelli? Il vero eroismo, a mio avviso, non è solo distinguersi per coraggio e abnegazione in occasione di un singolo episodio ma anche essere modello ed esempio per gli altri attraverso l’eroismo esercitato in tutta la vita. MA CONOSCIAMO MEGLIO IL NOSTRO CONCITTADINO. Figlio di Pasquale Piscitelli, impiegato delle Ferrovie dello Stato, e di Isabella Bottalico, casalinga, primo di tre fratelli, Raffaele, avendo dimostrato intelligenza e attitudine allo studio, frequentò il ginnasio (cosa abbastanza rara per quei tempi) e a 15 anni decise di proseguire gli studi liceali presso la Scuola Militare Nunziatella di Napoli. L’aggravio economico per le modeste finanze familiari fu compensato dai brillanti risultati scolastici. Così, dopo aver conseguito il diploma di maturità, a diciotto anni si iscrisse alla Regia Accademia di fanteria di Modena, dove nel 1941, a vent’anni, ricevette il grado di sottotenente e fu destinato al 25° Reggimento fanteria Bergamo presso Cervignano del Friuli, e successivamente trasferito a Pola come istruttore del Corso Preparatori Fanti Universitari. In seguito – ricordiamo che era in corso la Seconda Guerra Mondiale - fu inviato sul fronte jugoslavo e impegnato in varie città di quella zona. In tale periodo si distinse per il coraggio e l’ardimento. In particolare, in qualità di comandante del plotone esploratori, guidò il suo reparto all’assalto di una posizione, facendo fuggire il nemico. Ferito, continuò nell’azione militare, rifiutando di essere soccorso, facendosi medicare solo alla fine dell’assalto. Per questo nel luglio 1942 gli fu conferita la medaglia di bronzo e nella primavera del 1943 ebbe i gradi di tenente. Dopo l’armistizio del 1943, e la confusione che ne seguì anche a livello istituzionale, si recò a Spalato con gli altri commilitoni per essere rimpatriato in Italia, ma le navi per il trasporto erano insufficienti, così Raffaele, pur destinato a imbarcarsi tra i primi, decise di restare con i suoi uomini, cedendo ad altri

il suo posto, da vero comandante. In attesa degli altri convogli, gli eventi precipitarono e la mattina del 27 settembre i tedeschi, avendo la meglio sulle truppe italiane che la presidiavano, occuparono Spalato, e trasportarono i circa 500 ufficiali in una caserma per interrogarli singolarmente al fine di avere informazioni circa gli ordini ricevuti. Così il 1° ottobre gli ufficiali furono deportati in campi di concentramento e 45, tra loro il Piscitelli, furono condotti su una collina a circa 35 km da Spalato e vennero direttamente fucilati e sepolti in una fossa comune, in quella strage nota come massacro di Treglia dal nome del villaggio più vicino. Grazie all’intervento della figlia di un ufficiale, nel 1955 fu individuata la fossa comune e furono recuperate le salme. Ora il tenente Piscitelli riposa nel Sacrario Militare sul Lido di Venezia. Nel 1958 gli fu conferita alla memoria la medaglia d’argento al


Ten. Piscitelli

valor militare. E la città di Giovinazzo, oltre a dedicargli la strada di cui sopra, gli intitolò un’aula del liceo-ginnasio Spinelli. I PROTAGONISTI DEL NOSTRO PASSATO tornano all’attenzione dell’opinione pubblica grazie alla cifra tonda delle ricorrenze, quando lo scorrere del tempo interpella la nostra coscienza, ma certe figure

dovrebbero essere sempre nella nostra memoria. In questo caso il centenario dalla nascita pone alla nostra attenzione la vita, pur breve, di un concittadino valoroso che merita – oltre il passare del tempo e l’appannarsi della memoria – di essere riscoperto e celebrato dai giovinazzesi, e in particolare dai giovani. E a lui accomuniamo tanti altri giovani che persero la vita in guerra per il medesimo alto ideale. Pur giovanissimo, il tenente Piscitelli, si era distinto per le sue virtù personali e per gli incarichi militari svolti egregiamente nei quali aveva dimostrato coraggio, intelligenza, socievolezza, attitudine al comando, spirito di sacrificio, capacità di dare la vita per il perseguimento dei propri ideali. Lo dimostra l’aver lasciato a soli 15 anni la tranquilla Giovinazzo (senza però dimenticare il legame con i familiari), la diligenza nello studio, il sostegno della fede in Dio e il legame con la famiglia che si evince dai biglietti che inviava dalle zone di guerra alla famiglia. E poi l’amore verso la Patria, parola oggi forse desueta, ma che negli anni di Raffaele Piscitelli (molto vicini a quelli del celebre libro Cuore) faceva entusiasmare per il senso di appartenenza all’Italia, per l’orgoglio di indossare una divisa, per l’onore di difendere i suoi sacri confini. Allora le note dell’Inno nazionale facevano davvero vibrare il cuore e rigavano il volto con una lacrima. Un messaggio che per i giovani d’oggi, in un tempo caratterizzato dalla terribile pandemia, va declinato su valori che – in accezione più moderna – si chiamano solidarietà, accoglienza, umanesimo, formazione, bene comune, rispetto delle istituzioni, legalità. Questo l’esempio che ha lasciato un giovane buono, caricato di grandi responsabilità per la sua età, alle quali ha adempiuto con la sua vita offerta per amore. Da eroe. AGOSTINO PICICCO


1991

2021

DI

PINO GRASSO

DON MICHELE DE SANTIS

VIVE DOPO 30 ANNI La foto in suo ricordo è molto eloquente. Fino a trenta anni fa, quando era officiata quotidianamente, dire la chiesa dello Spirito Santo, o dire don Michele De Santis era la stessa cosa. Don Michele De Santis era nato a Giovinazzo il 12 febbraio 1916 ed era stato ordinato sacerdote nel 1941. Nel 1991 ricorreva il suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio insieme a quello di don Nicola Melone e don Filippo Roscini. Per l’evento, che sarebbe stato celebrato agli inizi di giugno in coincidenza con l’ufficiale riapertura al pubblico della Cattedrale che era rimasta a lungo chiusa per i restauri, in paese erano già stati divulgati i manifesti, quando lunedì 27 maggio affianco ad essi fu affisso il suo manifesto funebre. Le esequie furono celebrate dal vescovo don Tonino Bello in Cattedrale, dove il feretro di don Michele fu portato dopo ca che rivestì fu quella di canonico primicerio essere rimasto esposto nella chiesa dello Spirito Santo alla quale era particolarmente non quella più alta di Arciprete-Parroco. Il carissimo legato. Correva l’anno 1945 nel mese di Agosto, finita da poco la guerra, in una don Michele divenuto ufficialmente Rettore della Assemblea dell’Arciconfraternita del SS. Rosario nella chiesa Collegiata dello Spirito Chiesa Collegiata dello Spirito Santo nel 1967 diSanto di Giovinazzo si era nel dubbio se organizzare la festa esterna della Beata venne padre spirituale delle due Arciconfraternite Vergine del Rosario di Pompei viste le ristrettezze del momento e gli alti costi, uno con sede nella Collegiata dello Spirito Santo, quelzelante giovane don Michele De Santis sacerdote da appena quattro anni, si impegna la della SS. Trinità, e quella della Beata Vergine del per la buona riuscita della festa della B.V. del Rosario alla quale lui e tutta la sua SS. Rosario dal titolo di Pompei, della Famiglia famiglia era devota. Da allora, la sua opera per la comunità della Chiesa Collegiata Laica di S. Domenico (Terz’ordine Domenicano), dello Spirito Santo, lo ha impegnato in modo incessante, divulgando la devozione dell’Apostolato della preghiera, promosse la vealla Beata Vergine del SS. Rosario, tanto cara alla sua famiglia, ed aiutando e consi- nerazione di S. Lucia, del Beato Nicola Paglia e di gliando l’omonima confraternita ed anche quella della SS. Trinità, aventi entrambe altre attività presenti nella chiesa. Negli anni ’70, a sede in quella chiesa, realtà a Lui molto care e per le quali ha dato tutto se stesso. seguito della riforma liturgica post conciliare, avenDurante la mia presenza nella comunità ho potuto constatare il suo umile carattere e do sostituito il vecchio altare con uno in marmo la sua disponibilità ad aiutare tutti coloro che avevano bisogno del suo aiuto materia- donato dalle famiglie Siciliano e Iannelli Caravella le e spirituale anche a suo discapito, come si suol dire si toglieva il pane di bocca per fu citato in giudizio ma con la collaborazione gli altri. Ricordo che quando a volte, raramente, lo si faceva alterare, il carissimo don dell’avv. Giuseppe Camporeale riuscì a risolvere il Michele pubblicamente chiedeva scusa per aver alzato la voce e se una sola delle sue contenzioso. Anche in quella occasione la comunipecorelle si era allontanata egli stesso si recava presso la sua abitazione per chiedere di tà gli fu accanto come durante la ristrutturazione rivedere la sua decisione. Avendo vissuto con una persona che da piccola lo chiama- del 1979. Morto il 26 maggio 1991 ha lasciato va “zio canonico”, per la frequenza assidua in famiglia, molte cose mi sonno state nella comunità e di chi lo ha conosciuto il ricordo raccontate ma una mi colpiva particolarmente. Verso gli anni 1956-57 il Vescovo di un sacerdote vissuto nell’amore verso il Signore dell’epoca lo aveva proposto per una nomina a parroco ma la sua mamma si recò a e il prossimo con umiltà e carità profonda. piedi presso la sede vescovile a Molfetta e lo pregò vivamente di recePINO GRASSO dere dalla proposta perché «lei aveva acconsentito ad avere un figlio prete perché devota alla B.V. del Rosario sin dai tempi della costituzioCOSIMO CIOCIA LUTTO ne della Confraternita a Giovinazzo (1896), venerata nella chiesa dello NEW YORK ROCCO & Spirito Santo». Fu così che don Michele De Santis pur di non essere rimosso dalla chiesa dello Spirito Santo, ricevé il titolo onorifico di M ARIA S TELLACCI monsignore, ma tra le dignità del Capitolo Cattedrale la maggior cariSI ASSOCIANO ALL’IMMEN-

LUTTO 16.05.2021

SO DOLORE CHE HA COLPI-

GIOVANNI DE PALO Per tutti il geometra del Comune

«IL

TO LA FAMIGLIA

PER LA GRAVE PERDITA DEL

TUO AMORE , LA TUA DI-

SPONIBILITÀ E

FAMIGLIA ED A TUTTI COLORO I QUALI

LORO CARO CONGIUNTO

LA TUA SAG -

GEZZA, RIVOLTE ALLA NOSTRA TI HANNO CO -

NOSCIUTO , SONO ATTESTATI DAL TUO ESEMPIO DI VITA » tuo figlio Antonio

CIOCIA

COSIMO,

AMICO FRATER-

NO, PREZIOSO COLLABORATORE NELLA COMUNITÀ GIOVINAZZESE E FERVENTE SOSTENITORE

DELLA

CONGREGA

CORSIGNANO

IN

S.M ARIA

L ONG I SLAND

DI

CHE LO

RICORDERÀ SEMPRE NELLE LORO PREGHIERE


accadde 30 anni fa

DI

AGOSTINO PICICCO

LUIGI DEPALMA, quando il dolore si trasforma in amore Sono già trascorsi trent’anni dalla morte di Luigi Depalma, l’adolescente scomparso in un incidente stradale, pioniere della donazione degli organi Oggi alcune realtà cittadine, legate alla sua breve ma intensa vita, sono a lui intitolate e ce lo ricordano: la scuola di musica, la sezione della Fratres, quella dell’Aido, il gruppo dell’Agesci. Di recente alla sua memoria è stato dedicato un tratto della pista ciclabile. Ma torniamo a trent’anni fa per ricostruire la sua storia. Luigi Depalma era un adolescente di 14 anni, frequentava la terza H della scuola media Marconi, era attivo nella parrocchia San Domenico, frequentava come boy scout il gruppo dell’Agesci con il nome di Lupo Generoso (un caso?), era appassionato di musica e suonava la tromba e il piano animando le celebrazioni in parrocchia. Ad aprile del 1991 ricevette la cresima dal vescovo mons. Tonino Bello, e per l’occasione i famigliari gli regalarono una bella bici. Il pomeriggio della domenica 19 maggio, dopo pranzo, era andato a fare una passeggiata con quella bici nella zona del ponte di raccordo con le due provinciali per Bitonto e Terlizzi, come si faceva all’epoca quando si voleva fare un giro nelle campagne alle porte del paese, ma … un tragico incidente d’auto fermò il suo entusiasmo e la sua gioia di vivere. Portato in ospedale, dichiarato clinicamente morto, spirò il 21 maggio, 36 ore dopo l’incidente. I genitori Luisa e Francesco, pur nella drammaticità del momento, quando videro che non c’era più nulla da fare, si ricordarono che Luigi si era espresso sull’importanza di donare i propri organi, ritenendolo un obbligo morale per far vivere altre persone. Così dichiararono ai medici la volontà del figlio. Il comitato di bioetica del Policlinico si espresse positivamente: si trattava di una novità dato che il tema della donazione degli organi non era diffuso. E così diedero il consenso all’espianto del cuore, del fegato, dei reni e delle cornee. Tali organi, prelevati da una qualificata équipe chirurgica del Policlinico, diedero nuova vita ad altrettanti pazienti.

Occorre far presente che la scomparsa di Luigi sconvolse la città di Giovinazzo perché era molto conosciuto e benvoluto, insieme ai suoi genitori, ma la mestizia del momento venne mitigata da questa scelta coraggiosa e pionieristica. La gente pian piano iniziò a riflettere sull’importanza di tale gesto, che poteva salvare tante vite umane. Il colpo d’ala alla vicenda lo diede proprio il vescovo don Tonino sensibile al problema della donazione e in generale a quanto potesse promuovere la vita in tutti i suoi aspetti. Già in occasione dei funerali che si svolsero a Giovinazzo il 22 maggio 1991, il vescovo fece sciogliere il nodo al fazzoletto scout che Luigi aveva stretto in sede di verifica, ritenendo di non aver del tutto rispettato gli impegni educativi precedentemente assunti. Quel gesto di donazione assolveva e risolveva pienamente ogni impegno terreno di Luigi. Anzi lo additava come modello non solo ai suoi coetanei ma a tutta la diocesi. Nella visita pastorale alla parrocchia San Domenico, qualche mese dopo, don Tonino colse la presenza costante dei genitori di Luigi, Luisa e Franco, agli incontri parrocchiali e fece notare – nella lettera scritta alla comunità dopo la visita – che «il gesto di Luigi vale mille prediche sull’amore, convince più di cento tavole rotonde sul tema della solidarietà, e ha una forza d’urto maggiore di una moltitudine di dibattiti!». E ringraziò pubblicamente la comunità perché Luigi, con le scelte espresse e il suo essere, «è figlio della vostra comunità», nella consapevolezza che «se il frutto è buono, anche l’albero è buono». Tramite questo gesto iniziò a crescere la cultura della donazione in diocesi. Nella sede della Fratres campeggia una frase di don Tonino, lì pronunciata: «Mi sembra così bello che anche gli uomini esprimano la solidarietà con i loro fratelli attraverso la donazione del sangue. E’ un gesto che vale una consacrazione, è un offertorio, una comunione. Non è enfasi, ma la lettiga della donazione davvero vale un altare, la sacca del sangue vale un calice». L’offerta di Luigi non è stata vana, anzi … dopo trent’anni la sua presenza – anche tramite le realtà a lui dedicate - è più viva che mai: quando il dolore si trasforma in amore non sono solo le persone più vicine, come i suoi familiari, ad essere consolate, ma è l’intera comunità a sentirsi arricchita, partecipe, orgogliosa, perché in grado di ritrovarsi nell’ammirazione di uno dei suoi ragazzi migliori. Giovinazzo, infatti, non ha dimenticato, anzi ha continuato a sentire Luigi Depalma tra i suoi figli, capace di offrire ancora oggi la sua vita come esempio di versatilità, disponibilità, altruismo. AGOSTINO PICICCO



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DI

FRANCESCA ROMANA PISCIOTTA

PagoPA, COS’È E COME FUNZIONA Ecco nel dettaglio di cosa si tratta, cosa possiamo pagare attraverso questa nuova modalità online e, soprattutto, quali vantaggi offre

pubbliche amministrazioni e dei gestori dei servizi di pubblica utilità, che sono tenuti a operare in piena trasparenza.

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DI

GIANNI LEALI*

IL PIACERE DI CORRERE Da qualche anno mi sono appassionato alla corsa e la faccio 3 volte alla settimana, a giorni alterni, preferibilmente in aperta campagna o lungo la riva del mare. Ormai non conosco modo migliore per sentirmi bene fisicamente e psichicamente. Niente, come la corsa, mi fa dimenticare i problemi della vita quotidiana e mi fa sentire interamente nuovo, non solo di corpo ma anche di anima. Quando corro mi vengono in mente splendide idee e mi sento sgombro da pensieri negativi. In altri termini sono felice ed entusiasta della vita. LA SCOPERTA DELLA CORSA. E’ avvenuta a causa dell’abbandono del tennis, sport che ho praticato per molti anni , ma che poi all’improvviso ha incominciato a provocarmi dolori ad un ginocchio, forse a causa della superficie dei campi di gioco, in materiale sintetico. Ma credo anche, come succede a tanti ex calciatori una volta superati i 50 anni, per i traumi subiti agli arti inferiori durante la carriera agonistica. In verità, prima della corsa,ho praticato per circa un anno il ciclismo con notevoli benefici al ginocchio dolorante, ma i disturbi sono scomparsi del tutto con la pratica del footing, che ha rappresentato finalmente la medicina giusta. Correte e vivrete sani e felici è lo slogan che oggi mi sento di suggerire a tutti, uomini e donne. L’essere umano non è stato creato per stare seduto dietro una scrivania o al volante di un’automobile, ma per muoversi e consumare energie. Naturalmente l’attività motoria deve essere eseguita rispettando quelli che sono i principi fondamentali di qualsiasi tipo di allenamento: gradualità, progressività e continuità. Altrimenti, invece di essere un fattore di protezione e di benessere della salute, può far male all’organismo, arrivando addirittura a provocar glie un arresto cardiocircolatorio a causa, per esempio, di una intensità di lavoro troppo alta. A tale riguardo, pertanto, ritengo sia bene essere prudenti rimanendo, quando si corre, sempre nella fascia tra il 50 e il 60 per cento della frequenza cardiaca massima, ossia nella fascia tra i 100 e i 120 battiti al minuto. Un tempo si misurava la frequenza cardiaca mettendosi l’indice e il medio sul polso o sul collo; ma era possibile farlo soltanto da fermi e per di più con il rischio di errori di valutazione. Oggi, grazie ai cardiofrequenzimetri, questi errori non si commettono più e si può leggere su un quadrante, senza doversi fermare, il numero dei battiti cardiaci al minuto. I BENEFICI. Ho già detto che per me correre è bello perché mi dà una piacevole sensazione di benessere sia fisico che mentale, così come peraltro riportato da molti studi scientifici. La pratica regolare della corsa, infatti, - è stato dimostrato - abbassa i livelli di tensione e di ansia, provocando una sorta di stato di euforia ed il miglioramento del-

l’umore. E proprio per questo motivo molti medici consigliano di usare la corsa come strategia terapeutica utile per il trattamento degli stati depressivi o di una varietà di problemi psichici, quali l’insonnia, l’ansia, l’obesità. GLI INIZI. Quando qualcuno mi chiede che cosa fare per incominciare a correre, solitamente gli consiglio di iniziare con la camminata a passo veloce, per poi passare, dopo 7-10 giorni, ad alternare tratti di corsa con tratti di camminata della durata ciascuno di un minuto circa, cercando di aumentare ogni due-tre giorni il chilometraggio complessivo della seduta. Inoltre, al fine di evitare infortuni, suggerisco di fare una corsa molto aderente al suolo, sollevando quindi le ginocchia il meno possibile. Ovviamente con il progredire dell’allenamento si devono aumentare gradatamente i minuti di corsa e ridurre i tempi della camminata per arrivare a correre continuativamente per almeno 20 minuti. L’intensità della corsa, eseguita preferibilmente su strade pianeggianti, deve essere tale da consentire di parlare tranquillamente. Né la corsa in salita né quella in discesa è adatta ai princi-


pianti, che devono correre ad una velocità di bassa intensità. Evidentemente questi sono solo suggerimenti di massima, suscettibili di eventuali modifiche e correzioni a seconda dell’età, del peso, delle caratteristiche fisiche, dello stato di salute dell’aspirante corridore, per il quale, se non lo si conosce di persona, è certamente difficile preparare un programma di lavoro preciso e dettagliato. In ogni caso è importante non eccedere nello sforzo e terminare l’allenamento con una sensazione gradevole di stanchezza, ma non di affanno. LA SCELTA DELLE SCARPE. Per concludere ritengo utile dare anche qualche suggerimento utile per la scelta delle scarpe da indossare. Un’operazione, questa, molto importante che però molti podisti tendono a sottovalutare, preoccupandosi soltanto di acquistare le scarpe di minor prezzo. Invece, anche in considerazione del fatto che la corsa è la forma di attività fisica più economica, almeno le scarpe vanno scelte con cura e attenzione. Da preferire sono senz’altro quelle che si adattano meglio alle caratteristiche dei propri piedi e garantiscono la riduzione delle sollecitazioni al momento dell’impatto del piede con il terreno, al termine della fase di volo. Per cui non vanno assolutamente bene le normali scarpe da ginnastica, con la suola uniforme e piatta, che non consentono la necessaria ammortizzazione del piede, soprattutto nella zona posteriore. Il battistrada, cioè lo strato di gomma che è a contatto diretto con il terreno, non deve quindi essere liscio, ma avere disegni in rilievo ( cubetti, triangoli o tondini sporgenti) e un rialzo a livello del tallone in modo da garantire oltre a una migliore presa sul terreno, un certo potere di ammortizzazione. L’ultima raccomandazione. Prima di acquistare un paio di scarpe da corsa bisognerebbe avere le idee chiare sulle caratteristiche dei vari modelli in modo da scegliere quello più adatto alle proprie esigenze. Per esempio, chi soffre di dolori al tendine di Achille, dovrebbe preferire scarpe con la parte posteriore ben più alta di quella anteriore, invece chi ha problemi al metatarso dovrebbe orientarsi su quelle con una differenza non molto accentuata. Scegliere correttamente le scarpe è comunque meno facile di quanto potrebbe sembrare, per cui si consiglia di rivolgersi ad un negozio specializzato, con personale esperto in grado di ben consigliare il cliente. Buona corsa a tutti.

*GIÀ DOCENTE DI TEORIA E METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

SCUOLA ALLENATORI DI COVERCIANO E PRESSO LA FACOLTÀ DI SCIENZE MOTORIE PRESSO LA

LIETI EVENTI 9 Aprile 2021

ANTONELLA DE PALMA Dottoressa in riabilitazione psichiatrica con 110 lode e plauso della commissione «Che una nuova avventura abbia inizio. Congratulazioni per la tua laurea!» La famiglia

FRANCESCO LASORSA Laurea in Medicina con 110 e lode e plauso! «E SAME

DOPO ESAME , PASSO DOPO PASSO ,

HAI RAGGIUNTO LA VETTA .

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FELI -

CISSIMI PER TE E MOLTO ORGOGLIOSI

MINA BELFERT DESANTIS masters in General Therapist SFAZIONI . F AI DELLA TUA VITA UN SOGNO , with full marks E DI UN SOGNO , UNA REALTÀ . Congratulations from C ONGRATULAZIONI DOTTORE !» grandparents Vito and Maria I tuoi zii, i tuoi cugini e i tuoi nonni GODITI IL MOMENTO E CONTINUA COSÌ ,

VEDRAI CHE ARRIVERANNO TANTE SODDI -


casa casa

nostra nostra

DI SERGIO PISANI

GLI INTERISTI DI GIOVI

L’Inter conquista il 19° scudetto e scuce il tricolore dalle maglie della Juventus. Scoppia la festa a Milano e in tutta Italia con i tifosi nerazzurri impazziti. E scoppia la festa anche a Giovinazzo. Protagonisti, i soci dell’Inter Club, fondato da Salvatore Politi, da 11 anni affiliato alla società meneghina. Ha il diritto di prelazione sui biglietti e si muove ovunque. In Italia e all’estero. Non lesina qualche iniziativa filantropica nei confronti dei disabili della Gargano 2000. Ma soprattutto i soci non sono come i 30mila nerazzurri che si sono riversati in piazza Duomo per celebrare lo scudetto mostrando all’Italia intera un maxi assembramento in palese violazione della normativa anti Covid e del rispetto dei 121mila morti che abbiamo avuto in Italia. E’ il 2 maggio, Giovinazzo si tinge per un giorno nerazzurra

LEO, LA MASCOTTE DELL’INTER CLUB. Non è una biscia, non è Ambrogio,la mascotte ufficiale dell’Inter. E’ cane - meticcio che scodinzola e abbaia di gioia a ogni gol di Lukaku e compagni «Avevamo dato - spiega il responsabile dell’Inter club, Giuseppe Depergola, - preventivamente comunicazione alla Polizia Locale degli eventuali festeggiamenti che sarebbero stati sobri e soprattutto nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza, dal distanziamento al coprifuoco delle 22.00». E ora, spazio ai protagonisti nerazzurri di casa nostra. LUIGI PETROLI. Tifoso interista sanguigno, vive le partite come se fossero tutte una finale. Uno scudetto meritato dopo tanti anni di sofferenze. Ha un sapore speciale, questo scudetto. Ha messo fine al regno - Juve. «Qualcosa di grande. Dopo 11 anni, è un’emozione infinita. Come infinita è la passione che mi lega ai colori nerazzurri». ANTONIO ALTIERI. Storico tifoso interista (fratello di Giuseppe, il Toro, anche lui interista), un perno fondamentale dell’Inter Club Giovinazzo. Con la sua esperienza guida i più giovani nella gestione che ormai da 11 anni accende i cuori dei giovinazzesi. «E’ anche lo scudetto dei tanti club interisti sparsi per il belpaese. E’ anche il nostro scudetto con 4 giornate di anticipo, in coda ad una stagione difficile e stupenda». ROSA GAGLIARDI, 11 anni. Buon sangue non mente. Interista sin dalla nascita, lei è figlia del Triplete di Mourinho. Continua la tradizione di fami-


INAZZO

glia che non ha mai abbandonato il nero e l’azzurro. Lei, insieme a tanti altri ragazzini dell’Inter Club, recitava a memoria Julio Cesar, Lucio, Samuel, Maicon, Chivu, Zanetti… Dal 2 Maggio ha imparato la sua Ave Maria nerazzurra: «Handanovic, Skriniar, De Vrij, Bastoni, Hakimi, Barella, Brozovic, Eriksen…». Roba da scomunica! LEO FUMAROLA. Lo scudetto dell’Inter è tutto di Conte. «Con Conte, per Conte e in Conte. Da quando è diventato allenatore dell’Inter, sicuro della del 19° scudetto, ho fatto realizzare questa originale bandiera». GIANNA TULIPANI. E chi non la conosce! Cliccatissima su facebook perché posta tutto ciò che colora ogni momento e ogni cosa che la circonda di nerazzurro. Ha tutto l’occorrente per un buon arredamento da casa interista. Nella cameretta, Gianna riempie il muro di poster, foto dei propri idoli. C’è la sveglia dell’Inter, le lenzuola, il cuscino. Persino il tappetto e il salone sono nerazzurri. E poi c’è lui, Javier, un cocker spaniel importato da Milano che indossa la capottina nerazzurra: «Porta con sé la fierezza del nome mitico del capitano dell’Inter, Javier Zanetti». SERGIO PISANI

SERGIO PISANI


antonio

Carlucci*

«LA SALVEZZA IN SERIE A2 SENZA TIFOSI E CONTRO IL COVID CHE HA STRAVOLTO TUTTO»

«È stata una stagione dispendiosa dal punto di vista mentale, ma soprattutto dal punto di vista economico. Ci è mancato il supporto dei nostri fedelissimi tifosi, del PalaPansini colmo di tifo ed entusiasmo e dello spettacolare gruppo Ultras. Ma questo ormai è il passato, il presente, ma soprattutto il futuro ci vede al lavoro per programmare tutte le categorie e soprattutto i settori giovanili. Questo maledetto virus ha portato via ai nostri ragazzi un anno di crescita sportiva, di rapporti personali e di esperienze che solo lo sport può dare. A breve calendarizzeremo degli appuntamenti per incontrare i nostri giovani. Siamo una società che quest’anno spegne 20 candeline, ma siamo soprattutto un gruppo di anici che ha fatto del futsal il suo impegno per il territorio. Continuate a sostenerci e noi continueremo sempre a portare il nome di Giovinazzo in giro per l’Italia» *Presidente GS Giovinazzo C5

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